ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00131

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 404 del 07/10/2020
Abbinamenti
Atto 6/00132 abbinato in data 07/10/2020
Atto 6/00133 abbinato in data 07/10/2020
Atto 6/00134 abbinato in data 07/10/2020
Atto 6/00135 abbinato in data 07/10/2020
Firmatari
Primo firmatario: SCERRA FILIPPO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 07/10/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DE LUCA PIERO PARTITO DEMOCRATICO 07/10/2020
COLANINNO MATTEO ITALIA VIVA 07/10/2020
FORNARO FEDERICO LIBERI E UGUALI 07/10/2020
ROSSINI EMANUELA MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE 07/10/2020


Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 07/10/2020
Resoconto AGEA LAURA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 07/10/2020
Resoconto TABACCI BRUNO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO-RADICALI ITALIANI-+EUROPA
Resoconto TASSO ANTONIO MISTO-MAIE - MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto ROSSINI EMANUELA MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto TONDO RENZO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-CAMBIAMO!-ALLEANZA DI CENTRO
Resoconto MURONI ROSSELLA LIBERI E UGUALI
Resoconto COLANINNO MATTEO ITALIA VIVA
Resoconto MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto DE LUCA PIERO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto PETTARIN GUIDO GERMANO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BIANCHI MATTEO LUIGI LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto IANARO ANGELA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 07/10/2020

ACCOLTO IL 07/10/2020

PARERE GOVERNO IL 07/10/2020

DISCUSSIONE IL 07/10/2020

APPROVATO IL 07/10/2020

CONCLUSO IL 07/10/2020

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00131
presentato da
SCERRA Filippo
testo di
Mercoledì 7 ottobre 2020, seduta n. 404

