CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 1 marzo 2022
750.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
COMUNICATO
Pag. 5

SEDE REFERENTE

  Martedì 1° marzo 2022. — Presidenza del presidente della IV Commissione, Gianluca RIZZO. – Intervengono il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano e il sottosegretario di Stato per la Difesa, Giorgio Mulè.

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Gianluca RIZZO, presidente, avverte che è pervenuta la richiesta che della seduta sia data pubblicità anche mediante gli impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

DL 14/2022: Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina.
C. 3491 Governo.
(Esame e rinvio).

  Le Commissioni iniziano l'esame del provvedimento.

  Gianluca RIZZO, presidente, avverte che l'esame del provvedimento procederà secondo quanto stabilito nella riunione dell'ufficio di presidenza delle Commissioni riunite, svoltosi nella giornata di ieri, che ha previsto per oggi l'avvio dell'esame preliminare con seguito nella giornata di domani. La fissazione del termine per la presentazione degli emendamenti verrà stabilita in un'ulteriore riunione dell'ufficio di presidenza delle Commissioni riunite, già prevista per domani.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO, relatrice per la III Commissione, in premessa, sottolinea che l'invasione russa dell'Ucraina ci pone di fronte ad un'accelerazione dei tempi storici che – come ribadito dal Presidente del Consiglio Draghi e dal Cancelliere tedesco Scholz – spingono a ridefinire l'ordine internazionale come lo abbiamo conosciuto: la brutale guerra d'aggressione lanciata dall'autocrate Putin sta riunendo ciò che in Europa è stato troppo diviso, a rinsaldare le identità comuni, a ristabilire con chiarezza quanto separa le democrazie dai regimi autoritari.
  Evidenzia che, di fronte agli orrori di una guerra imperialista ed al ritorno della politica di potenza ai nostri confini, l'Unione europea sta trovando le ragioni di una nuova unità, definendo nuove forme più stringenti di coordinamento militare, un approccio finalmente solidale e coerente alla crisi migratoria scatenata dall'invasione,Pag. 6 una profondità di azione strategica che in anni passati è mancata.
  Rileva che in questi giorni, per fortuna, sembrano emergere due idee-guida della nuova postura europea che sono coerentemente sottese alla risoluzione che il Parlamento si accinge a votare oggi con un'amplissima maggioranza, in esito alle comunicazioni del Presidente del Consiglio Draghi: il primo è che l'ombrello dell'Alleanza atlantica si rivela – oggi come ieri – fondamentale per la pace e la sicurezza degli europei; il secondo è che l'eccessiva debolezza militare di gran parte degli Stati europei li rende vulnerabili a pressioni esterne.
  Osserva che anche per il mondo intero è necessaria una svolta nelle relazioni internazionali: il disordine e le tragedie prosperano quando viene meno la politica internazionale fondata sull'arte della diplomazia, che stabilisce come si organizzano gli spazi geopolitici del pianeta. A suo avviso, è dunque ora di chiudere il tempo dei Trattati che hanno impatto limitato o nullo ed è necessaria una nuova grande architettura di sicurezza europea, come è accaduto tante volte nella storia del nostro Continente, da Vienna ad Helsinki.
  Sottolinea che gli interessi strategici europei sono troppo importanti perché l'Unione possa permettersi il lusso di non adottare, sia pure in accordo con l'alleato americano, una posizione al tempo stesso energica e lungimirante.
  Evidenzia che i primi segnali sono positivi: le istituzioni dell'UE stanno scegliendo la via di una «gestione europea» della crisi; lo tsunami della crisi ucraina rappresenta infatti quella «sfida esterna» ai più vitali interessi di sicurezza dell'Unione in grado di far fare un definitivo salto di qualità alla politica estera comune.
  Rileva che la relazione è nei due sensi: la sfida potrebbe indurre più coesione in Europa e più coesione le sarebbe necessaria per influenzare, magari ponendo mano a un piano straordinario di aiuti, il futuro dell'Ucraina. Anche al fine di impedire che la regione venga sconvolta, tra qualche tempo, da nuove guerre.
