CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 19 gennaio 2023
47.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (I e IX)
COMUNICATO
Pag. 6

SEDE REFERENTE

  Giovedì 19 gennaio 2023. — Presidenza del presidente della I Commissione, Nazario PAGANO. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno, Nicola Molteni.

  La seduta comincia alle 15.10.

DL 1/2023: Disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori.
C. 750 Governo.
(Seguito esame e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta dell'11 gennaio 2023.

  Nazario PAGANO, presidente, fa presente che il gruppo del Partito democratico ha avanzato la richiesta di attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
  Ricorda che nella seduta dell'11 gennaio scorso, i relatori, onorevole Ziello per la I Commissione, e onorevole Raimondo per la IX Commissione, hanno svolto la relazione introduttiva. Ricorda altresì che si è concluso l'ampio ciclo di audizioni informali programmato. Avverte che oggi – come concordato nella riunione degli Uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite – si svolgerà la discussione generale.

  Matteo MAURI (PD-IDP) ci tiene ad intervenire su un argomento così delicato come quello in esame, affrontato peraltro in maniera esaustiva nel corso del ciclo di audizioni, che ha consentito di acquisire contributi qualificati dai soggetti che a diverso titolo si occupano delle azioni di ricerca e soccorso in mare. Rileva che il quadro ricavato dalle audizioni lo conforta, essendo in linea con le valutazioni del provvedimento in esame che il suo gruppo ha fatto e farà tanto nel prosieguo dell'esame quanto nella discussione pubblica. Ritiene indispensabile tale discussione pubblica data la forte strumentalità politica del provvedimento che risponde al tentativo di utilizzare a fini elettorali un argomento complesso come quello dell'immigrazione, analogamente a quanto già avvenuto in passato. A suo parere l'iniziativa legislativa assunta risponde quindi all'obiettivo di costruirePag. 7 consenso e di identificare nei migranti il nemico sociale responsabile di molti mali del Paese. Considera evidente la natura strumentale del provvedimento, sottolineando come in questo caso tale approccio comporterà conseguenze gravissime, considerato che si parla di vite salvate o perdute in mare. Esprime la convinzione che le norme introdotte, di cui si vanta la necessità, renderanno difficili le iniziative delle organizzazioni non governative, tenendo oltre tutto queste ultime lontane dalle zone di soccorso, peraltro in assenza di iniziative assunte dallo Stato o dall'Europa. Come rilevato da molti dei soggetti auditi, ivi inclusi i rappresentanti della Guardia costiera, con queste disposizioni le operazioni di soccorso subiranno una riduzione pari a tre quarti del totale, soprattutto in virtù del divieto dei cosiddetti soccorsi multipli. A tale proposito sottolinea la strumentalità dell'argomento portato dalla maggioranza a favore di tale divieto, che sarebbe volto a ridurre le difficoltà e le sofferenze dei naufraghi imponendo alle navi delle ONG di recarsi senza indugio nel porto assegnato. Rileva in primo luogo come analoga preoccupazione non sia stata in alcun modo tenuta nel debito conto in occasioni passate, quando erano trascorsi molti giorni prima che alle navi delle ONG cariche di naufraghi fosse indicato il porto sicuro cui dirigersi, segnalando in secondo luogo che per la prima volta vengono assegnati porti sempre più lontani dalle zone di intervento. Volendo prendere per buona la motivazione della condizione di stress della Sicilia addotta dalla maggioranza per giustificare l'assegnazione di porti lontani, ritiene che allora si sarebbe dovuto investire sul primissimo soccorso e sul potenziamento degli hotspot oltre che della rete della prima accoglienza Ribadisce quindi che il punto centrale dell'iniziativa legislativa del Governo è rappresentato dai gravi danni cui rischiano di essere esposti uomini, donne e bambini che fuggono da situazioni di grave pericolo e dai lager libici. Precisa quindi che il suo discorso sarebbe di tenore diverso se fosse in attività un'operazione come Mare nostrum, perché in quel caso l'intervento delle ONG risulterebbe complementare, mentre allo stato attuale, in assenza di interventi di altra natura, esse sono gli unici soggetti a porsi l'obiettivo di salvare vite umane in mare. Nel sottolineare la grave responsabilità politica ed umana che si ci assume con le misure in esame, rileva l'inadeguatezza dell'impianto complessivo del provvedimento, evidenziando in particolare la reintroduzione delle sanzioni amministrative che presentano minori elementi di garanzia rispetto a quelle penali. Rileva a tale proposito che le sanzioni penali sono caratterizzate da tempi, modalità e percorsi che meglio consentono, da un alto, di far valere la tutela dei diritti e, dall'altro, di garantire il rispetto delle regole. Quanto alla richiamata esigenza di regolamentare l'attività delle organizzazioni non governative, fa presente che il provvedimento riproduce alcune norme già esistenti e che le ONG già soggiacciono ad una serie di obblighi di informazione e comunicazione nei confronti del loro Stato di bandiera e del centro di coordinamento dei soccorsi. Nel sottolineare che impedire il salvataggio di vite umane non è utile per nessuno, teme che il provvedimento in esame possa costituire l'occasione per introdurre nel corso dell'esame nuove peggiori disposizioni, analogamente a quanto avvenuto in passato con i cosiddetti decreti sicurezza. Critica pertanto il tentativo di stravolgere, per un obiettivo di carattere politico, norme esistenti, che, pur con alcune difficoltà, dimostrano di funzionare. Manifesta inoltre la convinzione che, trattandosi di vite umane, l'iniziativa del Governo non incontrerà il favore di larga parte dell'opinione pubblica, anche indipendentemente dalla collocazione politica. Chiarisce che le ONG sono responsabili dell'11 percento dei salvataggi nel Mediterraneo, ragion per cui individuare nella loro azione il cosiddetto pull factor dei movimenti migratori significa essere avulsi dalla realtà. A suo parere le vere ragioni che spingono tante persone a rischiare la vita propria e dei propri cari non risiedono certamente nella presenza di poche navi nel Mediterraneo, essendo le partenze favorite piuttosto dal bel tempo. Considera utile riflettere seriamente sulle Pag. 8conseguenze concrete dei provvedimenti assunti, dal momento che impedire l'azione di salvataggio delle ONG, che peraltro operano in sostituzione dello Stato, significa perdere in mare vite umane. Da ultimo, ritenendo inaccettabile criminalizzare le ONG e impedire loro il raggiungimento dell'obiettivo umanitario, preannuncia l'intenzione del suo gruppo di comportarsi di conseguenza.

