CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 5 ottobre 2021
670.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
Pag. 149

AUDIZIONI INFORMALI

  Martedì 5 ottobre 2021.

Audizioni nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 2098 Comaroli, C. 2247 Elvira Savino, C. 2392 Serracchiani, C. 2478 Rizzetto e C. 2540 Segneri, recanti disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche.
Audizione di rappresentanti di CGIL, CISL, UIL e UGL.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 13.25 alle 13.50.

Audizione di rappresentanti di Casartigiani.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 13.50 alle 14.

Audizioni di rappresentanti di Confcommercio.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 14 alle 14.15.

Audizione di rappresentanti di Confesercenti.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 14.15 alle 14.25.

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INDAGINE CONOSCITIVA

  Martedì 5 ottobre 2021. — Presidenza della presidente Romina MURA.

  La seduta comincia alle 14.30.

Indagine conoscitiva sui lavoratori che svolgono attività di creazione di contenuti digitali.
Audizione della dottoressa Annarosa Pesole, componente del gruppo di studio sulla governance algoritmica e sul futuro del lavoro, istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
(Svolgimento e conclusione).

  Romina MURA, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Introduce, quindi, l'audizione.

  Annarosa PESOLE, componente del gruppo di studio sulla governance algoritmica e sul futuro del lavoro, istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, svolge una relazione sui temi oggetto dell'audizione.

  Intervengono i deputati Valentina BARZOTTI (M5S) e Antonio VISCOMI (PD) per porre quesiti e formulare osservazioni.

  Annarosa PESOLE, componente del gruppo di studio sulla governance algoritmica e sul futuro del lavoro, istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, risponde ai quesiti posti e rende ulteriori precisazioni.

  Romina MURA, presidente, ringrazia la dottoressa Pesole per il contributo fornito all'indagine conoscitiva e dichiara conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.

  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 5 ottobre 2021. — Presidenza della presidente Romina MURA.

  La seduta comincia alle 15.10.

Variazioni nella composizione della Commissione.

  Romina MURA, presidente, comunica che è tornata a far parte della Commissione la deputata Carmela BUCALO, alla quale rivolge, a nome della Commissione, un cordiale augurio di buon lavoro.

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2021.
Doc. LVII, n. 4-bis e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del documento in titolo.

