CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 5 maggio 2022
790.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
Pag. 7

SEDE REFERENTE

  Giovedì 5 maggio 2022. — Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'Interno Ivan Scalfarotto.

  La seduta comincia alle 13.35.

Modifiche al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di circoscrizioni di decentramento comunale.
C. 1430 Bordonali e C. 2404 Topo.
(Seguito esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 21 aprile 2022.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, chiede alla relatrice, Bordonali, e al rappresentante del Governo, di esprimere il parere sulle proposte emendative ammissibili.

  Simona BORDONALI (LEGA), relatrice, esprime parere contrario sugli emendamenti Baldino 1.2 e 1.3, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti Ribolla 1.4 e Cannizzaro 1.5.
  Esprime quindi parere contrario sull'emendamento Baldino 2.1, nonché sull'emendamento Baldino 3.1.

  Il sottosegretario Ivan SCALFAROTTO si rimette alla valutazione della Commissione su tutti gli emendamenti.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che si passerà ora alla votazione delle proposte emendative.

  Stefano CECCANTI (PD) ritiene che, qualora tra i membri della Commissione vi sia un'intesa di massima sul testo, potrebbe essere vantaggioso che i presentatori delle proposte emendative sulle quali la relatrice ha espresso parere contrario ritirassero i propri emendamenti.

  Francesco FORCINITI (MISTO-A) ritiene che la Commissione debba essere Pag. 8messa nelle condizioni di poter esaminare e votare ciascun emendamento in esame, senza quindi forzare il loro ritiro, affinché sia quantomeno mantenuta una parvenza di democrazia.

  La Commissione respinge l'emendamento Baldino 1.2.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), intervenendo sull'emendamento Baldino 1.3, si dice perplesso circa i suoi contenuti e auspica che il gruppo Movimento 5 Stelle, o comunque i suoi presentatori, vogliano spiegare il senso della loro posizione. Se infatti, al limite, può comprendere la posizione di chi asserisce essere inutili ovvero costose le circoscrizioni o altri tipi di articolazioni amministrative, non riesce invece a capire la logica di limitare la possibilità di istituire circoscrizioni alle sole città metropolitane e, ad esempio, non anche alle città capoluogo di provincia che magari sono molto più grandi di alcune città metropolitane. Si chiede quindi perché in certe città sia permesso e in altre no e soprattutto quale è il senso di tale differenziazione. È portato a credere che con tale emendamento si intenda beneficiare precise città.
  Dopo aver osservato che sul tema si dovrebbe tenere una certa linearità di pensiero, auspica quindi che la prima firmataria dell'emendamento, Vittoria Baldino, voglia fornire chiarimenti su una proposta che, in tal senso, consente, solo per fare un esempio, la suddivisione in circoscrizioni della città di Cagliari ma non della città di Bergamo.

  Vittoria BALDINO (M5S), intervenendo sull'emendamento a sua prima firma 1.3, fa presente che la sua approvazione consentirebbe, più in particolare, di applicare questo aspetto della normativa vigente anche alla città di Reggio Calabria che, non avendo i requisiti relativi al numero dei residenti, risulta al momento esclusa dalla possibilità di istituire le circoscrizioni di decentramento comunale.

  Simona BORDONALI (LEGA), relatrice, conferma il suo parere contrario all'emendamento Baldino 1.3, segnalando di aver espresso parere favorevole sull'emendamento Cannizzaro 1.5, che consente ai comuni capoluogo di città metropolitane di istituire comunque le circoscrizioni di decentramento.

