CAMERA DEI DEPUTATI
Lunedì 6 dicembre 2021
708.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
Pag. 6

SEDE REFERENTE

  Lunedì 6 dicembre 2021. — Presidenza del presidente Luigi MARATTIN. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Federico Freni.

  La seduta comincia alle 10.30.

Delega al Governo per la riforma fiscale.
C. 3343 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 2 dicembre scorso.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, avverte che per la seduta odierna, non essendo previsto che la Commissione svolga votazioni, è consentita la partecipazione da remoto in videoconferenza dei deputati e del rappresentante del Governo, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
  Rammenta quindi che, come convenuto nella riunione dell'Ufficio di Presidenza svoltasi lo scorso 2 dicembre, l'esame preliminare del provvedimento proseguirà nelle tre sedute già convocate per le giornate di oggi, domani e di giovedì 9 dicembre, al fine di affrontare con sistematicità gli argomenti della delega, anche in vista della fase di presentazione degli emendamenti. Nella seduta odierna si potranno approfondire le questioni legate al tema dell'IRPEF, con riferimento agli articoli 2 e 7. La seduta delle 10.30 di domani mattina sarà invece dedicata ai temi dell'impresa e del consumo, di cui agli articoli 3, 4 e 5, rispettivamente riguardanti IRES, IVA e IRAP. Giovedì alle ore 11 la Commissione concentrerà infine la propria attenzione sugli articoli 6, 8 e 9, riguardanti il catasto, il sistema della riscossione e la codificazione delle norme fiscali.
  Richiama quindi in sintesi i sette principi di delega contenuti nel disegno di legge.
  Il primo riguarda la progressiva e tendenziale evoluzione verso un modello compiutamente duale, incentrato su due capisaldi: l'applicazione di un'aliquota proporzionale ai redditi derivanti dall'impiego di capitale, in tutte le sue forme, ma per le sole attività condotte da soggetti diversi da coloro a cui si applica l'IRES. Si prevede dunque una medesima aliquota proporzionale flat per tutti i soggetti che percepiscono redditi da capitale ma che non siano società di capitali. Ai restanti soggetti si applicano le aliquote ordinarie dell'Irpef.
  I due successivi principi di delega sono noti alla Commissione perché se ne è parlato diffusamente con riferimento all'emendamento governativo che dovrebbe essere depositato a breve al Senato, in sede di Pag. 7esame del disegno di legge di bilancio per l'anno 2022. Si tratta della riduzione delle aliquote medie effettive dell'IRPEF, con particolare riferimento ai giovani e secondi percettori di reddito, e alla riduzione delle variazioni delle aliquote marginali effettive.
  Un quarto criterio di delega riguarda il riordino delle spese fiscali, tema sul quale nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla riforma dell'IRPEF e altri aspetti del sistema tributario, approvato dalla Commissione Finanze lo scorso 30 giugno, vi era una proposta specifica.
  Il quinto criterio di delega, che nel disegno di legge trova una formulazione piuttosto vaga, riguarda l'armonizzazione dei regimi di tassazione del risparmio; anche in questo caso il tema era stato oggetto di un passaggio, più dettagliato, nel documento conclusivo dell'indagine.
  Gli ultimi due criteri di delega sono contenuti nell'articolo 7 e riguardano l'uno l'IRPEF locale, vale a dire la sostituzione delle addizionali con sovraimposte, salvaguardando il meccanismo per le regioni in disavanzo sanitario; l'altro – principio assai caro a chi ha avuto esperienze di amministratore locale – riguarda la revisione dell'attuale riparto tra Stato e comuni del gettito dell'IMU sugli immobili ad uso produttivo accatastati nella categoria D e eventualmente altri tributi incidenti sulle transazioni immobiliari. Si tratta di un primo richiamo all'idea che si possa riformare il sistema fiscale attribuendo risorse secondo il principio della separazione delle fonti, ovvero dando agli enti locali tutti i tributi afferenti al loro patrimonio.
  Per un'analisi più dettagliata del provvedimento rinvio al dossier preparato dai Servizi di documentazione, particolarmente chiaro ed esaustivo, e anche alle diverse memorie depositate dai soggetti interpellati, che hanno seguito lo schema richiesto di esprimersi articolo per articolo e forniscono quindi contributi puntuali.

  Massimo UNGARO (IV), intervenendo da remoto, osserva preliminarmente come l'articolo 2 del disegno di legge, che interviene in materia di IRPEF e indica il percorso verso un sistema duale, riprenda pienamente le conclusioni dell'indagine conoscitiva approvate dalla Commissione lo scorso 30 giugno. Le disposizioni di delega prevedono anche la riduzione delle aliquote medie effettive con cinque obiettivi in uno, ovvero favorire il lavoro, l'emersione, l'impresa, l'occupazione giovanile e anche i secondi percettori di reddito. Si prevede inoltre un riordino delle detrazioni e delle deduzioni, anche al fine di evitare variazioni schizofreniche tra le diverse aliquote medie effettive.
  Al di là degli obiettivi, certamente condivisi da tutte le forze politiche, occorre tuttavia rispondere ad alcuni interrogativi, come emerge anche dai contenuti delle memorie pervenute.
  Una prima questione riguarda la tassazione in un sistema duale. Da una parte vi è l'aliquota proporzionale sui redditi da capitale, dall'altra aliquote progressive sui redditi da lavoro. Ma non è chiaro cosa succeda per tutte quelle imprese o lavoratori autonomi che non sono soggetti IRES, e andrebbe definito con precisione il confine tra redditi da capitale e redditi da lavoro, magari prevedendo che l'aliquota proporzionale sui redditi da capitale sia la stessa della prima aliquota dei redditi da lavoro, così da evitare arbitraggi tra i due tipi di tassazione.
  Un ulteriore tema da affrontare, a suo avviso, è quello concernente il regime forfettario. Se ci si orienta verso un sistema duale occorre allora che i regimi sostitutivi o di eccezione introdotti negli ultimi anni nell'ordinamento vengano assorbiti o modificati, o invece, se mantenuti, la loro permanenza dovrebbe essere giustificata. Richiama sul punto la proposta di un sistema agevolato di uscita dal regime forfettario avanzata dal MoVimento 5 Stelle ed evidenzia che, sebbene personalmente non abbia una soluzione definita in materia, non può non rilevare come si tratti di un regime che, così com'è attualmente, mal si concilia l'idea di un sistema duale di tassazione. Invita i colleghi ad una riflessione sul punto.
  Altro importante tema da approfondire è quello riguardante la necessità di coordinare il progetto di riforma in esame con gli strumenti esistenti di welfare introdotti Pag. 8negli ultimi tempi, quali sono il reddito di cittadinanza e l'assegno, anche con riferimento al riordino delle cosiddette spese fiscali. Occorre cioè comprendere come riordinare tali spese, delle quali da anni si evidenzia il numero eccessivo, soprattutto a garanzia dell'equità e a tutela dei soggetti incapienti, delle persone che hanno redditi molto bassi. Occorrerà cominciare a pensare per queste categorie a modalità di contributo economico diretto perché ovviamente deduzioni e detrazioni non si applicano a tali soggetti. Anche su questi aspetti il suo è più un invito alla riflessione che una presa di posizione.
  Si sofferma quindi sulla questione, sollevata anche in alcune delle memorie trasmesse alla Commissione, dell'armonizzazione dei diversi regimi di tassazione del risparmio. Il disegno di legge di delega appare vago sul punto e occorre invece comprendere se la tassazione debba intervenire al realizzo dei proventi o alla maturazione dei proventi. Sul tema la sua posizione è netta, ritenendo che per mantenere la competitività del Paese dal punto di vista degli investimenti mobiliari occorrerebbe incentivare una tassazione che si applica al realizzo dei proventi e non alla loro maturazione.
  Richiama infine l'attenzione dei colleghi sul sistema della cedolare secca, che appare in controtendenza rispetto al passaggio ad un sistema di tassazione duale. Si tratta di una modalità di tassazione immobiliare che può anche essere mantenuta ma che dovrà essere razionalizzata e allineata con il livello delle aliquote introdotto per i redditi da capitale. Auspica che sul punto la Commissione possa fornire indicazioni chiare, nella consapevolezza che tanto più i criteri di delega saranno approfonditi e specificati, tanto meno si incontreranno problemi nella concreta realizzazione della riforma fiscale.

