CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 12 novembre 2019
272.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (VII e XI)
COMUNICATO
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AUDIZIONI INFORMALI

  Martedì 12 novembre 2019.

Audizioni nell'ambito dell'esame del disegno di legge C. 2222, di conversione del decreto-legge n. 126 del 2019, recante misure di straordinaria necessità e urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione di docenti.
Audizione di rappresentanti dell'Alleanza delle cooperative italiane.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 9.05 alle 9.15.

Audizione di rappresentanti di FLC-CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, UGL Scuola, SNALS-CONFSAL e Gilda Scuola.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 9.20 alle 10.20.

Audizione di rappresentanti di COBAS-Istruzione, UNICOBAS, ASU e ANIEF.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 11 alle 11.45.

Audizione di rappresentanti di ANDIS, ANP, DIRIGENTISCUOLA-Di.S.Conf. e DISAL.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 11.50 alle 12.20.

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Audizione di rappresentanti di USB-componente addetti ai servizi pulizia nelle scuole.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 12.45 alle 12.55.

SEDE REFERENTE

  Martedì 12 novembre 2019. — Presidenza della vicepresidente della VII Commissione Giorgia LATINI. — Interviene la viceministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca Anna Ascani.

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Giorgia LATINI, presidente, avverte che è stato chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante la trasmissione sul circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

DL 126/2019: misure di straordinaria necessità e urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti.
C. 2222 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 6 novembre 2019.

  Valentina APREA (FI) intende ribadire quanto già dichiarato in Assemblea nel corso dell'esame delle questioni pregiudiziali sul decreto-legge in esame, che sono state presentate non perché il problema della carenza di personale docente non sia urgente e non richieda un intervento straordinario, ma perché la sua parte politica non condivide il decreto nei contenuti.
  Nel merito, osserva che il sistema di reclutamento tradizionale, organizzato per graduatorie, non funziona più, perché non assicura la qualità degli insegnanti e quindi dell'insegnamento. Esso, infatti, assomiglia, a suo avviso, ad una lotteria che discrimina senza selezionare, perché produce l'immissione in ruolo di docenti, probabilmente già trentenni o quarantenni, che non avranno avuto la formazione necessaria per assicurare un'idonea qualità dell'insegnamento alle generazioni di studenti cui si rivolgeranno per i successivi vent'anni. Occorrono, invece, profili professionali che garantiscano conoscenze e competenze collegate con Industria 4.0.
  Osserva che le audizioni svoltesi oggi hanno messo in luce la necessità di coprire 350.000 posizioni per insegnare le competenze del terzo millennio: la capacità di insegnare queste competenze però manca alla platea di docenti precari ammessi al concorso straordinario che rischia quindi di portare all'assunzione di docenti che hanno una formazione inadeguata e per la formazione dei quali non saranno sufficienti le risorse previste dal decreto.
  Sottolinea, che se comprende la necessità di una legge per indire un concorso straordinario, non le è altrettanto evidente perché non venga intanto indetto il concorso ordinario.
  Stigmatizza poi il fatto che, al fine dell'ammissione al concorso, il decreto prevede che i tre anni di servizio sono valutati solo se prestati nelle scuole statali, mentre per i docenti che sono in possesso degli stessi requisiti, ma che hanno svolto il servizio presso le scuole paritarie del sistema nazionale di istruzione o in entrambi, la partecipazione è finalizzata esclusivamente ai fini dell'abilitazione. Ricorda che le scuole paritarie investono molte risorse nella formazione dei docenti, che, pertanto, non possono essere considerati meno preparati di quelli che hanno svolto gli anni di supplenza nelle scuole statali. Ritiene che i requisiti stabiliti dal decreto per l'ammissione al concorso siano discriminatori, in quanto pongono barriere all'ingresso nel mondo dell'insegnamento, precludendolo a docenti preparati e mantenendo un incomprensibile regime di distinzione tra insegnanti presuntivamente di serie A e insegnanti di serie B. Pag. 25Ritiene che non ci sia più ragione oggi di distinguere tra scuola statale e scuola paritaria – essendo questa distinzione retaggio di una concezione vecchia e ideologica, non più sostenibile – e che si debbano valutare la preparazione, le conoscenze e le competenze di chi chiede di insegnare, senza badare a dove ha svolto il suo apprendistato: solo in questo modo si scongiurerà davvero il rischio di escludere i migliori e i più adatti alla funzione.
  Conclude preannunciando la presentazione, da parte del suo gruppo, di emendamenti al decreto-legge.