  La Commissione respinge l'emendamento Baldino 1.3, approva, con distinte votazioni, gli emendamenti Ribolla 1.4 e Cannizzaro 1.5 (vedi allegato) e respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Baldino 2.1 e 3.1.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, essendosi concluso l'esame delle proposte emendative, avverte che il testo del provvedimento, come risultante dagli emendamenti approvati, sarà trasmesso alla Commissione Bilancio, unica Commissione competente in sede consultiva, ai fini dell'acquisizione del prescritto parere.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza.
Testo unificato C. 105 Boldrini, C. 194 Fitzgerald Nissoli, C. 221 La Marca, C. 222 La Marca, C. 717 Polverini, C. 920 Orfini, C. 2269 Siragusa, C. 2981 Sangregorio e C. 3511 Ungaro.
(Seguito esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 27 aprile 2022.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, informa che il deputato Iezzi ha ritirato il suo emendamento 1.37.
  Avverte che l'esame delle proposte emendative continuerà a partire dall'emendamento Di Muro 1.20.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) illustra l'emendamento Di Muro 1.20, volto a modificare l'articolo 4, comma 1, lettera c), della legge 5 febbraio 1992, n. 91, ove si prevedono i requisiti per il riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli, stranieri Pag. 9o apolidi, di chi è cittadino italiano per nascita, stabilendo che si possa dichiarare di voler acquistare la cittadinanza italiana, entro il raggiungimento della maggiore età, se si risiede legalmente da almeno due anni nel territorio della Repubblica.
  Sottolinea che la proposta emendativa in esame intende aumentare da due a quattro anni il periodo di residenza ivi previsto, mentre riduce il termine per fare richiesta della cittadinanza da un anno a sei mesi. Osserva che l'emendamento è anche coerente con la cronaca di questi ultimi tempi ed evidenzia che non è vero che la legge vigente sulla cittadinanza è eccessivamente severa, o ha maglie strette, relativamente al riconoscimento della cittadinanza perché, al contrario, i numeri testimoniano che il nostro è uno dei Paesi, tra quelli europei, in cui viene effettuato il maggior numero di riconoscimenti di cittadinanza.
  È quindi dell'avviso che non solo non sia necessario allargare le maglie della legge ma, anzi, che sia necessario restringere le possibilità di acquisto della cittadinanza, sempre ammesso che la tematica costituisca una priorità per il Paese, cosa che il suo gruppo non crede. A suo avviso, infatti, e ad avviso della Lega, le priorità del Paese sono ben altre. Ricorda, peraltro, che solo questa mattina, ad esempio, l'Assemblea della Camera ha approvato l'ennesimo decreto-legge sul tema della pandemia COVID-19 – che auspica possa essere uno degli ultimi – e ritiene che tale tematica rappresenti una vera priorità per il Paese. Rammenta, tra le vere priorità, anche le drammatiche conseguenze per il sistema produttivo causate dal conflitto russo-ucraino in corso, nonché il fatto che i cittadini patiscono altre urgenze e non certo quella concernente l'allargamenti dei criteri per il conferimento della cittadinanza.
  Evidenzia inoltre come il minore straniero residente in Italia non sia soggetto a discriminazioni di tipo legislativo e come, se vi siano situazioni che possano sembrare lesive nei loro confronti, queste risiedono in altri ambiti, ad esempio quello burocratico. In tal senso sottolinea che sono altri gli strumenti che bisogna utilizzare. Ritiene quindi che eventuali disparità tra minori stranieri e minori italiani debbano essere affrontate attraverso altre vie.
  Per tali motivi evidenzia, quindi, come l'intervento che si propone l'emendamento in esame vada nel senso opposto rispetto alla proposta di legge in titolo, in quanto si fonda sul presupposto che sia auspicabile stringere le maglie della legislazione in vigore per contenere una normativa che, al momento, consente molte possibilità ai residenti stranieri.
  Conclude ribadendo che il Paese dovrebbe invece occuparsi dei veri problemi degli italiani ed impegnarsi a dare a questi ultimi il necessario sostegno.

  Augusta MONTARULI (FDI), intervenendo sull'emendamento Di Muro 1.20, intende ringraziare il suo presentatore, unitamente al gruppo della Lega, per una proposta che dimostra plasticamente come l'attuale normativa italiana in materia di cittadinanza sia tutt'altro che restrittiva. Associandosi alle considerazioni svolte dal deputato Iezzi evidenzia come, effettivamente, vi siano tutte le condizioni per dimostrare che l'Italia è il primo Paese tra quelli europei per numero di riconoscimenti di nuova cittadinanza e che la sua attuale normativa consente molte possibilità vantaggiose ai richiedenti cittadinanza.
  Ritiene peraltro che i termini proposti nell'emendamento, più restrittivi rispetto alla normativa vigente, consentano altresì di gestire più correttamente le necessarie procedure e la verifica del possesso dei requisiti. Osserva che, se vi è la necessità di apportare correttivi, questa riguarda piuttosto l'ambito della burocrazia successiva, auspicando che i relativi tempi possano essere ridotti. Esprime peraltro una valutazione positiva anche sulla proposta riduzione, da un anno a sei mesi, del periodo utile per la richiesta di riconoscimento della cittadinanza.
  Conclude riconoscendo la specifica sensibilità del deputato Di Muro sulla tematica, sensibilità che sente affine alla sua. Ricorda infatti che lei proviene da una zona d'Italia investita massicciamente dal fenomeno migratorio. In tal senso ringrazia nuovamente il gruppo della Lega e il proponente dell'emendamento in esame, per Pag. 10aver messo in mostra le discrepanze dell'attuale normativa e per aver consentito alla Commissione di esserne edotta.

  Edoardo ZIELLO (LEGA), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede se sia possibile intervenire senza indossare la mascherina, analogamente a quanto consentito nelle sedute dell'Assemblea.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, rileva come, secondo quanto deliberato dal Collegio dei questori, sia previsto l'obbligo di indossare la mascherina durante le sedute di tutti gli organi parlamentari e come, per quanto concerne le sedute dell'Assemblea, si sia convenuto di consentire di intervenire senza indossare la mascherina soltanto nel caso in cui intercorra una distanza di almeno due metri rispetto alle postazioni occupate da altri deputati.