   La Camera,
   premesso che:
    l'esame congiunto dei suddetti documenti programmatici, che rappresenta una vera e propria «sessione parlamentare europea di fase ascendente» dedicata alla valutazione e al confronto tra le priorità delle Istituzioni europee e di quelle del Governo, assume quest'anno una rilevanza particolare in ragione del radicale mutamento del quadro politico e programmatico derivante, da un lato, dal rinnovo del Parlamento europeo e dall'insediarsi della nuova Commissione europea, ma anche, e soprattutto, dall'avvento della crisi per la pandemia del Covid-19;
    a fronte degli effetti prodotti dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 sul piano economico e sociale, oltre che a livello mondiale, sui singoli Stati membri dell'Ue e sull'Unione nel suo complesso, l'analisi degli orientamenti e delle priorità contenute nella Relazione, che si intende perseguire in ambito europeo, non può non tenere in considerazione, quest'anno, il radicale e drammatico cambiamento di scenario che ha messo sotto pressione alcuni elementi chiave della programmazione per il 2020, come la libera circolazione delle persone, l'integrazione economica e il funzionamento del mercato unico;
    il 29 gennaio 2020, prima del dilagare della crisi del Covid-19, la Commissione europea aveva presentato il programma di lavoro per il primo anno del suo mandato, che dettagliava, sviluppandole, le priorità delineate dalla Presidente Ursula von der Leyen negli Orientamenti politici per l'attività della Commissione europea negli anni 2019-2024, che si articolano in sei aree tematiche: 1. Un Green Deal europeo; 2. Un'Europa pronta per l'era digitale; 3. Un'economia al servizio delle persone; 4. Un'Europa più forte nel mondo; 5. Promuovere lo stile di vita europeo; 6. Un nuovo slancio per la democrazia europea. Queste priorità legislative per il 2020 – che sono state sostanzialmente confermate anche nel programma di lavoro adattato della Commissione seppur con una revisione della tempistica di alcune delle azioni proposte – si innestavano nel più ampio contesto del negoziato sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e dei negoziati per il nuovo accordo con il Regno Unito, nonché, più in generale, nel quadro di un processo volto, da un lato, ad orientare l'elaborazione delle politiche dell'Unione europea, in particolare nell'ambito del semestre europeo, sulla base degli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti nell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dall'altro a instaurare una relazione speciale con il Parlamento europeo in ordine al quale la Commissione europea si è dichiarata a favore del riconoscimento di un diritto d'iniziativa;
    com’è noto, lo scenario è cambiato radicalmente rispetto al momento della presentazione del programma della Commissione; nell'arco di alcune settimane, l'Europa e gli Stati membri, così come larga parte della Comunità internazionale, hanno dovuto reagire alla più grave emergenza sanitaria, economica e sociale sperimentata dopo la fine della seconda guerra mondiale, adottando provvedimenti senza precedenti per arginare la diffusione della pandemia e mitigare l'impatto della crisi ad essa conseguente su famiglie e imprese;
    istituzioni europee e gli Stati membri hanno quindi elaborato, a margine di un approfondito confronto, una risposta coordinata, senza precedenti, al fine di individuare possibili rimedi, finalizzati ad aumentare la capacità di resilienza dei singoli Paesi e a consentire una rapida ripresa dell'economia;
    al centro del Piano di ampio respiro per la ripresa dell'Europa sono state quindi individuate alcune grandi priorità cui orientare l'azione degli Stati membri e dell'Unione nel suo complesso, per contribuire a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia di coronavirus, proteggere l'occupazione, incentivare la creazione di posti di lavoro nel periodo successivo alla crisi da Covid-19 e promuovere una crescita duratura, inclusiva e di tipo sostenibile, dal punto di vista sia economico sia sociale che ambientale;
    la risposta dell'UE si è articolata in un primo momento sul piano della politica monetaria, cui hanno fatto ben presto seguito interventi sul piano ordinamentale e della governance economica tesi a privilegiare le esigenze di sostegno a famiglie e imprese attraverso i bilanci pubblici, mentre da ultimo è stato proposto un significativo potenziamento del bilancio a lungo termine dell'Unione;
