ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00097

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 307 del 19/02/2020
Abbinamenti
Atto 6/00098 abbinato in data 19/02/2020
Atto 6/00099 abbinato in data 19/02/2020
Atto 6/00100 abbinato in data 19/02/2020
Atto 6/00101 abbinato in data 19/02/2020
Firmatari
Primo firmatario: CRIPPA DAVIDE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 19/02/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DELRIO GRAZIANO PARTITO DEMOCRATICO 19/02/2020
BOSCHI MARIA ELENA ITALIA VIVA 19/02/2020
FORNARO FEDERICO LIBERI E UGUALI 19/02/2020
BATTELLI SERGIO MOVIMENTO 5 STELLE 19/02/2020
GALIZIA FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE 19/02/2020
DE LUCA PIERO PARTITO DEMOCRATICO 19/02/2020
COLANINNO MATTEO ITALIA VIVA 19/02/2020
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 19/02/2020


Stato iter:
19/02/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 19/02/2020
Resoconto AMENDOLA VINCENZO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI EUROPEI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 19/02/2020
Resoconto TABACCI BRUNO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO-RADICALI ITALIANI-+EUROPA
Resoconto TONDO RENZO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-CAMBIAMO!-ALLEANZA DI CENTRO
Resoconto FASSINA STEFANO LIBERI E UGUALI
Resoconto COLANINNO MATTEO ITALIA VIVA
Resoconto MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto DE LUCA PIERO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto CATTANEO ALESSANDRO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto GIGLIO VIGNA ALESSANDRO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto GALIZIA FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 19/02/2020

ACCOLTO IL 19/02/2020

PARERE GOVERNO IL 19/02/2020

DISCUSSIONE IL 19/02/2020

APPROVATO IL 19/02/2020

CONCLUSO IL 19/02/2020

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00097
presentato da
CRIPPA Davide
testo di
Mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n. 307

