Doc. LVII, n. 2-A

RELAZIONE DELLA V COMMISSIONE PERMANENTE
(BILANCIO, TESORO E PROGRAMMAZIONE)

Presentata alla Presidenza il 16 aprile 2014

(Relatore: MISIANI, per la maggioranza)

sul

DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2014

(Articoli 7, comma 2, lettera a), e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e successive modificazioni)

presentato dal presidente del consiglio dei ministri
(RENZI)

Trasmesso alla Presidenza il 9 aprile 2014

I N D I C E

RELAZIONE   Pag.  5   
PARERI, AI SENSI DELL'ARTICOLO 118-BIS DEL REGOLAMENTO    »   13
I  COMMISSIONE    »   15
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)
II  COMMISSIONE    »   18
(Giustizia)
III  COMMISSIONE    »   20
(Affari esteri e comunitari)
IV  COMMISSIONE    »   21
(Difesa)
VI  COMMISSIONE    »   23
(Finanze)
VII  COMMISSIONE    »   28
(Cultura, scienza e istruzione)
VIII  COMMISSIONE    »   31
(Ambiente, territorio e lavori pubblici)
IX  COMMISSIONE    »   34
(Trasporti, poste e telecomunicazioni)
X  COMMISSIONE    »   37
(Attività produttive, commercio e turismo)
XI  COMMISSIONE    »   39
(Lavoro pubblico e privato)
XII  COMMISSIONE    »   42
(Affari sociali)
XIII  COMMISSIONE    »   44
(Agricoltura)
XIV  COMMISSIONE    »   46
(Politiche dell'Unione europea)
COMMISSIONE PARLAMENTARE PER LE QUESTIONI REGIONALI    »   47
Pag. 5

  Onorevoli Colleghi ! – Il DEF costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio, enunciando le modalità e la tempistica attraverso cui l'Italia intende conseguire il risanamento strutturale dei conti pubblici e perseguire gli obiettivi definiti nella Strategia «Europa 2020».
  Il predetto Documento si compone di tre sezioni e di una serie di allegati.
  La prima sezione espone lo schema del Programma di stabilità, che contiene gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea.
  La seconda sezione contiene l'Analisi e le tendenze della finanza pubblica, che indica le regole generali sull'evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche.
  Nella terza sezione viene riportato il Programma Nazionale di riforma (PNR), che definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali delineati dalla Strategia «Europa 2020».
  Nel Programma di stabilità il DEF evidenzia come nel 2013 il ritmo di crescita dell'economia mondiale sia leggermente rallentato, attestandosi al 3 per cento. Per il 2014 si evidenzia come, secondo le previsioni FMI, l'economia globale dovrebbe crescere del 3,6 per cento.
  Nella zona Euro il PIL nel 2013 si è ridotto per il secondo anno di seguito e la disoccupazione è salita al 12,1 per cento. Hanno pesato le politiche fiscali restrittive e la difficoltà di aumentare l'offerta di credito alle imprese, nonostante la politica monetaria espansiva adottata dalla BCE.
  L'Europa ha affrontato una crisi che nasceva nel settore privato con una brusca e simultanea correzione dei conti pubblici che ha comportato nell'insieme della zona Euro una contrazione del PIL nel 2012 e nel 2013 e nei Paesi periferici un arretramento economico e sociale particolarmente pesante.
  A cinque anni di distanza dall'inizio della crisi è in atto tra gli economisti, le istituzioni finanziarie internazionali e i governi una riflessione critica, che mette in discussione molti presupposti teorici della politica dell'austerità, le stime sui moltiplicatori fiscali, le valutazioni sulla composizione e la tempistica dei processi di risanamento dei conti pubblici.
  Per il 2014 il PIL della zona Euro dovrebbe aumentare dell'1,2 per cento, ma il quadro rimane problematico. Dal luglio 2012 i pericoli di disgregazione della zona Euro si sono attenuati di molto e i mercati ne hanno preso atto riducendo sensibilmente gli spread. La ripresa però si prospetta debole, e nei primi mesi del 2014 emergono preoccupanti rischi di deflazione: a marzo 2014 il tasso di inflazione dell'eurozona è stato pari allo 0,5 per cento, con quattro Paesi con tassi negativi e altri quattro, tra cui l'Italia, vicini ad un tasso zero.
  La BCE ha dichiarato di essere pronta ad attivare misure non convenzionali di politica monetaria, ma ciò che appare più che mai necessario è un cambio di rotta della politica economica europea, finalizzandola con molta più determinazione allo sviluppo sostenibile e alla creazione di nuova occupazione.
  In Italia nel 2013 il PIL si è ridotto dell'1,9 per cento. La recessione, iniziata nella seconda metà del 2011, si è interrotta nell'ultimo trimestre 2013.
  Sul risultato negativo del 2013 ha inciso il debole andamento della domanda interna Pag. 6(-2,6 per cento), mentre la domanda estera ha dato un apporto positivo.
  L'Italia esce dalla più dura crisi del dopoguerra in condizioni estremamente difficili. Dal 2007 al 2013 il PIL si è complessivamente ridotto dell'8,7 per cento, il reddito disponibile delle famiglie del 10,4 per cento, i consumi del 7,6 per cento e gli investimenti del 27,6 per cento. La crisi ha cancellato 802 mila posti di lavoro e ha portato la disoccupazione dal 6,1 per cento del 2007 al 12,2 per cento del 2013, il livello più alto del dopoguerra.
  I giovani che non lavorano e non studiano (i cosiddetti Neet) hanno raggiunto il 26 per cento del totale della fascia di età 15-29 anni.
  Tra il 2007 e il 2013 le persone appartenenti a famiglie in condizioni di grave deprivazione materiale sono aumentate dal 6,8 per cento al 12,5 per cento del totale. Secondo i dati della Banca d'Italia la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e della ricchezza è complessivamente peggiorata.
  Nel 2013 l'Italia è uscita dalla procedura per i disavanzi eccessivi, dopo cinque anni di manovre finanziarie che hanno prodotto una correzione cumulata dell'indebitamento netto di 122,8 miliardi, pari al 7,9 per cento del PIL.
  Nonostante ciò, nel 2013 il debito pubblico ha toccato il 132,6 per cento del PIL. Il dato, al netto dei sostegni ai paesi in difficoltà nell'ambito dell'Unione economica e monetaria (UEM), è pari a 129,1 per cento del PIL, con un aumento di 25,8 punti rispetto al 2007. La pressione fiscale e la spesa corrente primaria nel 2013 si sono attestate su valori in rapporto al PIL vicini ai massimi storici, mentre gli investimenti pubblici sono scesi in rapporto al PIL al livello più basso da molti anni a questa parte.
  L'Italia è stata investita dalla crisi come le altre economie avanzate ma ha sofferto conseguenze negative più accentuate e prolungate. Hanno pesato i gravi ritardi strutturali accumulati dal Paese negli ultimi vent'anni: un capitale umano carente, la debole attività di ricerca e innovazione, un enorme debito pubblico che sottrae ogni anno in interessi oltre 2 punti di PIL in più rispetto alla media dell'eurozona, un sistema tributario che pesa troppo sui redditi da lavoro e da impresa, il buco nero dell'evasione fiscale e contributiva, la diffusa inefficienza della PA, l'eccessiva dipendenza dal credito bancario dei 4 milioni di PMI a conduzione familiare.
  Tutti questi fattori di arretratezza hanno portato la crescita italiana al di sotto della media europea già dalla metà degli anni novanta, rendendo più faticoso l'adattamento del Paese alla globalizzazione e alla rivoluzione tecnologica, più gravi le ricadute economiche e sociali della crisi globale, più duro l'impatto delle politiche di austerità decise a livello europeo.
  Per tutti questi motivi non basta un cambio di indirizzo della politica economica europea per far ripartire la crescita in Italia.
  È necessario un intervento ampio e coraggioso, che consolidi i risultati raggiunti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e affronti con decisione i nodi strutturali dell'economia italiana sia dal lato della domanda (rilanciando consumi e investimenti) che da quello dell'offerta (migliorando la produttività e quindi la competitività del sistema produttivo).
  Per il 2014 le stime di crescita del DEF (0,8 per cento) sono inferiori a quelle della Nota di aggiornamento di ottobre 2013, a causa del persistere del credit crunch nel settore privato.
  La crescita dovrebbe accelerare nel 2015 (1,3 per cento) e negli anni successivi (1,7 per cento medio nel triennio 2016-2018). Queste previsioni non considerano gli effetti positivi attesi dalle riforme programmate dal Governo, stimati in 2,2 per cento nel 2018 in termini cumulati.
  Per quanto riguarda il mercato del lavoro, nel 2014 l'occupazione dovrebbe ulteriormente ridursi dello 0,2 per cento. Una ripresa è attesa solo dal 2015. Il tasso di disoccupazione dovrebbe salire anche nel 2014 fino al 12,8 per cento, per poi ridursi progressivamente all'11 per cento nel 2018.
  L'indebitamento netto nel 2013 si è attestato al 3 per cento del PIL, in linea Pag. 7con l'obiettivo programmatico. L'avanzo primario, pur in lieve diminuzione, è stato pari al 2,2 per cento del PIL.
  Rispetto alla Nota di aggiornamento 2013, il DEF 2014 rivede in senso moderatamente peggiorativo le previsioni sull'indebitamento netto: 2,6 per cento nel 2014, 2 per cento nel 2015, 1,5 per cento nel 2016 e 0,9 per cento nel 2017. Nel 2018 dovrebbe ulteriormente scendere allo 0,3 per cento.
  L'avanzo primario è previsto in aumento dal 2,2 per cento nel 2013 al 5 per cento nel 2018.
  Il progressivo miglioramento dell'indebitamento netto nel quinquennio 2014-2018 si realizza in gran parte grazie al controllo della dinamica della spesa. Le entrate sono previste in diminuzione di 1 punto di PIL, la spesa primaria di 2,4 punti, quella per interessi di 0,4 punti e quella in conto capitale di 0,5 punti.
  Peggiora, rispetto al DEF 2013, l'andamento del debito pubblico, a causa del deterioramento della crescita economica.
  Il DEF delinea un percorso di risanamento più graduale di quello previsto dalla Nota di aggiornamento 2013. L'indebitamento strutturale (0,8 per cento nel 2013) arriva vicino al pareggio (close to balance) nel 2015 (0,1 per cento) e a pieno pareggio nel 2016, mentre la Nota lo prevedeva nel 2015.
  Si tratta di una deviazione temporanea dall'obiettivo di medio termine in questione (pareggio di bilancio), atteso che la variazione strutturale dell'indebitamento prevista per il triennio 2014-2016 (riduzione rispettivamente dello 0,2 per cento, 0,5 per cento e 0,1 per cento) determina un'evoluzione positiva del saldo strutturale in esame, che passa da -0,6 per cento nel 2014 a -0,1 per cento nel 2015 per poi raggiungere il pareggio nel 2016.
  Il rallentamento nel percorso di convergenza verso il pareggio di bilancio strutturale previsto per il 2014 risponde anche all'intenzione del Governo di procedere con azioni decise di riforma che contribuiscano a migliorare il prodotto potenziale dell'economia italiana e al contempo comportino nel medio periodo un miglioramento della posizione di bilancio in termini strutturali, con un conseguente miglioramento della sostenibilità delle finanze pubbliche.
  A questo riguardo, ricordo che ai sensi dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 243 del 2012, in caso di scostamenti temporanei del saldo strutturale dagli obiettivi programmatici in presenza di eventi eccezionali (tra i quali sono contemplati anche i periodi di grave recessione economica), il Governo – qualora ritenga necessario discostarsi da tali obiettivi – sentita la Commissione europea, presenta alle Camere una relazione e una specifica richiesta di autorizzazione in cui sia indicata l'entità e la durata dello scostamento e sia definito un piano di rientro verso l'obiettivo programmatico. La deliberazione con cui ciascuna Camera autorizza lo scostamento e approva il piano di rientro deve essere approvata a maggioranza assoluta dei propri componenti.
  In questo quadro, il Governo, sentita la Commissione europea, con il Capitolo III del Programma di stabilità del DEF 2014, ha presentato la citata Relazione, mediante la quale il Governo medesimo chiede alle Camere l'autorizzazione a discostarsi dagli obiettivi programmatici e si impegna a ritornare sull'obiettivo di medio periodo entro l'orizzonte temporale del DEF a partire dal 2016, attraverso un apposito piano di rientro che coincide con il profilo programmatico delineato nel documento stesso. Come risulta dalla corrispondenza intercorsa tra il Ministro dell'economia e delle finanze e la Commissione europea, quest'ultima è stata debitamente informata della procedura in atto.
  Dalla citata Relazione emerge che il rallentamento della convergenza verso l'obiettivo di medio termine nel 2014 verrebbe compensato dall'impegno del Governo ad attuare un piano di rientro riducendo nel 2015 di 0,5 punti percentuali il disavanzo strutturale, attraverso una manovra di consolidamento interamente finanziata da riduzioni di spesa primaria pari a 0,3 punti percentuali di PIL, in modo da raggiungere pienamente l'obiettivo medesimo nel 2016 e da mantenerlo Pag. 8lungo tutto l'orizzonte di programmazione sino al 2018. L'esigenza di contenere la spesa deriva anche dalla necessità di mantenerla in linea con le regole definite a livello europeo.
  Per quanto riguarda l'evoluzione del rapporto debito/PIL, nel 2013 esso ha toccato il 132,6 per cento (129,1 per cento al netto dei sostegni ai paesi in difficoltà nell'ambito dell'UEM). Nel 2014 è programmato in ulteriore crescita al 134,9 per cento (131,1 per cento al netto dei sostegni europei). Lo scostamento rispetto alla Nota deriva dalla minore crescita del PIL e dal pagamento di ulteriori 13 miliardi di debiti commerciali della pubblica amministrazione. Negli anni successivi il profilo programmatico evidenzia una discesa del rapporto debito/PIL fino al 120,5 per cento (116,9 per cento al netto dei sostegni europei) nel 2018.
  La fattibilità di tale percorso deriva essenzialmente da:
   a) la riduzione dei tassi di interesse sui titoli di debito;
   b) la maggiore crescita nominale dell'economia;
   c) il rafforzamento dell'avanzo primario.