  Alberto Luigi GUSMEROLI (LEGA), intervenendo da remoto, osserva preliminarmente come la maggior parte delle memorie trasmesse denunci la genericità del disegno di legge di delega, critica già rivolta al provvedimento dal suo gruppo, sin dall'avvio dell'esame. Si tratta di fatto di una delega in bianco. Ritiene quindi che, al fine di restituire centralità al ruolo del Parlamento quale espressione della volontà dei cittadini, sarebbe opportuno, al di là della facoltà emendativa, prevedere che il parere parlamentare sugli schemi di decreti attuativi abbia valore non meramente consultivo ma vincolante per il Governo.
  Con riferimento quindi ai contenuti dell'articolo 2, richiamati negli interventi che lo hanno preceduto, occorrerebbe discuterne una volta che sia noto il contenuto dell'emendamento che sul punto il Governo si accinge a presentare presso il Senato. Ciò al fine di non esprimersi, su un tema di così grande importanza quale è la riforma dell'IRPEF, sulla base di mere indiscrezioni.
  Invita quindi i colleghi ad una riflessione più ampia circa le finalità di una riforma dell'attuale sistema di imposizione sulle persone fisiche, che dovrebbe da un lato stimolare l'economia e, dall'altro, porsi l'obiettivo della semplificazione di un sistema fiscale tra i più complicati al mondo, come affermano sia la Banca mondiale che PricewaterhouseCoopers. Per questo motivo auspica che vengano abbandonate preclusioni di natura ideologica al regime forfettario, che nel 2021 ha favorito, vuole ricordarlo, il 46 per cento delle nuove aperture di partita IVA. Questo perché si tratta di un sistema semplice, che ha grande successo proprio perché va nella direzione da tutti auspicata della massima semplificazione degli adempimenti nel momento in cui si avvia una nuova attività.
  In tal senso si è espresso del resto il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva, anche prevedendo, su sollecitazione del collega Angiola, misure di sostegno per i più giovani. Il modo migliore per aiutare i giovani è consentire loro di trovare lavoro in un'economia di crescita, ma anche aiutarli nell'avvio di una loro attività con una riduzione al 5 per cento per cinque anni dell'imposizione. Si agevolano in tal modo anche i secondi percettori di reddito all'interno delle famiglie, obiettivo anche questo approvato dalla Commissione nel documento del 30 giugno.
  Osserva come attualmente su quasi 5 milioni di attività economiche in Italia quasi Pag. 9due milioni aderiscano al regime forfettario: si tratta di un dato che, a suo avviso, deve far riflettere. Si tratta certamente di un sistema che ha delle criticità, che possono tuttavia essere almeno parzialmente attenuate aderendo a una proposta avanzata dal MoVimento 5 Stelle, contenuta nel documento conclusivo dell'indagine e che vede il suo gruppo assolutamente favorevole. Si tratta della possibilità, per coloro che aumentano il proprio reddito oltre la soglia fissata per l'applicazione del regime forfettario, di aderire per un biennio ad un regime agevolato, una sorta di 'scivolo' per una uscita graduale dal sistema.
  Rileva quindi, al fine di offrire un ulteriore stimolo alla riflessione, che in Italia attualmente convivono il regime forfettario fino a 65 mila euro di reddito, la contabilità semplificata per le piccole e medie imprese, artigiani e commercianti, la contabilità semplificata per chi supera i 65 mila euro, il sistema delle società i capitali con la contabilità ordinaria. Poiché nel documento conclusivo dell'indagine approvato il 30 giugno si prevede il recupero del regime IRI, accennato solo pallidamente anche nel disegno di legge al nostro esame, si potrebbe pensare ad una estensione del regime forfettario da 65 mila a 100 mila euro di reddito e ciò permetterebbe di abolire il regime semplificato e di mantenere la contabilità ordinaria per le attività che hanno fatturati sopra i 100 mila euro – con l'IRI per le società di persone, le società in accomandita semplice, ma anche le ditte individuali e senza Iri per le società di capitali –, operando in tal modo una ulteriore forte semplificazione del sistema.

