CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 1 agosto 2019
232.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

  Giovedì 1o agosto 2019. — Presidenza del presidente Alberto STEFANI.

  La seduta comincia alle 9.20.

DL 59/2019: Misure urgenti in materia di personale delle fondazioni lirico sinfoniche, di sostegno del settore del cinema e audiovisivo e finanziamento delle attività del Ministero per i beni e le attività culturali e per lo svolgimento della manifestazione UEFA Euro 2020.
Emendamenti C. 2019-A, approvato dal Senato.

(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione – Parere).

  Il Comitato inizia l'esame degli emendamenti riferiti al provvedimento.

  Alberto STEFANI, presidente, rileva come il Comitato permanente per i pareri sia chiamato a esaminare, ai fini del parere all'Assemblea, il fascicolo n. 1 degli emendamenti presentanti al disegno di legge C. 2019-A, approvato dal Senato, di conversione in legge del decreto-legge 28 giugno 2019, n. 59, recante misure urgenti in materia di personale delle fondazioni lirico sinfoniche, di sostegno del settore del cinema e audiovisivo e finanziamento delle attività del Ministero per i beni e le attività culturali e per lo svolgimento della manifestazione UEFA Euro 2020.

  Elisa TRIPODI (M5S), relatrice, fa presente che le proposte emendative non presentano profili problematici per quanto riguarda il riparto di competenze legislative tra Stato e regioni ai sensi dell'articolo Pag. 11117 della Costituzione: pertanto appare possibile esprimere su di essi parere di nulla osta.

  Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere della relatrice.

  La seduta termina alle 9.25.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

  Giovedì 1o agosto 2019. — Presidenza del presidente Alberto STEFANI.

  La seduta comincia alle 13.

Modifica all'articolo 1, comma 5, della legge 7 ottobre 2015, n. 167, in materia di proroga del termine per l'adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la revisione e l'integrazione del codice della nautica da diporto.
C. 2039, approvato dal Senato.

(Parere alla IX Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  Il Comitato inizia l'esame del provvedimento.

  Maurizio CATTOI (M5S), relatore, rileva come il Comitato permanente per i pareri sia chiamato a esaminare, ai fini del parere alla IX Commissione Trasporti, la proposta di legge C. 2039 Patuanelli, approvata dal Senato, recante proroga del termine per l'adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la revisione e l'integrazione del codice della nautica da diporto.
  La proposta di legge, che consta di tre articoli, interviene, all'articolo 1, sul comma 5 dell'articolo 1 della legge delega per la riforma del codice della nautica da diporto (legge n. 167 del 2015), prevedendo il termine di trenta mesi – anziché di diciotto mesi attualmente previsto – per l'adozione di uno o più decreti legislativi contenenti disposizioni correttive e integrative dei decreti legislativi attuativi della delega medesima. Il predetto comma 5 della legge di delega prevede infatti che entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore dei decreti legislativi attuativi della delega, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi previsti dalla delega stessa e con le modalità ivi previste, il Governo possa adottare uno o più decreti legislativi contenenti disposizioni correttive e integrative dei decreti legislativi medesimi.
  Ricorda che la delega è stata esercitata con il decreto legislativo 3 novembre 2017, n. 229, entrato in vigore il 13 febbraio 2018 e che, dunque, la delega per l'emanazione dei provvedimenti correttivi e integrativi dovrebbe essere esercitata entro il 13 agosto prossimo. Considerato che il decreto legislativo n. 229, di attuazione della delega, risulta pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 2 del 29 gennaio 2018, con la modifica proposta l'emanazione dei decreti legislativi integrativi o correttivi sarebbe differita 13 agosto 2020. Resta invece invariato il restante contenuto del comma 5 della normativa di delega, quindi il riferimento al rispetto degli stessi princìpi e criteri direttivi previsti dal comma 2 e alle stesse modalità.
  La proroga del termine proposta per l'adozione dei provvedimenti correttivi del codice della nautica da diporto, consentirebbe – secondo quanto evidenziato nella relazione allegata alla proposta di legge – la formulazione di un correttivo volto a ponderare le esigenze dell'utenza di settore anche all'esito delle valutazioni successive all'esperienza applicativa nella corrente stagione estiva. Le nuove norme recate dal decreto legislativo n. 229 del 2017, attuative della delega, essendo entrate in vigore il 13 febbraio 2018, a pochi mesi, dunque, dall'inizio della stagione balneare, quando, appunto, si svolge gran parte dell'attività diportistica, non hanno infatti potuto essere pienamente ponderate in sede attuativa, mancando un periodo di tempo congruo al reale apprezzamento degli effetti prodotti dalle stesse, e impedendo, di fatto, una ponderata valutazione degli aggiustamenti necessari.Pag. 12
  In tale contesto segnala che è in corso presso le Commissioni competenti l'esame dell'Atto del Governo n. 101, recante uno schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive al riformato Codice della nautica da diporto.
  L'articolo 2 reca la clausola di invarianza finanziaria.
  L'articolo 3 stabilisce l'entrata in vigore della legge il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
  Con riferimento al rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite, premesso che la proposta di legge si limita a prorogare il termine per l'emanazione di disposizioni correttive o integrative in materia di riforma del codice della nautica da diporto, rileva come la delega esercitata in materia di riforma della nautica da diporto attenga a diversi profili intrinsecamente connessi gli uni con gli altri. Vengono in considerazione essenzialmente la materia «ordinamento civile», di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione, attribuito alla competenza esclusiva dello Stato, e la materia «porti», rientrante invece nella competenza concorrente ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, così come altri ambiti concernenti specifiche disposizioni.
  Al riguardo, ricorda che, secondo i princìpi stabiliti dalle sentenze della Corte costituzionale (n. 50 del 2005, n. 334 del 2010, n. 1 del 2016), l'intervento statale è legittimo purché rispetti il principio della leale collaborazione: in merito segnala come lo schema di decreto legislativo n. 101, attualmente all'esame delle Camere, preveda infatti l'intesa in sede di Conferenza unificata.
  Formula quindi una proposta di parere favorevole (vedi allegato).

  Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere formulata dal relatore.

  La seduta termina alle 13.05.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 1o agosto 2019. — Presidenza del vicepresidente Gianluca VINCI. — Interviene il sottosegretario di Stato con il Parlamento e per la democrazia diretta Simone Valente.

  La seduta comincia alle 13.05.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Gianluca VINCI, presidente, comunica che il deputato Matteo Mauri è entrato a far parte della Commissione, in sostituzione del deputato Maurizio Martina.

Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari.
C. 1585-B cost., approvata, in seconda deliberazione, dal Senato con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, già approvata, in prima deliberazione, dal Senato, in un testo unificato, e dalla Camera.

(Seguito esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento rinviato, da ultimo, nella seduta del 31 luglio scorso.

  Gianluca VINCI, presidente, rileva come la Commissione prosegua l'esame, in sede referente, della proposta di legge costituzionale C. 1585-B, recante «Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari», approvata, in seconda deliberazione, dal Senato con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, già approvata, in prima deliberazione, dal Senato, in un testo unificato, e dalla Camera.
  Ricorda che nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione tenuto nella prima serata di ieri si è convenuto unanimemente di proseguire l'esame del provvedimento nella seduta di oggi ed, eventualmente, in una seduta da convocare Pag. 13domani, venerdì 2 agosto, qualora in tale giornata fossero previste votazioni in Assemblea.
  Rammenta altresì che, sempre in base all'accordo unanime raggiunto in seno all'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione, l'esame riprenderà nel mese di settembre, prevedendo, nella giornata in cui la Conferenza dei presidenti di gruppo stabilirà l'avvio della discussione in Assemblea sul provvedimento, una seduta in cui si procederà, in tempi compatibili con l'orario di avvio di tale discussione, alla votazione della proposta di conferire il mandato ai relatori a riferire all'Assemblea, previe relative dichiarazioni di voto.

