CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 9 luglio 2019
218.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (I e II)
COMUNICATO
Pag. 12

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 9 luglio 2019.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 10.40 alle 11.20.

SEDE REFERENTE

  Martedì 9 luglio 2019. — Presidenza della presidente della II Commissione Francesca BUSINAROLO, indi del presidente della I Commissione Giuseppe BRESCIA. – Intervengono il sottosegretario di Stato per l'interno Nicola Molteni e il sottosegretario di Stato per la giustizia Vittorio Ferraresi.

  La seduta comincia alle 11.20.

DL 53/2019: Disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica.
C. 1913 Governo.

(Seguito esame e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 26 giugno scorso.

  Francesca BUSINAROLO, presidente, ricorda che, essendo terminato il ciclo di audizioni previsto ai fini dell'istruttoria legislativa, nel corso della seduta odierna si concluderà l'esame preliminare sul provvedimento, come convenuto in seno agli Uffici di Presidenza, integrati dai rappresentanti delle Commissioni riunite.

  Francesco Paolo SISTO (FI) stigmatizza un modo di procedere che ritiene arrogante, testimoniato dalle valutazioni, che definisce avventate, svolte circa l'opportunità di taluni audizioni, che, a suo avviso, avrebbero potuto svolgersi nel pieno rispetto dei principi di separazione tra poteri, alla luce, peraltro, del carattere personale della responsabilità penale.
  Entrando nel merito del provvedimento, giudica grave che si introducano per decreto-legge norme in materia penalistica, proseguendo una prassi legislativa che definisce aberrante, dal momento che, precludendosi quel percorso di studio e Pag. 13analisi che dovrebbe precedere qualsiasi riforma in tale delicata materia, si genera incertezza normativa e mutevolezza in una branca dell'ordinamento di grande rilevanza, nuocendo al grado di civiltà di una democrazia.
  Nell'esprimere forti perplessità sul merito di talune disposizioni del decreto-legge, tra cui quella in materia di arresto in flagranza differita, ritiene che un simile metodo legislativo – e non certo il possibile svolgimento di certe audizioni – davvero incida negativamente sui rapporti con l'ordine giudiziario, segnalando i profili di incostituzionalità di riforme penali introdotte per decreto-legge, sottratte così alla dialettica parlamentare e ancorate esclusivamente a logiche di maggioranza. Ritiene quindi che la difesa dei principi costituzionali debba sempre prevalere, a prescindere dalle logiche di appartenenza politica.