  In relazione al rispetto della regola europea del debito, nel 2014-2015 è necessario un ulteriore aggiustamento strutturale dello 0,5 per cento, rispetto al quadro a legislazione vigente, nel primo anno e di ulteriori 0,6 punti percentuali nel secondo anno. Il Governo ritiene che il citato piano di rientro sia sufficiente a compensare l'aumento dello stock di debito pubblico dovuto al pagamento dei debiti commerciali pregressi per circa 13 miliardi e a garantire il rispetto della regola del debito nel 2015, in coerenza con quanto previsto dall'articolo 6 della legge n. 243 del 2012 e con il patto di stabilità e crescita. In favore del rispetto operano anche i numerosi «fattori rilevanti» presenti nel caso italiano.
  Il Programma nazionale di riforma (PNR) da un lato verifica le riforme intraprese dopo l'approvazione del PNR dello scorso anno e dall'altro prospetta un'agenda di interventi per il futuro, funzionali al conseguimento degli obiettivi della Strategia «Europa 2020» e all'attuazione degli indirizzi sulle politiche pubbliche che le istituzioni UE hanno diretto all'Italia.
  Le indicazioni della UE sono quelle contenute nell'Analisi annuale della crescita per il 2014 nonché nel Rapporto della Commissione europea del 5 marzo 2014, prodotto a conclusione della procedura annuale sugli squilibri macroeconomici.
  Secondo la Commissione europea gli squilibri macroeconomici sono eccessivi e devono essere affrontati attraverso appositi piani correttivi da incorporare nel Programma di stabilità e nel PNR.
  L'Italia, in particolare, dovrebbe:
   affrontare il livello molto alto del debito e la debole competitività esterna;
   raggiungere e mantenere un elevato avanzo primario nonché una robusta crescita del PIL;
   far fronte alla perdita di competitività connessa al disallineamento tra salari e produttività e all'elevato cuneo fiscale;
   affrontare le inefficienze della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario;
   combattere corruzione ed evasione fiscale;
   colmare le lacune del capitale umano.

  La prima parte del PNR illustra gli interventi da compiere dal 2014 in poi.
  Il piano di riforme strutturali è molto ambizioso e impegnativo. L'indicazione delle tempistiche di attuazione evidenzia il proposito di varare quasi tutte le misure entro il 2014.
  Il presupposto del piano è costituito dalla riforma delle istituzioni, articolata:
   a) nella riforma elettorale (entro settembre 2014);Pag. 9
   b) nelle modifiche costituzionali tese alla riforma del bicameralismo e alla revisione del Titolo V della Costituzione (entro dicembre 2015).

  Vengono indicate quattro strategie di politica economica:
   a) taglio dell'Irpef sui redditi medio-bassi (10 miliardi a regime) e dell'Irap (10 per cento). È il maggior intervento di riduzione della pressione fiscale da molti anni a questa parte e potrà avere effetti strutturali di stimolo al mercato del lavoro, ai consumi e alla riduzione della povertà. Interventi di riduzione delle imposte o di sostegno del reddito andranno previsti, non appena si apriranno nuovi spazi finanziari, anche per i trattamenti pensionistici più poveri, per i lavoratori autonomi a basso reddito e per gli incapienti, estendendo maggiormente i benefici alle famiglie appartenenti al quinto di reddito più povero e tenendo conto che anche recenti studi del FMI riconoscono che i Paesi meno diseguali godono di una crescita più stabile e prolungata;
   b) incremento degli investimenti pubblici, attraverso l'allentamento del Patto di stabilità interno, l'uso più efficace dei Fondi europei, nuove opere nel settore idrico, la realizzazione di progetti piccoli e medi sul territorio, le opere pubbliche connesse a Expo 2015. Il passaggio chiave per una rapida ripresa degli investimenti pubblici, è una revisione strutturale del patto di stabilità interno, rendendo più flessibili le regole per la spesa in conto capitale e creando gli spazi necessari per consentire i pagamenti della quota nazionale e cofinanziata dei finanziamenti europei;
   c) miglioramento della competitività d'impresa, mediante interventi sul business environment, sul credito d'imposta per la ricerca, sul Fondo centrale di garanzia, l'ampliamento delle fonti di finanziamento per le imprese, la riduzione del 10 per cento della bolletta elettrica, la riforma della disciplina dei servizi pubblici locali, interventi per sostenere l'internazionalizzazione delle imprese. L'Italia si colloca al 65o posto nella classifica 2014 del Doing business index della Banca mondiale ed è condivisibile la volontà espressa dal Governo di mettere in atto tutti gli interventi necessari per migliorare nettamente entro i prossimi cinque anni la posizione dell'Italia;
   d) ulteriori 13 miliardi per il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione. Contestualmente verrà messo a regime un nuovo sistema di regolamentazione e monitoraggio per rispettare la tempistica prevista dalla normativa comunitaria per il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione.

  Alle strategie di politica economica si accompagnano azioni volte a modificare i contesti socio-economici e giuridici nel cui ambito esse devono svolgersi, con riguardo a quattro diversi ambiti:
   il mercato del lavoro, con riferimento al quale si intende adottare interventi sul contratto a termine e sull'apprendistato (in proposito si segnala la recente emanazione di un decreto-legge), sull'attuazione del piano italiano nell'ambito della Youth Guarantee, nonché sul riordino delle forme contrattuali e degli ammortizzatori sociali, con l'obiettivo di superare le segmentazioni e le rigidità del mercato del lavoro, contribuire strutturalmente all'aumento dell'occupazione e della produttività del lavoro. A regime, l'obiettivo è introdurre un contratto unico con forme di tutela progressiva e un sistema di welfare più efficace e selettivo. In quest'ottica vanno tenute presenti le analisi della Banca d'Italia, secondo le quali rapporti di lavoro più stabili possono stimolare l'accumulazione di capitale umano rafforzando l'intensità dell'attività innovativa e, in ultima istanza, la dinamica della produttività;
   la pubblica amministrazione, favorendo il ricambio generazionale, rafforzando la mobilità delle risorse umane, contenendo le retribuzioni dei dirigenti e Pag. 10attuando misure di trasparenza e semplificazione;
   il sistema fiscale, tramite l'attuazione della delega fiscale entro marzo 2015. Sono particolarmente significative le riforme previste in materia di catasto e le misure di semplificazione del rapporto tra il fisco e i contribuenti;
   la giustizia e la sicurezza, tramite la riforma della giustizia amministrativa e la revisione di quella civile, nonché misure per far fronte all'emergenza carceraria.

  Il PNR individua, infine, una serie di criticità del sistema individuando possibili linee di intervento nei settori dell'istruzione, delle infrastrutture e dei trasporti, dell'ambiente e del territorio, della sanità, del turismo e della cultura e delle aree interne.
  Di tutti gli interventi viene specificata la tempistica di attuazione, con un apprezzabile sforzo di trasparenza.
  Quanto alle risorse, il PNR offre tre indicazioni, attinenti rispettivamente:
   al rispetto dei vincoli europei: fermo il vincolo del 3 per cento, verrà delineata una strategia di reperimento delle risorse compatibile con la regola del debito e l'obiettivo del pareggio strutturale del bilancio;
   alla revisione della spesa: si prevede un risparmio di 4,5 miliardi nel 2014, 17 miliardi nel 2015 e 32 miliardi a decorrere dal 2016. La spesa primaria corrente ha toccato nel 2013 il 43,2 per cento del PIL. È un valore leggermente inferiore al dato dell'eurozona (43,5 per cento) ma storicamente assai elevato. La revisione della spesa pubblica è quindi indispensabile: per eliminare diseconomie e inefficienze, per riallocare meglio le risorse, per liberare spazi di manovra per la politica economica. Essa va implementata evitando che i tagli producano effetti recessivi, selezionando con attenzione gli interventi e salvaguardando i settori che la Commissione europea considera decisivi per le potenzialità di crescita, dall'istruzione, formazione e università alla ricerca e sviluppo, dagli investimenti pubblici alla sanità e alle politiche attive per il lavoro;
   alle privatizzazioni: si pone un obiettivo di introiti annui per 0,7 per cento del PIL nel triennio 2014-2016.
  La seconda parte del PNR illustra le riforme introdotte nel periodo di riferimento previsto dal Semestre europeo e illustra il percorso compiuto sulla strada delle riforme sollecitate dalle istituzioni UE.
  Il PNR reca anche l'analisi dell'impatto finanziario che dovrebbe derivare dalle nuove misure d'intervento in esso indicate, articolate nelle aree di policy in cui sono aggregate le nuove misure.
  Il risultato complessivo, dal 2015, evidenzia un risultato netto costantemente positivo.
  Il PNR contiene una valutazione preliminare degli effetti macroeconomici del piano di riforme strutturali annunciato.
  L'effetto è contenuto nel 2014 ( 0,3 per cento rispetto allo scenario di base) e si intensifica negli anni successivi fino a raggiungere nel 2018 un livello di 2,4 per cento più elevato rispetto allo scenario di base. La tabella del PNR comprende anche gli effetti del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.
  Nell'esprimere una valutazione complessivamente positiva sul Documento di economia e finanza, desidero richiamare l'attenzione su alcuni aspetti che, a mio avviso, potrebbero utilmente integrare le iniziative previste nell'ambito del Documento.
  In particolare, si dovrebbe:
   ribadire con forza in sede europea la necessità di una svolta nella politica economica finalizzata al sostegno alla domanda aggregata, confermando la scelta di poter utilizzare, fermo restando il rispetto degli impegni assunti, le clausole di flessibilità rese disponibili dal Patto di Stabilità e Crescita, in particolare quelle finalizzate al rilancio degli investimenti pubblici;
   selezionare gli interventi di revisione della spesa in modo da evitare che i tagli Pag. 11producano effetti recessivi, salvaguardando i settori che la Commissione europea considera decisivi per le potenzialità di crescita, dall'istruzione, formazione e università alla ricerca e sviluppo, dagli investimenti pubblici ai servizi per l'impiego, condividendo preventivamente con il Parlamento – per quanto riguarda il comparto sicurezza – gli indirizzi strategici che devono presiedere allo svolgimento delle funzioni del comparto e procedendo – per quanto riguarda il servizio sanitario nazionale – a interventi mirati di razionalizzazione dell'acquisto di beni e servizi utilizzando i costi standard e nel rispetto dei LEA;
   individuare, per quanto riguarda la riforma del sistema previdenziale, una soluzione strutturale del problema dei cd. «esodati» e, per il settore della scuola, dei lavoratori cd. «quota 96» e in prospettiva a reintrodurre meccanismi di flessibilità di uscita rispetto ai nuovi limiti anagrafici, attraverso un sistema di incentivi e disincentivi;
   destinare le eventuali maggiori entrate, rispetto al quadro programmatico, da alienazione delle aziende e degli immobili pubblici al finanziamento di un piano straordinario per l'occupazione giovanile, da realizzare nell'ambito della «Youth Guarantee», e di investimenti per il riassetto idrogeologico e l'edilizia scolastica;
   intensificare l'azione di contrasto dell'evasione fiscale, favorendo l'adempimento spontaneo degli obblighi fiscali, disincentivando l'utilizzo del contante e potenziando i sistemi di pagamento tracciabili e la fatturazione elettronica e rafforzando la cooperazione internazionale finalizzata al superamento a livello mondiale dei paradisi fiscali e del segreto bancario.