  Gennaro MIGLIORE (PD), intervenendo con la finalità di completare il suo intervento, che, a suo avviso, è stato impropriamente interrotto nella seduta di ieri, evidenzia come il provvedimento in esame, prevedendo una riduzione drastica e secca dei parlamentari, avulsa da qualsiasi ipotesi di riforma organica e complessiva della Costituzione, che prenda, ad esempio, in considerazione la diversificazione delle funzioni delle due Camere, incida negativamente sulla democrazia rappresentativa, alterando in modo significativo il rapporto tra numero di parlamentari e corpo elettorale. Ritiene infatti irragionevole modificare la Costituzione adducendo come argomentazione la necessità di ridurre i costi della democrazia, come se quest'ultima fosse un peso da ridurre e semplificare. Fa notare dunque che il provvedimento in esame, in combinato disposto con gli altri interventi di modifica della costituzione, tra i quali richiama quello in materia di referendum propositivo, produrrà effetti distorsivi suscettibili di alterare il meccanismo democratico. Osserva, in particolare, che il testo in esame, a legislazione elettorale vigente, rischia di penalizzare il corpo elettorale soprattutto nelle regioni più piccole, privando della rappresentanza alcuni territori, considerata la dimensione eccessiva dei collegi elettorali che si verrebbe a determinare. Evidenzia, inoltre, che tale tendenza alla discriminazione dei territori rischia di essere aggravata da alcuni propositi di attuazione dell'autonomia differenziata da parte della maggioranza, che appaiono realizzati in violazione dei principi costituzionali.
  Ritiene quindi che la posizione espressa da alcuni esponenti del Governo, tra i quali cita il Ministro Di Maio, che richiama una presunta necessità di ridurre le «poltrone» della politica, sia irrispettosa delle istituzioni, screditando il lavoro parlamentare e riducendo l'intervento in oggetto a mere finalità di risparmio.
  Segnala altresì che il provvedimento in esame rischia di alterare gli equilibri istituzionali per quanto riguarda l'elezione del Presidente della Repubblica, in virtù dell'eccessivo peso assunto dai delegati regionali, nonché per quanto riguarda l'elezione dei componenti di altri importanti organi costituzionali.
  Osserva, dunque, che si è davanti ad un provvedimento «pasticciato» realizzato con intento propagandistico, facendo notare che il suo gruppo non è contrario alla riduzione in sé del numero dei parlamentari, come ampiamente testimoniato dalla riforma elaborata dalla precedente legislatura, ma ritiene che tale intervento vada inquadrato in un quadro più generale di riforma, che contempli il superamento del bicameralismo perfetto.
  Auspica dunque un ripensamento da parte della maggioranza ed un supplemento di riflessione, che porti a soprassedere sulla decisione di approvare in via definitiva il provvedimento a settembre, non comprendendo l'indisponibilità a confrontarsi su certe delicate materie, come avvenuto anche nell'ambito dell'esame del provvedimento in materia di elettorato attivo per l'elezione del Senato, laddove si è preferito rinviare all'altro ramo del Parlamento qualsiasi decisione in ordine ad un eventuale intervento sull'elettorato passivo. Fa notare che il provvedimento in esame non fa altro che allontanare il corpo elettorale dalla politica, obiettivo che può apparire indolore per il gruppo del M5S, il quale evoca il popolo solo Pag. 14formalmente e fonda il proprio consenso politico sull'utilizzo del filtro indiretto del web, ma non certo per i cittadini.

  Stefano CECCANTI (PD), limitandosi ad alcune puntualizzazioni e rinviando per il resto alle considerazioni già svolte nel corso della discussione, richiama l'attenzione sul fatto che, da un lato, è stata approvata una riforma costituzionale, in materia di elettorato attivo del Senato, volta tra l'altro ad evitare che si formino maggioranze diverse nelle due Camere, e, dall'altro, il combinato disposto del provvedimento in esame e della legge elettorale, con l'introduzione di fatto di elevate soglie di sbarramento implicite nell'elezione del Senato, potrebbe determinare una diversa composizione delle due Assemblee, per cui, a parità di voti, una forza politica rappresentata alla Camera rischierebbe di non essere rappresentata, o di esserlo in modo molto ridotto, al Senato. Osserva come tale elemento di incongruenza vada ad aggiungersi a quelli già rilevati, confermando l'opportunità di una pausa di riflessione e di una sessione parlamentare specifica sul tema delle riforme costituzionali.
  Rileva, inoltre, come a suo avviso si sia frainteso il senso della seconda deliberazione, la quale, sebbene in tale sede non sia più consentita la presentazione di proposte emendative, non costituisce certo un atto meramente formale, bensì un'occasione di riflessione e di ponderazione, soprattutto per la Camera che vota per ultima e che è chiamata dunque ad assumere una deliberazione irreversibile.

  Riccardo MAGI (MISTO-+E-CD) ritiene che la motivazione addotta a sostegno dell'intervento legislativo in esame, identificata, dallo stesso Ministro Di Maio, nel risparmio dei costi, sia estremamente debole, osservando che la complessità delle tematiche in discussione – come rilevarono, peraltro, in sede di elaborazione della Costituzione, alcuni padri costituenti tra i quali cita Umberto Terracini – meriterebbe ben altre valutazioni. Oltre a rilevare che sarebbe risibile la reale incidenza di tali risparmi sul bilancio complessivo dello Stato, fa notare come una riduzione del numero dei parlamentari, lasciando inalterate le funzioni delle Camere, dovrebbe indurre a incrementare le dotazioni degli stessi parlamentari, i quali saranno chiamati a rappresentare un numero più elevato di elettori, ovvero, a parità di dotazioni organiche e risorse, rischi di determinare difficoltà per l'andamento dei lavori parlamentari, in palese contraddizione con gli obiettivi proclamati dalla maggioranza, che, attraverso la riduzione dei parlamentari, intenderebbe migliorare l'efficienza dell'attività parlamentare.
  Invita dunque la maggioranza a utilizzare il periodo di aggiornamento dei lavori parlamentari per svolgere una seria riflessione su tale delicata tematica, affinché siano realmente compresi gli effetti che si rischia di determinare ai danni della rappresentanza democratica.

