ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/02618

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 210 del 11/04/2014
Abbinamenti
Atto 5/02462 abbinato in data 16/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: ARTINI MASSIMO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 11/04/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
RIZZO GIANLUCA MOVIMENTO 5 STELLE 11/04/2014
FRUSONE LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 11/04/2014
CORDA EMANUELA MOVIMENTO 5 STELLE 11/04/2014
BERNINI PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 11/04/2014
BASILIO TATIANA MOVIMENTO 5 STELLE 11/04/2014
TOFALO ANGELO MOVIMENTO 5 STELLE 11/04/2014


Commissione assegnataria
Commissione: IV COMMISSIONE (DIFESA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 11/04/2014
Stato iter:
16/10/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 16/10/2014
Resoconto ROSSI DOMENICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (DIFESA)
 
REPLICA 16/10/2014
Resoconto BERNINI PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 11/04/2014

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 16/10/2014

DISCUSSIONE IL 16/10/2014

SVOLTO IL 16/10/2014

CONCLUSO IL 16/10/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02618
presentato da
ARTINI Massimo
testo di
Venerdì 11 aprile 2014, seduta n. 210

   ARTINI, RIZZO, FRUSONE, CORDA, PAOLO BERNINI, BASILIO e TOFALO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   le navi dell'operazione Mare nostrum svolgono, in piena sintonia con le convenzioni internazionali, una doverosa opera di soccorso in mare di migranti e rifugiati lasciati alla deriva da trafficanti di uomini senza scrupoli;
   la salvaguardia della vita umana in mare è principio giuridico fondamentale e inderogabile ed è alla base del diritto internazionale del mare. Infatti anche il protocollo addizionale alla convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale per combattere il traffico di migranti via terra, via mare e via aria, firmato a Palermo il 15 dicembre 2000, ratificato e reso esecutivo con legge 16 marzo 2006, n. 146, prevede, tra l'altro, l'obbligo di assicurare l'incolumità e il trattamento umano delle persone a bordo di un'imbarcazione sospettata di trasportare migranti in condizioni irregolari (articoli 9 par. 1(a) e 18 par. 5) e l'obbligo di proteggere e assistere le vittime di traffico, in particolare donne e bambini (articolo 16);
   recentemente è stato reso noto un video – riportato nelle pagina on line di diversi quotidiani – in cui si vedono e si sentono distintamente nove colpi di mitragliatrice sparati dalla nave Aliseo durante l'operazione nei confronti di un barcone con scafisti a bordo nel canale di Sicilia il 9 novembre 2013. Il natante, sospettato di aver trascinato dalle coste nordafricane a largo di quelle italiane una nave carica di migranti, sarebbe poi affondato a causa dei buchi nello scafo procurati dai proiettili della mitragliatrice;
   il ricorso alla forza per fermare i responsabili del traffico di esseri umani può essere legittimo ma deve essere ovviamente proporzionato;
   l'identificazione delle navi e dei migranti nel mare internazionale da parte delle unità militari italiane è prevista sia dal diritto internazionale del mare, sia dall'articolo 12, commi 9-bis, 9-ter, 9-quater e 9-quinquies del testo unico delle leggi sull'immigrazione (decreto legislativo n. 286 del 1998). Il decreto del Ministro dell'interno 14 luglio 2003 prevede inoltre norme di coordinamento e di comportamento per le navi militari che si propongono non soltanto la salvaguardia della vita in mare, ma anche il contrasto di eventuali natanti che trasportino migranti a fini di sfruttamento o favoreggiamento dell'immigrazione irregolare;
   l'articolo 7 del sopracitato decreto ministeriale prevede che l'azione di contrasto sia sempre improntata alla salvaguardia della vita umana ed al rispetto della dignità della persona. Solo su conformi direttive della direzione centrale le unità navali procedono, ove ne ricorrano i presupposti, all'effettuazione dell'inchiesta di bandiera, alla visita a bordo, qualora sussista un'adeguata cornice di sicurezza, ed al fermo delle navi sospettate di essere utilizzate nel trasporto di migranti clandestini; in acque internazionali, può essere esercitato il diritto di visita formalmente autorizzato dal Ministro dell'interno anche nell'ipotesi di interventi da effettuarsi su natanti privi di bandiera e dei quali non si conosce il porto di partenza;
   lo stesso articolo 7 prevede che la visita a bordo di mercantili sospettati di essere coinvolti nel traffico di migranti deve avvenire in una cornice di massima sicurezza, onde salvaguardare l'incolumità del team ispettivo e dei migranti stessi e che qualora si renda necessario l'uso della forza, l'intensità, la durata e l'estensione della risposta devono essere proporzionate all'intensità dell'offesa, all'attualità e all'effettività della minaccia;
   l'uso sproporzionato della forza non può certo essere legittimato nemmeno dalla circostanza che dell'operazione sia stata costantemente informata la procura della Repubblica. A tal proposito, la direzione nazionale antimafia ha fornito all'inizio del 2014 precisi chiarimenti normativi circa le associazioni per delinquere dedite al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e i navigli usati per il trasporto di migranti con attraversamento di acque internazionali e ha formulato precise proposte operative per la soluzione dei problemi di giurisdizione penale nazionale e circa le possibilità di intervento, tra le quali si richiama espressamente l'articolo 7 del decreto ministeriale in questione;
   sul caso riportato dal video pubblicato in diversi giornali on line la magistratura ha aperto una inchiesta –:
   cosa risulti dal rapporto della nave Aliseo sui fatti del 9 novembre 2013 e sull'uso ripetuto di armi da fuoco e quali siano le ragioni per le quali, nella conferenza stampa della Marina, si affermi che il natante sia affondato senza fare cenno alcuno alla causa (ovvero, presumibilmente, i buchi prodotti dai proiettili sparati dalla nave italiana);
   quali siano le regole d'ingaggio impartite dallo Stato maggiore della Marina militare alle unità partecipanti all'operazione Mare nostrum in merito al contrasto via mare del traffico di esseri umani e sull'eventuale uso della forza e di armi da fuoco. (5-02618)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 16 ottobre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione IV (Difesa)
5-02618

