CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 16 luglio 2019
223.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (I e II)
COMUNICATO
Pag. 15

SEDE REFERENTE

  Martedì 16 luglio 2019. Presidenza del presidente della I Commissione Giuseppe BRESCIA, indi della Presidente della II Commissione Francesca BUSINAROLO. – Intervengono i Sottosegretari di Stato per l'interno Nicola Molteni e Carlo Sibilia e il Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta, Simone Valente.

  La seduta comincia alle 10.05.

DL 53/2019: Disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica.
C. 1913 Governo.
(Seguito esame e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 15 luglio scorso.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ricorda che nella seduta di ieri le Commissioni hanno concluso i loro lavori con la deliberazione sull'emendamento Bordo 1.29. Avvisa quindi che l'esame riprenderà dall'emendamento Speranza 1.30. Avverte altresì che, in assenza di obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante trasmissione con impianto audiovisivo a circuito chiuso. Ne, dispone, pertanto l'attivazione

  Roberto SPERANZA (LeU), nell'illustrare l'emendamento 1.30 a sua prima firma, evidenzia che esso è volto a ristabilire la piena costituzionalità del testo e Pag. 16a metterlo in linea con i principali accordi internazionali in materia di diritto del mare sottoscritti dal nostro Paese. Inoltre, segnala che l'emendamento 1.30 ha lo scopo di coinvolgere il Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale nella decisione che limita l'ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, che inevitabilmente avrà ripercussioni dal punto di vista delle relazioni internazionali del nostro Paese. In proposito, svolge una considerazione politica ricordando che da un'intervista rilasciata dal Ministro Moavero Milanesi nella giornata di domenica emerge la volontà di affrontare il tema dell'immigrazione in modo diverso e inedito rispetto a quanto ha fatto il Governo finora, attraverso il rafforzamento della cooperazione internazionale con i Paesi africani e rendendo strutturali gli accordi con gli altri Paesi dell'Unione europea. Infine, sottolinea che l'emendamento 1.30 ha anche lo scopo di ridare dignità al ruolo del Presidente del Consiglio, prevedendo che la decisione di limitare l'ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale sia adottata previa autorizzazione del Consiglio dei Ministri. Concludendo, auspica l'approvazione dell'emendamento 1.30 a sua prima firma e chiede che il Governo esprima la propria posizione sui rilievi formulati.

  Alfredo BAZOLI (PD), condividendo l'intervento del deputato Speranza, segnala la necessità che il provvedimento in esame tenga conto esplicitamente del diritto internazionale. Evidenzia che il provvedimento medesimo non è in grado di risolvere minimamente le questioni illustrate nella seduta di ieri dal Sottosegretario Molteni, come, ad esempio, la mancanza di solidarietà da parte dei Paesi europei sul fronte dell'accoglienza. Crede, infatti, che il decreto-legge non produca alcun effetto sui flussi migratori e che il suo scopo sia meramente propagandistico. In proposito, ritiene che il provvedimento sia stato emanato esclusivamente per far credere all'opinione pubblica che si sta affrontando la situazione e per criminalizzare l'operato delle organizzazioni non governative. Infine, richiamando l'intervento dell'onorevole Speranza, condivide quanto affermato dal Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale, secondo cui l'unica via per gestire il problema dei flussi migratori è quella della conclusione di un accordo internazionale.

  Laura BOLDRINI (LeU), intervenendo per esprimere la sua valutazione sull'emendamento Speranza 1.30, al fine di inquadrarlo nella discussione odierna ricorda che nessuno dei molti soggetti ascoltati in audizione nel corso della fase istruttoria ha omesso di sollevare dubbi circa il ricorso allo strumento del decreto-legge. Chiede pertanto al Governo e alla maggioranza perché si sia deciso di ricorrere alla decretazione d'urgenza in assenza di una reale emergenza e in contraddizione con le affermazioni della maggioranza stessa, dal momento che il Governo si attribuisce il merito di aver ridotto drasticamente gli sbarchi, non importa a quale costo. Evidenzia al contrario che la vera emergenza è rappresentata dall'emigrazione verso l'estero dei cittadini italiani che secondo l'Istat avrebbe raggiunto le cifre degli anni cinquanta e che non è stata in alcun modo fermata dai provvedimenti del Governo, a cominciare dal reddito di cittadinanza. Esprime la convinzione che, essendo incapace di gestire in altro modo il fenomeno migratorio, il Governo abbia deciso di ricorrere all'interdizione dell'accesso alle acque territoriali. A tale proposito, stigmatizza il fatto che le Commissioni non abbiano potuto ascoltare l'opinione e l'esperienza delle organizzazioni non governative, a seguito di una inusuale decisione delle presidenze, assunta per un non ben identificato senso di opportunità. Con riferimento al contenuto dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, che a suo avviso andava soppresso, essendo difficile arginare i danni che provocherà, si chiede come mai si faccia esclusivamente riferimento all'articolo 19 della Convenzione di Montego Bay e perché invece non vengano esplicitamente richiamati né l'articolo 98 della medesima Convenzione relativo all'obbligo Pag. 17di salvataggio in mare né le Convenzioni SOLAS e SAR. Esprime pertanto la convinzione che l'emendamento del collega Speranza sia volto a ricondurre il provvedimento nell'alveo del rispetto della Costituzione e degli obblighi internazionali, escludendo l'interdizione all'accesso alle acque territoriali per le navi impegnate in operazioni di salvataggio, intervenendo ad attribuire il ruolo che gli compete al Ministro degli esteri, che attualmente non ha alcuna voce in capitolo, nonché garantendo la centralità del Consiglio dei Ministri e la collegialità delle decisioni.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, invita i colleghi a contenere la durata degli interventi e ad attenersi al merito degli emendamenti in esame.

  Barbara POLLASTRINI (PD), nell'esprimere la piena condivisione dell'emendamento Speranza 1.30, il cui contenuto è in totale sintonia con le proposte emendative presentate dal Partito democratico, sottolinea la necessità che i poteri attribuiti dal decreto-legge in esame al Ministro dell'interno siano più correttamente posti in capo al Presidente del Consiglio, che ha il compito di coordinare le politiche nazionali e i rapporti con l'Unione europea, assicurando un ruolo sostanziale del Ministro degli esteri. Nel ricordare che il Sottosegretario Molteni, nell'intervento svolto nella giornata di venerdì scorso, ha richiamato sul tema il ruolo che l'Unione europea deve svolgere nella gestione del fenomeno migratorio, si chiede per quale motivo si esprima parere contrario su tutti gli emendamenti che si propongono, proprio in linea con quanto dichiarato dal Sottosegretario, di introdurre nella materia un principio d'ordine, per consentire all'Italia di presentarsi come un interlocutore credibile e di assumere un ruolo da protagonista nel consesso europeo. Nel rilevare quanto sia stato umiliato il ruolo del Ministro degli esteri, fa riferimento all'intervista, pubblicata nella giornata di domenica scorsa, che lo stesso ministro Moavero Milanesi ha rilasciato al Corriere della Sera, in cui egli dichiara che occorre uscire dall'emotività e presentare una piattaforma nazionale ed europea caratterizzata da una visione organica, in grado di governare le politiche migratorie, ricordando nel contempo che il salvataggio in mare è un dovere antico, inderogabile e assoluto. Pur rilevando la necessità di affrontare il tema all'ordine del giorno dei nostri rapporti con una grande potenza come la Russia e della credibilità del Ministro dell'interno, ispiratore del decreto-legge in esame, ritiene preferibile attenersi al merito della questione, chiedendo ragione della contrarietà dei relatori e del Governo all'emendamento Speranza 1.30.

  Giusi BARTOLOZZI (FI), nell'accogliere l'invito del deputato Speranza, esprime la contrarietà del gruppo di Forza Italia sull'emendamento 1.30, che non considera in alcun modo migliorativo del testo del provvedimento in esame. Rileva innanzitutto, con riguardo all'eccesso di poteri che sarebbero attribuiti al Ministro dell'interno, come l'articolo 1 della legge 1 aprile 1981, n. 121, gli affidi la responsabilità della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e che pertanto la formulazione del provvedimento in esame appare del tutto coerente con tale ruolo. Quanto al concerto con il Ministro degli esteri e alla decisione collegiale del Consiglio dei Ministri sull'eventuale provvedimento di interdizione, proposti dall'emendamento del collega Speranza, evidenzia che la contrarietà è determinata dalla necessità di agire in maniera rapida per fronteggiare le situazioni di emergenza, la cui sussistenza tutti possono confermare. Quanto invece alla lettera a) dell'emendamento 1.30, ritiene che la precisazione in essa contenuta sia del tutto superflua, dal momento che il dettato dell'articolo 1 del decreto-legge specifica che il Ministro dell'interno agisce nel rispetto degli obblighi internazionali del Paese.

  Stefano CECCANTI (PD) si stupisce dell'enfasi con cui il gruppo di Forza Italia difende, addirittura con più veemenza della stessa Lega, il testo del provvedimento Pag. 18in esame, attribuendola al desiderio di governare insieme. Con riferimento al merito dell'emendamento del collega Speranza, rileva che esso si iscrive nella logica dell'articolo 95 della Costituzione che stabilisce in primo luogo il ruolo di responsabilità del Presidente del Consiglio nella direzione della politica generale del Governo, per sottolineare successivamente la collegialità delle decisioni e, in terzo luogo, la responsabilità di ciascun Ministro. Evidenzia pertanto sull'argomento che le lettere b) e c) dell'emendamento sono finalizzate a ricondurre la disposizione dell'articolo 1, volta ad attribuire il potere esclusivamente in capo al Ministro dell'interno, nell'ambito della logica sopra descritta.