  Andrea GIORGIS (PD) constata preliminarmente come la discussione sul provvedimento in esame confermi la difficoltà di aprire un confronto serio e approfondito sulla materia delle riforme costituzionali. Ritiene che l'argomento del contenimento dei costi della politica sia debolissimo ed esprime amarezza per il fatto che si stia perdendo l'occasione di aprire una discussione su quello che, a suo avviso, è il problema centrale delle democrazie contemporanee e non solo di quella italiana, vale a dire il ruolo del Parlamento nel governo democratico dei processi sociali ed economici.
  Rileva come il provvedimento in esame presenti numerosi profili di criticità, che sono stati evidenziati nel corso della discussione, e si sofferma, in particolare, sul rischio di compromissione della capacità rappresentativa e di funzionamento delle Camere. Osserva infatti come la riduzione del numero dei parlamentari, rispetto alla quale il Partito democratico non ha certo una posizione di pregiudiziale contrarietà, si sarebbe potuta conseguire prevedendo lo stesso numero di parlamentari per ciascuna Camera – ad esempio 300, con Pag. 15un numero complessivo di 600 parlamentari uguale a quello previsto dalla proposta in esame – o comunque distribuendo la riduzione in modo diverso fra la due Camere, al fine di non incidere sulla rappresentatività delle stesse.
  Ribadisce la propria amarezza per la preclusione di ogni spazio di confronto sulla materia costituzionale, che rende vano ogni tentativo, da parte dei deputati dell'opposizione, di portare un effettivo contributo alla discussione, svilendo in tal modo l'esercizio della stessa funzione parlamentare, e stigmatizza l'assenza del rappresentante del Governo.
  Osserva quindi come il provvedimento che sarà approvato, date le modalità con le quali si è svolta la discussione, non potrà certo definirsi espressione di un processo di integrazione politica e parlamentare, rilevando altresì come la seconda deliberazione non possa essere considerata un passaggio meramente formale, in quanto in tale sede può essere impedito l'ulteriore corso del procedimento, considerando anche che, a differenza di altri casi, la maggioranza non ha accolto alcuna proposta di modifica al provvedimento in esame.
  Ritiene apprezzabile il ricorso, conformemente a quanto auspicato dalla dottrina, a interventi di revisione costituzionale puntuali, ma osserva come tali interventi puntuali siano cosa ben diversa da una pluralità di interventi contestuali su specifici aspetti, che non tengono conto degli effetti prodotti sul sistema costituzionale nel suo complesso e che dunque si traducono in un processo di revisione costituzionale disorganico e frammentario, come accaduto, da ultimo, con la proposta di legge costituzionale volta all'allineamento dell'elettorato attivo per le due Camere, con la quale si è persa l'occasione di intervenire, in modo del tutto ingiustificato, anche sull'elettorato passivo del Senato.
  Preannuncia l'intenzione del Partito democratico di continuare a insistere, sia nel prosieguo dell'esame in Commissione sia durante l'esame in Assemblea, nell'esercitare pienamente le proprie prerogative parlamentari, confidando in un atto di resipiscenza da parte della maggioranza, di cui non comprende la fretta e il cui modo di procedere si inserisce nel quadro di un tentativo di svalutazione della sede parlamentare, tentativo che appare ancor più grave in quanto posto in essere da una forza politica, il MoVimento 5 Stelle, che fino a due anni fa reclamava l'esigenza di procedere a riforme costituzionali il più possibile condivise.
  Rileva quindi come rivendicare, come hanno fatto alcuni esponenti della maggioranza, quale titolo di merito l'estraneità del Governo alla discussione in corso avrebbe senso laddove la maggioranza intendesse acquisire il più ampio consenso possibile, attraverso un confronto politicamente aperto più ampio del perimetro della maggioranza stessa, mentre nel caso di specie ci si trova di fronte ad un atteggiamento di totale, pregiudiziale indisponibilità, del quale sarebbe meglio che anche il Governo si assumesse la responsabilità.
  Ritiene inoltre che l'argomento del contenimento dei costi della politica sia pericoloso dal punto di vista democratico e denuncia il rischio, al quale non intende rassegnarsi e a cui non vuole credere, che il consenso ottenuto dal Movimento 5 Stelle, il quale ha raccolto il malessere di una parte rilevante dell'opinione pubblica, sia utilizzato dallo stesso Movimento come un mandato ad abbattere le istituzioni democratiche.
  Rivolge, dunque, un appello alla maggioranza, affinché si ricerchi effettivamente la più ampia convergenza possibile, dichiarando al riguardo la piena disponibilità al dialogo del PD, a meno che l'obiettivo dell'intervento legislativo non sia soltanto quello di ottenere un facile consenso immediato presso l'opinione pubblica, anche in vista di un appuntamento elettorale che evidentemente si considera essere prossimo.