Antonio MISIANI,
Relatore per la maggioranza

Pag. 13

PARERI, AI SENSI DELL'ARTICOLO 118-BIS DEL REGOLAMENTO

Pag. 15

I COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)

(Relatore: BALDUZZI)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

   La I Commissione,
   esaminato, per i profili di competenza, il Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati),
   premesso che:
    la riforma delle istituzioni è iscritta nel Programma nazionale di riforma come il primo degli obiettivi da perseguire, sul presupposto che gli interventi sulle finanze pubbliche e sull'economia possano portare risultati concreti solo se accompagnati da un solido processo di ammodernamento delle istituzioni repubblicane e che le riforme istituzionali e costituzionali possano fornire alle misure di contenimento della spesa pubblica e di rilancio della competitività il valore aggiunto che serve per renderle pienamente efficaci;
    nel presupposto che la discussione parlamentare possa portare alla configurazione di un assetto costituzionale equilibrato in cui le due Camere abbiano una paragonabile autorevolezza pur differenziandosi per composizione, funzioni e modalità di elezione, nonché a un sistema elettorale che sia in grado di assicurare la auspicata stabilità della maggioranza senza per questo sacrificare il pluralismo politico e culturale, ed anzi garantendo la più ampia rappresentanza, nel convincimento che solo attraverso una autentica rappresentanza parlamentare sarà possibile ricostituire la fiducia delle imprese e dei cittadini nelle istituzioni, premessa per la ripresa anche economica del Paese;
    nella medesima ottica, andrebbero pertanto valutati a fondo alcuni convincimenti enunciati nel DEF e posti a base delle proposte di riforma istituzionale: in particolare quello secondo cui la riduzione del numero delle forze politiche rappresentate alla Camera dei deputati – che è compresa tra le finalità della riforma elettorale – sarebbe un obiettivo da perseguire nell'interesse delle istituzioni e del Paese; quello secondo cui «i limiti impliciti del sistema costituzionale italiano sarebbero stati amplificati dall'intenso decentramento Pag. 16legislativo seguito alla modifica del Titolo V della Costituzione» e «la mancanza di strumenti di raccordo tra il Governo centrale e il sistema delle autonomie territoriali avrebbe fatto emergere continui veti incrociati che avrebbero scoraggiato gli investimenti nazionali ed esteri»;
   preso atto che:
    l'attività di revisione della spesa rappresenta – secondo il DEF – un elemento cardine della politica economica del Governo;
    la revisione della spesa pubblica comprende tra l'altro, nelle intenzioni del Governo, la riorganizzazione delle forze di polizia per consentire risparmi di circa 800 milioni nel 2015 e 1.700 milioni nel 2016, attraverso un miglior coordinamento, anche nell'acquisto di beni e servizi, nella presenza territoriale e nell'allocazione dei corpi specializzati, senza escludere una ridefinizione dei compiti del Corpo forestale dello Stato; nonché la riorganizzazione dell'attività delle Prefetture, dei Vigili del Fuoco, delle Capitanerie di Porto e delle altre sedi periferiche delle Amministrazioni centrali al fine di raggiungere risparmi di almeno 300 milioni nel 2015 e 800 milioni nel 2016;
    in questo ambito il Governo si prefigge di procedere a una ristrutturazione della pubblica amministrazione che prevede, accanto al ricambio generazionale, la realizzazione di un nuovo sistema per la dirigenza pubblica che consenta anche una virtuosa osmosi con il settore privato, nonché il contenimento degli stipendi apicali e l'introduzione di premi legati ai risultati ottenuti, basati su sistemi di valutazione affidabili;
    considerato che il programma di revisione della spesa non può che essere portato avanti nei tempi previsti;
    preso atto del particolare rilievo attribuito dal Programma nazionale di riforma alle azioni del Governo volte a contrastare la criminalità organizzata nonché alle misure necessarie per rendere effettiva la lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione;
    rilevato che, attraverso il contrasto della criminalità organizzata e della corruzione nella pubblica amministrazione, è possibile produrre effetti positivi, oltre che sul tessuto sociale, civile ed etico, anche sulla crescita economica del Paese;
    evidenziato, altresì, che il Programma nazionale di riforma, nella parte dedicata all'analisi delle specifiche riforme nazionali, si sofferma sui provvedimenti adottati per far fronte ai problemi indotti dal fenomeno dell'immigrazione, e, in particolare, contiene un focus specifico sulla realizzazione del «portale integrazione migranti» volto a favorire l'accesso dei cittadini stranieri a tutti i servizi sul territorio;
    osservato, in particolare, che l'adozione di adeguate politiche in materia di immigrazione permette non soltanto di tutelare pienamente i diritti fondamentali della persona, ma favorisce un modello di crescita economica più equilibrato e più giusto,
   esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   a) si approfondiscano la congruità degli strumenti adottati rispetto alle finalità indicate nonché taluni assunti contenuti nel DEF a proposito della riforma elettorale, e in particolare quello secondo cui la riduzione del numero delle forze politiche rappresentate alla Camera dei deputati – che è compresa tra le finalità della riforma elettorale - costituisca obiettivo da perseguire nell'interesse delle istituzioni e del Paese;
   b) approfondisca l'assunto per cui l'intenso decentramento legislativo seguito nel 2001 alla revisione del titolo V della parte II della Costituzione e la mancanza di strumenti di raccordo tra il Governo centrale e il sistema delle autonomie territoriali avrebbero portato a «continui veti incrociati che hanno scoraggiato gli investimenti nazionali ed esteri» e «inciso Pag. 17negativamente sulla competitività del sistema Paese» e l'assunto che per risolvere tali criticità sarebbe necessario eliminare la potestà legislativa concorrente di Stato e regioni; misura, quest'ultima, che nel disegno di legge di revisione costituzionale presentato dal Governo alle Camere (S. 1429) si abbina all'attribuzione allo Stato di un consistente potere di intervento non soltanto a tutela dell'unità giuridica ed economica della Repubblica, ma altresì, con formula assai ampia, a garanzia della realizzazione di programmi o di riforme economico-sociali di interesse nazionale;

  e con le seguenti condizioni:
    1) per quanto riguarda gli interventi di contenimento della spesa nel comparto sicurezza, è necessario definire previamente – con il pieno coinvolgimento delle Camere, e in particolare delle Commissioni parlamentari competenti per materia – gli indirizzi strategici che devono presiedere allo svolgimento delle funzioni del comparto, individuando il quadro delle specifiche esigenze operative, e assicurare il pieno rispetto della specificità del personale delle forze di polizia, insieme all'ammodernamento dei mezzi e delle dotazioni strumentali e alla piena valorizzazione delle professionalità del personale;
    2) occorre infine garantire che sia la riforma della pubblica amministrazione, nell'organizzazione centrale come in quella periferica, sia la razionalizzazione della spesa nei suoi diversi settori vengano accompagnate da una revisione complessiva delle strutture e delle funzioni e che la condivisibile esigenza di contenimento delle retribuzioni sia accompagnata da iniziative volte a valorizzare il personale della pubblica amministrazione nella sua interezza e a riconoscere la funzione cruciale che la dirigenza pubblica ha nell'implementazione del processo di riforma, nel contempo individuando misure fiscali in grado di evitare una divaricazione ingiustificata dei trattamenti retributivi pubblici e privati che potrebbe compromettere lo stesso processo di osmosi tra pubblico e privato auspicato dal DEF.

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II COMMISSIONE PERMANENTE
(Giustizia)

(Relatore: FERRANTI)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

   La II Commissione,
   ritenuto che nell'ambito di un organico programma economico di riforme la riforma della giustizia civile, penale e amministrativa debba costituire una delle principali misure il cui impatto dovrà essere significativo già nel breve periodo, considerato che, come si legge nel provvedimento in esame, «una giustizia celere, accessibile e che produce esiti di qualità e ragionevolmente prevedibili è una precondizione per un buon funzionamento del sistema economico e per la ripresa degli investimenti produttivi anche da parte delle imprese estere. Se cittadini e imprenditori hanno fiducia dei tempi e del merito delle decisioni della giustizia italiana sarà possibile fare passi avanti notevoli sulla strada della ripresa economica»;
   rilevato che i punti della riforma della giustizia delineati nel DEF coincidono sostanzialmente con parte del programma trimestrale della Commissione Giustizia relativo ai mesi di marzo, aprile e maggio;
   richiamato il lavoro già svolto dalla Commissione nel primo anno di legislatura, culminato con l'approvazione di una unica legge che introduce due nuovi istituti che avranno un impatto notevole (anche in termini deflattivi) sulla giustizia penale, quali la pena detentiva non carceraria come una delle pene principali e la messa alla prova anche per gli adulti, oltre che ad introdurre una delega volta a depenalizzare una serie di reati e a riformare la contumacia, sostituendola con la disciplina degli irreperibili, per far fronte ad una grave infrazione comunitaria;
   sottolineata l'esigenza di rendere efficiente l'amministrazione della giustizia anche attraverso l'estensione della implementazione del Processo Civile Telematico (PCT) a tutti gli uffici giudiziari, digitalizzando tutte le fasi della procedura civile, replicando il modello PCT anche nel settore penale con l'obiettivo di potenziare le infrastrutture informatiche e di riorganizzare gli uffici giudiziari in funzione della Pag. 19telematizzazione, in un'ottica di prossimità della giustizia al cittadino;
   ritenuto che qualsiasi riforma della giustizia che punti a snellimento dei tempi e qualità implica necessariamente un rafforzamento degli organici e delle professionalità del personale amministrativo, prevedendo, ad esempio, l'istituzione dell'ufficio del processo mediante tirocini abilitanti all'accesso alle professioni legali e riavviando i processi di reclutamento del personale amministrativo nonché rafforzando gli investimenti di risorse;
   sottolineata l'esigenza di valorizzare la professionalità dei precari della giustizia già formati presso gli uffici giudiziari, e che altresì occorre valorizzare i profili professionali del personale amministrativo già in servizio anche in vista di coperture di organico attraverso l'istituto della mobilità, senza che ciò possa far venir meno l'esigenza di nuove assunzioni,
   esprime

PARERE FAVOREVOLE

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III COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari esteri e comunitari)

(Relatore: AMENDOLA)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

  La III Commissione,
   esaminato, per le parti di propria competenza, il DEF 2014;
   sottolineata l'innovazione metodologica di prevedere un crono-programma che impegna il Governo a procedere ad interventi normativi ed attuativi a scadenze prestabilite e ravvicinate;
   condivisa l'impostazione volta ad imprimere, durante il semestre italiano di presidenza dell'UE, una svolta nella promozione della strategia per la crescita e l'occupazione;
   riaffermata la scelta strategica di un rafforzamento dell'internazionalizzazione dell'economia italiana, a cui la politica estera è chiamata a contribuire in modo incisivo;
   confermata la validità della sfida di Expo 2015 come occasione di rilancio del modello italiano di sviluppo sostenibile;
   rilevati in termini positivi i progressi compiuti nei negoziati internazionali volti a contrastare l'evasione fiscale, con particolare riferimento agli Stati Uniti;
   manifestata soddisfazione per l'obiettivo prefissato di avvicinare alla media OCSE la percentuale sul PIL dell'aiuto pubblico allo sviluppo con un incremento di almeno il 10 per cento degli stanziamenti annui, nel quadro della riforma della legge sulla cooperazione da varare nel più breve tempo possibile;
   ribadito l'impegno a riqualificare la spesa del Ministero degli affari esteri, in virtù dell'ottimizzazione delle risorse umane e materiali in relazione all'esigenza di garantire la proiezione europea ed internazionale dell'Italia,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

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IV COMMISSIONE PERMANENTE
(Difesa)

(Relatore: SALVATORE PICCOLO)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

  La IV Commissione,
   esaminato, per i profili di competenza, il Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati);
   evidenziato che i principali interventi di interesse nel settore della Difesa sono contenuti nel Programma Nazionale di Riforma e si riferiscono esplicitamente alla riduzione della spesa pubblica che comprende anche la revisione delle spese per la Difesa che attengono sia al settore del personale e delle infrastrutture della difesa, sia al campo delle spese militari, per le quali si esplicita che dovranno essere riviste anche all'esito della predisposizione di un apposito libro bianco, nonché alla necessità di provvedere alla sdemanializzazione del patrimonio immobiliare non più utilizzato per finalità istituzionali dal Ministero della difesa, prevedendo strumenti giuridici che ne assicurino tempi certi e rapidi per la valorizzazione urbanistica;
   valutate positivamente le iniziative concrete contenute nel Documento di economia e finanza che danno corpo alla volontà e all'impegno del Paese ad imprimere una forte accelerazione al processo di riforma strutturale dell'economia, per una nuova e sostenibile ripresa della crescita e dell'occupazione;
   richiamato che l'ampio piano di riforme strutturali delineato interviene su tre settori fondamentali: le istituzioni, l'economia e il lavoro,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   nell'ambito della predisposizione di un apposito libro bianco, alla luce delle cui indicazioni dovranno essere riviste le spese militari della Difesa, siano opportunamente considerati gli orientamenti espressi dal Parlamento, a partire dagli esiti dell'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma Pag. 22condotta dalla Commissione difesa della Camera dei deputati e del relativo documento conclusivo;
   sia considerata l'esigenza di evitare che misure di razionalizzazione richiamate dal DEF 2014 relative al settore del personale e delle infrastrutture della difesa, incidendo in misura eccessiva sull'esercizio, possano compromettere l'efficacia e l'efficienza dello strumento militare.

