CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 6 luglio 2017
850.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
Pag. 8

SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 6 luglio 2017. — Presidenza del presidente Andrea MAZZIOTTI DI CELSO. — Interviene la sottosegretaria di Stato per i rapporti con il Parlamento, Sesa Amici.

  La seduta comincia alle 13.40.

Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista.
Nuovo testo C. 3343 Fiano.

(Parere alla II Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 5 luglio 2017.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO, presidente, ricorda che nella giornata di ieri il relatore ha presentato una proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato 1). Comunica che è stata presentata una proposta alternativa di parere da parte del gruppo del Movimento 5 Stelle, a prima firma della deputata Dieni (vedi allegato 2).

  Enzo LATTUCA (PD), relatore, raccomanda l'approvazione della sua proposta Pag. 9di parere, richiamando le considerazioni già svolte nella precedente seduta.

  Andrea CECCONI (M5S) giudica superfluo introdurre nel codice penale una fattispecie autonoma che sanzioni il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista, atteso che la disciplina vigente appare già idonea a sanzionare tale tipologia di reato. Fa notare che se l'intenzione fosse quella di perseguire talune condotte individuali, che, peraltro, a suo avviso, non appaiono di particolare pericolosità sociale e riguardano una parte molto circoscritta della società, si sarebbe potuto intervenire sulla disciplina in vigore, magari inasprendola. Preannuncia, dunque, il voto contrario sulla proposta di parere del relatore, raccomandando l'approvazione della proposta di parere alternativo presentata dal suo gruppo.

  Massimo PARISI (SC-ALA CLP-MAIE) manifesta un certo imbarazzo nell'esprimere un'opinione sul provvedimento in esame, facendo presente che, nonostante la sua profonda avversione nei confronti di tutti i regimi totalitari, non può che esprimere un giudizio negativo sul testo in esame, a fronte delle pesanti ripercussioni che esso rischia di produrre sul versante della libertà di pensiero. Manifestando, dunque, la sua contrarietà in generale rispetto all'introduzione dei reati di opinione, preannuncia il suo voto contrario alla proposta di parere del relatore e il suo voto favorevole alla proposta di parere alternativo presentata dal gruppo del M5S. Fatto presente, infatti, che la fattispecie di reato introdotta dal provvedimento in esame appare superflua, a fronte di una disciplina vigente già adeguata a reprimere tali tipo di condotte, ritiene che il testo in questione rischi piuttosto di complicare il quadro normativo, rendendo difficoltoso l'esercizio del poter discrezionale del giudice, con il pericolo di far rientrare nell'ambito di applicazione della norma penale condotte che non hanno alcuna valenza propagandistica, come possono essere quelle poste in essere da semplici appassionati di storia o di collezionismo.

  Emanuele FIANO (PD) osserva che lo scopo del provvedimento in esame è quello di punire penalmente condotte di propaganda del regime fascista e nazifascista, non sussistendo alcuna volontà di far rientrare nell'ambito di applicazione della norma penale comportamenti non collegabili a tale finalità propagandistica. Evidenzia che nell'ordinamento vigente già sussistono norme che stabiliscono, in taluni casi, limiti alla libertà di espressione del proprio pensiero, come previsto in alcuni articoli della n. 645 del 1952 (cosiddetta legge Scelba). Con la proposta in esame si mira a prevedere una autonoma fattispecie di reato, avendo cura di inserirla all'interno del codice penale. Fa notare che ciascuna norma di legge presenta un certo margine di indeterminatezza che rimette alla discrezionalità del giudice il compito di applicarla al caso concreto, come è dimostrato dagli orientamenti della giurisprudenza in tale delicata materia, che in taluni casi, si sono rivelati discordanti. Ritiene tuttavia giusto perseguire taluni comportamenti anche individuali che, considerato anche il particolare contesto in cui vengono posti in essere, non possono non essere considerati di propaganda. Auspica in ogni caso che il confronto tra i gruppi su tale delicato tema possa continuare anche nel prosieguo dell’iter, in vista del miglioramento del testo.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO, presidente, osservato che il testo in esame mira a codificare principi già presenti nell'ordinamento, tenendo conto peraltro della giurisprudenza che si è consolidata in materia, fa notare che la proposta di parere del relatore, in considerazione delle competenze proprie della I Commissione, si limita a sottolineare l'esigenza di formulare meglio il testo in modo da ricondurre più facilmente talune condotte ivi contemplate alla finalità propagandistica.