  Antonio VISCOMI (PD), relatore, ricorda preliminarmente che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2021, della quale la Commissione avvia oggi l'esame in sede consultiva, reca un aggiornamento del quadro tendenziale e di quello programmatico, con riferimento tanto alle grandezze macroeconomiche quanto agli obiettivi di finanza pubblica, alla luce dell'evoluzione del quadro macroeconomico rispetto allo scenario in cui si era inquadrato il Documento presentato in primavera. La Nota di aggiornamento è accompagnata da quattro Allegati: la Nota illustrativa sulle leggi pluriennali di spesa in conto capitale a carattere non permanente (Allegato I); il Rapporto programmatico Pag. 151 recante gli interventi in materia di spese fiscali (Allegato II); il Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto dell'evasione fiscale e contributiva (Allegato III); la Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva (Allegato IV).
  Evidenzia che la premessa della Nota evidenzia come la situazione sanitaria ed economica sia nettamente migliorata negli ultimi mesi, grazie all'efficacia delle misure preventive dei contagi da COVID-19, alle misure di sostegno al sistema economico e, in misura crescente, all'andamento della campagna vaccinale. In questo quadro, la crescita del PIL reale nel primo semestre dell'anno in corso ha oltrepassato le previsioni e gli indicatori più aggiornati fanno ritenere che il terzo trimestre registrerà un altro balzo in avanti del prodotto. Pur ipotizzando un fisiologico rallentamento della crescita negli ultimi tre mesi dell'anno, la previsione annuale di aumento del PIL sale al 6 per cento, a fronte del 4,5 per cento ipotizzato nel DEF presentato lo scorso mese di aprile. Alla luce di tali dati, pertanto, il Governo disegna uno scenario di ripresa sostenuta, basato sul graduale recupero dei normali livelli di apertura nelle attività sociali, culturali e sportive, che contribuirà a raggiungere il livello di PIL trimestrale antecedente alla crisi pandemica entro la metà del prossimo anno. Conseguita questa prima tappa, comincerà la fase di vera e propria espansione economica, che porterà la crescita del PIL e dell'occupazione nettamente al di sopra dei ritmi registrati nell'ultimo decennio. La Nota individua i fattori che determineranno questa dinamica, principalmente, nelle favorevoli condizioni monetarie e finanziarie, nel ritrovato ottimismo delle imprese e dei consumatori e nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
  Fa presente che le previsioni tendenziali fino al 2024 incorporano gli effetti degli investimenti pubblici sull'economia, che, insieme al recupero di competitività testimoniato dall'espansione del surplus commerciale del Paese, portano a stimare tassi di crescita del PIL reale pari al 4,2 per cento nel 2022, al 2,6 per cento nel 2023 e all'1,9 per cento nel 2024, con incrementi che nel 2024 porterebbero a superare gli andamenti previsti prima della crisi pandemica. Altrettanto robusta si stima la crescita del PIL nominale, grazie anche all'incremento del deflatore del PIL. Per quest'anno si stima infatti un incremento del 7,6 per cento, a fronte del 5,6 per cento previsto dal DEF, mentre per il 2022 la crescita sarebbe del 5,8 per cento, nel 2023 del 4,1 per cento e nel 2024 del 3,4 per cento. Tale crescita comporta un significativo miglioramento delle previsioni di indebitamento delle pubbliche amministrazioni, favorito anche da un minor tiraggio, rispetto alle previsioni del DEF, delle misure straordinarie di sostegno a lavoratori, famiglie e imprese. Per il 2021, infatti, si prevede che il rapporto tra deficit e PIL sia pari al 9,4 per cento, a fronte dell'11,4 previsto dalla Nota, in riduzione anche rispetto al 9,6 per cento registrato nel 2020. Anche per effetto di tale riduzione, la Nota prevede anche un miglioramento del rapporto debito/PIL, che scende al 153,5 per cento dal 155,6 per cento nel 2020 e dal 159,8 previsto per l'anno in corso dal DEF. Come si esporrà più ampiamente in seguito, nel 2021 il tasso di occupazione dovrebbe crescere un tasso leggermente superiore a quello del prodotto interno lordo, sia in termini di unità di lavoro che di ore lavorate, mentre negli anni successivi dovrebbe registrarsi una moderata crescita della produttività. Già nel 2022 il numero di occupati salirebbe al di sopra dei livelli antecedenti alla crisi per registrare una vera espansione negli anni seguenti.