  Rossano SASSO (LEGA) osserva che, come hanno sottolineato nelle audizioni informali di oggi tutte le organizzazioni sindacali, le disparità di trattamento che il decreto-legge provoca, in più punti del testo, nei confronti di gruppi di lavoratori che svolgono lo stesso mestiere sono destinate a produrre una grande mole di contenzioso, nel quale lo Stato risulterà soccombente e sarà costretto a risarcimenti di tale entità da prefigurare un vero e proprio danno erariale. Allo scopo di scongiurare questo esito, il gruppo della Lega ha intenzione di presentare specifici emendamenti volti a sanare alcune delle esclusioni più gravi e irragionevoli, come per esempio quella riguardante coloro che stanno attualmente prestando la terza annualità di servizio, ma che non potranno completare in tempo il periodo di centottanta giornate occorrente per arrivare ai tre anni di servizio richiesti per la partecipazione al concorso straordinario. Altri nodi che il gruppo Lega intende contribuire a sciogliere riguardano l'esclusione dal concorso straordinario degli insegnanti di religione e di altre categorie di docenti precari con esperienza. Un discorso analogo va svolto per la procedura selettiva per la progressione all'area DSGA, dalla quale sono esclusi almeno 700 assistenti che, pur non avendo i titoli di studio richiesti, hanno però svolto le mansioni di direzione. Si tratta di un controsenso, dal momento che queste persone sono state finora nei fatti ritenute idonee di svolgere la mansione e non si vede quindi perché debbano essere escluse. Auspica che vi sia la possibilità di dialogare costruttivamente con le relatrici e con il Governo per trovare le soluzioni migliori per evitare discriminazioni ingiuste. Infine, dopo avere preannunciato l'impegno della Lega ad affiancare i lavoratori nella difesa dei loro diritti, sia in Parlamento, sia nelle aule dei tribunali, sottolinea anche l'estrema limitatezza delle risorse finanziarie messe a disposizione della scuola, nonostante l'impegno profuso sin qui dal ministro Fioramonti.

  Paola FRASSINETTI (FDI) sottolinea che quanto rappresentato dai soggetti ascoltati questa mattina nelle audizioni informali ha suscitato in lei ulteriori perplessità oltre a quelle già manifestate in Aula, nel corso dell'esame delle questioni pregiudiziali. Concorda con il deputato Sasso in merito al rischio di numerosi ricorsi giurisdizionali in connessione con le esclusioni legate ai requisiti irragionevoli previsti per la partecipazione alle procedure selettive. Ritiene, altresì, che il provvedimento, per completezza, avrebbe potuto contemplare anche il reclutamento dei docenti della scuola dell'infanzia e della scuola primaria. Un punto decisamente critico risiede a suo avviso nell'esclusione dal concorso straordinario dei docenti con servizio nei percorsi di istruzione e formazione professionale e nell'ammissione alle prove degli insegnanti delle scuole paritarie solo ai fini abilitanti, nonostante la parità scolastica costituzionalmente sancita e tutelata impedisca di discriminare tra il servizio nelle scuole statali e quello nelle scuole paritarie. Conclude affermando di considerare immotivata anche l'esclusione dalla partecipazione al concorso straordinario dei facenti funzioni di DSGA senza titolo di studio, ammessi invece al concorso ordinario, in contraddizione con l'accordo sancito il 1o ottobre scorso tra il MIUR e i sindacati.