  Edoardo ZIELLO (LEGA) rileva come, a suo avviso, sia opportuno consentire anche nelle sedute delle Commissioni di intervenire senza mascherina, analogamente a quanto accade in Assemblea, anche in considerazione delle condizioni climatiche, che rendono particolarmente disagevole intervenire indossando la mascherina.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, osserva come un analogo disagio venga vissuto da milioni di cittadini italiani, compresi i minori nelle scuole, ai quali viene prescritto di indossare la mascherina, e ritiene pertanto che tale disagio possa essere sopportato anche dai membri del Parlamento.
  Ribadisce che in Assemblea è consentito intervenire senza indossare la mascherina soltanto qualora le postazioni vicine all'oratore non siano occupate.

  Edoardo ZIELLO (LEGA) ritiene che la possibilità di intervenire senza mascherina non debba dipendere da una «gentile concessione» dei colleghi ma sia un diritto, che dovrebbe essere garantito semmai tenendo le sedute delle Commissioni in aule più capienti.

  Laura BOLDRINI (PD) sottolinea come l'obbligo di indossare la mascherina durante gli interventi, pur comportando un disagio per l'oratore, sia posto a garanzia di tutti i presenti, specialmente in una condizione, quale quella attuale, di affollamento dell'aula della Commissione.

  Sara DE ANGELIS (LEGA) rileva la necessità di tenere le sedute delle Commissioni, in particolare nel caso in cui sia prevedibile una notevole partecipazione di deputati, in aule più capienti.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, sottolinea come non sia sempre possibile prevedere il numero di deputati che parteciperanno alle sedute e come occorra comunque tenere conto della disponibilità delle aule.

  Edoardo ZIELLO (LEGA), passando a illustrare l'emendamento Di Muro 1.20, di cui è cofirmatario, rileva come esso sia volto a introdurre modifiche migliorative al testo in esame, con particolare riferimento ai requisiti richiesti per il rilascio della cittadinanza.
  Rileva come la priorità attribuita al provvedimento in esame dai suoi sostenitori strida con la situazione geopolitica ed economica in atto, la quale richiederebbe di dare priorità a ben altri temi, e nega che sussista l'esigenza di ampliare i criteri per la concessione della cittadinanza. Ricorda, infatti, come nel periodo compreso fra il 2010 e il 2019 siano state concesse 1.183.000 nuove cittadinanze italiane e come il nostro Paese sia tra quelli che concedono il maggior numero di cittadinanze a livello europeo.
  Sottolinea dunque il carattere meramente ideologico del provvedimento in esame, in quanto, a suo avviso, la concessione della cittadinanza dovrebbe costituire non il punto di partenza, bensì il punto di arrivo di un percorso di effettiva integrazione nella nostra comunità nazionale. Rileva come, al contrario, il provvedimento miri a introdurre una sorta di automatismo nella concessione della cittadinanza, che avverrebbe prima del compimento del percorsoPag. 11 di integrazione, e come il provvedimento medesimo sembri dunque ispirarsi al modello francese, che ha mostrato tutta la sua inadeguatezza.
  Dichiara di non comprendere le motivazioni degli inviti al ritiro formulati sulle proposte emendative dal rappresentante del Governo e si stupisce del fatto che il sottosegretario Scalfarotto, che solitamente non si sottrae al confronto e al dibattito, in questa circostanza non fornisca alcuna motivazione dei pareri resi. Rileva come tale atteggiamento pregiudizialmente contrario nei confronti delle proposte della Lega emerga anche dalle dichiarazioni denigratorie rilasciate alla stampa dal Presidente Brescia, il quale ha giudicato addirittura offensivi gli emendamenti presentati dalla Lega.
  Ribadisce come il tema della cittadinanza non possa essere considerato prioritario nell'attuale congiuntura internazionale ed economica e sottolinea come l'approvazione del provvedimento in esame costituirebbe un messaggio pericoloso nei confronti dei Paesi di provenienza degli immigrati, in particolare dei Paesi africani.
  Alla luce di tali considerazioni, raccomanda l'approvazione dell'emendamento Di Muro 1.20.

  Il sottosegretario Ivan SCALFAROTTO ricorda come sull'emendamento Di Muro 1.20 il Governo si sia rimesso alla Commissione, rilevando come non abbia ritenuto di esprimere parere favorevole su alcuna proposta emendativa, in quanto all'interno della maggioranza sussistono posizioni divergenti.
  Sottolinea quindi come gli inviti al ritiro siano stati formulati non per ragioni di merito, bensì per ragioni relative all'inapplicabilità, all'incongruità o alla difficile interpretabilità delle disposizioni contenute nelle proposte emendative. Rileva, infatti, come, contrariamente a quanto accaduto in occasione del provvedimento sul suicidio assistito, volto a introdurre un istituto giuridico del tutto nuovo e in occasione del quale il Governo si è rimesso al Parlamento su tutte le proposte emendative, il provvedimento in esame intervenga su una disciplina già vigente e tecnicamente complessa, applicata quotidianamente, il che rende necessaria la valutazione dell'impatto, dal punto di vista tecnico, degli interventi proposti sulla disciplina medesima.
  Ribadisce, quindi, di rimettersi alla Commissione sull'emendamento Di Muro 1.20, in quanto la norma contenuta nell'emendamento e quella prevista dal provvedimento in esame su cui l'emendamento interviene sono, dal punto di vista del Governo, equipollenti.

