CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 15 dicembre 2021
714.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
Pag. 132

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 15 dicembre 2021. — Presidenza del presidente Luigi MARATTIN. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Federico Freni.

  La seduta comincia alle 13.

Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale.
Nuovo testo unificato C. 1870 e abb.
(Parere alla IV Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria, e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Carlo GIACOMETTO (FI), relatore, evidenzia che la Commissione Finanze avvia oggi l'esame – ai fini del parere da rendere alla IV Commissione Difesa – del testo unificato delle proposte di legge C. 1870 e abbinate, recante Disposizioni di revisione del modello di Forse armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale.
  L'articolo 1 del Testo unificato, al comma 1, lettera a), proroga dal 2024 al 2030 alcune disposizioni del Codice dell'ordinamento militare (decreto legislativo n. 66 del 2010) finalizzate a garantire gli obiettivi di riduzione degli organici del personale militare della Difesa. Al comma 1, lettera Pag. 133b), viene sostituito il riferimento all'anno 2025 con quello all'anno 2031 nelle disposizioni del Codice dell'ordinamento militare che fissano in 150 mila unità l'entità complessiva delle dotazioni organiche del personale militare delle Forze armate a decorrere dall'anno 2025 e in quelle relative all'ammissione alle rafferme dei volontari di truppa.
  Il comma 2 conferma la possibilità di prorogare ulteriormente il termine per la riduzione delle dotazioni organiche complessive del personale civile e militare della Difesa.
  Ricorda in proposito che la legge n. 244 del 2012, da inquadrare all'interno di una serie di provvedimenti di revisione della spesa pubblica adottati sul finire della XVI legislatura, ha previsto di ridurre, entro l'anno 2024, 30.000 unità delle tre Forze armate (da 190.000 a 150.000) e 10.000 unità di personale civile della Difesa (da 30.000 unità a 20.000), anche al fine di riequilibrare il bilancio della «Funzione difesa», ripartendolo orientativamente in 50 per cento per il settore del personale, 25 per cento per l'esercizio e 25 per cento per l'investimento.
  L'articolo 2, di nuova introduzione, prevede un aumento delle dotazioni organiche dei sottoufficiali e dei volontari dell'Esercito italiano e della Marina militare, escluso il Corpo delle Capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare.
  L'articolo 3 riprende l'impianto normativo delle proposte di legge presentate, introducendo delle modifiche al decreto legislativo n. 66 del 2010 in merito al reclutamento, allo stato giuridico, all'avanzamento e all'impiego dei volontari in ferma prefissata.
  Ricorda che, allo stato, per accedere, tramite concorso, nei ruoli del servizio permanente, occorre avere svolto servizio dapprima quale volontario nella Ferma annuale, della durata di un anno, e successivamente, previo superamento di apposito concorso, nella ferma quadriennale (VFP 4) delle Forze Armate. I Volontari risultati idonei, ma non vincitori del concorso per VFP 4 potranno essere ammessi a domanda e nel limite dei posti disponibili, a due successivi periodi di rafferma della durata di un anno ciascuno. A loro volta i volontari in ferma quadriennale, esaurita la ferma quadriennale, ovvero la rafferma biennale (che in totale possono essere due) e giudicati idonei, sono immessi nei ruoli dei volontari in servizio permanente, con conseguente mutamento dallo status di volontario a quella di graduato.
  Con il provvedimento in esame si stabilisce invece che le ferme siano in numero di due, entrambe triennali: la prima denominata «ferma prefissata iniziale», la seconda definita «ferma prefissata triennale».
  Per accedere alla ferma prefissata iniziale occorrerà avere un'età non superiore a ventiquattro anni, il diploma di istruzione secondaria di primo grado e l'idoneità fisio-psico-attitudinale stabilita per la ferma permanente.
  Potranno, poi, partecipare ai concorsi in ferma prefissata triennale i volontari che abbiano fatto la ferma iniziale o siano in rafferma annuale – ai quali sono riservati il 70 per cento dei posti – in servizio da almeno 24 mesi o in congedo da non oltre 12 mesi – ai quali è riservato non più del 30 per cento dei posti – che abbiano un'età non superiore ai 28 anni e che abbiano superato con esito positivo il corso basico di formazione iniziale. Al termine della ferma triennale, i volontari sono immessi nel ruolo dei volontari in servizio permanente.
  Con riferimento alle competenze della Commissione Finanze, segnala poi il comma 1, lettera a), n. 10), dell'articolo 3, che reca alcune modifiche all'articolo 703 del citato Codice dell'ordinamento militare, il quale disciplina la riserva di posti per l'accesso, tra gli altri, nella carriera iniziale della Guardia di Finanza. Confermando la percentuale di riserva nel 70 per cento dei posti, si specifica che i soggetti in favore dei quali opera la riserva sono i volontari in ferma prefissata in servizio o in congedo, di età non superiore ai 25 anni, i quali abbiano completato almeno dodici mesi di servizio in qualità di volontario in ferma prefissata iniziale e siano in possesso degli Pag. 134ulteriori requisiti per l'accesso alle predette carriere previsti dai rispettivi ordinamenti.
  Sono inoltre modificate le modalità di definizione delle procedure di selezione per l'accesso, tra gli altri, alla carriera iniziale della Guardia di Finanza: si stabilisce che queste, anziché essere definite con decreto interministeriale del Ministro della difesa e dei Ministri interessati, siano determinate da ciascuna delle amministrazioni interessate con decreto adottato dal Ministro competente (ovvero, per la Guardia di finanza, dal Ministro dell'economia e delle finanze), di concerto con il Ministro della difesa e si concludano con la formazione delle graduatorie di merito. Si specifica che nella formazione delle graduatorie le amministrazioni dovranno tener conto, quali titoli di merito, del periodo di servizio svolto e delle relative caratterizzazioni riferite a contenuti, funzioni e attività affini a quelli propri della carriera per cui è stata fatta domanda di accesso, nonché delle specializzazioni acquisite durante la ferma prefissata, considerati utili. L'attuazione delle predette procedure viene affidata alla esclusiva competenza delle singole amministrazioni interessate.
  L'articolo 4 stabilisce il trattamento economico dei volontari in ferma prefissata, l'articolo 5 detta disposizioni transitorie da applicare alle attuali categorie di volontari in ferma prefissata, fino al loro completo esaurimento, mentre l'articolo 6 reca disposizioni di coordinamento e finali relative alla riforma del reclutamento.
  L'articolo 7 reca la ridenominazione delle qualifiche dei sergenti, dei gradi e delle qualifiche dei volontari in servizio permanente, mentre l'articolo 8 detta disposizioni in materia di avanzamento degli ufficiali.
  Infine, l'articolo 9 prevede che il Governo sia delegato a rivedere lo strumento militare nazionale di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010 in base ai seguenti principi e criteri direttivi:

