CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 13 ottobre 2020
452.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

  Martedì 13 ottobre 2020. — Presidenza del presidente Luigi MARATTIN, indi del Vicepresidente Giovanni CURRÒ. — Intervengono i sottosegretari di Stato per l'economia e le finanze Pier Paolo Baretta e Alessio Mattia Villarosa.

  La seduta comincia alle 10.30.

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020.
Doc. LVII, n. 3-bis, Annesso e Allegati.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Luigi MARATTIN, presidente, rammenta che la Commissione avvia nella seduta odierna l'esame – ai fini del parere alla V Commissione Bilancio – della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020 e che la discussione Pag. 71del provvedimento in Assemblea è prevista già a partire da domani, mercoledì 14 ottobre. Avverte che la Commissione Finanze dovrà esprimere il parere di competenza entro la seduta odierna.
  Rivolge quindi un augurio di pronta guarigione ai colleghi Pastorino e Ungaro.

  Raphael RADUZZI (M5S), relatore, illustra i contenuti del provvedimento, ricordando che la Nota di aggiornamento del DEF 2020 (NADEF 2020) aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il periodo 2021-2026 rispetto a quello contenuto nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile (DEF 2020) il quale, a causa della rapida evoluzione del quadro economico a livello europeo in relazione al diffondersi dell'epidemia da Covid-19, rispetto ai precedenti DEF presentava un contenuto più essenziale e limitato al periodo 2020-2021, secondo quanto previsto dalle Linee guida aggiornate della Commissione europea per i Programmi di stabilità nazionali del 2020 (Linee guida del 6 aprile 2020). Il Programma nazionale di Riforma è stato presentato al Parlamento successivamente, l'8 luglio 2020.
  Evidenzia che, a causa della rapida evoluzione del quadro economico a livello europeo in relazione al diffondersi dell'emergenza, il Governo ha adottato interventi economici straordinari, che nel complesso ammontano a 100 miliardi in termini di impatto sull'indebitamento netto della PA nel 2020 (oltre il 6 per cento del PIL), a cui va aggiunto l'ammontare senza precedenti delle garanzie pubbliche sulla liquidità.
  Sottolinea quindi che, a livello europeo, la crisi economica è stata affrontata attraverso la politica monetaria espansiva messa in campo dalla Banca centrale europea, il nuovo approccio alle regole di bilancio e in tema di aiuti di Stato e la scelta di introdurre strumenti di bilancio comuni alimentati da titoli europei e, da ultimo, con l'approvazione del programma Next Generation EU (NGEU), un pacchetto di strumenti per il rilancio e la resilienza delle economie dell'Unione europea.
  La NADEF anticipa quindi i contenuti della successiva manovra di bilancio ed è suddivisa in quattro sezioni, relative al quadro complessivo e alla politica di bilancio, al quadro macroeconomico, ai dati di finanza pubblica e alle riforme e raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea.
  Ricorda che alla Nota di aggiornamento risultano allegati, secondo quanto prescritto dalla legge di contabilità, le relazioni sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali, il rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali, il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva e la relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva.La Nota contiene inoltre la relazione sullo scostamento di bilancio ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Annesso).
  Segnala, infine, che la Nota dichiara collegati alla decisione di bilancio 22 disegni di legge, tra i quali, per i profili di interesse della Commissione Finanze, si segnalano le deleghe per la riforma fiscale, la riforma della giustizia tributaria, il riordino del settore dei giochi e l'attuazione dell'autonomia differenziata.
  Con riferimento al quadro tendenziale, osserva che la Nota presenta una revisione al ribasso delle stime sull'andamento dell'economia italiana al -9,0 per cento rispetto al -8,0 per cento della previsione del DEF, principalmente dovuta alla contrazione più accentuata del PIL nel secondo trimestre, a sua volta spiegata da una durata del periodo di parziale chiusura delle attività produttive in Italia e da una diffusione dell'epidemia su scala globale superiori a quanto ipotizzato in aprile. Si è inoltre adottata una previsione assai più cauta di incremento del PIL nel quarto trimestre (0,4 per cento, a fronte del 3,8 per cento previsto nel DEF), per tenere conto della necessità di mantenere norme di comportamento prudenziali e dell'elevata probabilità che gli afflussi di turisti stranieri restino molto al disotto dei livelli pre-crisi. La disponibilità di un vaccino Pag. 72prevista per la prima metà del 2021 consentirà un recupero dei parametri economici, dando anche luogo ad un effetto di trascinamento sul 2022.
  I tassi di crescita del PIL della nuova previsione tendenziale sono pari a 5,1 per cento per il 2021, 3,0 per cento per il 2022 e 1,8 per cento nel 2023, considerando che la sola cancellazione degli aumenti IVA previsti per il 2021 e il 2022 migliora la crescita di 0,3 p.p. nel 2021, 0,71 p.p. nel 2022 e 0,23 p.p. nel 2023.
  Il deficit è previsto aumentare al 10,8 del PIL per poi diminuire al 5,7 per cento del PIL nel 2021 e quindi al 4,1 per cento nel 2022 e al 3,3 per cento nel 2023. Il saldo primario migliorerebbe nettamente già nel 2021, al -2,4 per cento del PIL, per poi convergere ulteriormente verso il pareggio nei due anni successivi, raggiungendo il -0,1 per cento del PIL nel 2023.
  Nel 2021-2023 le entrate tributarie e contributive crescono a un ritmo coerente con la crescita del PIL nominale.
  Passando al debito pubblico, nel 2020, la forte espansione di bilancio, l'inedita caduta del PIL nominale e l'impatto di alcune operazioni finanziarie si attende che spingano il rapporto debito/PIL al 158 per cento, con una discesa pari in media a quasi due punti percentuali all'anno nel 2021 e 2022, e poi una riduzione più lieve nel 2023, anno in cui tale rapporto scenderebbe al 154,1 per cento. La riduzione del debito in rapporto al PIL non sarebbe sufficiente a soddisfare la Regola di riduzione del debito in nessuna delle sue configurazioni.
  Evidenzia quindi che lo scenario programmatico include il Recovery Plan europeo, strumento che si colloca nell'ambito del programma Next Generation EU, che sarà dotato di 750 miliardi di risorse nel periodo 2021-2026. Pertanto, il Governo ha elaborato proiezioni macroeconomiche e di finanza pubblica a sei anni, che costituiranno la base per valutare sia gli impatti del programma di investimenti e degli altri interventi finanziati da NGEU, sia per conseguire gli obiettivi di finanza pubblica. Lo scenario programmatico include l'utilizzo, oltre alla quota di sussidi anche della quota prestiti, nonostante il calo costante dei rendimenti sui titoli di stato italiani che tocca ogni giorno nuovi minimi.
  I principali obiettivi della politica di bilancio per il 2021-2023 sono così riassunti:
   nel breve termine, sostenere i lavoratori e i settori produttivi più colpiti dalla pandemia;
   valorizzare appieno le risorse del NGEU per realizzare un ampio programma di investimenti e riforme e portare l'economia italiana su un sentiero di crescita sostenuta e equilibrata;
   rafforzare gli interventi a sostegno della ripresa del Mezzogiorno e delle aree interne;
   attuare un'ampia riforma fiscale che migliori l'equità, l'efficienza e la trasparenza del sistema tributario riducendo anche il carico fiscale sui redditi medi e bassi, coordinandola con l'introduzione di un assegno unico e universale per i figli;
   assicurare un miglioramento qualitativo della finanza pubblica, per garantire un miglioramento del benessere dei cittadini, dell'equità e della produttività dell'economia;
   ricondurre l'indebitamento netto della PA verso livelli compatibili con una continua e significativa riduzione del rapporto debito/PIL.