  Andrea GIORGIS (PD) ritiene che l'apologia della velocità con cui la collega Bartolozzi ha motivato la contrarietà all'emendamento 1.30 meriterebbe un opportuno intervento da parte del Governo. Evidenzia inoltre che la conversione di un decreto-legge gravido di conseguenze richiederebbe una maggiore attenzione, evitando interventi di carattere esclusivamente ideologico. Sottolinea peraltro come non si stia facendo il benché minimo tentativo di dissimulare l'intento securitario del provvedimento in esame, come se il rispetto degli obblighi internazionali, il salvataggio di vite umane e la gestione del complesso fenomeno delle migrazioni si possano affrontare soltanto in termini di sicurezza. Stigmatizza il fatto che il Ministro dell'interno, con un accrescimento considerevole dei propri poteri, possa decidere la sussistenza o meno di una violazione, senza consultare il Presidente del Consiglio e smentendo una delle poche voci consapevoli del suo Governo. Ritiene che sarebbe un segno di riguardo se il Governo spiegasse perché, su una questione che coinvolge i rapporti internazionali dell'Italia, debba intervenire il solo Ministro dell'interno, escludendo le competenze dei suoi colleghi e in particolare del Ministro degli esteri. Chiede in particolare ai colleghi del Movimento 5 Stelle se condividano questa logica securitaria e se siano d'accordo a delegare la gestione del fenomeno delle migrazioni al solo Ministro dell'interno. Nel sottolineare la disponibilità dell'opposizione al confronto, purché vi sia dall'altra parte analoga disponibilità ad affrontare correttamente il fenomeno della migrazione, evidenzia che l'emendamento 1.30, lungi dall'essere esclusivamente procedurale, sottintende la richiesta di aprire nel Paese una seria discussione per consentire all'Italia di svolgere un ruolo prezioso nella gestione dei flussi migratori.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, fa presente ai colleghi che in un'ora di seduta non si è proceduto alla votazione di alcun emendamento.

  Francesco Paolo SISTO (FI) fa notare che l'emendamento Speranza 1.30 appare peggiorativo del testo, in quanto, appesantendo le procedure di intervento, potrebbe rendere difficoltosi interventi, che invece dovrebbero essere realizzati con tempestività dall'organismo competente per legge. Ricollegandosi a talune considerazioni svolte dal deputato Ceccanti, ritiene inaccettabile l'accusa rivolta al gruppo di Forza Italia di fornire una interpretazione personalistica delle norme, facendo notare che il suo gruppo svolge un'attività politica seria, limitandosi a valutare l'impianto delle norme nella loro generalità e astrattezza, senza alcuna volontà di favorire qualcuno.

  Marco DI MAIO (PD) fa notare che l'emendamento 1.30 mira a valorizzare il ruolo del Consiglio dei ministri, che non può essere considerato un mero orpello, sulla base dell'argomentazione che il suo apporto rallenterebbe la realizzazione di interventi contemplati dal provvedimento. Si tratta, dunque, di evitare che sia concentrato un potere eccessivo nelle mani del Ministro dell'interno, attraverso il coinvolgimento del Consiglio dei ministri, che, a suo avviso, può essere convocato anche con tempestività, come è stato dimostrato, anche di recente, dal Governo in Pag. 19carica. Auspica dunque una riflessione su tale tema.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Speranza 1.30.

  Veronica GIANNONE (M5S), nell'illustrare il suo emendamento 1.31, fa notare che esso mira a tutelare il rispetto dell'obbligo di salvataggio delle vite umane, che, a suo avviso, dovrebbe sempre prevalere. Ritiene, in ogni caso, che molte delle tematiche oggetto del provvedimento in esame dovrebbero essere affrontate nelle opportune sedi europee, come previsto nello stesso Regolamento di Dublino.

  Emanuele FIANO (PD) ritiene che il provvedimento in esame, all'articolo 1, determini una inaccettabile inversione di priorità, sancendo una irragionevole prevalenza del diritto nazionale – nonché di una limitata parte della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare fatta a Montego Bay – rispetto al quadro normativo complessivo internazionale. Ritiene inaccettabile considerare prioritaria una violazione della legge sull'immigrazione rispetto all'adempimento di un obbligo di salvataggio in mare, osservando che il provvedimento attribuisce poteri esagerati al Ministro dell'interno. Soffermandosi poi sull'articolo 2, fa notare che tale ribaltamento dell'ordine delle priorità coinvolge anche il comandante della nave, non apparendo chiaro se esso sia tenuto o meno al rispetto delle convenzioni internazionali, sembrando piuttosto che debba rispettare i provvedimenti assunti dal Ministro dell'interno. Ritiene altresì che il provvedimento in esame sia lacunoso per quanto riguarda la delimitazione delle aree marittime entro le quali far rientrare l'applicazione delle norme, facendo notare che alcune proposte emendative proposte dal suo gruppo andavano proprio nel senso di chiarire tale aspetto.

  Marzia FERRAIOLI (FI) fa notare che il provvedimento in esame si limita a richiamare competenze già spettanti al Ministro dell'interno, sulla base di una legge risalente al 1981, non comprendendo, dunque, come si possa affermare che vengono attribuiti nuovi poteri al Ministro dell'interno dal testo in discussione.

  Laura BOLDRINI (LeU), nel far notare che la stessa Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare fatta a Montego Bay prevede la libertà di transito nelle acque territoriali, non comprende la ragione per la quale debbano essere bloccate e considerate pericolose navi che si occupano di soccorso in mare. Fa notare che il provvedimento in esame propone una inversione dell'ordine delle priorità, ostacolando e scoraggiando il salvataggio di vite umane, in violazione di obblighi internazionali. Ritiene che questa sia una logica disumana e spietata da contrastare, così come propone l'emendamento Giannone 1.31. Non comprende poi per quale ragione possa essere considerata una minaccia all'ordine pubblico una nave che reca un numero limitato di migranti in fuga da condizioni disumane, osservando che quanto affermato dal sottosegretario Molteni, che ha assicurato il rispetto degli obblighi internazionali sull'obbligo di salvataggio, è smentito inequivocabilmente dal dettato normativo del provvedimento in esame.

  Roberto SPERANZA (LeU), nel segnalare come l'emendamento Giannone 1.31 si limiti ad esplicitare quanto contemplato da specifiche Convenzioni internazionali, chiede al Governo di pronunciarsi al riguardo, tenuto conto che lo stesso sottosegretario Molteni ha reso assicurazioni circa il rispetto degli obblighi internazionali. Rileva altresì come il provvedimento in esame concentri nelle mani del Ministro dell'interno un potere eccessivo, relegando il Ministro degli esteri e lo stesso Presidente del Consiglio a un ruolo di meri passacarte. Si augura di conoscere l'orientamento dell'Esecutivo al riguardo.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), con riferimento a quanto affermato ieri dal Sottosegretario Molteni, dichiara che, a suo avviso, se l'Esecutivo non intende Pag. 20procedere al ritiro del decreto-legge, per coerenza con quanto affermato dal suo rappresentante, appare opportuno procedere ad alcuni correttivi. Fa notare infatti che il Sottosegretario Molteni ha ribadito l'intenzione del Governo di rispettare le convenzioni internazionali e sottolinea che, invece, l'articolo 1 del decreto sembra scritto appositamente per creare spazi di aggiramento in via amministrativa del testo unico sull'immigrazione e degli obblighi internazionali. A suo avviso l'emendamento Giannone 1.31 ha il pregio di definire e formulare in maniera più corretta l'ambito della discrezionalità in capo alla Ministro dell'interno. Sembrerebbe, attenendosi alla scrittura dell'articolo 1 del decreto, che il Ministro abbia la facoltà di intervenire o meno a sua mera discrezione. Ritiene che questo elemento di discrezionalità, in assenza di una maggiore chiarezza sui vincoli che derivano dalle Convenzioni internazionali, renda inaccettabile il testo del provvedimento che appare incoerente rispetto alla volontà dichiarata dal rappresentante del Governo. Auspica, pertanto, che l'emendamento Giannone 1.31, come i successivi emendamenti vertenti su analoga materia, possano essere recepiti.

  Giuseppina OCCHIONERO (LeU), nel ritenere che l'emendamento Giannone 1.31 sia una proposta di buon senso, ritiene impossibile considerare offensivo il passaggio di una nave che salva vite umane. A suo avviso appare, poi, inaccettabile attribuire al Presidente del Consiglio dei ministri una mera funzione di passacarte e, nel ritenere che il Governo stia manifestando la propria cecità, non comprende le ragioni per le quali sia stato escluso dal concerto perfino il Ministro degli affari esteri. Sottolinea, infine, come le esigenze di celerità non possano prendere in ambiti così delicati.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Giannone 1.31.

  Sara CUNIAL (Misto), intervenendo sull'emendamento 1.32, di cui è cofirmataria, ritiene che si possa affermare, dopo le dichiarazioni del sottosegretario Molteni, che il decreto-legge in esame non abbia nulla a che vedere col salvataggio delle vite umane. A suo avviso, respingendo l'emendamento in discussione, si stabilisce il principio per cui la vita umana rappresenta una merce da utilizzare in cambio della tenuta del Governo. Ricorda che le leggi, oltre a recare obblighi e divieti hanno anche una funzione simbolica che indica cosa in una società è buono e cosa non lo è. Stigmatizza come con il decreto-legge in esame si stia pertanto effettuando un'operazione culturale molto pericolosa che contribuisce alla costruzione del pensiero dominante dal quale deriva l'equivalenza: meno immigrazione povera (perché a quanto pare l'immigrazione di persone ricche è invece bene accetta), uguale più sicurezza. Ritiene che tale equazione possa portare a una deriva pericolosa e manifesta il proprio stupore nei confronti del Movimento 5 stelle che non è più in grado di condannare ciò che invece aveva duramente contrastato durante la scorsa campagna elettorale.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, invita la collega Cunial ad attenersi al merito dell'emendamento in discussione.