    in particolare, la Banca centrale europea (BCE) è intervenuta per sostenere l'economia di fronte a uno shock senza precedenti, ampliando gli acquisti di titoli pubblici e privati sia attraverso un rafforzamento per 120 miliardi di euro del programma già esistente (Asset Purchase Programme, APP), sia mediante l'introduzione di un nuovo programma straordinario, destinato a fronteggiare le conseguenze della pandemia (Pandemie Emergency Purchase Programme, PEPP), la cui dotazione complessiva ammonta, dopo le ultime decisioni di inizio giugno, a 1.350 miliardi, con durata prevista almeno sino a giugno 2021 e modalità di intervento assai più flessibili del precedente programma di « quantitative easing» avviato nel 2015;
    la Commissione europea, per parte sua, ha sfruttato le possibilità previste dall'ordinamento europeo per aumentare i margini di intervento dei singoli Paesi. In tale direzione: a) ha per la prima volta ritenuto sussistenti le condizioni previste dalla clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, che consente di deviare dal percorso di rientro verso l'obiettivo di bilancio di medio termine in presenza di una grave recessione; b) ha adottato un Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato, con il quale ha legittimato, fino al 31 dicembre 2020, alcune tipologie di aiuti di stato volte a consentire agli Stati membri interventi più ampi a favore dell'economia nel contesto dell'emergenza del coronavirus, allentando le condizioni per l'adozione di misure di sostegno, ivi compresi i salvataggi e l'ingresso dello Stato nel capitale di imprese in difficoltà; c) ha semplificato le regole per l'utilizzo dei fondi europei, consentendo agli Stati membri di richiedere un cofinanziamento dell'UE pari al 100 per cento per i programmi della politica di coesione, facilitando il trasferimento di risorse tra fondi e categorie di regioni e autorizzando la massima flessibilità per reindirizzare le risorse verso le zone più colpite dalla crisi, introducendo al contempo una specifica misura per rendere immediatamente disponibili le risorse residue del bilancio 2014-2020;
    considerate le ripercussioni della pandemia, l'UE ha valutato che per evitare squilibri eccessivi e impatti estremamente dissimili derivanti dalle diverse situazioni di finanza pubblica che incidono sulle capacità degli Stati membri di mettere in atto politiche espansive, non possono essere affrontate in modo efficace solo con la politica monetaria o con le politiche dei singoli Paesi, ma richiedono anche una risposta di bilancio comune. In questa prospettiva, il Consiglio europeo del 23 aprile scorso ha identificato la necessità e l'urgenza di un piano per la ripresa, e ha dato mandato alla Commissione europea di elaborare uno specifico piano per la ripresa e raggiunto al contempo un accordo su tre reti di sicurezza per lavoratori, imprese e sistemi sanitari nazionali volti a mobilizzare nell'immediato sino a 540 miliardi di euro a favore degli Stati membri, quali: a) l'istituzione di un nuovo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza (temporary Support to mitigate Unemployment Risks in Emergency – SURE), con una dotazione di 100 miliardi di euro destinati a fornire agli Stati membri che ne faranno richiesta prestiti a lungo termine a tassi d'interesse contenuti a sostegno e integrazione dei fondi nazionali per la disoccupazione; b) la costituzione di un fondo di garanzia (Pan- european guarantee fund) gestito dalla Banca europea degli investimenti (BEI) a sostegno di 200 miliardi di nuovi prestiti e garanzie alle imprese; c) la previsione di una nuova linea di credito precauzionale del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), per le spese direttamente o indirettamente connesse con il contrasto alla pandemia (Pandemic Crisis Support), con ammontare totale fino a 240 miliardi e nel limite del 2 per cento del Prodotto interno lordo dello stato richiedente la misura di sostegno;
    nella medesima prospettiva sopra richiamata di finanziare la ripresa economica attraverso uno sforzo di bilancio comune avente anche una chiara funzione anticiclica è stato raggiunto infine l'accordo sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e sull'associato programma Next Generation EU, nell'ambito del Consiglio europeo che si è svolto dal 17 al 21 luglio. L'accordo prevede una dotazione di bilancio di 1074,3 miliardi di euro per il periodo 2021-27, a cui si sommerebbe la dotazione, pari a 750 miliardi di euro, del nuovo strumento Next Generation EU, destinato a sostenere, attraverso un mix di sovvenzioni (per 390 miliardi di euro) e prestiti (per 360 miliardi), la ripresa degli Stati membri e a «investire in un'Europa verde, digitale e resiliente»;