  Gli obiettivi di indebitamento netto sono fissati al 7 per cento nel 2021, 4,7 per cento nel 2022 e 3,0 per cento nel 2023. Per gli anni seguenti, si prefigura un ulteriore e significativo miglioramento del saldo di bilancio, tale da assicurare una riduzione del rapporto fra debito pubblico e PIL in tutti gli anni della previsione.
  La pressione fiscale, a legislazione vigente, è attesa salire di un decimo di punto percentuale nel 2020, collocandosi al 42,5 per cento. Considerando l'intero periodo, si attende una crescita di circa 0,1 punti percentuali, attestandosi al 42,6 per cento nel 2023. Al netto delle misure Pag. 73riguardanti l'erogazione del beneficio dei 100 euro, la pressione fiscale a legislazione vigente passerebbe dal 41,8 per cento del 2020 al 41,9 per cento nel 2023.
  Si sofferma quindi sugli aspetti di competenza della Commissione Finanze. In coerenza con quanto esposto nei precedenti documenti di finanza pubblica e nelle Linee guida per la definizione del PNRR, nella Nota il Governo chiarisce che tra i principali obiettivi della politica di bilancio per il 2021-2023 vi è l'attuazione di un'ampia riforma fiscale atta a migliorare l'equità, l'efficienza e la trasparenza del sistema tributario, riducendo anche il carico fiscale sui redditi medi e bassi, coordinandola con l'introduzione di un assegno unico e universale per i figli. Il Governo intende attuare tale riforma sulla base di una legge delega che viene preannunciata come parte integrante del PNRR e dei relativi obiettivi intermedi ed è altresì qualificata come disegno di legge collegato.
  Si prevede inoltre il completamento del finanziamento del taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente (i cosiddetti 100 euro) e del taglio contributivo al Sud già introdotto dal decreto-legge di agosto limitatamente alla seconda metà del 2020.
  Nel medesimo orizzonte temporale, il Governo intende inoltre perseguire politiche di contrasto alle frodi e all'evasione fiscale e, in generale, di miglioramento della compliance.
  Pertanto il Governo intende adottare, con la prossima legge di bilancio 2021- 2023, interventi di natura fiscale, nuove politiche per il sostegno e lo sviluppo delle imprese e misure per la salvaguardia dell'occupazione e il rilancio degli investimenti pubblici e privati, i quali costituiscono parte integrante Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), da sottoporre al vaglio del Parlamento italiano e delle istituzioni europee.
  Tra le risorse per il finanziamento degli interventi previsti dalla manovra di bilancio per il 2021-2023, accanto alla rimodulazione di alcuni fondi di investimento, l'utilizzo delle risorse messe a disposizione dal pacchetto Next generation EU e la revisione e riqualificazione della spesa della PA, il Governo include anche:
   la revisione di alcuni sussidi dannosi dal punto di vista ambientale;
   gli incrementi di gettito derivanti dal miglioramento della compliance, correlati anche all'incentivazione all'utilizzo degli strumenti elettronici di pagamento;
   il gettito addizionale derivante dalla più elevata crescita generata dal programma di investimenti.

  A seguito delle politiche annunciate dal Governo, si attende una crescita del PIL del 6,0 per cento nel 2021, del 3,8 per cento nel 2022 e del 2,5 per cento nel 2023. Il PIL trimestrale nel quadro programmatico recupera il livello dell'ultimo trimestre pre-crisi (il quarto del 2019) nel terzo trimestre del 2022. Per quanto riguarda l'andamento del rapporto debito/PIL, il quadro programmatico ne prevede una significativa discesa. Dal 158 per cento stimato per quest'anno, si scenderebbe infatti al 151,5 per cento nel 2023, una riduzione superiore di 2,6 punti percentuali a quella dello scenario tendenziale.
  Con riferimento agli obiettivi di più lungo termine (2024-2026) e alla sostenibilità del debito, il Governo prevede di riportare il debito della PA al disotto del livello pre-Covid-19 entro la fine del decennio, tramite un ulteriore miglioramento del saldo primario e il mantenimento di un trend di crescita dell'economia nettamente superiore a quello del passato decennio, pari – nello scenario programmatico – all'1,8 per cento nel 2024, 1,5 per cento nel 2025 e 1,4 per cento nel 2026.
  Il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato di competenza potrà aumentare fino a 196 miliardi di euro nel 2021, 157 miliardi nel 2022 e 138,5 miliardi nel 2023. Il corrispondente saldo netto da finanziare di cassa potrà aumentare fino a 279 miliardi di euro nel 2021, 208,5 miliardi nel 2022 e 198 miliardi nel 2023. Tali importi includono le risorse finanziarie necessarie, da stanziare invia di anticipazione, per attuare il PNRR.Pag. 74
  Per quanto concerne le entrate derivanti dall'attività di accertamento, la Nota – in attuazione di quanto disposto dall'articolo 1, comma 434, della legge di stabilità 2014 – contiene un focus nel quale sono illustrati le procedure adottate e i risultati ottenuti nella valutazione degli incassi derivanti dall'attività di contrasto dell'evasione fiscale rispetto alle corrispondenti previsioni di bilancio dell'anno in corso. Il focus, inoltre, illustra i criteri adottati per verificare le condizioni ed eventualmente valutare l'ammontare delle maggiori entrate da destinare al Fondo per la riduzione della pressione fiscale.
  In particolare, gli incassi registrati nel 2019 nel rendiconto generale dello Stato risultano pari a 15,64 miliardi di euro (di cui 2,51 miliardi relativi ad entrate extratributarie e 13, 13 da entrate tributarie). La stima degli incassi 2020, basata sugli incassi realizzati nel periodo gennaio-agosto 2020 determinati dall'attività di contrasto all'evasione fiscale, è di 8,85 miliardi. La Nota fa presente, quindi, che la stima degli incassi 2020 (basata sul gettito effettivo realizzato da gennaio ad agosto 2019) è sensibilmente minore degli incassi realizzati nel 2019 (-6,79 miliardi). Tale andamento negativo riflette gli effetti della sospensione dell'attività di accertamento e controllo da parte dell'Amministrazione fiscale durante la situazione di emergenza legata allo shock pandemico.
  Rileva che, a differenza degli anni precedenti, la stima degli incassi attesi per il 2020 è sensibilmente inferiore agli incassi realizzati nel 2019 (nonché alle previsioni iscritte nel bilancio a legislazione vigente per le annualità 2020, 2021 e 2022) e tali somme non potranno contribuire ad alimentare il Fondo per la riduzione della pressione fiscale. Il Governo segnala quindi che, in sede di predisposizione del disegno di legge di bilancio 2021, non saranno iscritte risorse aggiuntive nel predetto Fondo per la riduzione della pressione fiscale.
  Il Governo rammenta come, in linea generale, l'andamento del credito al settore privato nel primo semestre del 2020 sia stato fortemente condizionato dagli effetti dalla pandemia. Si è infatti riscontrato un netto incremento del credito al settore privato (+2,8 per cento) trainato principalmente dall'aumento della componente del credito alle società non finanziarie, a fronte della minore crescita del credito alle famiglie.
  Il rallentamento dei prestiti alle famiglie (+1,72 per cento a luglio, di un punto percentuale inferiore all'inizio 2020) è ascrivibile al brusco crollo delle compravendite nel mercato immobiliare. Per quanto riguarda le imprese, si rileva come queste abbiano presentato un fabbisogno crescente di liquidità, derivante dal blocco delle attività produttive e dal crollo della domanda, che hanno causato una marcata riduzione degli utili.
  Sotto il profilo dell'offerta di credito, si ascrive l'aumento dei prestiti alla accresciuta capacità degli istituti di credito di soddisfare la domanda che, secondo quanto riferisce il Governo, è stato reso possibile dagli interventi di politica monetaria della BCE – tra cui il mantenimento di tassi di interesse significativamente bassi – e dalle misure emergenziali (principalmente coi decreti-legge n. 18 del 2020 – Cura Italia e n. 23 del 2020, Liquidità), come successivamente potenziati).
  Con riferimento alla qualità del credito, il Governo ricorda come il processo di dismissione degli NPL sia proseguito anche nel mese di luglio, con una diminuzione delle sofferenze del 15,2 per cento su base annua, che ha consentito una riduzione anche della quota di crediti deteriorati sul totale dei prestiti delle imprese.
  La Nota fornisce poi i dati attuativi di alcune delle principali misure adottate a sostegno della liquidità, dai quali emerge una particolare efficacia realizzativa di quelle inerenti le garanzie straordinarie concesse dal Fondo di garanzia PMI, rifinanziato a tal fine, da ultimo, per il triennio 2023-2025, dal decreto-legge n. 104 del 2020. Anche la moratoria sui prestiti e mutui, introdotta dal decreto-legge n. 18 del 2020, è stata oggetto di proroga con il medesimo provvedimento, Pag. 75fino al 31 gennaio (per le imprese del comparto turistico, sino al 31 marzo 2020).
  Nella NADEF, il Governo evidenzia inoltre come l'attività di valorizzazione del patrimonio pubblico è finalizzata alla realizzazione di un impatto positivo sull'economia che, con riferimento alle partecipazioni societarie, consiste nel sostenere i processi di crescita e sviluppo, con particolare attenzione agli investimenti nei territori e nei settori strategici (e.g. energia, green economy, infrastrutture), senza peraltro trascurare gli obiettivi di valorizzazione delle partecipazioni detenute e miglioramento della qualità dei servizi e dei prodotti. Per quanto riguarda il patrimonio immobiliare pubblico, si considera fondamentale il rafforzamento delle politiche di valorizzazione a tutti i livelli istituzionali – centrale e locale e di incremento dell'efficienza dei cespiti utilizzati. Circa il ruolo specifico svolto dall'Agenzia del Demanio, nella Nota si sottolinea che, accanto al proseguimento delle valorizzazioni dirette, l'Agenzia è impegnata in interventi di rigenerazione degli immobili in uso alle Amministrazioni statali e di rifunzionalizzazione di beni non strumentali, in coerenza con le strategie europee per la transizione verde e digitale e le linee guida nazionali per la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
  Per gli asset non strumentali, le iniziative dovranno essere rivolte alla valorizzazione per finalità economiche e sociali degli immobili dello Stato e degli enti pubblici con particolare riferimento ai beni di interesse culturale e paesaggistico, funzionali alla realizzazione di progetti di sviluppo del territorio mediante il partenariato pubblico-privato. In tale ambito, l'Agenzia sta lavorando, in collaborazione con MiBACT, ENIT, Difesa servizi S.p.A. e gli altri soggetti istituzionali competenti, al progetto denominato «Valore Paese Italia», volto a riunire sotto un unico brand reti tematiche accomunate dall'obiettivo della valorizzazione degli immobili pubblici inutilizzati, secondo il principio del turismo sostenibile connesso a cultura, sport, formazione, ambiente e mobilità dolce.
  Come ricordato, la NADEF reca in allegato il Rapporto sui risultati della lotta all'evasione fiscale contributiva e la Relazione sull'economia non osservata (2019), nonché il Rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali.
  Il Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva, oltre a indicare i dati relativi al recupero delle somme evase, fornisce le stime del cosiddetto tax gap (la differenza tra gettito teorico e gettito effettivo) relativo alle entrate tributarie e contributive. Sono riportate, inoltre, le maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione da destinare al Fondo per la riduzione della pressione fiscale e gli indirizzi sulle strategie per il contrasto dell'evasione. I dati si basano sulla Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione contributiva, allegata alla Nota, predisposta dalla Commissione di esperti istituita con decreto ministeriale 28 aprile 2016.
  Dai dati presentati emerge che nel triennio 2015-2017 (per il quale si dispone di un quadro completo delle valutazioni) si registra un gap complessivo pari a circa 107,2 miliardi di euro, di cui 95,9 miliardi di mancate entrate tributarie e 11,3 miliardi di mancate entrate contributive. Nel 2018 si registra una riduzione molto ampia del tax gap, di quasi 5 miliardi di euro rispetto all'anno d'imposta 2017.
  Il risultato è attribuibile agli effetti dell'adozione di nuove misure di contrasto all'evasione fiscale e di miglioramento della tax compliance introdotte negli anni più recenti, soprattutto in materia di IVA. Tra il 2017 e il 2018, infatti, la riduzione più importante del tax gap si registra per tale imposta, che passa da 36,8 miliardi di euro nel 2017 a 33,3 miliardi di euro nel 2018, con una flessione complessiva pari a 3,5 miliardi di euro. Riduzioni significative del tax gap hanno interessato quasi tutte le Pag. 76imposte, con l'unica eccezione della TASI e del canone RAI, dove il tax gap rimane pressoché stabile.
  Con particolare riferimento agli indirizzi sulle strategie per il contrasto dell'evasione il Governo indica nel Rapporto che l'azione di contrasto sarà perseguita attraverso un piano organico basato sulla semplificazione delle regole e degli adempimenti nonché su una nuova e più efficace alleanza tra contribuenti e Amministrazione finanziaria. Il contrasto all'evasione fiscale sarà perseguito anche agevolando, estendendo e potenziando i pagamenti elettronici e riducendo drasticamente i costi delle transazioni cashless.
  L'Amministrazione fiscale avrà come obiettivo quello di perseguire la semplificazione degli adempimenti, il miglioramento dei servizi offerti per favorire l'assolvimento degli obblighi tributari e l'emersione spontanea delle basi imponibili, nonché di contrastare l'evasione attraverso mirati interventi di controllo e accertamento ex post all'esito di specifiche analisi di rischio.
  Quanto, infine, al Rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali, esso fornisce sintetiche indicazioni sulla riduzione delle spese fiscali e dei sussidi dannosi per l'ambiente. Il Governo ritiene che, all'interno di un più ampio disegno di riforma fiscale, sia necessario procedere alla riduzione, semplificazione e riordino delle spese fiscali. L'obiettivo dell'intervento è assicurare maggiore equità, efficienza e trasparenza al sistema tributario. A tal fine il riordino terrà conto di due importanti dimensioni: la riforma fiscale e la strategia di contrasto ai cambiamenti climatici.
  Sul punto il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) ha indetto una consultazione pubblica online sulle proposte frutto del lavoro svolto dalla Commissione interministeriale per lo studio e l'elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi che si è conclusa lo scorso 27 agosto. Al riguardo, i risultati del confronto con gli operatori potranno orientare l'attività del Governo nella revisione delle tax expenditures. La revisione punterà a definire un sistema di regole e incentivi in grado di stimolare, da un lato, gli investimenti per il rinnovo delle produzioni e degli impianti in uso, in modo da contenere le emissioni e ridurre i consumi energetici, e per l'utilizzo delle nuove tecnologie e, dall'altro, i consumi sostenibili, attivando un circolo virtuoso tra innovazione e ambiente.
  Alla luce di tali considerazioni, sarebbe a suo avviso opportuno che l'utilizzo della quota prestiti NGEU avvenisse dopo aver sottoposto al Parlamento una analisi puntuale sulla convenienza di tali prestiti rispetto ai titoli di Stato italiani anche in relazione al loro status di prestiti privilegiati de facto.