  (Vive proteste da parte del deputato Miceli).

  Giuseppe BRESCIA, presidente, dopo aver richiamato per due volte all'ordine il deputato Miceli, invita i commessi ad accompagnarlo fuori dall'aula al fine di consentirgli di recuperare i toni consoni ad una sede quale la Commissione. Nel restituire la parola alla collega Cunial la invita a intervenire esclusivamente sul contenuto dell'emendamento in discussione.

  Stefano CECCANTI (PD) sottolinea come l'intervento di un parlamentare che svolge un richiamo politico al programma elettorale appaia perfettamente attinente.

  Sara CUNIAL (Misto), nel ritenere che il diritto alla vita debba prevalere anche Pag. 21sulla legislazione italiana ed europea, fa notare che per salvare i migranti sarebbe necessario occuparsi del modello di sviluppo neoliberista. Evidenzia come in Occidente si stiano adottando politiche che distruggono l'ambiente e favoriscono i Paesi che commerciano armi. A suo avviso attraverso la «costruzione» di muri non possono essere risolti i problemi perché il problema non è rappresentato da chi entra nel nostro Paese, bensì da chi già vi risiede. Rileva come le guerre al giorno d'oggi non sono più fatte dagli Stati, bensì dalle lobby sostenute dai vari Stati e ritiene necessario, come peraltro fino a poco fa faceva anche il Movimento 5 Stelle, combattere le cause che generano il problema. Ritiene ipocrita continuare a sfruttare ideologicamente, in maniera propagandistica, la situazione approvando provvedimenti senza affrontarla nella giusta sede, e cioè all'interno dell'Unione europea. Richiama quindi alla coerenza sia i colleghi del Movimento 5 Stelle, sia coloro che hanno votato a favore dell'armamento contribuendo all'incremento dei flussi migratori dalla Libia.

  Alfredo BAZOLI (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, sottolinea di apprezzare il modo di condurre la seduta del Presidente e ammette che il deputato Miceli sia intervenuto con particolare veemenza. Ciò nonostante, ritiene che allontanare dall'aula delle Commissioni un parlamentare solo perché ha avuto una reazione un po’ forte, non agevoli il lavoro delle Commissioni stesse e chiede al presidente di riammetterlo a prendere parte ai lavori compiendo un gesto che agevolerebbe l'andamento sereno dei lavori.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, sottolineando di non avere problemi con nessun componente delle Commissioni, rammenta che anche nella giornata di ieri il collega Miceli era intervenuto con modalità analoghe, sulle quali la presidenza aveva ritenuto di non soffermarsi. Rammentando, inoltre, di aver richiamato all'ordine il deputato per ben due volte, precisa di non avere alcuna difficoltà a che il collega rientri in aula purché mantenga un comportamento consono alla sede.

  Andrea GIORGIS (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, invita la presidenza a non riprodurre il contenuto del provvedimento in esame nella gestione delle Commissione espellendo i colleghi dall'aula. Fa notare come il collega Miceli sia intervenuto a difesa di prerogative politiche e pertanto auspica che in questa sede non si debbano sperimentare le conseguenze dell'allontanamento, prima ancora che il decreto – legge sia convertito. Sottolineando come il collega Miceli abbia esclusivamente tentato di tutelare un diritto fondamentale, invita quindi il Presidente a rendersi garante delle prerogative dei componenti delle Commissioni.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, nel ribadire l'opportunità di sanzionare il comportamento del collega Miceli, evidenzia come sia compito della presidenza richiamare all'attinenza del contenuto degli emendamenti e rammenta che sono stati consentiti tutti i numerosi interventi richiesti su ogni emendamento.

  Carmelo MICELI (PD), nello scusarsi con le Commissioni per il comportamento eccessivamente veemente adottato, desidera precisare che questo tipo di reazione avviene durante la conduzione dei lavori da parte del Presidente Brescia, a suo avviso non corretto, che, interloquendo ed interrompendo gli interventi, provoca i parlamentari. Denuncia, infine, un comportamento di parte del Presidente che, a suo avviso, adotta con i parlamentari della maggioranza un atteggiamento più tollerante rispetto a quello riservato ai parlamentari di opposizione.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, invita il deputato Miceli a svolgere il suo ruolo di parlamentare lasciando alla Presidenza di svolgere il suo.

  Laura BOLDRINI (LeU) rammenta che nella scorsa legislatura spesso si è potuto Pag. 22sperimentare che la veemenza è il sale della democrazia.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, precisa che a seguito di tale veemenza, spesso i parlamentari hanno anche sperimentato molte espulsioni proprio da parte della collega Boldrini, allora Presidente della Camera.

  Laura BOLDRINI (LeU), intervenendo sull'emendamento Vizzini 1.32, rammenta che l'articolo 10 della Costituzione prevede che la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme dei trattati internazionali. Nel sottolineare come alla luce di tale articolo il decreto-legge in esame sia chiaramente non in linea con le disposizioni costituzionali, desidera tuttavia soffermarsi sul terzo comma dell'articolo 10 della Costituzione che garantisce allo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche, il diritto d'asilo nel territorio della Repubblica. Si domanda come sia possibile mettere in atto le disposizioni di cui all'articolo 10 della Carta costituzionale nel momento in cui è in vigore un decreto-legge che impedisce l'esercizio di questo diritto, interdicendo le acque nazionali alle imbarcazioni sulle quali si trovano persone bisognose del diritto di asilo. Si chiede per quale ragione l'Esecutivo continui ad ignorare che il provvedimento in esame lede molti diritti e sottolinea come l'emendamento in discussione sia volto limitare i danni prodotti dal decreto-legge. Stigmatizza, quindi, la circostanza che vede i colleghi della maggioranza disposti – pur di convertire in legge il provvedimento – a rinunciare al senso di umanità. Sottolinea come infatti si perda l'umanità quando, pensando di operare bene, si perpetui anche un abominio, quale il diniego di accesso alle acque nazionali per impedire alle persone di esercitare un diritto.

  Alfredo BAZOLI (PD), associandosi alle considerazioni svolte dalle deputate Cunial e Boldrini, rileva come la proposta emendativa in esame, prevedendo l'esclusione dall'ambito di applicazione dei provvedimenti del Ministro dell'interno, previsti dall'articolo 1, delle navi impegnate in attività di soccorso e di trasporto dei naufraghi verso il porto sicuro più vicino, abbia lo scopo di chiarire la portata applicativa della norma, dal momento che essa, a suo avviso, presenta elementi di ambiguità. Rileva, infatti, come il testo ponga a carico del comandante della nave l'obbligo di osservare sia la normativa internazionale sia i provvedimenti del Ministro dell'interno, prevedendo, peraltro, in caso di violazione di questi ultimi, sanzioni amministrative pecuniarie nonché la sanzione accessoria della confisca della nave. Sottolinea come la proposta emendativa sia sostanzialmente volta a precisare che tali sanzioni non possono applicarsi quando il comandante della nave agisca in adempimento di obblighi previsti dalla normativa internazionale, che è sovraordinata alla normativa nazionale e, a maggior ragione, ad atti di natura amministrativa quali quelli previsti dall'articolo 1.
  Osserva come tale chiarimento interpretativo avrebbe peraltro l'effetto di evitare un prevedibile contenzioso, ricordando come il provvedimento adottato dal Ministro dell'interno nel caso della nave Sea Watch 3 sia già stato oggetto di ricorsi, la cui decisione nel merito deve ancora intervenire, alla giustizia amministrativa e alla Corte europea dei diritti dell'uomo, e come sia altresì necessario evitare i conflitti tra potere politico e autorità giudiziaria che da tale contenzioso deriverebbero.
  Raccomanda conclusivamente l'approvazione della proposta emendativa in esame, dichiarando di non comprendere le ragioni del parere contrario dei relatori e del Governo a un emendamento che apporterebbe un chiaro miglioramento del testo.

  Veronica GIANNONE (M5S) dichiara di sottoscrivere l'emendamento Vizzini 1.32.

  Marzia FERRAIOLI (FI) giudica inaccettabili le affermazioni della deputata Pag. 23Boldrini, secondo le quali i sostenitori del provvedimento in esame non avrebbero senso di umanità, osservando come sia proprio tale senso di umanità ad esigere che l'attività di soccorso sia rivolta verso gli ultimi, che al momento non sono coloro che arrivano sulle navi, bensì coloro che sono giunti in passato e che sono stato abbandonati a loro stessi nell'indifferenza generale. Ritiene che non sia possibile gestire ulteriori arrivi, dal momento che non si è neppure in grado di assistere coloro che sono già presenti nel nostro Paese. Evidenzia come debba essere tenuta presente la distinzione tra la doverosa attività di soccorso in presenza di una situazione di immediato pericolo e l'attività di raccolta, in ordine alla quale non appare invece possibile consentire ulteriori ingressi indiscriminati nel nostro Paese.
  Per quanto riguarda il diritto d'asilo, al quale ha fatto riferimento la deputata Boldrini citando l'articolo 10 della Costituzione, rileva come i diritti non siano poteri, dal momento che il loro esercizio è regolato dalla legge, la quale disciplina altresì le modalità di accertamento delle condizioni previste per usufruirne, e come lo stesso articolo 10 stabilisca che la condizione giuridica dello straniero sia regolata dalla legge. Per quanto concerne gli obblighi previsti dai trattati internazionali, sottolinea come essi vincolino non soltanto l'Italia, ma anche gli altri Paesi dell'Unione europea.