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VI COMMISSIONE PERMANENTE
(Finanze)

(Relatore: PETRINI)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

  La VI Commissione,
   esaminato il Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati);
   evidenziato innanzitutto come gli andamenti di finanza pubblica siano stati anche nel 2013 condizionati dalle negative dinamiche economiche, sia a livello mondiale, sia nell'ambito dell'Area dell'euro, sia a livello nazionale;
   rilevato al riguardo come nel 2013 il ritmo di crescita dell'economia mondiale abbia registrato un leggero rallentamento rispetto al 2012, come, per quanto riguarda l'Area dell'euro, nel medesimo 2013 si sia registrata una contrazione del PIL pari allo 0,4 per cento e un incremento del tasso di disoccupazione pari al 12,1 per cento e come, in particolare in Italia, nel 2013 il PIL abbia registrato una contrazione dell'1,9 per cento;
   sottolineato come le principali cause dirette di tale andamento del PIL siano riscontrabili nella debolezza della domanda interna, che ha risentito delle politiche fiscali restrittive, e nella difficoltà di aumentare l'offerta di credito alle imprese nonostante la politica monetaria espansiva adottata dalla BCE;
   evidenziato come si prospetti per il 2014 una ripresa più spiccata della dinamica economica, che registrerà a livello globale una crescita del 3,6 per cento, testimoniata, a livello nazionale, dall'inversione di tendenza registratasi nell'ultimo trimestre del 2013, nel quale si è registrata una variazione positiva del PIL dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente, nonché dalle previsioni di una crescita del PIL per il 2014 dello 0,8 per cento;
   rilevato, in tale complesso quadro, come le possibilità di recupero dell'economia italiana dipendano, sostanzialmente, dall'evoluzione dello scenario economico mondiale, nonché dal superamento dei fattori negativi che hanno condizionato finora Pag. 24l'andamento della domanda interna, oltre che l'erogazione del credito al settore privato;
   evidenziato come l'andamento delle entrate tributarie statali abbia registrato nel 2013 una riduzione, seppur lieve, rispetto alle previsioni e rispetto ai dati di consuntivo 2012, risultante dalla sommatoria tra l'incremento delle entrate derivanti dalle imposte dirette, ascrivibile essenzialmente al maggior gettito dell'imposta sulle società, per effetto delle modifiche normative intervenute nel corso del 2013 relative agli incrementi delle percentuali dell'acconto IRES, e il decremento delle entrate derivanti dalle imposte indirette, principalmente per effetto di una dinamica dei consumi meno favorevole rispetto a quanto stimato, che si è riverberata in particolare sull'andamento dell'IVA;
   evidenziato come un più marcato decremento si sia registrato nel settore delle entrate degli enti territoriali, che nel 2013 sono risultate inferiori di circa 5 miliardi rispetto alle previsioni, soprattutto a causa della riduzione del gettito IMU derivante dall'abolizione della seconda rata dell'imposta municipale propria per la quota di spettanza ai comuni, nonché della flessione delle entrate derivanti dall'IRAP e dalle tasse auto;
   rilevato come, per gli anni compresi tra il 2014 e il 2018, si preveda una sostanziale tenuta delle entrate tributarie in rapporto al PIL, in ragione del previsto rafforzamento della congiuntura economica e degli effetti dei provvedimenti legislativi adottati, nonché una crescita delle medesime entrate in termini assoluti in ciascuno degli anni considerati;
   segnalato come la pressione fiscale nel 2013 risulti diminuita sia rispetto alle stime del precedente Programma di stabilità sia rispetto al 2012, soprattutto a causa della debolezza delle grandezze macroeconomiche alla base del gettito tributario e delle misure introdotte per sostenere il reddito disponibile delle famiglie, e come per gli anni successivi il DEF preveda una sua sostanziale stabilità, nonché la sua diminuzione a partire dal 2016;
   evidenziato come i dati riportati nel DEF 2014 relativi al consuntivo 2013 espongano una conferma del risultato dell'indebitamento netto conseguito nell'anno precedente, pari al 3 per cento del PIL, mentre viene rivisto in termini moderatamente peggiorativi il livello di indebitamento netto già previsto per il 2014 e per gli anni successivi, confermandosi comunque il progressivo miglioramento dell'indebitamento netto nel quinquennio 2014-2018, soprattutto grazie a una progressiva riduzione delle spese, che passeranno, in rapporto al PIL, dal 51 per cento nel 2014 al 47,6 per cento nel 2018;
   rilevato come risulti sostanzialmente confermato, rispetto al 2012, il dato relativo all'avanzo primario, grazie al fatto che la crescita della spesa primaria è stata quasi compensata dalla diminuzione della spesa per interessi;
   evidenziato come il quadro programmatico indicato dal Programma di stabilità 2014 contenuto nel DEF si discosti da quello contenuto nel DEF 2013, con riguardo, in particolare, agli andamenti del debito pubblico ed al raggiungimento del pareggio di bilancio, principalmente a causa del più intenso deterioramento della crescita economica registratosi nei primi trimestri del 2013 rispetto a quanto previsto;
   rilevato come, in forza di tale diverso andamento, il percorso di risanamento dall'indebitamento indicato nel DEF 2014 risulti dunque più graduale di quello contenuto nella Nota di aggiornamento 2013, giungendo ad un sostanziale pareggio strutturale close to balance nel 2015, ed al pieno pareggio nel 2016, laddove invece la predetta Nota prevedeva l'ottenimento di tale obiettivo già per il 2015;
   evidenziato come per raggiungere il pareggio di bilancio in termini strutturali entro il 2016 occorrerà ricorrere a misure aggiuntive, che secondo il DEF saranno Pag. 25realizzate esclusivamente attraverso interventi sul lato della spesa;
   rilevato come il rapporto tra debito pubblico e PIL, già in aumento nel 2013, crescerà ulteriormente, sia pure in misura sensibilmente minore, anche nel 2014, principalmente a causa di una minor crescita del PIL e del pagamento di ulteriori 13 miliardi di debiti commerciali da parte della P.A, per poi ridursi negli anni successivi, anche in ragione degli effetti positivi determinati dalla riduzione dei tassi di interesse sui titoli di debito, nonché dalla più robusta crescita del PIL;
   evidenziato come, in coerenza con l'orientamento, indicato dal DEF, di rafforzare la ripresa economica attraverso il sostegno della domanda interna, il primo passo della strategia di politica economica del nuovo Governo sia costituito dalla prossima adozione di un provvedimento per la riduzione del cuneo fiscale, che comporterà, entro maggio 2014, la destinazione di 10 miliardi all'aumento del reddito disponibile dei lavoratori dipendenti a medio e basso reddito, il quale potrà avere effetti strutturali di stimolo all'offerta di lavoro e alla riduzione della povertà;
   segnalato come un ulteriore passo della politica tributaria sia indicato dal DEF in una riduzione dell'IRAP del 10 per cento, la quale sarà adottata non appena saranno state individuate le risorse finanziarie necessarie che, secondo quanto indicato dal DEF, saranno reperite attraverso il contemporaneo aumento della tassazione sulle attività finanziarie;
   rilevati i positivi risultati registratisi negli ultimi anni sul fronte del contrasto all'evasione e alle frodi fiscali, tematica sulla quale si deve tuttavia affermare definitivamente come tale gravissimo fenomeno, il quale ha pochi eguali negli altri Paesi avanzati, possa e debba essere superato, sia per recuperare risorse da destinare allo sviluppo, sia, soprattutto, per ripristinare una condizione di equità tra i contribuenti e gli operatori economici;
   rilevato come le riforme strutturali prospettate dal PNR dovrebbero determinare effetti espansivi sull'economia quantificati dal DEF, in via preliminare, in 0,3 punti percentuali nel 2014 e in 0,8 punti nel 2015, fino a raggiungere gradualmente, nel 2018, un livello di 2,4 punti percentuali,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   a) si rileva la centralità, rispetto alla politica tributaria del Governo, della delega per la riforma del sistema fiscale conferita al Governo dalla legge n. 23 del 2014, sottolineandosi a tale riguardo la necessità del massimo coinvolgimento preventivo del Parlamento anche nella fase di predisposizione, da parte dell'Esecutivo, degli schemi di decreto legislativo di attuazione della delega stessa, in linea con gli stessi impegni assunti in materia in sede parlamentare da parte del Ministero dell'economia e delle finanze;
   b) si sottolinea come l'attuazione della delega fiscale dovrà costituire l'occasione fondamentale per realizzare una serie di obiettivi prioritari, quali la maggiore equità del sistema tributario nel suo complesso, anche attraverso la riforma del catasto, la semplificazione dell'ordinamento di settore, la riduzione degli adempimenti per i cittadini e le imprese, il sostegno alla crescita, la garanzia della stabilità e la certezza del diritto;
   c) si evidenzia positivamente la scelta, indicata dal DEF, di concentrare i primi sforzi della politica tributaria verso una misura, quella della riduzione del cuneo fiscale, in favore dei lavoratori dipendenti e assimilati a basso reddito, la quale certamente potrà avere importanti effetti di ampliamento del reddito disponibile per un'ampia fascia di popolazione che ha particolarmente risentito della crisi economica, e che quindi potrà costituire un rilevante sostegno della domanda interna ed un moltiplicatore per la ripresa economica;Pag. 26
   d) si condivide inoltre la scelta, indicata dal Governo, di reperire le risorse finanziarie necessarie per coprire il predetto taglio del cuneo fiscale e i successivi interventi per l'alleggerimento dell'IRAP sulle imprese attraverso una riduzione della spesa, e di escludere comunque aggravi di tassazione sul lavoro e sulle attività produttive;
   e) in merito si segnala l'esigenza di valutare attentamente le conseguenze restrittive che un eventuale aggravio di tassazione sulle attività finanziarie, a copertura dei predetti interventi sul cuneo fiscale e sull'IRAP, potrebbe, almeno indirettamente, determinare sull'erogazione del credito bancario alle imprese;
   f) si sottolinea, in tale contesto, come uno snodo essenziale per assicurare risorse da destinare agli interventi tributari di sostegno alla ripresa economica senza aggravi di imposizione complessiva sia rappresentato dalla realizzazione del processo, contemplato dalla già citata delega fiscale, di revisione delle cosiddette «spese fiscali» (tax expenditures) ingiustificate, obsolete, ovvero duplicate, nonché dei trasferimenti alle imprese;
   g) si segnala l'esigenza, indicata dalla stessa delega per la riforma del sistema fiscale, di assicurare ancora maggiore efficienza e trasparenza al sistema della riscossione dei tributi, sia per quanto riguarda i tributi locali sia per quanto riguarda tributi statali, anche attraverso interventi di riduzione delle commissioni bancarie pagate dallo Stato per la riscossione dei tributi;
   h) si sottolinea come un obiettivo della politica economica del Governo, segnalato dalla Commissione Finanze nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva su «Gli strumenti fiscali e finanziari a sostegno della crescita, anche alla luce delle più recenti esperienze internazionali», debba essere rappresentato dalla riattivazione del credito alle imprese, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, anche attraverso un ampliamento delle fonti di finanziamento per le imprese, il superamento dell'eccessivo «bancocentrismo» che storicamente caratterizza il sistema imprenditoriale nazionale, il rafforzamento degli strumenti delle cambiali finanziarie e della cartolarizzazione dei crediti alle PMI, la promozione del ruolo dei consorzi di garanzia collettiva fidi e il superamento della condizione di sottodimensionamento della Borsa italiana;
   i) a tale riguardo si evidenzia come uno dei passaggi cruciali per ripristinare un adeguato flusso di credito al sistema produttivo sia costituito dall'aggiornamento dei sistemi di vigilanza sulle banche, che consenta di assicurare la piena stabilità dei singoli operatori e del sistema finanziario nel suo complesso, e che al tempo stesso eviti improprie restrizioni delle erogazioni di credito alle famiglie e alle imprese, attraverso: il superamento degli svantaggi competitivi, anche sul piano regolamentare, che appesantiscono l'operatività del sistema creditizio nazionale; l'implementazione della vigilanza bancaria unica e dei meccanismi di risoluzione delle crisi a livello europeo; il ripristino della capacità degli operatori bancari di effettuare un'autonoma valutazione del merito di credito; la riduzione del ricorso automatico alle valutazioni delle agenzie di rating; la valorizzazione delle specificità del sistema creditizio nazionale, in particolare delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo; il riconoscimento prioritario dell'attività creditizia non finalizzata a obiettivi speculativi, nonché interventi per agevolare la risoluzione dei prestiti in sofferenza iscritti nel bilancio delle banche;
   l) si segnala altresì l'esigenza di dare concretezza alla strategia, da molto tempo perseguita, per un'effettiva valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, che si realizzi sia attraverso interventi di dismissione o cartolarizzazione, sia mediante forme innovative di valorizzazione e di coinvolgimento degli enti locali e dei privati, anche riattivando il processo di federalismo demaniale, sia attraverso una più attenta gestione di tale patrimonio, volta Pag. 27ad evitare sprechi di risorse e il depauperamento di tale fondamentale risorsa della collettività;
   m) si condivide l'esigenza, evidenziata dal DEF, di rafforzare l'efficacia della lotta all'evasione tributaria, attraverso il miglioramento della qualità delle azioni di contrasto a tale fenomeno, concentrando gli sforzi sui settori e le tipologie a più elevato rischio di evasione e nei quali è più elevata la quota di imponibile evaso, utilizzando in modo più coordinato le informazioni a disposizione dell'amministrazione finanziaria, nonché incentivando l'adempimento spontaneo dei contribuenti agli obblighi fiscali e contenendo conseguentemente l'impatto dell'attività di accertamento sullo svolgimento dell'attività economica dei contribuenti stessi;
   n) a tale proposito si ribadisce come l'ottenimento di risultati effettivi sul piano dell'evasione tributaria costituisca un elemento decisivo per realizzare una riduzione strutturale e duratura della pressione fiscale, la quale deve costituire un obiettivo, condiviso da tutte le forze politiche, di ogni strategia complessiva di politica economica di medio-lungo periodo, come del resto indicato dalla stessa delega fiscale, non solo per ridare ossigeno alle famiglie ed alle iniziative imprenditoriali, ma anche per instaurare un rapporto di maggiore serenità e collaborazione tra fisco e contribuenti;
   o) si evidenzia come un fattore fondamentale per il successo dell'azione di contrasto all'evasione sia costituito dal rafforzamento della cooperazione internazionale per la definizione di un modello comune di scambio automatico reciproco delle informazioni in materia fiscale e finanziaria detenute dai diversi Paesi, che deve portare al superamento a livello mondiale dei paradisi fiscali e del segreto bancario;
   p) si sottolinea come un importante passaggio in questa direzione, nonché in quella di un maggior livello di adeguamento spontaneo agli obblighi fiscali, debba essere realizzato attraverso la tempestiva approvazione delle proposte di legge C. 2247 Causi e C. 2248 Capezzone, le quali riprendono sostanzialmente il contenuto dell'articolo 1 del decreto-legge n. 4 del 2014, al fine di introdurre nell'ordinamento una disciplina della collaborazione volontaria in materia fiscale che consenta la regolarizzazione di capitali non dichiarati detenuti all'estero, senza tuttavia riproporre alcuna misura di carattere «condonistico», in linea con l'obiettivo di riportare a tassazione nel nostro Paese ingentissime attività spesso frutto di evasione;
   q) si sottolinea come l'efficacia e il livello di adesione alle misure di voluntary disclosure appena richiamate potranno essere significativamente rafforzati dalla positiva conclusione del negoziato in corso tra Italia e Svizzera per la stipula di un accordo in materia di scambio di informazioni fiscali e finanziarie.