  Massimo BITONCI (LEGA) esprime innanzitutto perplessità in ordine al fatto che la prossima riforma fiscale, in più occasioni preannunciata dal Governo e dalla maggioranza sarà attuata mediante un disegno di legge di delega. Si assiste in tal modo all'ennesima enunciazione di meri propositi, la cui realizzazione sarà rimandata avanti nel tempo, a fronte di un'economia che avrebbe invece bisogno di interventi immediati, non certo rinviati di due o tre anni.
  Il Governo ha sinora raccontato agli italiani solo una bella favola, ovvero che i provvedimenti sin qui adottati stanno avendo effetti positivi sulla ripresa economica del Paese dopo il periodo di lock down. Si tratta di dichiarazioni che non corrispondono al vero e che giudica imbarazzanti, poiché dimostrano anche una scarsa conoscenza degli strumenti di carattere fiscale. Ricorda infatti che sinora il Governo ha operato essenzialmente con bonus e crediti di imposta che – come qualsiasi tecnico o professionista del settore sa bene – verranno scontati nella dichiarazione dei redditi del prossimo anno. Basti pensare, ad esempio, agli effetti di un credito d'imposta relativamente al pagamento degli affitti, nello stesso momento in cui sta per essere emesso un ulteriore DPCM nel quale sono previste Pag. 77restrizioni per attività commerciali, bar e ristorante: il credito d'imposta e i bonus si potranno scontare il prossimo anno, mentre gli affitti e le bollette debbono essere pagati nell'esercizio in corso. Si tratta a suo modo di vedere di una vera e propria presa in giro. Sarebbe invece utile – come il suo gruppo da mesi ripete – prevedere per gli affitti contributi diretti, o anche l'introduzione di una flat tax con imposta proporzionale sugli affitti commerciali, che sia ovviamente accompagnata da una consistente diminuzione, pari almeno al 50 per cento, del contratto d'affitto per gli anni residui del contratto. Si tratterebbe di una soluzione che produce effetti immediati e introduce inoltre un sistema di imposta proporzionale e quindi una grande semplificazione nel sistema. Il precedente Governo aveva inserito una simile disposizione nella Legge di Bilancio per il 2018, cancellata dall'attuale Esecutivo.
  Osserva quindi come la riforma fiscale della quale tanto si parla si prospetti come una mera revisione delle aliquote IRPEF, che – come poc'anzi dichiarato dallo stesso relatore – andrà nella direzione di una diminuzione del carico fiscale per i redditi bassi e medi. Una simile impostazione denuncia la poca conoscenza della stratificazione dei redditi in Italia, dove – intende ricordarlo a tutti i colleghi – la maggior parte delle tasse è pagata dai redditi medio alti e alti, dove 10 milioni di contribuenti hanno un saldo della dichiarazione pari a zero e dove il 75 per cento dei contribuenti già paga un'aliquota inferiore al 15 per cento. Una riforma fiscale che ridefinisca le aliquote IRPEF toccando solo la prima aliquota del 23 per cento, senza intervenire sulle aliquote del 38 e del 43 per cento, non potrà produrre effetti significativi.
  La Lega ritiene invece che una vera riforma fiscale debba andare nella direzione di una vera e propria no tax area, così come avviene in Francia o negli Stati Uniti, rivolta a coloro il cui reddito si colloca sotto la soglia dei 10 o 15 mila euro. Un simile sistema produrrebbe diversi effetti positivi: l'esonero dalla presentazione della dichiarazione dei redditi, introducendo in tal modo un elemento di grande semplificazione; una vera e efficace revisione delle tax expenditures, poiché coloro che ricadrebbero in questo regime non avrebbero diritto ad alcuna deduzione o detrazione; si risolverebbe inoltre il problema degli incapienti. Si tratterebbe poi di introdurre, oltre questa soglia, una o due ulteriori aliquote flat, sul modello di quanto fatto con l'introduzione da parte del precedente Governo del regime forfettario per le partite IVA. Si tratta di una modalità che a suo avviso si concilierebbe anche con il principio costituzionale della progressività delle imposte: se si affiancano all'imposta proporzionale le detrazioni, le deduzioni e le misure di sostegno alla famiglia, si introduce di fatto una progressività impositiva.
  Rileva quindi come una vera riforma del sistema fiscale debba anche rivedere il sistema di imposte per le imprese in perdita. Occorre in proposito, come recentemente detto dallo stesso presidente di Confindustria Bonomi, abolire l'IRAP: si tratta di un'imposta iniqua, che tassa le perdite e che rappresenta un unicum nel panorama internazionale, oltre a produrre effetti perversi nella gestione delle poste fiscali e di quelle contabili. Bisognerebbe cioè intervenire per portare il bilancio civilistico e la tassazione fiscale sullo stesso sullo stesso livello, trasformando l'IRAP in un'addizionale regionale all'IRES e esentando dalla tassazione tutti i piccoli professionisti e le piccole attività di impresa. Questa sì che sarebbe una vera semplificazione fiscale.
  Si rivolge quindi al sottosegretario Baretta ricordando che il 15 ottobre, tra due soli giorni, vi sarà l'invio da parte dell'Agenzia delle entrate di 9 milioni di cartelle e lettere di compliance, con conseguente moltiplicazione del contenzioso nei prossimi mesi. Si sarebbe invece dovuto lasciare queste risorse all'interno delle aziende per superare questo momento così difficile di crisi.
  In questo quadro si colloca anche il tema dell'evasione fiscale, che il Governo ritiene di poter risolvere con la digitalizzazione, con le carte di credito e con i Pag. 78pagamenti cashless, senza rendersi conto non si riuscirà ad incidere in tal modo su tutte quelle transazioni che – ancora in gran parte del nostro territorio – avvengono in contanti. In realtà l'Agenzia delle entrate già dispone dei dati e degli strumenti necessari per verificare le movimentazioni e per individuare i conti sospetti, senza bisogno di provvedimenti di carattere coercitivo nei confronti dei contribuenti.
  La NADEF si rivela dunque un libro dei sogni, una serie di titoli privi di concretezza e di contenuti: sarebbe invece necessario lavorare, anche con le opposizioni, su scelte e percorsi da condividere. L'evasione fiscale è altissima in Italia perché la tassazione è molto elevata, e quindi l'unica strada da percorrere è quella della riduzione dell'imposizione. Così ha tentato di fare il precedente Governo con l'introduzione del regime forfettario per le imprese, che ha prodotto effetti positivi, aumentando gli introiti nelle casse dello Stato, riducendo l'evasione e determinando l'apertura di nuove partite IVA. Simili risultati non potranno essere ottenuti con la politica dei bonus, come quello sul turismo che si è dimostrato un clamoroso fallimento, o con l'obbligo dei pagamenti mediante carte di credito, che non funzionerà. Bisognerebbe piuttosto ridurre il costo delle transazioni, il costo per l'esercente: solo così si incentiveranno i pagamenti con carta.
  Invita infine il Sottosegretario a fornire indicazioni alla Commissione sulle misure che si intendono adottare con riguardo ai crediti arretrati iscritti nel magazzino fiscale dell'Agenzia delle entrate, che ammontano ormai a più di 1000 miliardi di euro, così come sugli indirizzi che si intendono adottare con riferimento alla riforma del processo tributario. Il suo gruppo ha presentato sul punto alcune proposte di legge, poi riprese anche dalle altre forze politiche, che invita il Governo a valutare con attenzione. Richiama, in particolare le norme proposte relative all'accertamento con adesione, che potrebbe essere estese tout court, come nel modello tedesco, a tutti i tributi, determinando la collaborazione tra Agenzia delle entrate e contribuenti e una riduzione sostanziale contenzioso.
  Questi che ha richiamato sono solo alcuni dei suggerimenti che il gruppo della Lega intende portare nel dibattito. Dispiace tuttavia che il premier Conte, il Ministro dell'economia Gualtieri e anche i sottosegretari e viceministri, respingano tali proposte, o le considerino mere banalità. Occorrerebbe invece fare tesoro anche dell'esperienza altrui, di coloro che intendono mettere la propria professionalità al servizio della crescita, dello sviluppo e della ripartenza del Paese.