  Francesca BUSINAROLO, presidente, invita la deputata Ferraioli a rivolgersi alla Presidenza e ad attenersi al tema oggetto della discussione, costituito dall'emendamento Vizzini 1.32.

  Marzia FERRAIOLI (FI) rileva come le norme contenute nel provvedimento in esame siano volte a stabilire modalità di accertamento della sussistenza delle condizioni per il riconoscimento del diritto di asilo in attuazione dell'articolo 10 della Costituzione, a norma del quale il diritto d'asilo non è un diritto generico, ma si esercita secondo le condizioni stabilite dalla legge.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Vizzini 1.32.

  Alessia MORANI (PD) dichiara di sottoscrivere l'emendamento Giorgis 1.33, volto a chiarire la portata applicativa del provvedimento in esame, la cui formulazione, come rilevato peraltro nel parere reso dal Comitato per la legislazione, presenta diversi profili di criticità.
  Illustra, quindi, il contenuto della proposta emendativa in esame, la cui ratio è la stessa delle proposte emendative precedenti, e in particolare dell'emendamento Bordo 1.29, la quale è volta a specificare che sono escluse dall'ambito di applicazione dell'articolo 1 del provvedimento le navi coinvolte in attività di salvataggio. Dichiara di non comprendere le ragioni del parere contrario dei relatori e del Governo, a meno che non si voglia ritenere che l'obiettivo del provvedimento in esame sia in realtà proprio quello di ostacolare le attività di soccorso in mare.

  Laura BOLDRINI (LeU) rileva come la ratio dell'emendamento Giorgis 1.33 sia la stessa delle proposte emendative precedenti, vale a dire quella di consentire alle navi che svolgono attività di soccorso in mare di non essere sottoposte ai provvedimenti discrezionali adottati dal Ministro dell'interno ai sensi dell'articolo 1, anche al fine di evitare l'approvazione di norme che presentano evidenti profili di illegittimità costituzionale.
  Per quanto concerne il diritto d'asilo, ricorda come l'accertamento della sussistenza delle condizioni per il suo riconoscimento è già ampiamente disciplinato ai sensi della legge n. 189 del 2002, la legge cosiddetta Bossi-Fini, alla quale va riconosciuto il merito di aver regolato la materia, prevedendo peraltro l'istituzione, accanto alla commissione centrale, anche delle commissioni territoriali, diffuse su tutto il territorio nazionale. Rileva, dunque, come la legge prevista dall'articolo 10 della Costituzione sia già in vigore e come, al contrario, il provvedimento in esame intervenga su di essa in modo inopportuno, con il risultato di creare un clima di Pag. 24ostilità nei confronti di coloro che giungono nel nostro Paese per ottenere il riconoscimento del diritto d'asilo o per lavorare.
  Richiama peraltro l'attenzione sul fatto che la citata legge Bossi-Fini prevede, in caso di diniego del diritto d'asilo, l'espulsione dello straniero dal territorio nazionale, ma rileva come i provvedimenti di espulsione non siano effettivi in quanto non vengono eseguiti. Ricorda come il Ministro dell'interno si fosse impegnato a procedere all'espulsione di 600.000 persone ma come in realtà siano state eseguite soltanto poche migliaia di espulsioni. Rileva come l'unico modo per garantire l'effettività delle espulsioni sia quello di concludere accordi di riammissione con i Paesi di provenienza ma come tali accordi possano essere conclusi soltanto a fronte dell'impegno, da parte del nostro Paese, a prevedere quote di immigrazione legale.

  Michele BORDO (PD), segnala che l'emendamento Giorgis 1.33 è un emendamento di buon senso che ha lo scopo di escludere le navi coinvolte in attività di soccorso in mare dall'insieme di quelle per cui il Ministro dell'interno può limitare o vietare l'ingresso, il transito o la sosta nel mare territoriale. Ritiene che un Paese che voglia chiamarsi «civile», come dovrebbe essere il nostro, sia tenuto al dovere di soccorrere chi è in pericolo di vita in mare e invita pertanto i colleghi a valutare il contenuto dell'emendamento prescindendo dagli ordini che possono provenire dal gruppo di appartenenza. Ritiene che, in questo caso, infatti, il tema che occorre affrontare non sia tecnico ma politico, in quanto riguarda l'atteggiamento che il Governo intende tenere nei confronti di chi soccorre i naufraghi. In proposito, ricorda che, in base al codice della navigazione e alla Convenzione di Amburgo del 1979, le imbarcazioni hanno l'obbligo di soccorrere i naufraghi che si trovino in pericolo di vita, ossia quando vi è la ragionevole certezza che i naufraghi si trovino in una condizione di pericolo imminente che richiede un'immediata assistenza. Inoltre, ricorda che le convenzioni internazionali sottoscritte dal nostro Paese impongono alle imbarcazioni che soccorrono i naufraghi di condurli in un luogo sicuro. La reiezione di questo emendamento sarebbe una scelta aberrante non solo dal punto di vista giuridico ma proprio dal punto di vista umano e dichiara che sarebbe orribile piegare la civiltà politica, giuridica e culturale di un Paese in nome della tenuta del Governo e della sua propaganda. Pertanto, alla luce di quanto descritto, non comprende l'atteggiamento di chiusura pregiudiziale del Governo nei confronti dell'emendamento Giorgis 1.33 ed auspica, quindi, un ripensamento dei colleghi della maggioranza su questi temi.

  Carmelo MICELI (PD), nel sottoscrivere l'emendamento Giorgis 1.33, osserva che la necessità di specificare l'esclusione delle navi coinvolte in attività di soccorso in mare dall'insieme di quelle per cui il Ministro dell'interno può limitare o vietare l'ingresso, il transito o la sosta nel mare territoriale potrebbe sembrare superflua poiché il testo del decreto-legge in esame già richiama il rispetto del diritto internazionale. Tuttavia, richiamando l'intervento del sottosegretario Molteni durante la seduta di ieri, ritiene necessario ribadire che una nave in cui i naufraghi sono stipati, in attesa di trovare un porto che li accolga, non può essere certamente considerata un posto sicuro. A tale proposito, segnala che la Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo specifica che una nave può essere considerata un luogo sicuro solo provvisoriamente. Rileva, inoltre, che a causa del mutamento delle condizioni di sicurezza in Libia, questo territorio non può più essere considerato un porto sicuro, come recentemente ha riconosciuto anche lo stesso Ministro Salvini. Segnala, infine, che anche dalle audizioni svolte è emerso che non esiste un criterio oggettivo per determinare se un naufrago su una nave possa considerarsi al sicuro, ma che in questi casi è il capitano della nave l'unico soggetto in grado di individuare il momento in cui le condizioni di sicurezza vengono meno. Concludendo, ritiene che se il Governo Pag. 25e la maggioranza hanno l'obiettivo di rispettare le Convenzioni internazionali, non dovrebbero avere timore di approvare l'emendamento Giorgis 1.33.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Giorgis 1.33.

  Francesca BUSINAROLO, presidente, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata alle 14 e avverte che è immediatamente convocata una riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite.

  La seduta termina alle ore 13.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13 alle 13.30.

SEDE REFERENTE

  Martedì 16 luglio 2019. – Presidenza del presidente della I Commissione Giuseppe BRESCIA. – Interviene il Sottosegretario di Stato per l'interno, Nicola Molteni.

  La seduta comincia alle 14.25.

DL 53/2019: Disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica.
C. 1913 Governo.
(Seguito esame e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta antimeridiana di oggi, martedì 16 luglio.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che l'esame riprenderà dall'emendamento 1.34. Avverte altresì che, in assenza di obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante trasmissione con impianto audiovisivo a circuito chiuso. Ne, dispone, pertanto l'attivazione

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) illustra l'emendamento a sua firma 1.34, volto ad apportare una modificazione «chirurgica» all'articolo 1 del decreto-legge in esame, che a suo avviso non può essere convertito in legge nel testo originario. Evidenzia che tale proposta emendativa specifica che le navi impegnate in attività di soccorso sono fatte salve dal possibile divieto di ingresso, transito o sosta nel mare territoriale. Ritiene che tale modifica sia necessaria per impedire il contrasto con le convenzioni internazionali e rammenta come nella seduta di ieri il sottosegretario Molteni abbia ribadito la volontà dell'Esecutivo di non voler approvare un provvedimento che contrasti con tali disposizioni. Chiede quindi al presidente, constatata l'assenza del rappresentante del Governo, di sospendere i lavori in attesa del suo arrivo.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, constatata l'assenza del rappresentante del Governo, sospende brevemente la seduta.

