CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 16 marzo 2017
785.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
Pag. 204

SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 16 marzo 2017. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.

  La seduta comincia alle 18.45.

Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali. Modifiche alla disciplina in materia di astensione e ricusazione dei giudici.
Nuovo testo C. 2188, approvata dal Senato, e abb.

(Parere alle Commissioni riunite I e II).
(Esame e conclusione – Parere favorevole con osservazione).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Cesare DAMIANO, presidente, fa presente che l'espressione del parere alle Commissioni riunite I e II avrà luogo nella seduta odierna, essendo il provvedimento iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire dalla giornata di lunedì 20 marzo 2017.
  Dà, quindi, la parola alla relatrice per l'illustrazione del provvedimento e della sua proposta di parere.

  Anna GIACOBBE (PD), relatrice, osserva che la proposta di legge in esame reca una nuova disciplina di carattere generale per l'ineleggibilità e l'incompatibilità dei magistrati e il loro ricollocamento in ruolo dopo lo svolgimento del mandato elettorale ovvero in caso di mancata Pag. 205elezione. Tale disciplina si applica per le elezioni delle Camere, del Parlamento europeo, delle Regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, delle città metropolitane e dei comuni. La nuova normativa si applica a tutti i magistrati, ordinari, amministrativi, contabili e militari e riguarda anche i magistrati collocati fuori ruolo. L'articolo 10 reca, inoltre, una specifica disciplina per i magistrati onorari.
  La proposta incide essenzialmente su profili attinenti allo stato giuridico dei magistrati, riconducibili alla competenza della II Commissione, mentre sono più direttamente riferibili alle competenze della XI Commissione le disposizioni che presentano riflessi sul trattamento previdenziale dei magistrati stessi.
  In particolare, l'articolo 1 reca disposizioni in materia di candidabilità e di assunzione di incarichi di governo negli enti territoriali da parte dei magistrati, prevedendo che i magistrati non possano essere candidati alle elezioni europee, politiche, regionali ed amministrative e non possano assumere incarichi di governo negli enti locali se nei cinque anni precedenti l'accettazione della candidatura o l'assunzione dell'incarico di governo hanno prestato servizio nel territorio di riferimento. Il comma 2 prevede che non siano in ogni caso candidabili i magistrati che, all'atto dell'accettazione della candidatura, non siano in aspettativa da almeno sei mesi. In caso di scioglimento anticipato delle Camere o di elezioni suppletive, e nel caso di scioglimento anticipato del consiglio regionale o comunale, non sono candidabili i magistrati che non siano in aspettativa all'atto di accettazione della candidatura
  Fa presente, inoltre, che l'articolo 2 disciplina l'aspettativa dei magistrati in caso di conferimento di incarichi di governo o di assessore negli enti territoriali. Il successivo articolo 4 precisa che l'aspettativa è obbligatoria per l'intero periodo di svolgimento del mandato o dell'incarico di governo e comporta il collocamento fuori ruolo del magistrato. I magistrati in aspettativa conservano il trattamento economico in godimento, senza possibilità di cumulo con l'indennità corrisposta in ragione della carica, restando salva la possibilità di optare per la corresponsione della sola indennità di carica. Per quanto di competenza della XI Commissione, segnala che il periodo trascorso in aspettativa è computato a tutti gli effetti ai fini pensionistici e dell'anzianità di servizio.
  Osserva che gli articoli 5, 6 e 7 recano la disciplina per il ricollocamento in servizio, rispettivamente, dei magistrati candidati e non eletti, dei magistrati eletti al Parlamento europeo o al Senato della Repubblica o alla Camera dei deputati e dei magistrati con incarichi di governo nazionale o locale. In particolare, per i magistrati eletti al Parlamento europeo o al Senato della Repubblica o alla Camera dei deputati e per quelli che abbiano ricoperto incarichi di governo nazionale si prevede la possibilità di optare, tra l'altro, per l'inquadramento nell'Avvocatura dello Stato o in un ruolo autonomo del Ministero della giustizia ovvero per il collocamento a riposo fino al pensionamento, con contribuzione volontaria interamente a loro carico. Tale opzione, che impone il rispetto del limite degli anni di contribuzione per il trattamento pensionistico di anzianità, è possibile solo se alla pensione mancano un massimo di cinque anni di servizio. In caso di inquadramento nell'Avvocatura dello Stato si procederà alla ricostruzione delle carriere, tenuto conto della Tabella B di equiparazione degli avvocati e procuratori dello Stato ai magistrati dell'ordine giudiziario. L'inquadramento nel ruolo autonomo del Ministero della giustizia sarà in particolare finalizzato alla destinazione a mansioni di studio e ricerca e alle candidature presso enti o organismi internazionali, in cui si richieda la presenza di magistrati italiani.
  L'opzione per il collocamento a riposo si applica, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, lettera d), anche ai magistrati in carica alla data di entrata in vigore della presente legge, alla cessazione del mandato di parlamentare europeo, di senatore, di deputato, di presidente della regione, di consigliere regionale, di sindaco e di consigliere Pag. 206metropolitano, di presidente della provincia o di consigliere provinciale, comunale o circoscrizionale o dell'incarico di governo nazionale, regionale o locale, su loro richiesta.
  Passando, quindi, ad illustrare la sua proposta di parere (vedi allegato 1), ritiene che vi sia la necessità di chiarire la portata dell'articolo 6, comma 2, lettera d), e dell'articolo 12, comma 1, lettera d), relativi al collocamento a riposo dei magistrati al termine del mandato, in quanto, anche alla luce dei lavori presso l'altro ramo del Parlamento, parrebbe che l'attuale formulazione della norma non solo sia suscettibile di dar luogo a una disparità di trattamenti tra dipendenti pubblici, ma presenterebbe anche profili di onerosità.