   La Camera,
   premesso che:
    dopo l'insediamento della Commissione europea guidata da Ursula Von der Leyen e l'inizio del mandato del nuovo Presidente del Consiglio europeo Charles Michel i negoziati sulla definizione del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2021-2027 sono a una fase decisiva;
    a seguito degli incontri bilaterali che il Presidente Michel ha tenuto nelle scorse settimane, l'obiettivo è quello di giungere al Consiglio europeo straordinario del prossimo 20 febbraio con uno schema negoziale su cui trovare un compromesso definitivo e superare le divergenze tra gruppi di Stati, tra chi vorrebbe un bilancio europeo più ambizioso e adeguato alle grandi sfide, che l'Unione europea dovrà affrontare da qui al 2027, e chi punta a una contrazione delle previsioni di spesa e a consistenti tagli sulle voci di bilancio;
    la prossima riunione del Consiglio europeo è, pertanto, un passaggio fondamentale per la definizione del QFP 2021-2027, che per essere adottato necessita, ai sensi dell'articolo 312 del TFUE, dell'approvazione all'unanimità da parte degli Stati Membri e del consenso del Parlamento europeo. Il mancato raggiungimento di un'intesa comporterebbe ritardi molto seri nella programmazione e nella spesa delle risorse in bilancio nei prossimi sette anni;
    il pacchetto negoziale elaborato nel mese di dicembre 2019 dalla Presidenza di turno finlandese prevedeva una previsione di spesa dell'1,07 per cento del reddito nazionale lordo (RNL) dei 27 Stati membri (a fronte dell'1,11 per cento della proposta iniziale della Commissione europea e dell'1,3 per cento richiesto dal Parlamento europeo), in termini assoluti pari a 1.087 miliardi di euro a prezzi 2018, nell'arco del settennato. In un'ottica europea, l'Italia ha considerato questa proposta insufficiente, non in grado di dotare l'Unione europea degli strumenti idonei a portare a termine i suoi nuovi obiettivi dalla lotta ai cambiamenti climatici, all'innovazione digitale, alla gestione delle frontiere e della sicurezza, a fronte anche del recesso del Regno Unito e della necessità di trovare un accordo sulla definizione di nuove risorse proprie europee;
    nei Consigli europei del 17-18 ottobre e 12-13 dicembre 2019, il Governo ha tenuto una linea negoziale in riferimento alla definizione del QFP coerente con le risoluzioni (6-00076) n. 1 e (6-00087) n. 2 approvate dal Senato e le risoluzioni n. 6-00088 e n. 6-00091 approvate dalla Camera dei deputati, a seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio;
    nella fase finale del negoziato permangono ancora alcune linee guida della posizione negoziale italiana da sostenere, tra cui la chiara definizione delle nuove risorse proprie dell'Unione con il mantenimento della risorsa IVA, la cui eventuale abolizione potrebbe far aumentare il contributo italiano, il prosieguo dei negoziati per l'introduzione della Common Consolidated Corporate Tax Base (CCCTB) e l'introduzione di un «pacchetto di risorse verdi» che affianchi al contributo nazionale basato sui rifiuti da imballaggi di plastica non riciclati, anche delle entrate provenienti dal sistema di scambio di quote di emissioni (ETS);
    nonostante la recente proposta presentata del Presidente Michel faccia registrare qualche leggero passo in avanti rispetto al precedente quadro negoziale della Presidenza finlandese, questa tuttavia non appare ancora adeguata rispetto alle ambizioni dell'Europa sulle nuove sfide a livello mondiale, così come definite dall'agenda strategica dei leader e dal programma della Presidente della Commissione europea;
    sul lato delle entrate, resta fondamentale la modernizzazione delle modalità in cui l'Unione europea finanzia il proprio bilancio, in primis attraverso l'introduzione di nuove risorse proprie, con l'obiettivo non solo di allentare la dipendenza del quadro finanziario dai contributi degli Stati membri, ma anche di contribuire a promuovere adeguatamente tutte le priorità politiche dell'Unione;
    il 24 luglio 2019, la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento concernente un quadro di governance per lo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività della zona euro (BICC), volto a finanziare riforme strutturali e investimenti pubblici, e che farebbe parte del futuro bilancio dell'Unione 2021-2027;
    peraltro, nel corso del negoziato, sono state presentate proposte di istituzione di strumenti volti a sostenere la nuova strategia di investimenti per un'Europa sostenibile, alcuni dei quali intervengono sul prossimo quadro finanziario pluriennale. Tra quelli non previsti nella proposta originaria, si rileva segnatamente il Just Transition FUND, con una dotazione finanziaria propria nel bilancio UE di 7,5 miliardi di euro per il periodo 2021-2027;
