Doc. XXII, n. 12-A-bis

PROPOSTA DI INCHIESTA PARLAMENTARE

d'iniziativa dei deputati

GIANCARLO GIORGETTI, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, MATTEO BRAGANTINI, BUONANNO, BUSIN, CAON, CAPARINI, FEDRIGA, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, GIANLUCA PINI, PRATAVIERA, RONDINI

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'espulsione e sul rimpatrio della moglie e della figlia di un dissidente politico kazako

Presentata il 19 luglio 2013

(Relatore di minoranza: GIANLUCA PINI)

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  Onorevoli Colleghi ! — Con la proposta di istituzione di una Commissione parlamentare monocamerale d'inchiesta, i deputati firmatari del Doc. XXII, n. 12, intendevano attribuire alla Camera il compito di far chiarezza in merito alla ricostruzione di una vicenda occorsa nella primavera di quattro anni fa, sulla quale gravano ancora molti misteri irrisolti.
  Com’è noto, nella notte tra il 30 ed il 31 maggio 2013, Alma Shalabayeva e Alua Ablyazova, rispettivamente moglie e figlia del dissidente Mukhtar Ablyazov, vennero prelevate a forza dall'abitazione privata in cui si trovavano nel quartiere romano di Casal Palocco, in attesa dell'esame della loro domanda di asilo politico, e quindi espulse senza troppi complimenti dall'Italia, Pag. 2in base ad un ordine successivamente annullato dalla Corte di cassazione.
  Nella circostanza trovò applicazione una procedura lampo – alla quale, per inciso, non si ricorre mai nei confronti delle decine di migliaia di migranti irregolari che giungono sulle coste del nostro Paese – con l'effetto di esporre a ripercussioni personali potenzialmente irrimediabili la donna e la sua bambina, rimpatriate con un volo privato a spese dello Stato kazako.
  Le reazioni furono peraltro piuttosto significative già al tempo in cui i fatti si produssero. Nello stesso 2013, infatti, il Ministro dell'interno pro tempore dovette riferire sull'accaduto in Parlamento. Ulteriori conseguenze furono le dimissioni dell'allora capo di gabinetto del Viminale, prefetto Giuseppe Procaccini, nonché il pensionamento anticipato del capo della segreteria del Dipartimento della Pubblica sicurezza, Sandro Valeri, ai quali pare fosse stata imputata la responsabilità di aver parlato con alcuni diplomatici kazaki, invitandoli addirittura nella Questura di Roma per organizzare materialmente l'abduzione delle due congiunte di Ablyazov ed il loro successivo ritorno in Kazakistan. Un'inchiesta al riguardo sarebbe stata in seguito condotta anche dalla magistratura, tramite la Procura di Perugia.
  A dispetto della gravità di quanto successe e della evidente necessità di ristabilire la verità ed individuare delle responsabilità, a fronte di una così grossolana violazione dei diritti umani patita da Alma Shalabayeva e Alua Ablyazova, poi finite agli arresti domiciliari nel loro Paese prima che si riuscisse a farle tornare in Italia, in sede di Commissioni riunite è prevalsa, invece, l'idea del colpo di spugna e della rinuncia all'esercizio dei poteri inquirenti che la Costituzione riconosce alle Camere.
  I motivi di questa scelta politica paiono ancora più oscuri di quelli che a suo tempo suggerirono maldestramente al Governo di disporre il rimpatrio delle due congiunte di Ablyazov.
  In disaccordo rispetto all'idea di azzerare in Assemblea il provvedimento con alcuni emendamenti soppressivi, abbracciata in sede di Commissioni riunite, si ritiene pertanto che la proposta di istituire una Commissione monocamerale d'inchiesta sia più attuale che mai. Non dobbiamo archiviare senza aver capito cosa funzionò male in quel delicato frangente.
  Per questo motivo, si raccomanda all'Assemblea l'approvazione del Doc. XXII, n. 12, nella sua formulazione originaria, fatti eventualmente salvi alcuni interventi di adeguamento dettati dalla ridotta durata residua della legislatura. La felice, insperata, conclusione della vicenda di Alma e di Alua non deve farci in effetti dimenticare la necessità di comprendere cosa indusse il nostro Paese, la cui vocazione umanitaria è universalmente apprezzata, ad esporre a gravissimi rischi una donna e la sua bambina indifesa. Il possibile «no» di oggi non precluderà in ogni caso a coloro che siederanno in futuro nel nostro Parlamento di soddisfare questa esigenza.

Gianluca PINI,
Relatore di minoranza