  Marialuisa GNECCHI (PD), associandosi a quanto affermato dalla relatrice, ritiene che la definizione di contribuzione volontaria recata dalla lettera d) del comma 2 dell'articolo 6 non abbia una reale portata normativa, non presentando elementi di novità rispetto alla legislazione vigente, tranne per quanto riguarda il limite introdotto dei cinque anni, che non trova riscontro nell'attuale disciplina della contribuzione volontaria.
  Ricorda, tuttavia, che il Viceministro dell'economia e delle finanze, Morando, in occasione dell'esame al Senato, si è espresso adombrando la potenziale onerosità della misura. Per tale motivo, concorda con la necessità, espressa dalla relatrice, che le Commissioni di merito introducano nel testo i chiarimenti necessari ad evitare l'insorgenza di dubbi interpretativi.

  Cesare DAMIANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, pone in votazione la proposta di parere formulata dalla relatrice.

  La Commissione approva la proposta di parere della relatrice (vedi allegato 1).

  La seduta termina alle 18.55.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 16 marzo 2017. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. — Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luigi Bobba.

  La seduta comincia alle 19.30.

Modifiche alla disciplina del lavoro accessorio.
C. 584 Palmizio, C. 1681 Vitelli, C. 3601 Damiano, C. 3796 Ciprini, C. 4125 D'Agostino, C. 4185 Polverini, C. 4206 Simonetti, C. 4214 Airaudo, C. 4297 Rizzetto, C. 4305 De Maria e C. 4312 Baldassarre.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame delle proposte di legge, rinviato, da ultimo, nella seduta del 14 marzo 2017.

  Cesare DAMIANO, presidente, avverte che nella seduta odierna è previsto l'esame delle proposte emendative riferite al testo unificato adottato come testo base nella seduta del 14 marzo scorso.
   Al riguardo, segnala che sono state presentate centoquaranta due proposte emendative (vedi allegato 2), che possono ritenersi ammissibili ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento. Dà, quindi, la parola ai deputati che intendono intervenire sul complesso degli emendamenti.