   ridefinizione della ripartizione delle dotazioni organiche tra i diversi Corpi della Forze Armate e modifica delle misure volte a conseguire entro il 2030 il progressivo raggiungimento delle dotazioni organiche, ferme restando le dotazioni organiche complessive fissate a 150.000 unità;

   previsione di un contingente aggiuntivo in soprannumero, non superiore a cinquemila unità, di personale militare ad alta specializzazione, appartenente alle categorie di medici, personale delle professioni sanitarie, tecnici di laboratorio, ingegneri, genieri, logisti dei trasporti e dei materiali, informatici e commissari;

   istituzione di una riserva ausiliaria dello Stato, non superiore a diecimila unità, di personale volontario richiamabile in tempo di guerra o in caso di grave crisi internazionale, in caso di deliberazione dello stato di emergenza nazionale, o, in forma complementare, per esigenze di carattere logistico e di cooperazione civile-militare;

   previsione della possibilità per il personale delle Forze Armate di transitare, a domanda, in altre pubbliche amministrazioni, o di partecipare ai concorsi per il reclutamento nelle altre categorie di personale delle Forze Armate;

   revisione degli strumenti di formazione e di addestramento, prevedendo attività di studio e di qualificazione professionale;

   incentivazione di forme di reinserimento nel mondo del lavoro dei volontari congedati senza demerito, prevedendo misure agevolative anche di carattere fiscale, che ne favoriscano l'assunzione da parte delle imprese private;

   revisione della struttura organizzativa del Servizio sanitario militare, prevedendo, tra l'altro, la costituzione di un contingente in sovrannumero di 450 unità di ufficiali medici in servizio permanente e 675 ulteriori unità da destinare alle professioni sanitarie ripartito nei rispettivi Corpi;

   possibilità per i medici militari e per il personale militare delle professioni sanitarie di esercitare l'attività libero professionale intramuraria;

Pag. 135

   istituzione di fascicoli sanitari relativi agli accertamenti sanitari effettuati con validità, per un arco temporale prestabilito, per tutte le procedure concorsuali indette da una qualsiasi Forza Armata.

  Formula quindi una proposta di parere favorevole sul provvedimento.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 13.05.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 15 dicembre 2021. — Presidenza del presidente Luigi MARATTIN. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Federico Freni.

  La seduta comincia alle 13.05.

Delega al Governo per la riforma fiscale.
C. 3343 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 9 dicembre scorso.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, avverte che per la seduta odierna, non essendo previsto che la Commissione svolga votazioni, è consentita la partecipazione da remoto in videoconferenza dei deputati e del rappresentante del Governo, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.

  Alberto Luigi GUSMEROLI (Lega) evidenzia come l'articolo 6, relativo alla revisione del catasto, sia stato inserito dal Governo nel disegno di legge senza tenere in considerazione il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva, approvato a larghissima maggioranza, nel quale la Commissione aveva volutamente deciso di non inserire la riforma del catasto. Il Governo pertanto, nonostante le dichiarazioni del Presidente Draghi, non ha rispettato il lavoro svolto dalla Commissione.
  Esamina poi i singoli principi e criteri direttivi dell'articolo 6. Si prevede innanzitutto di individuare gli immobili non censiti o che non rispettano la reale consistenza di fatto, la destinazione d'uso o la categoria catastale e gli immobili abusivi. Al riguardo osserva come gli strumenti per individuare gli immobili non censiti o censiti in maniera errata esistano già attualmente e pertanto queste previsioni potrebbero essere stralciate.
  Con riferimento al corretto classamento dei terreni edificabili accatastati come agricoli osserva inoltre come sia stato impiegato un termine improprio, in quanto non esistono terreni accatastati come edificabili, trattandosi di una definizione relativa all'ambito urbanistico e non fiscale. Anche tale previsione andrebbe quindi stralciata. Per quanto riguarda poi la condivisione di dati tra l'Agenzia delle entrate e i comuni osserva che anche questa modalità operativa è già disponibile. Pertanto ritiene che il comma 1 dell'articolo 6 potrebbe essere soppresso senza conseguenze, in quanto si limita a ripetere quanto già previsto dalla normativa vigente.
  Per quanto riguarda poi il comma 2, osserva che esistono strumenti per correggere l'accatastamento degli immobili. Se in alcune città ci dovessero essere sperequazioni, queste si possono risolvere con gli strumenti esistenti e comunque in molti comuni si è già intervenuti grazie alla revisione del classamento per microzone.
  Chiarisce quindi come il proprio gruppo sia contrario all'integrazione delle informazioni presenti nel catasto, come previsto dal comma 2, in quanto ritiene che l'affermazione relativa all'assenza di effetti fiscali non possa essere assolutamente veritiera. Non si comprenderebbe altrimenti per quale motivo si inserisca in una delega fiscale una revisione del catasto che non abbia effetti ai fini dell'applicazione delle imposte.
  Sottolinea quindi come una riforma del catasto comporterebbe maggiori imposte per tutti i proprietari di immobili. Tale Pag. 136conclusione è confermata anche da articoli di stampa e cita al riguardo un articolo apparso sul quotidiano la Repubblica dell'8 ottobre scorso in cui si evidenzia come una riforma del catasto comporterebbe un aumento del valore degli immobili in tutte le zone, sia quelle centrali, sia quelle periferiche. Osserva inoltre che qualora veramente questa norma non dovesse avere alcun effetto ai fini fiscali dovrebbe essere stralciata, perché estranea alla materia del disegno di legge.
  Evidenzia quindi come l'attuale sistema catastale funzioni dando certezza in merito al valore catastale degli immobili, in modo tale che chi acquista un appartamento sa già qual è la rendita catastale dell'immobile acquistato. Tale certezza non sarebbe invece assicurata da un sistema fondato sul valore commerciale, che dovrebbe essere costantemente revisionato in relazione alle oscillazioni del mercato. Teme inoltre che possano essere esercitate pressioni per ottenere valutazioni più favorevoli. Si passerebbe pertanto da un sistema che funziona, oggettivo e scevro da possibili interventi personalistici a un sistema opposto: meno funzionale, soggettivo e passibile di interventi arbitrari.
  Chiede quindi se il Parlamento davvero desideri approvare una simile riforma. Dichiara come il gruppo Lega sia contrario e ricorda in proposito come i Ministri del proprio gruppo siano usciti quando il Consiglio dei Ministri esaminava l'articolo 6 del presente provvedimento. Invita i colleghi a valutare bene il contenuto dell'articolo 6, senza pregiudizi politici, e conclude sottolineando come l'approvazione di una simile norma comporterà esclusivamente problemi e aumenti di imposte.

