ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00091

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 315 del 22/10/2014
Abbinamenti
Atto 6/00088 abbinato in data 22/10/2014
Atto 6/00089 abbinato in data 22/10/2014
Atto 6/00090 abbinato in data 22/10/2014
Atto 6/00092 abbinato in data 22/10/2014
Atto 6/00093 abbinato in data 22/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: CARINELLI PAOLA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 22/10/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BATTELLI SERGIO MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2014
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2014
PETRAROLI COSIMO MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2014
VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2014
CECCONI ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2014


Stato iter:
22/10/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 22/10/2014
Resoconto GOZI SANDRO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 22/10/2014
Resoconto DI LELLO MARCO MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto TABACCI BRUNO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto ALFREIDER DANIEL MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto DI SALVO TITTI MISTO-LIBERTA' E DIRITTI - SOCIALISTI EUROPEI (LED)
Resoconto LA RUSSA IGNAZIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto DELLAI LORENZO PER L'ITALIA
Resoconto FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto TANCREDI PAOLO NUOVO CENTRODESTRA
Resoconto PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto L'ABBATE GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto NICOLETTI MICHELE PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto BUENO RENATA MISTO-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO - ALLEANZA PER L'ITALIA (API)
Resoconto DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 22/10/2014

NON ACCOLTO IL 22/10/2014

PARERE GOVERNO IL 22/10/2014

DISCUSSIONE IL 22/10/2014

RESPINTO IL 22/10/2014

CONCLUSO IL 22/10/2014

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00091
presentato da
CARINELLI Paola
testo di
Mercoledì 22 ottobre 2014, seduta n. 315