  Walter RIZZETTO (FdI-AN), intervenendo sul complesso degli emendamenti, osserva che gli emendamenti presentati non solo dal suo gruppo tendono a correggere le disposizioni del testo unificato adottato dalla Commissione come testo base che non tengono conto delle istanze più volte espresse dalle opposizioni. A tale proposito, stigmatizza il fatto che l'unica concessione che la relatrice sembra avere fatto alle opposizioni è rappresentata dal recepimento delle disposizioni in materia di sanzioni, che esprimono solo la posizione del gruppo del M5S e che non lo trovano d'accordo.
  Inoltre, alla luce delle ultime notizie di stampa, che preannunciano l'imminente adozione da parte del Governo di un Pag. 207decreto-legge che abrogherà l'intera disciplina del lavoro accessorio, recependo il testo che la Commissione si accinge ad approvare, si interroga sull'utilità della seduta odierna. Se tali notizie fossero vere, infatti, il Governo non terrebbe in nessun conto il lavoro sin qui svolto dalla Commissione, né le istanze segnalate in sede di audizione dai rappresentanti delle famiglie e degli agricoltori, che si erano espressi con forza a favore del mantenimento dell'istituto.
  A suo giudizio, il Partito Democratico ha avuto timore delle conseguenze politiche del referendum, che avrebbe permesso, tra l'altro, ai fuoriusciti dal partito di mettere in difficoltà la maggioranza e il Governo. Ricorda che, grazie al clima di leale confronto e collaborazione, la Commissione avrebbe potuto giungere all'elaborazione di un testo equilibrato, anche accogliendo le proposte delle opposizioni, che non avevano alcun intento ostruzionistico, ma che, anzi, prendevano le mosse dalla consapevolezza della necessità di intervenire sulla disciplina del lavoro accessorio per contrastarne l'abuso. A suo giudizio, però, il calcolo della maggioranza e del Governo si rivelerà, alla prova dei fatti, sbagliato, in quanto l'eliminazione dell'istituto del lavoro accessorio scontenterà le famiglie e le imprese, che alle prossime elezioni potrebbero voltare loro le spalle.
  Con la decisione di abolire l'istituto del lavoro accessorio, inoltre, il Governo e la maggioranza si assumono la responsabilità di favorire il lavoro nero, che aumenterà in maniera esponenziale, in contraddizione con il lavoro svolto sin qui dalle istituzioni per contrastare tale fenomeno in diversi settori, come, per esempio, in agricoltura. Tutta la vicenda, a suo avviso, vale a dimostrare che il Governo e la sua maggioranza sono in ostaggio di un sindacato ed è pertanto convinto che la decisione di eliminare uno strumento che si è rivelato, al di là degli indiscutibili abusi, utile a famiglie ed imprese si rivelerà un boomerang al primo banco di prova.

  Roberto SIMONETTI (LNA), intervenendo sul complesso degli emendamenti, osserva che l'intento del suo gruppo era quello di contribuire al lavoro della Commissione, in continuità con una modalità di lavoro che, anche su altri temi, si è sempre dimostrata proficua. Riconosce che l'abuso del ricorso ai voucher è stato il frutto dello stratificarsi disordinato della normativa in materia ma, a suo avviso, sarebbe stato possibile trovare una soluzione che mettesse d'accordo tutte le parti politiche senza rinunciare ad un istituto che ha agevolato imprese e famiglie e ha evitato il ricorso al lavoro nero. Per questo, gli emendamenti presentati dal suo gruppo sono volti a correggere la disciplina vigente per limitare gli abusi, ma non a cancellare del tutto l'istituto. A suo giudizio, la volontà della maggioranza che, pare, porterà all'azzeramento della disciplina, invece, fa sì che la Commissione diventi lo «scendiletto» della CGIL, limitandosi a fare da tappezzeria nella discussione di un tema su cui avrebbe potuto dare un contributo utile al Paese. Tale atteggiamento, giustificabile se assunto dal Governo, non è invece accettabile da parte di rappresentanti di istituzioni politiche, che non dovrebbero, a suo giudizio, essere tenute in scacco da calcoli miopi, che, oltretutto, ne minano la dignità. Per questo, la Commissione dovrebbe votare il testo proposto dalla relatrice, frutto del lavoro del comitato ristretto, e rispondere al populismo con la politica. Questa sua proposta è frutto dell'amarezza che si augura sia condivisa dai colleghi, ai quali fa anche presente che il programmato incontro della Commissione con la CGIL in merito alla proposta di legge Atto Camera n. 4064, riconducibile all'iniziativa del sindacato e di cui si è appena iniziato l'esame, sarebbe l'ulteriore dimostrazione che la politica subisce passivamente l'iniziativa del sindacato.