  Massimo UNGARO (IV) ritiene che l'articolo 8, relativo alla riscossione, sia stato in parte superato da quanto previsto nel disegno di legge di bilancio per il 2022, il quale ha ripreso molti punti della risoluzione della Commissione sul meccanismo di controllo e di discarico dei crediti non riscossi. Si tratta del superamento dell'attuale divisione tra Agenzia delle entrate e Agenzia delle entrate-Riscossione, del superamento dell'aggio e dell'introduzione di un meccanismo automatico per il discarico dei debiti tributari non riscossi, soprattutto se riferiti a soggetti deceduti o falliti, allo scopo di alleggerire il magazzino fiscale e concentrare l'attività sui crediti veramente aggredibili.
  Raccomanda quindi l'approvazione di una misura di definizione agevolata – una rottamazione-quater – che, senza costituire un condono, comporti una diminuzione degli interessi legali e delle sanzioni. Evidenzia inoltre la necessità di un aggiornamento in tempo reale delle banche dati, in particolare dell'Anagrafe dei rapporti finanziari, con possibilità di accesso massivo.
  Con riferimento all'articolo 9, relativo alla codificazione, sottolinea come l'esistenza di un eccessivo numero di disposizioni tributarie rappresenti un ostacolo all'afflusso nel nostro Paese di investimenti stranieri. In proposito segnala come diversi contributi invitino a non attendere l'esercizio della delega per la redazione dei testi unici. Invita inoltre a inserire meccanismi di pulizia automatica delle norme non vigenti, come avviene in Paesi stranieri, per evitare che una volta compiuta la codificazione si crei un nuovo accumulo di disposizioni fiscali superate.
  Con riferimento all'articolo 3, segnala l'opportunità di introdurre una detassazione degli utili reinvestiti per contrastare la sottopatrimonializzazione delle imprese, che costituisce un ostacolo alla loro crescita dimensionale.
  Infine interviene in merito alla copertura degli interventi previsti dal provvedimento, tema che ha più volte segnalato nel corso dell'indagine conoscitiva, ma che non ha trovato spazio nel documento conclusivo, minandone la credibilità. Al riguardo segnala la necessità di reperire risorse per ridurre la pressione fiscale, che nel 2018 ha sfiorato il 43 per cento del PIL, ponendo l'Italia al quarto posto nell'OCSE, dopo 3 Paesi – Svezia, Finlandia e Austria – che offrono più ampie prestazioni sociali ai loro cittadini. Ritiene che le risorse potrebbero essere reperite, tra l'altro, attraverso una più efficace lotta all'evasione e all'elusione fiscale e una revisione delle tax expenditures.Pag. 137 Con riferimento all'IVA auspica che una revisione delle aliquote possa comportare un ampliamento della categoria dei beni esenti, nella quale dovrebbero rientrare i beni di prima necessità.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, segnala che la disciplina dell'IVA è in via di ridefinizione a livello europeo; si tratta di un tema meritevole di approfondimento, sebbene le modifiche in ambito europeo potranno rendere più complessi interventi a livello nazionale.

  Silvia COVOLO (Lega), ribadendo quanto segnalato dal collega Gusmeroli, sottolinea come la revisione del catasto sia stata inserita nel disegno di legge senza che fosse contemplata dal documento conclusivo dell'indagine conoscitiva, nel corso della quale era stato anzi convenuto di non trattare quel tema.
  Evidenzia che quanto previsto dall'articolo 6 riecheggia le raccomandazioni della Commissione europea relative alla traslazione della tassazione dalle persone alle cose, andando a colpire il patrimonio immobiliare degli italiani. Rammenta che anche Confedilizia, nella propria memoria, metta in guardia sulle possibili conseguenze di un aumento della tassazione sul settore immobiliare, che si sta appena risollevando dopo la pandemia, anche grazie a misure agevolative come il Superbonus. Ricorda inoltre un altro intervento della Commissione europea che potrebbe avere effetti negativi sul patrimonio immobiliare italiano: il divieto, dal 2033, di vendere o locare immobili appartenenti a una classe energetica inferiore a un determinato livello. Segnala quindi l'intenzione del proprio gruppo di difendere i proprietari immobiliari italiani.
  Ritiene poi generiche le previsioni dell'articolo 6 e pertanto passibili di interpretazioni discrezionali. In particolare segnala come la rendita catastale abbia natura diversa dal valore patrimoniale. La prima si riferisce infatti al reddito ricavabile da terreni e immobili, mentre il secondo al valore commerciale di tali beni. Contesta inoltre che i valori delle rendite catastali risalgano al 1989, in quanto sono state rivalutate del 5 per cento nel 2005. Ricorda che l'ANCI ha criticato il mancato coinvolgimento dei comuni nell'attività di individuazione e corretto classamento degli immobili prevista dal comma 1 dell'articolo 6.
  Dichiara che il proprio gruppo è assolutamente contrario a una revisione degli estimi catastali finalizzata all'aumento dell'IMU e proporrà la soppressione dell'articolo 6, che si pone in contrasto con l'articolo 47 della Costituzione, il quale favorisce l'accesso alla proprietà dell'abitazione. Ritiene inoltre meritevole di tutela anche la piccola proprietà immobiliare, che garantisce un'integrazione del reddito dei risparmiatori.
  Con riferimento all'articolo 8 ritiene necessario sottolineare l'importanza di un adeguato sistema di riscossione per gli enti locali, che devono essere posti in grado di effettuare annualmente il riaccertamento dei residui attivi ai fini del bilancio e del rendiconto. Osserva in proposito come un'eventuale distinzione tra i soggetti incaricati della riscossione delle entrate locali rispetto a quelli che operano la riscossione dei crediti erariali potrebbe generare disparità.
  Critica infine l'assenza di previsioni di delega relative alla riforma delle Commissioni tributarie, evidenziando che si tratta di una riforma inserita nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, che non può essere rinviata.

