Doc. IV, n. 6-A-ter




Onorevoli Colleghi! - In qualità di relatore di minoranza, riferisco all'Assemblea sulla domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Francantonio Genovese, nell'ambito del procedimento penale n. 7696/11 RGNR.
La Giunta ha esaminato la domanda in oggetto, conferendo al collega Antonio Leone l'incarico di relatore, nelle sedute del 26 marzo, del 10, 15 e 16 aprile 2014 nonché, ottenuta la proroga del termine di cui all'articolo 18, comma 1, del Regolamento della Camera, nelle sedute del 29 e 30 aprile, nonché del 6 e del 7 maggio 2014. Nella seduta da ultimo citata, la proposta del relatore originariamente designato di diniego dell'autorizzazione richiesta è stata respinta.
In quella sede ho espresso il voto del mio Gruppo a favore della proposta del relatore Leone, i cui contenuti sottoscrivo pienamente. Ho quindi preannunciato l'intendimento di assumere le funzioni di relatore di minoranza al fine di integrarne le argomentazioni con alcune limitate osservazioni.
A tutti i membri dell'Assemblea è noto che la decisione che si è chiamati ad assumere presenta profili di particolare delicatezza, in quanto impatta su un valore di assoluto rilievo costituzionale quale deve intendersi la libertà personale di un membro del Parlamento.
Non a caso, nella storia repubblicana, i casi in cui l'organo assembleare ha consentito di dare esecuzione ad una misura di tale gravità sono assolutamente rari e legati a situazioni di carattere eccezionale.
Va quindi condannata la disinvoltura con cui alcune forze politiche hanno avallato la decisione di concedere l'autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare della custodia in esame. Mi appare sicuramente pregiudiziale la posizione del MoVimento 5 Stelle, il quale non si sforza nemmeno di nascondere la sua avversità ad un istituto - quale quello configurato dall'articolo 68, secondo comma, della Costituzione - che pure rappresenta un presidio di libertà democratica, essendo a tutela dell'integrità dell'organo rappresentativo del corpo elettorare e della sua sovranità.
Ma ritengo che sia ancor più criticabile l'atteggiamento del Partito Democratico che, dopo aver candidato Genovese, di fronte alla risonanza mediatica delle vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto, non si assume le relative responsabilità politiche e, in nome di un astratto e pretestuoso atteggiamento di sostegno alle istanze provenienti dalla magistratura, si sottrae al dovere di esame nel merito della questione, senza condizionamenti di nessun genere.
Eppure, come è emerso in modo lampante nel corso dell'attività istruttoria della Giunta, i presupposti per affermare la sussistenza del fumus persecutionis si sono manifestati in modo chiaro.
In questa sede ci si può limitare a ricordare per sommi capi, essendo state ben evidenziate nella proposta del relatore originariamente designato, le fortissime perplessità sul procedimento giudiziario, che certamente non ha avuto un percorso limpido e coerente.
Ricordo, ad esempio, l'istanza di astensione sottoscritta dal Giudice procedente ed il suo reiterato rifiuto di consentire al deputato Genovese di provare in modo tempestivo la sua innocenza mediante incidente probatorio. Né può lasciare tranquilli, a mio avviso, la circostanza che alcuni colleghi della Giunta - mi riferisco ai rappresentanti del MoVimento 5 Stelle - fossero in possesso di atti relativi al procedimento con modalità tutte da verificare, ma certamente non trasparenti.
Ulteriori dubbi sorgono inevitabilmente se si prendono in esame i tempi dell'azione giudiziaria, intrapresa a partire dal 2011 e che, più di due anni dopo, è addivenuta a questo sbocco.
Ma la ragione principale, per la quale ritengo doveroso invitare l'Assemblea a negare l'autorizzazione richiesta, è l'assoluta pretestuosità e inconsistenza delle motivazioni addotte dal Giudice a supporto della richiesta di esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere.
Nessun vero elemento viene addotto per giustificare la misura restrittiva, se non la circostanza che il deputato - proprio e solo in quanto uomo politico - intrattiene rapporti con soggetti all'interno delle istituzioni. E dunque, per l'onorevole Genovese si chiede il carcere solo perché, da un uomo politico quale egli è, gode di relazioni personali e politiche che, per ciò solo, lo rendono capace di continuare a delinquere.
Su questo, e solo su questo, il magistrato fonda il suo giudizio prognostico sulla ragionevole certezza della reiterazione delle medesime condotte asseritamente criminose.
Per tali ragioni, invito l'Assemblea a respingere la proposta della Giunta per le autorizzazioni di concedere l'autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti dell'onorevole Genovese.

Gianfranco CHIARELLI,
relatore di minoranza

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