  Marco OSNATO (FDI) nel condividere i rilievi del collega Bitonci, si dichiara deluso sia dalla forma che dal contenuto del provvedimento. Ritiene che non si possa continuare ad annunciare la volontà di fare una complessiva riforma del sistema fiscale e poi ridurre tale intenzione a qualche comunicato stampa che vagamente ipotizza una modifica delle aliquote. Come già detto dal collega che lo ha preceduto, in Italia il 57,88 per cento delle tasse viene pagato sostanzialmente dal 12,28 per cento dei contribuenti, e quasi il 50 per cento dei contribuenti versa poco meno del 3 per cento dell'IRPEF. È evidente che la leva delle aliquote, come ipotizzata dal Governo, potrà scarsamente intervenire su tali dinamiche. Ciò che si può tentare è piuttosto di liberare risorse intervenendo sulle aliquote più alte, che dispongono di maggiori risorse, e in tal modo stimolare i consumi e gli investimenti. A ciò si aggiunge anche il tema dell'evasione fiscale: anche quest'anno i contribuenti daranno cospicue risorse a Equitalia per la sua azione di recupero, che tuttavia continua a rivolgersi a coloro che sono già all'interno del sistema, mentre sappiamo tutti che la parte più cospicua di evasione ed elusione fiscale si colloca fuori dal sistema, con l'evasione totale, ed è lì che bisogna intervenire.
  Conclude richiamando l'attenzione di colleghi sul fatto che spesso si accusano le forze di centrodestra, e in particolare Fratelli d'Italia, di essere scettici nei confronti Pag. 79delle istituzioni europee. Eppure deve rilevare come tra le raccomandazioni rivolte all'Italia dalla Commissione europea vi sia l'attuazione delle misure necessarie per affrontare efficacemente la pandemia, per sostenere l'economia, per sostenere i redditi e i sistemi di protezione sociale attenuando l'impatto della crisi sull'occupazione, per garantire l'effettiva attuazione delle misure volte a fornire liquidità, e per migliorare l'efficienza del sistema giudiziario. Leggendo invece, nella NADEF, le principali azioni per il 2020 che, in coerenza con tali raccomandazioni, il Governo intenderebbe adottare, non si trova tuttavia alcuna risposta concreta, ma solo capitoletti riassuntivi di quanto fatto nella precedente legge di stabilità o in altri provvedimenti precedenti. L'impressione che si ha è che, in realtà, non si sia fatto nulla per andare nella direzione delle richieste avanzate in Europa; né si fa alcun accenno al tema del MES, strumento che sembrava determinante, almeno per parte del Governo e della maggioranza, e sul quale sperava si potesse finalmente avere una indicazione univoca. Si parla poco anche delle misure per il sostegno all'occupazione, e quasi affatto degli investimenti pubblici; non si affronta il tema del sostegno al Sud in modo puntuale, né si parla di infrastrutture, se non in un breve passaggio di poche righe. Anche il tema della giustizia – che pure rappresenta uno dei punti cardine delle raccomandazioni europee e che costituisce, insieme al fisco, uno dei fattori che allontanano gli investimenti dal nostro Paese – non viene affrontato, se non in poche righe, nelle quali si ricorda l'attuazione del processo telematico e delle utenze da remoto, misure che nel resto del mondo esistono già da decenni. Forse agli investitori stranieri potrebbe interessare di più avere indicazioni sui tempi della giustizia civile, o sulla certezza del diritto nel nostro Paese. Tutto ciò per evidenziare come la Nota in esame non faccia altro che mettere ulteriormente in luce l'inadeguatezza di questo Governo.
  Auspica in conclusione, alla luce della necessità per il Paese di riprendersi dalla drammatica crisi nella quale si trova, che l'opposizione possa finalmente essere ascoltata, sebbene non si possa non constatare l'atteggiamento di chiusura dimostrato da Governo e maggioranza nei precedenti provvedimenti adottati, come anche nella predisposizione della Nota in esame.