  Marco OSNATO (FDI), intervenendo da remoto, condivide alcune delle riflessioni di natura politica del collega Gusmeroli, e ritiene anch'egli opportuno conoscere nel dettaglio le iniziative che il Governo sta assumendo, anche mediante proposte emendative, in materia fiscale, al fine di affrontare in maniera organica la discussione del disegno di legge in esame.
  Evidenzia quindi l'indeterminatezza dell'attuale dibattito, anche derivante – come rilevato dall'Ufficio parlamentare di bilancio nella memoria trasmessa – dal fatto che l'attuale legge delega è il frutto di una scarsa compattezza politica. Questa eterogeneità di intenti si traduce in un provvedimento estremamente vago, anche nei principi che il Presidente oggi ha esposti, che appaiono più che altro enunciazioni vuote, interpretabili a piacere in una direzione o in quella opposta. Fa riferimento, ad esempio, al concetto di tassazione duale, rispetto al quale appare difficile assumere una posizione netta. Rileva in proposito come nel sistema fiscale italiano siano sedimentati negli anni una serie di intrecci tra redditi da lavoro e redditi delle persone fisiche particolarmente difficili da discernere e crede quindi che sia difficile in tempi rapidi e con la poca disponibilità ad ascoltare dimostrata dal Governo arrivare a una determinazione sul sistema duale puntuale e concordante.
  Vi sono tuttavia, come giustamente accennato dal collega Gusmeroli, una serie di opportunità da cogliere. Oltre ai colleghi della Commissione ha sentito leader importanti, fa riferimento ad esempio al senatore Renzi, sostenere che occorre assolutamente puntare sui giovani, affermazione sulla quale è facile convenire. Bisogna allora a tal fine usare anche la leva fiscale, prevedendo incentivazioni affinché i giovani possano oggi fare impresa e fare reddito, e creare così sviluppo; ma un simile obiettivo non pare conciliabile con la rigidità, emersa dalle parole del Presidente, del sistema duale ipotizzato.
  Non crede, con una differenza di vedute così palese all'interno della maggioranza, che si potrà arrivare ad una modifica costruttiva del sistema fiscale. Anche in tema di aliquote sembra proprio di poter dire che la montagna ha partorito un topolino, così come sul tema dell'imposizione locale. Ciò che emerge con chiarezza è invece la volontà del Governo di assumere l'onore più che gli oneri di decidere per conto del Parlamento; e tale ruolo è svolto presentando contenuti così poveri che difficilmente il lavoro svolto potrà trovare un posto degno negli annali della storia della politica italiana.

  Gian Mario FRAGOMELI (PD), intervenendo da remoto, richiama in primo luogo Pag. 10gli obiettivi che la maggioranza si è data affrontando la riforma fiscale e ricorda che si è di fronte, in un contesto contrassegnato da un'emergenza pandemica, alla destinazione di risorse straordinarie a tale finalità. Occorre invece ragionare su un sistema a regime, nella consapevolezza che occorrerà affrontare il tema della copertura finanziaria e che qualsiasi riduzione di imposte necessita di interventi di riequilibrio del sistema. Osserva peraltro che, a differenza del collega Gusmeroli, non ritiene che la semplificazione del sistema fiscale si traduca necessariamente in una riduzione dell'imposizione.
  Anche con riferimento alle questioni affrontate agli articoli 2 e 7 occorre tenere in debita considerazione l'aspetto della sostenibilità degli interventi, perché gli 8 miliardi dei quali si dispone oggi non debbono far ritenere che si tratti di risorse a regime, che ci permettono di ridurre a piacimento le entrate da IRPEF. Anche nella fase emendativa occorrerà tenere conto di queste limitazioni.
  Con riferimento al sistema duale, richiama la posizione chiara assunta dal Partito Democratico e richiama le motivazioni storiche e politiche alla base del sistema, anche connesse all'esigenza evitare la concorrenza fiscale tra determinata tipologie di redditi.
  Certamente riconosce che il disegno di legge di delega sia sul punto piuttosto vago ma non può tuttavia condividere quanto sostenuto dal collega Gusmeroli in ordine al regime forfettario, che non può divenire un sistema generale. Sebbene la proposta avanzata dal MoVimento 5 Stelle relativa ad una uscita progressiva dal sistema possa essere valorizzata, resta ferma l'esigenza della temporaneità delle misure previste. Anche il tema del sostegno ai giovani che intendono avviare un'attività professionale, richiamato dal collega Osnato, o quello – molto caro al suo Partito – del sostegno al secondo percettore del reddito in ambito familiare, dovranno senz'altro trovare soluzioni agevolative, che si dovrà tuttavia valutare se collocare o meno all'interno del regime forfettario.
  Ciò che non ritiene accettabile è invece la proposta di incrementare un sistema destinato a specifiche categorie, e che dovrebbe essere temporaneo, rendendolo generale e addirittura incrementando a 100 mila euro la soglia prevista per potervi rientrare. I problemi che vede in una simile prospettiva non sono affatto di natura ideologica ma hanno piuttosto a che vedere con una visione federalista del sistema fiscale. Ricorda infatti che il sistema forfettario, come è noto, non contribuisce affatto alle entrate locali, non comprendendo alcuna addizionale IRPEF comunale o regionale; senza dimenticare che l'abolizione dell'IRAP diminuirà le risorse destinate alla sanità regionale.
  La proposta avanzata dal collega Gusmeroli prevede quindi di ampliare notevolmente la mancata contribuzione di milioni di italiani alle entrate degli enti locali, e non in maniera transitoria, per esigenze legate ai più giovani o a specifiche e ben determinate categorie di soggetti, ciò che sarebbe condivisibile, bensì a regime. Si arriverebbe al paradosso di avere in Italia 20 milioni di cittadini che pagano le imposte attraverso un sistema progressivo e si accollano gli oneri per mantenere gli enti locali e la sanità regionale, mentre nello stesso momento soggetti che guadagnano sino a 100 mila euro di reddito non versano un centesimo per il proprio comune. Anche tenuto conto degli oneri sanitari che il Paese sta affrontando, ritiene difficilmente ipotizzabile qualsiasi forma di accordo su regimi alternativi, a meno che non siano riconducibili a soggetti ben definiti e abbiano carattere di temporaneità.
  Condivide invece l'idea del collega Gusmeroli di potenziare il tema dell'IRI, ma ciò in quanto l'IRI rappresenta una sorta di superamento della generalità dei sistemi forfettari, spingendo i soggetti che oggi sono più deboli a crescere economicamente. Si è visto che una delle critiche più significative fatte al sistema flat è che tende a disincentivare la crescita, perché oltre una determinata soglia di reddito il soggetto perde i benefici. E qui interviene il sistema dell'IRI, che riguarda proprio i soggetti forfettari, magari giovani, che dopo Pag. 11un percorso di vita di 4 o 5 anni si strutturano, costituiscono delle società di persone e possono accedere ad un sistema che in parte è proporzionale, quindi ridotto. Questa è la finalità dell'IRI sulla quale il Partito Democratico è d'accordo.
  Se invece l'obiettivo è che il sistema forfettario si ampli arrivando sino a 100 mila euro di introiti e che la costituzione di una società di persone consenta di aderire ad un sistema in parte forfettario, o comunque proporzionale, chiede allora che qualcuno chiarisca come potrà essere mantenuto il sistema degli enti locali e delle regioni. Anche considerando che si assiste ad una riduzione non indifferente della platea di coloro che sono nel sistema progressivo in termini di capacità contributiva, visto che i pensionati italiani in futuro saranno percettori di redditi molto più bassi degli attuali. Ciò pone serie preoccupazioni in ordine alla sostenibilità del sistema, a meno che non si intenda prevedere che l'IVA venga integralmente devoluta alle regioni.
  Con riferimento infine al tema del superamento dei cosiddetti salti tra aliquote marginali effettive rispetto a quelle nominali, auspica maggiori chiarimenti in ordine alla capacità delle modifiche prospettate di risolvere effettivamente lo scarto tra aliquote esistente. Ritiene opportuno sul punto verificare nel dettaglio i contenuti dell'emendamento del Governo alla legge di bilancio per l'anno 2022. Richiama infine, a tale proposito, il sistema tedesco ad aliquota continua, proposto dalla sua parte politica proprio in quanto sistema capace di evitare tali distorsioni.