  Gian Mario FRAGOMELI (PD) ricorda che il Partito Democratico ha più volte sottolineato l'esistenza di un annoso problema di disparità di trattamento catastale degli immobili. Sottolinea che l'iniquità delle rendite catastali relative a beni aventi le stesse caratteristiche rappresenta un problema anche a livello di concorrenza tra imprese e invita quindi a tenere in considerazione anche questo aspetto.
  Osserva che sino al 2025 non è previsto alcun incremento del gettito e che entro tale data si procederà a redigere a una mappa dei valori reali degli immobili italiani, da realizzare attraverso le disposizioni attuative dell'articolo 6. Il lavoro sarà sicuramente lungo e complesso ed è un Pag. 138bene che sino alla sua conclusione non si producano effetti ai fini fiscali. Una volta che la mappatura sarà stata realizzata, spetterà al futuro legislatore valutare a quali fini questa potrà essere utilizzata. Quindi, con specifico riferimento alle conseguenze della revisione catastale sull'indice ISEE, concorda con quanto evidenziato da altri colleghi in relazione all'opportunità di prevedere in maniera più esplicita che non si debba produrre alcun effetto.
  Riprendendo quanto segnalato dall'onorevole Gusmeroli in relazione alla maggiore certezza offerta dall'attuale catasto rispetto a uno basato sui valori di mercato, osserva come non sia possibile conoscere l'esatto valore dei terreni inclusi negli strumenti di pianificazione urbanistica solo sulla base delle rendite attribuite in catasto. Infatti un terreno inserito in tali strumenti acquista maggior valore, anche se su di esso non verrà realizzata alcuna costruzione ma sarà destinato ad area verde o a parcheggio. Si tratta di un'importante intervento di semplificazione e trasparenza a tutela dei cittadini che non hanno specifiche competenze nella complessa materia urbanistica.
  Dichiara quindi di condividere la decisione del Governo di non far conseguire dalle misure in discussione aumenti di gettito nei prossimi 4 o 5 anni. Inoltre precisa che a parità di gettito potranno comunque essere effettuati degli interventi di riequilibrio tra chi versa più del dovuto e chi meno. La necessità di superare le sperequazioni impositive non deve essere considerata una problematica limitata alle abitazioni e alle seconde case dei cittadini, ma deve essere vista anche come un serio problema per le imprese. In proposito cita il comparto fieristico, che utilizza gli immobili solo per alcuni periodi dell'anno, e quello alberghiero, che risente fortemente delle caratteristiche turistiche della località in cui è sito l'immobile.
  Conclude sottolineando come i decreti attuativi dell'articolo 6 saranno uno strumento giusto e corretto da consegnare al futuro legislatore.

  Alberto RIBOLLA (Lega) osserva che per l'articolo 6, a differenza di altre disposizioni del provvedimento, la fase emendativa non si potrà limitare a qualche intervento correttivo, in quanto si tratta di un articolo basato su principi non condivisibili.
  Quindi, richiamando la propria esperienza in materia urbanistica nella veste di consigliere comunale, afferma di non condividere le preoccupazioni espresse dal collega Fragomeli in merito alla scarsa trasparenza degli strumenti urbanistici, che, a suo parere, consentono a chiunque di verificare la situazione di ciascuna particella catastale.
  Considera poi giustificata la revisione della rendita catastale degli immobili in seguito alla realizzazione di interventi di ristrutturazione edilizia.
  Manifesta quindi preoccupazione per il possibile incremento dell'imposizione immobiliare che potrebbe essere attuato dopo il 2025, con un aumento generalizzato nei confronti di tutti i possessori di immobili e un maggior gettito complessivo. Osserva in proposito che la revisione delle rendite catastali non tiene conto del fatto che gli immobili in Italia sono già tassati e sono acquistati con risparmi, a loro volta tassati alla fonte. Inoltre spesso gli immobili non adibiti ad abitazione principale costituiscono un'ulteriore fonte di reddito per le famiglie.
  Conclude sottolineando che l'articolo 6 deve essere soppresso, visto che non si può escludere che dopo il 2025 saranno realizzati interventi che potrebbero comportare un aumento del gettito.

  Galeazzo BIGNAMI (FdI) si dichiara contrario all'articolo 6 e preannuncia la presentazione di un emendamento soppressivo. Evidenzia inoltre come l'articolo 6 sia scritto male e costituisca un esempio di come non debba essere scritta una disposizione normativa. Osserva infatti come sia privo di qualsiasi significato preciso il riferimento ai valori «normali» espressi dal mercato, di cui alla lettera b) del comma 2.
  Inoltre, l'estensore dell'articolo 6 non sembra aver compreso il rapporto tra strumenti urbanistici e catasto. Appare infatti necessario chiarire il significato dell'espressione edificabile, caratteristica che farebbe acquisire maggior valore al terreno. In propositoPag. 139 osserva che l'edificabilità di un terreno può comportare un effettivo aumento di valore solo nel caso in cui sia certo il momento in cui verrà realizzata la costruzione. In caso contrario attribuire un maggior valore al terreno sarebbe del tutto ingiustificato e impedirebbe di fatto la vendita dell'immobile, che viene tassato come edificabile senza avere effettivamente questa caratteristica.
  Ritiene inoltre che la revisione del catasto potrebbe avere effetti anche in termini di riduzione degli interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico degli edifici, da quali dipende molto dell'attuale aumento – o meglio, rimbalzo – del PIL. Quindi l'articolo 6 potrebbe anche avere effetti negativi sul volano per la ripresa economica costituito dal settore delle costruzioni.
  Evidenzia che, in alternativa a questa poco chiara espressione di valore «normale», si sarebbe potuto utilizzare il concetto di valore medio di comparto, impiegato in relazione ai beni oggetto di espropriazione. La certezza del valore, ritenuta necessaria dall'onorevole Fragomeli, si sarebbe quindi potuta ottenere ricorrendo a tale più corretta espressione.
  Precisa infine che il tema del catasto è stato affrontato nel corso dell'indagine conoscitiva e che si è espressamente deciso di non inserirlo nel documento finale. Anche per questo il proprio gruppo si dichiara decisamente contrario all'articolo 6, la cui presenza nel provvedimento rappresenta una vera e propria mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento.