  Gennaro MIGLIORE (PD) rileva talune illogiche forzature procedurali poste in essere nell’iter in esame – che teme siano state il risultato di forti condizionamenti politici – soprattutto in occasione delle valutazioni svolte sull'opportunità di talune audizioni, non comprendendo, in tali fasi, il silenzio del Presidente Brescia nonché l'atteggiamento di altri esponenti del gruppo del M5S.
  Passando ad esaminare i contenuti del provvedimento in esame, ritiene preoccupante la deriva propagandistica intrapresa dal Ministro dell'interno, che ritiene sia stata seguita in spregio del diritto internazionale e della Costituzione, come peraltro risulta già accertato in sede giurisdizionale. Ritiene altresì preoccupante le dichiarazioni rese dal Ministro Salvini circa l'impiego in tale contesto delle navi militari, che denotano un approccio sbagliato e demagogico nell'affrontare le delicate questioni del salvataggio in mare. Rileva quindi un approccio punitivo e volto a criminalizzare le ONG, facendo notare che la previsione di sanzioni amministrative dall'entità eccessiva penalizzano l'attività di tali organizzazioni, le quali, non disponendo di risorse proprie – a differenza di un partito come la Lega, di cui ricorda le responsabilità in passato nell'aver sottratto risorse pubbliche illegalmente, senza volerne mai rendere conto – fanno esclusivo affidamento ai liberi contributi dei cittadini interessati a promuovere tali attività di soccorso. Fa notare piuttosto come l'attività delle ONG abbia finora colmato l'assenza di scelte politiche in ambito europeo e nazionale, fronteggiando le conseguenze negative di alcune decisioni sbagliate, come la sospensione della missione «Sophia». Ritiene quindi che il provvedimento in esame sia illogico e incostituzionale, ledendo peraltro le competenze del Presidente del Consiglio, del Governo nel suo complesso, nonché di altri Dicasteri, e violando le stesse norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del Mare (UNCLOS) fatta a Montego Bay, richiamata dal decreto – legge solo per alcune parti e invece ignorata laddove, ad esempio, richiama le scriminanti del soccorso in mare.
  Evidenzia dunque come il provvedimento, piuttosto che affrontare in termini seri e generali i problemi della sicurezza, ad esempio intervenendo sulla questione dei flussi migratori o dei canali umanitari, si concentri su specifiche questioni in senso propagandistico, con l'intento di vessare chi si occupa di salvare vite umane e svolge attività essenziali, come quelle di carattere medico, che risultano importanti anche in vista dell'identificazione dei migranti. Giudica poi scandaloso che i ministri Salvini e Di Maio parlino di «porto sicuro» con riferimento alla Libia, ignorando il contesto di guerra di quelle aree, che, a suo avviso, possono essere definite sicure solo dalle autorità libiche, come peraltro rilevato dagli stessi auditi.
  Soffermandosi su altre parti del provvedimento, esprime forti perplessità sull'introduzione di talune modifiche al codice penale, giudicando eccessivo l'inasprimento delle sanzioni penali rispetto ad alcuni reati, come quelli commessi nel corso di manifestazioni in luogo pubblico e o aperto al pubblico o nel corso di Pag. 14manifestazioni sportive, ritenendo che l'ordinamento penale vigente preveda gli strumenti per reprimere certi fenomeni.
  Fa altresì notare come le norme sul potenziamento delle operazioni di polizia sotto copertura finiscano sostanzialmente per esporre un agente provocatore al rischio di commissione di reati, per i quali dovrà rispondere personalmente. In generale, in materia penale, evidenzia l'introduzione di automatismi giuridici suscettibili di ledere la discrezionalità del giudice, come nel caso delle norme in materia di arresto in flagranza differita, ritenendo inoltre che le disposizioni introdotte siano suscettibili di congestionare ulteriormente i processi.
  Nell'auspicare che le presidenze – in particolare la Presidente Businarolo, che finora, a suo avviso, si è resa protagonista di scelte discutibili – non comprimano la discussione e svolgano un oculato vaglio di ammissibilità degli emendamenti, si augura che il provvedimento in esame, inapplicabile e inutilmente vessatorio, possa essere migliorato sostanzialmente, anche alla luce delle tante proposte di modifica che sono state preannunciate da una parte della maggioranza.