  Flavio DI MURO (LEGA), dopo aver preso atto del fatto che i pareri espressi dal Governo sono motivati da ragioni tecniche e non politiche, chiede un'ulteriore riflessione sull'emendamento in esame, in considerazione di una recente sentenza del TAR della Liguria, alla luce della cui rilevanza ritiene opportuno acquisire anche le valutazioni del Ministero della giustizia. Rileva, infatti, come il TAR della Liguria abbia confermato il mancato rinnovo del permesso di soggiorno e la conseguente espulsione di un cittadino albanese residente in Italia da tredici anni e del suo nucleo familiare, comprendente figli minori, con la motivazione che il predetto cittadino straniero non ha interiorizzato le regole fondamentali del vivere civile nel nostro Paese, come dimostrato dalla reiterata commissione di reati relativi alla cessione di stupefacenti. Osserva come il provvedimento di espulsione, confermato in sede giurisdizionale, si basi anche sulla circostanza che tutto il nucleo familiare possiede la stessa cittadinanza e non corre pertanto il rischio di essere diviso a seguito dell'esecuzione del provvedimento di espulsione.
  Ritiene che si tratti di una sentenza di straordinaria rilevanza, nella quale i giudici hanno ritenuto prioritaria l'esigenza di tutela della sicurezza e dell'incolumità pubblica rispetto ai diritti degli immigrati, e ribadisce, alla luce di ciò, la necessità di un ulteriore approfondimento da parte del Governo che coinvolga anche il Ministero della giustizia.

  La Commissione respinge l'emendamento Di Muro 1.20.

Pag. 12

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), richiamando alcune considerazioni svolte dal rappresentante del Governo, lo invita a mettere a disposizione della Commissione una relazione tecnica dettagliata, che aiuti a comprendere le ragioni dei pareri da esso espressi sulle proposte emendative. Fa notare infatti come non corrisponda al vero l'affermazione per la quale il Governo avrebbe espresso pareri non favorevoli esclusivamente per ragioni tecniche, connesse all'applicabilità delle norme proposte dagli emendamenti, ritenendo piuttosto che vi siano state in gran parte motivazioni politiche.
  Ritiene inoltre che il provvedimento in esame sia inopportuno, in quanto si pone oltre il perimetro di azione del Governo e della maggioranza, peraltro ignorando le numerose altre priorità che invece dovrebbe essere a suo avviso affrontate nel Paese. Richiamando alcuni dati di Eurostat, ribadisce che l'Italia è tra i primi Paesi in Europa per quanto riguarda il numero di cittadinanze concesse e il relativo tasso di naturalizzazione, facendo dunque notare come non sussiste alcuna emergenza in tale ambito.
  Osserva che ci si dovrebbe occupare piuttosto di altre questioni importanti, riguardanti sia i minori italiani sia quelli stranieri, soprattutto per quanto concerne l'istruzione, ambito nel quale ritiene che i Governi precedenti non siano intervenuti in maniera adeguata. Ritiene dunque che siano altri gli ambiti nei quali l'Italia dovrebbe ambire a primeggiare, evitando di perseguire certi primati in relazione al numero degli sbarchi clandestini e al numero di cittadinanze riconosciute.
  Ritiene dunque che certi gruppi politici dovrebbero essere maggiormente trasparenti e dire chiaramente che il loro obiettivo principale è quello di prevedere una sanatoria generalizzata a favore dei genitori dei minori in materia di cittadinanza, ignorando il fatto che in tale materia esiste una normativa pienamente funzionante.

  Augusta MONTARULI (FDI) ritiene che l'emendamento Tonelli 1.21 proponga una ragionevole mediazione e dovrebbe pertanto essere condiviso. Nel ricordare che in Italia esiste una normativa vigente efficace, che già garantisce il riconoscimento della cittadinanza ai minori, essendo l'Italia in tale ambito all'avanguardia in Europa, ritiene necessario affrontare le vere sfide dell'integrazione, nel presupposto che la cittadinanza sia il risultato finale di un percorso in tal senso.