   La Camera,
   premesso che:
    il Consiglio europeo si riunirà a Bruxelles il 23 e 24 ottobre 2014 per giungere ad un accordo in merito agli obiettivi della politica climatica ed energetica dell'Unione europea per il 2030 a per discutere dello stato dell'economia europea nonché di altre questioni di rilevanza internazionale;
    per quanto concerne i temi del clima e l'energia, ritenuto che;
    la Commissione, nella sua comunicazione del 22 gennaio scorso «Quadro per le politiche dell'energia e del clima per il periodo dal 2020 al 2030», ha presentato le sue proposte per fissare gli obiettivi da raggiungere per il 2030;
    il Consiglio europeo dello scorso marzo ha stabilito che gli obiettivi 2030 verranno decisi «entro ottobre» e saranno «in linea con l'obiettivo a lungo termine per il 2050», contribuendo positivamente alla definizione di un accordo al vertice sul clima delle Nazioni Unite di settembre che si terrà a Parigi;
    la Commissione, propone di fissare, tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2030, quello di ridurrà le emissioni di gas a effetto serra nell'Unione europea del 40 per cento rispetto all'anno 1990, ripartendo gli sforzi tra il settore ETS (Emission Trading System) e i risultati collettivi attesi dagli Stati Membri che non rientrano nell'ETS. In particolare, la Commissione propone un obbiettivo per il settore ETS di –43 per cento rispetto al 2005, anno di lancio del meccanismo europeo, contro un obiettivo di riduzione del 21 per cento al 2020 e di riduzione per le attività economiche non ETS che dovrebbe essere pari al 30 per cento;
    la Commissione individua nel 27 per cento l'obiettivo vincolante per l'Unione europea ma non per i singoli Stati Membri, la quota di energia rinnovabile che dovrà essere consumata nell'Unione europea in tale data e non stabilisce nuovi obiettivi per l'efficienza energetica, contrariamente a quanto richiesto da una parte dei Paesi dell'unione;
    il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che definisce la comunicazione relativa al «Quadro per le politiche dell'energia e del clima per il periodo dal 2020 al 2030» come «miope e poco ambiziosa su una serie di livelli» e in cui si chiede un obiettivo vincolante del 40 per cento anche per l'efficienza energetica e un aumento al 30 per cento del target per le rinnovabili, che peraltro non dovrebbe essere calcolato a livello comunitario ma tradotto in specifici obiettivi nazionali, obiettivi condivisi anche da alcuni Stati membri tra cui Germania e Danimarca;
    l'efficienza energetica e la lotta ai cambiamenti climatici sono elementi centrali del sistema economico europeo, la creazione e il mantenimento di nuovi posti di lavoro altamente qualificati e possono costituire il perno di una nuova politica industriale europea che incentivi anche la ricerca e lo sviluppo e sia attrattiva per investimenti e finanziamenti per le tecnologie sostenibili dando impulso alla competitività e alla crescita;
    per migliorare la sicurezza dell'Unione in materia di approvvigionamento la Commissione europea prospetta di incrementare lo sfruttamento delle fonti energetiche sostenibili interne, ma include in questa definizione anche le riserve autoctone di combustibili fossili convenzionali e non convenzionali (soprattutto gas naturale) e il nucleare, scelta in linea con quanto stabilito dal G7 dell'energia che si è tenuto a Roma ma che appare distante da quanto richiesto dalla maggioranza dei cittadini europei che, in un recente sondaggio speciale Eurobarometro sul cambiamento climatico in quattro su cinque riconoscono l'importanza della lotta al cambiamento climatico e dell'efficienza energetica quale decisivo impulso all'economia e all'occupazione;
    ad oggi ancora non è stata correttamente delineata la fase di transizione verso un sistema energetico comunitario realmente sostenibile, e questo ha dato la possibilità di attribuire al gas un ruolo essenziale; e ha determinato la decisione di arrivare a un unico mercato dell'energia, lasciando però troppo spazio all'influenza dei singoli Stati e non all'Europa nel suo complesso nelle scelte strategiche relative ai sistemi di trasporto e interconnessione internazionali;
    in Italia, nel mese di febbraio 2014, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha coperto il 38 per cento della produzione e il 32 per cento della domanda, con una stima delle ricadute economiche e occupazionali, riferiti al 2012 (fonte GSE) di 12,6 miliardi di euro di investimenti per 53.000 occupati permanenti in attività di esercizio e manutenzione sul parco rinnovabili e di 137.000 occupati temporanei, per le attività di investimento in nuovi impianti;