  Alla luce di tali andamenti e tenendo conto delle Raccomandazioni specifiche al Paese da parte del Consiglio dell'Unione europea, il Governo conferma l'impostazione della politica di bilancio illustrata nel DEF, che dovrà essere di carattere espansivo fino a quando il PIL e l'occupazione avranno recuperato non solo la caduta, ma anche la mancata crescita rispetto al livello del 2019. Poiché tale traguardo dovrebbe essere raggiunto nel 2024, a partire da allora il Governo adotterà una politica maggiormente orientata alla riduzione del disavanzo strutturale e alla riduzione del Pag. 152rapporto debito/PIL al livello precedente alla crisi entro il 2030. Più in particolare, si prevede di stimolare la crescita del PIL con gli investimenti e le riforme previste nel PNRR, moderando la dinamica della spesa pubblica corrente e aumentando le entrate fiscali attraverso il contrasto all'evasione, allo scopo di conseguire adeguati avanzi primari. Come specificato nella premessa, inoltre, verranno progressivamente incrementate le risorse di bilancio indirizzate verso gli investimenti e le spese per ricerca, innovazione e istruzione. In ogni caso, le risorse che si renderanno disponibili nello scenario programmatico saranno impiegate per la copertura, nel triennio 2022-2024, delle esigenze per le politiche invariate, nonché per l'adozione di numerose misure di rilievo economico e sociale, fra le quali la Nota richiama la riforma degli ammortizzatori sociali, oltre a un primo stadio della riforma fiscale e alla messa a regime dell'assegno unico universale per i figli minori. Si evidenzia altresì che nella legge di bilancio saranno destinate risorse aggiuntive al rinnovo dei contratti pubblici.
  Per effetto dell'inclinazione espansiva delle politiche di bilancio, il quadro programmatico stima un più elevato livello di indebitamento netto per l'intero triennio, ipotizzandosi una crescita del rapporto tra deficit e prodotto interno lordo al 5,6 per cento nel 2022, al 3,9 per cento nel 2023 e al 3,3 per cento nel 2024, a fronte dei dati tendenziali del 4,4 per cento nel 2022, del 2,4 per cento nel 2023 e del 2,1 per cento nel 2024. In un contesto in cui il saldo primario si manterrebbe negativo per tutto l'orizzonte previsionale, anche il rapporto tra debito e PIL, pur mantenendo un andamento costantemente discendente e raggiungendo livelli sensibilmente inferiori a quelli previsti dal DEF, si collocherebbe su valori più alti di quelli indicati nel quadro tendenziale, con stime pari al 149,4 per cento nel 2022, al 147,6 per cento nel 2023 e al 146,1 per cento nel 2024. Il PIL reale nel 2022 segnerebbe un incremento dello 0,5 per cento rispetto al dato tendenziale collocandosi al 4,7 per cento, mentre per gli anni successivi il dato programmatico e tendenziale coinciderebbero. Le previsioni del PIL nominale programmatico, invece, superano per tutto l'orizzonte programmatico quelle contenute nel quadro tendenziale.
  Passando all'esame delle grandezze macroeconomiche di maggiore interesse per la Commissione, segnala che la Nota evidenzia che il mercato del lavoro nei primi due trimestri dell'anno in corso ha continuato a risentire delle conseguenze dei provvedimenti adottati per la limitazione del contagio, che hanno penalizzato i settori produttivi in misura diversa. Come evidenziato anche nell'ambito dell'indagine conoscitiva in corso sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro, sono state maggiormente colpite quelle attività, specie nel settore dei servizi, che ricorrono in misura prevalente a forme di lavoro a tempo determinato ed esponendo i lavoratori a termine, più giovani e meno scolarizzati a un più elevato grado di fragilità, tale da determinare un ampliamento delle differenze nei redditi da lavoro rispetto ai lavoratori impiegati in settori meno colpiti. I provvedimenti del Governo sono stati, quindi, volti a preservare i livelli occupazionali. Pertanto, ad una riduzione congiunturale della forza lavoro nel primo trimestre ha fatto seguito, con il progressivo allentarsi delle misure restrittive, una ripresa nel secondo trimestre dell'anno in corso, sostenuta dalla rilevante espansione dell'occupazione dipendente a termine e da una lieve crescita dei dipendenti a tempo indeterminato e degli indipendenti. La Nota, tuttavia, precisa che l'aumento del tasso di occupazione registrato nel secondo trimestre, pari a 1 punto percentuale rispetto al trimestre precedente, è in parte da ascriversi anche agli effetti delle innovazioni metodologiche recepite dalla rilevazione sulle forze di lavoro, che – come è noto – hanno introdotto una nuova definizione di occupato e di famiglia. L'espansione dell'occupazione ha riguardato soprattutto il comparto dei servizi ed è riconducibile primariamente all'andamento dell'occupazione dipendente a termine. Il progressivo allentamento delle misure restrittive e la ritrovata mobilità hanno reso più agevole la ricerca del lavoro, determinando una Pag. 153lieve contrazione del tasso di inattività, che dopo un incremento dello 0,7 per cento nel primo trimestre del 2021 si riduce del 2,4 per cento nel secondo trimestre, con una marcata diminuzione, pari all'8,5 per cento, su base annua. Analogamente, il tasso di