CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 9 novembre 2016
721.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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COMITATO PERMANENTE SULL'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 E GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE

INDAGINE CONOSCITIVA

  Mercoledì 9 novembre 2016. — Presidenza della presidente Maria Edera SPADONI. – Interviene il viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Mario Giro.

  La seduta comincia alle 14.05.

Indagine conoscitiva sull'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Audizione del Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Mario Giro.
(Svolgimento e conclusione).

  Maria Edera SPADONI, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la web-tv della Camera dei deputati. Introduce, quindi, l'audizione.

  Mario GIRO, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Pag. 113svolge una relazione sui temi oggetto dell'indagine.

  Intervengono per formulare quesiti ed osservazioni i deputati Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), Pia Elda LOCATELLI (Misto-PSI-PLI), e Maria Edera SPADONI, presidente.

  Mario GIRO, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, risponde ai quesiti posti e fornisce ulteriori precisazioni.

  Maria Edera SPADONI, presidente, dichiara quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.

  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 9 novembre 2016. — Presidenza del vicepresidente Andrea MANCIULLI. – Interviene il viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Mario Giro.

  La seduta comincia alle 14.55.

Ratifica ed esecuzione del Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione del Montenegro, fatto a Bruxelles il 19 maggio 2016.
C. 4108 Governo, approvato dal Senato.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Paolo ALLI (AP), relatore, sottolinea che la firma del Protocollo di adesione di Podgorica al Trattato istitutivo della NATO rappresenta il passo conseguente alla manifestazione di volontà politica degli Stati membri ad accogliere il Paese balcanico nell'Alleanza, formalizzata in occasione della riunione dei Ministri degli affari esteri della NATO del dicembre 2015. Il Protocollo di adesione è stato firmato dai 28 Alleati in occasione di un'altra riunione dei Ministri degli esteri il 19 maggio 2016.
  Il Montenegro, paese di circa 700.000 abitanti, stretto fra i Balcani occidentali e il Mediterraneo e dopo la dissoluzione dello Stato jugoslavo è rimasto legato alla Serbia anche per la prevalente e comune impronta ortodossa, nella cosiddetta Repubblica Federale di Jugoslavia, attraversando in maniera dolorosa tutte le fasi della guerra.
  Divenuto indipendente nel 2006, il Montenegro, forte di un progressivo miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti e delle prospettive di ulteriore sviluppo economico che sarebbero potute derivarne, si è quindi risolutamente avviato sulla via della integrazione europea ed atlantica. Il percorso di avvicinamento all'Unione europea, dopo l'adozione unilaterale dell'euro come propria moneta, ha ufficialmente preso inizio nel 2008 con la presentazione della domanda di adesione, cui ha fatto seguito l'avvio dei relativi negoziati nel 2012.
  Ad oggi Podgorica, come ha riconosciuto la Commissione europea nel suo Country report del 2015, ha compiuto progressi significativi in numerosi capitoli negoziali, fra cui quelli relativi al sistema giudiziario e diritti fondamentali e alla giustizia, libertà e sicurezza, sebbene debba ancora essere perfezionato sul fronte della lotta al crimine organizzato e alla corruzione.
  Altrettanto risoluto, per quanto segnato da controversie in sede domestica e non improntato ad intenti antirussi, è stato l'impegno di Podgorica in direzione dell'Alleanza Atlantica, nel solco peraltro di quanto già deciso da altri Paesi dell'area.
  Alla decisione del Montenegro di aderire al programma denominato Partenariato per la Pace con la NATO, avanzata sin dal dicembre 2006, hanno fatto seguito l'avvio di esercitazioni militari congiunte nell'Adriatico, l'invito ufficiale ad aderire all'Organizzazione formulato nel dicembre 2015 dai ventotto ministri degli esteri dei Pag. 114Paesi membri, e, da ultimo, la firma a Bruxelles lo scorso 19 maggio del Protocollo sull'adesione, già approvato dal Senato il 18 ottobre scorso.
  Rileva come l'Assemblea parlamentare della NATO, al cui interno ricopre la carica di vicepresidente e in cui collabora con il presidente Manciulli nella sua qualità di capo della Delegazione italiana, ha svolto un ruolo pilota in questo percorso d'integrazione atlantica, approvando una risoluzione della Commissione politica che sollecitava questa iniziativa, in considerazione del contributo fornito da Podgorica alla stabilizzazione ed alla sicurezza dei Balcani occidentali e del suo ruolo di elemento strategico in questa fase anche per la lotta contro il terrorismo. Peraltro, anticipando talune polemiche già emerse, fa presente che la domanda di adesione alla NATO ha costituito oggetto di un'iniziativa autonoma da parte di Podgorica, come nel caso di qualunque Stato si sia attivato in tal senso in passato e che la questione non ha nulla a che veder con presunte mire espansionistiche dell'Alleanza nella direzione del versante est.
  Segnala, quindi, che il Protocollo, che si compone di un preambolo e di tre articoli, stabilisce tempi e modalità dell'adesione del Montenegro nell'Alleanza Atlantica. Una volta concluso il percorso di ratifica da parte di tutti i Paesi alleati, infatti, il Montenegro, che dallo scorso maggio siede nell'Alleanza atlantica in qualità di osservatore e partecipa già ad alcune missioni internazionali, ne diverrà ufficialmente il ventinovesimo Stato membro. Si tratta evidentemente di un evento di grande rilievo geopolitico, che ha l'obiettivo di garantire maggiore sicurezza e stabilità all'intera regione dei Balcani occidentali ed alla zona Adriatica, consolidando il processo di integrazione nelle organizzazioni europee ed atlantiche del Montenegro.
  L'adesione di Podgorica, peraltro, è un tema che ha ripercussioni anche sulla politica interna: da un lato l'obiettivo prioritario della politica estera del Governo del premier montenegrino Djukanovic, leader del primo partito del Paese, il Partito Democratico dei Socialisti (DPS), che ha nuovamente vinto le consultazioni del 16 ottobre scorso, conseguendo però solo la maggioranza relativa dei seggi in Parlamento, in un contesto purtroppo segnato da un triste evento di violenza politica legato a gruppi estremisti serbi.
  È stato proprio il progressivo avvicinamento alle strutture europee ed euro-atlantiche, dall'altro ampi settori dell'opposizione e della società civile si dimostrano restii ad allontanare il Montenegro dal quadro delle alleanze tradizionali con Serbia e Russia.
  Non si può negare che la crisi dell'Unione europea si sia inevitabilmente riverberata sui Paesi dell'area balcanica, per i quali la prospettiva dell'adesione all'Unione europea ha per molti anni costituito uno stimolo essenziale per le riforme interne ed un preciso punto di riferimento in politica estera. La situazione è molto delicata sia Bosnia Erzegovina che in Macedonia, oltre che nei rapporti tra Croazia e Serbia, come ha avuto modo di constatare ieri nel corso della riunione interparlamentare promossa dalla Commissione Affari esteri del Parlamento europeo alla quale ha preso parte l'onorevole Bakir Izetbegovic, componente della presidenza collegiale della Bosnia-Erzegovina.
  A tal proposito coglie l'occasione per riferire che l'Alto Rappresentante Mogherini nelle medesima riunione di ieri ha approfondito il tema del rapporto tra l'Unione europea e la NATO in riferimento ad un incremento del grado di sinergia, alla necessità di evitare sovrapposizioni e alla natura dell'Alleanza quale parte del sistema di sicurezza dell'Unione europea con prospettive di impiego nel campo della gestione del post conflitto, delle migrazioni o della sicurezza marittima. Indubbiamente l'elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti costituisce motivo per ulteriori riflessioni su questi temi.
  Conclude, quindi, osservando che è proprio in questa prospettiva che il nostro Paese – che può vantare ottime relazioni in quell'area e con il Montenegro in particolare per motivi di carattere storico – può svolgere un importante ruolo di cerniera Pag. 115e di orientamento, tenendo aperta la prospettiva dell'integrazione europea. Nell'auspicare, infine, una rapida conclusione dell’iter di approvazione, ricorda che il disegno di legge di ratifica del Protocollo esclude oneri a carico del bilancio dello Stato.

