ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00526

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 574 del 11/10/2021
Abbinamenti
Atto 1/00498 abbinato in data 13/10/2021
Atto 1/00506 abbinato in data 13/10/2021
Atto 1/00507 abbinato in data 13/10/2021
Firmatari
Primo firmatario: TRIPODI ELISA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 11/10/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SAITTA EUGENIO MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
BALDINO VITTORIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
ASCARI STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
AIELLO DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
CASO ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
MIGLIORINO LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
DE CARLO SABRINA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
AZZOLINA LUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
GIORDANO CONNY MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
ALAIMO ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
BUSINAROLO FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
BONAFEDE ALFONSO MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
CATALDI ROBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
D'ORSO VALENTINA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
DI SARNO GIANFRANCO MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
FERRARESI VITTORIO MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
GIULIANO CARLA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
PERANTONI MARIO MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
SALAFIA ANGELA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
SARTI GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
SCUTELLA' ELISA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021
PALMISANO VALENTINA MOVIMENTO 5 STELLE 11/10/2021


Stato iter:
13/10/2021
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 13/10/2021

RITIRATO IL 13/10/2021

CONCLUSO IL 13/10/2021

Atto Camera

Mozione 1-00526
presentato da
TRIPODI Elisa
testo presentato
Lunedì 11 ottobre 2021
modificato
Mercoledì 13 ottobre 2021, seduta n. 576

   La Camera,

   premesso che:

    nella presente fase di emergenza relativa al Covid-19 le mafie stanno praticando «un vero e proprio attacco allo Stato»; tale è la denuncia, forte, della Commissione parlamentare antimafia, nella relazione per la prevenzione e la repressione delle attività predatorie della criminalità organizzata durante l'emergenza sanitaria, approvata, all'unanimità, il 22 giugno 2021;

    il documento elenca alcune modalità di tale attacco: «il tentativo di costruire un sistema del credito parallelo», «il sistema di riciclaggio capillare messo in piedi attraverso l'uso di medie e piccole imprese, come anche nel settore dei servizi», «la speculazione fortissima sui DPI, bene primario e strategico», la capacità «di strozzare ulteriormente l'economia e le casse dello Stato accumulando risorse e continuando a esercitare forme multiple di violenza e aggressione»;

    è importante, dunque, per difendere l'economia legale, mettere in campo «operazioni di disvelamento dei modi con cui i gruppi criminali si appropriano delle imprese e aumentano il controllo sociale sulle comunità». Ma è indispensabile, proprio parlando delle imprese in difficoltà preda dell'aggressione mafiosa, «considerare la dinamica dei lavoratori e delle lavoratrici», perché «senza una presa in carico dei diritti e del rischio connesso alla perdita del lavoro, come ai rischi legati allo scivolamento dei lavoratori in nero nell'emisfero dell'illegalità, si rischia di avere una visione parziale». Anche perché – avverte ancora la Commissione – «in queste difficoltà le mafie hanno operato come welfare di prossimità, offrendo sussidi tramite anche la distribuzione di beni essenziali alle famiglie in difficoltà e ottenendo così ulteriore consenso»;

    di fronte a tutto questo, secondo la Commissione, «la politica, attraverso le sue istituzioni, è chiamata ad avere un ruolo importante e nettissimo». Partendo «dalla sensibilità antimafia, finora sostanzialmente apparsa in seconda linea, su ogni singolo provvedimento sul quale si possano manifestare forme di attacco da parte degli interessi mafiosi». E qui la Commissione fa una precisa denuncia: «Non è pensabile un Piano di Rilancio del Paese, che non abbia fra i propri punti di forza il contrasto alle mafie che strangolano il Paese e ne condannano inesorabilmente i cittadini in una situazione di subalternità e povertà crescente»;

    secondo quanto riportato dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) nella relazione sul secondo semestre del 2020 presentata al Parlamento, le mafie potrebbero gestire i fondi europei (oltre 191 miliardi) del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in arrivo per l'Italia, al fine di assicurare un tempestivo sostegno economico;

    i finanziamenti pubblici ottenuti dal Governo per far fronte alla crisi da Covid-19 rientrano nel mirino dei clan, decisamente interessati ad utilizzarli per fornire sostegno alle categorie economicamente più colpite dalle conseguenze economiche della pandemia: niente più violenza, ma una silente infiltrazione nell'economia legale, sfruttando l'emergenza da Covid-19 e soprattutto quell'area grigia che si muove nel mondo della pubblica amministrazione, della politica, della finanza e delle professioni;

