ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00098

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 321 del 30/10/2014
Abbinamenti
Atto 6/00094 abbinato in data 30/10/2014
Atto 6/00095 abbinato in data 30/10/2014
Atto 6/00096 abbinato in data 30/10/2014
Atto 6/00097 abbinato in data 30/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: D'INCA' FEDERICO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 30/10/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CASTELLI LAURA MOVIMENTO 5 STELLE 30/10/2014
BRUGNEROTTO MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 30/10/2014
CARIELLO FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 30/10/2014
CASO VINCENZO MOVIMENTO 5 STELLE 30/10/2014
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 30/10/2014
CURRO' TOMMASO MOVIMENTO 5 STELLE 30/10/2014
SORIAL GIRGIS GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE 30/10/2014


Stato iter:
30/10/2014
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 30/10/2014

DICHIARATO PRECLUSO IL 30/10/2014

CONCLUSO IL 30/10/2014

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00098
presentato da
D'INCÀ Federico
testo di
Giovedì 30 ottobre 2014, seduta n. 321

   La Camera,
   premesso che:
    la Commissione europea ha formulato dei rilievi critici sui documenti programmatici di bilancio per il 2015, adottati dal Governo, in merito al miglioramento strutturale del saldo per il 2015, che risulta essere solo dello 0,1 per cento, mentre il percorso di convergenza richiederebbe almeno un miglioramento di circa 0,5 punti percentuali del PIL nel 2015;
    alla lettera del 22 ottobre, inviata dal vice-presidente della Commissione europea al Governo, il Ministro dell'economia e finanze ha risposto il 27 ottobre rassicurando la Commissione europea e comunicando l'impegno di migliorare il saldo strutturale per il 2015;
    con la presente relazione di variazione alla Nota di aggiornamento del DEF 2014, il Governo modifica il deficit atteso per il 2015, previsto nella Nota al DEF 2014, apportando un miglioramento rispetto al 2014 di 0,3 punti percentuali di PIL, quindi l'indebitamento netto nominale per il 2015 dal 2,9 per cento, di cui alla Nota citata, si assesterà al 2,6 per cento del PIL;
    tale aggiustamento ha un costo pari a 4,5 miliardi di euro, risorse che non possono essere utilizzate per interventi di rilancio dell'economia;
   considerato che:
    la correzione di bilancio, prevista nella relazione in esame, è in contraddizione con la scelta del Governo, assunta in sede di presentazione della Nota al DEF 2014, di rallentare il percorso di risanamento dei conti pubblici per fare ripartire il Paese, onde evitare per il quarto anno consecutivo crescita zero del Pil ovvero crescita negativa;
    la correzione per 4,5 miliardi non è a «costo zero», anzi inciderà negativamente sulle misure che i cittadini attendono da tempo, stretti dalla morsa di una pressione fiscale troppo elevata e sproporzionata rispetto alle ridotte risorse a disposizione;
    nonostante la riduzione della pressione fiscale sia una misura fondamentale per sostenere la domanda di beni e servizi ed, inoltre, è una delle raccomandazioni della stessa Commissione dell'Unione europea in materia di riforme strutturali, che l'Italia sarebbe opportuno adottasse, il Governo corregge il deficit attingendo alle risorse del Fondo per la riduzione della pressione fiscale, nella misura di ben 3,3 miliardi di euro;
    un'altra misura di aggiustamento prevede l'utilizzo dei 500 milioni, già stanziati nella legge di stabilità, destinati ad escludere dal patto di stabilità delle regioni le risorse destinate al cofinanziamento dei Fondi strutturali;
    si destinano 730 milioni dall'estensione dell'inversione contabile per l'IVA, cosiddetto «reverse charge» ad ulteriori soggetti oltre quelli già indicati nell'articolo 44, commi 7-10, del testo della legge di stabilità 2015 presentato; trattasi dei soggetti che operano nel settore della grande distribuzione;
    in merito, preoccupa che la suddetta misura potrà essere effettivamente adottata, a condizione del rilascio della deroga da parte del Consiglio dell'Unione europea, ed, in caso di mancata applicazione, il Governo ha ben pensato di attivare l'inflazionata «clausola di salvaguardia» dell'aumento delle accise, dunque, un probabile inasprimento della pressione fiscale, che si aggiunge alla sottrazione di risorse per procedere alla riduzione del prelievo fiscale;
   ritenuto che:
    già in sede di discussione della Nota al DEF 2014, il Gruppo M5S nella risoluzione presentata ha evidenziato e circostanziato la necessità di discostarsi dagli obiettivi del percorso di convergenza verso il saldo strutturale di pareggio, espressione di una politica di rigore, che ha aggravato la crisi economica di molti paesi della area euro, e non consente di uscire dalla recessione;
    nella medesima sede sono stati evidenziati gli aspetti critici degli interventi che il Governo intende realizzare nel prossimo triennio per riformare l'Italia e rilanciare l'economia;
    si ribadisce che le risorse messe a disposizione non sono sufficienti, e, peraltro, in parte destinate ad interventi costosi, come il bonus Irpef, che non ha prodotto gli effetti attesi;
    si ribadisce che è necessario e improcrastinabile ridiscutere gli obblighi derivanti dal «fiscal compact» in concomitanza con la Presidenza UE dell'Italia, invece il Governo, pur riconoscendo che la politica di rigore a cui è stata sottoposta l'Italia dal 2011 è stata una delle cause dell'inasprimento e del prolungarsi della recessione, fa «marcia indietro» e non difende la posizione assunta nella Nota al DEF 2014, di scostarsi dall'obiettivo di aggiustamento strutturale, per rendere disponibili maggiori risorse per rilanciare l'economia del Paese;
    l'impegno che si assume con la relazione in esame è «un passo indietro» pericoloso nel processo di uscita dalla crisi economica, a maggior ragione per il fatto che la correzione non avviene tramite proposte di «spending review», ma compromettendo la tanto attesa riduzione del prelievo fiscale;
    in merito alle politiche fiscali si rileva che il Governo, in sede di adozione della Nota di aggiornamento, ha peggiorato il deficit per 11 miliardi e adottato misure, quali il contestato bonus fiscale;
    sarebbe più coerente, in ottemperanza ai rilievi della Commissione europea, non procedere alla riduzione delle risorse destinate per legge alla riduzione della tassazione per tutti i contribuenti, ma rinunciare ad interventi costosi e poco efficaci, anche se ben spendibili in campagna elettorale;
    la decisione di revocare le risorse destinate alla deroga al patto di stabilità a carico delle regioni per spese di cofinanziamento degli investimenti con i fondi strutturali europei, denota mancanza di lungimiranza politica sull'opportunità di sviluppare ed incentivare gli investimenti per creare occupazione,

impegna il Governo:

   a ritirare la relazione in esame e non ritenere in nessun caso come vincolante l'obiettivo di medio termine, in tal modo compromettendo il percorso di riduzione della pressione fiscale, a cui può conseguire il sostegno alla domanda aggregata;
   ad introdurre il reddito di cittadinanza a sostegno dei cittadini disoccupati, delle fasce più colpite dalla recessione e dei giovani in cerca di prima occupazione, misura sempre più urgente a causa degli effetti di maggiore precariato, che le riforme in materia di flessibilità del lavoro, contenute nel programma del Governo, produrranno.
(6-00098) «D'Incà, Castelli, Brugnerotto, Cariello, Caso, Colonnese, Currò, Sorial».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

zona euro

fiscalita'

politica di austerita'