  Osserva che i piani di Putin non sono andati come previsto: non aveva immaginato la resistenza del popolo ucraino intenzionato a difendere in ogni modo la propria libertà, la «scoperta» di un presidente deciso e coraggioso in Zelenskij, il ruolo inatteso dei social e di tutto il mondo digitale, la coesione nelle risposte di tutti i Paesi europei, la sensibilità dei cittadini di tutto il mondo – cominciando proprio dalla Polonia – indirizzata a sostenere la resistenza ucraina e ad accogliere chi è costretto a lasciare il Paese, le sanzioni economiche così dure, la capacità degli Stati Uniti di mettere in campo strumenti sofisticati di intelligence per seguire le mosse dei russi – capacità a cui hanno partecipato anche grandi imprenditori privati –, tutto questo ha fatto capire che lo scenario si stava complicando e che la guerra in Ucraina avrebbe potuto trasformarsi in una clamorosa sconfitta.
  Segnala che persino la minaccia nucleare che Putin ha osato pronunciare davanti al mondo, sembra la mossa disperata di chi ha capito di aver sbagliato e di star rischiando di precipitare verso una crisi di leadership irreversibile.
  Sottolinea che gli accordi per una possibile pace restano la migliore via d'uscita da una situazione molto compromessa per il Presidente russo, che dovrà fare quei passi indietro necessari per rassicurare il popolo ucraino e la Comunità internazionale che nessuna mossa sarà più fatta per compromettere libertà, sicurezza, integrità e indipendenza dell'Ucraina. L'Europa, l'Ucraina e gli Stati Uniti, a loro volta, dovranno ricercare una pace che non rappresenti l'umiliazione della Russia.
  Evidenzia che si tratta di una grande occasione per l'UE; l'occasione per avviare – anche attraverso un intervento della Santa Sede – un processo di democratizzazione della Russia e di superamento dell'era Putin. Un percorso storico che non si costruisce in pochi giorni, ma che consentirebbe di riscoprire le radici della cultura europea della Russia e, partendo da quelle, favorire un percorso che porterebbe alla nascita di una vera grande democrazia ad est dell'Ucraina.Pag. 7 A suo avviso, una grande opportunità da non perdere.
  Rileva che il decreto-legge in esame riunisce una prima serie di misure, preventivamente pianificate, relative al rafforzamento della nostra postura militare in grado di garantire il necessario livello di deterrenza e, ove occorra, di difesa a fronte della grave situazione di crisi in atto.
  Segnala che il rafforzamento dei dispositivi di difesa e deterrenza della NATO – come dirà il collega Aresta, relatore per la IV Commissione – è inteso a preservare l'integrità dell'Alleanza, rafforzando la capacità di sorveglianza e la prontezza nel rispondere ad eventuali minacce. Inoltre, esso è inteso a dimostrare la capacità e la determinazione della NATO nel rispondere solidalmente alle minacce esterne lungo il confine orientale dell'Alleanza.
  Osserva che il provvedimento accorda al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e all'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo la possibilità di adottare interventi di assistenza o di cooperazione in favore del Governo e della popolazione ucraina, in deroga alla vigente normativa, ad eccezione delle norme penali, di quelle in materia di contrasto della criminalità organizzata e di quelle derivanti da obblighi inderogabili discendenti dall'appartenenza all'Unione europea. Ciò al fine di potenziare gli strumenti vigenti e garantire una più efficace e tempestiva erogazione degli interventi di aiuto e di assistenza al Governo e alla popolazione ucraina.
  Sottolinea, inoltre, che il provvedimento potenzia la funzionalità e la sicurezza della rete diplomatica e consolare e adotta le misure occorrenti a tutela degli interessi italiani e dei cittadini italiani all'estero che, nel particolare contesto internazionale attuale, vedono accresciuti in maniera sensibile i rischi già in precedenza sussistenti a livello elevato.