  Raffaele TRANO (MISTO) si associa agli auguri di pronta guarigione rivolti dal Presidente ai colleghi Pastorino e Ungaro.
  Con riferimento alla Nota in esame e agli allegati che la accompagnano, sottolinea come il tema centrale sia proprio quello della riforma fiscale. Richiama in proposito un recente studio elaborato da una fondazione di dottori commercialisti, nel quale si evidenzia che la pressione fiscale raggiungerebbe ormai il 48,2 per cento dei redditi, ovvero quasi 6 punti percentuali in più rispetto a quanto riportato nelle stime ufficiali. Non si può più negare che negli ultimi anni la pressione fiscale sia aumentata enormemente ed è quindi necessario e doveroso mettere mano ad una seria riforma di sistema. Si rivolge quindi al Sottosegretario Baretta per chiedere come il Governo intenda finanziare un simile intervento riformatore e dove saranno reperite le risorse necessarie. Rammenta che l'ultima strutturale e organica riforma fiscale fu elaborata negli anni ’70 dalla Commissione guidata dall'economista Cesare Cosciani e determinò, negli anni immediatamente successivi alla sua entrata in vigore, importanti perdite di gettito, per poi produrre, dopo circa 7/8 anni, gli effetti auspicati. Questo perché occorreva che l'amministrazione finanziaria e i contribuenti si appropriassero pienamente dei nuovi istituti introdotti. Si chiede pertanto se oggi il sistema Paese possa permettersi – visto lo stato di salute in cui versa l'economia nazionale – di affrontare una riforma fiscale di ampia portata. Rileva inoltre che il fondo per la riduzione della pressione fiscale è stato sostanzialmente sterilizzato, e non si comprende dunque dove potranno essere reperite le risorse necessarie per un simile intervento; né si Pag. 80può sostenere che si provvederà mediante il taglio o il riordino delle tax expenditures, rinvio che appare eccessivamente generico. Ricorda che si tratta di deduzioni e detrazioni che sono il frutto della sovrapposizione, negli anni, di interventi normativi inseriti nelle leggi di bilancio, che hanno distribuito risorse a pioggia in tutte le direzioni, senza alcun criterio logico univoco, il cui valore ammonta oggi a circa 58 miliardi. Quanto al piano cashless, al ricorso ai pagamenti elettronici e alla semplificazione degli adempimenti, rammenta come si tratti di un tema sul quale la Commissione Finanze ha molto lavorato, già durante il primo governo Conte, riuscendo ad ottenere alcuni risultati di semplificazione fiscale, sebbene non senza difficoltà per le forti resistenze incontrate all'interno delle strutture ministeriali. Ritiene poco verosimile, alla luce di tale esperienza, che misure di semplificazione quali quelle qui richiamate possano determinare risorse aggiuntive, da destinare poi alla riduzione della pressione fiscale. Connesso a tale questione vi è anche il tema della cash flow tax, della tassazione per cassa, anticipato dal direttore dell'Agenzia delle entrate Ruffini, ovvero un nuovo regime di tassazione per i piccoli imprenditori, per gli autonomi e i professionisti; si chiede tuttavia come sarà possibile procedere alla dichiarazione precompilata automatica per queste categorie quando non sono disponibili molte rilevazioni di natura contabile che li riguardano. Se si pensa che la dichiarazione precompilata oggi disponibile per il modello 730 ha un tasso di inattendibilità pari al 90 per cento, appare difficile credere che si possa portare a compimento in modo efficace una ulteriore riforma ancora più complessa, in assenza di elementi di rilevazione fondamentali.
  Invita quindi il sottosegretario Baretta ad accogliere i suggerimenti dei membri della Commissione Finanze e ad accogliere l'offerta di collaborazione avanzata, al fine di poter compiere un lavoro congiunto, che metta a frutto tutti i contributi.
  Rammenta in conclusione che dal prossimo 16 ottobre arriveranno ai contribuenti italiani 9 milioni di cartelle esattoriali, e spera che non si intenda finanziare la riforma fiscale in tal modo. Il Paese vive un momento di forte incertezza e ritiene che si intende veramente aiutare le piccole e medie imprese, che rappresentano l'ossatura economica della Nazione, occorre dare a loro una possibilità di ripresa. Teme altrimenti che il combinato disposto delle cartelle esattoriali, dell'indebitamento dovuto alla carenza di liquidità e delle tasse da versare nell'anno corrente rischi di mettere a repentaglio la sopravvivenza di molti imprenditori italiani.

  Alberto Luigi GUSMEROLI (LEGA) rammenta innanzitutto che quando si cominciò a parlare di riforma dell'IRPEF, lo scorso mese di maggio, aveva dichiarato che affrontare una riforma fiscale in una situazione eccezionale come quella attuale e soprattutto in pochi mesi avrebbe significato aumentare la tassazione e complicare ancora di più la vita ai cittadini. Il fatto che si sia abbandonata la decorrenza del 1o gennaio 2020 per la riforma è quindi un dato positivo, perché significa che ci si è resi conto della complicazione della materia affrontata e della difficoltà di introdurre misure che diminuiscano la tassazione e introducano forme effettive di semplificazione.
  Più volte ha fatto riferimento in Commissione Finanze alla riforma fiscale degli anni ’70, che è stata elaborata nel corso di sette anni, con il coinvolgimento di studiosi ed esperti del settore. Ritiene quindi che occorra fare grande attenzione quando si ipotizza di introdurre una riforma fiscale mediante un provvedimento di delega: occorrerebbe piuttosto procedere mediante un ampio coinvolgimento del Parlamento, anche eventualmente istituendo una Commissione ad hoc, nella quale maggioranza e opposizione possano approfondire e sviluppare, nell'arco di qualche anno, una riforma organica dell'IRPEF. Altrimenti l'unico risultato che si otterrà è quello di aumentare ulteriormente la pressione fiscale, già elevatissima in Italia. Pag. 81
  Il Parlamento e la Commissione Finanze hanno del resto dato prova in questi ultimi due anni e mezzo di essere capaci di ottenere risultati importanti: si è riusciti tra l'altro a varare, sulla base di una proposta di legge da lui presentata, un piccolo progetto di semplificazione, che per quanto piccolo è comunque stato l'unico tentativo negli ultimi vent'anni di semplificare la vita fiscale dei cittadini. Anche la proposta di fusione IMU-TASI, fatta propria dal Governo, originava da una proposta di legge a sua prima firma.
  Rileva come purtroppo l'Italia sia uno dei paesi peggiori in termini di complicazione fiscale e anche uno dei Paesi in cui imprese e lavoratori autonomi dedicano più tempo alle pratiche amministrative e contabili. Si tratta di un ulteriore peso della burocrazia italiana nei confronti di imprese e professionisti, che il Paese non si può più permettere e al quale non si può aggiungere una ulteriore riforma fiscale che vessi ancora di più i contribuenti.
  Vi è poi un tema sul quale richiama l'attenzione dei colleghi e che appare del tutto trascurato dal Governo e dalla maggioranza, ed è il tema delle cartelle esattoriali. Pensare che in una situazione così difficile si emettano 9 milioni di cartelle esattoriali appare veramente un accanimento su cittadini che già vivono difficoltà sanitarie ed economiche. Si tratta di riscossioni che potrebbero tranquillamente essere diluite nei prossimi anni, in misura rateizzata.
  Intende infine soffermarsi su una questione non direttamente oggetto del dibattito odierno, ma ad esso connessa, ovvero i contenuti del DPCM emanato nella serata di ieri. Rileva in proposito come non si possa chiedere ai bar e ai ristoranti di chiudere prima – misura opportuna se deve servire a tenere sotto controllo la situazione sanitaria – senza nel contempo mettere in campo misure di indennizzo per queste attività. Occorre cioè stare vicini a questi imprenditori e trovare un giusto equilibrio tra tutela sanitaria degli italiani e sostegno alle attività economiche.