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VII COMMISSIONE PERMANENTE
(Cultura, scienza e istruzione)

(Relatore: COSCIA)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

   La VII Commissione,
   esaminato, per le parti di propria competenza, ai fini della trasmissione del parere alla V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione) il Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati) che rappresenta il principale documento di politica economica e di bilancio con il quale il Governo, in una prospettiva di medio-lungo termine, traccia gli impegni e gli indirizzi delle politiche pubbliche di consolidamento finanziario e di spesa;
   considerato che il Documento si inquadra nel processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE dettato dalle Raccomandazioni del Consiglio dell'UE, dall'Analisi annuale della crescita 2014 delineata dalla Commissione europea e dagli obiettivi della Strategia Europa 2020;
   tenuto conto che il Documento si compone di tre sezioni, oltre agli allegati, di cui la terza rappresenta lo schema del Programma nazionale di riforma (PNR) che, in coerenza con il Programma di Stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla richiamata Strategia Europa 2020;
   tenuto conto dello schema di Accordo di partenariato in corso di approvazione in sede europea che definisce la nuova politica di programmazione dei fondi comunitari per il settennio 2014-2020;
   valutato favorevolmente, nel complesso, l'impianto strategico definito dal Governo con riferimento alle politiche per l'istruzione, la ricerca e la cultura, e, con particolare riferimento alla scuola, il piano di edilizia scolastica che indica risorse aggiuntive per 2 miliardi di euro;
   considerati inoltre gli interventi più recenti approvati per l'istruzione e la formazione, il decreto-legge n. 104 del 2013 (legge n. 128 del 2013), e per la cultura, il decreto-legge n. 91 del 13 (legge n. 112 del 2013);Pag. 29
   considerato l'obiettivo nazionale della riduzione della dispersione scolastica, pari al 16 per cento dei 18-24enni che abbandonano precocemente gli studi, a fronte di un obiettivo europeo, del 10 per cento entro il 2020, nonché l'attuale livello del 17 per cento indicato nel PNR su dati MIUR che risulta in miglioramento rispetto al dato 2012 pari al 17,6 per cento;
   valutati altresì i dati sulla dispersione scolastica presentati dal Governo in un'audizione presso la Commissione VII lo scorso 22 gennaio, che evidenzia, nel periodo 2004-2012 un sensibile miglioramento dal 22,9 per cento al 17,6 per cento, che tuttavia è ancora lontano dall'obiettivo europeo del 10 per cento entro il 2020 e dai quali si rileva la complessità e la multidimensionalità del fenomeno e la sua marcata differenziazione a livello territoriale, ma soprattutto il miglioramento dell'indicatore nelle regioni dove più attivamente sono attuate le politiche di contrasto degli abbandoni scolastici;
   considerati i tagli operati al fondo per il miglioramento dell'offerta formativa (MOF) a seguito dell'approvazione delle misure urgenti di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola previste con il decreto-legge n. 3 del 2014 (legge n. 41 del 2014);
   valutata positivamente la strategia diretta a dare piena attuazione al Sistema nazionale di valutazione delle istituzioni scolastiche, che presuppone il pieno esercizio dell'autonomia scolastica con l'attribuzione di adeguate risorse finanziarie e di personale, in particolare con il ripristino del MOF e l'attivazione dell'organico funzionale;
   evidenziata la criticità dell'età media degli insegnanti in Italia, anche in base ai dati del apporto dell'OCSE Education at a glance 2013 – dal quale risulta che, nel 2011, il 62,5 per cento dei docenti della scuola secondaria di II grado ha superato i 50 anni, il 61 per cento nella scuola secondaria di I grado e il 47,6 per cento nella scuola elementare – e ravvisata l'opportunità, anche per tali motivi, di risolvere la discriminazione relativa ai docenti rientranti nella cosiddetta «Quota 96 Scuola»;
   valutata positivamente l'attenzione al problema delle basse competenze alfabetiche e matematiche in possesso degli adulti italiani, come dimostrato dall'indagine internazionale PIIAC;
   considerati i dati Eurostat relativi all'istruzione terziaria dai quali si evince che, nel 2013, l'Italia permane nel punto più basso della graduatoria EU28 con una quota del 22,4 per cento dei 30-34enni che hanno conseguito un titolo di istruzione terziaria e che l'obiettivo nazionale è del 26-27 per cento che rimane comunque distante da quello europeo del 40 per cento entro il 2020;
   considerati anche i dati sulla diminuzione degli studenti e laureati maturi (sopra i 30 anni) contenuti nel rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca 2013 presentato recentemente dall'ANVUR;
   considerato inoltre l'allarme lanciato dal CUN, il 9 aprile scorso, circa la sensibile riduzione dei professori e dei ricercatori universitari;
   considerato l'incremento ad un livello dell'1,53 per cento del PIL entro il termine del 2020 della spesa pubblica e privata in ricerca e sviluppo, che in base agli ultimi dati disponibili del 2012 si è attestata all'1,27 per cento, a fronte di un obiettivo europeo del 3 per cento;
   valutato positivamente il fatto che si considerano i beni culturali e la cultura come risorse fondamentali per la crescita e lo sviluppo, e la conseguente necessità di potenziare gli investimenti pubblici insieme ad azioni di incentivazione e di defiscalizzazione per attrarre investimenti privati;
   considerata la necessità di un monitoraggio dell'attuazione degli interventi già approvati per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e delle risorse, anche europee, destinate a tali interventi;Pag. 30
   valutata favorevolmente l'attenzione della strategia nazionale per le aree interne del paese con particolare riferimento alla promozione di progetti di sviluppo che valorizzino il patrimonio naturale e culturale,
   esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni:
   provveda il Governo a:
    1) perseguire il miglioramento degli obiettivi nazionali di riduzione della dispersione scolastica abbassando l'obiettivo nazionale indicato al 16 per cento, a fronte dell'obiettivo della strategia Europa 2020 fissato al 10 per cento;
    2) considerare iniziative specifiche volte a migliorare le conoscenze e le abilità in possesso degli adulti all'interno di un sistema di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, a sostenere ulteriormente interventi di alternanza scuola-lavoro nella formazione tecnica e professionale, ad incentivare forme di alto apprendistato per lauree professionalizzanti ad alta occupabilità;
    3) prevedere un aumento delle risorse per il potenziamento degli interventi di orientamento, di diritto allo studio universitario, di riduzione della contribuzione studentesca e di attenzione all'immatricolazione e al conseguimento della laurea da parte di studenti maturi, a sostegno della strategia diretta ad incrementare la quota dei giovani che conseguono un titolo di istruzione terziaria, attualmente pari al 22,4 per cento, a fronte di una media europea del 36,8 per cento e di un obiettivo europeo dei 40 per cento, al fine di evitare che l'Italia occupi ancora la posizione di coda negli obiettivi ufficiali del 2020;
    4) incrementare l'obiettivo nazionale dell'1,53 per cento degli investimenti in ricerca e sviluppo rispetto al PIL, dato l'obiettivo europeo del 3 per cento entro il 2020, comprendendovi, in particolare, quelli necessari per sbloccare il turn-over e così poter contrastare la forte diminuzione di professori e di ricercatori nelle università e negli enti pubblici di ricerca, favorendo al contempo ricambio generazionale;
    5) prevedere specifiche misure per potenziare gli investimenti pubblici per la cultura diretti all'incentivazione e alla defiscalizzazione degli interventi, anche dei privati, per i beni culturali non solo ai fini della loro tutela, ma anche della loro fruizione e valorizzazione;
    6) prevedere il ripristino delle risorse del fondo per il miglioramento dell'offerta formativa ridotte a seguito dell'approvazione del citato decreto-legge n. 3 del 2014, al fine di consentire agli istituti un effettivo esercizio dell'autonomia scolastica;
    7) prevedere la modifica dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito dalla legge n. 214 del 2011, affinché i requisiti per il pensionamento previsti dalla normativa antecedente la riforma Fornero continuino ad applicarsi ai lavoratori della scuola che abbiano maturato i requisiti medesimi, entro l'anno scolastico 2011/2012, ai sensi dell'articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.

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VIII COMMISSIONE PERMANENTE
(Ambiente, territorio e lavori pubblici)