  Giovanni Luca ARESTA, relatore per la IV Commissione, riferisce che lo scorso 25 febbraio 2022, in seguito all'attacco lanciato dalla Russia nei confronti delle principali città dell'Ucraina, il Consiglio dei ministri si è riunito dopo l'informativa del Governo alle Camere approvando il decreto-legge n. 14 del 2022.
  Osserva, quindi, che il provvedimento d'urgenza, composto di 7 articoli, include l'attivazione di una serie misure, concordate dall'Italia assieme ai Paesi alleati della NATO, che si prefiggono di rafforzare la postura militare dell'Alleanza Atlantica sul fianco orientale dell'Unione europea, con l'obiettivo principale di garantire, a fronte della grave situazione di crisi in atto, il necessario livello di deterrenza e, ove necessario, di difesa.
  Al riguardo, evidenzia che le disposizioni di diretto interesse della Commissione Difesa riguardano gli articoli 1 e 2 e il comma 2 dell'articolo 4.
  Rileva, poi, che, come precisato nella relazione illustrativa che accompagna il decreto-legge, la proroga per l'anno in corso di alcuni dispositivi NATO già in atto e l'avvio di contribuzioni aggiuntive attraverso la mobilitazione delle forze ad alta prontezza costituisce l'indispensabile contributo che il nostro Paese è chiamato a garantire nell'alveo dell'impegno condiviso con gli Alleati in termini di difesa collettiva. Ricorda che la partecipazione di contingenti di personale militare alle missioni all'estero viene autorizzata dalle Camere con la procedura prevista dalla legge quadro sulle missioni internazionali (legge n. 145 del 2016); tuttavia, in considerazione della straordinaria necessità e urgenza connessa alla grave crisi internazionale in atto in Ucraina, il Governo ha deliberato di emanare le richiamate disposizioni in deroga alla predetta legge.
  Entrando nel dettaglio delle richiamate disposizioni, sottolinea che l'articolo 1, al comma 1, autorizza, fino al 30 settembre 2022, la partecipazione di personale militare all'iniziativa della NATO per l'impiego della forza ad elevata prontezza, denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF). Il contingente italiano, la cui consistenza massima sarà di 1.350 unità, prevede l'impiego di un comando di componente per operazioni speciali e relative capacità operative correlate, un'unità del genio militare per il supporto alle operazioni terrestri e aeromobili per la ricerca e soccorsoPag. 8 di personale isolato, la raccolta informativa, il trasporto tattico e il rifornimento in volo. È inoltre previsto l'invio di 77 mezzi terrestri, 21 mezzi navali e 5 mezzi aerei. La spesa complessiva ammonta a circa 86 milioni e 129 mila euro per l'anno 2022.
  Il comma 2, invece, autorizza la prosecuzione, per l'anno 2022, della partecipazione di personale militare al potenziamento dei dispositivi della NATO di cui alle schede 36/2021, 37/2021, 38/2021 e 40/2021 già autorizzati, per l'anno 2021, dalle risoluzioni della Camera dei deputati (6-00194) e del Senato della Repubblica (Doc. XXIV, n. 48) approvate, rispettivamente, in data 15 luglio 2021 e 4 agosto 2021. In particolare, viene autorizzata la proroga della partecipazione di personale militare italiano al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (lettera a)), del dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (lettera b)), del dispositivo per la presenza della NATO in Lettonia Enhanced Forward Presence (lettera c)), nonché del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza Air Policing (lettera d)).
  Il dispositivo inteso a rafforzare l'attività di raccolta dati e sorveglianza dello spazio aereo della NATO si inserisce nell'ambito delle cosiddette Assurance Measures progettate dalla NATO a causa del mutato contesto di sicurezza dei confini dell'Alleanza e consiste in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio dell'Alleanza, intese a rafforzare la loro difesa, a rassicurare le loro popolazioni e a scoraggiare le potenziali aggressioni. Inoltre, esso risponde anche all'esigenza di implementare una serie di misure di rassicurazione specifiche per la Turchia. L'Italia supporta le attività della NATO garantendo la capacità di rifornimento in volo dei velivoli radar AWACS, di proprietà comune della NATO, tramite un velivolo KC-767 dell'Aeronautica militare e un ulteriore assetto aereo CAEW per potenziare le capacità di raccolta dati e sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza. È previsto l'impiego di 5 unità di personale e di due mezzi aerei, per un fabbisogno finanziario di poco superiore ai 3 milioni di euro. Il dispositivo per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (Mar Mediterraneo e Mar Nero) è invece inteso a colmare i «critical shortfalls» in seno alle Standing Naval Forces (SNFs), che costituiscono lo strumento navale a più