    il potenziale dell'efficienza energetica, settore in cui il nostro Paese è tra i leader mondiali, e dalle energie rinnovabili non è stato ancora pienamente sfruttato e, secondo la Strategia energetica italiana e la tabella di marcia europea per il 2050, dovranno fornire la quota maggioritaria dell'approvvigionamento energetico, ma per raggiungere tale obiettivo è necessario che siano fissati chiari obiettivi specifici intermedi;
    mentre l'economia europea fa fatica a riprendersi, le energie rinnovabili e il risparmio energetico costituiscono un'attrattiva sempre maggiore per investitori e governi e il raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici per il 2020 consentirebbe: la creazione di 5 milioni di nuovi posti di lavoro; la riduzione della dipendenza da combustibili fossili e il conseguente risparmio fino a 500 miliardi di euro l'anno, a cui si aggiungerebbero ulteriori 200 miliardi per il raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica;
    è necessario che l'Unione europea imprima un'accelerazione alle politiche su clima ed energia con l'obiettivo, entro il 2030, di: raggiungere il 55 per cento di riduzione delle emissioni interne come contributo ad un accordo globale, ispirato al pieno rispetto dei principi di equità e delle comuni ma differenziate responsabilità e capacità tra paesi industrializzati emergenti e in via di sviluppo; produrre il 45 per cento di energia da fonti rinnovabili; tagliare il consumo di energia del 40 per cento;
    è imprescindibile garantire il rispetto degli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra già sottoscritti, coerentemente con quanto previsto dalla Delibera CIPE n. 17/2013 e, nel contesto dell'Unione, a progredire nel processo per la ratifica degli emendamenti del Protocollo di Kyoto attraverso cui sono fissati gli obiettivi di riduzione per il periodo 2013-2020;
    è necessaria una riforma strutturale del sistema di scambio delle quote di emissione di C02 (EU Emissions Trading System – EU ETS), al fine di compensare gli squilibri sistemici determinati dalla significativa caduta del prezzo del carbonio negli ultimi dodici mesi che ha compromesso la capacità di tale strumento di raggiungere gli obiettivi prefissati e tenendo conto dell'inclusione del trasporto aereo nell'EU ETS;
    la gestione delle risorse, quali l'acqua e i rifiuti, costituisce la basa fondamentale per una efficace politica climatica e in questo senso vanno recepite a livello europeo le istanze provenienti dalle battaglie di civiltà come quella che negli scorsi due anni la Rete europea dei Movimenti dell'Acqua ha portato avanti a livello europeo, una iniziativa dei cittadini europei (ICE), firmata da un milione di abitanti in tutta Europa e presentata alla Commissione Europea e ai Parlamentari europei per chiedere all'Unione europea di riconoscere che l'acqua e i servizi igienico-sanitari siano considerati un diritto umano universale, come sancito dalle Nazioni Unite, e il riconoscimento dell'acqua come bene comune, agevolando così, anche sul piano giuridico, un processo sociale e culturale che sta vedendo comuni come Parigi e Berlino e tante città in Francia avviare la ripubblicizzazione del servizio idrico;
    deve essere ridotto e, in prospettiva, eliminato il danno ambientale provocato dai rifiuti inceneriti o sotterrati, e in tal senso, occorre aumentare l'accessibilità ai dati ambientali e trasformare in normativa vincolante la risoluzione europea che critica l'incenerimento e il conferimento in discarica dei rifiuti biodegradabili o riciclabili puntando alla loro eliminazione entro il 2020, attraverso la riduzione a monte dei rifiuti mediante la diffusione del riutilizzo, dell’ecodesign nonché del mercato del recupero di materiali;
    per quanto riguarda lo stato dell'economia europea considerato che:
     gli Stati membri dell'Unione europea si caratterizzano per condizioni economiche è sociali completamente eterogenee fra loro, motivo per il quale sarebbe preferibile predisporre misure volte a correggere le relative distorsioni sociali ed economiche;
     l'assenza di una politica economica europea unitaria e di un sistema unico di indebitamento acuisce le suddette distorsioni sociali ed economiche;