  Emanuele FIANO (PD) si chiede se, in vista dell'esame in Assemblea del provvedimento, non si possa riflettere circa una modifica del testo che, ad esempio, sopprimendo il riferimento alle immagini, Pag. 10aiuti nell'interpretazione della norma, scongiurando il pericolo di interpretazioni eccessive che arrivino, ad esempio, a sanzionare semplici collezionisti o appassionati di storia.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO, presidente, avverte che porrà in votazione per prima la proposta di parere del relatore. In caso di sua approvazione, la proposta alternativa di parere a prima firma Dieni sarà preclusa e non verrà, quindi, posta in votazione.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore (vedi allegato 1), risultando conseguentemente preclusa la proposta alternativa a prima firma Dieni.

  La seduta termina alle 14.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 6 luglio 2017. — Presidenza del presidente Andrea MAZZIOTTI DI CELSO. — Interviene la sottosegretaria di Stato per i rapporti con il Parlamento, Sesa Amici.

  La seduta comincia alle 14.

Riconoscimento dell'inno di Mameli «Fratelli d'Italia» quale inno ufficiale della Repubblica.
C. 3951 D'Ottavio e C. 1793 Nastri.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 27 giugno 2017.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO, presidente, essendone stata fatta richiesta da parte di alcuni deputati, propone che l'esame degli emendamenti presentati sia rinviato alla prossima settimana.

  La Commissione concorda.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Modifiche al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
C. 184 Pisicchio, C. 230 Peluffo, C. 666 Oliverio, C. 742 Francesco Sanna, C. 1029 Rigoni, C. 1200 Caon, C. 2289 Laffranco, C. 4002 Parisi e C. 4188 Menorello.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 29 giugno 2017.

  Andrea CECCONI (M5S) esprime perplessità su talune modifiche proposte al sistema elettorale comunale, laddove si contempla, ad esempio, un abbassamento dal 50 per cento più uno al 40 per cento più uno della soglia dei voti validi per l'elezione del sindaco al primo turno, senza procedere al ballottaggio. In proposito, fa notare che, in assenza di correttivi adeguati, che il suo gruppo individua nel divieto di voto disgiunto o nel divieto per gli schieramenti di presentarsi in coalizione, il meccanismo proposto rischia di produrre una distorsione nella rappresentanza. Osserva, infatti, che, a fronte della progressiva riduzione dell'affluenza alle urne, con l'abbassamento di tale soglia percentuale si rischia che l'elezione del sindaco sia decisa da una minoranza dei cittadini. Evidenzia, dunque, l'esigenza di apportare modifiche al testo in esame, in assenza delle quali l'orientamento del suo gruppo sarebbe contrario.

  Massimo PARISI (SC-ALA CLP-MAIE), relatore, osservato che la diminuzione nell'affluenza alle elezioni amministrative sembra riguardare soprattutto il secondo turno, fa notare che lo scopo della sua proposta di legge C. 4002 è proprio quello di garantire una corrispondenza tra l'espressione del voto da parte della maggioranza dei cittadini e gli esiti di tale votazione, scongiurando l'ipotesi che, al ballottaggio, venga poi eletto un candidato che, considerato anche l'andamento del primo turno, abbia preso meno voti del Pag. 11suo rivale. Nel dichiararsi disponibile ad accogliere suggerimenti dei gruppi che siano volti a mitigare talune distorsioni producibili nell'espressione del voto, fa notare che la sua proposta già intende perseguire tale finalità, ad esempio intervenendo sulla materia delle sottoscrizioni per la presentazione delle liste elettorali nei comuni o incidendo sul ballottaggio quando esso rischia di rivelarsi inutile e controproducente. Evidenzia, infatti, che l'andamento delle elezioni amministrative, al secondo turno, presenta spesso caratteristiche dubbie, che si prestano a pratiche discutibili e poco chiare, originando peraltro in alcuni casi risultati elettorali che contrastano con la governabilità, come nel caso della cosiddetta «anatra zoppa».