alta prontezza operativa a disposizione dell'Alleanza. Le unità navali assegnate alle SNFs sono poste sotto il controllo operativo della NATO per un periodo di circa sei mesi e costituiscono la componente marittima della NATO Response Force (NRF). Per il 2022 è previsto l'impiego di assetti nazionali con funzione di Comando, nonché attività di presenza e sorveglianza navale nelle aree di interesse strategico nazionale. La consistenza massima del contingente nazionale è pari a 235 unità, 2 mezzi navali (a cui si aggiunge una unità navale «on call» che potrà essere resa disponibile attingendo ad assetti impiegati in operazioni nazionali) e 1 mezzo aereo. Il fabbisogno finanziario è pari a circa euro 17,5 milioni di euro, di cui euro 4 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.
  Quanto al contributo italiano in Lettonia denominato Enhanced Forward Presence, esso fa parte del più ampio dispositivo che prevede la presenza militare della NATO nelle parti orientali e sudorientali del territorio dell'Alleanza (Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia), costituito dallo schieramento di quattro Battlegroup multinazionali, ciascuno guidato da una Framework Nation, complementari alle forze dei Paesi ospitanti. La consistenza massima del contingente nazionale – inserito nell'ambito del Battlegroup con sede ad Adazi, in Lettonia – è pari a 250 unità. È inoltre previsto l'impiego di 139 mezzi terrestri e il ricorso a una componente di manovra e una logistica, che verranno ulteriormente potenziate e rafforzate anche attraverso il rischieramento permanente di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate. Sarà, inoltre, possibile, svolgere attività per incrementare e implementare l'interoperabilità con gli assetti aerei nazionali impegnati nelle attività di air policingPag. 9 nell'area. Il fabbisogno finanziario è di circa 30 milioni di euro, di cui euro 6 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.
  Infine, il potenziamento dell'Air Policing della NATO è inteso a preservare l'integrità dello spazio aereo europeo dell'Alleanza rafforzando l'attività di sorveglianza e consiste nell'integrazione, in un unico sistema di difesa aerea e missilistico NATO, dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai paesi membri. L'attività di Air Policing, comprensiva di attività operative e addestrative, consiste nella continua sorveglianza e identificazione di tutte le violazioni all'integrità dello spazio aereo NATO ed è svolta nell'ambito dell'area di responsabilità del Comando operativo alleato della NATO (Allied Command Operation). L'attività di Interim Air Policing è invece condotta in quei Paesi dell'Alleanza che non possiedono le capacità sufficienti ad assicurare in proprio la difesa del pertinente spazio aereo. La consistenza massima del contingente nazionale è pari a 130 unità ed è previsto l'impiego di 12 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario è di circa 37 milioni di euro, di cui 11 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.
  Complessivamente, la consistenza massima di personale per lo svolgimento delle citate missioni è pari a 1.970 unità, con un onere di poco superiore a 88 milioni di euro, di cui circa 67 milioni nel 2022 e circa 21 milioni nel 2023. Sia per la nuova missione, che per la proroga dei quattro dispositivi NATO, è prevista, dal comma 3, l'applicazione delle norme sul personale, in materia penale e in materia contabile ordinariamente applicate alle missioni internazionali (Capi III, IV e V della legge n. 145 del 2016).
  Passando all'articolo 2, segnala che la norma prevede la cessione, a titolo gratuito, di mezzi e materiali di equipaggiamento militari alle autorità governative dell'Ucraina ed è volta a corrispondere alle richieste di supporto indirizzate alla Comunità internazionale, Italia inclusa, rendendo disponibili equipaggiamenti per la protezione individuale e più in generale della popolazione civile dagli effetti del conflitto in atto (materiali Counter-IED per la rilevazione di oggetti metallici e ordigni esplosivi, elmetti e giubbotti antiproiettile).
  Da ultimo, evidenzia che il comma 2 dell'articolo 4 autorizza la spesa di 1 milione di euro per l'anno 2022 per l'invio di dieci militari dell'Arma dei carabinieri a tutela degli uffici all'estero maggiormente esposti, al fine di potenziare le misure di protezione delle sedi e del relativo personale. Ai militari inviati è assicurato un trattamento economico pari a quello del restante personale dell'Arma assegnato alla rete all'estero.
  Conclude segnalando che l'articolo 6 reca le disposizioni relative alla copertura finanziaria del provvedimento, per la maggior parte assicurata mediante corrispondente riduzione delle risorse del Fondo per le Missioni internazionali.