  Vita MARTINCIGLIO (M5S), intervenendo da remoto, chiede innanzitutto chiarimenti in ordine alle modalità di lavoro della Commissione, ovvero se si intenda, con riferimento alle tematiche del riordino delle aliquote IRPEF, iniziare una discussione già in questa sede o attendere invece che sia depositato il preannunciato emendamento da parte del Governo.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, ritiene che si possa tranquillamente rispettare il calendario che la Commissione si è data per la settimana corrente e prevedere, nel corso della settimana successiva, una ulteriore seduta di esame preliminare, una volta che la proposta emendativa sia stata formalizzata.

  Vita MARTINCIGLIO (M5S), intervenendo da remoto, rileva che tutte le forze di maggioranza sono state comunque rappresentate dai propri responsabili economici in sede di accordo sui temi relativi alle aliquote IRPEF, i cui contenuti sono noti, e vi sono quindi le condizioni per poterne discutere in questa sede. Si riserva in ogni caso di svolgere ulteriori considerazioni sul punto in una successiva fase dei lavori della Commissione.
  Intervenendo quindi sul tema dei professionisti, degli autonomi e delle micro imprese, accoglie con favore la condivisione manifestata dal collega Gusmeroli sulla proposta avanzata dal MoVimento 5 Stelle di uno 'scivolo' dolce di abbandono del regime forfettario. Intende tuttavia precisare alcuni punti. Chiarisce innanzitutto che la sua forza politica ritiene che la soglia massima dei ricavi e dei compensi annuali per l'accesso e il mantenimento al regime agevolato – fissata attualmente a 65 mila euro – sia elevata e non debba affatto essere innalzata a 100 mila euro, come proposto dal collega. Rileva inoltre come siano indubbie le criticità del sistema, che sebbene per un verso deve essere mantenuto, d'altro canto costituisce un deterrente alla crescita, poiché è evidente che superare il livello previsto di introiti significa la perdita totale di tutti quei benefici fiscali che invece oggi ha un contribuente nel mantenimento di un regime forfettario. Per tale motivo il MoVimento 5 Stelle ha avanzato, e lo rivendica con orgoglio, una proposta che mira sì a mantenere il regime forfettario – sebbene sarebbe auspicabile un abbassamento dell'attuale soglia – mitigando nel contempo il richiamato l'effetto deterrente. Questo risultato si ottiene mediante la previsione, per coloro che superano la soglia massima di 65 mila euro, della possibilità di aderire ad un regime transitorio, della durata di due anni, che offre la possibilità al contribuente di abituarsi Pag. 12 con gradualità alle regole del regime superiore.
  Richiama quindi l'intervento del collega Fragomeli, sottolineando come la sua parte politica ritenga che un fisco semplice, chiaro e trasparente sia soprattutto un fisco orientato ad una maggiore digitalizzazione; parlare di semplificazione significa senz'altro sostenere la digitalizzazione di tutti i servizi fiscali, quale elemento fondamentale per rendere più chiaro e trasparente il rapporto tra fisco e contribuente.
  Con riferimento poi al grande numero di agevolazioni fiscali – pari circa 150 attualmente – la proposta del MoVimento 5 Stelle non considera quelle degli operatori professionali ma si rivolge invece a tutte quelle spese fiscali sostenute dai privati cittadini, che vanno dalle spese mediche alle spese di istruzione, alle spese di efficientamento energetico. Rileva come oggi sia ben noto che questo sistema di detrazioni ha sede naturale quella del modello 730 e quindi i soggetti beneficiari oggi non solo sono tenuti ad una dichiarazione IRPEF ma debbono attendere, per quanto riguarda il cosiddetto rimborso, i tempi di una dichiarazione dei redditi. Intende in questa sede richiamare sul punto la proposta del MoVimento 5 Stelle, definita dai giornali in maniera impropria cashback fiscale, sebbene si tratti invece di un'erogazione diretta. Si tratta di una misura che sicuramente permetterà ai contribuenti di poter percepire in maniera diretta ed immediata nel proprio cassetto fiscale la restituzione agevolata e la spesa sostenuta e preannuncia che la proposta sarà tradotta in una proposta emendativa.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, intende innanzitutto richiamare tre aspetti, segnalati nelle memorie trasmesse, che nella fase emendativa dovranno a suo avviso essere presi in considerazione.
  La prima questione da non sottovalutare è quella riguardante l'armonizzazione della tassazione sul risparmio. Sul punto le disposizioni di delega sono assai vaghe, mentre la Commissione, nel più volte richiamato documento del 30 giugno, ha invece indicato in maniera piuttosto precisa una preferenza per l'unificazione di alcune basi imponibili, nella fattispecie quelle afferenti ai redditi da capitale, ai redditi diversi di natura finanziaria, con l'annessa possibilità di compensare le minusvalenze eventualmente con dei limiti, come accade in tanti Paesi europei.
  Il secondo aspetto che non va tenuto in secondo piano, citato ora dalla collega Martinciglio, riguarda le spese fiscali, sulle quali ritiene ci sia spazio per una riflessione il più possibile congiunta. Anche in questo caso i principi di delega sono piuttosto vaghi ed è noto a tutti che si tratta di un problema molto sensibile politicamente. Si potrebbe proseguire lungo il sentiero accennato nel documento conclusivo del 30 giugno, quindi con l'utilizzo delle infrastrutture digitali, già sperimentate in altri provvedimenti.
  Una terza questione, anche segnalata sia dall'UPB che dalla Banca d'Italia, riguarda la necessità di intervenire con un approccio integrato sulle diverse componenti del sistema fiscale. Come viene ricordato nei contributi citati, con il reddito di cittadinanza si è potenziata una componente di sussidio al di fuori del sistema fiscale, così come con l'assegno unico è stata potenziata – per un ammontare di 6 miliardi di euro – una componente di sussidio, abolendo nel contempo una componente fiscale. Quindi è bene, quando si parla di progressività del sistema, che si ragioni tenendo conto di queste componenti, poiché la progressività non si realizza soltanto nel sistema fiscale ma anche considerando i sussidi monetari che – come è accaduto con l'assegno unico – stanno sostituendo alcuni pezzi del sistema fiscale. Può sembrare una precisazione filosofica, ma non lo è in realtà, perché nel valutare il livello di povertà dei cittadini non si deve più guardare solo al sistema fiscale ma anche alla sua integrazione con gli strumenti di welfare introdotti.
  Con riferimento quindi a quanto detto dal collega Fragomeli sulle sovraimposte, non ritiene che l'attuale formulazione dell'articolo 7 ponga alcun tipo di problema di gettito per gli enti locali, anche in ragione della clausola specifica di invarianza finanziaria. Si tratta semplicemente di evitare di Pag. 13avere tanti sistemi di progressività quanti sono i comuni e le regioni, perché la possibilità di manovra delle addizionali, come sono strutturate, modifica il principio di progressività nazionale, mentre la sovraimposta lascia per così dire manovrabilità agli enti locali.
  Certamente gli interventi possibili dipendono poi dalle ambizioni della Commissione: il comma 2 dell'articolo 7, consentirebbe in realtà di rivedere tutto il sistema di finanziamento degli enti locali, a partire dal tema dell'IVA richiamato dal collega Fragomeli. Ma occorre tuttavia a suo parere mantenere un giusto equilibrio, anche nell'approccio alle possibili riforme.
  Con riguardo al sistema duale, richiama le discussioni sul punto già svolte in sede di indagine conoscitiva, e la scelta del duale quale sistema che consente di dare razionalità alla struttura fiscale. La scelta alternativa era quella del modello comprensivo, che applica l'IRPEF a tutti i redditi di un soggetto, di qualsiasi natura, e che già il legislatore italiano 50 anni fa provò a introdurre, senza successo. Si tratta certamente di un sistema che offre i suoi vantaggi ma che avrebbe implicato un incremento di pressione fiscale per molti. L'unico modello alternativo è quello duale, perché a cavallo dei due vi è solo una grande confusione. Evidenzia al riguardo come il fatto di avere attualmente, dal 5 al 26 per cento, una pluralità di regimi sostitutivi a seconda della fonte del reddito, sia un fattore di iniquità, di inefficienza, di complessità e di confusione, cui il sistema duale intende dare soluzione. Si tratta di un sistema lineare, che tassa i redditi da lavoro con l'aliquota IRPEF e i redditi da capitale con la medesima aliquota proporzionale, tranne nel caso delle società di capitali.
  Ciò che occorre comprendere, e che a suo avviso non è emerso chiaramente dagli interventi dei colleghi della Lega, è se il sistema forfettario debba rimanere così com'è, semmai ampliandolo – si tratta di una strada che a suo avviso non porta a nessun tipo di accordo – oppure se si intendono conservare i vantaggi attuali del forfettario, e se possibile estenderli, ma nell'ambito di un sistema duale. Ritiene infatti, come ha più volte ribadito, che non vi sia alcuna incompatibilità fra sistema duale e sistema forfettario, poiché ad esempio non è definito con precisione, nel caso di un lavoratore autonomo, quanto tragga dal suo lavoro e quanto dal capitale. Si tratta cioè di una indicazione, di una scelta che deve essere operata, e che potrà stabilire che il reddito dei lavoratori autonomi di qualsiasi livello di fatturato è reddito da capitale: in quel caso, in un sistema duale, quel reddito sarà tassato con aliquota flat; non si tratterà forse di un'aliquota del 15 per cento, ma occorre ricordare che attualmente nel sistema forfettario il 15 o il 5 per cento non si applicano al fatturato, ma al fatturato diminuito dai coefficienti di redditività.
  Invita pertanto i colleghi a non fossilizzarsi su una discussione tra coloro che vogliono ampliare e coloro che intendono diminuire il regime forfettario, che rischia di essere sterile ed improduttiva, quando invece vi è un modo per includere il forfettario nel sistema duale in discussione. Analoghe considerazioni potrebbero essere svolte con riguardo alla cedolare secca, per la quale si potrebbe eventualmente prospettare un diverso calcolo della base imponibile; andrebbe in ogni caso considerato che gli immobili sono anche soggetti alla tassazione patrimoniale. Evidenzia in sintesi che nel sistema duale tutto può essere tenuto insieme, anche preservando la semplicità del sistema.
  Con riferimento quindi alla questione sollevata dal collega Fragomeli in ordine alle coperture, richiama l'articolo 10 del provvedimento, che assicura l'invarianza finanziaria delle misure previste. È perciò evidente che emendamenti recanti misure onerose dovrebbero prevedere adeguata copertura; occorre in ogni caso a suo avviso considerare che se i tempi di approvazione del provvedimento dovessero coincidere con la definizione di un nuovo quadro macro economico si potrebbe disporre di ulteriori elementi di valutazione.
  Quanto infine alla proposta emendativa che il Governo si accinge a depositare presso il Senato, rileva come i relativi contenuti siano a tutti noti e oramai ampiamente Pag. 14riportati anche dagli organi di stampa. Ritiene in ogni caso opportuno attendere la formalizzazione dell'emendamento; rassicura in ogni caso il collega Fragomeli che l'accordo raggiunto assicura un andamento regolare delle aliquote marginali effettive.