  Flora FRATE (M5S) rileva che il provvedimento, pur compiendo un importante passo in avanti nel superamento di una fase transitoria, lascia irrisolti diversi profili Pag. 26problematici. In primo luogo quello relativo all'abilitazione: manca infatti una previsione relativa ai percorsi abilitanti speciali. Poiché, nonostante i concorsi per l'immissione in ruolo, i supplenti continueranno a prestare la loro opera nelle scuole, ritiene opportuno che vengano preparati attraverso i percorsi previsti che garantiscano le abilitazioni sia su posti normali che su posti di sostegno. Alla loro preparazione è infatti legata quella degli studenti che vengono loro affidati. Ricorda quindi la questione dei cosiddetti docenti «ingabbiati», ovvero quelli che, abilitati per una cattedra, non possono cambiare materia nonostante i nuovi titoli acquisiti. Sottolinea che, in molti casi, sono proprio questi insegnanti a subire gli effetti del burn out. Ancora, sul fronte dell'esclusione dei precari delle scuole paritarie dalla partecipazione al concorso ai fini dell'immissione in ruolo, evidenzia che si tratta, a suo avviso, di una discriminazione ideologica, che non tiene conto del fatto che tali scuole offrono a molti docenti il primo approccio all'esperienza dell'insegnamento, l'unica strada percorribile in assenza di concorsi regolari, e che, soprattutto concorrono, insieme alle scuole statali, a formare il sistema nazionale di istruzione. Sono molte le questioni a cui il decreto non dà una risposta. In particolare non si comprendono le ragioni per l'esclusione di certe categorie da prove che, per loro stessa natura, dovrebbero essere selettive; non si comprende poi la necessità dello svolgimento contemporaneo di due concorsi, uno ordinario e uno straordinario, e la mancata previsione di un reclutamento per i docenti di religione, che sono docenti a tutti gli effetti. Ricorda quindi la complessa situazione relativa ai diplomati magistrali, esclusi dall'insegnamento per effetto della nota sentenza del Consiglio di Stato. Infine, esprime perplessità in merito all'esclusione dal concorso di decine di migliaia di insegnanti precari, che conseguiranno il terzo anno di servizio – requisito richiesto per poter accedere al concorso, che è di tre anni – durante l'anno scolastico in corso. Conclude invitando i colleghi a riflettere sulle questioni da lei sollevate, perché si tratta di questioni politiche che vanno affrontate dalla maggioranza e risolte immaginando la scuola come missione e non più come un ammortizzatore sociale.

  La viceministra Anna ASCANI, in risposta alle osservazioni formulate dagli intervenuti, rileva che lo scopo del decreto-legge è quello di stabilizzare il maggior numero possibile di docenti, anche alla luce delle scoperture di organico, dimostrate dal fatto che a settembre il numero degli incarichi di supplenza ha raggiunto il livello record di centotrentamila. Una quota di supplenze è fisiologica, ma qui siamo molto oltre questa quota. La necessità di un intervento è dovuta anche al divieto di rinnovo oltre i trentasei mesi dei contratti a tempo determinato, posto da una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea e riguardante anche il settore della scuola. Chiaramente, l'assorbimento di tutti i precari non è possibile, per l'entità delle risorse finanziarie a disposizione. Il Governo punta a stabilizzarne circa cinquantamila attraverso il concorso ordinario e il concorso straordinario. È consapevole che rimangono alcune problematiche aperte, come quella dei docenti che stanno quest'anno maturando il terzo anni di servizio, ma assicura che l'Esecutivo ha la volontà di sciogliere tutti i nodi evidenziati anche in questa sede, trovando le soluzioni più adatte. Non condivide le critiche alle procedure del concorso straordinario, dal momento che esse sono state studiate per coniugare la necessità di saggiare adeguatamente la preparazione dei candidati con l'urgenza di espletare tutti i passaggi in tempo per l'avvio del prossimo anno scolastico.
  Ritiene che la selezione attraverso concorsi, da bandire con sistematicità, sia l'unica strada percorribile per assicurare, da un lato, la legittima aspettativa dei docenti precari con esperienza ad una cattedra stabile e, dall'altro, il diritto della scuola a funzionare regolarmente, senza contare che il concorso è un sistema previsto dalla Costituzione. Per quanto poi riguarda l'onere dell'anno di prova e della Pag. 27prova finale, ritiene che non sia cosa che possa spaventare, dal momento che la prova orale consisterà in definitiva in un'unità didattica, quindi una prova che docenti capaci con esperienza nella scuola non avranno difficoltà a superare. Sui requisiti per l'ammissione alla procedura selettiva per DSGA, dichiara che, rispetto all'intesa raggiunta con le organizzazioni sindacali, sono intervenute successivamente delle novità, che hanno comportato una diversa impostazione e assicura che il Ministero sta comunque lavorando per trovare la soluzione insieme con tutte le parti coinvolte.
  Infine, richiamando quanto anticipato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza dello scorso settembre, preannuncia la presentazione al Parlamento, prevedibilmente dopo l'approvazione della legge di bilancio per il 2020, di un disegno di legge collegato per la riforma del sistema di abilitazione all'insegnamento. Si tratta di un provvedimento estremamente importante, che deve essere considerato in stretta connessione con l'intervento del decreto-legge in esame e complementare ad esso. Conclude esprimendo l'auspicio di una piena collaborazione tra Governo e Parlamento per la ricerca delle soluzioni migliori.