  Il sottosegretario Giorgio MULÈ manifesta apprezzamento per gli interventi esaustivi e puntuali svolti dai due relatori e fa presente che il Governo rimane a disposizione delle Commissioni per fornire tutti i necessari chiarimenti.

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO preannuncia che è allo studio del Governo un emendamento per far confluire le disposizioni contenute nel decreto legge n. 16 del 2022, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, all'interno del provvedimento in esame.

  Roberto Paolo FERRARI (LEGA), collegandosi a quanto appena riferito dal sottosegretario Di Stefano, ritiene che l'attuale discussione non dovrebbe essere limitata al decreto legge in esame, ma piuttosto estendersi anche alle ulteriori misure urgenti approvate dal Consiglio dei ministri nella giornata di ieri.
  Evidenzia, infatti, come le due relazioni diano opportunamente conto dell'attività svolta dai dispositivi della NATO approntati sul confine orientale dell'Alleanza per finalità di deterrenza e per evitare il propagarsi del conflitto, nonché della fornitura di materiale di protezione e difesa alle forze dell'Ucraina, mentre rimane fuori ogni Pag. 10riflessione sulla fornitura di materiale bellico, ulteriore misura urgente varata dall'articolo 1 del decreto legge n. 16 del 2022. Si tratta di una riflessione che va necessariamente svolta dal momento che in passato l'orientamento del nostro Paese su tale aspetto è sempre stato di diverso segno. In particolare, richiama l'atteggiamento assunto dall'Italia quando il Governo libico riconosciuto dall'ONU chiese il nostro supporto militare. Precisa che non intende fare una critica alle scelte assunte dal Governo, sulle quali concorda, ma ribadisce l'opinione che la discussione tenga in considerazione anche gli aspetti legati al decreto legge che dovrà confluire nel provvedimento in esame.
  Ritiene, inoltre, che si debba fare ogni sforzo affinché il dialogo tra le Parti venga incoraggiato e sia evitata un'escalation nefasta per l'intera Europa. Si tratta di misure urgentemente adottate in seguito all'aggravarsi della drammatica situazione, tuttavia considera fondamentale mantenere aperto un dialogo con la Russia, anche al fine di rendere visibile una possibile via d'uscita da un conflitto tremendo ed evitare che la situazione possa degenerare.
  Infine, sottolinea come il decreto-legge n. 16 del 2022 non specifichi la tipologia di materiale bellico che verrà fornito alle forze ucraine, lamentando come il Parlamento sia tenuto all'oscuro di informazioni che sembrano, invece, essere note ai mezzi di comunicazione.

  Matteo PEREGO DI CREMNAGO (FI) condividendo le considerazioni del collega Ferrari riguardo all'ampliamento della discussione, sottolinea come il nuovo decreto legge approvato nella giornata di ieri vada ben oltre la cessione di materiale difensivo prevista dal provvedimento in esame e richieda di operare con la massima trasparenza. Il mutamento della posizione dell'Italia sulla cessione di armamenti a Paesi in conflitto richiede, infatti, un'assunzione di responsabilità anche al fine di evitare distonie con diverse posture assunte in passato.

  Laura BOLDRINI (PD), sottolineando la gravità della situazione, evidenzia che l'Italia si appresta a compiere scelte che modificheranno in modo radicale la nostra postura in materia di politica estera e di difesa. Al riguardo, rileva che l'invasione costituisce un attacco senza precedenti, da parte di un pericoloso personaggio come Putin che intende portare avanti un disegno espansionistico, di cui sono state sottovalutate inizialmente le reali dimensioni: la gran parte degli osservatori, infatti, ha sostenuto che le mire dell'autocrate russo si sarebbero limitate alla regione del Donbass, mentre oggi vediamo avanzare verso Kiev le truppe di Mosca, appoggiate dall'alleato Lukashenko che, grazie alle modifiche costituzionali recentemente introdotte, ha di fatto venduto il suo Paese a Putin, eliminando dalla Costituzione il principio di neutralità e consentendo l'istallazione di armamenti nucleari sul suolo bielorusso. In questo contesto, le preoccupazioni espresse dalle leadership dei Paesi baltici paiono più che fondate.
  Ricordando la sua esperienza venticinquennale alle Nazioni Unite, sottolinea che in taluni frangenti della storia, di fronte ai massacri e alle fosse comuni – come accadde in Bosnia e in Kosovo – è doveroso e urgente che la Comunità internazionale intervenga, anche militarmente: tuttavia, la situazione attuale pone un grave dilemma etico, considerata l'evidente sproporzione delle dotazioni militari tra le forze armate russe e quelle ucraine, che rischiano di soccombere nonostante gli aiuti di Paesi terzi. A suo avviso, più che dalla resistenza militare di Kiev, il regime di Putin potrebbe essere messo in difficoltà dall'opposizione interna degli oligarchi, gravemente danneggiati dalle durissime sanzioni imposte dalla Comunità internazionale.
  Da ultimo, chiede al relatore Aresta di chiarire se le modalità con le quali, a norma del decreto-legge in esame, l'Italia si appresta ad assistere militarmente l'Ucraina consistano in una vera e propria cessione di armamenti.