  Alberto RIBOLLA (Lega), intervenendo da remoto, concorda con il collega Gusmeroli in merito alla scarsa presenza nel provvedimento di interventi finalizzati alla semplificazione del sistema fiscale, che è un'esigenza fortemente sentita dai contribuenti.
  Afferma quindi di comprendere la possibilità di mantenere il regime forfettario per il lavoro autonomo anche all'interno di un sistema duale, mediante interventi sui coefficienti di redditività. Prosegue ricordando come la platea del sistema forfettario sia stata ampliata, dai soggetti con ricavi fino a 30.000 euro a quelli con ricavi sino a 65.000 euro, a opera del primo Governo Conte, nel quale era presente anche la Lega, gruppo che ora propone un'estensione del regime forfettario sino a 100.000 euro di ricavi. Evidenzia infatti come questo sistema – che è presente, con aliquote diverse, anche in altri ordinamenti come Russia, Andorra, Bulgaria e Ungheria – abbia contribuito all'avvio di numerose nuove attività e avvicinato i giovani al mondo del lavoro.
  Esprime apprezzamento per la proposta di scivolo in uscita dal regime forfettario formulata dal MoVimento 5 Stelle e ricorda come anche il gruppo Lega abbia presentato una proposta di legge sulla flat tax incrementale (C. 1501), il cui esame è già stato avviato. Ribadisce l'intenzione del gruppo Lega di voler semplificare il sistema fiscale.
  In riferimento a quanto segnalato dall'onorevole Fragomeli sulla possibile riduzione delle entrate per il sistema delle autonomie locali e per il finanziamento della sanità, in conseguenza dell'ampliamento del campo di applicazione dei regimi sostitutivi e dell'eliminazione dell'IRAP, sottolinea che, come evidenziato anche dal presidente e relatore Marattin, la previsione di invarianza finanziaria, di cui all'articolo 10, comporterà, se necessario, un aumento dei trasferimenti a carico dello Stato.
  Concludendo sottolinea nuovamente l'importanza che il suo gruppo attribuisce alla semplificazione, anche per consentire ai contribuenti di calcolare preventivamente le imposte dovute. Anche la soppressione dell'IRAP contribuirà a questa semplificazione, eliminando l'obbligo di una dichiarazione ad hoc per questo tributo.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, invita i colleghi a ridurre la durata degli interventi, anche per consentire ai rappresentanti di tutti i gruppi di partecipare al dibattito.