  Giuseppe D'AMBROSIO (M5S) fa notare che le problematiche connesse al crollo dell'affluenza nelle elezioni amministrative sembra riguardare soprattutto il primo turno, laddove si registra la presentazione di un numero di liste e di candidati enorme, con il rischio poi di determinare un rovesciamento dei risultati nel secondo turno, laddove viene meno l'esigenza di sostenere il proprio candidato. Associandosi alle considerazioni svolte dal deputato Cecconi, evidenzia quindi che il suo gruppo propone di introdurre dei correttivi adeguati nell'ambito del primo turno, osservando, quindi, che un testo così modificato incontrerebbe il consenso del suo gruppo.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.10.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Giovedì 6 luglio 2017 — Presidenza del presidente Andrea MAZZIOTTI DI CELSO – Interviene la sottosegretaria di Stato per i rapporti con il Parlamento, Sesa Amici.

  La seduta comincia alle 14.10.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Relazione 2016 sull'applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell'UE
COM(2017)239

(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio)

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO, presidente e relatore, osserva che la Commissione avvia oggi l'esame della Relazione 2016 sull'applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (COM(2017)239).
  Si tratta di un'importante ulteriore occasione per discutere su un tema, quello della salvaguardia dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto nell'ambito dell'Unione europea, su cui la Commissione già si è esercitata più volte e che giustamente ha acquisito un ruolo centrale nel dibattito pubblico in numerosi Paesi membri.
  Da tempo, infatti, è stata segnalata la contraddittorietà del comportamento dell'Unione europea che, per un verso, non manca di denunciare e sanzionare le violazioni dello Stato di diritto nei Paesi terzi con i quali intrattiene rapporti politici e commerciali e, per altro verso, non si è ancora dotata di procedure e strumenti adeguati a garantire l'effettivo rispetto dei diritti fondamenti e delle regole dello Stato di diritto al suo interno. Tant’è che in diverse occasioni, pur in presenza di palesi violazioni dello Stato di diritto da parte di alcuni Stati membri, le istituzioni dell'Unione europea hanno tardato ad intervenire o hanno manifestato una eccessiva timidezza.
  Soltanto recentemente, a titolo di esempio, si è deciso di avviare una procedura formale nei confronti della Polonia che pure si è resa responsabile di clamorosi comportamenti lesivi delle libertà fondamentali.
  Si è quindi determinata una situazione paradossale, da molte parti denunciata, Pag. 12per cui l'Europa, che giustamente rivendica la sua primazia a livello internazionale per quanto concerne l'ampiezza e la profondità delle garanzie riconosciute sul piano normativo, non riesce a dimostrarsi pienamente coerente con il complesso di norme che si è andato costruendo nel tempo e che è costituito dalle tradizioni costituzionali degli Stati membri, dai Trattati istitutivi, dalla giurisprudenza della Corte di giustizia europea, dalla legislazione adottata nel tempo con riferimento allo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia e dalla Carta dei diritti fondamentali. La quale Carta ha lo stesso valore giuridico dei Trattati ed è giuridicamente vincolante per le istituzioni dell'UE, oltre che per tutti gli Stati membri, quando attuino la legislazione europea.
  Si è così avviato un approfondito dibattito sul piano dottrinario ma anche sul terreno politico per individuare quali innovazioni possono essere apportate allo scopo di assicurare un più puntuale ed efficace monitoraggio dello Stato di attuazione dell'ordinamento europeo in materia di Stato di diritto e diritti fondamentali e, contemporaneamente, di prevenire e sanzionare eventuali violazioni.