    nel programma presentato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si delinea un Green deal europeo con azioni concrete in materia di cambiamenti climatici che possano portare a traguardi ambiziosi e giungere a metà secolo a un'Unione europea climaticamente neutrale, con una nuova politica industriale di transizione ecologica, un'economica circolare compiuta, cominciando questo percorso nel prossimo bilancio pluriennale fissando gli obiettivi di spesa per il conseguimento degli obiettivi climatici ambiziosi (almeno al 25 per cento);
    l'Italia sostiene l'intenzione della Commissione europea di disegnare un sistema finalizzato a proporre incentivi, misure fiscali e regolatorie per favorire la «transizione verde». Sotto la guida della Commissione europea, si prevede la messa a punto di un piano di investimenti pubblici e privati. Questo piano dovrebbe articolarsi su tre principali progetti: il programma «InvestEu» dedicato all'innovazione e un Piano di investimenti per un'Europa sostenibile, il piano di investimenti per un'Europa sostenibile (JTF – just transition fund) e strumenti di investimento BEI (banca europea degli investimenti). Nonostante la pluralità di strumenti previsti (i fondi europei, l'azione della Banca europea degli Investimenti, l'effetto leva sul settore privato), le risorse indicate nel Piano appaiono poco ambiziose;
    con il recesso del Regno Unito deve trovare soluzione la questione relativa al cosiddetto « rebate», il meccanismo di correzione del bilancio che rimborsa a determinati Stati membri la differenza tra il contributo al bilancio UE e le entrate ottenute. L'Italia (insieme alla Francia unico paese contributore netto a non beneficiare del rebate) ne ha chiesto la cancellazione, se non immediata, per lo meno una progressiva sua dismissione (phasing out) per arrivare all'abolizione nel settennato post 2027;
    per quanto concerne la Politica agricola comune (PAC) nonostante l'ultima proposta di stanziamento di risorse, pari a 329,3 miliardi di euro per i prossimi 7 anni, corrispondenti ad una percentuale del 30 per cento del QFP 2021-2027, in aumento rispetto all'iniziale 29 per cento proposto dalla Commissione europea, rimangono da risolvere alcune problematiche che rischiano di svantaggiare il comparto agricolo del nostro Paese. Risulta, in particolare, problematico a livello nazionale il mantenimento del processo di convergenza esterna, che punta ad assegnare a tutti gli agricoltori lo stesso importo di pagamenti per ettaro, indipendentemente da fattori chiave, quali i costi di produzione, l'intensità degli investimenti effettuati, il valore aggiunto della produzione e la sua efficienza, il reddito medio nel settore rispetto al resto dell'economia, la produttività o le questioni climatiche e altro. Metodo iniquo e privo di giustificazione, sia sotto il profilo economico che dal punto di vista sociale e che potrebbe penalizzare il comparto agricolo italiano fino ad addirittura sette miliardi nel prossimo settennato ove il processo venisse completato;
    occorre ribadire, in linea con il lavoro già svolto dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea sul tema, l'opportunità di valutare l'utilizzo di penalizzazioni nei trasferimenti quali strumenti di disincentivo rispetto alle scelte politiche degli Stati che rifiutano la cooperazione in materia migratoria nonché sanzionare le violazioni accertate degli Stati membri dei principi fondamentali quali il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani;
    le politiche di genere e per la parità uomo/donna non rappresentano unicamente uno strumento per la promozione dei diritti delle donne, ma costituiscono una opportunità di sviluppo economico-occupazionale. Rafforzare l'utilizzo degli strumenti finanziari europei a favore delle politiche di genere è dunque un tassello fondamentale per l'incremento e la crescita delle politiche economiche europee;
    preoccupano le proposte sull'indice di prosperità relativa che si traducono in una penalizzazione del nostro Paese nonostante l'impoverimento subito in questi anni;
    necessitano tra l'altro di una revisione i tagli previsti dell'ultimo schema negoziale che prevedono risparmi eccessivi in settore strategici dalla difesa, al settore aerospaziale, nonché la digitalizzazione e la previsione di livelli adeguati di spesa per le politiche migratorie, scongiurando le riduzioni prospettate per il nuovo strumento di cooperazione internazionale NDICI (Neighbourhood Development and International Cooperation Instrument),