  Gian Mario FRAGOMELI (PD) auspica preliminarmente che non si voglia mettere in dubbio – come è sembrato trapelare da alcuni degli interventi di coloro che lo hanno preceduto – il ruolo della Commissione Finanze all'interno del procedimento che riguarderà la riforma fiscale e che potrà anche avvenire mediante una legge delega. Ricorda ai colleghi che un disegno di legge di delega consente di formulare indirizzi chiari e ben definiti, che consentiranno di intervenire nel dettaglio su una riforma della quale il Paese ha estrema necessità. Già nella scorsa legislatura si è avviato un percorso analogo, sebbene i decreti attuativi non siano stati completati. Se è vero che 50 anni fa i tempi di elaborazione di una revisione organica del sistema sono stati particolarmente lunghi, oggi ci si trova evidentemente in una situazione differente.
  Ritiene che i temi della tecnologia, della modernizzazione e della semplificazione siano un trinomio inscindibile. Il Partito Democratico si è sempre schierato a favore di tutto ciò che facilita e semplifica la vita dei cittadini e dei contribuenti, come è stato nel caso di un sistema innovativo come quello della fatturazione elettronica e del trasferimento di corrispettivi, che erano fortemente denigrati e che oggi invece sono un punto fermo, anche nel contrasto all'evasione fiscale. Ha ascoltato con attenzione l'intervento del collega Bitonci, che ha sollevato questioni che è difficile approfondire in pochi minuti, ma auspica che in sede di discussione del disegno di delega fiscale ci si possa confrontare adeguatamente.
  Venendo ad una questione sulla quale dissente dal collega, richiama il tema dell'articolo 53 della Costituzione, in materia di progressività dell'imposizione fiscale. Ritiene che la compartecipazione differenziata rispetto al reddito sia un principio ineludibile, che tuttavia non va affrontato con un approccio ideologico: ha testé richiamato l'importanza della modernità e dell'innovazione, che deve essere trasferita anche nel sistema fiscale e quindi, ad esempio, quando si affronta il sistema di tassazione delle imprese occorre ragionare Pag. 82in termini più accentuati di flat tax. Basti ricordare che il Partito Democratico nella scorsa legislatura aveva proposto l'introduzione dell'IRI, che altro non era che un'imposta flat per le società di persone. Il PD è certo disponibile ad affrontare temi come questi, ove siano funzionali al rilancio del sistema e rendano più competitivo il sistema delle imprese italiane. Sarebbe allora auspicabile che anche i colleghi dell'opposizione abbandonassero ogni posizione di ordine ideologico, abbandonando l'idea che la riforma del sistema fiscale possa essere ricondotta tutta ad una flat tax; oltre alle aliquote occorrerà affrontare anche la riforma delle tax expenditures e il tema degli sconti fiscali, che avrà effetti importantissimi. Sul punto ritiene che non si potrà prescindere dal fatto che si allarghi la platea dei pagatori e dei contribuenti, anche rispetto a fasce di reddito attuali che sono esenti.
  Conferma la massima disponibilità della sua parte politica ad una riflessione sui temi sollevati, dal magazzino fiscale alla semplificazione del contenzioso. Si tratta a suo parere di dinamiche che dovranno essere affrontate con un occhio nuovo, non riguardo a forme di condono, ma alla concretezza necessaria per affrontare un problema che ormai da troppo tempo si trascina, come evidenziato dal direttore Ruffini. Una futura riforma fiscale apre su questi temi due scenari importanti: come correggere una cronica difficoltà del magazzino fiscale e problemi legati al contenzioso e, dall'altra parte, creare un sistema moderno che risponda ad esigenze di semplificazione. Richiama quanto detto dal collega Trano sull'attendibilità dei sistemi di dichiarazione automatizzati, ricordando che sulla base dei dati in suo possesso sarebbero fortemente in crescita i contribuenti che non hanno portato alcuna modifica al 730 precompilato. Si tratta, come è evidente, di un sistema che deve andare a regime in più anni e che progressivamente si affina e diviene più attendibile.
  Ribadisce, in conclusione, la massima disponibilità e l'invito a non respingere l'occasione che sarà offerta alla Commissione e al Parlamento con la delega fiscale, che potrà fornire indirizzi chiari al Governo e che rappresenta un'opportunità e non certamente un rischio.

  Il Sottosegretario per l'Economia e le finanze Pier Paolo BARETTA ritiene che vi saranno certamente prossime occasioni per entrare nel merito delle singole questioni sollevate negli interventi succedutisi e per trovare soluzioni il più condivise possibili. Evidenzia come lo strumento della legge delega per la riforma fiscale nasca da due specifiche valutazioni: innanzitutto il quadro generale nel quale si è tutti collocati, con la crisi sanitaria, che ha cambiato le agende e le priorità che lo stesso Governo si era dato, ipotizzando a valle della scorsa legge di bilancio di presentare già in aprile una prima ipotesi di delega; la seconda valutazione è legata al quadro macro economico molto complesso, come emerso anche dai numeri presentati nella NADEF, che impatta su una riforma fiscale che dovrebbe invece avere degli effetti di riduzione delle tasse. È evidente a tutti che l'attuale quadro economico, con una legge di bilancio da completare, costringerà ad operare una valutazione esclusivamente congiunturale, e di qui la scelta della legge delega.
  Intende quindi sul punto sgombrare subito il campo da una preoccupazione emersa: il fatto che il Governo ritenga che la riforma fiscale debba essere avviata nel 2022 significa che nel 2021 dovrà essere completata; ciò vuol dire iniziare subito il lavoro, non appena presentato il disegno di legge, che ovviamente coinvolgerà il Parlamento – sul punto valuta le osservazioni dell'onorevole Trano assolutamente pertinenti – e che potrà seguire percorsi e tempi già a partire dal momento attuale, di avvicinamento all'obiettivo finale. Ritiene quindi importante stabilire sin da subito un rapporto di piena collaborazione tra il Governo e il Parlamento e la Commissione Finanze nel lavoro da svolgere.
  Certamente non può negare che l'impostazione di fondo del Governo sia diversa dall'impianto generale presentato Pag. 83dall'onorevole Bitonci, poiché l'Esecutivo non è favorevole a una tassa unica come descritta dal collega della Lega e intende mantenere il principio della progressività come un punto di fondo – sebbene vi sono ipotesi diverse su come attuare questa progressività, da una riduzione delle aliquote al sistema cosiddetto tedesco di una aliquota continua. Si tratta di discussioni di merito che auspica potranno avere luogo in questa sede, anche all'interno di visioni diverse sull'obiettivo strategico: si riferisce ai temi della riscossione, del magazzino fiscale, della stessa no tax area. L'unica osservazione che intende subito fare è che non è poi vero che le tasse le pagano solo i ceti medi e alti, perché nel sistema attuale i redditi medi e medio-bassi sono collocati esattamente nella condizione fiscale del pagamento con prelievo in busta paga, e non ritiene che il lavoro dipendente sia il più retribuito.
  Ritiene, in conclusione, che la discussione sia totalmente aperta e che bisognerà utilizzare bene entrambi i binari: il binario «delega», per quanto riguarda la riforma in sé, e il binario «non delega» per quanto riguarda gli aggiustamenti progressivi del sistema fiscale in quanto tale. È questo il senso del modo con il quale il Governo intende affrontare questa discussione, affinché tutti possano approfittare di una importante occasione di riforma e di cambiamento per il Paese.

  Davide ZANICHELLI (M5S) chiede alla presidenza una sospensione della seduta per consentire ai gruppi una maggiore riflessione eventualmente sui contenuti della proposta di parere.

  Giovanni CURRÒ, presidente, non essendovi obiezioni, sospende la seduta.

  La seduta, sospesa alle 11.50, è ripresa alle 14.35.

  Gian Mario FRAGOMELI (PD) evidenzia come il relatore ed i colleghi di maggioranza abbiano approfondito le tematiche relative al documento oggetto di esame, e riterrebbe opportuno inserire all'interno della proposta di parere che il relatore si accinge a formulare un passaggio riguardante la necessità di intervenire sulla riduzione del contenzioso fiscale, tema già sollevato dal collega Bitonci. Ritiene che si tratti di una questione meritevole di considerazione.

  Alberto Luigi GUSMEROLI (LEGA) ritiene che il fatto che il magazzino fiscale sia così grande e continui a crescere di anno in anno dovrebbe indurre non solo a prevedere delle norme di stralcio o comunque agevolative per il suo smaltimento, ma dovrebbe far riflettere sul fatto che, evidentemente, la tassazione è troppo elevata. Occorre dunque innanzitutto ridurre la tassazione: è questo il tema essenziale da affrontare. Rileva quindi, come già evidenziato dal collega Trano, che una riforma dell'IRPEF genera normalmente difficoltà applicative e quindi le possibilità che scendano le imposte dipenderà dall'atteggiamento di fondo, dalle misure volte a scoraggiare l'evasione, ovvero dall'introduzione di aliquote basse e di meccanismi semplici di calcolo delle imposte. Osserva inoltre che il tema della riforma dell'IRPEF non è poi da confinare solamente nella modifica delle aliquote ma nelle migliaia di interpretazioni che determinano la incertezza nell'applicazione della legge. Per questo occorre che si faccia un lavoro condiviso, che coinvolga tutte le parti politiche, perché occorre tenere in considerazione la più ampia rappresentanza possibile e ascoltare tutte le voci del Paese.

  Raphael RADUZZI (M5S), relatore, formula una proposta di parere favorevole, che illustra (vedi allegato).