  Vittoria BALDINO (M5S), ricollegandosi ad alcune considerazioni svolte dai deputati del gruppo della Lega, ritiene che nel dibattito odierno vi sia un equivoco di fondo, che attiene all'interpretazione dei dati forniti in ordine al numero delle cittadinanze concesse in Italia. Fa notare che tali dati non vanno intesi in termini assoluti, ma in relazione al numero stranieri residenti, osservando che, se tali dati fossero letti in quest'ottica, l'Italia non sarebbe ai primi posti in ambito europeo.
  Ritiene quindi che l'obiettivo del provvedimento sia quello di aggiornare la normativa vigente, rendendola più equilibrata e al passo coi tempi, rinnovando dunque il concetto di cittadinanza che, a suo avviso, soprattutto in relazione al principio dello ius sanguinis, appare desueto, considerato che, a suo avviso, la cittadinanza spesso viene concessa, in termini eccessivamente larghi, a discendenti di persone emigrate all'estero, che non hanno alcun legame con l'Italia e con la nostra cultura.
  Quanto all'argomento che sarebbe in atto una strumentazione dei minori, ritiene che ciò non corrisponda al vero, dal momento che il provvedimento, introducendo il principio dello ius scholae, intende invece proprio intervenire a favore di quell'ampia platea di soggetti minori, ovvero circa un milione e mezzo di ragazzi, nati in Italia, che frequentano le scuole italiane e intendono far parte di tale comunità. Invita dunque il gruppo della Lega a dare il suo contributo positivo e proficuo nella direzione delle finalità testé illustrate.

  Simona BORDONALI (LEGA), richiamando alcune considerazioni svolte dalla deputata Baldino, che evocano l'esigenza di modificare la legge vigente sulla cittadinanza, ad esempio per quanto concerne lo Pag. 13ius sanguinis, non comprende per quale ragione il relatore e i gruppi che sostengono il provvedimento non abbiano già provveduto ad elaborare un testo che affronti tali problematiche.
  Osserva quindi come l'Italia a livello europeo sia ai primi posti per quanto riguarda il numero di naturalizzazioni, facendo notare che la normativa vigente già prevede la possibilità di acquisire la cittadinanza prima del compimento dei diciotto anni. Ritiene dunque sbagliato rendere troppo semplice il conseguimento della cittadinanza, dal momento che i minori stranieri godono degli stessi diritti di quelli italiani e che la normativa vigente appare pienamente efficace.
  Fa inoltre notare come alcune argomentazioni addotte a sostegno del provvedimento siano esclusivamente strumentali, richiamando ad esempio le considerazioni svolte dalla deputata Boldrini, secondo la quale ci sarebbero talune discriminazioni tra minori italiani e stranieri, ad esempio per l'acquisto dei biglietti in occasione di visite culturali, circostanza risultata assolutamente infondata. Invita piuttosto alcuni gruppi della maggioranza a seguire le indicazioni formulate al riguardo dall'ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il quale, criticando lo ius soli, ha di recente evidenziato come sia giusto riconoscere la cittadinanza ai ragazzi che frequentano le scuole e che parlano l'italiano perfettamente, in tal modo evidenziando la necessità di un percorso di effettiva integrazione.

  Cristian INVERNIZZI (LEGA), facendo riferimento ad alcune considerazioni svolte nel dibattito riguardo a taluni emendamenti presentati dal gruppo della Lega, ritiene sia ingeneroso valutare con scherno quelle proposte di modifica del testo, che, richiedendo la conoscenza di alcuni valori tradizionali della comunità italiana, come quelli rappresentanti dalle sagre paesane, rispondono all'esigenza di verificare l'effettiva volontà dello straniero di integrarsi in tale Paese. Ritiene infatti necessario il rispetto di tale patrimonio storico di tradizioni secolari, facendo notare che il gruppo della Lega ha una seria visione della cittadinanza, intesa come reale percorso di integrazione e libera scelta.
  Ricollegandosi ad alcune considerazioni svolte dalla deputata Baldino, sottolinea come il suo Gruppo sarebbe fortemente contrario a mettere in discussione il principio dello ius sanguinis, ritenendo che abbiano un sacrosanto diritto alla cittadinanza coloro che, pur vivendo all'estero, risultano strettamente legati all'Italia, per il tramite di progenitori italiani, magari emigrati all'estero per lavorare. Ritiene che, sempre nel nome di un'idea della cittadinanza intesa come rispetto di un patrimonio di valori tradizionali che si tramandano nel tempo, tali soggetti abbiano il pieno diritto di essere italiani, anche se non parlano la lingua italiana, risultando invece legittimo richiedere la conoscenza di tale lingua a coloro che risiedono in Italia e che potrebbero non avere intenzione di integrarsi. Osserva, in conclusione, che sarebbe vergognoso disconoscere la cittadinanza fondata sullo ius sanguinis, facendo notare che i soggetti che si trovano all'estero e che hanno avi italiani spesso risultano molto più legati al nostro Paese e alla nostra cultura di tanti stranieri che risiedono in Italia.