  Filiberto ZARATTI (AVS) esprime anzitutto apprezzamento per la completezza dell'intervento dell'onorevole Mauri. Successivamente contesta all'onorevole Urzì, in relazione a un intervento svolto nella precedente seduta della Commissione Affari costituzionali, la scelta di ricondurre l'oggetto del decreto-legge all'esame delle Commissioni riunite all'immigrazione clandestina. Evidenzia infatti che il decreto-legge reca disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori e ciò non attiene all'immigrazione clandestina. Invita dunque tutti i colleghi a prestare attenzione all'uso delle parole perché ciò di cui le Commissioni stanno parlando attiene alla vita delle persone. Sottolinea l'opera meritoria svolta dalle ONG, che hanno salvato oltre 14 mila persone, evidenziando come sia sufficiente salvare anche una sola vita per poter dire di aver svolto un'opera meritoria. Invita a non invertire l'ordine dei valori indicando i cattivi in coloro che salvano vite umane e i buoni in coloro che cercano di impedirglielo e si dichiara certo del fatto che tutti i parlamentari, anche quelli attualmente alla maggioranza, siano consapevoli dell'importanza di salvare anche solo una vita. Esorta tutti a interrogarsi su chi siano le persone che attraversano il mare, affrontando lo strazio dell'abbandono della propria terra e i lager libici, molto simili ai lager nazisti per i quali tutti si commuovono in occasione delle giornate della memoria dell'Olocausto. Ritiene che occorra una grande iniziativa popolare per salvare questa gente, una iniziativa analoga a quella messa in campo per accogliere i profughi ucraini, che ha visto il nostro Paese accogliere questi cittadini extracomunitari a braccia aperte. Non ritiene che gli extracomunitari che vengono dal Sud del mondo siano qualcosa di diverso ed evidenzia che si tratta di poche migliaia di persone che l'Italia sarebbe in grado di accogliere, perché il nostro è un grande, ricco e generoso Paese, che ha una storia di migrazione. Ricorda, in merito, come la più grande città italiana nel mondo sia San Paolo del Brasile e che il 60 per cento degli abitanti dell'Argentina o hanno la cittadinanza italiana o hanno diritto a richiederla. Date queste premesse, ritiene inaccettabile il decreto-legge all'esame delle Commissioni, sottolineando che l'urgenza non riguarda l'emanazione del decreto ma il salvataggio delle vite umane in mare. Nel ringraziare i presidenti delle Commissioni per aver consentito un ampio ciclo di audizioni, fa presente che, dopo aver ascoltato così tante voci critiche sul decreto-legge, non è possibile far finta di niente e non prendere atto che pressoché unanimemente il decreto è stato definito uno schiaffo in faccia a chi ha bisogno di aiuto. Invita i colleghi a non piangere alla vista del corpo di un bambino con la maglietta rossa annegato sulle coste del Libano per poi approvare un decreto come quello in corso di conversione.
  Si chiede come si possa pensare che il porto più sicuro non sia anche il porto più vicino, per permettere alle ONG che svolgono salvataggi di tornare presto in mare per salvare altre persone in stato di bisogno. Si chiede poi anche perché la nave che ha già effettuato un salvataggio non possa farne un secondo, invitandola così a delinquere incorrendo nel reato di omissione di soccorso. Stigmatizza inoltre come si pretenda che siano le ONG, magari su navi battenti bandiera straniera, a identificare i naufraghi quando nel loro Stato questo obbligo non c'è, né è imposto dal diritto internazionale. Definisce il decreto-legge una operazione di natura ideologica, che tende a costruire una narrazione dei fatti falsa, per far credere che sia in corso una emergenza, una invasione del nostro Paese, mentre la realtà è che ci sono solo persone che soffrono e che perdono la vita nel Mediterraneo. Richiama i parlamentari alla loro responsabilità morale rispetto all'approvazione di provvedimenti che potrebberoPag. 9 comportare la perdita anche solo di una vita umana ed invita dunque a non convertire in legge il decreto.