  Giovanni Carlo Francesco MOTTOLA (SC-ALA CLP-MAIE), intervenendo sul complesso degli emendamenti, esprime il proprio imbarazzo nel partecipare a una seduta al termine della quale la Commissione Pag. 208e il Parlamento risulteranno profondamente minati nella propria credibilità. Ritiene, infatti, che non sia possibile approvare una riforma complessiva del lavoro per poi rimangiarsene i contenuti solo pochi mesi dopo, quando sarebbe stato opportuno procedere a puntuali e mirate modifiche della disciplina vigente, in grado di superare le distorsioni riscontrate nell'utilizzo del lavoro accessorio. Richiama, in proposito, a titolo di esempio, gli evidenti problemi che si porrebbero in caso di abrogazione della disciplina del lavoro accessorio, per ricorrere a prestazioni non continuative e di breve durata nei settori dell'assistenza familiare e dell'agricoltura.
  Ribadisce che si sarebbe potuto e dovuto intervenire con precise modifiche sulla normativa vigente, piuttosto che ammainare bandiera bianca rispetto alle istanze avanzate con il quesito referendario calendarizzato per il prossimo 28 maggio. Esprime, pertanto, il proprio disappunto per l'esito annunciato dell'esame delle proposte emendative, preannunciando sin d'ora la propria contrarietà ad ogni ipotesi di soppressione della disciplina del lavoro accessorio.

  Cesare DAMIANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che si passerà all'espressione dei pareri sulle proposte emendative riferite all'articolo 1.

  Patrizia MAESTRI (PD), relatrice, nel ringraziare i componenti della Commissione per il contributo fornito tanto nell'elaborazione del testo unificato, quanto con la presentazione delle proposte emendative, esprime parere favorevole sull'emendamento Gnecchi 1.30, mentre formula un invito al ritiro di tutte le altre proposte emendative presentate, avvertendo che, altrimenti, il parere deve intendersi contrario.

  Il sottosegretario Luigi BOBBA esprime parere conforme a quello espresso dalla relatrice.

  Cesare DAMIANO, presidente, nel segnalare che si passerà alla votazione delle proposte emendative, constata l'assenza del presentatore della proposta emendativa Pizzolante 01.01: si intende che vi abbia rinunciato. Avverte, inoltre, che gli identici emendamenti Placido 1.8 e Martelli 1.11 sono stati ritirati dai presentatori.