  Ylenja LUCASELLI (FdI) segnala innanzitutto come non corrisponda al vero l'affermazione che in Europa esistano Paesi in cui viga lo ius culturae, ma solo alcune applicazioni dello ius soli temperato, che è cosa ben diversa, e ricorda come dalla rivoluzione francese ad oggi nessuno Stato abbia mai pensato di abdicare al principio dello ius sanguinis.
  Osserva quindi come parlare di cittadinanza significhi parlare di integrazione e come questa non passi necessariamente attraverso la scuola. Ritiene inoltre inopportuno limitarsi a considerare i dati numerici sulle cittadinanze concesse in rapporto al numero di stranieri presenti, dovendosi invece tener conto anche di altri aspetti, più attinenti al merito.
  In proposito cita l'esempio dei filippini, i quali, pur se residenti in Italia da molti anni, non chiedono la cittadinanza italiana, in quanto il loro Paese di origine non riconosce la doppia cittadinanza e pertanto,Pag. 14 acquisendo la cittadinanza italiana, sarebbero costretti a rinunciare alla cittadinanza filippina.
  Ritiene pertanto che sia necessario interrogarsi, più che sui numeri, sui motivi per i quali si considera opportuno concedere la cittadinanza e sui soggetti ai quali si vuole concederla. A tal fine sarebbe utile prendere ad esempio la legislazione dei Paesi nei quali l'integrazione si realizza con maggior successo, senza perdere di vista le caratteristiche proprie di ogni nazione europea e degli stranieri che in essa si stabiliscono. Per questo motivo, ad esempio, appare poco significativo confrontare l'esperienza italiana con quella svedese.
  Reputa infatti che integrazione non vuol dire essere iscritti in una scuola italiana, ma che nelle famiglie ci sia l'intenzione di rimanere in Italia e condividere l'esperienza dell'italianità e questa visione è totalmente assente – a suo parere – dal testo unificato in esame.
  Non ritiene quindi opportuno creare false aspettative in soggetti che dimostrano di non essere interessati a crescere in Italia e a condividere i princìpi degli italiani.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Tonelli 1.21 e Iezzi 1.24.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, ricorda che l'emendamento D'Ettore 1.28 è stato accantonato.

  Laura RAVETTO (LEGA) evidenzia come l'emendamento 1.29 a sua prima firma affronti una questione già trattata in occasione dell'esame dell'emendamento Meloni 1.18, sul quale ricorda che il rappresentante del Governo ha mutato il proprio parere, invitando al ritiro della proposta emendativa, dopo essersi in precedenza rimesso alla Commissione. Il sottosegretario Scalfarotto in quell'occasione ha giustificato il proprio mutamento di giudizio sulla base di problemi applicativi, evidenziando come i requisiti richiesti dal citato emendamento 1.18 non avrebbero consentito, in alcuni casi, di rispettare la tempistica prevista dal provvedimento per l'ottenimento della cittadinanza. Ricorda che la questione fu trattata sbrigativamente e ritiene opportuno effettuare ora un approfondimento.
  Segnala come la sua proposta emendativa sia volta a sostituire il capoverso comma 2-bis dell'articolo 4 della legge n. 91 del 1992. In base alla modifica proposta, per poter richiedere la cittadinanza è necessario che i minori stranieri, che non siano nati in Italia, vi abbiano fatto ingresso legalmente entro il decimo anno di età e non il dodicesimo, come previsto dal testo base, e che abbiano frequentato almeno due cicli di istruzione in Italia, anziché solamente cinque anni scolastici.
  La finalità della proposta emendativa è riconoscere la cittadinanza italiana solo a chi dia prova di reale volontà di integrazione, per poter proseguire negli studi ed accedere a lavori qualificati, onde evitare fenomeni di sostanziale segregazione, come si verificano in Francia, dove gli stranieri sono condannati a svolgere lavori umili e poco retribuiti.
  In relazione al contenuto dell'emendamento 1.29 evidenzia come normalmente, salvo diverso desiderio manifestato dai genitori, i minori stranieri che fanno ingresso in Italia siano iscritti nella classe scolastica prevista per la loro età anagrafica, ed è pertanto possibile che un minore che entri in Italia a dodici anni sia iscritto alle scuole medie e riesca pertanto a frequentare due cicli scolastici in Italia.
  In considerazione di ciò ritiene che i motivi tecnici, sulla base dei quali il sottosegretario Scalfarotto ha invitato al ritiro dell'emendamento Meloni 1.18, si dimostrino infondati. Si dichiara comunque disponibile ad accettare una riformulazione del proprio emendamento, eliminando la previsione dell'ingresso in Italia entro il decimo anno di età, fermo restando il requisito della frequenza di due cicli scolastici.
  Chiede dunque al rappresentante del Governo se una eventuale riformulazione in tal senso sarebbe idonea a superare le valutazioni tecnico-normative ostative.