    a dimostrazione di questo cambiamento, ci sono i dati che la Dia riporta nella sua relazione e che rivelano come, rispetto a un anno fa, si registri una crescita evidente di delitti legati alla gestione illecita dell'imprenditoria, alle infiltrazioni in alcuni settori produttivi e all'intercettazione di fondi pubblici; come ha sottolineato più volte il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, da tempo, le organizzazioni criminali hanno capito che «l'indice non serve più per sparare, ma per movimentare denaro»;

    la conferma è nei numeri: rispetto allo stesso periodo del 2019 si registra, da un lato, il calo dei casi di omicidio di tipo mafioso e delle associazioni mafiose (passati, rispettivamente, da 125 a 121 e da 80 a 41) e, dall'altro, un aumento dei delitti connessi con la gestione illecita dell'imprenditoria, le infiltrazioni nei settori produttivi e l'accaparramento di fondi pubblici. Gli episodi di corruzione e concussione sono passati da 20 a 27, l'induzione indebita a dare o promettere utilità da 9 a 16, il traffico di influenze illecite da 28 a 32, la turbata libertà degli incanti da 28 a 32;

    si tratta di una strategia criminale che segue due linee ben precise: da un lato, c'è il tentativo di rilevare le imprese finite in difficoltà a causa dell'emergenza (un fenomeno che si registra soprattutto nel nord Italia), e dall'altro, quello di accaparrarsi le risorse pubbliche stanziate per fronteggiare l'emergenza sanitaria (una pratica che trova, invece, terreno fertile al Sud del Paese);

    l'interesse dimostrato per i finanziamenti pubblici e per gli aiuti economici stanziati dal Governo, allarma la Dia che, nell'ultima relazione, pone l'accento sul rischio che, nei prossimi mesi, le organizzazioni criminali possano mettere le mani anche sui fondi del Pnrr in arrivo per l'Italia;

    effettivamente il quadro generale nel quale si inserisce il Pnrr, ai fini della prevenzione e repressione delle infiltrazioni mafiose, nel nostro Paese, è difficile e complicato. Un esempio recente di un vasto impegno di investimenti, quale Expo Milano, ha presentato molteplici aspetti di criticità di infiltrazioni corruttive, ovvero mafiose;

    come anche sostenuto dal procuratore Gratteri, che ha ribadito il rischio di infiltrazioni della 'ndrangheta e delle mafie nei fondi del Pnrr: «Certamente le mafie sono presenti dove c'è da gestire denaro e potere ed è ovvio che non staranno a guardare e faranno di tutto per appropriarsi di parte di queste risorse della Comunità europea»;

    il presidente dell'Anac, dottor Busia, nel corso dell'audizione sul Pnrr presso la Commissione ambiente e lavori pubblici della Camera, tenutasi il 15 giugno 2021, ha rilevato che la digitalizzazione delle procedure di appalto pubblico e il rafforzamento della Banca dati nazionale dei contratti pubblici, gestita da Anac, sono due priorità che il Pnrr dovrebbe contenere. Le motivazioni evidenziate sono molteplici: 1) garantire assegnazioni più veloci degli appalti pubblici, 2) monitorare lo stato di avanzamento degli investimenti, 3) rafforzare la trasparenza sull'utilizzo dei fondi europei, ai fini del contrasto di pratiche illecite;

    la raccomandazione della Direzione investigativa antimafia è che tutti i Paesi europei diano «risposte corali» al concreto allarme di infiltrazioni: si chiede, in particolare, che gli Stati e le istituzioni europee dedichino a tale rischio la stessa attenzione impiegata per fronteggiare la pandemia;

    la dolorosa esperienza italiana di lotta alle mafie offre al resto d'Europa una chiave di assoluta qualità nell'interpretazione e contrasto del fenomeno suddetto (dal codice antimafia, alle interdittive prefettizie per persone fisiche e società, agli strumenti di sequestro e confisca) reso più complicato in passato dalle differenze legislative nazionali: l'Italia ha incassato il coordinamento del Law Enforcement Forum, il gruppo di lavoro dell'Unione europea che, con la supervisione di Europol, sta mettendo a punto le difese comuni dei 24 Paesi coscienti dei rischi di infiltrazioni criminali e mafiose nella gestione dei 750 miliardi di euro per la ripartenza dal Covid-19, impedendo ai clan italiani di rafforzarsi con attività «pulite» all'estero;