  Giovanni Luca ARESTA (M5S) replicando alla richiesta di chiarimenti fatta dalla collega Boldrini, precisa che i mezzi aerei, navali e terresti impiegati nel nuovo dispositivo NATO denominato Very High Pag. 11Readiness Joint Task Force (VJTF) sono di supporto al contingente militare italiano che opera nel perimetro dei confini orientali dell'Alleanza.

  Laura BOLDRINI (PD) ringrazia il relatore Aresta per la delucidazione.

  Salvatore DEIDDA (FDI), nel condannare senza mezzi termini l'invasione dell'Ucraina, esprime il proprio rincrescimento per l'atteggiamento del Governo, che ha assunto la decisione di inviare materiale bellico all'Ucraina coinvolgendo il Parlamento soltanto in un secondo tempo. Lamenta, inoltre, che le Camere sono state tenute all'oscuro della tipologia di armamenti che saranno ceduti e si associa alla richiesta di chiarimenti.
  Infine, si domanda se, a causa dei pochi investimenti nella Difesa fatti in questi anni, il nostro Paese sia davvero in grado di sostenere un eventuale impegno bellico in futuro considerato che, oltre a disporre di mezzi e strumenti limitati, il personale delle nostre Forze armate è ridotto di numero e con un'età media elevata.

  Piero FASSINO, presidente della III Commissione, associandosi alle considerazioni dei due relatori, sottolinea, in primo luogo, che l'aggressione russa non ha alcuna giustificazione; pur condividendo l'auspicio di una soluzione negoziale, evidenzia che il desiderio di pace non coincide con il principio di neutralità, dal momento che ci troviamo di fronte ad un Paese aggredito – l'Ucraina – e ad un Paese aggressore – la Federazione russa –, che peraltro ha mosso guerra senza che sussistesse alcuna minaccia per la propria sicurezza, né da parte della stessa Ucraina, né da parte della NATO, dell'UE o degli Stati Uniti.
  In secondo luogo, notando che la sproporzione delle forze militari in campo non è di per sé ragione sufficiente a non fornire aiuto, sottolinea l'opportunità di rispondere positivamente alla richiesta di aiuto dell'Ucraina per sostenere l'immane sforzo di resistenza sul campo, dal momento che le sanzioni – pur durissime, come dimostrano gli effetti sull'economia russa con il crollo della Borsa e la svalutazione del rublo – di norma producono i loro effetti a medio termine, mentre ora c'è la necessità di respingere nell'immediato l'attacco dell'aggressore. Peraltro, a suo avviso, la base giuridica per l'invio del materiale di armamento è rappresentato dall'articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, laddove si introduce il «diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale».
  Pur condividendo l'auspicio a proseguire lo sforzo negoziale per una soluzione politica della controversia, esprime riserve circa l'effettiva volontà di Putin di percorrere una via d'uscita diplomatica, dal momento che fino ad ora tutte le sue scelte sono state guidate dall'irrazionalità.
  Da ultimo, auspica che il provvedimento in esame sia approvato in tempi rapidi, coerentemente con la situazione di emergenza che si è determinata in Ucraina, e che rischia di deteriorarsi ulteriormente.