  Nazario PAGANO, presidente, fa presente l'esigenza di interrompere la seduta per consentire ai deputati di partecipare alla votazione per l'elezione di un componente del Consiglio Superiore della Magistratura e annuncia che le Commissioni saranno nuovamente convocate al termine dei voti del Parlamento in seduta comune.

  La seduta termina alle 15.35.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 19 gennaio 2023. — Presidenza del presidente della I Commissione, Nazario PAGANO. – Interviene sottosegretario di Stato per l'interno, Nicola Molteni.

  La seduta comincia alle 16.50.

DL 1/2023: Disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori.
C. 750 Governo.
(Seguito esame e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella precedente seduta pomeridiana della giornata odierna.

  Nazario PAGANO, presidente, fa presente che il gruppo del Partito democratico ha avanzato la richiesta di attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

  Laura BOLDRINI (PD-IDP) afferma di prendere la parola per cercare sino in fondo di trovare un terreno comune con la maggioranza, e di capire se vi sia un margine per ridurre il danno che il provvedimento in esame può fare. Dichiara di non comprendere perché gestire i flussi migratori, secondo il Governo, significhi promulgare una legislazione speciale rivolta a una sola categoria di natanti. Sarebbe preferibile procedere con altri strumenti, che non sguarniscono il mare da navi che fanno monitoraggio e salvataggio: una legge che consenta lo sponsor per la ricerca di lavoro; «decreti flussi» realistici, visto che settori produttivi del Paese chiedono di aumentare la disponibilità di lavoratori; accordi bilaterali di riammissione, fondati sulla definizione di quote legali di immigrazione. Afferma che il decreto-legge, non solo non scoraggerà i flussi irregolari, ma aumenterà il numero di morti.
  Si chiede dunque quale sia l'obiettivo del Governo. Ricorda come il mare sia già regolato da numerose convenzioni internazionali, che non lasciano spazi vuoti: la Convezione SAR, la Convenzione SOLAS, la Convenzione UNCLOS, le linee guida dell'IMO. Fa presente inoltre che vi è anche il diritto nazionale della navigazione e come tutte le citate fonti normative si basino su un principio fondamentale, quello dell'obbligatorietà del salvataggio della vita in mare. Rileva altresì come questa regola sia universale e antichissima, come testimoniano fonti risalenti alla cultura greca classica.
  Non si possono introdurre norme speciali, continua, per una sola categoria di natanti, come non si possono imporre leggi nazionali a una nave che batte bandiera diversa da quella italiana e naviga in acque internazionali. Si tratta di norme incompatibili con il diritto internazionale, che in base alla nostra Costituzione ha rango superiore a quello nazionale.
  Sottolinea che le ONG prima del 2014 non facevano soccorsi in mare, bensì si dedicavano ad altre attività e sono subentrate in questo ambito perché gli Stati hanno deciso di disinvestire in esso, dati gli elevati costi. Ricorda a proposito l'operazione Mare Nostrum varata dal Governo Letta, che ha messo l'Italia all'avanguardia nell'ambito della tutela delle vite umane.
  Propone dunque di istituire una missione europea di salvataggio, che impegni gli Stati dell'Unione europea a procedere anche alla redistribuzione di coloro i quali siano stati soccorsi. Stigmatizza l'operato del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che ha compiuto visite in Turchia e in Libia chiedendo l'aiutoPag. 10 di quegli Stati per contenere i flussi migratori, e dunque consegnando l'Italia all'abbraccio di autentici despoti.