  Walter RIZZETTO (FdI-AN), intervenendo sul suo emendamento 1.89, evidenzia che tale proposta emendativa, seppure di tenore identico agli emendamenti Placido 1.8 e Martelli 1.11, testé ritirati, presenta tuttavia finalità politicamente opposte a quelli perseguiti da dette proposte emendative. Mentre queste ultime, infatti, intendono promuovere un superamento dell'istituto dei buoni lavoro, la sua proposta emendativa punta, invece, a sopprimere l'impianto normativo licenziato dal Comitato ristretto e assunto come testo base, per promuovere la definizione di una nuova disciplina, più adeguata ai bisogni delle famiglie e del sistema produttivo italiano. A suo avviso, ci sono le condizioni per tornare a mettersi al lavoro sulle proposte di riforma per definire, in tempi strettissimi, una vera riforma dell'istituto del lavoro accessorio, anziché procedere nel senso di una sua soppressione, come auspicato dalla sinistra parlamentare e sindacale. Ritiene, infatti, che ci sia lo spazio per riavviare un dialogo, che porti ad una ulteriore mediazione che tenga conto dei molti e qualificati contributi raccolti nell'ambito dell'attività conoscitiva, tra i quali ricorda, in particolare, quello del presidente dell'INPS Boeri, che aveva indicato in modo chiaro le criticità della disciplina del lavoro accessorio e le possibili misure correttive. Ricorda, del resto, che per mesi in Commissione si è discusso su quale fosse il modo migliore per assicurare l'effettiva occasionalità delle prestazioni svolte, mentre con l'approvazione dell'emendamento Gnecchi 1.30 non resterebbe traccia dell'occasionalità, perché non sussisterebbe più alcuna prestazione di lavoro accessorio. A suo avviso, si va verso l'approvazione di un provvedimento che ignora le reali necessità delle imprese e delle famiglie, sulla base di una Pag. 209visione puramente ideologica del mondo del lavoro, che spesso ha caratterizzato il dibattito politico.
  Lamenta, quindi, l'atteggiamento del Governo e, in particolare, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sottolineando come questi si dimostri sempre più inadeguato al ruolo che ricopre, essendosi consegnato in ostaggio alla CGIL dopo aver cambiato innumerevoli volte idea sull'utilizzo dei voucher. Invita, inoltre, tutti i componenti della Commissione a considerare che con la soppressione del lavoro accessorio si finirà per lasciare spazi crescenti, sin dai prossimi mesi, al lavoro nero, con conseguenze, anche gravi, per la sicurezza e la salute dei lavoratori, che non avranno più alcuna copertura assicurativa.
  Invita, pertanto, ad approvare il suo emendamento 1.89, al fine di evitare i danni certi che deriveranno dall'accoglimento della posizione della CGIL.

  La Commissione respinge l'emendamento Rizzetto 1.89.

  Giorgio PICCOLO (MDP) chiede alla relatrice di precisare le ragioni dell'invito al ritiro dell'emendamento Martelli 1.10, da lui sottoscritto.

  Patrizia MAESTRI (PD), relatrice, evidenzia che l'emendamento Martelli 1.10, diversamente dall'emendamento Gnecchi 1.30, sul quale ha espresso parere favorevole, non reca una disciplina transitoria relativa all'utilizzo dei buoni richiesti prima dell'abrogazione della disciplina del lavoro accessorio.

  Giorgio PICCOLO (MDP), preso atto dei chiarimenti forniti dalla relatrice, ritira l'emendamento Martelli 1.10 e sottoscrive l'emendamento Gnecchi 1.30. Intervenendo, quindi, su tale proposta emendativa, si associa agli apprezzamenti espressi dai colleghi intervenuti prima di lui sul lavoro sin qui svolto dalla Commissione e sul ruolo super partes del presidente.
  Pur pensando che la Commissione avrebbe potuto giungere a una soluzione diversa, riconosce che l'approvazione dell'emendamento Gnecchi 1.30 potrebbe consentire di superare il referendum e si augura che gli interventi che necessariamente, a suo avviso, dovranno essere adottati non siano improntati al liberismo, ma siano concordati con le parti sociali. Rilevando che il referendum medesimo è stato promosso da un sindacato che ha sempre avuto a cuore gli interessi del Paese, preannuncia il suo voto favorevole sull'emendamento Gnecchi 1.30.