disoccupazione, dopo una crescita del 4,1 per cento nel primo trimestre, si è ridotto del 2,2 per cento nel secondo trimestre, portando il dato annuo al 9,8 per cento. Sempre nel secondo trimestre dell'anno in corso, è cresciuto in termini tendenziali il numero di soggetti in cerca di occupazione, pari al 27 per cento, riflettendo, da un lato, la maggiore partecipazione al mercato del lavoro e, dall'altro, la persistenza di una domanda di lavoro debole a seguito della crisi sanitaria, rappresentata dall'aumento degli individui in cerca di lavoro da almeno dodici mesi, che rappresentano il 58,1 per cento dei disoccupati, con una crescita di 10,8 punti percentuali rispetto al 2020. Il numero di ore lavorate, dopo una riduzione dello 0,1 per cento nel primo trimestre, è cresciuto del 3,9 per cento nel secondo trimestre dell'anno in corso, sostenuto dai settori dell'industria e dei servizi. È aumentato anche il numero di ore lavorate per dipendente, a causa del minor utilizzo della cassa integrazione da parte delle imprese. I redditi da lavoro, dopo il calo del 2020, sono tornati a crescere, soprattutto nel primo trimestre dell'anno, per effetto del ricorso all'integrazione salariale, rallentando nel secondo trimestre, nel quale si registra una crescita dello 0,1 per cento.
  Venendo al quadro tendenziale, la Nota riporta una previsione dell'andamento dei dati relativi al mercato del lavoro lievemente più ottimistica di quella formulata nel DEF. Con riferimento al numero di persone occupate, continua a prospettarsi un aumento sostenuto nel corso del terzo trimestre, anche grazie al recupero dell'occupazione stagionale e a tempo determinato prevalente nel settore dei servizi. Inoltre, anche alla luce delle ultime statistiche sull'andamento dell'utilizzo della Cassa integrazione guadagni, si prevede che il graduale ritorno alla piena operatività di molti settori agevolerà il rientro di una parte dei soggetti assenti dal lavoro da più di tre mesi e quindi considerati attualmente inattivi. Anche l'offerta di lavoro è attesa riprendere a partire dalla seconda metà del 2021, così come il tasso di occupazione espresso in termini di unità standard di lavoro (ULA), che dovrebbe crescere più del prodotto interno lordo. La stima della crescita delle ore lavorate comporta un'apparente riduzione della produttività, già scontata nella previsione del DEF. Tale ultima grandezza prende a crescere a partire dal 2022, restando positiva nell'arco dell'intero triennio di previsione. Le retribuzioni sono previste in crescita moderata, ma in lieve accelerazione, mentre il costo del lavoro per unità di prodotto aumenterà al di sopra dell'1 per cento alla fine del triennio di previsione.
  In particolare, il tasso di occupazione espresso in termini di unità standard di lavoro (ULA), che si era ridotto di 10,3 punti percentuali nel 2020, segna un netto rimbalzo, facendo registrare un aumento di 6,5 punti percentuali nel 2021, di 4 punti percentuali nel 2022, di 2,3 punti percentuali nel 2023 e di 1,6 punti percentuali nel 2024. Anche il tasso di occupazione espresso come numero di occupati (FL) migliora, passando da un dato negativo del 2,9 per cento nel 2020 allo 0,8 per cento nel 2021, al 3,1 per cento nel 2022, al 2,2 per cento nel 2023 e all'1,8 per cento nel 2024. Tali grandezze, pertanto, espongono una crescita lievemente maggiore del PIL nell'anno in corso, mentre, per gli anni successivi, la previsione sconta una moderata crescita della produttività. In particolare, le stime evidenziano che il numero di occupati raggiungerebbero i livelli precedenti la crisi già nel 2022, per poi registrare una vera e propria espansione nei due anni seguenti. Il tasso di disoccupazione ha un andamento più stabile, passando dal 9,3 per cento nel 2020 al 9,6 per cento nel 2021, al 9,2 per cento nel 2022, all'8,6 per cento nel 2023 e al 7,9 per cento nel 2024. Il tasso di occupazione nella fascia di età dai 15 ai 64 anni, pari al 57,5 per cento nel 2020, è stimato crescere al 58,1 per cento nel 2021, al 60,1 per cento nel 2022, al 62 per cento nel 2023 e al 63,3 per cento nel 2024. La dinamica del costo del lavoro, aumentato Pag. 154del 2,8 per cento nel 2020, rallenta progressivamente, con tassi pari all'1,3 per cento nel 2021, all'1,1 per cento nel 2022 e, in leggera risalita, all'1,3 per cento nel 2023 e all'1,5 per cento nel 2024. Il tasso di produttività, misurato in rapporto al PIL, pari all'1,5 per cento nel 2020, si riduce dello 0,5 per cento nel 2021, come detto in precedenza, e riprende moderatamente a salire dello 0,2 per cento nel 2022 e dello 0,3 per cento per ciascuno degli anni 2023 e 2024. Il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) misurato in rapporto al PIL, aumentato dell'1,3 per cento nel 2020, è stimato crescere dell'1,8 per cento nel 2021, dello 0,9 per cento nel 2022, dell'1 per cento nel 2023 e dell'1,2 per cento nel 2024.