  Il viceministro Mario GIRO si associa alle considerazioni del relatore.

  Manlio DI STEFANO (M5S) dà atto al relatore di avere anticipato gli elementi che animano la polemica sugli ulteriori ingressi di Paesi alla NATO. Ritiene che la richiesta formale del Montenegro rispetto all'adesione è un dato incontrovertibile, tuttavia non si può eludere una riflessione su cui lo stesso nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump è intervenuto, ponendo per la prima volta la problematica circa il ruolo svolto oggi dalla NATO. A suo avviso, sussiste una rappresentazione volutamente distorta tra Paesi dell'est europeo, resto dell'Unione europea e NATO, quale necessario «ponte» proteso verso il confine russo. Questa visione stravolge, peraltro, gli stessi accordi raggiunti alla fine del secondo conflitto mondiale. Allo stato la situazione è tale da comportare il rischio di escalation di tensione se non si prende atto della realtà. Per tali ragioni il suo gruppo è fermamente contrario all'ingresso di qualunque nuovo Paese nell'Alleanza atlantica, considerato che questa ha cessato di essere un organismo impegnato nel solo peace keeping. Ritiene, inoltre, che proprio la NATO sia alla base della strategia di guerra preventiva messa in atto in questi anni in diversi scenari e che ha comportato la degenerazione di crisi come quella siriana. Ricorda, poi, che la Commissione sta esaminando la proposta di legge di iniziativa popolare n. 2 riguardante il recesso dalla NATO e che è finalizzata ad una diversa impostazione del quadro di relazioni internazionali del nostro Paese, laddove con questo provvedimento si mira invece ad inasprire il clima sul suolo europeo. In conclusione, preannuncia il voto contrario del suo gruppo ritenendo che l'accordo in titolo sia frutto di una leggerezza politica disarmante.