  Alberto Luigi GUSMEROLI (Lega), intervenendo da remoto, evidenzia, replicando al collega Fragomeli, che quando il suo gruppo parla di semplificazione non intende una riduzione delle imposte, ma proprio un sistema più semplice, come quello forfettario, che evita ai contribuenti di tenere la contabilità.
  Con riferimento alla questione della copertura per il regime forfettario, osserva che il mantenimento del regime vigente, applicabile fino a 65.000 euro di fatturato, non necessita come è ovvio di alcuna copertura. Per lo scivolo in uscita ricorda che è già stata incardinata una proposta di legge del proprio gruppo, la citata C. 1501. Un'eventuale copertura sarebbe necessaria per estendere il regime forfettario fino a 100.000 euro di ricavi. In proposito ricorda che nella legge di bilancio per l'anno 2019 era già stato previsto l'innalzamento da 65.000 a 100.000 euro con un'adeguata copertura. Ricorda inoltre che per il regime forfettario per i soggetti con ricavi superiori a 65.000 euro era stato previsto un diverso regime di calcolo della base imponibile, oltre che un'aliquota del 20 per cento, anziché del 15 per cento. Specifica infatti che, mentre per i redditi non superiori a 65.000 euro si prevede di applicare l'imposta sui ricavi ai quali è stato applicato il coefficiente di redditività, per la fascia tra 65.000 e 100.000 euro l'imposta si sarebbe dovuta applicare sulla differenza tra ricavi effettivi e costi effettivi. Pag. 15
  Ricorda poi all'onorevole Martinciglio che nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva si era convenuto che il regime forfettario sarebbe rimasto fino a 65.000 euro e pertanto non ritiene corretto disconoscere quello che è previsto nel documento votato pochi mesi fa. Ricorda inoltre che i cittadini hanno sempre dimostrato apprezzamento per questo regime, che ha stimolato l'emersione dal sommerso e questo è uno dei motivi del suo successo. Osserva infatti che un regime semplificato e una bassa tassazione sono il modo migliore per convincere i contribuenti a uscire dal sommerso.
  Sempre in relazione all'intervento della collega Martinciglio, chiede quale sia il significato della sua affermazione circa il fatto che la digitalizzazione contribuisce alla semplificazione. Pur convenendo che a prima vista potrebbe sembrare un'idea apprezzabile, non comprende come possa funzionare. Osserva infatti che all'introduzione della fatturazione elettronica non ha corrisposto l'abrogazione di alcun adempimento, come l'esterometro, per il quale si è semplicemente prevista una durata trimestrale, il reverse change, lo split payment o le comunicazioni periodiche. Non si è quindi sinora registrata alcuna semplificazione in conseguenza dell'introduzione della fatturazione elettronica.
  Per quanto riguarda la compatibilità tra sistema duale – che dovrebbe comportare l'applicazione della aliquota del primo scaglione IRPEF – e regime forfettario, da realizzare attraverso un intervento sui coefficienti di redditività, ritiene che sia necessario introdurre criteri di delega molto stringenti per evitare che il Governo in carica, che ha sempre dimostrato avversione per il regime forfettario, presenti schemi di decreti legislativi che possano incidere negativamente sul regime stesso. Affermando quindi di non voler in alcun modo disconoscere il documento conclusivo votato lo scorso 30 giugno, invita i rappresentanti di tutti i gruppi a fare altrettanto, poiché altrimenti sarebbe vanificato tutto il lavoro svolto nei primi sei mesi del corrente anno.
  Per quanto riguarda l'articolo 2 del provvedimento, ferma restando l'intenzione di svolgere un nuovo dibattito dopo la presentazione del preannunciato emendamento del Governo alla legge di bilancio per il 2022, osserva che si potrebbe comunque già avviare una discussione su taluni aspetti, come, ad esempio il riordino delle tax expenditures, in relazione alle quali sottolinea come non sia stata rispettata la linea espressa nel documento conclusivo approvato dalla Commissione. Osserva infatti che questo strumento, grazie al conflitto di interesse che genera tra chi acquista e chi cede una bene o un servizio, contribuisce alla lotta all'evasione e non deve essere visto come un regalo ad alcuni contribuenti o a settori produttivi.
  Quindi, concordando con quanto segnalato dall'onorevole Fragomeli in merito a possibili effetti sulle entrate delle autonomie locali derivanti dalle previsioni dell'articolo 7, chiede che vengano ascoltati con attenzione i pareri di regioni, province e comuni, i cui spazi di manovra verrebbero ridotti dalla sostituzione delle addizionali con sovraimposte.
  Concludendo richiama ancora una volta il tema della semplificazione, segnalando la necessità di un intervento sulla contabilità semplificata, che, a dispetto del nome, è tutt'altro che semplice e si basa su un sistema ibrido «di cassa». Sarebbe inoltre opportuno intervenire sulle società tra professionisti, che adottano un sistema «per competenza», che rappresenta un'eccezione rispetto al sistema «per cassa» dei professionisti.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, avverte che, per consentire un equilibrio fra i gruppi, darà la parola agli onorevoli Ungaro e Fragomeli, prima di cedere nuovamente la parola ad altri componenti del gruppo Lega.

  Massimo UNGARO (IV), intervenendo da remoto, segnala all'onorevole Gusmeroli che un esempio di semplificazione è anche il modello 730 precompilato per le persone fisiche.

  Alberto Luigi GUSMEROLI (Lega), intervenendo da remoto, osserva che solo il 3 Pag. 16per cento dei contribuenti accetta il modello precompilato senza apportavi alcuna modifica.