  Pino CABRAS (MISTO-A) evidenzia che il dibattito attuale rischia di spingere il nostro Paese e l'intero continente europeo verso un esito ineluttabile, sottovalutando il salto di qualità nella natura istituzionale dell'Unione europea, che si è di fatto trasformata in una struttura militare vocata alla guerra totale: non a caso, segnala che il Ministro degli Esteri francese Le Drian ha parlato di «guerra totale economica». Ricordando che la crisi attuale origina dalla scelta fatta nel 2014 di favorire la creazione di un Governo ucraino ostile agli interessi legittimi della Federazione russa, dichiara la propria ferma contrarietà al coinvolgimento dell'Italia nel conflitto attraverso la fornitura di armamenti ad una delle parti belligeranti.
  Segnala, altresì, che già in passato l'Europa si è resa protagonista di aggressioni a Stati sovrani, com'è accaduto, da ultimo, nei territori della ex Jugoslavia, piegando il diritto internazionale ai propri interessi e strategie. A suo avviso, l'Italia dovrebbe invece proporsi per ospitare una ConferenzaPag. 12 internazionale di pace e promuovere, dunque, la soluzione negoziale, evitando di far coincidere gli interessi dell'Europa con quelli di una parte dei suoi Paesi, tradizionalmente ostili alla Russia: così facendo, si rischia di produrre una drammatica crisi economica e sociale in tutto il continente, oltre che di estendere le dimensioni del conflitto.

  Andrea DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI) associandosi alle considerazioni del presidente Fassino, ribadisce che l'avvio dell'aggressione russa all'Ucraina rappresenta una data spartiacque, che rende impossibile l'ipotesi di realizzare una pace secolare con la Russia, suggestione in parte coltivata anche dal proprio Gruppo politico, con l'obiettivo di pacificare l'est europeo. A suo avviso, proprio per questa ragione, occorre schierare il nostro Paese accanto alle altre democrazie occidentali nella difesa della nazione ucraina, vittima di un'aggressione ingiustificata e violenta.
  Ribadendo il pieno sostegno dell'opposizione alle misure proposte al Governo nel provvedimento in esame, esprime tuttavia profonde riserve su alcuni passaggi della relazione della collega Quartapelle che, a suo avviso, può rappresentare la base per una nuova postura internazionale dell'Italia: in particolare, stigmatizza il punto della relazione in cui si auspica l'avvio di un «processo di democratizzazione della Russia e di superamento dell'era di Putin»: si tratta di una logica assertiva ed aggressiva, speculare alla retorica dello stesso regime russo, che da sempre agita lo spauracchio di una presunta minaccia dell'Occidente, e pericolosa perché in grado di legittimare tali timori; tra l'altro, l'obiettivo di un regime change rappresenta un chiaro e pesante ostacolo nella ricerca di soluzione diplomatica della crisi.

  Maria TRIPODI (FI) considera le affermazioni del collega Cabras, peraltro accompagnate da una serie di inesattezze storiche, un insulto all'intelligenza di tutti i Commissari e prende le distanze da un atteggiamento che non rappresenta la posizione del suo gruppo. Sottolinea come l'attuale invasione dell'Ucraina da parte della Russia non sia affatto paragonabile al conflitto che tormentò la ex Jugoslavia ed il Kosovo ed invita a non strumentalizzare questa tragedia umana per finalità ideologiche di parte.

  Osvaldo NAPOLI (CI), condividendo le preoccupazioni del collega Delmastro Delle Vedove su alcuni passaggi della relazione della collega Quartapelle, che potrebbero sollevare l'attenzione, se non di Putin, certamente dell'Ambasciata russa in Italia, stigmatizza le considerazioni del collega Cabras sulla equivalenza tra guerra economica e conflitto militare, ricordando che si sta discutendo di fornire supporto militare non meramente ad una forza belligerante, bensì ad un Paese che si difende. Auspicando in tempi rapidi la costituzione di un esercito europeo, ribadisce che l'Italia non può mantenersi equidistante tra aggressore ed aggredito e, sebbene la via negoziale sia sempre un obiettivo prioritario, occorre prendere atto che allo stato attuale il conflitto lascia poco spazio alla mediazione diplomatica.

  Roberto Paolo FERRARI (LEGA) ribadisce il proprio convincimento che la scelta di non dialogare non possa essere l'unica alternativa possibile e sottolinea come anche il Presidente francese Macron, nonostante le sanzioni, abbia mantenuto aperto un canale di dialogo con Putin. Si domanda, quindi, se anche per il Governo italiano non vi sia un'opportunità in questo ambito per accreditare il nostro Paese a livello internazionale. Infine ricorda che i decreti legge entrano immediatamente in vigore e devono essere convertiti dal Parlamento entro sessanta giorni, pertanto non ravvisa la necessità di procedere con ulteriore celerità.