  La Nota fornisce anche l'aggiornamento delle previsioni di finanza pubblica del Conto consolidato della pubblica amministrazione a legislazione vigente. Per quanto riguarda gli aggregati di spesa di interesse della Commissione, i redditi da lavoro dipendente, pari a 173,7 miliardi di euro nel 2020, aumentano a 179,4 miliardi di euro nel 2021. In rapporto al PIL, tale aggregato passa dal 10,5 per cento nel 2020 al 10,1 per cento nel 2021, al 10 per cento nel 2022, riflettendo soprattutto le ipotesi sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego della tornata 2019-2021 e il pagamento dei relativi arretrati, per poi scendere al 9,4 per cento nel 2023 e al 9,1 per cento nel 2024. Le prestazioni sociali, pari a 399,1 miliardi di euro nel 2020, aumentano a 403,9 miliardi di euro nel 2021. In rapporto al PIL, tale aggregato passa dal 24,1 per cento nel 2020 al 22,7 per cento nel 2021, al 21,4 per cento nel 2022, al 20,9 per cento nel 2023 e al 20,7 per cento nel 2024. All'interno delle prestazioni sociali, la spesa per pensioni passa da 281,4 miliardi nel 2020 a 287,6 miliardi nel 2021. In rapporto al PIL, tale aggregato passa dal 17 per cento nel 2020 al 16,2 per cento nel 2021, al 15,7 per cento nel 2022, al 15,6 per cento nel 2023 e al 15,4 per cento nel 2024. In tutto il periodo di previsione la percentuale della spesa pensionistica è superiore a quella rilevata nel 2018, quando la spesa pensionistica rappresentava il 15,2 per cento del totale della spesa. La spesa per altre prestazioni sociali passa da 117,7 miliardi di euro nel 2020 a 116,3 miliardi di euro nel 2021. In rapporto al PIL, l'aggregato passa dal 7,1 per cento nel 2020 al 6,5 per cento nel 2021, al 5,7 per cento nel 2022, al 5,4 per cento nel 2023 e al 5,3 per cento nel 2024. Tra le entrate, si segnalano i contributi sociali, che passano da 228,6 miliardi di euro nel 2020 a 232,8 miliardi di euro nel 2021. In rapporto al PIL essi passano dal 13,8 per cento nel 2020 al 13,1 per cento nel 2021, al 13,4 per cento nel 2022, al 13,3 per cento sia nel 2023 sia nel 2024.
  Segnala, infine, che come di consueto, la Nota reca un focus dedicato alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano e delle spese pubbliche connesse all'invecchiamento.
  Passando al quadro programmatico, la Nota ricorda, su un piano generale, che le politiche che saranno adottate dovranno inquadrarsi nella cornice delle Raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea. In particolare, la prima invita l'Italia ad utilizzare pienamente le risorse fornite dallo Strumento per la Ripresa e la Resilienza (Recovery and Resilience Facility – RRF) per finanziare investimenti aggiuntivi a sostegno della ripresa senza che ciò spiazzi i programmi di investimenti pubblici esistenti e cercando di limitare la crescita della spesa pubblica corrente. La seconda raccomandazione invita a adottare una politica di bilancio «prudente» non appena le condizioni economiche lo consentiranno, in modo tale da assicurare una piena sostenibilità della finanza pubblica nel medio termine, nonché a incrementare gli investimenti in modo tale da migliorare il potenziale di crescita dell'economia. Infine, la terza raccomandazione invita l'Italia a rafforzare la sostenibilità di lungo termine della finanza pubblica anche attraverso il miglioramento della copertura, adeguatezza e sostenibilità del sistema di protezione sociale e sanitaria. La Nota riepiloga, quindi, i principali provvedimenti di riforma riconducibili agli obiettivi indicati nelle raccomandazioni rivolte al nostro Paese dalle Istituzioni europee, richiamando, tra le riforme a carattere orizzontale, quelle Pag. 155relative alla Pubblica amministrazione, con particolare riferimento al reclutamento e alla valorizzazione del capitale umano, e, tra le riforme settoriali, quelle in materia di lavoro, nel cui ambito si ricordano in particolare le misure di politica attiva del lavoro e il recente intervento volto a consentire alla contrattazione collettiva, fino al 30 settembre 2022, di prevedere ulteriori condizioni per la stipula di contratti a tempo determinato di durata superiore a 12 mesi entro il limite massimo già previsto di 24 mesi.