  Massimo UNGARO (IV), intervenendo da remoto, ritiene che anche evitare ai cittadini di doversi rivolgere a un commercialista per fare la dichiarazione dei redditi costituisca di per sé una semplificazione e consenta ai commercialisti di dedicarsi a interventi di maggiore rilievo.
  Prosegue segnalando che un sistema duale può ammettere eccezioni temporanee, come il sistema forfettario, per l'uscita dal quale è una buona soluzione l'utilizzo dello scivolo proposto dal MoVimento 5 Stelle. Inoltre concorda con il presidente e relatore sulla possibilità di intervenire sui coefficienti di redditività del sistema forfettario per evitare aumenti della pressione fiscale in caso di variazione in aumento delle aliquote. Ci saranno inoltre eccezioni rispetto all'adozione di un'unica aliquota proporzionale, per esempio per la tassazione dei titoli di Stato, e consiglia di valutare la possibilità di applicare la stessa aliquota anche ai bond verdi.
  Passando a un aspetto contestato da molti interventi, quello della genericità del disegno di legge, segnala che questa genericità potrebbe essere un pregio, in quanto consentirà al Parlamento di definire con maggiore libertà i principi e criteri direttivi che desidera introdurre.
  Segnala poi l'opportunità, evidenziata anche in alcuni dei contributi ricevuti, di intervenire sulle tax expenditures prevedendone, ad esempio, la disapplicazione al di sopra di un determinato livello di reddito. Inoltre si potrebbe valutare con attenzione la finalità per la quale le spese fiscali sono state introdotte, conservando solo quelle che perseguono obiettivi strategici come l'aiuto alla crescita economica, l'equità dell'imposizione fiscale e la lotta all'evasione.
  In relazione alla tassazione sul risparmio, segnala l'opportunità di intervenire su due fronti. Da una parte, come evidenziato anche nel corso dell'indagine conoscitiva, occorre definire meglio la base imponibile, unendo la categoria dei redditi di capitale con quella dei redditi diversi. Dall'altra parte è necessario dare un'indicazione chiara al Governo sul momento del prelievo, scegliendo tra la maturazione o il realizzo. In proposito ritiene che, anche per incentivare la previdenza complementare a fronte dell'integrale applicazione del sistema contributivo, sarebbe preferibile una tassazione al momento del realizzo, ovvero al momento in cui si riscuote la pensione.
  Per quanto riguarda l'introduzione di misure fiscali che consentano di incentivare l'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e del secondo percettore di reddito, evidenzia che la delega non contiene alcuna indicazione precisa su come intervenire. In proposito osserva che, oltre al sistema forfettario, si potrebbe intervenire con misure di decontribuzione per le nuove assunzioni, da prevedere a regime, anziché con interventi transitori, da rinnovare annualmente. Ricorda come in passato le misure di decontribuzione abbiano avuto un impatto positivo sull'occupazione. In alternativa si potrebbero prevedere, compatibilmente con la Costituzione, forme di detassazione oppure di riduzione di alcuni punti percentuali dell'aliquota di imposta.
  Infine richiama il reddito di cittadinanza e l'assegno unico: con questi due strumenti si interviene rispettivamente in favore di chi non lavora e delle famiglie con figli. Ricorda poi che con il preannunciato emendamento governativo alla legge di bilancio per il 2022 si dovrebbe intervenire in favore dei lavoratori con redditi medi. Restano quindi esclusi i lavoratori a bassissimo reddito, che non si possono giovare delle detrazioni a causa della scarsità dei loro introiti, i cosiddetti incapienti. In loro favore si dovrebbero prevedere forme di intervento, che forse esulano dalle competenze della Commissione Finanze, come contributi diretti o l'introduzione di un'imposta negativa. Si augura che il Paese possa presto riuscire a intervenire in favore di questi soggetti, che sinora sono rimasti esclusi dalle misure adottate e da quelle di prossima adozione.

  Gian Mario FRAGOMELI (PD), intervenendo da remoto, in relazione al tema della finanza locale e alla sostituzione delle addizionali con sovraimposte, già affrontato dal collega Gusmeroli, desidera evidenziare Pag. 17un differente aspetto della questione, ovvero la riduzione della platea dei soggetti chiamati a contribuire, attraverso le imposte versate sul proprio reddito, al finanziamento degli enti locali.
  Segnala infatti che i lavoratori autonomi in regime forfettario sono attualmente esclusi dalle addizionali IRPEF. Considerando poi che si prevede anche di eliminare l'IRAP, si comprende come ci saranno sempre più soggetti che non contribuiscono in alcun modo al finanziamento dei servizi offerti dagli enti locali. A questo si aggiunga anche che la quota del reddito nazionale prodotta da lavoratori dipendenti e pensionati si va assottigliando sempre più. In tale contesto non considera sufficiente quanto evidenziato dal presidente e relatore in merito all'invarianza della pressione fiscale garantita dall'articolo 10. In questa prospettiva infatti, per mantenere le attuali entrate degli enti locali, sarà necessario incidere in misura ancora maggiore sul reddito di coloro che già attualmente pagano la maggior parte delle imposte locali, ovvero lavoratori dipendenti e pensionati. Quegli stessi soggetti ai quali si prospetta oggi una riduzione dell'IRPEF, verranno poi chiamati a contribuire in misura maggiore per il finanziamento degli enti locali e della sanità. Esprime in proposito la forte contrarietà del gruppo del Partito Democratico a questa evenienza.
  Sempre con riferimento al finanziamento delle autonomie locali, evidenzia che un discorso a parte dovrebbe essere fatto anche per la sostituzione del gettito dell'IRAP, attualmente gravante sulle società, con un aumento dell'aliquota dell'IRES, perché dovranno essere fatti dei calcoli ben precisi per garantire la stessa certezza di incasso.
  Non ritiene poi adeguata, come soluzione al problema evidenziato, la possibilità, prospettata dall'articolo 7, di rivedere la suddivisione tra Stato e comune del gettito dell'IMU sugli immobili di categoria catastale D e di eventuali altri tributi sulle transazioni immobiliari. Osserva infatti come la diffusione a livello nazionale degli immobili di categoria catastale D sia fortemente sperequata. Sarà quindi necessaria una forte verticalizzazione sul Fondo di solidarietà, per evitare che ci siano parti d'Italia che debbano sostenere pesanti perdite di entrate.
  Quindi, con riferimento al sistema forfettario, conferma l'accordo per l'introduzione di uno scivolo temporaneo per l'uscita dalla flat tax, ma ribadisce la contrarietà del proprio gruppo a qualsiasi ipotesi di surrettizia applicazione del regime forfettario sino a 100.000 euro di ricavi. Lo scivolo dovrà servire esclusivamente per evitare di entrare nel sommerso al superamento di 65.000 euro di ricavi annui.
  Aggiunge poi che i Paesi menzionati dal collega Ribolla a proposito dell'impiego del regime forfettario non sono Paesi che si distinguono per essere grandi esempi di Stato sociale, come dimostrato anche in occasione degli interventi adottati per fronteggiare la pandemia. Sottolinea quindi che qualsiasi riduzione della pressione fiscale non deve essere effettuata attraverso una compressione dei diritti sociali dei cittadini.
  Passando alla questione dei benefici della digitalizzazione, osserva che la dichiarazione precompilata per le persone fisiche rappresenta solo un primo passaggio, che sarà seguito dalla dichiarazione precompilata IVA – possibile grazie alla fatturazione elettronica – che consentirà anche il recupero del tax gap IVA e auspica che in futuro, grazie a una maggiore tax compliance, si potrà ridurre il peso degli adempimenti a carico dei contribuenti. Sottolinea che la fattura elettronica adotta dal nostro Paese è una delle migliori d'Europa e che abbiamo ottenuto finanziamenti in sede europea per l'applicazione di misure di intelligenza artificiale sulle nostre banche dati, che sono tra le più complete esistenti.
  In relazione al tema delle coperture ritiene assolutamente necessario individuare delle precise fonti e non limitarsi a enunciare un'invarianza di gettito, che si potrebbe tradurre in un aumento per alcuni soggetti a fronte di una riduzione per altri, ipotesi sulla quale ribadisce la decisa contrarietà del proprio gruppo. Per far Pag. 18fronte alla riduzione della pressione fiscale non si potrà fare affidamento solo sulla semplificazione, bensì occorrerà prevedere un aumento di altre imposte, come ad esempio l'IVA, o svolgere una seria attività di contrasto all'evasione fiscale, aumentando i poteri dell'amministrazione per la ricerca dei redditi sommersi. Il Partito Democratico è contrario ad abbassamenti delle tasse che non siano adeguatamente coperti e mettano a rischio la sostenibilità del sistema. Un intervento da otto miliardi di euro, come quello che dovrebbe essere introdotto nella legge di bilancio per l'anno 2022, non potrà essere facilmente ripetuto se non si individueranno preventivamente le modalità di copertura.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, raccomanda nuovamente ai colleghi di contenere la durata dei loro interventi.

