CAMERA DEI DEPUTATI
Lunedì 13 maggio 2019
187.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (V e VI)
COMUNICATO
Pag. 13

SEDE REFERENTE

  Lunedì 13 maggio 2019. — Presidenza della presidente della VI Commissione, Carla RUOCCO. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Massimo Bitonci.

  La seduta comincia alle 14.05.

DL 34/2019: Misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi.
C. 1807 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta dell'8 maggio 2019.

  Carla RUOCCO, presidente, ricorda che, nella seduta dell'8 maggio scorso, le Commissioni hanno avviato l'esame del provvedimento, con l'illustrazione dei contenuti dello stesso da parte dei relatori.

  Luigi MARATTIN (PD), riservandosi di esprimere una valutazione complessiva del provvedimento nel corso dell'esame dello stesso, sottolinea con soddisfazione come nel decreto-legge siano contenute alcune misure di politica economica che vanno nella direzione di quelle adottate dai precedenti Governi nella scorsa legislatura, quali quelle relative al superamento e revisione della mini-IRES e alla reintroduzione del superammortamento, e considera questa decisione un riconoscimento ex post della validità delle scelte effettuate dal precedente Governo. Si stupisce quindi del fatto che il giudizio sulla politica del precedente Governo sia cambiato improvvisamente e non comprende come mai questo cambiamento non sia avvenuto già nello scorso autunno, quando il gruppo del Partito Democratico aveva presentato emendamenti al disegno di legge di bilancio volti a introdurre alcune delle misure che ora compongono il presente provvedimento.
  Ciò premesso, pone quindi alcuni quesiti specifici al rappresentante del Governo.
  Innanzitutto si riferisce all'articolo 23, che reca modifiche della normativa in tema di cartolarizzazioni. Giudicando sicuramente condivisibile la ratio dell'intervento, finalizzato a velocizzare il mercato dei crediti deteriorati presenti nel bilancio di banche e intermediari finanziari, ricorda come nella scorsa legislatura fossero già state introdotte misure in questa direzione Pag. 14e ritiene opportuno l'ulteriore impulso alla cartolarizzazione dato dalle misure del decreto-legge. Si dichiara però colpito dalla previsione di agevolazioni fiscali per le operazioni poste in essere dalle società veicolo ed aventi ad oggetto beni immobili. Si tratta infatti di un'agevolazione al settore bancario che appare in netto contrasto con quanto enunciato in passato dai partiti dell'attuale maggioranza, i quali accusavano il Partito Democratico di riconoscere un trattamento di favore alle banche.
  Con riferimento all'articolo 38, relativo alla gestione commissariale del comune di Roma, segnala che la norma inizialmente sottoposta al Consiglio dei ministri non era diretta a concedere agevolazioni al comune con oneri a carico del bilancio statale, a differenza di quanto avvenne invece nel 2008 ad opera del Governo di centro-destra di cui faceva parte anche l'attuale Lega, all'epoca denominata Lega Nord-Padania. Sottolinea come la norma poi approvata dal Consiglio dei ministri non sia una norma di favore ma comporti un sostanziale peggioramento della situazione economica del comune di Roma e rechi previsioni contrarie alla disciplina di bilancio degli enti locali, giacché pone a carico del comune medesimo i buoni ordinari comunali (BOC) che sono titoli di tipo bullett, ossia con capitale da restituire in un'unica soluzione alla scadenza del prestito. Paventa inoltre che l'intervento previsto per il comune di Roma possa rappresentare il pretesto per l'adozione di misure di favore nei confronti di altri comuni, con conseguenti effetti pregiudizievoli sulla finanza pubblica.
  Passa poi ad esaminare l'articolo 36, relativo al Fondo indennizzo risparmiatori. Al riguardo osserva che tale norma costituisce un cambio di rotta rispetto a quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2019, secondo la quale il rimborso – a differenza di quanto era stato più volte affermato dalla maggioranza nel corso dell'esame della predetta legge – era concesso solo a chi avesse visto riconosciuto il proprio diritto da un apposito arbitro. Con la nuova disciplina sono invece previsti indennizzi automatici per i soggetti che percepiscono un reddito annuo non superiore a 35.000 euro e che posseggono un patrimonio mobiliare inferiore a 100.000 euro, mentre per coloro che superano detti limiti si prevede una forma semplificata di arbitrato.
  Fatta questa premessa pone quindi alcuni quesiti al rappresentante del Governo. Chiede innanzitutto se l'importo massimo dell'indennizzo spettante ai soggetti i quali, in esito a una procedura di arbitrato semplificato, vengono riconosciuti vittime di truffa, sia pari al 30 o al 100 per cento del costo di acquisto dei titoli.
  Desidera quindi sapere se sia ancora possibile adire l'Arbitro per le controversie finanziarie previsto dalla disciplina previgente e quale sia la percentuale massima di indennizzo spettante in tal caso. Inoltre chiede se sia mai stato concesso, nella vigenza del precedente regime, un indennizzo pari al 100 per cento del costo di acquisto dei titoli.
  Segnala al riguardo un paradosso costituito dal fatto che i soggetti che superano i richiamati limiti di reddito e di patrimonio mobiliare, che avevano avanzato istanza di indennizzo e che, sulla base della previgente disciplina, avrebbero potuto ottenere sino al 100 per cento del costo di acquisto dei titoli, ora con l'attuale regime potrebbero avere diritto a non più del 30 per cento di detto costo. Si potrà invece verificare il caso in cui chi non è stato truffato, avendo acquistato le obbligazioni consapevole dei rischi che ne derivavano, possa ottenere un rimborso integrale solo perché non supera i citati limiti di reddito e di patrimonio mobiliare, mentre chi è stato effettivamente truffato e supera i predetti limiti, con la nuova disciplina non possa ottenere più del 30 per cento della perdita subita.
  Infine osserva come non sia chiaro, in relazione all'articolo 39, se sia possibile per ANPAL implementare le piattaforme informatiche per la gestione delle attività connesse all'attuazione del reddito di cittadinanza tramite affidamento diretto, ovvero senza gara. Sottolinea in proposito il Pag. 15rischio di conflitto di interesse, in quanto uno dei principali produttori di software in questo campo è proprio l'attuale presidente di ANPAL.
  Ribadisce quindi come il giudizio sulle singole misure contenute nel provvedimento verrà espresso nel corso dell'esame, anche sulla base delle risposte che verranno fornite dal Governo ai quesiti testé formulati. Ritiene però opportuno esprimere immediatamente una critica in merito alla scelta del titolo del decreto-legge in esame, in quanto sono poche le misure del provvedimento idonee a realizzare un'effettiva crescita, come d'altronde testimoniato dallo stesso Documento di economia e finanza, il quale attribuisce complessivamente al provvedimento in esame e al decreto-legge cosiddetto «sblocca cantieri» effetti pari allo 0,1 per cento del PIL.