     al fine di rilanciare l'economia e di migliorare le condizioni sociali ed economiche dei cittadini sarebbe preferibile escludere dal limite del 3 per cento nel rapporto deficit/pil il cofinanziamento dei fondi europei e gli investimenti in settori chiave come, a puro titolo di esempio, la prevenzione dai rischi sismici ed idrogeologici, la ricerca e l'informatizzazione della PA e ciò al fine di rafforzare la fiducia nei mercati, i bilanci delle famiglie e delle imprese nonché stimolare il credito e provocare un impatto positivo su domanda e inflazione;
     il 14 ottobre c.a. si è riunito il Consiglio dell'economia e finanza (ECOFIN), dal quale è emerso che anche il recente andamento macroeconomico europeo è stato deludente, caratterizzato da una bassa crescita del PIL e altissimi e persistenti livelli di disoccupazione;
     come ricorda l'ECOFIN del 14 ottobre c.a., vi è un calo degli investimenti pubblici e privati nell'Unione europea sin dall'insorgere della crisi finanziaria;
     come sottolinea l'ECOFIN del 14 ottobre c.a. la composizione della spesa pubblica dei Paesi europei deve essere più orientata alla crescita ed in particolare a sostegno degli investimenti;
     al fine di accrescere la lotta contro l'evasione fiscale e l'efficienza della riscossione delle imposte, il Consiglio dell'ECOFIN ha approvato un progetto di direttiva che amplia lo scambio automatico obbligatorio di informazioni tra amministrazioni fiscali;
     come ha ribadito Stiglitz durante la sua recente lectio magistralis, nonché come ricordato più volte dai M5S: «se il Pil decresce anche le entrate fiscali si riducono e questo non può far altro che peggiorare la posizione debitoria degli stati. Tutto ciò avviene non perché questi paesi non abbiano realizzato politiche di austerità, ma proprio perché le hanno eseguite»;
     è sotto gli occhi di tutti che l'Europa non è un'area valutaria ottimale, tant’è che in luogo del salario flessibile e della mobilità del lavoro, è vessata da precariato e disoccupazione;
     non aiuta questo quadro di bassa crescita europea la lettera approvata dalla Commissione europea lo scorso 15 ottobre mediante la quale è stato rettificato il progetto di bilancio 2015 e si chiede al Consiglio e al Parlamento europeo di stralciare fondi per quasi mezzo miliardo di euro dal bilancio agricolo per la gestione della PAC 2015, al fine di sopperire alla mancanza di liquidità necessaria per sostenere altre politiche europee;
     è evidente che una tale scelta, sebbene in riposta dalla disciplina di bilancio, penalizza enormemente il comparto primario il quale risulta oltremodo colpito dagli effetti di una crisi che non ha in alcun modo contribuito a creare e sebbene tutte le politiche unionali siano egualmente importanti e necessarie, tanto più quelle rivolte a creare condizioni stabili nei Paesi limitrofi nel loro interesse e in quello degli Stati membri, la sottrazione di risorse alle imprese agricole già in forte difficoltà appare una scelta priva di qualsiasi logica e contraria agli interessi di molti Stati membri in primis dell'Italia;
     quando per l'adozione di sanzioni da parte dell'Unione europea è richiesta un'azione della Comunità, come nel caso del pacchetto di misure restrittive contro la Federazione Russa decise a seguito della crisi russo-ucraina, il Consiglio europeo adotta, pronunciandosi per consenso, una posizione comune ai sensi dell'articolo 15 del Trattato sull'Unione europea;
     come noto, il metodo del consenso non prevede che si proceda ad una vera e propria votazione ed implica invece che una deliberazione sia adottata solo nel momento in cui tutti i componenti del gruppo trovano un accordo; tale procedura si differenzia pertanto da quella della maggioranza qualificata e da quella dell'unanimità in quanto configura una fattispecie particolare basata su una accurata partecipazione, negoziazione ed inclusione delle posizioni al fine, appunto, di conseguire un ampio consenso che integri le ragioni della minoranza;
     ancorché inopportuno da un punto di vista politico che uno Stato membro ponga un qualche diritto di veto, è tuttavia indispensabile che, qualora siano compromessi rilevantissimi interessi nazionali, ciascun Capo di Stato o di governo, accordi il proprio assenso solo dopo aver ottenuto (le più ampie rassicurazioni circa le garanzie da dare al proprio Paese qualora le decisioni da deliberare incidano negativamente su di esso;
     le contromisure commerciali adottate dalla Federazione Russa in risposta alle sanzioni imposte dall'Unione europea stanno arrecando gravissime conseguenze al nostro sistema produttivo in particolare quello agroalimentare e l'Esecutivo comunitario pare intenzionato a sospendere gli aiuti concessi ai produttori unionali a titolo di indennizzo per le mancate esportazioni in Russia,