  Emanuele FIANO (PD) considerato che il deputato Migliore ha già affrontato molte delle questioni poste dal decreto-legge in esame, preannuncia che si limiterà ad approfondire alcuni aspetti emersi nel corso delle audizioni.
  Nell'esprimere preliminarmente la propria soddisfazione per la presenza del Sottosegretario Molteni, al quale lo lega amicizia e stima indipendentemente dalla diversità delle posizioni politiche, si concentra in particolare su un argomento specifico sollevato dal rappresentante dell'organizzazione sindacale della polizia di Stato FSP con riguardo al potere discrezionale attribuito al Ministro dell'interno dall'articolo 1 del decreto – legge. Evidenzia a tale proposito che, nell'ambito di una valutazione sostanzialmente favorevole al provvedimento, la predetta organizzazione sindacale afferma nella sua memoria che: «il potere discrezionale attribuito al Ministro dell'Interno dall'articolo 1 del decreto legge n. 53 del 2019 può essere esercitato sulla base di parametri molto diversi tra loro (ordine e sicurezza pubblica) oppure alle condizioni previste dall'articolo 19, comma 2, lettera g) della Convenzione di Montego Bay. Queste ultime, come noto, presuppongono una violazione di leggi o regolamenti il cui accertamento, particolarmente se si tratti di violazione di norme penali, spetterebbe alla magistratura ordinaria con la conseguente possibilità di sconfinamenti e conflitti col potere giudiziario».
  Nel sottolineare che i rappresentanti di un'altra organizzazione sindacale delle forza di polizia, nel corso delle audizioni, hanno evidenziato inoltre il fatto che nel provvedimento non vengano chiamati in causa i poteri di questori e prefetti in tema di sicurezza, stigmatizza il fatto che – come più volte richiamato dal Partito democratico – si stia assegnando ad un Ministro un potere che di norma spetterebbe alla magistratura ordinaria, vale a dire l'accertamento di un comportamento penalmente rilevante. Sottolineando la pericolosità di sostituire un potere dello Stato con un altro, esprime la personale convinzione che tale operazione avrà anche rilevanti conseguenze sulla ricorribilità delle procedure in oggetto. Evidenzia inoltre che, sulla base delle disposizioni dell'articolo 1 del decreto-legge, soltanto se la nave sia impegnata nel carico e scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero, è previsto l'intervento del Ministro dell'interno, mentre in qualsiasi altro caso penalmente rilevante interviene il magistrato. Ritiene che ciò rappresenti l'aspetto più grave del decreto-legge in esame, interferendo in maniera consistente sull'equilibrio dei poteri.
  Passando al secondo argomento, rileva che il provvedimento in esame, analogamente al precedente decreto – legge «sicurezza», attribuisce oneri significativi ed aggiuntivi al personale delle forze dell'ordine senza che siano previste misure di salvaguardia del loro lavoro. Nel rivolgersi Pag. 15in particolare al Sottosegretario Molteni, ricorda che, nel corso delle audizioni, due diverse organizzazioni sindacali hanno posto il problema del mancato pagamento degli straordinari oltre il monte-ore al personale delle forze di polizia a partire dal gennaio 2019. Precisa inoltre a tale proposito che, come ricordato dal rappresentante del sindacato SAP, i 38 milioni di euro stanziati dal decreto-legge n. 113 del 2018 per il pagamento dei compensi per le prestazioni di lavoro straordinario non sono ancora stati resi disponibili. Preannuncia pertanto un emendamento del Partito democratico volto a prevedere un adeguato stanziamento di fondi, chiedendo nel contempo un chiarimento della vicenda, considerato che tale somma, stanziata dal legislatore, non sia stata destinata allo scopo prefissato. Nel sottolineare che sull'argomento è stato presentato anche un atto di sindacato ispettivo, ricorda altresì che non si è ancora provveduto al completamento dell'organico delle forze di polizia.