(Relatore: GADDA)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

   La VIII Commissione,
   esaminato il Documento di Economia e Finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2) con i relativi Allegati, in particolare quello relativo al Programma delle infrastrutture strategiche (Allegato III) e quello sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;
   considerato che:
    il Documento di Economia e finanza 2014, pur per sua natura prevedendo prospettive di medio e lungo termine, coglie in maniera efficace le esigenze contingenti del Paese per troppo tempo trascurate, in particolare in materia di ambiente, edilizia, lavori pubblici, infrastrutture e investimenti;
    il DEF 2014 imprime un significativo cambio di passo che considera strategiche le politiche per migliorare la qualità dell'ambiente e incentivare lo sviluppo sostenibile dedicando un'apposita sezione al tema della crescita verde, della tutela del territorio soprattutto a partire dalla cura dell'assetto idrogeologico, con particolare attenzione alla prevenzione. Viene inoltre sottolineata la necessità di approvare il disegno di legge per promuovere la green economy e l'uso efficiente delle risorse, collegato alla manovra di finanza pubblica 2014-2016, attualmente all'esame della VIII Commissione, e il disegno di legge in materia di consumo del suolo, in corso di esame presso le Commissioni riunite VIII e XIII;
    sul tema della green economy, attesa la rilevanza strategica anche alla luce delle politiche dell'Unione europea, le Commissioni riunite VIII e X stanno svolgendo un'approfondita attività istruttoria nell'ambito di una specifica indagine conoscitiva;
    il Documento attribuisce rilevanza centrale alle politiche in materia di infrastrutture Pag. 32come attesta la ricorrenza di tali tematiche in maniera trasversale nelle diverse priorità del Governo. Un approccio moderno al tema infrastrutturale è necessario per il rilancio della nostra economia ed è coerente con un quadro efficiente di connessione con le reti europee e di sviluppo di molte aree del nostro Paese, in particolare del Mezzogiorno e delle Isole. Il DEF affronta questa materia in modo efficace, con un approccio finalizzato alla definizione di priorità, razionalizzazione delle grandi così come delle piccole e medie opere, a partire da quelle strategiche ed immediatamente cantierabili, con attenzione alle tempistiche di realizzazione e alle relative coperture finanziarie; si compie inoltre una scelta trasparente in merito alle opere non realizzabili in tempi certi, attraverso la definizione del Fondo Revoche;
    il DEF attribuisce priorità agli interventi in materia di politiche abitative ed housing sociale, assegnando un ruolo centrale alle regioni e agli enti locali, in risposta all'emergenza abitativa e alla programmazione di medio lungo termine;

  rilevato che:
    in materia di contratti pubblici per i quali il Programma nazionale di riforma prospetta tra l'altro la necessità di semplificazione e trasparenza delle procedure di appalto al fine di ridurre il ricorso al contenzioso e relativi ritardi ed aggravi di costo, occorrerà recepire le direttive in materia di appalti pubblici e concessioni. Tale azione rappresenta un'occasione importante per una revisione della disciplina nazionale di riferimento nell'ottica di una maggiore semplificazione e di una migliore efficacia ed efficienza della spesa pubblica;
    nella revisione della normativa nazionale in materia di contratti pubblici e più in generale nelle misure programmatiche e nelle riforme prospettate nell'ambito delle politiche infrastrutturali, che rivestono un'importanza strategica e perseguono obiettivi ambiziosi nella prospettiva di una migliore attuazione delle politiche di riferimento, appare necessario, per un verso, assicurare un adeguato coinvolgimento delle commissioni parlamentari competenti e, per l'altro, intervenire con provvedimenti organici che assicurino stabilità e certezza delle regole,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni:
   1) si impegni il Governo a migliorare i livelli di performance in materia ambientale, anche puntando all'obiettivo europeo della riduzione dell'ottanta per cento delle emissioni di anidride carbonica entro il 2050;
   2) si impegni il Governo a procedere più rapidamente all'ammodernamento della rete infrastrutturale del Paese, con particolare attenzione alle reti di trasporto pubblico locale;
   3) si impegni il Governo a procedere più rapidamente all'ammodernamento della rete infrastrutturale immateriale del Paese, riducendo il digital divide a partire dalla Pubblica Amministrazione;
   4) si impegni il Governo ad adottare procedure di evidenza pubblica relativamente alle concessioni autostradali in scadenza, nel rispetto dei principi di libera concorrenza;
   5) si impegni il Governo a procedere con urgenza alla riforma del CIPE, nel rispetto dei principi di trasparenza ed efficacia;
   6) si impegni il Governo a dare effettiva attuazione alla disposizione di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 79 del 1999, in base al quale nei cinque anni precedenti la scadenza delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, le amministrazioni competenti (regioni e province autonome), indicono una gara ad evidenza pubblica, nel rispetto della normativa vigente e dei princìpi fondamentali di tutela della concorrenza, libertà di stabilimento, trasparenza e non discriminazione, per Pag. 33l'attribuzione a titolo oneroso della concessione medesima, modificando comunque la disposizione dello stesso articolo 12 che prevede un indennizzo per il concessionario uscente per la realizzazione delle opere di raccolta, di regolazione, per le condotte e per i canali di scarico;
   7) si impegni il Governo a stabilizzare e a estendere detrazioni di spesa previste per gli interventi di riqualificazione e di efficientamento energetico degli edifici (cosiddetto ecobonus), avendo cura di garantire a tali interventi un effettivo vantaggio (attualmente fissato in 15 punti percentuale) rispetto agli ordinari interventi di ristrutturazione edilizia e mantenendo ferma l'applicabilità di tali agevolazioni anche agli interventi di consolidamento antisismico e di messa in sicurezza degli edifici, come richiesto al Governo con la risoluzione approvata all'inizio della legislatura dalle Commissioni riunite VI e VIII;

  e con le seguenti osservazioni:
   a) si valuti l'opportunità di modificare l'elenco delle opere del Programma delle infrastrutture strategiche, come risultante dalla tabella di aggiornamento riportata nel documento allegato al DEF, anche alla luce della revisione delle intese quadro con le Regioni e definendo criteri coerenti con le strategie di ammodernamento e sostenibilità del sistema infrastrutturale del Paese; alla luce di questo nuovo approccio, si valuti ad esempio l'opportunità di escludere dal Programma delle infrastrutture strategiche gli interventi relativi alla regimentazione del fiume Po ed includervi, al contrario, gli interventi relativi alla realizzazione dell'idrovia padano-veneta e del progetto di ciclovia VENTO di collegamento fra Venezia e Torino, coerentemente con le finalità di EXPO 2015 cui il DEF rivolge particolare attenzione e risorse;
   b) si valuti l'opportunità di prevedere interventi volti alla riqualificazione e alla rigenerazione delle aree urbane, oltre che alla manutenzione e messa in sicurezza del territorio, creando nuove sinergie fra le politiche ambientali e infrastrutturali e le politiche agricole, con particolare riferimento a quelle dirette a sostenere le attività agroalimentari nei territori montani e nelle aree interne, alle attività imprenditoriali giovanili di messa a coltura e di manutenzione dei terreni incolti;
   c) si valuti l'opportunità di stabilizzare l'attuale livello di agevolazioni fiscali previsto per gli interventi di bonifica da amianto dal decreto-legge n. 63 del 2013;
   d) si valuti l'opportunità, nel riordino del sistema fiscale e di incentivazione in materia di rinnovabili, efficienza energetica e messa in sicurezza, e al fine di fornire un quadro stabile di riferimento, di non inserire norme che retroattivamente pregiudichino gli investimenti italiani e stranieri;
   e) si valuti l'opportunità di privilegiare, attraverso meccanismi di esclusione dal patto di stabilità interno, gli interventi di messa in sicurezza degli edifici pubblici a partire dall'edilizia scolastica, nonché gli interventi di messa in sicurezza e di bonifica del territorio.

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IX COMMISSIONE PERMANENTE
(Trasporti, poste e telecomunicazioni)

(Relatore: BONACCORSI)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

   La IX Commissione,
   esaminati, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2) e i relativi Allegati,
   premesso che:
    il documento contiene un articolato programma di interventi, con precise scadenze temporali con riferimento ai tempi di attuazione, nei settori del trasporto pubblico locale, della mobilità stradale, del trasporto ferroviario, dei sistemi portuale e aeroportuale e dell'agenda digitale;
    gli indirizzi relativi agli interventi da attuare tengono in ampia considerazione i lavori svolti dalla Commissione, con particolare riferimento alla riforma del codice della strada, della quale si prevede l'approvazione definitiva entro dicembre 2014, e a settore del trasporto pubblico locale, per il quale le misure che si intendono attuare corrispondono ampiamente agli elementi emersi nel corso dell'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione e alle proposte formulate nel documento conclusivo approvato dalla Commissione stessa nella seduta dell'8 aprile scorso,
   esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   1) valuti la Commissione di merito l'opportunità di evidenziare al Governo le seguenti priorità relative al settore dei trasporti:
    a) adottare un complesso di misure di miglioramento e rilancio dei servizi di trasporto pubblico locale, che corrispondano ai seguenti criteri fondamentali: previsione di adeguate risorse finanziarie; revisione Pag. 35dei criteri di ripartizione del Fondo nazionale sulla base di parametri relativi ai costi standard, all'efficienza del servizio e alla rispondenza alla domanda; apertura del mercato e aggregazione della gestione del servizio per ambiti o bacini territoriali ottimali, in coerenza con la generale riforma dei servizi pubblici locali, che il Governo intende adottare entro settembre 2014; introduzione di appropriati strumenti di intervento, anche attraverso la previsione di poteri sostitutivi da parte del Governo, per superare le situazioni di squilibrio finanziario che, a livello regionale e locale, possono pregiudicare la prestazione del servizio;
    b) per quanto riguarda specificamente il servizio di trasporto pubblico ferroviario, adottare, attraverso il recupero di un adeguato potere di indirizzo da parte del Governo nei confronti delle società che gestiscono la rete e i servizi, interventi che assicurino la prestazione di un servizio idoneo, sia a livello quantitativo che qualitativo, rispetto alle esigenze dell'utenza, in particolare dell'utenza pendolare;
    c) per quanto riguarda più in generale il settore del trasporto ferroviario, sviluppare, sia nell'ambito del negoziato in sede di Unione europea del cosiddetto «IV Pacchetto ferroviario» sia a livello di normativa nazionale, un processo efficace e verificabile di separazione, in termini di bilanci e di contabilità regolatoria, tra gestore della rete ed imprese ferroviarie;
    d) definire e attuare una riforma dell'ordinamento portuale, che consenta, attraverso una razionalizzazione del sistema basata, a livello territoriale, sui distretti logistici e l'introduzione di misure che permettano una maggiore flessibilità operativa e autonomia finanziaria delle Autorità portuali, il recupero di efficienza e il rilancio del settore;
    e) approvare e attuare il Piano nazionale degli aeroporti, con la finalità di potenziare i collegamenti infrastrutturali degli aeroporti di rilevanza strategica, al tempo stesso superando fenomeni di frammentazione e proliferazione nel territorio di infrastrutture aeroportuali in assenza dei necessari requisiti di sostenibilità economica;
    f) con riferimento alla cessione a soggetti privati di una quota di minoranza del capitale di ENAV SpA, garantire che siano mantenuti i più elevati livelli di sicurezza nella fornitura dei servizi di navigazione aerea ed effettuare la cessione con modalità tali da escludere situazioni di conflitto di interesse per i possibili acquirenti;
    g) realizzare una politica di promozione e sostegno dell'intermodalità, per quanto concerne sia il trasporto passeggeri sia il trasporto merci; con particolare riferimento a quest'ultimo settore, dovrebbero essere adottati interventi mirati in ordine, da un lato, all'efficienza della logistica nei centri urbani e, dall'altro, al rilancio del trasporto di merci ferroviario e marittimo;
    h) promuovere e sostenere l'adozione di misure per l'impiego e la diffusione dei sistemi di trasporto intelligenti, in considerazione del miglioramento di efficienza che tali sistemi possono permettere in relazione alla gestione del traffico, al servizio di trasporto pubblico e alla logistica;
   2) valuti la Commissione di merito l'opportunità di evidenziare al Governo le seguenti priorità relative ai settori delle poste e delle telecomunicazioni:
    a) sostenere adeguatamente la piena attuazione dei Piani nazionali della banda larga e della banda ultralarga ed operare per il conseguimento degli obiettivi previsti dall'Agenda digitale europea, tenendo conto dei contenuti del rapporto «Raggiungere gli obiettivi europei 2020 della banda larga in Italia: prospettive e sfide» presentato lo scorso gennaio dal Commissario straordinario per l'attuazione dell'agenda digitale;
    b) dare impulso all'attuazione tempestiva degli interventi inclusi nell'Agenda digitale, con particolare riferimento alla piena interoperabilità e integrazione delle Pag. 36banche dati informative delle amministrazioni pubbliche e allo sviluppo di una piattaforma nazionale per i dati aperti, alla realizzazione di una nuova anagrafe nazionale, alla fatturazione elettronica, alla realizzazione di un sistema pubblico di gestione dell'identità digitale di cittadini e imprese;
    c) assicurare che l'attuazione della cessione a soggetti privati di una quota del capitale di Poste italiane Spa sia effettuata in modo da mantenere un adeguato livello qualitativo e quantitativo delle prestazioni connesse allo svolgimento del servizio postale universale e da fornire le necessarie garanzie a tutela del risparmio postale.