  La seduta, sospesa alle 14.25, è ripresa alle 14.30.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) ribadisce come il suo emendamento 1.34 vada nella direzione di quanto dichiarato nella seduta precedente dal sottosegretario Molteni, il quale ha rassicurato circa il rispetto degli obblighi internazionali. Ritiene, infatti, che le affermazioni del sottosegretario siano, di fatto, smentite dal testo degli articoli 1 e 2 del provvedimento e che pertanto sia necessario un intervento di chiarificazione, volto a precisare l'esclusione dall'ambito di applicazione dei provvedimenti previsti dall'articolo 1 delle navi impegnate in attività di soccorso. Segnala come nel primo caso di applicazione dell'articolo 1 del decreto-legge in discussione, con provvedimento del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, adottato il 15 giugno 2019, si sia fatto selettivamente riferimento solo Pag. 26ad alcune norme internazionali, omettendo di citarne altre, e, in particolare, si sia ritenuta la nave destinataria del provvedimento stesso, che era stata evidentemente impegnata in un'operazione di soccorso, responsabile di un modus operandi finalizzato allo «scarico di persone» in violazione della legge sull'immigrazione di cui all'articolo 19, comma 2, lettera g), della Convenzione di Montego Bay, concretizzando dunque un'asserita ipotesi di passaggio non inoffensivo.
  Rileva come, nel caso di specie, la violazione degli obblighi internazionali non sia avvenuta certo da parte della nave Sea Watch 3, che al contrario li ha rispettati, bensì da parte delle autorità italiane, e sottolinea come la proposta emendativa in esame sia volta ad evitare il ripetersi di vicende analoghe.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, invita il deputato Magi a concludere il suo intervento, ricordando che in occasione della riunione odierna dell'Ufficio di presidenza delle Commissioni riunite è stato stabilito che gli interventi in sede di dichiarazione di voto sugli emendamenti potrà intervenire un deputato per gruppo, per una durata non superiore a cinque minuti.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) ritiene inaccettabile tale limitazione della durata degli interventi e assicura come tale decisione, seppure adottata con la maggioranza dei tre quarti, non potrà impedire ai deputati di opposizione di denunciare la plateale violazione delle Convenzioni internazionali e della Costituzione perpetrata dal provvedimento in esame.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ricorda come la decisione di limitare a cinque minuti la durata degli interventi sia stata assunta sulla base di una decisione dell'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, adottata con la maggioranza dei tre quarti richiamata dall'articolo 79, comma 1, del Regolamento. Preannunzia, pertanto, che toglierà la parola ai deputati i cui interventi oltrepassino il predetto limite di durata.

  (Proteste dei deputati del gruppo Partito democratico).

  Gennaro MIGLIORE (PD) chiede di intervenire sull'ordine dei lavori.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) stigmatizza il fatto che il Sottosegretario Molteni abbia appena svolto un'osservazione fuori microfono e senza che gli fosse stata concessa la parola.

  Gennaro MIGLIORE (PD) stigmatizza severamente la decisione, assunta con la maggioranza dei tre quarti di cui all'articolo 79, comma 1, del Regolamento, di limitare la durata degli interventi. Nel ritenere, infatti, che essa prevarichi gravemente i diritti dei membri della Commissione, chiede con forza alla presidenza di non perseverare in decisioni che ostacolano il diritto dell'opposizione di esprimere la propria posizione. Dichiara che la propria parte politica non accetterà questa deriva e resta in attesa di conoscere i precedenti regolamentari su cui si fonda la decisione assunta, che, nonostante siano stati richiesti, non sono stati ancora stati forniti. Dichiara, conclusivamente, di considerare nulla la decisione dell'Ufficio di presidenza.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ribadisce la propria intenzione di togliere la parola ai deputati i cui interventi oltrepassino il limite di durata di cinque minuti, in quanto la decisione al riguardo è stata legittimamente assunta con prescritta la maggioranza dei tre quarti. Ritiene, pertanto, che tale decisione sia pienamente conforme alle norme regolamentari.

  (Vive proteste dei deputati del gruppo Partito democratico).

  Emanuele FIANO (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, rileva come non sia sufficiente la maggioranza prescritta dal Regolamento a giustificare la decisione adottata, in quanto essa dovrebbe essere sorretta da motivazioni congrue. Rileva Pag. 27come tali motivazioni nel caso di specie non sussistano, essendo previsto l'inizio della discussione del provvedimento in Assemblea per lunedì 22 luglio ed avendo pertanto le Commissioni ancora sei giorni a disposizione per concluderne l'esame. Ritiene, dunque, che le motivazioni reali della decisione siano di carattere politico e risiedano nella necessità di esaminare e approvare gli emendamenti, imposti con atteggiamento ricattatorio dalla Lega, relativi alle forze di polizia. Osserva come il ricatto imposto dalla Lega evidentemente precluda alla presidenza la possibilità di decidere, ove necessario a garantire il rispetto dei tempi stabiliti dal calendario dell'Assemblea, di procedere direttamente alla votazione sul conferimento del mandato ai relatori, senza completare l'esame delle proposte emendative presentate.
  Rileva come nella precedente legislatura la parte politica alla quale appartiene il presidente Brescia, a fronte di asserite violazioni dei diritti della minoranza, abbia fatto ricorso a forme di protesta eclatanti, arrivando anche ad occupare il banco della presidenza.
  Nel ritenere la decisione assunta dalla presidenza un atto totalitario e di protervia, fa notare come la stessa abbia potuto trovare l'appoggio di gruppi che hanno inteso assumere il ruolo di «collaborazionisti» della maggioranza.

  Alessia MORANI (PD), intervenendo per richiamo all'articolo 79 del Regolamento, ricorda come l'inizio della discussione del provvedimento da parte dell'Assemblea sia previsto per lunedì 22 luglio e come quindi la decisione della presidenza di contingentare i tempi non sia, allo stato, sorretta da alcuna motivazione ragionevole, ma sia evidentemente dettata dall'atteggiamento ricattatorio del Ministro dell'interno nei confronti della maggioranza. Giudica grave il comportamento della presidenza, la quale senza alcuna valida motivazione sta comprimendo la discussione degli emendamenti relativi a un provvedimento che si pone in contrasto con la Costituzione e con le Convenzioni internazionali. Rileva, peraltro, come tale decisione sia intervenuta a fronte di un atteggiamento da parte dell'opposizione di piena disponibilità a un'organizzazione dei lavori tale da consentire un'ampia discussione, anche facendo ricorso a sedute notturne.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ribadisce che la decisione assunta dalla presidenza sia pienamente motivata, nonché conforme alle norme regolamentari.

  Laura BOLDRINI (LeU) ritiene che il Presidente Brescia, se fosse stato all'opposizione, in una situazione analoga a quella odierna, avrebbe usato tutti i mezzi a sua disposizione per fare in modo che alle opposizioni non fosse impedito di esprimere le proprie posizioni su un provvedimento che rischia di porre il nostro Paese ai margini della comunità internazionale.
  Passando a illustrare l'emendamento Magi 1.34, rileva come esso sia di tenore analogo a quello delle precedenti proposte emendative, essendo volto ad escludere dall'ambito di applicazione dei provvedimenti previsti dall'articolo 1 le navi impegnate in attività di soccorso. Nel ritenere assurdo ipotizzare che piccole imbarcazioni fatiscenti del tutto inidonee alla navigazione, con decine di persone a bordo, non possano essere considerate in una situazione di pericolo, rileva che chiunque non dovesse prestare assistenza a tali imbarcazioni incorrerebbe certamente nel reato di omissione di soccorso.
  Denuncia come si stia tentando di veicolare il messaggio per cui salvare vite umane è una cosa disdicevole, capovolgendo in tal modo un principio fondamentale della civiltà umana, fortemente sentito anche nel nostro Paese. Ritiene, pertanto, che ci si trovi di fronte a un atto di inaudita gravità, del quale i responsabili saranno chiamati a rispondere.

  Anna MACINA (M5S) dichiara di ritirare gli emendamenti Dadone 2.21, Grippa 2.20, Masi 5.9 e Dori 6.10.

  Carmelo MICELI (PD) sottoscrive gli emendamenti Dadone 2.21, Grippa 2.20, Masi 5.9 e Dori 6.10.

Pag. 28

  Laura BOLDRINI (LeU) sottoscrive tutti gli emendamenti aventi contenuto analogo all'emendamento Magi 1.34, a partire dall'emendamento Conte 1.16.

  Gennaro MIGLIORE (PD) sottoscrive tutti gli emendamenti presentati al provvedimento in esame.

  Michele BORDO (PD) evidenzia come l'emendamento Magi 1.34 abbia contenuto simile ad altri emendamenti già posti in discussione e, come precedentemente osservato con riferimento all'emendamento Giorgis 1.33, ritiene inconcepibile che i relatori e il rappresentante del Governo abbiano potuto esprimere parere contrario su una proposta emendativa volta a superare il divieto di soccorrere in mare esseri umani in pericolo di vita. Appellandosi quindi in particolare ai rappresentanti del gruppo MoVimento 5 Stelle, invita la maggioranza a valutare con attenzione la portata dell'emendamento Magi 1.34 e a riconsiderare il parere contrario espresso, che dimostra, a suo parere, l'impostazione ideologica della maggioranza.
  Ricorda poi che l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha valutato che la riduzione delle operazioni di soccorso nel Mar Mediterraneo, in passato svolte dall'Unione europea e da altri soggetti di privati, tra i quali le organizzazioni non governative, avrebbe comportato un aumento della percentuale di vittime di naufragi in rapporto al numero di migranti che approdano nel nostro Paese. Critica quindi la scelta del Governo di uscire dalla missione Sophia, che prevedeva l'impiego di navi militari per pattugliare il Mediterraneo.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, invita il deputato Bordo a concludere il suo intervento.

  Gennaro MIGLIORE (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, ringrazia gli uffici che gli hanno fornito i precedenti citati dalle presidenze nel corso dell'odierna riunione dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentati dei Gruppi delle Commissioni riunite.
  In proposito, osserva come tali precedenti siano incongruenti rispetto all'attuale situazione in ragione dell'ampio lasso tempo che il Parlamento ha ancora a disposizione per la conversione del decreto-legge in esame.
  In particolare, segnala che quanto avvenuto nella seduta della Commissione Giustizia del 30 ottobre 2014 fosse giustificato dalla necessità di consentire la conclusione dell'esame del provvedimento entro i termini di scadenza del decreto-legge oggetto di conversione e come, nonostante tale motivazione, che non si riscontra nella presente circostanza, i rappresentanti dei gruppi del MoVimento 5 Stelle e della Lega, guidati rispettivamente dall'attuale Ministro della giustizia Bonafede e dall'attuale sottosegretario Molteni, abbiano abbandonato l'aula della Commissione proprio per contestare la riduzione dei tempi degli interventi.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ribadisce che le decisioni assunte sono state adottate nel pieno rispetto del Regolamento della Camera dei deputati.