la destinazione delle risorse di quest'ultimo strumento si colloca in linea e mira a rafforzare, nel mutato contesto economico-sociale, le priorità legislative individuate dal programma di lavoro della Commissione europea; in particolare, il tema della transizione ecologica, nell'ottica del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e della riduzione delle emissioni di almeno il 55 per cento entro il 2030, costituisce una delle grandi priorità cui orientare le politiche, nazionali ed europee, in modo più o meno diretto e comporterà una radicale riconversione del tessuto produttivo; a tal fine, la quota di spesa del piano nazionale per la ripresa e la resilienza che ciascuno Stato membro sarà chiamato a predisporre dovrà essere, secondo le indicazioni della Commissione, almeno del 37 per cento destinata a riforme ed investimenti trasversali in tutti gli ambiti del Green Deal: dall'energia ai trasporti, dall'agricoltura alla decarbonizzazione dell'industria, dal fisco alla pubblica amministrazione, dall'edilizia ai rifiuti, dall'economia circolare, alla gestione delle acque e alla protezione della biodiversità;
    la transizione digitale rappresenta, a sua volta, insieme all'aumento della produttività, l'altra priorità individuata alla base della nuova strategia di crescita sostenibile dell'Unione, cui destinare almeno il 20 per cento delle spese in ogni Piano nazionale. In particolare, le riforme e gli investimenti proposti per promuovere e sostenere la transizione digitale dell'Ue, contemplano iniziative in ogni settore, dal potenziamento della connettività e delle infrastrutture, al rapporto tra cittadini e pubbliche amministrazioni, a nuove misure per il sistema delle imprese e per migliorare le competenze digitali degli europei a tutti i livelli. Una strategia orientata alla trasformazione digitale, in linea con le azioni presentate nel pacchetto di proposte della Commissione, sarebbe funzionale sia all'attuazione del Green Deal, sia a elevare l'efficienza della pubblica amministrazione, attraverso l'introduzione di nuovi processi amministrativi e servizi pubblici digitali, oltre che, naturalmente, ad incrementare anche la produttività delle imprese, costruire capacità digitali all'avanguardia (intelligenza artificiale, cybersecurity, microelettronica, ecc.) e colmare i divari esistenti in Europa;
    gli investimenti che saranno intrapresi nell'infrastrutturazione digitale potranno, d'altra parte, offrire un contributo di particolare rilievo per colmare, accanto ai divari strutturali che il Paese registra da anni in termini di produttività e investimenti, i persistenti e profondi divari territoriali, di reddito, occupazione, dotazione infrastrutturale e livello dei servizi pubblici, non solo tra il Nord e il Mezzogiorno, bensì anche quelli, che stanno assumendo una dimensione crescente, tra centri urbani e aree interne;
    ai nuovi ambiziosi obiettivi politici e ai relativi investimenti connessi agli obiettivi per un'Europa verde, digitale e resiliente, si affiancano gli sforzi per l'implementazione del Pilastro europeo dei diritti sociali e la diffusione dei valori europei e della democrazia, in un contesto in cui 1'Unione sarà chiamata a rafforzare ulteriormente i legami di cooperazione e solidarietà sanciti nei Trattati. L'equità sociale, con auspicabili interventi mirati ad assicurare pari opportunità, istruzione inclusiva, condizioni di lavoro eque e protezione sociale adeguata a giovani, donne e gruppi vulnerabili (persone scarsamente qualificate, disabili e migranti), rientra infatti tra i principi chiave che la Commissione europea ha indicato per l'elaborazione dei Piani nazionali di ripresa; in tale quadro altrettanto fondamentali saranno gli impegni e le azioni per la lotta alle disuguaglianze di genere, che andranno intrapresi, a livello nazionale, rapidamente e con iniziative specifiche, al fine di favorire un maggiore coinvolgimento delle donne nella vita sociale e produttiva, abbattendo ostacoli e discriminazioni nell'accesso al lavoro, nello sviluppo delle carriere e nei trattamenti retributivi. In particolare, le politiche da intraprendere in tale ambito, dovrebbero essere integrate con ulteriori obiettivi volti a superare il fenomeno della crisi demografica e ad elevare il tasso di natalità del nostro Paese, sino a traguardare almeno la media europea, attraverso una più efficace ed unitaria regolamentazione di sostegno alla genitorialità e alla natalità, programmi di promozione della maternità, nonché l'introduzione di strategie pluriennali che affrontino in maniera sistemica e non emergenziale tale tematica, sottolineandone l'importanza dell'integrazione nelle politiche strategiche dell'Unione europea;
    inoltre, al fine di porre rimedio alle dannose pratiche di dumping sociale e contributivo che danneggiano i lavoratori e incentivano le delocalizzazioni delle imprese in Paesi che offrono minori tutele ai lavoratori e ridotti standard di tutela ambientale, va sostenuta la proposta di istituzione di un salario minimo europeo avanzata dalla Commissione europea, che unitamente a quella di definizione di un regime europeo di riassicurazione contro la disoccupazione costituiscono già una condivisibile base di partenza per dare forma e sostanza all'attuazione dei principi del Pilastro europeo dei diritti sociali. Base di partenza perché l'obiettivo ultimo dovrebbe essere quello di armonizzare i sistemi di protezione sociale definendo strumenti comuni atti a garantire in ogni Paese condizioni dignitose di vita a tutti i cittadini;
    tra i futuri asset strategici d'intervento, d'intervento europeo rientrano necessariamente gli investimenti nel capitale umano, legati a politiche di intervento nel settore della scuola, della formazione, della ricerca scientifica e sanitaria, nonché della cultura;