impegna il Governo:

   1) a lavorare affinché nel Consiglio Europeo Straordinario del prossimo 20 febbraio possa giungersi al raggiungimento di un'intesa finale sul Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 per evitare ulteriori ritardi che potrebbero avere gravi ricadute sulla programmazione, sull'avvio dei prossimi programmi di spesa e sull'efficiente impiego delle risorse, tenendo comunque presente l'esigenza di definire un QFP ambizioso e capace di sostenere finanziariamente, in modo adeguato, l'Agenda strategica europea, concordata per il ciclo istituzionale appena avviato;
   2) a proseguire nell'azione negoziale in modo da arrivare a una definizione del bilancio europeo che sia all'altezza delle sfide future dell'Unione europea, che preveda adeguate risorse per le politiche tradizionali dell'Unione – quali la politica di coesione economica e sociale e la politica agricola comune – e che disponga livelli di finanziamento efficaci per le nuove politiche ritenute prioritarie per l'Italia nell'ambito della programmazione economica e strategica dell'Unione europea quali gli investimenti per la crescita e la competitività, un'agricoltura moderna e sostenibile, il Green deal – per il quale appare necessario individuare ulteriori risorse aggiuntive rispetto a quelle che saranno rese disponibili con il QFP, la ricerca, l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, la sicurezza nonché la gestione dei fenomeni migratori e della politica di vicinato, realizzando un partenariato più solido con i Paesi di origine e transito dei flussi;
   3) a porre la massima attenzione ai criteri di assegnazione e impiego delle risorse del Just Transition Fund affinché corrispondano alle aspettative italiane in termini di sviluppo economico, incremento occupazionale nonché impatto sociale e ambientale, anche in relazione al contributo netto nazionale;
   4) a sostenere la possibilità di ampliare i margini di flessibilità consentita agli Stati membri, ai fini del computo dei parametri utili al pareggio di bilancio, limitatamente agli investimenti ricompresi nel campo del green deal;
   5) a ribadire l'esigenza di utilizzare le penalizzazioni nei trasferimenti quali sanzioni effettive nei confronti delle violazioni dei principi fondamentali dell'Unione europea da parte degli stati membri;
   6) a promuovere, nell'ambito del negoziato, delle politiche di genere quale parametro per la distribuzione dei fondi europei;
   7) sul fronte delle entrate, ad adottare iniziative per delineare un pacchetto di risorse proprie dell'Unione europea che oltre al mantenimento della risorsa IVA, preveda anche l'introduzione della border carbon tax e imposte sulle importazioni di beni e servizi finalizzate a contrastare il dumping ambientale e sociale, l'introduzione di «risorse verdi», una incisiva web tax e la prosecuzione dei negoziati per l'introduzione della Common Consolidated Corporate Tax Base (CCCTB), risorsa chiave per l'armonizzazione dei sistemi di tassazione delle multinazionali tra i vari Stati membri dell'Unione europea;
   8) ad adottare iniziative per avviare un processo di superamento del meccanismo di correzione del bilancio, unitamente all'eliminazione della convergenza esterna dei pagamenti diretti agli agricoltori, richiedendo altresì a questo riguardo una adeguata compensazione per la penalizzazione già subita nell'attuale ciclo di programmazione, nonché una correzione del livello dell'indice di prosperità relativa applicabile alla politica di coesione e continuare a ribadire in sede europea l'importanza di nuovi strumenti di bilancio, quali il BICC e adoperandosi affinché riprenda la riflessione sull'introduzione di strumenti di stabilizzazione economica della zona euro come la funzione europea di stabilizzazione degli investimenti e agli altri programmi analoghi proposti dalla Commissione europea che per essere efficaci devono poter fare affidamento su risorse adeguate;
   9) a promuovere ogni azione negoziale finalizzata a garantire che il bilancio sia sufficientemente, flessibile, così da poter essere efficacemente impiegato sia per destinare le risorse alle necessità effettive delle diverse aree del Paese, in particolare per investimenti infrastrutturali e connettività, sia per situazioni di emergenza (disoccupazione giovanile, disastri naturali, crisi migratorie, emergenze sanitarie), nonché che nel nuovo QFP sia affermato un sistema equilibrato di condizionalità, legato alle politiche di solidarietà europea e al rispetto dei valori e dei principi democratici fondanti lo Stato di diritto nell'Unione, superando qualsiasi ipotesi di introduzione di nuove condizionalità macroeconomiche;
   10) a ribadire che la proposta del Presidente Michel sul bilancio dell'Unione europea, nonostante qualche leggero passo avanti rispetto al quadro negoziale della presidenza finlandese, non appare ancora adeguata rispetto alle ambizioni dell'Europa sulle nuove sfide a livello mondiale.
(6-00097) «Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Battelli, Galizia, De Luca, Colaninno, Quartapelle Procopio».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

coesione economica e sociale

risoluzione

paese membro