  In questo quadro si inserisce la procedura avviata con la presentazione della Relazione all'ordine del giorno fondata su una strategia per l'attuazione effettiva della Carta dei diritti fondamentali predisposta dalla stessa Commissione europea nel 2010.
  La strategia prevede, appunto, che la Commissione debba presentare una Relazione annuale sulla applicazione della Carta con un triplice obiettivo: analizzare i progressi compiuti in materia e individuare quello che ancora è da fare con particolare riguardo all'elaborazione delle politiche e delle iniziative legislative europee; garantire l'applicazione effettiva della Carta sul piano pratico; promuovere uno scambio di opinioni su questi delicati profili con il Parlamento europeo e il Consiglio su base annua. Si tratta, quindi, di un documento molto importante che non risponde meramente a finalità ricognitorie ma che dovrebbe anche preludere a un confronto politico che punti a individuare le linee di intervento future.
  Occorre tuttavia rilevare, a questo proposito, che la stessa Commissione europea che pure diligentemente ha redatto la Relazione all'esame, negli ultimi anni non sempre ha mostrato una piena coerenza e chiarezza di intenti su un tema tanto delicato qual è quello che viene affrontato nella Relazione.
  Per un verso, infatti, la Commissione ha promosso un nuovo quadro giuridico per lo Stato di diritto che si fonda su una procedura rafforzata di dialogo con lo Stato membro che si ritiene abbia violato i principi dello Stato di diritto stesso. L'iniziativa adottata nel 2014 dalla Commissione ha suscitato perplessità nell'ambito del Consiglio il cui servizio giuridico ha contestato la legittimità delle nuove prerogative che la Commissione avrebbe rivendicato a sé. In realtà, a ben vedere, non si tratta di nuove competenze poiché l'iniziativa della Commissione europea sembrava rispondere a esigenze di tipo endoprocedimentali, nel quadro delle competenze che già i Trattati assegnano alla Commissione in questa materia. D'altra parte, anche il Consiglio non ha saputo dimostrare una sufficiente attenzione al tema posto che l'iniziativa di promuovere dialoghi annuali all'interno del Consiglio affari generali sulla verifica dell'attuazione delle regole in materia di Stato di diritto e diritti fondamentali si è rivelata sostanzialmente un'occasione sprecata perché dalla discussione svoltasi negli ultimi due anni non è emerso nulla di interessante.
  Infine, occorre segnalare che la Commissione europea non ha sin qui dato seguito alla sollecitazione avanzata dal Parlamento europeo il quale con una risoluzione dell'ottobre dello scorso anno ha prospettato la stipula di un Patto interistituzionale che coinvolga Consiglio, Commissione e Parlamento europeo ma anche i Parlamenti degli Stati membri sui temi della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali.
  In particolare, la Commissione veniva invitata a presentare una proposta puntuale Pag. 13per tradurre concretamente l'ipotesi del patto interistituzionale. È auspicabile che la Commissione provveda in tal senso entro il termine ultimo che era stato indicato nel settembre 2017.
  Quest'ultima iniziativa, esaminata e oggetto di valutazione positiva da parte della Commissione affari costituzionali della Camera, rappresenta il punto più avanzato della discussione in corso da tempo su questi argomenti soprattutto perché prefigura una specifica e dettagliata procedura che responsabilizza tutte le istituzioni europee ma valorizza anche il contributo che può essere fornito dai Parlamenti nazionali.
  La nostra Commissione, esaminando questa iniziativa, aveva sottolineato una duplice esigenza: in primo luogo, quella che la Commissione europea utilizzi senza remore gli strumenti già a sua disposizione a normativa vigente, in particolare le procedure di infrazione e, in secondo luogo, che si valuti la possibilità di introdurre clausole di condizionalità che subordinano l'accesso alle risorse del bilancio UE al rispetto dei valori dello Stato di diritto e della salvaguardia dei diritti fondamentali.