  Giorgia LATINI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.

SEDE REFERENTE

  Martedì 12 novembre 2019. — Presidenza della vicepresidente della VII Commissione Paola FRASSINETTI.

  La seduta comincia alle 19.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Paola FRASSINETTI, presidente, avverte che è stato chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante la trasmissione sul circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

DL 126/2019: misure di straordinaria necessità e urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti.
C. 2222 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta antimeridiana odierna.

  Gabriele TOCCAFONDI (IV), dopo aver sottolineato che la scuola è innanzitutto un luogo concepito per i ragazzi, ricorda che la formazione e la qualità educativa passano tuttavia attraverso maestri, educatori e docenti, che devono essere quindi i migliori possibili. È per questo che i percorsi che conducono all'insegnamento devono essere selettivi e oggettivi. Le strade percorribili sono, a suo avviso, soltanto due: quella della selezione e quella assimilabile ad una sanatoria. Il decreto in esame affronta il tema del precariato e della mancanza di docenti attraverso il meccanismo dei due concorsi: quello ordinario, volto a selezionare i migliori insegnanti possibili, e quello straordinario, che prevede una serie di requisiti per consentire l'accesso ai ruoli dell'insegnamento a coloro che hanno già prestato almeno tre anni di servizio in qualità di supplenti. Il perimetro delineato per affrontare il tema del buon funzionamento delle istituzioni scolastiche è, a suo avviso, molto chiaro, per quanto migliorabile attraverso l'individuazione di eventuali ulteriori o diversi criteri oggettivi di selezione. In merito all'esclusione dalle prove ai fini dell'immissione in ruolo dei supplenti delle scuole paritarie, ricorda che anch'esse fanno parte del sistema nazionale di istruzione e che, a differenza delle scuole private che non ne fanno parte, garantiscono elevati standard di preparazione, essendo sottoposte a verifiche Pag. 28e controlli per il mantenimento della parità. Parimenti, ritiene che debbano essere considerati coloro che hanno prestato servizio presso gli istituti di istruzione professionale. Quindi, pur accogliendo positivamente le modifiche apportate dal Governo alla bozza iniziale del decreto-legge, che hanno consentito la partecipazione al concorso anche ai precari delle scuole paritarie, dichiara di non comprendere perché per essi sia consentito solo il conseguimento dell'abilitazione, e non anche l'accesso ai ruoli di insegnante a tempo indeterminato. Ancora meno comprensibile gli risulta l'esclusione perfino da tale possibilità per i docenti degli istituti professionali. Evidenzia quindi l'opportunità che il decreto affronti anche il tema del reclutamento dei circa 15.000 insegnanti di religione, attualmente in situazione di precarietà. Conclude auspicando, in via cautelativa, che il Governo non intenda abolire il test INVALSI della maturità. La scuola è un luogo educativo, perciò la valutazione degli effettivi risultati conseguiti è fondamentale.