  Claudia PORCHIETTO (FI) si richiama a quanto evidenziato dai colleghi Gusmeroli e Bignami, che hanno già sollevato alcune delle obiezioni relative all'articolo 6, condivise dal gruppo Forza Italia.
  Rivendica poi il ruolo di protagonista del Parlamento rispetto all'Agenzia delle entrate, che dovrebbe limitarsi a una funzione strumentale e di attuazione delle indicazioni del Parlamento.
  Osserva che gli onorevoli Fragomeli e Gusmeroli hanno fornito due visioni che vanno valutate sinergicamente. Il tema dirimente comunque è rappresentato dalla possibilità che viene riconosciuta al futuro legislatore di decidere in merito a un eventuale aumento della tassazione degli immobili. A suo parere invece l'imposizione fiscale sugli immobili è già presente nel nostro ordinamento e dovrebbe semmai essere riordinata e razionalizzata. Richiama quindi il Governo a rispettare maggiormente lo spirito del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva.
  In relazione all'accertamento, di cui all'articolo 8, rileva l'assenza di qualsiasi intervento volto all'armonizzazione delle procedure e al rafforzamento delle garanzie nei confronti del contribuente. Manca qualsiasi finalizzazione alla parità del rapporto tra soggetto accertatore e soggetto accertato, né si affronta la questione della revisione delle sanzioni penali. In proposito ricorda che il mancato versamento, entro il 31 dicembre 2021, dell'IVA relativa all'anno 2019 comporta sanzioni penali in caso di importi superiori a 250.000 euro, anche se il mancato pagamento fosse dovuto alla pandemia. Ritiene che si sarebbe dovuta prevedere una sospensione dell'applicazione di queste sanzioni.
  Prosegue segnalando altri temi che avrebbero dovuto essere affrontati dal provvedimento e che invece non sono in alcun modo considerati, come la revisione delle imposte sui redditi di lavoro autonomo, che rappresenta un importante pilastro dell'economia italiana, o la copertura del gettito dell'IRAP che verrà a mancare per effetto del superamento di questa imposta, previsto all'articolo 5.
  Non si sofferma sull'articolo 9, relativo alla codificazione, per mancanza di tempo.
  Queste considerazioni, che hanno mero valore indicativo, dimostrano la lacunosità della delega e il mancato rispetto delle conclusioni raggiunte, anche faticosamente, nell'ambito dell'indagine conoscitiva. Invita quindi il presidente a trasmettere al Governo i motivi di insoddisfazione evidenziati.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, oltre che sensibilizzare il Governo, occorrerà che la Commissione faccia la propria parte, anche mediante l'attività emendativa, al fine di migliorare il testo del provvedimento.Pag. 140 Auspica che si possa in tal senso pervenire ad una condivisione delle proposte, sebbene si tratti di un percorso certamente non facile a giudicare dalla distanza delle posizioni politiche sinora espresse.

  Nunzio ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI) rileva come vi sia in capo alla Commissione Finanze una grande opportunità, che auspica possa essere effettivamente colta.
  Dichiara quindi di condividere pienamente quanto detto dall'onorevole Fragomeli, ritenendo invece che le considerazioni di carattere tecnico svolte dai colleghi Bignami e Gusmeroli, sebbene assai qualificate, non possano essere riferite all'oggetto della discussione in corso, ma riguardino la successiva fase attuativa del provvedimento. In questo momento il Parlamento è invece chiamato a definire le modalità più generali di riforma del sistema del catasto, affinché divenga uno strumento in grado di rappresentare la realtà dei fatti.
  In tal senso, i richiami dell'onorevole Bignami all'entità delle imposte che i proprietari di terreni considerati agricoli rischieranno di dover pagare affrontano questioni di dettaglio che dovranno essere affrontate in sede di emanazione dei decreti di attuazione della delega.
  Come ha già avuto modo di sottolineare negli scorsi giorni, in sede di esame preliminare del provvedimento, manifesta a nome del gruppo di Azione preoccupazione rispetto alla possibilità che dalle misure recate dall'articolo 6 possa discendere un aggravio di pressione tributaria sui cittadini e sulle imprese. Ritiene tuttavia pienamente affidabili le rassicurazioni del Governo circa il fatto che le misure introdotte, come peraltro esplicitamente riportato al comma 2, lettera a), non avranno effetti di natura fiscale. La revisione dei valori catastali è certamente un processo molto lungo, che necessiterà di diversi anni per essere messo a punto.
  Con riguardo ad ulteriori temi richiamati dal collega Fragomeli, evidenzia come sovente abbia sentito parlare, con riferimento alle transazioni che riguardano locali commerciali o appartamenti, di versamenti fatti in nero al fine di evadere le imposte. Stigmatizza questo tipo di comportamenti, dai quali scaturisce una profonda delusione, e che generano un numero enorme di accertamenti da parte dell'Agenzia delle entrate, che ingolfano le Commissioni tributarie.
  Anche per questi motivi occorre che la Commissione Finanze accetti la sfida e si impegni – con competenza e responsabilità – per una riforma del sistema catastale, da affrontare con le dovute garanzie, ma che non può più essere rimandata se si vuole un Paese maggiormente equo e moderno.

  Marco OSNATO (FDI), soffermandosi a sua volta sull'articolo 6 del provvedimento, si interroga sulla necessità che una simile disposizione debba trovare spazio in un disegno di legge di delega fiscale, i cui obiettivi dichiarati, come espressi nella relazione illustrativa che accompagna il provvedimento, sono lo stimolo alla crescita economica attraverso una maggiore efficienza della struttura delle imposte e la riduzione del carico fiscale sui fattori di produzione; la razionalizzazione e semplificazione del sistema tributario, anche attraverso la riduzione degli adempimenti, l'eliminazione dei micro-tributi; il mantenimento della progressività del sistema, seguendo i dettami della Costituzione; il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale.
  Ritiene che una simile impostazione implichi la necessità di interventi che abbiano diretta attinenza con la tassazione e non può quindi che giudicare ipocrita l'impostazione data dal Governo all'articolo 6, la cui finalità dichiarata è quella, nell'esercizio della delega di cui all'articolo 1, di «modificare la disciplina relativa al sistema di rilevazione catastale al fine di modernizzare gli strumenti di indicazione e di controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati».
  Altrettanto ipocrita giudica il tentativo di alcuni colleghi di nascondere mediante argomenti tecnici frutto della propria esperienza personale l'evidenza del fatto che una simile disposizione non ha alcun tipo di giustificazione all'interno del provvedimento in discussione.Pag. 141
  Invita quindi la Commissione a dimostrare il proprio senso di responsabilità, anche ricordando che il tema della riforma del catasto è emerso in più occasioni, già a partire dal dibattito svolto in sede di indagine conoscitiva, successivamente anche in sede di discussione di un question time, cui rispose la vice ministro Castelli, e ancora in un dibattito in Assemblea.
  Si chiede quindi, come ha già fatto prima di lui l'onorevole Bignami, se coloro che hanno redatto il testo della disposizione si siano distratti quando si è trattato di predisporre l'analisi tecnico-normativa del provvedimento, nella quale si afferma che l'articolo 6 è coerente con le Raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea, che chiedono all'Italia di compensare la riduzione della pressione fiscale sul lavoro con una riforma dei valori catastali non aggiornati. Una simile ulteriore dimostrazione di ipocrisia deve far ritenere che qualcuno probabilmente pensa che il Parlamento italiano sia composto da persone che non sono in grado di comprendere le norme che vengono loro sottoposte, o che gli italiani siano sudditi ottusi, che accettano senza discutere le decisioni che lo Stato impone loro.
  Emerge dunque con evidenza, come peraltro dimostrato anche dall'incisivo intervento del collega Gusmeroli, che il tema della riforma catastale, di cui all'articolo 6, sollevi fortissime perplessità. Si tratta infatti, lo ribadisce, di una disposizione del tutto disorganica rispetto al provvedimento in esame, disomogenea nei principi che la ispirano e ingannevole nella mancata esplicitazione delle conseguenze che essa necessariamente implica.
  Basti ricordare, a titolo di esempio, quanto già richiamato dal deputato Bignami circa le implicazioni che una rivalutazione catastale degli immobili potrebbe avere sulle agevolazioni legate all'ISEE, colpendo quindi proprio le famiglie più bisognose.
  Per tali motivi preannuncia sin d'ora che il gruppo di Fratelli d'Italia in Commissione depositerà un emendamento soppressivo dell'articolo 6.
  Invita sul punto il collega Gusmeroli, che ha fatto riferimento all'abbandono del Consiglio dei ministri da parte dei componenti della Lega in occasione dell'inserimento della riforma del catasto nel disegno di legge di delega, a tenere ferma la propria posizione contraria e a non disertare, all'ultimo momento, la battaglia per una vera equità fiscale, che il suo gruppo in ogni caso condurrà sino in fondo.
  Parimenti, rivolgendosi all'onorevole Fragomeli lo invita alla coerenza e ad evitare che, come in altri casi, non si facciano tardive retromarce, così come è avvenuto nel caso delle norme in materia di applicazione dell'IVA alle ONLUS, che la maggioranza ha dovuto rinnegare.
  Invita la Commissione, in conclusione, ad una riflessione seria e responsabile circa le possibili ricadute di carattere fiscale e tributario dell'articolo 6, che rischiano di essere peggiorative rispetto alla situazione attuale; richiama a tal fine le risultanze dell'indagine conoscitiva svolta, dalle cui conclusioni il tema della riforma catastale era stato espunto.