  Gian Mario FRAGOMELI (PD) esprime innanzitutto soddisfazione per il ritorno, operato dal provvedimento in esame, al piano Industria 4.0 portato avanti dal precedente Governo.
  Nonostante ciò osserva come l'esame del contenuto dei singoli articoli faccia sorgere dubbi sulle reali intenzioni dell'attuale Governo. Cita in particolare l'articolo 2, relativo alla revisione della mini-IRES, che modifica misure recentemente introdotte dalla legge di bilancio per il 2019, e l'articolo 3, a proposito del quale chiede, anche in considerazione delle modifiche introdotte dal presente provvedimento, se non sia il caso di unificare l'IMU e la TASI, che gravano sulla medesima base imponibile. Con riferimento all'articolo 10, relativo all'introduzione di una modalità alternativa di fruizione dei benefici fiscali in favore dei soggetti che effettuano interventi di efficientamento energetico e contro il rischio sismico, ritiene gravosa la posizione dei fornitori che devono anticipare attraverso uno sconto sul corrispettivo il credito di imposta riconosciuto ai soggetti che effettuano tali interventi. Infine, con riferimento all'articolo 38, esprime una profonda delusione per il fatto che rechi misure solo per il debito del comune di Roma e non anche per altri enti locali. Per evitare equivoci, quindi, suggerisce quantomeno di cambiare il titolo della predetta rubrica.
  Preannuncia infine la presentazione di emendamenti in relazione a diverse disposizioni del provvedimento e segnala in particolare l'intenzione di reintrodurre ulteriori misure che erano contemplate nel piano Industria 4.0, predisposto dal precedente Governo.