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'Ecuador per evitare le doppie imposizioni in materia di Pag. 84imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, firmata a Quito il 23 maggio 1984, fatto a Quito il 13 dicembre 2016.
C. 2575 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla III Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 7 ottobre scorso.

  Luigi MARATTIN, presidente, ricorda che nella seduta del 7 ottobre scorso è stato avviato l'esame con l'illustrazione da parte della relatrice Martinciglio del contenuto del provvedimento. Invita la relatrice a formulare una proposta di parere.

  Vita MARTINCIGLIO (M5S), relatrice, formula una proposta di parere favorevole.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dalla relatrice.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi di trasporto aereo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'Ecuador, con Allegati, fatto a Quito il 25 novembre 2015.
C. 2576 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Luigi MARATTIN, presidente, intervenendo in sostituzione del relatore, onorevole Ungaro – cui rinnova i migliori auguri di pronta guarigione – illustra i contenuti del provvedimento. In particolare, l'Accordo è volto a regolamentare i servizi aerei bilaterali, al fine di concorrere a rafforzare i legami esistenti tra le due economie, nonché ad apportare vantaggi ai vettori aerei, agli aeroporti, ai passeggeri, agli spedizionieri e all'industria del turismo. Il testo dell'Accordo è costituito da 25 articoli e da due annessi che ne formano parte integrante, relativi rispettivamente alla Tabella delle rotte e agli Accordi di cooperazione.
  Dopo una serie di definizioni dei termini in esso ricorrenti (articolo 1) e un richiamo alle norme della Convenzione sull'aviazione civile internazionale (Convenzione di Chicago del 1944) (articolo 2), l'Accordo stabilisce i diritti che le Parti contraenti concedono alle imprese da esse designate (articolo 3), ossia il diritto di sorvolo del proprio territorio e di traffico per sviluppare i servizi elencati nell'Annesso 1.
  L'articolo 4 definisce i requisiti che i vettori aerei devono soddisfare per essere designati ad operare sulle rotte concordate da ciascuna Parte contraente.
  L'articolo 5 riserva alle Parti la facoltà di revocare, rifiutare, sospendere o limitare l'autorizzazione concessa all'impresa aerea dell'altra Parte, qualora l'impresa stessa non ottemperi alle disposizioni dell'Accordo.
  L'articolo 6 disciplina la concorrenza tra le imprese operanti nel settore, vietando iniziative volte a distorcere o restringere la competizione.
  L'articolo 7 definisce i princìpi generali che le Autorità aeronautiche delle due Parti applicano in sede di accordo sulle frequenze da operare.
  L'articolo 8 contiene disposizioni generali di rinvio a leggi e regolamenti applicabili in materia di entrata, stazionamento e uscita dal proprio territorio degli aeromobili impiegati nella navigazione aerea internazionale.
  L'articolo 9 affronta la questione delle tariffe, che dovranno essere fissate dalle imprese designate dalle Parti, sulla base di considerazioni commerciali di libera concorrenza e non discriminazione.
  Di particolare interesse per la Commissione Finanze sono gli articoli 10 e 11, che disciplinano rispettivamente il regime di esenzione da dazi doganali e il regime relativo alla tassazione del carburante per aviazione.
  L'articolo 12 riguarda gli standard di sicurezza delle strutture aeronautiche, degli Pag. 85equipaggi e degli aeromobili, mentre l'articolo 13 stabilisce le condizioni con le quali le Parti si conformano alle disposizioni della legislazione in materia di protezione della navigazione aerea da atti illeciti.
  L'articolo 14 sancisce per le compagnie aeree designate da ciascuna Parte contraente il diritto di esercitare i servizi a terra nel territorio dell'altra Parte, utilizzando le infrastrutture aeroportuali; viene in particolare sancito il principio di non discriminazione nell'offerta di tali servizi.
  L'articolo 15 disciplina il cambio ed il trasferimento delle eccedenze degli introiti in valuta locale. Al fine di favorire le opportunità commerciali, l'articolo 16 stabilisce il diritto reciproco alla possibilità di mantenere sul territorio dell'altra Parte contraente il personale necessario allo svolgimento dei servizi commerciali per la promozione e la vendita dei servizi aerei.
  L'articolo 17 disciplina l'imposizione di oneri per l'uso di strutture e servizi dell'altra Parte contraente e sancisce il principio di non discriminazione nell'offerta di tali servizi.
  I rimanenti otto articoli (18, 19, 20, 21, 22, 23, 24 e 25) si occupano rispettivamente: della procedura di emendamento dell'Accordo attraverso il mutuo consenso; delle procedure cui è demandata la risoluzione di controversie sull'interpretazione o l'applicazione dell'Accordo; delle procedure relative ad eventuali emendamenti all'Accordo; delle regole per recedere dall'Accordo; del riconoscimento reciproco dei certificati di aeronavigabilità e di idoneità, nonché delle licenze; dell'obbligo di registrazione dell'Accordo presso l'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile (ICAO); della conformità alle convenzioni internazionali ed infine dell'entrata in vigore dell'Accordo.
  Quanto al disegno di legge di ratifica, approvato dal Senato l'8 luglio scorso, esso si compone di quattro articoli. Gli articoli 1 e 2 contengono rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo. L'articolo 3 reca una clausola di invarianza finanziaria per la quale dall'attuazione dell'Accordo in esame non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica; in tale contesto, i soggetti interessati provvedono agli adempimenti previsti con le risorse disponibili a legislazione vigente. L'articolo 4 dispone, infine, l'entrata in vigore della legge il giorno successivo della sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale.
  Alla luce dei contenuti dell'Atto, formula una proposta di parere favorevole.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata.

Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore.
Testo unificato C. 1008 e abb.

(Parere alla XIII Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria, e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Luigi MARATTIN, presidente, rivolge un augurio di benvenuto al collega Sani che entra a far parte della Commissione Finanze. Lo invita quindi ad illustrare i contenuti del provvedimento.