  La Nota, quindi, dà conto del miglioramento del quadro macroeconomico conseguente alla manovra di bilancio 2022-2024 e ai provvedimenti collegati, che determineranno anche il miglioramento dell'andamento delle grandezze di interesse della Commissione rispetto allo scenario tendenziale. Infatti, il tasso di occupazione espressa in termini di unità standard di lavoro (ULA) è stimato crescere del 4,1 per cento nel 2022, del 2,5 per cento nel 2023 e dell'1,7 per cento nel 2024. Il tasso di occupazione espresso come numero di occupati (FL) è previsto crescere del 3,3 per cento nel 2022, del 2,4 per cento nel 2023 e dell'1,9 per cento nel 2024. Il tasso di disoccupazione si stima in riduzione, passando dal 9,1 per cento nel 2022 all'8,4 per cento nel 2023 e al 7,7 per cento nel 2024. Il tasso di occupazione nella fascia di età dai 15 ai 64 anni aumenta al 60,2 per cento nel 2022, al 62,1 per cento nel 2023 e al 63,4 nel 2024. Il costo del lavoro è previsto in aumento dell'1,2 per cento nel 2022, dell'1,5 per cento nel 2023 e dell'1,8 per cento nel 2024. Il tasso di produttività, misurato in rapporto al PIL, è previsto in aumento dello 0,5 per cento nel 2022, dello 0,3 per cento nel 2023 e dello 0,2 per cento nel 2024. Il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) misurato in rapporto al PIL è previsto aumentare dello 0,7 per cento nel 2022, dell'1,2 per cento nel 2023 e dell'1,6 per cento nel 2024.
  Fa presente, poi, che la Nota indica tra i provvedimenti dichiarati collegati alla manovra di bilancio 2022-2024, un disegno di legge per l'aggiornamento e il riordino della disciplina in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, già riportato tra i provvedimenti dal Documento di economia e finanza presentato lo scorso aprile e dalla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza dello scorso anno. Rispetto al Documento di economia e finanza non sono invece indicati tra i collegati il disegno di legge in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, misura che viene indicata ora nel quadro programmatico, e quello in materia di salario minimo e rappresentanza delle parti sociali nella contrattazione collettiva. Evidenzia, infine, che possono presentare profili di interesse per la Commissione il disegno di legge quadro sulle disabilità, che, secondo quanto indicato nel PNRR, dovrebbe essere approvato entro l'anno in corso, nonché, per il suo rilievo sistematico, il disegno di legge recante disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata, di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
  Segnala, infine, che nel Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto dell'evasione fiscale e contributiva (Allegato III) si dà conto dei risultati ottenuti nel 2020 nell'ambito della prevenzione e del contrasto dell'evasione contributiva dall'Ispettorato nazionale del lavoro (INL), dall'INPS e dall'INAIL. In particolare, risulta che l'INL ha ispezionato 103.857 aziende, recuperando 882,6 milioni di euro di contributi e premi evasi e individuando 267.677 lavoratori irregolari, di cui 22.366 completamente in nero. Il Rapporto evidenzia che, nonostante le difficoltà oggettive create dalla pandemia, la carenza di risorse umane e, conseguentemente, il minor numero di imprese ispezionate rispetto al 2019, il dato, pur registrando una inevitabile flessione in termini assoluti, è significativo dei positivi riflessi in termini di efficacia ed efficienza dell'attività operativa del continuo miglioramento dell'azione di intelligence e dell'integrazione delle diverse professionalità ispettive operanti nell'ambito dell'Agenzia. Nel medesimo anno, l'INPS ha introitato 136,6 milioni di euro a seguito dell'accertamento di contributi evasi e ha risparmiato 120,5 milioni di euro in termini di mancati pagamenti per prestazioni. Come si legge nel Rapporto, il dato è solo Pag. 156apparentemente in calo rispetto al 2019 a causa della sospensione in corso d'anno dell'attività dovuta all'emergenza COVID-19 nonché per effetto di una diversa modalità di conteggio degli accertamenti legati alle compensazioni indebite. Infine, seppur condizionato dalla situazione pandemica contingente, l'INAIL ha recuperato 41 milioni di euro di premi accertati, anche grazie al potenziamento degli strumenti di analisi della cosiddetta «Business intelligence» basata sull'incrocio dei dati e delle informazioni disponibili nelle banche dati interne ed esterne all'Istituto.
  Fa presente, infine, che ulteriori approfondimenti sull'attività e sugli obiettivi degli Istituti sono forniti dalla relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva (Allegato IV).
  Preannuncia, quindi, che sta predisponendo una bozza di parere che metterà quanto prima a disposizione dei colleghi, perché ne approfondiscano i contenuti e formulino eventuali suggerimenti, evidenziando che nel parere intende richiamare i principali temi di interesse della Commissione, con particolare riferimento alla riforma degli ammortizzatori sociali, alla necessità di rendere maggiormente incisive le politiche attive del lavoro, nonché all'opportunità di avviare una riflessione organica sul sistema pensionistico.

  Romina MURA, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del documento alla seduta già convocata per la giornata di domani, mercoledì 6 ottobre, nel corso della quale si procederà all'espressione del parere.

  La seduta termina alle 15.15.