  Alberto Luigi GUSMEROLI (LEGA) intende innanzitutto rammentare che il gruppo della Lega ha sempre affermato che avrebbe senz'altro votato un provvedimento di delega al Governo, purché si trattasse dell'esatta trasposizione delle conclusioni dell'indagine conoscitiva approvate lo scorso 30 giugno. Il disegno di legge di delega invece – a parte l'estrema genericità, che tuttavia può essere corretta – introduce misure di riforma del catasto, del tutto assenti dal documento citato. Anche il gruppo della Lega presenterà quindi un emendamento soppressivo dell'articolo 6.
  Con riferimento a quanto affermato dall'onorevole Angiola, invita il collega a riflettere sul fatto che la Commissione Finanze sarà chiamata, con i propri voti sulla delega fiscale, a decidere il destino degli immobili dei cittadini italiani, che – come è noto a tutti – hanno un attaccamento alla proprietà immobiliare che non ha paragoni al mondo. Ribadisce quindi che il prezzo di mercato, assunto quale valore delle unità immobiliari, trasformerà la rendita catastale da criterio oggettivo a criterio soggettivo,Pag. 142 con tutte le storture e le diseguaglianze che una simile trasformazione implicherà.
  Ritiene inoltre sbagliato quanto sostenuto dall'onorevole Angiola circa il fatto che le questioni da lui richiamate, come anche dal collega Bignami, sarebbero aspetti di dettaglio da affrontare in sede di discussione dei decreti attuativi, e ora prematuri. I margini di intervento sulle norme di attuazione saranno infatti decisi sin d'ora, con la definizione dei criteri e principi direttivi cui gli schemi di decreto dovranno attenersi. A meno che non si renda vincolante il parere del Parlamento su tali atti, proposta della quale il suo gruppo si farà portatore, non vi sarà nella fase successiva alcuna discussione da parte del Parlamento.
  Fa quindi riferimento ai richiami fatti dal deputato Fragomeli ai bisogni dei cittadini, rammentando che, attualmente, per i cittadini quello del catasto è un sistema semplicissimo, che consente, sulla base di una semplice visura, di calcolare facilmente la rendita, moltiplicando il numero dei vani per un moltiplicatore. Con la riforma prospettata, invece, si avrà un prezzo di mercato soggettivo, che genererà un enorme contenzioso, anche in fase di compravendita dei beni immobiliari, mettendo l'intero sistema nella più totale incertezza. Inoltre si determinerà, come già altri colleghi hanno ricordato, un grave problema per le famiglie che godono oggi di alcune agevolazioni in quanto il loro reddito ISEE – sul quale la casa di proprietà influisce – è al di sotto di una certa soglia.
  Ricondurre il valore catastale al prezzo di mercato significa quindi aumentare le spese per le famiglie e soprattutto per le famiglie in difficoltà che, intende ricordarlo, in Italia sono molte, se si considera che circa il 75 per cento degli italiani dichiara meno di 28 mila euro lordi.
  Per questi motivi invita i colleghi, al di là dell'appartenenza politica, a riflettere con attenzione sul voto che saranno chiamati ad esprimere sull'articolo 6 del provvedimento, le cui conseguenze potrebbero essere pesantissime. Auspica che, per il bene dei cittadini, la riforma del catasto così come è scritta non venga realizzata.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, precisa che sono 32,7 milioni su 41,5 i contribuenti che rientrano nel secondo scaglione di reddito, ciò che corrisponde al 78,81 per cento dei contribuenti.