  Alessia MORANI (PD) ricorda che, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento, i deputati hanno la facoltà di parlare per non più di dieci minuti per una pura e succinta spiegazione del proprio voto. Ritiene pertanto illegittima la contrazione dei tempi del dibattito disposta dalle presidenze, che non trova giustificazione, a suo parere, nemmeno nella necessità di concludere l'esame del provvedimento in tempi brevi, Dichiara inoltre la disponibilità del proprio gruppo a esaminare approfonditamente ogni proposta emendativa presentata, anche qualora questo dovesse comportare il protrarsi dei lavori nelle ore notturne e nel prossimo fine settimana.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, sottolinea come la norma richiamata dalle presidenze sia l'articolo 85, comma 7, del Regolamento, e non l'articolo 50, citato Pag. 29dalla deputata Morani. Rileva del resto come nella lettera della Presidente della Camera dell'8 agosto 2013 si indica, con riferimento a un quesito regolamentare posto in merito che, in fase di dichiarazione di voto in Commissione, si applica appunto l'articolo 85, comma 7, del Regolamento, e non l'articolo 50

  Igor Giancarlo IEZZI (Lega) segnala che le proposte emendative a sua prima firma contenute nel fascicolo degli emendamenti ammissibili ancora da esaminare sono in realtà state sottoscritte da tutti i componenti del gruppo della Lega.

  Michele BORDO (PD) ritiene che l'articolo del Regolamento più propriamente applicabile sia l'articolo 79, comma 1, e non l'articolo 85, comma 7, come indicato dalle presidenze. Invita pertanto a riconsiderare la decisione di limitare gli interventi per dichiarazione di voto a tre minuti.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, precisa come il limite temporale degli interventi sia stato fissato in cinque minuti.

  Michele BORDO (PD) osserva che sia opportuno distinguere gli interventi per dichiarazione di voto, per i quali si applica il limite testé indicato, dagli interventi aventi ad oggetto l'illustrazione delle proposte emendative, per i quali non sarebbero previsti limiti temporali.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, segnala che la differenza tra interventi per dichiarazione di voto e per illustrazione degli emendamenti esiste solamente per i lavori dell'Assemblea e non per quelli delle Commissioni.
  Ricorda inoltre un precedente relativo alla Commissione Ambiente nel quale il limite di durata degli interventi era stato fissato in un minuto.

  Enrico BORGHI (PD) sottolinea che il precedente citato era stato giustificato dall'imminente scadenza del decreto-legge oggetto del provvedimento di conversione.

  Emanuele FIANO (PD) preannuncia la contrarietà del proprio gruppo a qualsiasi proposta dovesse pervenire di modifica dell'ordine di esame degli emendamenti, per la quale non è sufficiente, ai sensi del Regolamento, una semplice votazione a maggioranza.
  Teme infatti che i gruppi di maggioranza, interessati in particolare all'approvazione di proposte emendative relative agli ultimi articoli del decreto-legge, possano proporre di esaminare alcuni articoli anche qualora non dovesse essere stato concluso l'esame degli articoli che li precedono, allo scopo di avere un testo sul quale porre la questione di fiducia nel corso dell'esame in Assemblea.

  Carmelo MICELI (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede che il fascicolo delle proposte emendative sia ristampato, onde far risultare chiaramente tutte le proposte emendative ancora da votare e le sottoscrizioni successivamente effettuate.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, rileva come non sia necessario stampare nuovamente il fascicolo delle proposte emendative e garantisce che darà comunicazione delle sottoscrizioni pervenute.

  Carmelo MICELI (PD), intervenendo nuovamente sull'ordine dei lavori, dichiara di riservarsi la possibilità di ritirare la propria firma da alcune proposte emendative sottoscritte e pertanto preannuncia che interverrà di volta in volta per dichiarare se intende o meno mantenere la propria firma su tali proposte emendative, indipendentemente dalla posizione del gruppo di appartenenza.

  Gennaro MIGLIORE (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, si riserva di ritirare la propria sottoscrizione degli emendamenti da lui sottoscritti, preannunziando fin d'ora la sua intenzione di motivare tale ritiro.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, assicura al collega Migliore che potrà in qualsiasi Pag. 30momento sottoscrivere una proposta emendativa o ritirare la propria firma, senza dover motivare la decisione assunta, rilevando come l'articolo 86, comma 8, del Regolamento preveda la possibilità di intervenire per motivare il ritiro di emendamenti e non il ritiro di sottoscrizione di emendamenti di cui altri siano primi firmatari.

  Alessia MORANI (PD) chiede di sottoscrivere alcune proposte emendative, tra le quali gli emendamenti Magi 1.36 e Benedetti 1.39, che si appresta ad elencare.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, dovendo aggiornare, come previsto, i lavori delle Commissioni riunite, dal momento che alle 15.30 è convocata l'Assemblea, invita la collega Morani a far pervenire per iscritto la lista delle proposte emendative che intende sottoscrivere. Avverte che i lavori riprenderanno verosimilmente alle 19.30, al termine delle votazioni pomeridiane dell'Assemblea. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.30.

SEDE REFERENTE

  Martedì 16 luglio 2019.Presidenza del presidente della I Commissione Giuseppe BRESCIA. – Intervengono il Sottosegretario di Stato per l'interno, Nicola Molteni e il Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta, Simone Valente.

  La seduta comincia alle 19.15.

DL 53/2019: Disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica.
C. 1913 Governo.
(Seguito esame e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta pomeridiana di oggi, martedì 16 luglio.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che, prima dell'inizio della seduta, il deputato Iezzi ha ritirato l'emendamento 2.16 di cui è primo firmatario.
  Al fine di chiarire modalità ed effetti delle sottoscrizioni e dei ritiri di emendamenti in Commissione, ricorda che la sottoscrizione di un emendamento non conferisce al sottoscrittore tutte le facoltà riconosciute al primo firmatario del medesimo. In concreto ciò comporta che, nel caso di ritiro di emendamenti e di sottoscrizione dell'emendamento da parte di altri deputati, la richiesta di fare proprio e di porre in votazione la proposta emendativa sottoscritta può riguardare soltanto gli emendamenti ritirati nel corso della seduta, mentre il nuovo sottoscrittore non ha la possibilità di porre ai voti emendamenti ritirati prima dell'avvio della seduta, anche se la sottoscrizione era già intervenuta.
  Richiama, al riguardo, il precedente delle Commissioni riunite VI e X del 30 luglio 2015, nel quale il Presidente della Commissione, a fronte di una lettera del rappresentante di gruppo di un gruppo di opposizione con la quale, prima della seduta, sottoscriveva tutti gli emendamenti di altri gruppi, chiarì che «gli emendamenti ritirati nel corso della seduta possono essere fatti propri da altri deputati, mentre ciò non può avvenire per gli emendamenti ritirati prima dell'inizio della seduta. In forza di tali principi il ritiro intervenuto prima dell'avvio della seduta impedisce che gli emendamenti ritirati siano esaminati, anche qualora sottoscritti da altro deputato». Nel medesimo senso rammenta che la sottoscrizione non conferisce ovviamente al sottoscrittore il diritto di ritirare l'emendamento, diritto che spetta al primo firmatario del medesimo, ferma restando la possibilità di fare proprio l'emendamento, secondo le modalità appena indicate.
  Segnala inoltre che l'articolo 86, comma 8, del Regolamento prevede la Pag. 31facoltà di illustrare, per non più di 5 minuti, il ritiro degli emendamenti, e non l'eventuale ritiro della sottoscrizione. Fa altresì presente che, di regola, la sottoscrizione dell'emendamento, così come degli atti di indirizzo e di sindacato ispettivo, è subordinata all'accettazione da parte del primo firmatario.
  Avverte altresì che, per un mero errore materiale, nel fascicolo di lavoro, sulle proposte emendative riammesse dopo il vaglio di inammissibilità compare la sola firma del primo firmatario. Si tratta, in particolare delle proposte emendative: Montaruli 4.02 e 7.075; Sisto 7.034, 7.035, 7.036, 12.021, 12.026, 12.027, 12.028, 12.030, 12.031, 12.033, 12.038; Deidda 7.076 e 8.017; Iezzi 8.011, 8.013, 8.014, 10.09, 10.010, 12.025, 12.035; Prisco 8.018, 8.019, 12.032, 12.034, 17.04; Siracusano 10.01 e 10.05; Rizzetto 10.011, 10.012, 10.013, 10.014; Meloni 10.019, 10.020, 10.021, 10.022; Carfagna 12.019; Silvestroni 12.020 e Macina 12.036.
  Ricorda che nell'allegato al Bollettino delle Commissioni di mercoledì 10 luglio scorso, tutte le proposte emendative presentate sono correttamente pubblicate. Avverte inoltre che la deputata Annibali ha ritirato la propria firma dall'emendamento Bazoli 14.1.