  Il sottosegretario Ivan SCALFAROTTO conferma che il Governo ha invitato al Pag. 15ritiro delle sole proposte emendative che potessero creare problemi applicativi e a conferma di ciò ricorda di essersi rimesso alla Commissione anche in relazione a proposte emendative aventi contenuto soppressivo delle previsioni del provvedimento.
  Ribadisce quindi come la previsione della frequentazione di due cicli scolastici in Italia comporti che a diciotto anni il soggetto potrebbe non aver ancora maturato i requisiti per il riconoscimento della cittadinanza.
  Osserva inoltre come la proposta emendativa Ravetto 1.29 preveda la presentazione, da parte dell'interessato, di un'istanza e non il riconoscimento automatico della cittadinanza, che costituisce un atto vincolato. Segnala quindi come, in tal modo, si introduca un elemento discrezionale, che rende più complessa l'applicazione della norma e richiede la definizione di una procedura, non contemplata dalla proposta emendativa, entro cui esplicare la discrezionalità amministrativa prevista dall'emendamento, la quale non può ovviamente essere esercitata dall'ufficiale di stato civile, che deve invece limitarsi a riscontrare la sussistenza dei requisiti previsti per il riconoscimento della cittadinanza. Alla luce di tali considerazioni ritiene che la modifica proposta dall'emendamento 1.29 risulti non congrua con l'ordinamento vigente.
  In conclusione, oltre al tema «aritmetico» della possibilità in concreto di poter maturare i requisiti entro il termine dei diciotto anni, l'emendamento 1.29 presenta un profilo di criticità tecnica in quando si introduce una valutazione discrezionale senza definire i criteri di esercizio di tale discrezionalità.

  Laura RAVETTO (LEGA), ritiene che le affermazioni del sottosegretario rendano necessario l'intervento di un sottosegretario del Ministero dell'istruzione, sottolineando come questa interlocuzione sia ancor più necessaria in particolare in vista del dibattito sul provvedimento in Assemblea.
  Chiarisce infatti come, se un giovane entra in Italia a dieci anni, egli non frequenterà la scuola dalla prima elementare, ma le scuole medie, salvo il fatto che i genitori non ritengano di fargli frequentare una classe diversa; ciò rende evidente il motivo per cui il gruppo della Lega chiede che il minore entri in Italia entro il decimo anno di età, in quanto questo significa che frequenterà le scuole medie e poi le superiori.
  Ribadisce quindi come il suo emendamento 1.29 non ponga alcun problema tecnico e come l'intervento del sottosegretario faccia capire che egli non ha presente l'organizzazione del sistema scolastico. Ritiene pertanto che l'invito al ritiro espresso dal sottosegretario sia dovuto ad un problema politico e sia il frutto di una presa di posizione politica, che è comprensibile da parte del relatore ma che è invece inaccettabile se espressa dal rappresentante del Governo nel corso dell'esame di un provvedimento di siffatta natura. Chiede pertanto l'intervento di un rappresentante del Ministero dell'istruzione, nonché di accantonare il suo emendamento, per consentire che ci sia un confronto interno al Governo e con il Ministero dell'istruzione.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, fa presente che il sottosegretario rappresenta il Governo e che i pareri da lui formulati sono espressi a nome dell'intero Governo.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), nel precisare che, dal punto di vista formale, potrebbe anche condividere quanto affermato dal Presidente, ricorda che in altre sedute aveva già chiesto al sottosegretario la trasmissione di relazioni tecniche per comprendere le ragioni di natura tecnica che supporterebbero il parere contrario del Governo. Invita quindi il sottosegretario a fornire, anche nelle prossime settimane, le relazioni tecniche circa le motivazioni che hanno indotto il Governo a esprimere invito al ritiro su numerose preposte emendative, anche al fine di rendere pubbliche le valutazioni compiute dall'Esecutivo in merito.

  Edoardo ZIELLO (LEGA), intervenendo per richiamo al regolamento, si unisce alle considerazioni del deputato Iezzi, ricordando che l'articolo 79, comma 5, del regolamentoPag. 16 prevede espressamente la possibilità di chiedere relazioni tecniche al Governo, anche per chiarire i dubbi che possono sorgere durante l'esame in Commissione. Riafferma quindi la necessità di acquisire tali relazioni tecniche dal Governo.