  Lamenta che il titolo del provvedimento sia del tutto fuorviante. Dichiara che le ONG, che suppliscono alle carenze degli Stati, riescono a salvare appena il 10 per cento di chi si mette in mare. Ricorda che la solidarietà è alla base della nostra comunità, e che è assurdo fare la guerra a chi sta salvando vite umane.
  Nel rammentare che il Ministro Salvini aveva dichiarato in campagna elettorale che avrebbe rimandato a casa, dopo aver assunto l'incarico di ministro, 500.000 immigrati irregolari, fa notare come il ritmo e la percentuale di rimpatri siano poi rimasti esattamente gli stessi del Governo precedente. Ritiene che l'unica strada siano gli accordi di riammissione, che si possono stipulare solo aumentando le quote legali di immigrazione.
  L'obiettivo del Governo si palesa dunque come ideologico, visto che cerca di macchiare la reputazione delle ONG facendo credere che esse siano complici dei trafficanti di esseri umani. Fa presente come, nonostante tale retorica, le ONG continuino a ricevere cospicue donazioni spesso derivanti da piccoli contributi di una pluralità di cittadini.
  Propone dunque di ribattezzare il decreto-legge in esame «decreto naufragi», visto che tra l'altro vieta i soccorsi multipli. Conclude, esprimendo grande dolore, perché in questo Paese si utilizza la morte in mare come una misura di contenimento dei flussi migratori delle persone: atteggiamento disumano e cinico, che non rende giustizia all'umanità del popolo italiano. Esorta la maggioranza e il Governo a ritirare il decreto-legge.

  Alfonso COLUCCI (M5S) ribadisce quanto già espresso nelle precedenti sedute circa l'illegittimità del decreto-legge, attraverso richiami alle consuetudini internazionali, alle disposizioni costituzionali, alle disposizioni del codice della navigazione e del codice penale, alle sentenze della Corte costituzionale. Sottolinea come il decreto-legge preveda un quadro sanzionatorio non commisurato alla gravità del fatto e dunque sproporzionato, con particolare riferimento al fermo dell'imbarcazione dal quale può scaturire poi la confisca. Richiama le posizioni espresse dalle organizzazioni non governative, che meritoriamente svolgono i salvataggi, e da autorevoli giuristi circa la grave violazione dei diritti umani che deriva dal decreto-legge, con il conseguente ampio contenzioso che ne deriverà, anche a livello internazionale. Si tratta di un quadro normativo confusionario, destinato alla caducazione, e che non appare emendabile. Sottolinea come l'Italia e gli italiani siano migliori di come questo decreto intende rappresentarli e svolge in merito un richiamo all'orgoglio nazionale. Si dichiara convinto del fatto che quanto più si ostacolano, in modo così approssimativo, le operazioni di salvataggio, tanto più aumenterà la tratta di esseri umani. Sostiene che chi si imbarca in viaggi così pericolosi lo fa per salvare la propria vita da grandi pericoli e che dunque questa normativa non fermerà i flussi, ma aumenterà solo i traffici illeciti, che invece si vorrebbe impedire. Sottolinea come il prezzo che si paga con questo provvedimento è l'impoverimento della vita umana, del valore dell'uomo in quanto il salvataggio è un obbligo, prima che giuridico, morale. Invita ciascuno, sottosegretario e parlamentari, a immaginarsi migranti, perché ciascuno di noi avrebbe potuto essere tale e l'offesa ai migranti è offesa a noi stessi. Conclude invitando la maggioranza a ripensarci.

  Nazario PAGANO, presidente, constatata l'impossibilità per i colleghi Ghirra e Iaria di intervenire da remoto, per difficoltà tecniche, fa presente che potranno svolgere il loro intervento nel corso della discussione sul complesso delle proposte emendative.