  Maria Elena BOSCHI (PD) si associa alle considerazioni espresse dai colleghi del Partito Democratico, pur ritenendo di soffermarsi su due disposizioni del decreto-legge.
  Con riferimento all'articolo 25, riguardante le dismissioni immobiliari degli enti territoriali, chiede al Governo se sia stato già adottato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che la legge di bilancio 2019 stabilisce debba emanarsi entro il 30 aprile, con il quale è approvato il piano di cessione di immobili dello Stato e sono disciplinati i criteri e le modalità di dismissione. Poiché inoltre il Governo si è impegnato ad attuare un programma di dismissioni immobiliari volto a conseguire introiti per un importo pari a 950 milioni di euro per l'anno 2019, chiede quanti di questi 950 milioni di euro siano già entrati nelle casse dello Stato.
  Riguardo invece all'articolo 46, che modifica il decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, recante disposizioni urgenti per l'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale in crisi e per lo sviluppo dell'area di Taranto, vorrebbe conoscere le ragioni – che non emergono dalla relazione illustrativa del Governo – che hanno condotto alla proroga al 6 settembre 2019 dell'esonero da responsabilità penali o amministrative dei dirigenti dell'ILVA con riferimento alle condotte poste in essere in attuazione del Piano Ambientale. Tale disposizione contrasta infatti con la propaganda elettorale posta in essere in queste settimane dal Vicepresidente del Consiglio Di Maio, che invece ha sempre sostenuto che la disposizione in esame è volta ad Pag. 16escludere che i citati dirigenti siano esonerati dalla responsabilità penale e amministrativa.

  Il sottosegretario Massimo BITONCI si riserva di rispondere nella seduta di domani alle domande poste nei precedenti interventi. Tuttavia ritiene di poter rispondere al quesito posto dal deputato Marattin sul Fondo di indennizzo dei risparmiatori (FIR), dichiarando di aver seguito in prima persona tale questione.
  Ricorda al riguardo che la misura dell'indennizzo per gli azionisti è commisurata al 30 per cento del costo di acquisto, entro il limite massimo complessivo di 100.000 euro per ciascun risparmiatore.
  Per ciò che riguarda le domande di ristoro presentate all'Arbitro per le controversie finanziarie (Acf) istituito presso la Consob, è ancora possibile presentarle. Tuttavia fa presente che, non essendo stati stanziati ulteriori fondi, la pronuncia dell'Acf avrà effetti soltanto in sede civile, ma non ai fini del ristoro, cui i risparmiatori potranno accedere presentando domanda al Fondo di indennizzo dei risparmiatori, per il quale il Governo ha stanziato 1,5 miliardi di euro. Rammenta che hanno diritto all'erogazione da parte del FIR di un indennizzo forfettario i risparmiatori il cui patrimonio mobiliare è di valore inferiore a 100.000 euro e il cui ammontare del reddito complessivo dell'imposta sul reddito delle persone fisiche è stato inferiore a 35.000 euro nell'anno 2018.

  Luigi MARATTIN (PD) chiede conferma che quindi sia ancora possibile adire l'Acf e chiede di sapere se i risparmiatori che lo hanno fatto in passato e per i quali sia stato riconosciuto il misselling, abbiano ottenuto un indennizzo pari al 100 per cento.

  Il sottosegretario Massimo BITONCI si riserva di verificare se sia mai stato concesso nel precedente regime un indennizzo pari al 100 per cento. Ribadisce che è sempre possibile adire l'Acf, ma che, non avendo quest'ultimo disponibilità di risorse, per ottenere il ristoro i risparmiatori dovranno presentare domanda al Fondo di indennizzo appositamente istituito.

  Maria Elena BOSCHI (PD) evidenzia che se l'Acf non ha la possibilità di rimborsare i risparmiatori, allora non ha alcun senso che la sua attività abbia seguito.

  Il sottosegretario Massimo BITONCI sottolinea che la scelta del Governo è stata quella di finanziare il Fondo di indennizzo dei risparmiatori con 1,5 miliardi di euro, 15 volte di più rispetto al Governo precedente.

  Luigi MARATTIN (PD) esprime perplessità sui criteri stabiliti dal Governo per ottenere il rimborso; non è detto infatti che un risparmiatore che ha un reddito complessivo ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche inferiore a 35.000 euro sia necessariamente stato truffato.

  Carla RUOCCO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già prevista per la giornata di domani.

  La seduta termina alle 14.50.