  Roberto SIMONETTI (LNA) ricorda di aver sempre avuto il massimo rispetto per i lavori della Commissione e, in particolare, per l'atteggiamento del presidente e della capogruppo del Partito Democratico, che in ogni circostanza hanno dimostrato grande serietà e competenza. Si duole, pertanto, che la deputata Gnecchi e il presidente Damiano siano i primi due firmatari di una proposta emendativa che svilisce il lavoro svolto in questi mesi dalla Commissione, facendo propria una proposta della quale il Governo doveva avere il coraggio di assumersi la paternità.
  In questo senso, stigmatizza il silenzio del sottosegretario Bobba, che sembra avallare la lettura che si intende accreditare, secondo la quale il Governo non farà che recepire quanto stabilito dalla Commissione lavoro della Camera nella sua autonomia, mentre è evidente che la volontà della Commissione e della sua maggioranza erano riassunte nel testo unificato elaborato dal Comitato ristretto, che, pur con evidenti limiti, avrebbe potuto costituire una valida base per la discussione in sede referente.
  Nell'annunciare il suo voto contrario sull'emendamento Gnecchi 1.30, ribadisce che, a suo avviso, si sta compiendo una scelta profondamente sbagliata, che finisce per screditare le Istituzioni parlamentari. Giudica, peraltro, incompleta anche la normativa transitoria recata dalla proposta emendativa, evidenziando l'opportunità che, in caso di mancato utilizzo, ai possessori dei voucher dovrebbe esserne restituito il corrispettivo, maggiorato degli interessi.

Pag. 210

  Giorgio AIRAUDO (SI-SEL), nell'annunciare il voto favorevole, a nome del proprio gruppo, sull'emendamento Gnecchi 1.30, evidenzia come esso si muova nello stesso solco della proposta di legge Atto Camera n. 4214, di cui è primo firmatario, nonché del suo emendamento 1.7, che reca semplicemente una disciplina transitoria di più breve applicazione.
  Quanto al dibattito svolto nell'odierna seduta, sottolinea che – a suo avviso – la disciplina dei buoni lavoro ha fallito e, pertanto, è giusta la sua integrale abrogazione, soprattutto perché essa non ha prodotto alcun reale effetto di contrasto del lavoro nero. Ritiene, anzi, che proprio attraverso l'utilizzo strumentale dei voucher sia stato possibile estendere e legalizzare forme di sfruttamento dei lavoratori.
  Giudica, quindi, positivamente un intervento che potrà consentire di dare una risposta ai tanti lavoratori che, al di là delle cifre mensilmente pubblicate sul ricorso al lavoro accessorio, hanno denunciato le storture derivanti dall'utilizzo dei buoni lavoro.
  Osserva, inoltre, che non è stata la CGIL a chiedere di intervenire per legge per procedere all'abolizione dei voucher, dal momento che aveva da tempo deciso di seguire la strada di una specifica consultazione referendaria.

  Davide TRIPIEDI (M5S) ritiene che si tratti di un momento, in un certo senso, storico, in quanto la Commissione si accinge a votare in favore dell'abrogazione dello strumento dei voucher, che ha inquinato in questi anni il mondo del lavoro. A suo avviso, con l'utilizzo dei buoni lavoro non si è affatto ridotta l'area del lavoro nero, ma si è offerto un facile strumento per dare copertura a forme di sfruttamento, che nulla avevano a che vedere con i caratteri dell'accessorietà e dell'occasionalità delle prestazioni, inizialmente richiesti dalla disciplina legislativa. Nel ritenere, pertanto, che il Governo debba pensare a nuovi strumenti per regolarizzare le attività di carattere occasionale, esprime comunque il proprio disagio per un percorso decisionale che, come spesso è accaduto in passato, ha finito per svilire il lavoro svolto in Commissione, consentendo di fatto una vittoria facile alla CGIL, che ha potuto trionfare senza neanche scendere in campo.
  Conclusivamente, annuncia il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento Gnecchi 1.30.