  Roberto SPERANZA (LeU) dichiara di intervenire con grande disagio, per ragioni politiche e di rispetto istituzionale, ritenendo che con il decreto-legge in esame si sia scritta una ennesima pagina nera delle istituzioni democratiche.
  Rileva pertanto l'esigenza di affrontare in particolare due argomenti di ordine metodologico, che considera molto gravi. Fa riferimento in primo luogo alle conclusioni dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni riunite, testé conclusosi, nel corso del quale i presidenti delle Commissioni I e II hanno ribadito la loro decisione di non audire l'organizzazione non governativa Sea Watch. Ricorda a tale proposito che i medesimi presidenti avevano inizialmente accettato la richiesta dei gruppi di opposizione di ascoltare alcune organizzazioni non governative, tra le quali la stessa Sea Watch, e successivamente, a seguito della richiesta di un gruppo di maggioranza, hanno modificato la loro decisione, impedendo di fatto alle Commissioni parlamentari di ascoltare i principali protagonisti dei salvataggi in mare degli ultimi mesi. Aggiunge di ritenere particolarmente grave che i gruppi di maggioranza e i presidenti delle due Commissioni, i quali avrebbero il ruolo di garantire tutte le forze parlamentari, non abbiano voluto dare seguito alla soluzione indicata dal Presidente Fico nella sua lettera dell'8 luglio, in cui, dopo aver ribadito le norme fondamentali del Regolamento della Camera, ha ritenuto che si potessero audire i rappresentanti della Sea Watch, a condizioni di delimitare rigorosamente l'oggetto dell'audizione. Ritiene pertanto che la decisione dei presidenti delle Commissione riunite rappresenti uno schiaffo ai diritti della minoranza ed anche al ruolo di mediazione e di garanzia che il Presidente della Camera ha inteso svolgere, ribadendo come in tal modo siano state private le Commissioni della possibilità di ascoltare una parte importante del mondo associativo nazionale, che conosce a fondo la questione. Ritiene ancor più grave che lo schiaffo sia arrivato dalla maggioranza, in cui la parte politica prevalente è la stessa di cui fa parte il Presidente Fico.
  Con riguardo alla seconda considerazione di carattere metodologico, evidenzia come, secondo le notizie di stampa, il Ministro dell'interno – vale a dire il soggetto principale di questo decreto, sia perché ne è stato il promotore sia perché vede enormemente ampliati i propri poteri – avrebbe preannunciato una modifica sostanziale del provvedimento in esame. Nel sottolineare la presenza del Sottosegretario Molteni al quale, da posizioni politiche completamente diverse, riconosce la capacità di interagire con le diverse forze parlamentari, considera incomprensibile l'atteggiamento del Governo e della maggioranza, chiedendosi che senso abbia allora svolgere audizioni e intervenire in discussione generale se il testo sarà modificato radicalmente. Chiede pertanto al Sottosegretario Molteni di chiarire quale sia la reale intenzione del Governo, evidenziando il rischio che si apra una nuova ferita nei rapporti parlamentari in assenza della necessaria trasparenza e chiarezza delle posizioni. Pag. 16
  Quanto al merito del provvedimento, rileva come le audizioni, per quanto manchevoli e pur nella complessità delle posizioni rappresentate, abbiano espresso un'opinione sostanzialmente definitiva, evidenziando come il provvedimento in esame sia pasticciato, confuso e non risolva i problemi, come peraltro dimostrato dalla cronaca di questi giorni al largo dell'isola di Lampedusa. Nell'evidenziare come tale giudizio sia stato espresso pressocchè da tutti i soggetti auditi e auspicando un unico emendamento totalmente soppressivo dell'intero provvedimento, segnala come l'audizione più rilevante sia stata quella del rappresentante dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), svoltasi nella giornata di giovedì scorso, sia pure in un orario che non ha consentito una grande partecipazione da parte dei colleghi, anche in virtù della concomitante presenza a Roma del Presidente russo Putin. Nell'invitare pertanto i colleghi a consultare la relazione depositata dai rappresentanti dello stesso UNHCR, sottolinea la più prestigiosa organizzazione internazionale in materia, facente parte delle Nazioni Unite, abbia evidenziato che il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia, cui fa retoricamente e debolmente riferimento l'articolo 1 del provvedimento in esame, sia in netta contraddizione con le disposizioni in esso recate. Nel ricordare in particolare che gli obblighi dell'Italia derivano sostanzialmente dal rispetto delle convenzioni SOLAS di Londra 1974 e SAR di Amburgo 1979, nonché della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di Montego Bay 1982, ritiene che su questa base il provvedimento si qualifichi anche come incostituzionale.
  In conclusione manifesta l'auspicio che già in questa sede si possa ottenere una risposta da parte del Sottosegretario Molteni e da parte dei presidenti delle Commissioni I e II seconda sulle considerazioni di carattere metodologico esposte.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, comunica che la deputata Ravetto ha chiesto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sia assicurata anche mediante trasmissione con impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) rileva come le Commissioni abbiano l'opportunità di discutere il disegno di legge di conversione in esame disponendo già di elementi utili a valutare gli effetti delle norme contenute nel decreto-legge. Osserva come, a fronte delle questioni procedurali concernenti l'opportunità o meno di procedere all'audizione di rappresentanti di una specifica ONG, sia passata in secondo piano la valutazione degli effetti concreti del provvedimento in esame, ricordando come nel corso delle audizioni siano state criticate tanto le basi giuridiche del decreto-legge in esame quanto la sua idoneità al conseguimento degli obiettivi che il Governo si prefigge e come tale inidoneità sia stata peraltro confermata dagli avvenimenti verificatisi nei giorni scorsi.
  Rileva, in particolare, come le disposizioni concernenti il passaggio non inoffensivo in acque territoriali non possano comunque trovare applicazione alle navi impegnate in eventi SAR, come lo stato di necessità debba considerarsi insito nella condizione di naufraghi delle persone tratte in salvo e come sussista l'obbligo di assegnare a tali navi un porto sicuro.
  Evidenzia quindi come la questione dell'immigrazione vada affrontata attraverso adeguate iniziative politiche a livello internazionale, a partire dalla riforma del regolamento di Dublino, ma rileva come tali iniziative politiche siano state sostanzialmente abbandonate da parte del Governo.
  Segnala altresì come le norme di cui agli articoli 1 e 2 del decreto-legge siano suscettibili di essere disapplicate in sede giurisdizionale, in quanto in contrasto con gli obblighi internazionali assunti dall'Italia, non valendo ad evitare ciò il mero richiamo ai predetti obblighi in esse contenuto, e come le predette norme si pongano altresì in contrasto con l'articolo 10-ter del testo unico delle leggi sull'immigrazione Pag. 17di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, non modificato dal provvedimento in esame, a norma del quale lo straniero rintracciato a seguito di operazioni di salvataggio in mare è condotto per le esigenze di soccorso e di prima assistenza presso gli appositi punti di crisi anche ai fini dell'effettuazione delle operazioni di identificazione.
  Rileva pertanto come il provvedimento determini una situazione di caos normativo e amministrativo e come venga prevista l'adozione di provvedimenti amministrativi sulla base di ipotesi di reato la valutazione della cui sussistenza spetta esclusivamente all'autorità giudiziaria. Osserva come, paradossalmente, l'unica ipotesi alla quale sembri potersi riferire la normativa in esame sia quella delle imbarcazioni degli scafisti, nei confronti delle quali la predetta normativa sarebbe comunque inapplicabile, dovendosi evidentemente procedere, in un'ipotesi del genere, alla cattura degli scafisti e al salvataggio delle persone trasportate.
  Si riserva di intervenire nel prosieguo dell'esame in modo approfondito sulle restanti disposizioni del decreto – legge, rilevando fin d'ora come esse sembrino essere ispirate da un approccio meramente propagandistico e come destino preoccupazione, in particolare, quelle che considerano un'aggravante di taluni reati l'esercizio di un diritto costituzionale quale quello di manifestazione.
  Ritiene inoltre doveroso denunciare il «salto di qualità» compiuto nel dibattito politico, ricordando di essere stato definito da alcuni colleghi «traditore della Patria» e «venduto allo straniero» ed esprimendo stupore e preoccupazione per il retaggio politico-culturale nel quale affondano tali espressioni. Stigmatizza parimenti le affermazioni rese in Aula dal collega Iezzi, secondo le quali i parlamentari saliti a bordo della nave Sea Watch 3 hanno dato copertura politica al tentativo di uccidere i militari della Guardia di finanza.
  Ritiene dunque che l'intento del provvedimento in esame sia sostanzialmente quello di creare caos e conflitti inter-istituzionali e ricorda come le discriminanti previste per i reati si applichino anche agli illeciti amministrativi e come si corra il rischio di una sovrapposizione, a fronte della stessa fattispecie, di interventi sanzionatori amministrativi e penali.
  Ritiene, infine, doveroso che il rappresentante del Governo renda chiarimenti a proposito delle affermazioni del ministro Salvini secondo le quali nel provvedimento in esame verranno introdotte modifiche sostanziali, in quanto non sarebbe rispettoso chiamare le Commissioni ad esaminare un testo il cui contenuto non è stato ancora definito.