    far fronte alle conseguenze della crisi da Covid-19 e sostenere un duraturo rilancio economico-sociale del nostro continente, si aggiunge l'esigenza trasversale di un pieno ed efficiente utilizzo dei fondi europei: un rafforzamento della capacità di spesa di tali risorse, ad ogni livello di Governo, rappresenta, da questo punto di vista, un'esigenza indifferibile per poter beneficiare appieno, già dal prossimo ciclo di programmazione, dei nuovi strumenti finanziari messi a disposizione dall'Unione;
    condizionalità decisiva nei criteri di riparto e distribuzione delle risorse europee dovrà essere in futuro il rispetto dello Stato di diritto;
    con riferimento alle politiche migratorie, la Commissione europea ha presentato da ultimo, lo scorso 23 settembre, un nuovo patto europeo sull'Immigrazione e l'asilo – secondo un approccio basato sul legame tra aspetti interni ed esterni della politica migratoria. Il pacchetto di proposte, attualmente all'esame delle Istituzioni europee, apre ad una importante fase di negoziazione sul tema della politica di migrazione, con l'obiettivo, secondo gli intendimenti annunciati dalla Commissione, di arrivare ad una proposta equilibrata, che integri le diverse prospettive e che sia condivisa con tutti gli attori coinvolti, ovvero gli Stati membri, il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali, la società civile, le parti sociali e le imprese;
    appare imprescindibile che la governance economica sia adeguata ed efficace nel sostenere la ripresa economica. Il Programma di lavoro 2020 definisce quale obiettivo prioritario la costruzione di un'economia al servizio delle persone, conciliando la dimensione sociale e quella di mercato. Parimenti la Commissione europea ha presentato, il 5 febbraio 2020, un riesame dell'attuale quadro di sorveglianza economica e di bilancio (Comunicazione (COM(2020)55), al fine di valutarne l'efficacia nel conseguimento dei suoi obiettivi fondamentali. Dal documento emerge chiaramente come il potenziale di crescita di molti Stati membri non sia ancora tornato ai livelli pre-crisi dei debiti sovrani e di come, seppur generalmente migliorata anche la situazione occupazionale e sociale non sia stata ripristinata in molti Stati; si rileva, inoltre, come in vari casi i rapporti debito/PIL continuino ad aumentare o, nella migliore delle ipotesi, si siano stabilizzati, accentuando le divergenze fra i livelli del debito nell'UE, e come le politiche di bilancio degli Stati membri siano ancora prevalentemente pro-cicliche;
    sarà decisivo prestare attenzione alle modalità e alla tempistica di riattivazione delle norme del Patto di Stabilità e Crescita, le cui regole potrebbero essere oggetto di una revisione utile a non limitare la ripresa delle economie nazionali maggiormente colpite dalla crisi;
    affinché sia realmente possibile instaurare nell'Unione una crescita duratura, bilanciata a beneficio di tutti i cittadini occorre dedicare particolare attenzione alle politiche volte al sostegno dell'occupazione. In questo quadro appare fondamentale allineare tutti gli strumenti disponibili, inclusa la politica monetaria. Attualmente l'articolo 127 del TFUE indica il mantenimento della stabilità dei prezzi come l'obiettivo principale del SEBC (Sistema europeo di banche centrali). Si prevede inoltre che, fatto salvo questo obiettivo, il SEBC sia chiamato a contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell'Unione definiti nell'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea che ricomprende tra le altre la crescita e l'occupazione. Se attraverso questa ultima previsione si è recentemente imposta una lettura più ampia del mandato della BCE che ha portato a importanti decisioni di politica monetaria (si pensi più recentemente ad esempio al PEPP), è altrettanto vero che è tutt'ora assente un esplicito obiettivo di piena occupazione, diversamente da quanto previsto ad esempio per la Federal Reserve statunitense. La previsione esplicita nei Trattati dell'obiettivo di contribuire alla diminuzione del tasso di disoccupazione della zona euro rinsalderebbe la base giuridica e in tal modo renderebbe più certa e conseguentemente più efficace la politica monetaria;
    inoltre l'articolo 123 del TFUE non consente l'acquisto diretto di titoli di debito sovrano, al pari delle altre forme di finanziamento monetario a Stati, organismi dell'Unione o imprese pubbliche, mentre estremamente importante sembrerebbe essere, in un quadro di stabilizzazione e supporto generale della ripresa economica, il ruolo che la BCE può avere nel fornire liquidità direttamente ai singoli Stati membri, anche in chiave di protezione dalla speculazione internazionale;
    sebbene TUE costituisca un'area di libero scambio, con regimi economici e regole di bilancio armonizzate, permangono ancora delle rilevanti asimmetrie nell'ambito della fiscalità diretta, con alcune forme di competizione fiscale aggressiva o di vero e proprio dumping fiscale che si rivelano oggi ormai insostenibili poiché sottraggono ingenti risorse alle finanze pubbliche di quei Paesi, come l'Italia, a cui, nello stesso tempo, si richiede rigore finanziario, in tale contesto, appare altresì ineludibile una riforma radicale e strutturata del sistema delle risorse proprie europee;
    valutata favorevolmente la relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020 (Doc. LXXXVI, n. 3)», sul «Programma di lavoro della Commissione per il 2020 – Un'Unione più ambiziosa (COM(2020)37 final)» e sul «Programma di lavoro adattato 2020 della Commissione (COM(2020)440 final)»,