  Gian Mario FRAGOMELI (PD) prende atto con rammarico del fatto che il collega Osnato giudichi le sue posizioni frutto di una forzatura, dettate da mere esigenze di difesa del dettato normativo presentato dal Governo sulla riforma fiscale, e non ha avuto alcuna intenzione di utilizzare la propria esperienza amministrativa precedente per giustificare posizioni incongrue. Ha semplicemente inteso arricchire il dibattito con quanto da lui personalmente vissuto, ma non contesta il diritto di ciascuno di giudicare come meglio ritiene le affermazioni dei colleghi.
  Si dichiara tuttavia sorpreso che le critiche ad una riforma del catasto arrivino proprio dal gruppo di Fratelli d'Italia, che tanto si riconosce nel principio costituzionale dell'Italia unica e indivisibile. La riforma in discussione riguarda infatti uno strumento altamente moderno, un catasto digitalizzato che consenta a chiunque, da Canicattì a Trento, di poter conoscere il valore di una eventuale particella che si intende acquistare.
  Con riferimento a quanto sostenuto dall'onorevole Gusmeroli, si chiede per quale motivo non si debba essere lungimiranti come legislatori, immaginando quello che accadrà fra cinque o sei anni, e costruendo le migliori condizioni per coloro che dovranno assumere decisioni politiche in futuro, lasciando a loro disposizione una fotografia più fedele della realtà. Evidenzia infatti che il motivo per il quale oggi si deve applicare un moltiplicatore ai valori catastali è perché le rendite non sono realistiche, non sono veritiere; si tratta tuttavia di un sistema di calcolo privo di equità, poiché utilizza una formula che non tiene conto delle variazioni di valore dei beni cui si applica. La riforma prospettata consentirà invece ai futuri policy maker di disporrePag. 143 di un valore catastale aggiornato e nulla vieterà loro, a quel punto, di usare un deflattore anziché un moltiplicatore, in considerazione della particolare situazione socio economica di un'area o di un comune.
  Con riferimento quindi alla questione relativa all'ISEE posta dai colleghi, evidenzia che i comuni possono decidere liberamente che determinati servizi vengano erogati sotto o sopra una certa soglia ISEE. Non vi è dunque alcun tetto prefissato per poter beneficiare di servizi a domanda individuale; il comune potrà valutare a quali categorie concederli, sulla base della morfologia sociale del proprio territorio.
  Sottolinea quindi di non aver alcun timore nell'offrire ai decisori politici un quadro aggiornato della situazione catastale del Paese, poiché non si consegna altro che la possibilità di scegliere. Coloro che sono attuatori delle politiche concrete, come sindaci e amministratori locali, potranno conoscere il quadro del patrimonio immobiliare del loro territorio e decidere di applicare moltiplicatori o deflattori, a seconda della situazione.
  È questo il punto che il Partito Democratico intende sostenere, difendendo una mappatura che non avrà valore cogente, che non verrà utilizzata a breve, ma che sarà uno strumento, non vincolante, per gli anni a venire, utilizzabile in una logica di equità, valore che il suo gruppo rivendica.
  Osserva, infine, di non riuscire a comprendere i motivi di una vera e propria guerra alla modernizzazione, che a volte emerge dagli interventi dei colleghi del centrodestra. Un simile atteggiamento era già comparso, ad esempio, in sede di discussione sulla fatturazione elettronica, o con riferimento alla trasmissione telematica dei corrispettivi, o ancora con riferimento ad altre analoghe questioni.
  Nel frattempo, si assiste invece a progressi importanti da questo punto di vista. Si pensi che nel decreto-legge fiscale, di recente trasmesso dal Senato, è stata introdotta una disposizione – già oggetto di risoluzioni presentate dal Partito Democratico e dalla collega Porchietto di Forza Italia – che obbliga gli istituti bancari italiani a trasmettere all'Agenzia delle entrate il flusso di tutti i pagamenti effettuati con moneta elettronica, ciò che consentirà l'applicazione automatica del credito d'imposta sul cassetto fiscale degli esercenti italiani, che non dovranno più rivolgersi al commercialista e fare i conti per sapere quanto gli deve essere restituito sulle commissioni bancarie pagate.
  Si tratta di un passo in avanti nel percorso – che il Partito Democratico ha sempre sostenuto – per la modernizzazione, anche fiscale, del Paese e che rappresenta una grande opportunità.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, prende atto dei contenuti del dibattito in atto, di particolare interesse e utilità, rilevando come le obiezioni avanzate da coloro che propendono per una soppressione dell'articolo 6 in materia di revisione del catasto siano essenzialmente due.
  Il primo argomento è quello che afferma che una ricognizione statistica dei valori catastali sia l'anticamera formale o informale dell'utilizzo dei nuovi dati a fini fiscali. Rileva in proposito, senza fare ipotesi su chi governerà nel 2026, che qualsiasi uso dei dati acquisiti per finalità fiscali dovrà essere introdotto nell'ordinamento mediante una norma di legge di rango primario.
  La seconda obiezione avanzata è che le norme proposte corrispondano ad un aumento della pressione fiscale. Osserva, a titolo di esempio che nel caso in cui raddoppiasse la base imponibile complessiva degli immobili, il legislatore potrebbe facilmente decidere di ridurre corrispondentemente della metà l'aliquota ad essa applicabile, mantenendo invariata la pressione fiscale. In tale caso non tutti pagherebbero esattamente lo stesso importo che pagano attualmente.
  Coloro che hanno raddoppiato la propria base imponibile, pagherebbero esattamente quanto in precedenza, visto il dimezzamento dell'aliquota loro applicata; coloro per i quali è aumentato il valore della proprietà, ma meno che raddoppiato, avrebbero una riduzione di imposte poiché l'effetto del dimezzamento dell'aliquota sarebbe superiore all'effetto di aumento del valore immobiliare; coloro che si trovasseroPag. 144 in una situazione nella quale il valore immobiliare di mercato è inferiore alle rendite, godrebbero di una notevole riduzione di imposte, perché si dimezzerebbe l'aliquota e nello stesso tempo si ridurrebbe anche la base imponibile. Coloro che avrebbero uno svantaggio sarebbero solo coloro i quali – nell'esempio fatto – subirebbero un incremento della base imponibile superiore al doppio del suo valore. Ma si tratta evidentemente di persone che detenevano un immobile estremamente sottovalutato.
  Osserva quindi che l'unico modo per conoscere con precisione quanti siano i possessori di immobili che avrebbero vantaggi da un simile sistema, e quanti ne ricaverebbero invece una perdita, è svolgere una ricognizione dei fabbricati, così come disposto dall'articolo 6.
  Quanto infine al problema relativo all'ISEE, da più parti sollevato, ritiene che occorra verificarne la fondatezza; ciò anche ai fini – ove la questione necessiti effettivamente un chiarimento normativo – della presentazione di una proposta emendativa che in tal caso auspica possa essere ampiamente condivisa.

  Nunzio ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI) precisa, anche con riferimento a quanto dichiarato dall'onorevole Gusmeroli, di non attribuire affatto una scarsa considerazione al ruolo che la Commissione potrà svolgere in sede di espressione del parere sugli schemi di decreti legislativi che il Governo presenterà al Parlamento. Non crede infatti che la maggioranza che sostiene il Governo non possa instaurare un rapporto dialettico con l'Esecutivo e ritiene ingeneroso sminuire il ruolo del Parlamento rispetto al parere che sarà chiamato ad esprimere sui provvedimenti attuativi della delega fiscale.
  Ribadisce quindi, a nome del suo gruppo la necessità della riforma del catasto, che dovrà essere portata avanti con tutte le garanzie del caso, al fine di evitare che ci sia un aggravio di pressione fiscale a carico dei cittadini. Si tratta di una riforma doverosa, che la visione d'insieme del Governo saprà assicurare, e che non può essere rinviata, in quanto il catasto deve riflettere nel migliore dei modi la realtà.

