ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/04193/004

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 474 del 18/05/2011
Firmatari
Primo firmatario: DI STANISLAO AUGUSTO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 18/05/2011


Stato iter:
18/05/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 18/05/2011
Resoconto MARTINI FRANCESCA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 18/05/2011
Resoconto DI STANISLAO AUGUSTO ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

NON ACCOLTO IL 18/05/2011

PARERE GOVERNO IL 18/05/2011

DISCUSSIONE IL 18/05/2011

APPROVATO IL 18/05/2011

CONCLUSO IL 18/05/2011

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/4193/4
presentato da
AUGUSTO DI STANISLAO
testo di
mercoledì 18 maggio 2011, seduta n.474

La Camera,
premesso che:
Bnp Paribas, gruppo di cui fa parte l'italiana Bnl, è tra i maggiori finanziatori di aziende che producono bombe a grappolo. Nel nostro Paese la banca è al secondo posto della graduatoria, preceduta solo da Unicredit e seguita a ruota da Intesa Sanpaolo. Non si tratta però di investimenti diretti: Bnp opera sul mercato delle cluster bombs tramite fondi d'investimento e Società di investimento a capitale variabile (Sicav);
fondi e Sicav in cui investe Bnp Paribas sono molteplici. Tra questi c'è Parvest. Il gruppo bancario propone ai suoi risparmiatori di scegliere questa Sicav anche sul suo sito internet. Ma nel rendiconto annuale di Parvest, che spiega agli azionisti come sono stati impiegati i loro soldi, tra le aziende in cui hanno investito i fondi si incontrano diversi produttori di bombe a grappolo. Il documento è pubblicamente disponibile, e con una breve ricerca interna ad esso è facile individuare gli investimenti a favore delle società in questione;
nel rendiconto emerge che il fondo Parvest Global Equities possiede azioni di compagnie notoriamente produttrici di bombe a grappolo. Aziende nelle quali investono anche Parvest Uk e Parvest Usa. E questi sono solo alcuni esempi: il rapporto supera le 500 pagine e in 34 di queste compare la parola «difesa» a qualificare gli investimenti;
inoltre, nel rendiconto è possibile individuare più volte i nomi di Lockheed Martin e L-3 Communications, due aziende accreditate come produttrici di bombe a grappolo dalle maggiori associazioni umanitarie del mondo;
sommando tutti i capitali investiti dai vari fondi e Sicav della banca in industrie produttrici di cluster bombs, si ottengono cifre di gran lunga superiori ai 27 milioni di euro che è possibile dedurre dal solo rendiconto annuale Parvest. Va inoltre considerato che Bnp Paribas non è l'unico gruppo bancario italiano che propone questi fondi ai suoi risparmiatori. L'elenco completo dei cosiddetti «collocatori» dei Parvest è anch'esso consultabile liberamente. Si tratterebbero di somme rilevanti per centinaia di milioni di euro;
nel 2010 è stato presentato il rapporto sulle connessioni tra la finanza e le industrie che producono armamenti, «Finanza e armamenti: le connessioni di un mercato globale». Tra il 2008 e il 2009 l'esportazione italiana di armamenti ha raggiunto un picco del +74 per cento. Nell'ultimo decennio, attesta il rapporto, sono state autorizzate agli istituti di credito italiani operazioni relative a esportazioni di armamenti italiani per un valore di 15,5 miliardi di euro. Per l'esportazione, le imprese italiane si appoggiano in molti casi alle banche italiane. Nel solo 2009 gli istituti di credito del nostro Paese si sono ripartiti operazioni di incasso da vendite dell'industria italiana di prodotti per la «sicurezza e difesa» pari a 3,79 miliardi di euro, su un totale di commesse autorizzate alle aziende pari a 4,9 miliardi che, con una crescita del 61 per cento rispetto al 2008, rappresentano il record ventennale dell'esportazione del settore;
negli ultimi tre anni Intesa-SanPaolo e Unicredit hanno limitato e contenuto le loro operazioni, soprattutto Intesa, mentre BNL-BNP ha comunque una policy piuttosto rigorosa, restringe le operazioni a paesi Nato e dell'Unione europea. Quali siano pertanto le altre banche che si contendono le operazioni di appoggio all'esportazione delle imprese italiane non è dato saperlo in quanto da tre anni a questa parte è sparito l'elenco di dettaglio degli istituti di credito che dai 1990 veniva pubblicato a cura della Presidenza del Consiglio. E quindi i ricercatori devono far fede ai dati sulle operazioni autorizzate e delle autocertificazioni delle banche;
altro campo d'indagine del rapporto è quello dei fondi comuni d'investimento venduti ai risparmiatori dalle banche: il 70 per cento contiene azioni di aziende a produzione militare. L'unica società d'intermediazione italiana che non ha alcun coinvolgimento in materia è Etica Sgr (Banca Etica). Al primo posto, emerge dal rapporto, si colloca Unicredit (478 milioni di euro investiti in aziende produttrici di armi), seguono Mediolanum (207 milioni di euro), Intesa SanPaolo (189 milioni di euro);
la stragrande maggioranza dei fondi comuni d'investimento contiene partecipazioni in aziende che producono armi e qualche investimento di questo tipo è stato rilevato dai ricercatori anche nell'ambito dei fondi pensione;
la Convenzione di Oslo prevede la proibizione dell'uso, produzione, commercio e stoccaggio delle bombe a grappolo (cluster), ed impegna i Governi a distruggere gli stock, a bonificare i territori infestati e a fornire assistenza alle vittime,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di effettuare controlli maggiori e rafforzati sull'operato degli intermediari abilitati al fine di contrastare il finanziamento della produzione, utilizzo, riparazione, promozione, vendita, distribuzione, importazione, esportazione, stoccaggio, detenzione o trasporto delle mine antipersona, delle munizioni e submunizioni a grappolo, anche ai sensi della Convenzione di Oslo in vigore dal 1o agosto 2010;
a valutare l'opportunità di ripristinare il dettagliato elenco delle singole autorizzazioni rilasciate dalle banche ossia l'elenco di riepilogo in dettaglio suddiviso per istituti di credito.
9/4193/4.Di Stanislao.