impegna il Governo:

1) a coordinare l'elaborazione e la presentazione della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il prossimo anno nel rispetto degli obblighi informativi e delle tempistiche previste dalla legge n. 234 del 2012, con gli orientamenti del Governo stesso sul Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, sia con riguardo alle macro-questioni connesse con l'avanzamento del Piano, sia in merito alle specifiche politiche e ai singoli progetti ritenuti prioritari, al fine di garantire, attraverso un'accurata e costante attività di monitoraggio, di indirizzo e di controllo, il massimo coinvolgimento del Parlamento alla definizione delle politiche nazionali da adottare nelle sedi decisionali dell'Unione europea;

2) nell'ambito del coordinamento nazionale delle politiche europee, a porre al centro delle scelte nazionali, in linea con la strategia di rilancio dell'Unione, gli indirizzi indicati dagli orientamenti della Commissione nel proprio programma di lavoro per il primo anno dei suo mandato nonché i nuovi traguardi europei indicati dallo strumento Next Generation EU;

3) investire in tale contesto anzitutto nella trasformazione digitale del Paese, per garantire pari opportunità digitali in tutto il territorio nazionale e avviare una strutturale azione di modernizzazione della Pubblica Amministrazione al fine di rendere più accessibili ed efficaci i servizi pubblici per i cittadini;

4) al fine di garantire un'effettiva transizione ecologica, a proseguire negli sforzi volti ad adeguare la normativa nazionale agli obiettivi ambientali e climatici riguardanti il Green Deal, in linea con quanto raccomandato dall'Unione europea, ponendo, a tal fine, una particolare attenzione anche nell'azione di rafforzamento della prevenzione delle infrazioni e delle attività di risoluzione dei casi pendenti, al fine di assicurarne una sostanziale riduzione dei procedimenti ed evitare effetti negativi a carico della finanza pubblica;

5) puntare ad investimenti ad alto effetto moltiplicativo, come quelli finalizzati ad una piena ed effettiva attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali – attraverso specifiche azioni mirate a garantire all'uguaglianza e parità di genere in campo economico, sociale e lavorativo, al superamento della crisi demografica e ad elevare il tasso di natalità del nostro Paese, per raggiungere almeno la media europea – per contribuire alla ricostruzione verde e migliorare la qualità della vita dei cittadini, in un contesto in cui l'Europa sarà chiamata a riorientare verso la piena sostenibilità sociale le proprie politiche di sviluppo;

6) ad incrementare gli sforzi per colmare, unitamente ai divari strutturali che affliggono, da anni, il nostro Paese, in termini di produttività e investimenti, i persistenti e profondi divari tra i livelli di sviluppo dei territori, non solo tra il Nord e il Mezzogiorno, ma anche tra centri urbani e aree interne, che incidono fortemente sulle opportunità di vita dei cittadini;

7) al fine di assicurare un pieno, efficiente e tempestivo impiego dei fondi europei, a migliorare e accelerare le procedure di utilizzo dei suddetti fondi nei diversi livelli di governo, al fine di rafforzare la capacità progettuale e realizzativa del nostro Paese, allineando i tempi degli impegni e della spesa dei fondi Ue almeno alla media europea;

8) a proseguire il dialogo negoziale con le Istituzioni europee e con gli altri Stati membri per la costruzione di un sistema di gestione dei flussi migratori che concretizzi i principi di solidarietà, umanità, equa ripartizione e piena condivisione della responsabilità, e per il raggiungimento di un accordo sulla riforma del Sistema comune europeo d'asilo, che concretizzi il superamento dell'attuale «regolamento di Dublino» anche in direzione del superamento del principio dello Stato di primo ingresso sulle domande di protezione internazionale e della coerenza europea tra le dimensioni e procedure relative rispettivamente all'asilo ed ai rimpatri;

9) a farsi portavoce dell'improcrastinabilità di una coraggiosa revisione della governance istituzionale, che, tra le altre riforme, ripensi il ruolo e il rapporto tra le istituzioni dell'UE, potenzi la trasparenza e l’accountability di ciascuna istituzione, rafforzi il livello unionale, superando altresì il principio dell'unanimità in sede di Consiglio per le decisioni relative ad alcune politiche chiave (fiscale, politica estera etc.) e contemporaneamente individui le materie, quali ad esempio quelle di carattere sanitario, su cui sarebbe opportuno rafforzare il livello di cooperazione e riequilibrare il ruolo degli Stati membri nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà. Più in generale la nuova governance istituzionale dovrebbe essere vista in un più ampio quadro di rinnovamento dell'Unione come volta a perseguire realmente e attivamente i prìncipi, i valori, i diritti fondamentali, gli obiettivi definiti dai padri fondatori ed enunciati nei Trattati, investendo sempre più in azioni e politiche volte a sostenere e promuovere la transizione verde, la trasformazione digitale, il Pilastro europeo dei diritti sociali e la diffusione dei valori europei, della solidarietà, della democrazia, del primato dello Stato di diritto e del multilateralismo;