  Giusi BARTOLOZZI (FI), intervenendo a titolo personale, contesta le affermazioni, rese nel corso delle audizioni, secondo le quali non sussisterebbero i requisiti di straordinaria necessità e urgenza per l'emanazione del decreto – legge in esame a fronte del calo degli sbarchi di immigrati clandestini, che dimostrerebbe l'inesistenza di una situazione di emergenza. Rileva, al contrario, come la riduzione degli sbarchi si sia verificata proprio a seguito del precedente «decreto – legge sicurezza», nonostante talune interpretazioni giurisprudenziali volte a limitarne la portata, e come la necessità ed urgenza di adottare un ulteriore decreto – legge in materia derivi proprio dall'esigenza di porre limiti alla discrezionalità della magistratura.
  Replicando alle osservazioni del deputato Magi, secondo le quali sarebbe già possibile compiere una valutazione degli effetti reali del provvedimento in esame, e in particolare degli articoli 1 e 2, ricorda come l'unico provvedimento giurisdizionale finora adottato sia un'ordinanza del giudice per le indagini preliminari in sede di convalida dell'arresto in flagranza e di decisione sulla richiesta di applicazione di misure cautelari, e dunque un provvedimento interlocutorio, peraltro a suo avviso motivato in modo eccessivamente sintetico, che sarebbe scorretto, da parte delle opposizioni, strumentalizzare a sostegno delle proprie tesi.Pag. 18
  Raccogliendo l'invito del deputato Migliore a una discussione seria, auspica che il dibattito prosegua in modo sereno e senza strumentalizzazioni.