  Massimo UNGARO (IV) intende precisare, con riferimento a quanto detto dal collega Gusmeroli, che lo strumento della rendita catastale è in realtà uno strumento statico e non dinamico, che si inserisce in una situazione del Paese nella quale, con il passare del tempo, sono cresciute le disparità, e non solamente tra Nord e Sud ma anche tra cittadini di una stessa città.
  Rileva quindi che ciò che è in discussione non è affatto un aumento di tassazione ma un aggiornamento dei dati, senza il quale la politica è del tutto impotente. Occorre perciò abbandonare i tabù sul catasto e argomentazioni smentite da decine di studi accademici e diversi interventi della Commissione europea.
  Quanto alla semplicità del calcolo, non può essere negata. Si tratta tuttavia di valori sbagliati, fittizi, che non corrispondono alla realtà.
  Occorre perciò sgombrare il campo da resistenze immotivate, che ricordano quelle che il centrodestra avanzava rispetto alla fatturazione elettronica, uno strumento che, a distanza di sei anni, ha conseguito un abbattimento dell'evasione fiscale di 10 miliardi di euro.
  Con riferimento poi al tema sollevato dal gruppo di Fratelli d'Italia riguardante l'ISEE, si dichiara senz'altro disponibile, nel caso in cui effettivamente si rischiasse di provocare un peggioramento delle condizioni delle classi sociali più deboli, a lavorare con i colleghi ad una modifica sul punto.
  La riforma proposta, in conclusione, non è affatto connessa ad un aumento della tassazione; è piuttosto un'operazione di equità e di giustizia per i cittadini.

  Marco OSNATO (FDI) si sofferma innanzitutto sulla propensione alla proprietà immobiliare degli italiani, più volte citata dai colleghi, in alcuni casi quasi con fastidio: si tratta invece a suo avviso di una caratteristica molto positiva. Intende sottolineare tale aspetto anche rispetto all'atteggiamento della burocrazia europea, che Pag. 145appare sempre pronta ad attaccare l'Italia. La grande ricchezza privata degli italiani, in gran parte dovuta alla proprietà immobiliare, ha invece consentito al Paese di resistere in tante situazioni di difficoltà.
  Quanto alle osservazioni del Presidente Marattin in ordine al fatto che sino al 2026 non accadrà nulla e che, in ogni caso, occorrerà approvare una norma di rango primario per legare effetti fiscali alla ricognizione effettuata, osserva di non sentirsi affatto rassicurato da una possibile dilazione degli effetti delle misure in discussione. Riterrebbe preferibile, nell'incertezza, non predisporre alcuno strumento che consenta di fare ciò che non ritiene opportuno fare, né ora né in futuro. Teme infatti che poi improvvisamente, come spesso avviene in Italia, adducendo una serie di motivazioni apparentemente urgenti – la richiesta in sede europea, esigenze di bilancio, altre emergenze – si potranno con estrema rapidità introdurre effetti fiscali, sulla base di uno strumento già messo a punto.
  Inoltre, ritiene che il tema del catasto non riguardi la delega fiscale e dovrebbe essere affrontato in una legge organica, che affronti in modo più ampio e strutturato la materia delle proprietà immobiliari. Non vi è alcun bisogno di inserire la riforma del catasto nella legge di delega fiscale, quasi furtivamente, dopo che le Commissioni Finanze di Camera e Senato avevano dichiarato di non volersene occupare in questa sede. L'Agenzia delle Entrate, il Governo, l'Istat, possono sin d'ora, con i dati a disposizione, svolgere le simulazioni che il Presidente richiamava, per poi sottoporre al Parlamento una eventuale proposta di riforma.

  Alberto Luigi GUSMEROLI (LEGA) ricorda che la riforma del catasto era già allo studio nel 2014, ma il presidente del Consiglio allora in carica, Matteo Renzi, decise di non affrontarla, perché era onerosa per i cittadini.
  Con riferimento quindi alle questioni sollevate dal collega Fragomeli, non comprende l'iniquità connessa all'aumento di valore di un immobile in caso di ristrutturazione.
  Ritornando sul tema dei decreti attuativi, evidenzia il carattere meramente consultivo attribuito dal provvedimento ai pareri delle Commissioni parlamentare, ed invita quindi i colleghi ad adoperarsi ai fini dell'attribuzione di un parere vincolante alle Commissioni. Sul punto il suo gruppo si riserva di presentare una proposta di modifica.
  Quanto all'articolo 6, conferma l'intenzione del gruppo della Lega di proporne la soppressione, anche in considerazione del fatto che già oggi è possibile svolgere tutta una serie di accertamenti e rilevazioni, senza bisogno di intervenire nell'ambito della delega fiscale. Se si tratta solo di svolgere uno studio, non si comprende l'utilità di prevedere una simile misura in questo contesto.
  Invita quindi i colleghi a rammentare l'importanza della proprietà immobiliare e del risparmio privato in Italia, che debbono essere tutelati e garantiti, e non penalizzati attraverso un aumento della tassazione.
  Con riferimento infine agli esempi fatti dal Presidente Marattin, osserva come la parità di gettito appaia impossibile in una situazione complessa e diversificata come quella italiana.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, intende precisare, con riguardo a quanto detto in precedenza, che il suo esempio era riferito all'aliquota standard nazionale dell'IMU e sottolinea come l'invarianza di gettito non sia affatto impossibile.

  Gian Mario FRAGOMELI (PD) si riferisce innanzitutto all'interpretazione data dal collega Gusmeroli alle sue parole ed intende fornire alcune precisazioni. Le sue osservazioni riguardavano interventi edilizi che possono aumentare il valore dell'immobile e quindi modificare la rendita. È il caso ad esempio di immobili industriali che eseguono lavori anche di portata ridotta ma che subiscono un aumento della rendita catastale, anche nel caso in cui il valore dell'immobile non sia effettivamente aumentato in modo significativo. Si assiste quindi ad una sperequazione nel sistema delle imprese, che deve essere corretta.Pag. 146
  Prende atto dell'intenzione del collega Osnato di volere che il sistema rimanga fermo al secolo scorso, evidenziando come il suo gruppo sia invece di orientamento opposto, ritenendo indispensabile una innovazione del fisco italiano.
  Ritiene peraltro che non si possa affermare che una riforma a parità di gettito possa comportare un aumento delle tasse per tutti. Si tratta di argomentazioni che fomentano il malcontento e che sono finalizzate a creare consenso spaventando i cittadini con la minaccia di aggravi di imposte.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, preso atto dell'imminente avvio dei lavori dell'Assemblea, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.25.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.25 alle 16.