  Augusta MONTARULI (FDI) segnala come anche il gruppo di Fratelli d'Italia si unisca alla richiesta del gruppo della Lega e condivide il ragionamento che ha formulato la deputata Ravetto, ritenendo che la trasmissione delle relazioni tecniche da parte del Governo sia necessaria per comprendere quale sia l'approccio adottato dall'Esecutivo per valutare le proposte emendative.
  Dichiara il proprio voto favorevole sull'emendamento 1.29, così come sugli emendamenti che propongano modifiche attinenti alla frequenza dei cicli scolastici, previste anche dall'emendamento Meloni 1.18.
  Ritiene inoltre necessario prevedere che anche il minore straniero nato in Italia debba comunque presentare un'istanza per acquistare la cittadinanza al compimento della maggiore età.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, alla luce del dibattito svolto, dispone l'accantonamento dell'emendamento Ravetto 1.29, al fine di consentire un eventuale, ulteriore approfondimento tecnico su di esso.
  Ricorda altresì che sono accantonati gli emendamenti Calabria 1.30, 1.641 e 1.31.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) invita la Commissione ad accantonare l'emendamento Fornaro 1.33 e l'analogo emendamento Magi 1.34, in considerazione dell'assenza dei firmatari.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, dispone l'accantonamento degli emendamenti Fornaro 1.33 e Magi 1.34, così da consentire ai deputati firmatari di illustrarli. Ricorda altresì che è accantonato l'emendamento Montaruli 1.35.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), illustra l'emendamento Di Muro 1.36, il quale non è stato presentato per fini ostruzionistici ma per rilevare un problema concernente la formulazione lessicale del testo unificato in esame.
  Ricorda infatti l'importanza della scelta delle parole più appropriate da utilizzare nel dibattito pubblico, rammentando alcuni commenti politici espressi dai partiti di sinistra, che usavano la parola «irregolare» e non la parola «clandestino» o la parola «migrante» al posto di «immigrato». Sollecita quindi la Commissione a soffermarsi sull'uso del termine «straniero» nel testo in esame, termine che non significa soltanto colui il quale appartiene ad un altro Paese o popolo, ma che può essere usato anche come sinonimo di «estraneo», con una connotazione dunque esplicitamente negativa, indicando colui che non ha alcun rapporto specifico con un'altra persona o contesto. Ritiene invece che le persone interessate dal provvedimento non siano estranei, in particolare per quanto riguarda i minori cui si rivolge l'intervento normativo, in quanto essi hanno un rapporto con i bambini e i giovani italiani e condividono con loro le scuole, il gioco, gli ospedali e gli stessi diritti.
  In tale spirito l'emendamento 1.36 propone una scelta lessicale differente, più rispondente alla necessità di indicare la provenienza geografica dei minori che arrivano in Italia e consentendo di distinguere gli extra-comunitari da quelli comunitari. Ricorda infine come questa scelta terminologica permetterebbe di individuare immediatamente anche la normativa applicabile a chi proviene dai Paesi europei e quella relativa a chi viene da altri Paesi.

  La Commissione respinge l'emendamento Di Muro 1.36.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, ricorda che l'emendamento Iezzi 1.37 è stato ritirato.

  Augusta MONTARULI (FDI), illustra il contenuto del suo emendamento 1.38, volto a sopprimere uno dei requisiti del testo base, nella parte che permette al minore di acquisire la cittadinanza, sopprimendo in Pag. 17particolare il requisito dell'ingresso prima del compimento del dodicesimo anno di età. In questo modo si eviterebbe di inserire nella disciplina vigente una norma sostanzialmente analoga allo ius soli ma con una portata ben più ampia, perché sarebbe rivolto non solo a chi nasce in Italia, ma anche a chi vi accede prima dei dodici anni.
  Segnala inoltre come, qualora si intenda introdurre lo ius soli, tale principio debba valere solo per coloro che nascono in Italia. In caso contrario, si inserirebbe nel nostro ordinamento una norma non a favore dei minori che intendano diventare cittadini italiani, ma a favore dei loro genitori, che non potrebbero acquisire la cittadinanza italiana ai sensi della disciplina vigente.
  Il gruppo di Fratelli d'Italia chiede quindi che la Commissione rifletta sull'opportunità di mantenere distinto il caso di chi nasce in Italia da quello di chi entra nel nostro Paese, seppur entro il compimento del dodicesimo anno di età. In quest'ultimo caso, vi sarebbe un percorso di integrazione del tutto differente da chi nasce in Italia, richiedendo parametri di inclusione ben diversi.
  Raccomanda quindi l'approvazione del suo emendamento 1.38.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) illustra l'emendamento Tonelli 1.39, identico all'emendamento 1.38, volto a evitare di introdurre nell'ordinamento quello che considera uno ius soli mascherato e rivolto a un gruppo di persone sempre più allargato ed indistinto di possibili beneficiari.
  Rileva come il testo del provvedimento preveda due casi diversi, quello del minore straniero nato in Italia e quello del minore che vi fa ingresso prima del compimento dei dodici anni; in entrambi i casi, il minore che frequenta un ciclo scolastico per cinque anni potrebbe ottenere la cittadinanza. In questo quadro l'emendamento 1.39 elimina una delle due fattispecie, riducendo il numero di possibili beneficiari.
  Sottolinea infatti come il gruppo della Lega ritenga del tutto sbagliato ed inopportuno l'intervento normativo, rilevando come l'ordinamento non rechi discriminazioni nei confronti dei minori stranieri, ma come sussistano solo problemi legati a alcuni passaggi burocratici richiesti per acquisto della cittadinanza, mentre non vi sono regole che impediscano ai minori stranieri di avere le stesse possibilità riconosciute ai minori italiani.
  Ritiene quindi improprio diffondere nell'opinione pubblica l'idea che ci siano discriminazioni stabilite dalla nostra legislazione, invitando le forze politiche che sostengono l'intervento normativo a chiarire se il loro obiettivo finale sia di introdurre lo ius soli nel nostro ordinamento.

  La Commissione, respinge gli identici emendamenti Montaruli 1.38 e Tonelli 1.39, nonché, con distinta votazione, l'emendamento Bordonali 1.41.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, secondo le intese intercorse tra i gruppi, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.