ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/04612/193

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 518 del 14/09/2011
Firmatari
Primo firmatario: MARSILIO MARCO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 14/09/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
RAMPELLI FABIO POPOLO DELLA LIBERTA' 14/09/2011


Stato iter:
14/09/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 14/09/2011
GIORGETTI ALBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 14/09/2011
QUARTIANI ERMINIO ANGELO PARTITO DEMOCRATICO
OCCHIUTO ROBERTO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

ACCOLTO IL 14/09/2011

PARERE GOVERNO IL 14/09/2011

DISCUSSIONE IL 14/09/2011

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 14/09/2011

CONCLUSO IL 14/09/2011

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/4612/193
presentato da
MARCO MARSILIO
testo di
mercoledì 14 settembre 2011, seduta n.518

La Camera,
premesso che:
l'attuale crisi economica mondiale ha imposto a molti governi interventi straordinari, sia al fine di dare risposte certe alle nuove esigenze venutesi a creare, sia per rispettare determinati parametri che gli accordi internazionali hanno sancito negli ultimi tempi;
le misure adottate dai governi per il rispetto dei parametri anzidetti sono spesso sollecitate, se non addirittura imposte, sulla base di calcoli che tendono a misurare diversi indicatori economici quali ad esempio il PIL o l'indebitamento netto;
è del tutto evidente quindi come l'esattezza di questi calcoli sia fondamentale, per evitare che misure non strettamente necessarie siano richieste a paesi che ne potrebbero fare a meno o che, al contrario, le stesse non vengano richieste a chi invece dovrebbe adottarle;
a tal proposito è doveroso sottolineare come l'Italia, a causa dell'enorme sommerso che storicamente ha, vede ridimensionate le proprie reali capacità economiche che, se palesi, le consentirebbero certamente di avere parametri diversi da quelli certificati e quindi ufficiali, e ne darebbero una diversa (e migliore) immagine sul piano internazionale;
allo stesso modo è giusto ricordare come invece, in misura diametralmente opposta a quanto avviene in Italia, in diversi paesi vengono mascherate se non addirittura taciute le notevoli spese che gli stessi sopportano (o dovrebbero sopportare) per il mantenimento a regime, ovvero lo smaltimento, della filiera dell'energia nucleare;
il cosiddetto «debito atomico», così ribattezzato dal ministro Tremonti che ha sollevato la questione a livello europeo, rappresenta un costo che i paesi a vocazione nucleare non possono continuare ad omettere nella certificazione del proprio PIL, visto che le spese connesse alla produzione di tale energia non sono opzionali ma una certezza;
gli stress test che molti paesi dovranno eseguire per garantire la sicurezza degli impianti nucleari, al di là della quantificazione ancora incerta, rappresentano un costo ineludibile, così come il cosiddetto decommissioning, ossia la cessazione del ciclo di un impianto nucleare; al pari di questi, sono costi la messa in sicurezza e lo smaltimento delle scorie, così come l'eventuale riconversione degli impianti, laddove (Germania ad esempio) si decida di abbandonare tale politica energetica per seguire strade alternative;
tali costi non devono essere sopportati dall'Italia, o per lo meno incidono in maniera del tutto marginale sul nostro PIL, soprattutto se messi a confronto di quelli di paesi a prevalente vocazione nucleare (ad esempio la Francia), dai quali tra l'altro importiamo energia, con conseguente sbilanciamento della bilancia commerciale e abbattimento del PIL;
non è più possibile continuare a considerare la produzione di energia nucleare solo come un elemento di ricavo, senza tenere conto degli altissimi costi ad essa connessi, soprattutto in un sistema internazionale che fa degli indicatori economici un fattore quasi imprescindibile nei rapporti politico-economici tra i diversi stati,

impegna il Governo:

a intraprendere le necessarie iniziative, in sede europea, affinché vengano quanto prima effettuati gli stress test sulle centrali nucleari esistenti e vengano prese le necessarie misure di sicurezza dagli stessi richieste, certificando quindi i costi del cosiddetto «debito atomico» così come nelle premesse evidenziato, al fine di rendere più veritieri i bilanci dei singoli paesi;
a valutare l'ipotesi di rilanciare, in sede europea, l'istituzione di un tavolo comune finalizzato alla revisione dei parametri finora utilizzati per stabilire i requisiti di solvibilità e solidità economica dei diversi paesi.
9/4612/193.Marsilio, Rampelli.