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X COMMISSIONE PERMANENTE
(Attività produttive, commercio e turismo)

(Relatore: CARROZZA)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

  La X Commissione,
   esaminato il Documento di economia e finanza 2014,
   preso atto e apprezzato l'obiettivo ambizioso che il documento si pone, riassumibile in due finalità ben precise, ovvero il consolidamento fiscale sostenibile e l'accelerazione sulle riforme strutturali per favorire la crescita;
   condividendo altresì la consapevolezza che senza porre le premesse per una solida ripresa economica, che stimoli la crescita e l'occupazione, non possono essere perseguite neppure politiche di risanamento e di consolidamento dei conti pubblici;
   apprezzata l'importanza strategica assegnata dal documento alla complessiva azione di miglioramento dell'ambiente imprenditoriale, perseguita attraverso sia il sostegno dell'accesso al credito e della capitalizzazione delle imprese che attraverso la semplificazione del rapporto tra amministrazione in senso ampio e imprenditore;
   apprezzate in particolare, in questo ambito, le decisioni concernenti il completamento del pagamento dei debiti commerciali arretrati da parte della pubblica amministrazione e l'ulteriore potenziamento del Fondo di garanzia alle PMI (rafforzamento di 670 milioni del Fondo nel 2014 e complessivamente di oltre 2 miliardi nel triennio);
   tenuto positivamente conto dell'attenzione posta sulla necessità di implementare il passaggio ad un'economia verde, improntata sul minimo consumo delle risorse naturali e sulla stringente attenzione alle più congrue politiche energetiche, con una finalità di breve periodo consistente nell'abbassamento del costo dell'energia per le imprese;
   preso atto con soddisfazione dell'intenzione del Governo di predisporre la Pag. 38legge annuale sulla concorrenza per operare in maniera strategica sul fronte delle liberalizzazioni;
   apprezzata infine la prospettata adozione di un Piano strategico nazionale del turismo,
   delibera di esprimere

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   a) acquisisca la Commissione V più analitiche informazioni circa quantità e qualità degli ulteriori interventi in materia di riduzione della spesa pubblica programmati per il 2015 e per il 2016, ai fini del raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali;
   b) segnali la Commissione V la criticità dell'impatto del profilo discendente del rapporto investimenti fissi lordi/PIL rispetto alla dinamica complessiva della crescita e dell'occupazione e all'efficacia delle politiche di coesione territoriale, conseguentemente raccomandando l'intensificazione del confronto in sede europea per scelte di politica economica che diano maggiore spazio alla domanda interna, a partire dall'adozione di una golden rule per investimenti infrastrutturali europei e per il cofinanziamento di parte nazionale dei programmi europei;
   c) raccomandi la Commissione V la più compiuta integrazione, nell'ambito del richiamo alla proposta europea di industrial compact, tra politica industriale e politica per i servizi, anche in considerazione del peculiare apporto alla costruzione di nuova occupazione che, nel nostro Paese, appare possibile attendersi tanto nell'area dei servizi alle imprese, quanto nell'area dei servizi alle persone, nonché l'attenzione all'attuazione dei principi dello Small Business Act e dello Statuto delle imprese ai fini del maggiore impulso al miglioramento dell'ambiente imprenditoriale ed ai processi di aggregazione di rete del tessuto diffuso delle piccole e medie imprese, in particolare sui terreni cruciali dell'innovazione e dell'internazionalizzazione;
   d) raccomandi la Commissione V l'intensificazione dell'azione di contrasto della restrizione creditizia attraverso la tempestiva attuazione ed il potenziamento delle misure già assunte in materia di riforma del Fondo centrale di garanzia e del sistema dei consorzi fidi, di incentivazione fiscale delle scelte di patrimonializzazione delle imprese, di sviluppo di canali di finanziamento non bancari;
   e) acquisisca la Commissione di merito informazioni dettagliate sul cronoprogramma concernente l'adozione dei numerosi decreti attuativi del Governo ancora non emanati, in particolare quelli collegati alle misure recate dal decreto-legge «Destinazione Italia»;
   f) acquisisca la Commissione di merito maggiori elementi in relazione alle politiche che il Governo intende attuare per favorire la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese, sia per l'accesso al credito che per le assunzioni di laureati e dottori di ricerca;
   g) valuti la Commissione di merito la possibilità di meglio definire le misure per favorire percorsi di alternanza scuola-lavoro e apprendistato come misure di contenimento dell'abbandono scolastico e di miglioramento delle competenze dei giovani e degli adulti;
   h) valuti la Commissione di merito la possibilità di incrementare i fondi destinati alla ricerca, che restano anche nelle previsioni di questo documento notevolmente inferiori alla media europea;
   i) raccomandi la V Commissione al Governo di meglio delineare il piano di investimenti necessario alla piena attuazione degli obiettivi dell'Agenda Digitale.

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XI COMMISSIONE PERMANENTE
(Lavoro pubblico e privato)

(Relatore: MAESTRI)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

  La XI Commissione,
   esaminato il Documento di economia e finanza 2014;
   preso atto che tale Documento prevede un incremento del PIL pari allo 0,8 per cento per l'anno in corso, all'1,3 per cento per il 2015 e ad un valore medio annuo pari all'1,7 per cento per il periodo 2016-2018;
   rilevato che il Documento prevede un tasso di inflazione programmata pari all'1,5 per cento sia per l'anno in corso sia per il 2015, mentre il valore del tasso di inflazione EPCA al netto dei prezzi dei beni energetici importati (valore a cui fanno in genere riferimento, come indice dell'inflazione, i contratti collettivi) è stimato pari all'1,4 per cento per l'anno in corso, al 2 per cento per l'anno 2015 e al 2,1 per cento per l'anno 2016;
   osservato, quindi, che il Documento prevede che il rapporto tra indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e prodotto interno lordo sia pari al 2,6 per cento per l'anno in corso, all'1,8 per cento per il 2015, allo 0,9 per cento per il 2016 ed allo 0,3 per cento per il 2017;
   esaminate le parti del Documento relative al mercato del lavoro, alla previdenza e al pubblico impiego, che più direttamente incidono sui profili di competenza della XI Commissione;
   rilevato che, per quanto concerne il mercato del lavoro, il Documento prevede un aumento del tasso di disoccupazione al 12,8 per cento nel 2014, indicando, tuttavia, un'inversione di tendenza dal 2015, che dovrebbe condurre a un tasso di disoccupazione del 12,5 per cento nel 2015, del 12,2 per cento nel 2016, dell'11,6 per cento nel 2017 e dell'11 per cento nel 2018;
   osservato che, anche per quanto riguarda il tasso di occupazione totale, dopo una lieve riduzione (55,5 per cento) nel 2014 rispetto al 2013 (55,6 per cento), si prevede dal 2015 un'inversione di tendenza, Pag. 40che dovrebbe condurre a un tasso di occupazione del 55,9 per cento nel 2015, del 56,3 per cento nel 2016, del 56,9 per cento nel 2017 e del 57,4 per cento nel 2018;
   preso atto che, pur delineandosi una prospettiva di ripresa, l'andamento previsto del tasso di occupazione risulta in ogni caso ancora assai distante dal target nazionale fissato per l'Italia nell'ambito della Strategia Europa 2020, pari al 67 per cento nel 2020;
   considerato che il Documento elenca le misure fin qui assunte dal Governo in materia di mercato del lavoro, in relazione alle raccomandazioni europee, delineando, nell'ambito del programma nazionale di riforma, la strategia per il prossimo futuro;
   considerato che il Programma nazionale di riforma evidenzia che il Governo è impegnato a realizzare una organica riforma del mercato del lavoro, richiamando il recente decreto-legge n. 34 del 2014, in corso di esame presso questa Commissione, e il disegno di legge delega governativo presentato al Senato;
   atteso che il Documento richiama, quindi, le misure adottate in materia di: semplificazione del contratto a termine e apprendistato; riordino delle forme contrattuali; compenso orario minimo; razionalizzazione degli ammortizzatori sociali in senso universale; rafforzamento dei servizi per il lavoro e attuazione della Garanzia giovani; elevamento dell'offerta e della fruibilità dei servizi di conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze genitoriali;
   preso atto che, al fine di incidere sul costo del lavoro, il Documento preannuncia l'adozione di una revisione delle detrazioni dall'IRPEF, in favore dei lavoratori dipendenti con reddito inferiore a 25.000 euro lordi, con un effetto di incremento netto della retribuzione pari a circa 80 euro mensili;
   rilevato che il Documento, per quanto concerne la materia previdenziale, nel breve periodo registra la tendenza a un ulteriore aumento della spesa pensionistica in termini assoluti (fino a 287 miliardi di euro nel 2018), con una incidenza sul PIL in lieve ma costante diminuzione (fino al 16,1 per cento nel 2018), indicando tuttavia nel medio-lungo periodo una riduzione significativa del rapporto tra spesa pensionistica e PIL, che si attesta al 15 per cento intorno al 2030;
   rilevato, poi, che la spesa pensionistica, dopo una ripresa della crescita coincidente con il pensionamento delle generazioni del baby boom, negli anni finali dell'orizzonte di proiezione, per effetto del passaggio dal sistema di calcolo misto a quello contributivo, decresce speditamente fino a raggiungere, nel 2060, un livello pari al 13,9 per cento del PIL;
   preso atto che, pur in un quadro di complessivo miglioramento dei conti pubblici in materia pensionistica, il Documento, per quanto concerne la questione dei lavoratori «esodati», si limita a richiamare gli interventi di salvaguardia fin qui realizzati e a fornire taluni elementi sullo stato di attuazione delle disposizioni legislative vigenti, senza tuttavia prefigurare ulteriori misure in materia;
   rilevato che, in materia di lavoro pubblico, il Documento registra una riduzione della spesa per redditi da lavoro dipendente nella Pubblica amministrazione, che costituisce l'effetto dei numerosi interventi legislativi di contenimento adottati negli anni recenti, sia sulle retribuzioni individuali, sia sulle dotazioni organiche;
   rilevato che, in tale settore, nell'ambito del Programma nazionale di riforma, il Documento delinea le linee di indirizzo per una nuova politica del personale pubblico e della dirigenza, con l'obiettivo di assicurare un progressivo abbassamento dell'età dei lavoratori pubblici, una più efficiente distribuzione del personale attraverso la mobilità e un innalzamento del livello delle competenze e delle professionalità;
   preso atto, in particolare, che il Documento prefigura azioni per l'abbassamento Pag. 41dell'età dei lavoratori pubblici attraverso misure volte a un «ricambio generazionale», con l'obiettivo di acquisire nuove competenze innalzando le professionalità e riducendo la spesa,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente condizione:
   provveda il Governo, nell'ambito della definizione dei saldi di finanza pubblica, ad individuare le risorse necessarie per l'adozione, in tempo utile per l'avvio dell'anno scolastico 2014/2015, di urgenti iniziative normative volte a prevedere che i requisiti per il pensionamento, previsti dalla normativa antecedente al decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, continuino ad applicarsi ai lavoratori della scuola che abbiano maturato gli stessi requisiti entro l'anno scolastico 2011/2012 ai sensi dell'articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449;

  e con le seguenti osservazioni:
   a) a fronte del progressivo miglioramento della dinamica della spesa previdenziale nel medio lungo periodo evidenziato dal DEF, valuti il Governo l'opportunità di affiancare agli annunciati interventi volti a promuovere il ricambio generazionale nel settore pubblico, preferibilmente attraverso un confronto con le organizzazioni sindacali, analoghe misure sul versante del lavoro privato, al fine di garantire un'uscita più graduale dei lavoratori dal mondo del lavoro, in un'ottica di pensionamento flessibile incentrata sull'utilizzo di incentivi e disincentivi di carattere economico, considerando anche una diversa età pensionabile per le donne; in tale contesto, in particolare, si provveda al più presto a individuare soluzioni definitive e strutturali alla questione dei cosiddetti lavoratori «esodati», prevedendo misure di salvaguardia, con relative coperture finanziarie, che consentano di tutelare adeguatamente tutti i lavoratori che si trovano o potranno trovarsi privi di reddito per effetto dell'innalzamento dell'età pensionabile disposto dalla riforma previdenziale del 2011;
   b) valuti il Governo l'introduzione di misure di sostegno al reddito per quanti, pur versando in condizioni di grave disagio occupazionale o economico, come pensionati e lavoratori non dipendenti, non potranno beneficiare della riduzione del cuneo fiscale, prevista per i soli lavoratori dipendenti con reddito fino a 25 mila euro lordi.

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XII COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari sociali)

(Relatore: MIOTTO)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

   La XII Commissione,
   esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2), con particolare riguardo alle Sezioni II e III;
   rilevato, preliminarmente, come il Documento, negli ambiti della sanità e delle politiche sociali, dedichi uno spazio maggiore all'illustrazione delle misure già adottate dal Governo nell'anno trascorso piuttosto che alle iniziative da adottare in vista degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla strategia «Europa 2020»;
   rilevato in particolare che la previsione (cfr. Sez. III, Par. I.13) di «un ripensamento dell'attuale modello di assistenza per garantire prestazioni rivolte a chi ne ha effettivamente bisogno» non appare coerente con i principi universalistici del nostro Servizio sanitario nazionale;
   considerato inoltre che sul versante investimenti, prevedere l'adozione del modello PPP (Partenariato Pubblico Privato) anche per l'edilizia sanitaria (cfr. Sez. III Par. 1.11) potrebbe rivelarsi una scelta non idonea alle esigenze da soddisfare in tale settore, come dimostrano gli effetti negativi prodotti nella erogazione dei servizi in numerose esperienze regionali;
   rilevata l'assenza di iniziative idonee per programmare il fabbisogno di risorse umane di cui il SSN ha necessità a partire dalla osservazione dei dati epidemiologici;
   riscontrata la necessità di rendere strutturali le misure predisposte per il contrasto alla povertà,
   esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni:
   segnali la Commissione Bilancio l'esigenza che il Governo, nell'ambito delle politiche in materia sanitaria e sociale, Pag. 43enunciate nel documento in titolo, assuma i seguenti indirizzi:
    la finalità e la sostenibilità del SSN sono fondate sul finanziamento dei Lea appropriati e pertanto va sostenuta ogni azione tesa a superare ogni tendenza ospedalo-centrica riallocando le risorse sui servizi territoriali;
    l'avanzamento tecnologico e la necessità di innovazione organizzativa necessitano di una convinta azione di investimenti pubblici in sanità che potrà avvalersi dei «progetti di finanza» solo in parte ed in presenza di una nuova governance all'insegna della trasparenza dei processi di collaborazione fra pubblico e privato;
    vanno individuate urgenti idonee azioni per programmare il fabbisogno formativo delle professioni sanitarie ed in particolare della specializzazione dei medici;
    il contrasto alla povertà necessita di azioni strutturali che, a partire dalle sperimentazioni in corso, assicurino agli Enti Locali un quadro normativo (Leas) e risorse, con carattere di stabilità; allo stesso tempo, il grande obiettivo della coesione sociale va perseguito anche mediante il rafforzamento dei fondi per le politiche sociali, per la non autosufficienza e per il sostegno alla famiglia ed all'infanzia.