  Gennaro MIGLIORE (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, ritiene che le Commissioni dovrebbero attendere l'esito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, attualmente in corso, prima proseguire nell'esame delle proposte emendative. Rammenta, infatti, che è stata trasmessa alla presidenza della Camera una lettera sottoscritta da alcuni capigruppo, nella quale si stigmatizza la decisione, adottata dall'ufficio di presidenza delle Commissioni riunite con la maggioranza dei tre quarti dei componenti, di comprimere i tempi della discussione degli emendamenti. Sottolinea, infatti, a tale proposito, che l'ampio arco di tempo ancora a disposizione delle Commissioni stesse non appare giustificativo di tale decisione, fortemente limitativa dei diritti delle minoranze, essendo previsto l'avvio dell'esame del decreto-legge in Assemblea per il 22 luglio prossimo. Chiede, pertanto, che i lavori delle Commissioni siano sospesi in attesa di conoscere quali siano le determinazioni della Conferenza dei presidenti di gruppo al riguardo.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ritiene di non poter accogliere la richiesta del collega Migliore, in quanto non è in grado di sapere se la Conferenza dei presidenti di gruppo si esprimerà già nella giornata odierna in merito alla richiesta contenuta nella citata lettera.

  Alfredo BAZOLI (PD) si associa alla richiesta del deputato Migliore di una breve sospensione dei lavori delle Commissioni in attesa degli esiti della riunione della Conferenza dei presidenti dei gruppi. A suo avviso, appare irragionevole la decisione assunta dalle presidenze di contingentare i tempi dell'esame del decreto-legge in discussione, che impedisce di fatto all'opposizione di valutare gli argomenti da esaminare in maniera più approfondita. Rammenta che nel corso della riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni riunite, aveva evidenziato che il contingentamento dei tempi non avrebbe favorito un clima disteso dei lavori. Per tale ragione, ribadendo la necessità che le Commissioni sospendano i lavori, fa notare che l'Assemblea ha da poco votato il rinvio alla prossima settimana dell'esame del testo unificato recante modifiche al codice della strada. Evidenzia che tale circostanza, riducendo i tempi di lavoro dell'Assemblea, consentirà alle Commissioni di disporre del tempo necessario per affrontare approfonditamente l'esame del decreto-legge.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ribadisce di non sapere se la lettera trasmessa al Presidente della Camera da parte di alcuni capigruppo in Commissione sarà esaminata nel corso della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo attualmente in corso. Per tale ragione ritiene di Pag. 32non poter assecondare la richiesta di sospensione dei lavori, sottolineando che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite ha già stabilito che, nella giornata odierna, le Commissioni proseguiranno l'esame del decreto legge in discussione fino alle ore 22.30.

  Gennaro MIGLIORE (PD) con riferimento all'intervento iniziale del presidente, ritiene che lo stesso contenga una precisazione ad personam, in quanto appare chiaramente riferibile alla sua dichiarazione di voler sottoscrivere tutte le proposte emendative riferite al provvedimento in discussione. Ritiene, infatti, che con le precisazioni fornite dal presidente si annulli, di fatto, la possibilità di considerare la sottoscrizione di un emendamento come atto politico e fa notare come nessun proponente degli emendamenti da lui sottoscritti abbia rifiutato la sua sottoscrizione. Per tale ragione ritiene che la precisazione del presidente in base alla quale la sottoscrizione dell'emendamento è subordinata all'accettazione da parte del primo firmatario sia ultronea. Evidenziando come, invece, il tema fondamentale sia quello di evitare che la maggioranza faccia finta di presentare degli emendamenti per poi ritirarli, invita i presentatori degli emendamenti ancora da esaminare a non utilizzare quelli che ritiene meri cavilli giuridici e a consentire la discussione degli emendamenti stessi. Ciò premesso, ritira la propria sottoscrizione da tutti gli emendamenti presentati dal deputato Iezzi.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, precisa di aver ritenuto necessario fornire alcuni chiarimenti a beneficio di tutti i componenti delle Commissioni, visto che nella seduta antimeridiana su tale questione ci si era soffermati per un tempo considerevole.

  Gennaro MIGLIORE (PD), ribadisce di aver voluto evidenziare una questione politica, ritenendo ultronee le precisazioni del presidente in merito alla facoltà di sottoscrivere gli emendamenti.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ribadisce che il proprio intervento era volto ad agevolare i lavori delle Commissioni e non era certo diretto nei confronti di un singolo commissario.

  Igor Giancarlo IEZZI (Lega), con riferimento all'intervento del deputato Migliore, rileva come la sua affermazione, secondo la quale egli avrebbe progressivamente ritirato la propria firma dalle proposte emendative che aveva deciso di fare proprie, renda evidente come la sua sottoscrizione delle predette proposte emendative non fosse certo ispirata da un intento costruttivo.

  Gennaro MIGLIORE (PD) contesta le affermazioni del deputato Iezzi, sottolineando come la sua decisione di sottoscrivere le proposte emendative fosse ispirata da un intento più che mai costruttivo, vale a dire quello di garantire la possibilità di discutere sul merito del provvedimento, consentendo l'esame delle proposte emendative presentate.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che le Commissioni procederanno alla votazione dell'emendamento Magi 1.34.

  Gennaro MIGLIORE (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, rileva come la seduta sia stata precedentemente sospesa interrompendo l'intervento della deputata Morani e chiede pertanto che sia restituita la parola alla medesima, per consentirle di completare l'intervento.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, rileva come la deputata Morani non abbia chiesto la parola e come possa farlo in qualunque momento.

  Alessia MORANI (PD) chiede di intervenire per richiamo al Regolamento, in particolare all'articolo 50.

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  Giuseppe BRESCIA, presidente, rileva come non sia possibile concedere la parola alla deputata Morani a tale titolo, in quanto la relativa discussione si è già svolta, e come in questa fase sia possibile prendere la parola soltanto per dichiarazione di voto sull'emendamento Magi 1.34.
  Avverte quindi che sarà ora posto in votazione l'emendamento Magi 1.34.

  Gennaro MIGLIORE (PD) contesta la decisione del presidente di procedere direttamente alla votazione.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, rileva come il deputato Migliore sia intervenuto senza che gli fosse stata concessa la parola, invitandolo a precisare a quale titolo chiede di intervenire.

  Gennaro MIGLIORE (PD) precisa di intervenire sull'ordine dei lavori e chiede al Presidente per quale motivo non abbia concesso la parola alla deputata Morani.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, precisa di non aver concesso la parola alla deputata Morani, in quanto la questione sulla quale ella ha richiesto di intervenire è stata già discussa.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), chiede di intervenire per dichiarazione di voto sull'emendamento Magi 1.34.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, fa presente come il deputato Magi sia già intervenuto a tale titolo.

  Gennaro MIGLIORE (PD), intervenendo per dichiarazione di voto sull'emendamento Magi 1.34, sottolinea come esso sia dello stesso tenore delle proposte emendative precedentemente esaminate, che sono state, a suo avviso in modo sbrigativo, respinte dalla maggioranza.
  Ritiene ineludibile la necessità che le navi impegnate in attività di soccorso siano sottratte all'ambito di applicazione dei provvedimenti previsti dall'articolo 1 e come ciò vada peraltro nella stessa direzione delle affermazioni rese nella giornata di ieri dal sottosegretario Molteni, il quale ha assicurato che il salvataggio dei naufraghi resta un obiettivo prioritario. Quanto all'individuazione delle condizioni per cui determinati soggetti possono essere considerati naufraghi, richiama l'attenzione delle Commissioni sulle condizioni nelle quali viaggiano i migranti, su imbarcazioni di piccole dimensioni, le quali ben presto esauriscono il carburante e iniziano ad imbarcare acqua a causa del mancato funzionamento delle pompe derivante dalla mancanza di carburante. Evidenzia come le imbarcazioni in tali condizioni non possono non essere considerate di per sé in una situazione di pericolo. Denuncia come il Governo abbia impedito alla Guardia costiera di continuare a coordinare le attività di ricerca e soccorso e come abbia additato all'opinione pubblica le ONG come nemico, per mere esigenze di natura propagandistica.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, invita il deputato Migliore a concludere il suo intervento.

  Gennaro MIGLIORE (PD) giudica inaccettabile l'atteggiamento della Presidenza, anche in considerazione del fatto che la decisione di limitare la durata degli interventi è sub iudice, essendo stato richiesto su di essa un pronunciamento del Presidente della Camera.

  Walter VERINI (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, richiama l'attenzione delle Commissioni sull'approvazione, da parte del Parlamento europeo, della nomina di Ursula von der Leyen a residente della Commissione europea, e ritiene che tale nomina debba essere salutata con soddisfazione, al pari della recente elezione di David Sassoli a Presidente del Parlamento europeo.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Magi 1.34.

  Michele BORDO (PD), intervenendo sull'emendamento Orfini 1.35, ritiene incomprensibile la posizione di contrarietà Pag. 34assunta dalla maggioranza, in quanto la proposta emendativa in esame è volta a consentire le operazioni di soccorso in mare dei migranti che si trovino in una situazione di pericolo. Rileva come, a dispetto delle direttive annunciate dal Ministro Salvini sulla chiusura dei porti, continuino ad arrivare sulle nostre coste migranti a bordo di imbarcazioni di fortuna, le cosiddette «imbarcazioni fantasma», e come dunque le citate direttive sulla chiusura dei porti siano del tutto inefficaci.
  Rileva, inoltre, come una direttiva ministeriale non possa certo aggirare gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali sottoscritti dall'Italia e come tale ostacolo non possa essere aggirato neppure con un provvedimento legislativo che si è dimostrato inapplicabile, come evidenziato dalla vicenda della nave Sea Watch 3 e dalla mancata convalida da parte dell'autorità giudiziaria dell'arresto del suo comandante.