impegna il Governo:

   a sostenere, nell'ambito del Quadro di riferimento al 2030 per il clima e l'energia, come obiettivi legalmente vincolanti: a) la riduzione del 55 per cento delle emissioni interne di CO2; b) il raggiungimento del 45 per cento di energia rinnovabile sul totale del mix energetico; c) il conseguimento di un risparmio energetico pari, almeno, al 40 per cento;
   a garantire che tutti gli obiettivi su clima ed energia dell'Unione europea per il 2020 siano conseguiti e rafforzati attraverso un piano di riqualificazione energetica delle infrastrutture di rete e del patrimonio edilizio;
   a ridefinire in chiave espansiva il sistema di scambio delle quote di emissione di CO2 (EU Emissions Trading SystemEU ETS);
   a battersi per l'eliminazione dei sussidi dannosi per l'ambiente, come ad esempio quelli destinati ai combustibili fossili e a pratiche agricole non sostenibili;
   a promuovere un'azione comune per incoraggiare investimenti pubblici e privati per sostenere un'economia a basse emissioni di carbonio sul lungo periodo e, nel contempo, per conservare il nostro capitale naturale;
   a potenziare l'azione di contrasto al consumo di suolo come previsto dal Programma generale di azione dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 «Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta»;
   a promuovere, presso le istituzioni dell'Unione europea e gli Stati membri, l'avvio di una politica comunitaria finalizzata ad assicurare a tutti i cittadini il diritto all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, a garantire che l'approvvigionamento di acqua potabile e la gestione delle risorse idriche non siano soggetti alle «logiche del mercato unico» e che i servizi idrici siano esclusi da qualsiasi forma di liberalizzazione;
   ad intensificare l'impegno dell'Unione europea per garantire un accesso universale all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari;
   a chiarire le diverse opzioni dei Paesi membri dell'Unione europea nella definizione di una politica energetica sostenibile;
   a provvedere affinché l'Europa, nei suoi programmi di ricerca includa in modo prioritario anche i rischi naturali «natural hazards» relativi al rischio idrogeologico e sismico;
   ad intraprendere ogni iniziativa utile volta ad accelerare e ridurre i tempi per il conseguimento degli obiettivi di diversificazione del trasporto merci di cui nel Libro bianco dei trasporti, in particolare l'obiettivo, su percorrenze superiori ai 300 chilometri, di trasferire verso altri modi, quali la ferrovia o le vie navigabili, entro il 2020 il 30 per cento dell'attuale trasporto merci su strada e che tale percentuale raggiunga il 50 per cento entro il 2030;
   ad intraprendere ogni iniziativa utile affinché, nell'ambito della realizzazione delle reti TEN-T, le risorse stanziate vengano destinate prioritariamente ove presenti, all'ammodernamento delle linee preesistenti piuttosto che a realizzarne di nuove e venga assicurata l'interoperabilità delle linee ferroviarie;
   a favorire lo sviluppo della mobilità sostenibile nelle aree urbane, al fine di ridurre significativamente le emissioni inquinanti e climalteranti prodotte dalla mobilità motorizzata privata;
   a farsi promotore di tutte le iniziative necessarie ad assicurare la piena attuazione della risoluzione del Parlamento europeo del 20 aprile 2012 che sollecita le istituzioni comunitarie a prevedere la piena attuazione della legislazione in materia di rifiuti;
   ad accelerare il processo per cui tutti i dati e le informazioni ambientali nonché sanitari collegati a problematiche ambientali siano ampiamente reperibili, consultabili, divulgabili e fruibili da parte di chiunque;
   a far sì che il Consiglio europeo assuma l'impegno vincolante di ridurre le emissioni di gas-serra di almeno il 95 per cento al 2050, in modo da contribuire a contenere il riscaldamento del pianeta almeno alla soglia critica del 2 per cento ed evitare la catastrofe climatica;
   a sostenere la riduzione, a livello europeo, di almeno il 55 per cento delle emissioni interne entro il 2030 rispetto al 1990, il raggiungimento del 45 per cento di energie rinnovabili e il taglio del consumo di energia del 40 per cento rispetto al 2005 per giungere ad una reale transizione verso un sistema energetico a zero emissioni di carbonio;
   ad attivarsi per promuovere piani di autoproduzione di energia locale tramite fonti energetiche rinnovabili, e di valutare la possibilità di produrre biocarburanti in relazione alle diverse disponibilità dei suoli degli Stati membri, dando priorità all'indipendenza alimentare delle nazioni verificato il loro impatto ambientale;
   a sostenere, a livello europeo, il divieto di trivellazioni a scopo estrattivo di idrocarburi che danneggino l'ambiente irreversibilmente e compromettano l'economia turistica delle aree interessate;
   a promuovere, al fine di migliorare la situazione economica europea, un rafforzamento della cooperazione amministrativa in materia fiscale e sociale tra gli Stati membri, contrastando le pratiche di dumping fiscale e sociale fra gli Stati membri dell'Unione, nonché la concorrenza al ribasso e i conseguenti fenomeni di delocalizzazione di attività produttive;
   assumere iniziative per istituire un sistema alternativo al Fiscal Compact per la riduzione del debito pubblico cominciando dalla riduzione dei tassi d'interesse attraverso l'istituzione di un sistema unico di indebitamento come gli eurobond;