  Francesco Paolo SISTO (FI), dopo aver apprezzato il rigore e l'equilibrio dell'intervento del deputato Giorgis, fa notare che l'atteggiamento della maggioranza – Pag. 16rivelatosi pietosamente, a suo avviso, anche nelle forzature procedurali messe in atto nella giornata di ieri e dimostrato dall'assenza, per larghi tratti nella seduta odierna, del Governo – appare irrispettoso del confronto democratico e della Costituzione.
  Stigmatizza infatti che la maggioranza persegue un piano di smantellamento dell'ordinamento costituzionale attraverso micro interventi di riforma che stravolgono i principi fondamentali della Carta, tra i quali quello della rappresentanza democratica, posti in essere a colpi di forzature procedurali. Ritiene dunque continui un attacco frontale alla Costituzione, realizzato in mala fede proprio da forze politiche che tanto si vantano di agire in nome del popolo e già messo in atto, a suo avviso, con altri precedenti interventi legislativi, ad esempio relativamente all'articolo 71 della Costituzione, che comporterà il sostanziale azzeramento del ruolo del Parlamento, nonché in materia di prescrizione e di pene accessorie «eterne», laddove si è inteso stravolgere gli articoli 27 e 111 della Carta costituzionale.
  Ritiene, dunque, che la discussione odierna sia inutile, dal momento che la maggioranza, per meri scopi di consenso elettorale, intende raggiungere ad ogni costo l'obiettivo della riduzione del numero dei parlamentari, che appare tuttavia scollegato da qualsiasi riflessione di carattere più complessivo. Rileva, peraltro, che tale intervento appare fondato esclusivamente su presunte esigenze di risparmio dei costi della politica, che, a suo avviso, potrebbero essere soddisfatte in altri modi.
  Considera altresì grave incidere sulla Costituzione per scopi di parte, peraltro con il rischio di alterare il rapporto tra Parlamento e territorio e di incidere sui lavori parlamentari, alterando i meccanismi democratici e favorendo una formazione semplificata delle maggioranze, richiamando in particolare il fatto che la riduzione del numero dei senatori determinerà la conseguenza che, nelle Commissioni parlamentari di quel ramo del Parlamento le decisioni potranno essere assunte anche da solo 4 senatori. Fa dunque notare come si sia in presenza dell'ennesimo tentativo, imposto con la forza dei numeri e con forzature regolamentari, volto ad impoverire la democrazia, sottraendole contenuti e strumenti, limitando la rappresentanza dei cittadini, in evidente contraddizione con gli slogan della maggioranza, che afferma di essere l'alfiere del Governo dei cittadini, ma che in realtà svilisce la rappresentatività popolare del parlamento e riduce il tasso di democraticità del circuito decisionale.
  Giudica grave, in proposito, che ci si sottragga al confronto adducendo come ragione l'avanzata fase procedurale dell'esame, facendo notare che l'articolo 138 della Costituzione, saggiamente concepito nell'ambito di un dibattito costituente di elevato livello, in cui si confrontavano idee e non mere appartenenze politiche, scandisce anche temporalmente i diversi passaggi delle deliberazioni proprio al fine di favorire determinazioni il più possibile consapevoli e ponderate, esigenze che ritiene che si pongano a maggior ragione con forza in prossimità della conclusione dell’iter di riforma.
  Non comprende quindi per quale ragione la maggioranza si sottragga al dialogo, riducendo il Parlamento a discutere solo di questioni del tutto secondarie, mentre le scelte importanti vengono assunte sempre attraverso lo strumento della delegazione d'urgenza, combinato con il ricorso al voto di fiducia, augurandosi che ciò avvenga per mera incapacità e non per un subdolo calcolo politico, che risulterebbe in tal caso criminale.
  Manifesta dunque amarezza e preoccupazione, preannunciando la volontà del suo gruppo di combattere in Parlamento a difesa della Costituzione, facendo notare che tale intervento scellerato, posto in essere presumibilmente, a suo avviso, per distogliere dai reali problemi del Paese, si ripercuoterà negativamente sulla stessa maggioranza.

  Gianluca VINCI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.20.

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