  Il sottosegretario Nicola MOLTENI afferma che la materia dei flussi migratori è un problema europeo e globale, e che dovrebbe dunque trovare risposte a livello europeo e globale. Rileva come non siano state ancora individuate delle soluzioni sovranazionali condivise. Fa l'esempio del Piano d'asilo e immigrazione europeo, in discussione dal 2020 e che non verrà approvatoPag. 11 prima del 2024. Date queste mancanze nella cooperazione internazionale, si pone la necessità di una risposta di cui si fa carico il Governo.
  Ricorda che l'impianto normativo sui cui si sta intervenendo è stato introdotto da un Governo di centro-sinistra, la legge n. 130 del 2020 del Governo Conte II. Inoltre, il codice di condotta è stato per la prima volta previsto in forma pattizia dal Ministro Minniti, lo stesso che stipulò il Memorandum con la Libia e introdusse il finanziamento della guardia costiera libica.
  Rammenta che Frontex, l'Agenzia europea che vigila sulle frontiere esterne, ha più volte definito le ONG come dei fattori di attrazione dell'immigrazione clandestina. Fa presente che è dovere del Governo affrontare il problema dell'immigrazione: problema che non si conclude al momento degli sbarchi, ma si traduce poi in una forte pressione sui territori e sui comuni, come testimoniato anche in audizione dal sindaco di Prato, responsabile ANCI per l'immigrazione.
  Dichiara che è improprio definire il decreto-legge «naufragi», perché esso è invece volto a tutelare le vite umane in mare. Come testimoniato sempre in audizione dal contrammiraglio Aulicino della Guardia costiera, una delle maggiori contestazioni che venivano mosse ai Governi precedenti era l'eccessivo tempo di permanenza in mare aperto delle navi dopo le operazioni di salvataggio: il decreto-legge in esame garantisce invece un porto di sbarco sicuro, individuato in base a una valutazione di natura tecnica, vista la grande difficoltà registrata in alcune regioni del nostro Paese.
  Spiega che dei 52.000 sbarchi dalla Libia, la gran parte arriva dalla Tripolitania le cui coste sono perlustrate dalle ONG. Precisa che le grandi convezioni internazionali sul salvataggio in mare citate nel dibattito sono sì sovraordinate rispetto al nostro diritto, ma ormai datate, e nulla hanno a che fare con la gestione degli attuali flussi migratori.
  Rammenta come le ONG siano dei soggetti privati e nessuno Stato dovrebbe delegare la gestione dei flussi migratori o il pattugliamento delle frontiere esterne a soggetti privati. Precisa, infatti, che il 50 per cento dei salvataggi sono garantiti dai Corpi dello Stato e l'assenza delle ONG non rappresenta la fine dei soccorsi in mare.
  Ripete che il decreto-legge serve a normare una materia che prima di esso non trovava alcuna disciplina, ad eccezione per i casi di violazione, nei quali si confermano le sanzioni già esistenti, introdotte da Governi di centro-sinistra, che diventano però di diritto, non più penale, bensì amministrativo, più rapido e impugnabile.
  Fa presente che il decreto-legge in esame non esaurisce l'azione del Governo sulla materia. Ricorda a tal fine le visite di Stato in Turchia, Tunisia e Algeria, i rapporti e i contatti con la Libia, le missioni presso il Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio, che testimoniano una maggiore attenzione a livello europeo sull'immigrazione (di cui è conseguenza l'Action Plan Mediterraneo centrale). Ribadisce poi che, oltre alla rotta del Mediterraneo, vi è quella dei Balcani, e menziona la ripartenza delle riammissioni informali al confine con la Slovenia.
  Afferma infine che il fenomeno migratorio non dev'esser affrontato in maniera ideologica, bensì seria e costruttiva. Ricorda in conclusione che il «decreto flussi» di quest'anno includerà 82.700 unità, rispondendo a criteri di qualità e alle esigenze del mercato, e che l'Italia dà lezioni di umanità a tutti i Paesi europei, visto che è l'unico Paese in Europa a prevedere corridoi umanitari seri.

  Nazario PAGANO, presidente, dichiara concluso l'esame preliminare. Ricorda che –come convenuto nella riunione degli Uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite – il termine per la presentazione di proposte emendative è fissato alle ore 16.30 di lunedì 23 gennaio. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 17.40.