  Come ricordato in precedenza, soltanto recentemente la Commissione europea sembra aver dimostrato più coraggio attivando procedure di infrazione nei confronti della Polonia e nei confronti di altri Paesi che sino ad oggi si sono dimostrati indisponibili a collaborare ai programmi di relocation dei rifugiati in eccesso accolti in Italia e in Grecia.
  Peraltro, la stessa Commissione europea nella Relazione in esame riconosce con molta onestà che nel 2016 i diritti fondamentali e, più in generale, i valori su cui si fonda l'Unione europea sono stati messi a dura prova proprio in relazione alle vicende legate all'eccessivo afflusso di rifugiati, ma anche in conseguenza dei gravi squilibri economici e dei divari dei tassi di sviluppo che si sono accentuati negli ultimi anni per la crisi economico-finanziaria più lunga e drammatica del secondo dopoguerra, oltre che in conseguenza della recrudescenza dei fenomeni terroristici. In questo contesto, afferma la Commissione europea, le spinte populistiche e l'intolleranza hanno trovato terreno fertile per propagarsi per cui diventa oltre modo necessario fronteggiare queste spinte attraverso una coerente azione che faccia leva su alcune importanti iniziative assunte o da assumere nel prossimo futuro.
  La Commissione europea a questo riguardo cita in particolare i seguenti casi: a) il Pilastro europeo dei diritti sociali che, come evidenziato nelle pronunce della Camera dei deputati, potrà rilevarsi utile a condizione che non si limiti a mere affermazioni generiche ma abbia valore giuridico pari alle regole vigenti in materia di finanza pubblica; b) le iniziative per garantire condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose, contrastando lo sfruttamento e il lavoro sommerso; c) le iniziative che rafforzano le garanzie a tutela dei minori e i progressi realizzati per quanto concerne la cooperazione giudiziaria e il progressivo superamento della regola dell’exequatur per favorire la più rapida fruizione della tutela dei diritti in sede giurisdizionale; d) l'affermazione a livello europeo del principio dell'equo processo; e) le diverse misure adottate per quanto concerne la materia estremamente delicata della protezione dei dati personali, sia in relazione alle vicende clamorose dello spionaggio di massa da parte di alcuni organismi statunitense ai danni di cittadini europei sia in relazione ai pregiudizi che in particolare i soggetti più vulnerabili possono subire nell'accesso e nell'utilizzo della rete; f) le iniziative adottate per la riforma del sistema di asilo in modo da armonizzare procedure e criteri per il riconoscimento dello status di rifugiati e di tradurre sul piano concreto il principio della solidarietà tra i diversi Stati membri enunciato dai Trattati ma che fino ad ora è stato palesemente disapplicato; g) le misure volte a rafforzare la lotta contro il terrorismo, la xenofobia e altre forme in intolleranza anche con il coinvolgimento dei maggiori operatori internet per il contrasto all'illecito incitamento all'odio online.
  Si tratta, come si può vedere da questa rapida rassegna, di un complesso di politiche Pag. 14che stanno spostando progressivamente in avanti gli standard qualitativi in materia di salvaguardia dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali. Purtroppo, tuttavia, come già rilevato in precedenza, ai progressi che l'Unione europea sta realizzando sul terreno normativo non sempre corrispondono analoghi progressi sul piano pratico per cui l'azione dei Paesi come l'Italia, che si sono costantemente distinti per l'impegno profuso a questo proposito non soltanto durante il Semestre di Presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea, dovrà proseguire con la stessa convinzione e tenacia per evitare che all'interno dell'Unione europea prevalgano gli orientamenti di partner più refrattari e meno disponibili in questa materia.
  Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.15

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Giovedì 6 luglio 2017.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.15 alle 14.30.

Pag. 15