10) in merito agli aspetti relativi alla governance economica a proseguire, di concerto con le istituzioni dell'UE, in una revisione che sia diretta a renderla più favorevole a una crescita bilanciata, sostenibile e inclusiva, di reale supporto al tessuto produttivo e sociale dell'UE sulla base dei principi fondanti dell'economia sociale di mercato. Nel contesto delle modifiche da apportare alla governance dell'eurozona occorre svolgere una riflessione sulla revisione delle norme del Patto di Stabilità e Crescita, nell'ottica di una programmazione di medio-lungo termine, nonché sulle prospettive di riequilibrio delle politiche economiche fra Paesi in deficit e Paesi in surplus. In tale ottica, appare fondamentale prevedere una specifica « golden rule» per le spese connesse alle agevolazioni agli investimenti ambientali, debitamente classificati, diretti alla riconversione ecologica del tessuto produttivo, nonché agli investimenti pubblici annoverabili nell'ambito delle politiche del Green deal, che dovrebbero pertanto essere escluse dal computo del saldo di bilancio rilevante ai fini del rispetto del PSC, rendendo così maggiormente coerente la governance economica europea con l'obiettivo della transizione ecologica, nonché, in generale, con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite che sono ora incorporati in modo sistematico nel Semestre europeo;

11) analoghi spazi nel Quadro finanziario pluriennale e nelle future politiche di Bilancio europee dovrebbero essere riconosciuti per le spese degli Stati membri dirette a finanziare interventi rivolti al rafforzamento del capitale umano, quali l'istruzione, la formazione, la ricerca scientifica, all'impegno per colmare il divario di genere tra uomo e donna nel campo economico, sociale ed occupazionale, nonché alle politiche volte ad aumentare il tasso di natalità;

12) a valutare, congiuntamente con gli altri Stati membri, l'opportunità di ampliare in futuro il mandato istituzionale della Banca Centrale Europea esplicitando l'obiettivo della piena occupazione;

13) ad assumere ogni decisione sul ricorso alla linea di credito sanitaria del MES solo a seguito di un preventivo ed apposito dibattito parlamentare e previa presentazione da parte del Governo di un'analisi dei fabbisogni e di un piano dettagliato dell'utilizzo degli eventuali finanziamenti;

14) a impegnarsi attivamente affinché si operi quanto prima una revisione delle risorse proprie europee e si pervenga ad una maggiore armonizzazione del quadro fiscale, anche nel settore delle imposte dirette, in particolare sulle società in chiave anti-elusione e anti-dumping. A questo scopo occorre procedere sia alla fissazione di un livello minimo delle aliquote di imposta sia ad un coordinamento nella definizione delle basi imponibili. Il Governo dovrebbe, in questa chiave, sostenere sia la base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (CCCTB), sia l'introduzione di una nuova tassa sulle transazioni finanziarie, fermo restando il sostegno all'introduzione di una digital tax e della nuova Carbon border tax, ciò anche al fine di salvaguardare il mercato unico dalla concorrenza, spesso sleale, di paesi terzi e di ampliare in prospettiva le capacità di bilancio dell'Unione senza gravare ulteriormente sulle finanze pubbliche degli Stati membri e per questa via perseguire più efficacemente gli obiettivi di benessere, progresso sociale e sostenibilità ambientale sanciti nei trattati;

15) ad adoperarsi affinché la Conferenza sul futuro dell'Europa sia avviata al più presto, con l'obiettivo di mobilitare, attraverso la previsione di adeguate forme di partecipazione e appropriati strumenti di rappresentanza, il coinvolgimento democratico dei cittadini, dei soggetti della società civile e del Parlamento nazionale, nella costruzione di una nuova sovranità e autonomia strategica europea, con riguardo sia alla riforma dei meccanismi istituzionali, sia alle competenze specifiche e alle politiche sostanziali di carattere prioritario nel medio-lungo periodo, incluse le regole relative all'Unione economica e monetaria e alla politica fiscale.
(6-00131)
(Nuova formulazione) «Scerra, De Luca, Colaninno, Fornaro, Emanuela Rossini».