  Laura RAVETTO (FI), intervenendo a titolo personale, dissente dalle posizioni espresse dal deputato Sisto, sia per quanto concerne la legittimità costituzionale del decreto-legge sia per quanto riguarda l'opportunità dell'audizione di rappresentanti della Sea Watch, rilevando peraltro come l'orientamento del gruppo di Forza Italia dovrà essere oggetto di discussione in seno agli organi del gruppo stesso.
  Si associa alle considerazioni della deputata Bartolozzi per quanto concerne la sussistenza dei requisiti di necessità e urgenza del decreto – legge, mentre, per quanto concerne l'opportunità dell'audizione di un'organizzazione coinvolta in un procedimento giudiziario, richiama la propria esperienza di Presidente del Comitato di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, rilevando come in tale sede si sia sempre avuto cura di evitare di procedere all'audizione nel caso di procedimenti penali in corso. Con riferimento alle affermazioni del deputato Magi, rileva come i provvedimenti giudiziari finora adottati rivestano carattere interlocutorio e come l'allontanamento dall'Italia di Carola Rackete sia stato negato per esigenze di giustizia. Ricorda, inoltre, come a carico di esponenti dell'organizzazione Sea Wacht permangano contestazioni di carattere penale e come sia stato disposto il sequestro della nave dell'organizzazione stessa. Reputa, dunque, corretta la decisione di non procedere all'audizione.
  Passando al merito, dubita che le disposizioni contenute negli articoli 1 e 2 del decreto-legge si riferiscano a operazioni SAR, in quanto queste ultime dovrebbero essere di regola condotte a seguito di accadimenti estemporanei e improvvisi, mentre nei casi considerati dal provvedimento in esame ci si trova di fronte a veri e propri corridoi umanitari non autorizzati, gestiti da privati. Precisa di non essere affatto contraria ai corridoi umanitari, ma rileva come tali corridoi debbano essere necessariamente gestiti dagli Stati e non da organizzazioni private, anche al fine di individuare le persone aventi diritto ad accedere ai corridoi stessi. Rileva, inoltre, come il principio del porto sicuro non possa tradursi nella libertà di scelta del porto da parte delle navi delle ONG, le quali scelgono il porto, trattenendo a bordo i migranti anche per periodi molto lunghi, sulla base di motivazioni essenzialmente politiche.
  Rileva conclusivamente come lo Stato abbia il pieno diritto di controllare i propri confini e come il mancato controllo delle frontiere rischi di compromettere una delle maggiori conquiste del processo di integrazione europea, vale a dire le frontiere aperte e la libertà di circolazione nell'ambito dell'area Schengen.