  Alessandro FUSACCHIA (MISTO-+E-CD) invita i colleghi ad inquadrare il decreto-legge in esame nella più ampia cornice dell'evoluzione che la scuola sta vivendo e che ha imposto ad ogni Governo che si è succeduto uno sforzo, spesso encomiabile, ma sempre, purtroppo, insufficiente per la soluzione dei problemi. L'adozione del decreto-legge si è imposta per fare fronte alla situazione paradossale del più alto numero di supplenti mai registrato e del minor numero di iscritti nelle graduatorie ad esaurimento. E, come ha anticipato nella precedente seduta la rappresentante del Governo, l'azione dovrà essere rafforzata con l'adozione di ulteriori norme che incideranno sull'attuale percorso di abilitazione. In tale fase, pertanto, è necessario, a suo giudizio, calibrare esattamente l'azione riformatrice, incentrata sul criterio della selettività, per poter reclutare, di tanti concorrenti, soltanto i migliori. E tuttavia, neanche questo dà la garanzia che, in futuro, non si riprodurranno i meccanismi che hanno messo in crisi il processo di reclutamento del personale docente: gli abilitati non vincitori di cattedra faranno sicuramente pressione sui futuri Governi per essere assorbiti stabilmente, così come i docenti assunti in sedi diverse da quelle di residenza premeranno, anche legittimamente, per tornare ai luoghi di provenienza, lasciando scoperte le cattedre. A suo giudizio, comunque, il decreto-legge realizza un buon equilibrio tra le diverse esigenze, che invita i colleghi a tenere presente al momento della presentazione delle proposte emendative. Tra i punti particolarmente qualificanti vi è il percorso tracciato per l'immissione in ruolo, che prevede, in particolare, l'effettuazione della prova orale al termine dell'anno di prova. È la dimostrazione, a suo giudizio, della volontà di rendere effettivo il processo di selezione dei migliori, non mettendo ostacoli iniziali e dando la possibilità a chi ha superato le prime prove di formarsi nei settori che non ha avuto la possibilità di approfondire. Tuttavia, perché tutto questo funzioni, è necessario non svuotare tale ultima prova di significato, ma conferirle la rilevanza che merita: l'architettura disegnata dal decreto-legge dà tutte le garanzie in tal senso.

  Patrizia PRESTIPINO (PD) ritiene che un intervento urgente del Governo per reclutare personale docente fosse senz'altro necessario, considerato l'altissimo numero di cattedre vacanti, di cui ha dato conto anche la viceministra Ascani nella seduta pomeridiana. Reputa tuttavia che andrebbe svolta una riflessione approfondita sulle modalità di inserimento dei docenti e sulla loro selezione. Premesso che insegnare nella scuola secondaria è difficile, richiede impegno, passione e carattere, in quanto ci si trova di fronte a ragazzi di esuberanza straripante – affrontarli è come entrare in una «gabbia di leoni», soprattutto nel biennio delle superiori, e si tratta letteralmente di domarli, in senso culturale, pedagogico – richiama l'attenzione di tutti sulla necessità non solo di affiancare e sostenere davvero, e non come si fa oggi, i docenti che vivono Pag. 29per la prima volta l'esperienza di confrontarsi con una classe, ma anche di tenere conto sul serio delle attitudini che gli insegnanti dimostrano di avere nel concreto rapporto con la classe. In altre parole, bisogna che da una parte sia prestata ai docenti assunti in prova una formazione effettiva e che dall'altra parte l'anno di prova – che oggi è una formalità priva di vero significato – assuma una rilevanza effettiva e si concluda con una valutazione effettivamente selettiva, che permetta di distinguere, al di là della preparazione teorica, chi è capace di stare in classe e di insegnare e chi non lo è. Occorre quindi una riforma dell'attuale percorso dell'anno di prova e, in particolare, un ripensamento del sistema dell'acquisizione dei crediti formativi, che allo stato è del tutto inefficace e superfluo.

  Paola FRASSINETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 20.