  Le modalità con cui Nave Aliseo, il 9 novembre 2013, è intervenuta in acque internazionali, sono state comunicate all'Autorità Giudiziaria competente e confluite nel fascicolo della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura di Catania, unitamente a tutti gli atti e agli elementi probatori utili a fornire una chiara e coerente rappresentazione dei fatti; la documentazione è stata depositata e messa a disposizione delle parti, a cura della stessa Procura.
  In merito all'evento, si fa presente che Nave Aliseo, esercitando le prerogative di Polizia dell'Alto Mare verso le Unità senza bandiera e in relazione all'ipotesi di reato per i delitti di cui all'articolo 416, comma 6, del Codice penale e all'articolo 12, commi 3, 3-bis e 3-ter del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, chiedeva alla cosiddetta «nave madre» (unità priva di bandiera che si sospettava avesse al traino un'unità più piccola, utilizzata per il traffico illecito di migranti via mare) di esercitare il «diritto di visita».
  Nonostante le reiterate richieste, sia in inglese che in arabo, il Comandante della nave madre rifiutava l'ispezione.
  Nave Aliseo, mantenendosi in stretto contatto con l'Autorità Giudiziaria, continuava l'inseguimento, attenendosi alle norme di condotta che la prassi e la giurisprudenza internazionali stabiliscono nel caso di atteggiamento non cooperativo, mentre interveniva anche Nave Stromboli per il soccorso dell'unità minore trasportante i migranti in pericolo di vita.
  Il natante inseguito, dopo aver fornito una comunicazione del Comandante che dichiarava di avere in corso un ammutinamento e di non avere il controllo del mezzo, cessava la fuga, consentendo l'ispezione da parte del personale di Nave Aliseo.
  Effettuata la prevista attività di controllo e operato il trasbordo dei trafficanti di essere umani (13 adulti e 3 minori), questi venivano identificati dal personale della Polizia di Stato imbarcato e consegnati all'Autorità Giudiziaria per l'adozione delle conseguenti misure cautelari; attualmente, è in corso a Catania il processo in Corte d'Assise.
  La Procura di Catania, disposto il sequestro probatorio della nave madre e delegata Nave Aliseo per la relativa esecuzione, trasmetteva al Giudice per le Indagini Preliminari il decreto di sequestro per la convalida.
  Il giorno seguente, il Comando di bordo, constatate le precarie condizioni di galleggiabilità della unità rimorchiata, decideva di terminare il rimorchio della nave madre, che affondava poco dopo.
  Va precisato che Nave Aliseo procedeva ad intercettare la nave madre, mettendo in atto tutte le citate predisposizioni, solo dopo che gli elementi video-fotografici raccolti erano stati ritenuti sufficienti affinché, in accordo con la Procura Distrettuale Antimafia di Catania, il modus operandi dei due natanti potesse essere riconducibile alle attività di traffico di esseri umani condotte dalle associazioni criminali.
  Nel riferire alla Procura distrettuale di Catania sull'accaduto, il Comandante di Nave Aliseo non ha escluso la possibilità che i tiri disabilitanti, indirizzati nello specchio poppiero della nave madre per colpire il timone o le eliche, possano aver determinato dei fori sotto la linea di galleggiamento.
  Al riguardo, si rende noto, altresì, che la Procura Militare di Napoli, acquisita da Nave Aliseo e dal Comando in Capo della Squadra Navale una relazione sull'accaduto e sugli atti di polizia giudiziaria prodotti nella circostanza, ha aperto un'inchiesta per accertare eventuali responsabilità penali.
  Per quanto concerne, invece, le «regole d'ingaggio impartite... alle unità partecipanti all'operazione Mare nostrum», premesso che le stesse sono utilizzate in scenari di possibile contrapposizione militare, nell'ambito di questa operazione i Comandanti delle unità della Marina Militare si attengono alle regole di condotta sull'uso legittimo delle armi disciplinate dalle leggi dello Stato e a quelle del diritto internazionale.
  In concreto, tali norme prevedono l'uso legittimo delle anni allo scopo di vincere una resistenza, assumendo ogni possibile precauzione per non mettere a rischio la vita delle persone e intimando il fermo, dapprima con comunicazioni verbali, sonore e con segnali, manovre cinematiche e infine, quale extrema ratio, con l'uso delle armi improntato ai principi generali dell'uso della forza minima, ragionevole, necessaria e proporzionale.
  Nel caso di specie, atteso l'esito negativo della richiesta di visita da parte della nave madre che aveva opposto resistenza con manovre evasive pericolose, il Comando di bordo poneva in essere, in maniera graduale e con la massima cautela, le necessarie azioni per conseguire il fermo della nave e assicurare alla giustizia i trafficanti di esseri umani.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

sicurezza marittima

migrazione illegale

trasporto marittimo

nave

traffico di persone

migrante

aiuto alle vittime