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XIII COMMISSIONE PERMANENTE
(Agricoltura)

(Relatore: CARRA)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

  La XIII Commissione,
   esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2 e allegati);
   preso atto che le stime di crescita del PIL sono fissate per il 2014 allo 0,8 per cento, per il 2015 all'1,3 per cento e nel triennio successivo all'1,7 per cento;
   ritenuto necessario procedere, per dare maggiore impulso alla crescita del Paese, ad alcune riforme strutturali, siano esse relative all'organizzazione costituzionale, alla fiscalità generale o al mercato del lavoro;
   considerato, come peraltro ribadito nello stesso documento, che il comparto agroalimentare si colloca al secondo posto in termini di fatturato, dopo quello manifatturiero, e che la quota di export registra livelli superiori al 3,5 per cento, a conferma dell'eccellenza dell'agroalimentare italiano;
   valutate favorevolmente le politiche specifiche programmate dal Governo per il settore agroalimentare, che si sostanziano, sul versante internazionale ed europeo, nella partecipazione all'EXPO 2015 e nell'attuazione della riforma politica comune agricola e della pesca;
   valutati, altresì, positivamente, sul versante interno, gli interventi previsti:
    per accrescere la competitività delle imprese e l'occupazione;
    per valorizzare le produzioni di qualità, attraverso l'introduzione dell'etichettatura obbligatoria dell'origine della materia prima del prodotto e l'istituzione di un nuovo marchio per il Made in Italy agroalimentare;Pag. 45
    per realizzare le infrastrutture informatiche necessarie per potenziamento del commercio elettronico;
    per l'introduzione di misure a favore dei giovani;
    per la riduzione e il riordino delle società e degli enti vigilati in agricoltura;
    per l'eliminazione di sovrapposizioni e duplicazioni negli accertamenti, con l'introduzione del registro unico dei controlli e l'estensione dell'istituto della diffida per tutti gli illeciti agroalimentari puniti con sanzioni amministrative pecuniarie;
    per la semplificazione burocratica, con la riduzione da 180 a 60 giorni dei termini per i procedimenti amministrativi necessari per iniziare l'attività agricola, la dematerializzazone dei registri di carico e scarico, la semplificazione delle procedure connesse all'accesso alle misure della PAC e l'istituzione di un Sistema Informativo per il biologico (SIB);
    considerato che gli interventi previsti per raggiungere tali obiettivi sono stati in prevalenza già declinati nel disegno di legge collegato alla legge di stabilità 2014, cosiddetto collegato agricolo, attualmente all'esame della 9a Commissione Agricoltura del Senato (S. 1328);
    tenuto conto del ruolo che l'Italia potrà svolgere nel periodo di Presidenza del semestre europeo su alcuni dossier di particolare interesse per il comparto agroalimentare italiano;

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   si raccomanda che le misure che saranno introdotte in attuazione del programma di Governo e degli obiettivi delineati dal documento in esame siano prioritariamente indirizzate all'impresa agricola, quale soggetto che svolge professionalmente l'attività agricola;
   si raccomanda l'adozione di iniziative dirette ad assicurare l'integrale utilizzo dei fondi strutturali europei, sia in riferimento ai tempi di definizione dei provvedimenti attuativi di competenza statale e regionale sia con riguardo alla capacità gestionale e di spesa delle amministrazioni competenti, valutando, altresì, la possibilità di escludere le quote di cofinanziamento regionale dall'applicazione delle regole del patto di stabilità interno;
   si segnala, nell'ambito del processo di revisione del Titolo V della Costituzione, l'esigenza di procedere con urgenza alla semplificazione, al riordino ed al coordinamento dei controlli nel settore agroalimentare, affrontando il tema delle competenze dello Stato e delle regioni, al fine di evitare i fenomeni di sovrapposizione attualmente esistenti.

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XIV COMMISSIONE PERMANENTE
(Politiche dell'Unione europea)

(Relatore: ALLI)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

  La XIV Commissione,
   esaminato il Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2);

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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COMMISSIONE PARLAMENTARE PER LE QUESTIONI REGIONALI

(Relatore: BALDUZZI)

parere sul

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2)

  La Commissione parlamentare per le questioni regionali,
   esaminato il Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2);
   premesso che:
    il documento illustra in modo organico le iniziative assunte dal Governo per una forte federazione del processo di riforma strutturale dell'economia e per la ripresa della crescita e dell'occupazione;
    il percorso delineato dal Governo intende perseguire il passaggio dalla mera gestione della crisi a una politica di cambiamento che nel documento viene riassunta in due concetti: consolidamento fiscale sostenibile e accelerazione sulle riforme strutturali per favorire la crescita;
    in particolare, il Governo ha prospettato un piano di riforme strutturali che interviene su tre settori fondamentali: istituzioni, economia e lavoro;
    la riforma delle istituzioni è iscritto nel Programma nazionale di riforma come il primo degli obiettivi da perseguire, sul presupposto che gli interventi sulle finanze pubbliche e sull'economia possano portare risultati concreti solo se accompagnati da un solido processo di ammodernamento delle istituzioni repubblicane e che le riforme istituzionali e costituzionali possano fornire alle misure di contenimento della spesa pubblica e di rilancio della competitività il valore aggiunto che serve per renderle pienamente efficaci;
    le riforme strutturali incidenti sull'assetto istituzionale del Paese prevedono – oltre a una nuova legge elettorale (il cui testo è stato approvato dalla Camera ed è ora all'esame del Senato) – l'istituzione delle città metropolitane, il superamento delle province come enti di diretta elezione da parte del corpo elettorale e incentivi alle unioni e fusioni di comuni (a ciò provvede la legge 7 aprile 2014, n. 56), nonché la revisione del bicameralismo e Pag. 48dei rapporti tra lo Stato e le regioni di cui al titolo V della parte II della Costituzione (a ciò provvede il disegno di legge costituzionale del Governo S. 1429, all'esame del Senato);
    in relazione al superamento del bicameralismo paritario, nel Programma nazionale di riforma il Governo esprime l'avviso secondo cui «il superamento dell'attuale sistema di bicameralismo paritario e simmetrico si rende necessario per eliminare le cause del rallentamento dei processi decisionali, non più sostenibile in una moderna democrazia» e «la sostituzione del Senato con un Senato delle autonomie, a rappresentanza delle istituzioni territoriali, potrà favorire una maggiore cooperazione nell'esercizio dei poteri di ciascun soggetto istituzionale» (Parte I, I.I);

   ritenuto che:
    è auspicabile – anche in vista dell'esame parlamentare del disegno di legge costituzionale del Governo per il superamento del bicameralismo paritario e per la revisione dei rapporti tra Stato e regioni (S. 1429) – una riflessione approfondita sulla tesi enunciata dal Governo nel Programma nazionale di riforma secondo cui «I limiti impliciti del sistema costituzionale italiano sono stati amplificati dall'intenso decentramento legislativo seguito alla modifica del titolo V della Costituzione» e «La mancanza di strumenti di raccordo tra il Governo centrale e il sistema delle autonomie territoriali» avrebbe portato a «continui veti incrociati che hanno scoraggiato gli investimenti nazionali ed esteri» e «inciso negativamente sulla competitività del sistema Paese» (Programma nazionale di riforma, parte I, I.I);
    appare opportuno, in particolare, verificare la fondatezza della tesi del Governo secondo cui, per eliminare le predette criticità, occorrerebbe eliminare le materie di legislazione concorrente tra Stato e regioni, lasciando alle regioni la potestà legislativa solo in riferimento a ogni materia o funzione non espressamente riservata allo Stato (PNR, parte I, I.I);
    occorre infatti considerare che l'eliminazione delle materie di legislazione concorrente tra lo Stato e le regioni (sia pure accompagnata dall'introduzione della facoltà del legislatore statale di delegare alle regioni la disciplina di determinate materie) e la connessa attribuzione alle regioni della potestà legislativa in base al mero criterio della residualità (per cui le regioni hanno potestà legislativa su tutte le materie non espressamente riservate allo Stato), unitamente all'introduzione di una forte clausola di supremazia (in base alla quale lo Stato può intervenire con legge in materie non riservate alla sua legislazione non soltanto quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica, ma altresì, con formula assai ampia e vaga, quando lo renda necessario la realizzazione di programmi o di riforme economico-sociali di interesse nazionale), sono misure che rischiano nel complesso di determinare un sostanziale arretramento dell'autonomia regionale e un'alterazione del modello di Stato regionale prescelto in sede di Assemblea costituente;
    nell'auspicio che la discussione parlamentare possa portare a un assetto costituzionale equilibrato, nel quale le due Camere, pur differenziandosi per composizione, funzioni e modalità di elezione, abbiano una paragonabile autorevolezza, nonché a un sistema elettorale in grado di assicurare la auspicata stabilità delle maggioranza senza per questo sacrificare il pluralismo politico, culturale e territoriale, ed anzi garantendo la più ampia rappresentanza; e il convincimento che solo attraverso una autentica rappresentanza parlamentare sarà possibile ricostituire la fiducia delle imprese e dei cittadini nelle istituzioni, che costituisce la premessa per la ripresa anche economica del Paese;

  considerato infine che:
   il Governo rileva nel documento in esame che nel comparto sanitario «vi sono gli spazi per la riduzione di aree di spreco Pag. 49e per l'allineamento delle spese ai costi standard» e segnala che «il settore sanitario presenta evidenti tratti di delicatezza», che suggeriscono «una elevata attenzione sugli elementi di spreco, nell'ambito del cosiddetto “Piano per la Salute” con gli enti territoriali»;
   occorre evitare il rischio che la revisione della spesa si innesti sfavorevolmente su un quadro finanziario del settore sanità il cui livello di finanziamento a legislazione vigente registra una riduzione automatica di risorse a partire dal 2015, per effetto del peggioramento il quadro macroeconomico: va ricordato infatti che a legislazione vigente le variazioni annue il livello del finanziamento devono, in assenza di specifica statuizione normativa, essere corrispondenti a quelle del PIL nominale, al lordo delle manovre di finanza pubblica, secondo in principio condiviso da Stato e regioni, desumibile dall'intesa del 28 settembre 2006 e ribadito in quella successiva del 3 dicembre 2009,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   1) si verifichi la fondatezza della tesi sostenuta dal Governo nel Programma nazionale di riforma (parte I, I.I), secondo cui, da una parte, l'intenso decentramento legislativo seguito nel 2001 alla revisione del titolo V della parte II della Costituzione e la mancanza di strumenti di raccordo tra il Governo centrale e il sistema delle autonomie territoriali avrebbero portato a «continui veti incrociati che hanno scoraggiato gli investimenti nazionali ed esteri» e «inciso negativamente sulla competitività del sistema Paese» e secondo cui, dall'altra parte, per risolvere tali criticità sarebbe necessario eliminare integralmente la potestà legislativa concorrente di Stato e regioni, piuttosto che assegnare alla potestà legislativa statale talune materie per loro natura infrazionabili (per esempio: grandi reti di trasporto e di navigazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia);
   2) si verifichi se il disegno complessivo delle riforme in materia di rapporti tra lo Stato le regioni – che, in base al DEF e al disegno di legge costituzionale del Governo (S. 1429), prevede l'eliminazione dell'area delle materie di legislazione concorrente, il rafforzamento alla potestà legislativa dello Stato, l'attribuzione a quest'ultimo, a tutto scapito delle autonomie regionali, di un consistente potere di intervento nelle materie non riservate alla sua legislazione, non soltanto quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica, ma altresì, con formula assai ampia e vaga, quando lo renda necessario la realizzazione di programmi o di riforme economico-sociali di interesse nazionale, e la costituzione di un Senato delle autonomie territoriali privo della necessaria autorevolezza – conservi davvero il modello di Stato regionale delineato dalla Costituzione del 1948;
   3) si valuti il rischio che la revisione della spesa in materia sanitaria si innesti favorevolmente su un quadro finanziario del settore sanità il cui livello di finanziamento a legislazione vigente registra una riduzione automatica di risorse a partire dal 2015, per effetto del peggioramento del quadro macroeconomico;
   4) si preveda in ogni caso che le risorse recuperate attraverso la revisione della spesa sanitaria restino destinate al settore sanitario.