  Walter RIZZETTO (FdI-AN), intervenendo sull'emendamento Gnecchi 1.30, riporta alcune dichiarazioni alle agenzie di stampa di colleghi della maggioranza che si esprimono a favore dell'abrogazione della disciplina del lavoro accessorio. Si sofferma su quella della deputata Di Salvo, la quale si augura che tale abrogazione costituisca l'occasione per l'adozione di regole migliori. A suo avviso, invece, non ci saranno regole, così come da lui già affermato nei precedenti interventi. Chiede, inoltre, chiarimenti al presidente sugli effetti dell'approvazione dell'emendamento in esame, che comporterà la preclusione di tutti quelli non ancora discussi, troncando il dibattito in corso. Osserva che il fatto che l'emendamento sia firmato solo da cinque deputati del Partito Democratico sembrerebbe adombrare l'esistenza di un'opposizione silente all'interno del partito di maggioranza.
  Si stupisce, poi, del preannunciato voto favorevole del gruppo M5S, che in tal modo colpisce quelle piccole e medie imprese che, invece, sono l'oggetto di numerose iniziative sostenute da tale gruppo politico. Anche il sindacato appare diviso, come dimostrano le recenti dichiarazioni della segretaria generale della CISL, Annamaria Furlan, che si è detta contraria all'abolizione dell'istituto del lavoro accessorio, proponendo piuttosto il ritorno allo spirito del decreto legislativo n. 276 del 2003. Di contro, Landini, segretario generale della FIOM-CGIL, parla entusiasticamente di «risultato raggiunto», come se fosse il sindacato a fare le leggi. Osserva che si è ormai entrati nel pieno della campagna elettorale per il referendum, ma Pag. 211è convinto che i calcoli fatti dal Governo e dalla maggioranza si riveleranno sbagliati.

  Cesare DAMIANO, presidente, con riferimento a quanto osservato dal collega Rizzetto rispetto all'effetto preclusivo derivante dall'eventuale approvazione dell'emendamento Gnecchi 1.30, osserva che esso deriva semplicemente dal fatto che l'approvazione di tale emendamento comporta la soppressione degli articoli 48, 49 e 50 del decreto legislativo n. 81 del 2015, precludendo necessariamente, sul piano logico, le modifiche a tale disciplina proposte dalle altre proposte emendative riferite all'articolo 1.

  Titti DI SALVO (PD), nell'annunciare il proprio voto favorevole sull'emendamento Gnecchi 1.30, esprime il proprio disappunto per il fatto che, nel dibattito svoltosi, alcuni deputati intervenuti abbiano inteso dare un'immagine della Commissione assolutamente non rispondente al vero, dipingendo una maggioranza costretta a fare da tappezzeria rispetto alle posizioni di un sindacato, la CGIL, che, comunque, merita di essere rispettato.
  Si è dipinta, infatti, una maggioranza priva di soggettività o di protagonismo politico, proprio in un momento in cui, invece, si sono compiute scelte ragionate e a lungo discusse. Ribadendo quanto ha già avuto modo di chiarire in alcune, brevi, dichiarazioni pubbliche, osserva che l'abrogazione della disciplina dei buoni lavoro, da lei sempre criticata, potrà porre le basi per individuare, anche attraverso un proficuo confronto con tutte le parti sociali, regole migliori di quelle vigenti.

  La Commissione approva l'emendamento Gnecchi 1.30 (vedi allegato 3).

  Cesare DAMIANO, presidente, avverte che, per effetto dell'approvazione dell'emendamento Gnecchi 1.30, devono intendersi assorbiti o preclusi tutti gli altri emendamenti riferiti all'articolo 1.
  Avverte, quindi, che si passerà alla votazione dell'articolo aggiuntivo Tinagli 1.01.

  Tiziano ARLOTTI (PD) ritira l'articolo aggiuntivo Tinagli 1.01, di cui è firmatario.

  Cesare DAMIANO, presidente, essendosi concluso l'esame delle proposte emendative presentate, fa presente che il testo risultante a seguito dell'esame degli emendamenti sarà trasmesso alle Commissioni competenti in sede consultiva ai fini dell'acquisizione dei prescritti pareri. Rinvia, quindi, il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

  La seduta termina alle 20.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Giovedì 16 marzo 2017.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 20.45 alle 20.50.

Pag. 212