    non può sottacersi, peraltro, che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 253 del 23 ottobre-4 dicembre 2019, ha dichiarato incostituzionale l'articolo 4-bis, comma 1, della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di ordinamento penitenziario, nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l'attualità della partecipazione all'associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata, sempre che, ovviamente, il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo; ciò ha come conseguenza, quindi, che i capi mafiosi, condannati all'ergastolo per stragi e omicidi, potranno ottenere permessi premio, anche se non collaborano con la giustizia;

    in data 11 maggio 2021, la Consulta, con l'ordinanza n. 97, si è anche pronunciata sul ricorso della I sezione penale della Corte di cassazione circa l'esclusione dalla liberazione condizionale, in assenza di collaborazione con la giustizia, per i condannati per reati di mafia;

    ferma restando, e riconoscendo, la funzione rieducativa della pena, è evidente la necessità di un intervento legislativo correttivo della normativa attraverso il quale introdurre adeguati criteri e princìpi per concedere o negare i permessi premio e ogni altro tipo di beneficio ai condannati per reati legati alla criminalità organizzata, peraltro anche oggetto di una proposta di legge presentata nella stessa data (11 maggio 2021) dal Movimento 5 Stelle, d'iniziativa dell'onorevole Ferraresi,

impegna il Governo:

1) ad investire nel potenziamento delle misure e degli strumenti per la prevenzione e il contrasto della criminalità organizzata, delle mafie e del fenomeno della corruzione per garantire una gestione corretta e trasparente delle risorse, in particolare affinché i fondi europei relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ricevuti dal nostro Paese siano oggetto di un'attenta e sistematica opera di monitoraggio sul relativo utilizzo, con un considerevole aumento di trasparenza su tutte le procedure di gestione ad essi collegate;

2) ad adottare le iniziative di competenza per incentivare il finanziamento di sistemi e tecnologie con riferimento alla Direzione investigativa antimafia (Dia) e alle direzioni distrettuali antimafia, al Servizio centrale operativo della Polizia di Stato (Sco), al Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri (Ros), al Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di finanza (Gico), nonché alla struttura e ai mezzi dell'Unità di informazione finanziaria per l'Italia (Uif);

3) ad assumere le iniziative di competenza, anche normative, affinché – a partire dal 2022 – la Cabina di regia del Pnrr, ogni sei mesi, riferisca in Commissione antimafia circa le azioni e i programmi attuati dalla Cabina di regia stessa o da altri organi governativi competenti, ai fini della repressione delle infiltrazioni mafiose;

4) ad adottare iniziative normative per garantire la pubblicazione su internet, da effettuarsi entro la fine del 2022, a cura della Cabina di regia del Pnrr di tutte le imprese aggiudicatrici di opere e lavori, con indicazione dei territori da essi interessati, indicando, altresì, le eventuali ditte di subappalto o di sub-appalto, in modo da render trasparente quali tipi di opere siano in corso di attuazione nei diversi territori, e chi sia il reale esecutore;

5) ad adottare le iniziative di competenza per investire nella formazione di pool investigativi specializzati, composti non solo da appartenenti alle forze di polizia, ma anche da tecnici dotati di diverse competenze, tra cui quelle economico-finanziarie, statistiche, informatiche e di gestione aziendale, nonché nella realizzazione di una scuola interforze permanente di lingue che, in connessione con le università italiane, ma anche di altri Paesi occidentali, favorisca la formazione di personale di polizia nelle lingue dei gruppi etnici maggiormente rappresentati in Italia, un centro ufficiale di connessione con altre forze di polizia occidentali, sia in fase di indagine, sia in fase processuale;

6) a potenziare le banche-dati esistenti, creando un programma nazionale di condivisione dei dati in esse contenute, al fine di migliorare sensibilmente la qualità dell'attività investigativa e, conseguentemente, repressiva, altresì coinvolgendo, nell'interoperatività delle banche dati e nell'implementazione dei sistemi di sicurezza digitale, anche le forze dell'ordine, attraverso l'istituzione di una piattaforma digitale di collegamento del Registro informatico del Ministero della giustizia con la banca dati Sdi del Ministero dell'interno;

7) a sostenere un intervento normativo per introdurre adeguati criteri e princìpi per concedere o negare i permessi premio, e ogni altro tipo di beneficio, ai condannati per reati legati alla criminalità organizzata.
(1-00526) «Elisa Tripodi, Saitta, Baldino, Ascari, Davide Aiello, Caso, Migliorino, De Carlo, Azzolina, Giordano, Alaimo, Businarolo, Bonafede, Cataldi, D'Orso, Di Sarno, Ferraresi, Giuliano, Perantoni, Salafia, Sarti, Scutellà, Palmisano».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

mafia

lotta contro la criminalita'

lavoro nero