   ad assumere iniziative per prevedere lo scomputo dal calcolo della soglia del 3 per cento del deficit/pil del cofinanziamento dei fondi europei o delle spese effettuate per investimenti in infrastrutture, in prevenzione del rischio sismico ed idrogeologico, messa in sicurezza degli edifici pubblici, investimenti nella ricerca, informatizzazione della PA;
   ad adottare iniziative per disciplinare le modalità di finanziamento e funzionamento del Fondo europeo d'adeguamento alla globalizzazione (FEG) prevedendo una maggiore contribuzione da parte dei Paesi comunitari dove vige un regime fiscale e/o un costo del lavoro al di sotto della media europea, con il fine di contrastare il fenomeno della delocalizzazione;
   a promuovere un'armonizzazione dei F.I.A (Fondi di investimento alternativi) autorizzati ad operare all'interno dell'Unione, essendo ad oggi armonizzato solo il comparto dei GE.F.I.A (gestori dei Fondi di investimento alternativi);
   a introdurre normative volte a migliorare gli attuali meccanismi di emissione dei rating e a responsabilizzare le società stesse, anche prendendo in considerazione la possibilità di incentivare la creazione di una società di rating interna all'Unione europea;
   a introdurre una normativa atta ad impedire l'elusione fiscale attualmente condotta grazie alla complicità dei Paesi iscritti nella black, grey e white list;
   a rendere una volta per tutte obbligatoria, per tutti i Paesi membri, l'adozione di politiche di sostegno economico delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa, mediante l'istituzione di strumenti come il reddito di cittadinanza, finanziabili anche attraverso la parte di utili, riservati agli Stati membri, generati dalla gestione del servizio, svolto in regime di monopolio, riferito all'ammissione ed alla circolazione di nuova moneta;
   ad assumere iniziative per abolire il trattato sul Fiscal Compact al fine di rilanciare la crescita e l'occupazione, sospendere la partecipazione dell'Italia al Meccanismo Europeo di Stabilità finanziaria (European Stability Mechanism- ESM), ed evitare di fare ricorso allo stesso meccanismo per la ricapitalizzazione delle banche alle quali bisogna imporre di dotarsi di un capitale proprio per far fronte alle crisi anticicliche;
   ad adottare iniziative per revisionare i processi decisionali e gli assetti istituzionali dell'Unione europea nel segno di una maggiore trasparenza, di un più intenso coinvolgimento delle istituzioni parlamentari nazionali e di una più forte responsabilizzazione che obblighi le istituzioni europee a rispondere ai cittadini nei casi di clamorosi fallimenti, quali sono quelli provocati da alcune delle decisioni adottate recentemente per fronteggiare la crisi economica europea;
   ad attuare una sinergia tra i Paesi membri finalizzata a modificare lo statuto della Banca centrale europea affinché diventi prestatore di ultima istanza;
   a richiedere l'introduzione a livello europeo, della legge bancaria Glass-Steagad, volta a contenere la speculazione da parte degli intermediari finanziari e i panici bancari, attraverso una netta separazione tra attività bancaria tradizionale e attività bancaria di investimento, e conseguentemente provvedere alla separazione tra banche commerciali e banche d'investimento, al fine di impedire che l'economia reale sia direttamente esposta al pericolo di eventi negativi di natura prettamente finanziari;
   a promuovere accordi bilaterali o multilaterali tra Paesi membri e Paesi extra Unione europea al fine di agevolare il rientro, nei Paesi di origine, dei capitali esportati illegalmente;
   ad adottare una soluzione di tassazione armonizzata sulle rendite finanziarie in accordo con tutti gli Stati membri;
   ad adottare più opportuni accorgimenti al fine di rendere più attraente l'investimento nell'economia reale rispetto a quello puramente finanziario;
   a promuovere, nelle sedi istituzionali dell'Unione europea e delle organizzazioni internazionali, restituzione di una Black List nella quale inserire gli Stati aventi un regime fiscale privilegiato, al fine di evitare l'elusione delle disposizioni indicate nei decreti ministeriali 23 gennaio 2002, del 21 novembre 2001 e 4 maggio 1999;
   ad avviare fin da ora la riforma dei criteri di formazione del bilancio comunitario ed in particolare procedere alla revisione del meccanismo dello «sconto inglese» stabilito dagli accordi di Fontainebleau del 1984, posto che l'entità della spesa agricola è diminuita nel corso degli anni e che la nuova programmazione della Politica Agricola Comune per il periodo 2014-2020 prevede una significativa decurtazione dei fondi disponibili per il nostro Paese;
   ad esprimere la totale contrarietà dell'Italia alla rettifica al bilancio unionale 2015, a causa anche dei tagli effettuati alla PAC, e ad intraprendere ogni utile iniziative affinché il Consiglio non accolga la proposta dell'Esecutivo comunitario;
   a richiedere le più ampie garanzie a tutela dei consumatori italiani e degli interessi produttivi nazionali nei casi in cui sia chiamato ad accordare, in sede di Consiglio europeo, il proprio consenso a decisioni di politica estera ed internazionale con particolare riguardo alla crisi russo-ucraina, che incidano, seppur indirettamente, sui cittadini e sul tessuto produttivo nazionale.
(6-00091) «Carinelli, Battelli, Nesci, Petraroli, Vignaroli, Cecconi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

rendimento energetico

energia rinnovabile

riduzione delle emissioni gassose