  Luca SANI (PD), relatore, ringrazia il Presidente Marattin e rammenta che la Commissione Finanze avvia l'esame, ai fini del parere da rendere alla Commissione Agricoltura, della proposta di legge recante interventi per il settore ittico e deleghe al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale (C. 1008 L'Abbate ed altri), nel nuovo testo unificato approvato dalla XIII Commissione in sede referente.Pag. 86
  Il testo della proposta di legge, così come modificato dalla Commissione di merito, consta di 27 articoli.
  L'articolo 1 definisce le finalità del testo in esame consistenti in: a) sostenere e promuovere la nascita di nuove imprese nell'acquacoltura; b) incentivare una gestione razionale e sostenibile e l'incremento delle risorse ittiche; c) sostenere le attività della pesca marittima professionale e dell'acquacoltura di rilevanza nazionale; d) assicurare un efficace sistema di relazioni tra lo Stato e le regioni, al fine di garantire la piena coesione delle politiche in materia di pesca e di acquacoltura, nel rispetto degli orientamenti e degli indirizzi di competenza dell'Unione europea.
  L'articolo 2 prevede una delega al Governo per il riordino e la semplificazione della normativa in materia di pesca e acquacoltura.
  L'articolo 3 istituisce un programma sperimentale di trattamento sostitutivo della retribuzione in favore dei lavoratori della pesca professionale, a decorrere dal 1o luglio 2020, al fine di sostenere il reddito dei lavoratori e garantire stabilità occupazionale.
  L'articolo 4-bis, introdotto dalla Commissione Agricoltura in sede referente, reca chiarimenti sull'ambito applicativo della legge con riferimento alle previdenze a favore dei pescatori della piccola pesca marittima e delle acque interne (di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250) e ulteriori misure di semplificazione.
  Riveste interesse per la Commissione Finanze il comma 5, che inserisce le cessioni di prodotti ittici effettuate dagli imprenditori ittici direttamente al consumatore finale nell'elenco delle operazioni non soggette all'obbligo di certificazione fiscale (di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1996, n. 696).
  L'articolo 5 istituisce dall'anno 2021 il Fondo per lo sviluppo della filiera ittica, destinato a finanziare la stipula di convenzioni con le associazioni nazionali di categoria, la ricerca scientifica e tecnologica applicata alla pesca marittima, gli interventi per favorire l'accesso al credito, i programmi di formazione professionale, le misure per migliorare la sicurezza e la salute del personale imbarcato, i progetti per la tutela e lo sviluppo sostenibile delle risorse ittiche autoctone, i progetti rivolti alla salvaguardia dell'habitat marino, i progetti indirizzati alla promozione del pescaturismo e dell'ittiturismo, i progetti rivolti alla creazione di marchi e all'ottenimento delle certificazioni da parte delle imprese per la sostenibilità di una pesca selettiva certificata volta alla qualità e valorizzazione del pescato italiano, la promozione della parità di genere nell'intera filiera ittica.
  L'articolo 6 reca norme volte a promuovere la cooperazione e l'associazionismo.
  L'articolo 7, di interesse per la Commissione, aggiunge i settori della pesca e dell'acquacoltura al già previsto settore agricolo relativamente all'esenzione dall'imposta di bollo per le domande, gli atti e la documentazione finalizzati alla concessione di aiuti europei e nazionali e a prestiti agrari di esercizio (di cui all'articolo 21-bis dell'allegato B, annesso al decreto del Presidente della Repubblica n. 642 del 1972 sull'imposta di bollo).
  L'articolo 8 reca semplificazioni in materia di licenze di pesca. Si segnalano, ai fini delle competenze della VI Commissione, i primi tre commi.
  Il comma 1 prevede che la tassa di concessione governativa (prevista dall'articolo 8 della tariffa annessa al decreto del Presidente della Repubblica n. 641 del 1972), pari a 404 euro per ogni unità adibita, sia dovuta ogni otto anni, indipendentemente dalla scadenza indicata nella licenza di pesca.
  Il comma 2 dispone che la tassa è altresì dovuta, prima della scadenza degli otto anni, soltanto nei casi di variazioni sostanziali della licenza di pesca che comportino l'adozione di un nuovo atto amministrativo.
  Il comma 3 prevede che, ferma restando la scadenza prevista della licenza, la tassa di concessione governativa sulla licenza di pesca non sia dovuta in caso di Pag. 87cambio di armatore, qualora il passaggio avvenga tra la cooperativa o impresa di pesca ed i suoi soci o viceversa, nonché fra soci appartenenti alla medesima cooperativa o impresa di pesca, durante il periodo di vigenza della licenza.
  I commi 4 e 5 intervengono in materia di rilascio e rinnovo delle licenze di pesca.
  Richiama l'interesse della Commissione Finanze anche l'articolo 8-bis, introdotto dalla Commissione Agricoltura in sede referente, che esenta gli apparecchi radiofonici e televisivi detenuti a bordo di unità da pesca dal pagamento della tassa di concessione governativa (di cui all'articolo 17 della tariffa allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 641 del 1972).
  L'articolo 9 stabilisce che gli imprenditori ittici e gli acquacoltori possono vendere direttamente al consumatore finale e senza limiti quantitativi, anche in forma itinerante, i prodotti provenienti dall'esercizio della propria attività. L'articolo 10 riguarda le modalità di indicazione al consumatore finale della data di cattura dei prodotti ittici. L'articolo 10-bis disciplina l'etichettatura dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura somministrati attraverso hotel, ristoranti e esercizi assimilabili. L'articolo 11 concerne la rappresentanza delle associazioni della pesca nelle commissioni di riserva delle aree marine protette.
  L'articolo 12, che riveste interesse per la VI Commissione interviene in materia di canoni demaniali.
  In particolare, si prevede che il canone demaniale minimo a titolo ricognitorio (previsto dall'articolo 48, lettera e), del Testo unico delle leggi sulla pesca, di cui al Regio decreto n. 1604 del 1931) si applichi anche alle concessioni di aree demaniali marittime, lacuali e fluviali richieste da soggetti diversi dalle società cooperative per attività di acquacoltura, pesca, ripopolamento, protezione della fascia costiera, nonché per la realizzazione di manufatti volti al conferimento, mantenimento, eventuale trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici.
  Si dispone, inoltre, che alle concessioni di specchi acquei demaniali, rilasciate o rinnovate per le aree non occupate da strutture produttive, si applichi il canone annuo pari a un decimo di quanto previsto dal regolamento di cui al decreto del Ministro dei trasporti e della navigazione n. 595 del 1995.
  L'articolo 13 riguarda le funzioni della Commissione consultiva centrale della pesca e dell'acquacoltura, mentre l'articolo 13-bis concerne le rispettive Commissioni consultive locali. L'articolo 13-ter ha ad oggetto la ricerca scientifica e tecnologica applicata alla pesca e all'acquacoltura, mentre l'articolo 14 riguarda i criteri per il riparto dell'incremento annuo del contingente di cattura del tonno rosso assegnato all'Italia dall'Unione europea. L'articolo 15 reca disposizioni in materia di marinaio autorizzato alla pesca.
  Segnala l'articolo 15-bis del testo in esame, introdotto dalla XIII Commissione durante l'esame in sede referente, il quale stabilisce che le garanzie concesse dall'ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) ai sensi dell'articolo 17, comma 2 del decreto legislativo n. 102 del 2004, sono a titolo gratuito per le imprese agricole e della pesca. Ciò al fine di favorire l'efficienza economica, la redditività e la sostenibilità del settore, di favorire l'accesso al credito delle imprese di pesca, nonché di incentivare:
   l'adozione e la diffusione di sistemi di gestione avanzata;
   l'utilizzo delle tecnologie innovative, anche in campo energetico;
   l'agricoltura di precisione e la tracciabilità dei prodotti, anche mediante tecnologie blockchain.

  Con tali finalità è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per l'anno 2020 in favore di ISMEA.
  L'articolo 15-ter, anch'esso di interesse per la VI Commissione, modifica l'articolo 22, comma 1, del decreto legislativo n. 625 del 1996, concernente l'utilizzo delle aliquote relative ai giacimenti nel mare territoriale. Pag. 88Si prevede che la destinazione di tali risorse – individuata dai comuni – sia vincolata al perseguimento delle seguenti finalità:
   lo sviluppo delle attività economiche e produttive legate al mare ed al litorale, incluse quelle turistiche;
   l'incremento dell'occupazione e della crescita nel settore della pesca professionale;
   interventi di risanamento e miglioramento ambientale sul mare e sulla costa.

  Almeno il trenta per cento del valore dell'aliquota corrisposto è comunque riservato a forme di indennizzo da destinare alle marinerie del territorio nel cui ambito si svolgono le ricerche e le coltivazioni. Nel riparto delle risorse destinate a indennizzare le marinerie, si tiene conto anche della distanza tra le piattaforme dove si svolgono le ricerche e le coltivazioni e il porto di appartenenza dei beneficiari. Per ogni annualità, a decorrere dal 2014, i comuni rendicontano alla regione le modalità di impiego delle somme ricevute, al fine di verificare l'effettiva destinazione delle risorse alle richiamate finalità. Alle aliquote versate dai concessionari non si applica la disciplina degli aiuti di Stato.
  L'articolo 15-quater apporta modifiche al decreto legislativo n. 102 del 2005, in materia di regolazioni dei mercati agroalimentari, mentre l'articolo 15-quinquies reca modifiche al decreto legislativo n. 4 del 2012, con riferimento alle specie ittiche di cui è vietata la cattura.
  L'articolo 15-sexies, introdotto dalla Commissione Agricoltura in sede referente, e di interesse per la nostra Commissione, concerne la fatturazione elettronica della piccola pesca e dispone che rientrano nell'elenco dei soggetti passivi che usufruiscono del cosiddetto «regime di vantaggio» – di cui all'articolo 27 del decreto-legge n. 98 del 2011 – anche coloro che applicano il regime forfettario (di cui all'articolo 1, commi da 54 a 89, della legge 23 dicembre 2014, n. 190), nonché i pescatori della piccola pesca marittima e delle acque interne (di cui alla legge n. 250 del 1958).
  L'articolo 16 reca la copertura finanziaria del provvedimento e l'articolo 17 prevede la clausola di salvaguardia per le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano.
  In considerazione dell'impianto generale del provvedimento e degli specifici articoli che riguardano le competenze della Commissione Finanze, e considerato che il settore della pesca professionale sta registrando una crisi ormai strutturale e che il provvedimento in discussione in qualche modo può offrire un contributo al rilancio del comparto, formula una proposta di parere favorevole.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

  La seduta termina alle 15.05.

SEDE REFERENTE

  Martedì 13 ottobre 2020. — Presidenza del presidente Luigi MARATTIN.

  La seduta comincia alle 15.05.

Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo.
C. 1813, approvata dal Senato, e C. 445 Fornaro.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  Luigi MARATTIN, presidente, ricorda che nella seduta del 30 settembre scorso la Commissione ha avviato l'esame dei provvedimenti con la relazione del relatore Ungaro e che nella seduta del 6 ottobre scorso la Commissione ha deliberato di adottare come testo base per il prosieguo Pag. 89dell'esame la proposta di legge C. 1813, sulla quale è stato fissato il termine per la presentazione di emendamenti alle ore 12 di mercoledì 7 ottobre scorso.
  Non essendo state presentate proposte emendative, avverte che il testo del provvedimento sarà trasmesso alle Commissioni I, II, III, IV, V, VIII, X, XI e XIV, competenti in sede consultiva, per l'espressione del relativo parere.
  Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.10.

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