  Laura BOLDRINI (LeU) rileva come l'emendamento Orfini 1.35 sia volto a escludere dall'ambito di applicazione dei provvedimenti di cui all'articolo 1 le navi impegnate in operazioni SAR, al fine di impedire che a tali navi sia interdetto l'accesso nelle acque territoriali. Rileva come la ratio del provvedimento in esame sembri essere quella di scoraggiare il soccorso in mare, rendendo le operazioni di salvataggio particolarmente complesse e facendo in modo che coloro i quali si impegnino in tali operazioni vadano incontro a conseguenze pregiudizievoli.
  Chiede, dunque, al Presidente e al Sottosegretario Molteni quale sarà la sorte delle persone soccorse in mare, le quali evidentemente non potranno essere rimandate in Libia, stante la situazione di grave violazione dei diritti umani sussistente in quel Paese. Ricorda al riguardo come l'Italia abbia già subìto una sentenza di condanna da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo, peraltro riferita a fatti accaduti quando in Libia non vi era ancora una situazione di guerra. Ritiene come in molti casi il porto sicuro non potrà che essere individuato in territorio italiano per evidenti ragioni di carattere geografico.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, invita la deputata Boldrini a concludere il suo intervento.

  Laura BOLDRINI (LeU) ritiene che ci si trovi di fronte ad un provvedimento incostituzionale e disumano e rileva come la sua approvazione costituisca un torto non soltanto al diritto ma anche agli italiani.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) esprime stupore per il fatto che non vi sia da parte della maggioranza alcuna volontà politica di modificare il provvedimento, il che deriva evidentemente da decisioni prese in altre sedi. Venendo al contenuto dell'emendamento Orfini 1.35, sostanzialmente analogo a quello delle proposte emendative esaminate in precedenza, ricorda come non soltanto sulla base dell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento, ma anche di quanto rilevato in sede di audizione dal professor Iafrate, risulti evidente l'impossibilità di applicare i provvedimenti previsti dall'articolo 1 del provvedimento in esame nei confronti delle navi impegnate in operazioni SAR, a carico delle quali sussiste l'obbligo di salvare i naufraghi e di condurli in un luogo sicuro. Fa notare come, in tali casi, siano configurabili le cause di giustificazione dello stato di necessità e della legittima difesa, quest'ultima con particolare riferimento all'opposizione da parte dei migranti nei confronti del comandante che tenti di ricondurli in Libia, laddove correrebbero il rischio di essere sottoposti a violazione dei diritti umani fondamentali e a trattamenti inumani e degradanti. Rileva, inoltre, come il medesimo professor Iafrate abbia espresso perplessità circa la riconducibilità di tali fattispecie ad alcuna delle ipotesi di passaggio pregiudizievole specificamente indicate dall'articolo 19 della Convenzione di Montego Bay.

  Giusi BARTOLOZZI (FI), legge alcuni estratti dell'ordinanza del procuratore di Pag. 35Agrigento, con il quale è stata disposta la convalida dell'arresto della capitana della Sea Watch 3. Fa notare come da tale ordinanza risulti in modo evidente che, nella fattispecie, mancasse il requisito del pericolo attuale e non altrimenti evitabile, per i migranti presenti sull'imbarcazione, ai quali è stata costantemente garantita assistenza sanitaria.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, invita la deputata Bartolozzi ad attenersi al contenuto dell'emendamento Orfini 1.35 e a non citare eventi che nulla hanno a che vedere con l'esame del provvedimento.

  Gennaro MIGLIORE (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, evidenzia che le Commissioni riunite hanno ritenuto inopportuno audire i rappresentanti dell'organizzazione non governativa alla quale fa capo la imbarcazione Sea Watch 3, perché ciò avrebbe potuto interferire con il procedimento giudiziario in corso. Invita pertanto l'onorevole Bartolozzi ad astenersi dal citare atti di tale procedimento, ricordando comunque incidentalmente come la comandante Rackete sia stata scarcerata.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ribadisce l'invito a non trattare la vicenda della Sea Watch 3.

  Franco VAZIO (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, osserva come l'invito del Presidente ad abbandonare ogni riferimento alla vicenda della Sea Watch 3 sia stato formulato dopo che all'onorevole Bartolozzi è stato concesso di leggere ampi estratti del provvedimento del procuratore di Agrigento. Ritiene, pertanto, opportuno che anche al gruppo del Partito democratico sia concesso di fare riferimento alla questione e precisa come l'onorevole Boldrini, nel suo intervento, abbia espresso preoccupazioni di carattere generale, non riferibili ad alcuno specifico fatto di cronaca.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, prendendo atto di quanto dichiarato dal deputato Vazio, invita i commissari a non fare ulteriori riferimenti alla vicenda giudiziaria in corso.

  Alessia MORANI (PD), chiedendo di intervenire per richiamo al Regolamento, osserva che il precedente del 30 ottobre 2014 relativo ai lavori della Commissione Giustizia non corrisponde alla fattispecie odierna.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, interrompendo la deputata Morani, segnala che su questo aspetto è già intervenuto il deputato Migliore.

  Alessia MORANI (PD), pregando il Presidente di lasciarle concludere il suo intervento, osserva come nello specifico caso citato come precedente mancassero pochi giorni all'inizio dell'esame del provvedimento da parte dell'Assemblea, mentre nel presente caso tale esame avrà inizio tra poco meno di una settimana. Chiede, pertanto, che sia interpellato il Presidente della Camera dei deputati in merito alla correttezza delle fattispecie individuate come precedenti.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, evidenzia che il Presidente della Camera dei deputati è già stato interpellato in proposito.

  Graziano DELRIO (PD) comunica che, in conseguenza della mancata risposta del Ministro Salvini alle richieste del PD di intervenire alla Camera dei deputati per riferire sul caso dei fondi russi, il gruppo del Partito democratico ha deciso di non consentire – se necessario impedendolo anche fisicamente – la prosecuzione dei lavori sul provvedimento.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, pur esprimendo rammarico per la mancata risposta del Ministro Salvini, non può accettare che si minacci di impedire fisicamente lo svolgimento dei lavori e avverte che, in tal caso, sarà costretto a far allontanare dall'aula i deputati che assumessero tale atteggiamento.

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  Laura BOLDRINI (LeU) osserva che nei regimi democratici i Ministri devono riferire in Parlamento sul loro operato. Ritiene, quindi, che il comportamento del Ministro Salvini rappresenta un fatto estremamente grave, che rischia di condurre il nostro Paese al di fuori della democrazia.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, confidando che il Presidente della Camera Fico farà tutto il possibile per far rispettare l'istituzione che rappresenta, invita i colleghi a proseguire l'esame del provvedimento.

  Igor Giancarlo IEZZI (Lega) segnala come l'intervento dell'onorevole Delrio fosse stato già annunciato dalle agenzie di stampa ben dieci minuti prima che questi prendesse la parola in Commissione. Ritiene pertanto che l'iniziativa di impedire fisicamente la prosecuzione dei lavori abbia carattere esclusivamente propagandistico.

  (I deputati Delrio, Fiano, Miceli, Migliore Morani si avvicinano al banco della presidenza chiedendo di sospendere i lavori).

  (Numerosi altri deputati del gruppo del Partito democratico si schierano davanti al banco della Presidenza e chiedono ripetutamente di sospendere i lavori).

  Giuseppe BRESCIA, presidente, chiede l'intervento degli assistenti e stigmatizza il comportamento dei componenti del gruppo del Partito democratico. Si dichiara costretto a sospendere la seduta.

  La seduta, sospesa alle 20.20, è ripresa alle 20.50.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, invita i commissari a tenere un comportamento più consono alla sede e ad un ordinato svolgimento dei lavori.

  Gennaro MIGLIORE (PD) chiede di intervenire sull'ordine dei lavori.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, fa notare al deputato Migliore che sono stati svolti innumerevoli interventi sull'ordine dei lavori da parte di componenti del Partito democratico.

  Gennaro MIGLIORE (PD) assicura al Presidente che il suo intervento, relativo alla sospensione dei lavori delle Commissioni, sarà telegrafico. Ribadisce che attraverso il proprio capogruppo, Delrio, il Partito democratico ha espresso una posizione che non è possibile ignorare: finché il Ministro Salvini non riterrà di venire alla Camera dei deputati per rispondere alle questioni all'ordine del giorno nel Paese, che hanno a che fare con la sicurezza e la sovranità dell'Italia, i componenti del gruppo del Partito democratico non consentiranno di proseguire nell'esame di un provvedimento che porta la sua firma. In generale ritiene che non sussistano le condizioni per un lavoro sereno.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, nel prendere atto della posizione del Partito democratico, precisa che è tenuto comunque a proseguire l'esame del provvedimento, non potendo consentire ad alcun gruppo di condizionare in tal modo l'andamento dei lavori delle Commissioni.

  (Il deputato Migliore si avvicina al banco della presidenza).

  Giuseppe BRESCIA, presidente, prega l'onorevole Migliore di non avvicinarsi al banco della presidenza.

  (Altri deputati del Partito democratico si avvicinano al banco della presidenza).

  Giuseppe BRESCIA, presidente, sollecita i colleghi a tornare ai rispettivi posti per consentire la prosecuzione dei lavori.

  (Deputati del Partito democratico stazionano dinanzi al banco della presidenza).

  Giuseppe BRESCIA, presidente, nell'esprimere la propria disapprovazione per il Pag. 37comportamento tenuto dai colleghi, precisa che la richiesta di una interruzione dei lavori delle Commissioni, legittimamente avanzata dal deputato Migliore, è respinta dalla presidenza.

  Andrea GIORGIS (PD) chiede di parlare.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, comunica al deputato Giorgis che, data la situazione, non può dargli la parola. In assenza delle condizioni per proseguire i lavori, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata per domani alle ore 9.30.

  La seduta termina alle 20.55.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 21.10 alle 21.40.