  Laura CAVANDOLI (Lega), intervenendo da remoto, riprendendo quanto evidenziato dal collega Fragomeli sulla necessità di prevedere forme di copertura, osserva come l'invarianza finanziaria prevista dall'articolo 10 ponga dei vincoli all'attività di riforma, soprattutto perché l'invarianza si riferisce al sistema fiscale nel suo complesso, senza distinzione tra livelli di governo centrale e locale.
  Segnala poi che il proprio gruppo sta insistendo molto sulla necessità di confermare il regime forfettario sui lavoratori autonomi, perché questo non è menzionato in alcun modo dal disegno di legge. La sua soppressione sarebbe molto grave per tutti i lavoratori autonomi, per le imprese che lo utilizzano e soprattutto per le nuove attività produttive che, grazie a questo sistema, si vedono applicata un'aliquota del 5 per cento per i primi cinque anni di attività. Lo strumento è certamente utile anche per incentivare l'imprenditorialità dei giovani e del secondo percettore di reddito, obiettivi del provvedimento in esame. Osserva inoltre che l'Unione europea auspica che il sistema fiscale mantenga una certa stabilità nel tempo e non sia soggetto a continue revisioni.
  Come già da molti evidenziato, il sistema forfettario ha un aspetto negativo rappresentato dal forte incremento delle imposte al superamento, anche di un solo euro, del limite dei 65.000 euro di ricavi. Quindi, per evitare l'evasione, si rende necessario introdurre uno scivolo che consenta un'uscita agevolata dal sistema ed elimini ogni disincentivo alla crescita dimensionale delle imprese, assolutamente necessaria per l'aumento del PIL del Paese.
  Manifesta poi l'esigenza di conoscere al più presto il testo dell'emendamento che il Governo dovrebbe presentare al disegno di legge di bilancio per l'anno 2022. Segnala in proposito come non sia appropriato che un Governo tecnico, come quello attuale, che non ha ricevuto alcun mandato dagli elettori, disponga di un potere così ampio, con scarsa possibilità di intervento da parte degli esponenti delle forze politiche. Questo ampio potere si può riscontrare anche nella genericità del presente provvedimento, che conferisce quasi una delega in bianco per la sua attuazione. In proposito segnala l'opportunità di introdurre la previsione che il parere delle Commissioni parlamentari sui decreti legislativi sia vincolante.
  Conferma quindi la volontà di inserire espressamente come principio e criterio direttivo il mantenimento del sistema forfettario e chiede garanzie anche rispetto all'attuale sistema delle spese fiscali, che serve per rendere più giusto il sistema tributario. In proposito vorrebbe anche comprendere come verrà modificato il Superbonus al 110 per cento nel corso dell'esame parlamentare della legge di bilancio per l'anno 2022.
  Dichiara poi che il proprio gruppo non è contrario alla digitalizzazione dell'amministrazione finanziaria, anche nella speranza che questa contribuisca all'auspicata semplificazione del sistema. Però osserva che sinora la digitalizzazione sembra sia servita solo a creare banche dati e a concedere troppe armi a vantaggio del Fisco. A questo proposito esprime la propria insoddisfazione per il fatto che in Commissione Finanze non si sia parlato dalla richiesta fatta dal Governo italiano all'Unione europea di avere la possibilità di applicare la fatturazione elettronica anche al regime forfettario. Pag. 19
  Sull'articolo 7 manifesta l'esigenza di un esame approfondito anche per quanto riguarda il comma 2, che prevede la possibilità di una revisione dei tributi incidenti sulle transazioni immobiliari e si interroga sulle possibili interferenze con l'articolo 6, che riguarda la revisione del catasto dei fabbricati.
  Osserva infine che si dovrebbe ragionare anche sul rapporto temporale tra il più volte menzionato emendamento del Governo alla legge di bilancio per l'anno 2022 e i decreti legislativi che verranno emanati sulla base della presente delega entro diciotto mesi dalla data in entrata in vigore del provvedimento e quindi molto probabilmente non prima del 2023.

  Luigi MARATTIN, presidente e relatore, evidenzia che la revisione dell'IRPEF che sarà prevista nel preannunciato emendamento del Governo alla legge di bilancio per il 2022 ha natura definitiva e non si riferisce al solo anno 2022; pertanto non esistono problemi di coordinamento con i decreti attuativi della presente delega.
  Segnala quindi la necessità di interrompere la seduta per consentire lo svolgimento dell'Ufficio di presidenza congiunto con la XI Commissione Lavoro. Nel rinviare il seguito dell'esame del provvedimento alla seduta già convocata per la giornata di domani, avverte che risultano già iscritti a parlare gli onorevoli Zennaro, Trano, Bignami e Covolo.

  La seduta termina alle 12.45.