  Laura BOLDRINI (LeU) osserva preliminarmente come non sia chiaro se il testo all'esame delle Commissioni sia quello definitivo, dal momento che, stando a notizie di stampa, il Governo si appresterebbe ad introdurre modifiche di notevole rilievo, fra cui l'aumento dell'importo massimo della sanzione pecuniaria di cui al comma 1 dell'articolo 2 da 50 mila euro a un milione di euro, importo che giudica del tutto sproporzionato e abnorme.
  Chiede, inoltre, chiarimenti sul blocco navale ipotizzato dal Ministro dell'interno, e, in particolare, se si tratti di un doppio blocco, sia in prossimità della Libia – il che, in assenza di un accordo con le autorità di quel Paese, si configurerebbe, sulla base del diritto internazionale, come un atto di guerra – sia nelle acque territoriali italiane. Osserva come, in considerazione della situazione drammatica dalla quale fuggono i migranti, un eventuale blocco non avrebbe alcuna efficacia, e come un blocco navale volto ad impedire la fuga da situazioni di conflitto si configurerebbe come un crimine contro l'umanità.
  Ricorda quindi come il primo comma dell'articolo 117 della Costituzione preveda che la potestà legislativa si eserciti, fra l'altro, nel rispetto degli obblighi internazionali, e come le Convenzioni SOLAS del Pag. 191o novembre 1974, resa esecutiva dall'Italia con la legge n. 313 del 1980, e SAR del 27 aprile 1979, resa esecutiva in Italia con la legge n. 147 del 1989, e in particolare gli emendamenti introdotti nel 2004, pongano a carico degli Stati obblighi incisivi di cooperazione nelle operazioni di soccorso e prevedano in particolare l'obbligo di fornire al più presto l'indicazione del porto sicuro, e come la Libia non possa evidentemente essere considerata porto sicuro.
  Osserva, inoltre, come l'articolo 1 del decreto-legge faccia riferimento all'articolo 19, comma 2, lettera g), della Convenzione di Montego Bay, omettendo invece ogni riferimento all'articolo 98 della stessa Convenzione, a norma del quale ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batte la sua bandiera, nella misura in cui gli sia possibile adempiere senza mettere a repentaglio la nave, l'equipaggio e i passeggeri, presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in pericolo di vita e proceda quanto più velocemente possibile al soccorso delle persone in pericolo.
  Ritiene, dunque, che le disposizioni contenute nel decreto-legge in esame violino gli obblighi internazionali assunti dall'Italia e siano pertanto costituzionalmente illegittime e che la maggioranza, insistendo per la loro approvazione, si stia assumendo una grave responsabilità, al fine di distogliere l'attenzione del Paese dai reali problemi che lo affliggono, e che non sono certo costituiti dall'immigrazione, le cui dimensioni non sono tali da costituire un'emergenza, bensì, ad esempio, dall'emigrazione, che ha raggiunto livelli che non si registravano dagli anni Cinquanta.
  Ribadisce di ritenere che le misure contenute nel provvedimento in esame siano disumane e che la loro approvazione costituirà una brutta pagina della storia del Parlamento.

  Franco VAZIO (PD), evidenzia come nel corso delle audizioni svolte sul provvedimento in esame siano emersi chiaramente profili di illegittimità del decreto-legge dei quali la maggioranza non sembra voglia tenere conto. Rammenta, infatti, che insigni giuristi hanno rilevato come il provvedimento sia oggettivamente in contrasto con le convenzioni internazionali e con le norme di diritto internazionale sulla materia e ritiene che non sia possibile non tenere conto del fatto che le norme internazionali sono di rango superiore a quelle del decreto stesso.
  Sottolinea come, a suo avviso, lo scopo del provvedimento sia quello di superare il trattato di Dublino, ma osserva come ciò non possa avvenire attraverso l'emanazione di norme schizofreniche in conflitto con le disposizioni di diritto internazionale e con le norme costituzionali. Nel richiamare le considerazioni testé svolte dai colleghi intervenuti precedentemente, non condivide l'opinione di chi ritiene che la sicurezza nel mare possa essere considerata tale solo in caso di salvataggio estemporaneo e ritiene incredibile che si possa valutare l'opportunità di salvare la vita di bambini piuttosto che quella di adulti, graduando il diritto ad essere salvati in ragione dell'età. A suo avviso, in tale maniera, rasentando la follia, si capovolgono non solo le norme di diritto, ma soprattutto le regole della comunità, che vanno oltre le norme di diritto stesse.
  Con riferimento, inoltre, a quanto espresso dalla deputata Bartolozzi relativamente all'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari di Agrigento, osserva come la collega, a suo avviso imprudentemente, abbia affermato che la predetta ordinanza si concentra su fatti non pertinenti alla questione in esame. A suo avviso, invece, tale ordinanza afferma un principio devastante per il decreto-legge stesso, in quanto scrimina il comportamento della comandante della nave Sea Watch 3 in ragione dell'articolo 51 del codice penale, il quale esclude la punibilità in caso di adempimento di un dovere in ragione di un principio di diritto internazionale.
  Manifesta pertanto il proprio stupore sul fatto che non ci si sia soffermati attentamente su tale passaggio dell'ordinanza che evidenzia come la comandante Pag. 20Carola Rackete abbia agito osservando un precetto normativo diritto internazionale.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare e ricorda che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato alle ore 15 di oggi.
  Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.05.