  Piero FASSINO, presidente della III Commissione, ribadisce che – come dimostrato proprio dall'azione del Presidente Macron richiamata dal collega Ferrari – occorre perseguire congiuntamente, in parallelo, gli sforzi diplomatici ed il sostegno all'Ucraina nel conflitto.

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  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), relatrice per la III Commissione, associandosi alle considerazioni del collega Napoli sull'intervento dell'onorevole Cabras, replicando al collega Delmastro Delle Vedove, ricorda che le Commissioni sono chiamate ad esprimersi sul testo del decreto-legge in esame e non sulla relazione, che tuttavia fornisce un quadro di riferimento sulle possibili conseguenze del conflitto, non necessariamente condiviso da tutte le forze politiche. A suo avviso, infatti, è evidente che esistono divergenze piuttosto marcate tra i Gruppi circa la natura del regime putiniano: richiamando l'intervento odierno del Senatore Casini che, in occasione del dibattito sulle Comunicazioni del Presidente Draghi, ha evidenziato le carenze e i limiti del mondo occidentale, fin dal 2014, sull'interpretazione della reale consistenza delle minacce di Putin, esprime riserve sulla possibilità di successo di un negoziato diplomatico, dal momento che il Presidente russo ha chiaramente sottostimato la possibile evoluzione del conflitto, rendendolo tossico ed intricato.
  Ad ogni modo, le sue scelte attuali confermano, purtroppo, la fondatezza delle preoccupazioni che la propria parte politica ha sempre espresso sulle interferenze esterne e sulle intenzioni aggressive della Federazione russa.

  Guglielmo PICCHI (LEGA), segnalando che le Commissioni sono chiamate ad esprimersi sul merito del provvedimento in esame, precisa che anche il proprio Gruppo non condivide alcuni passaggi della relazione della collega Quartapelle: pertanto, in questa fase è opportuno perseguire la coesione unanime delle forze politiche esclusivamente sulla solidarietà ed il sostegno all'Ucraina, vittima dell'aggressione, tralasciando ogni considerazione di parte sulle dinamiche geopolitiche complessive.
  Ribadisce, comunque, la necessità di sostenere con più convinzione la via del dialogo diplomatico.

  Emanuela CORDA (MISTO-A) ritiene ingiustificate le critiche rivolte all'intervento del collega Cabras che ha voluto sottolineare solo l'importanza di soluzioni pacifiste e di dialogo rispetto a quelle basate esclusivamente sul conflitto armato. Tutto ciò a tutela in primo luogo del popolo ucraino che potrebbe anche risultare danneggiato dall'invio di armamenti, costretto, in tal modo, ad esporsi in prima linea. Ritiene, infatti, che occorra sempre cercare la strada del dialogo, evitando giudizi politici sulla situazione politica interna della Russia. Sottolinea, infine, che risulta di particolare gravità l'aver autorizzato la cessione di armamenti letali senza che il Parlamento possa avere la minima cognizione di quali e quanti siano questi.

  Il Sottosegretario Giorgio MULÈ in relazione a quanto rilevato in alcuni interventi, sottolinea come nel decreto-legge n. 16 del 2022, approvato nella seduta del Consiglio dei Ministri di ieri, la cessione di armamenti letali all'Ucraina è subordinata alla previa approvazione della risoluzione che sarà approvata oggi al termine delle Comunicazioni del Governo e che il riserbo sulla tipologia di armamenti che saranno ceduti all'Ucraina – già comunque in dotazione alle Forze armate italiane – è giustificata dal non voler dare un vantaggio competitivo all'avversario.

  Gianluca RIZZO, presidente, ritiene opportuno che l'emendamento del Governo venga trasmesso alle Commissioni il prima possibile ed in modo, comunque, da poter fissare nell'Ufficio di Presidenza congiunto che si terrà domani sia il termine per gli emendamenti che il termine per i subemendamenti all'emendamento del Governo.

  Le Commissioni prendono atto.

  Gianluca RIZZO, presidente, ritiene opportuno che l'emendamento del Governo venga trasmesso alle Commissioni il prima possibile. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata per domani.

  La seduta termina alle 15.25.