  Andrea MANCIULLI, presidente, ritiene che sulla materia sia necessario esercitare equilibrio, pur potendo comprendere taluni degli argomenti portati dal collega Di Stefano con riferimento a quei Paesi che si sono avvicinati alla NATO in base al proprio quadro di relazioni regionali e in particolare con il vicino russo. Non potendo condividere la visione di coloro che rimpiangono lo scenario antecedente alla caduta del Muro di Berlino e richiamando la complessità di dossier come quello ucraino, ricorda che il Montenegro non è collocato lungo il confine orientale dell'Europa e che proprio in ragione della sensibilità nei confronti di Mosca la NATO stessa ha congelato talune richieste di adesione che si muovevano in un'ottica antirussa, come nel caso della Georgia. La simpatia per la Russia non può, in ogni caso, portare a danneggiare l'interesse nazionale dell'Italia, che è geograficamente contigua al Montenegro e a tutti i Paesi dei Balcani occidentali. Il nostro è un Paese in grado di influenzare il processo di stabilizzazione dell'area; non a caso in tale regione l'Italia finanzia ben due missioni militari. Fa presente che la recente riunione del Gruppo Speciale sul Mediterraneo dell'Assemblea parlamentare della NATO ha registrato la partecipazione di tali Paesi, che non sono membri dell'Alleanza, nella consapevolezza del ruolo imprescindibile che essi esercitano anche nel contrasto al terrorismo. Invita, quindi, i colleghi del M5S a formulare opinioni e giudizi ponderati, ricordando che il nostro Paese è stato contrario allo scioglimento del tavolo NATO-Russia e che occorre discernere tra quanto è di stretto interesse per il nostro Paese rispetto alle istanze di altri attori esterni.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

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Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Slovenia sulla linea del confine di Stato nel tratto regimentato del torrente Barbucina/Cubnica nel settore V del confine, fatto a Trieste il 4 dicembre 2014.
C. 4109 Governo, approvato dal Senato.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Gianni FARINA (PD), relatore, ricorda che l'Accordo in esame riguarda una rettifica del confine di Stato nel tratto del torrente Barbucina fra i comuni di San Floriano del Collio (in provincia di Gorizia) e di Obcina Brda (in Slovenia).
  La modifica del confine, di modesta entità, si è resa necessaria dopo i lavori di regimentazione del torrente, effettuati di comune accordo da Italia e Slovenia fra il 1986 e il 1993. Per ciò si rende necessaria una modifica della Convenzione bilaterale del 2007 che ha finora definito la linea di frontiera, con documenti specifici, un catalogo delle coordinate della linea del confine e un Atlante delle carte e delle mappe.
  La rettifica richiede uno scambio di superfici equivalenti, pari a 1.746 metri quadrati. L'intesa prevede che le Parti provvedano ad eseguire i lavori necessari alla demarcazione dei termini di confine con lo spostamento di alcuni cippi e prevede anche che ulteriori variazioni del corso del torrente non avranno influenza sul tracciato come nuovamente definito (articolo 3). L'articolo 4, da ultimo, esclude la possibilità che l'Accordo possa essere oggetto di denuncia.
  L'Accordo non presenta profili d'incompatibilità con altre normative, e anzi risolve una questione, piccola ma comunque significativa, considerando che si tratta pur sempre dei confini dello Stato, che da qualche anno attendeva una soluzione.
  In conclusione, auspica una rapida approvazione del disegno di legge, già licenziato dall'altro ramo del Parlamento il 18 ottobre scorso.

  Il viceministro Mario GIRO si riserva di intervenire in una seduta successiva.

  Andrea MANCIULLI, presidente, avverte che, nessun altro chiedendo di intervenire, è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.20.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  Mercoledì 9 novembre 2016. — Presidenza del vicepresidente Andrea MANCIULLI. – Interviene il viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Mario Giro.

  La seduta comincia alle 15.20

  Andrea MANCIULLI, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del Regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.

5-09972 Manlio Di Stefano: Sull'adeguamento degli stipendi del personale a contratto in alcune sedi estere.

  Manlio DI STEFANO (M5S) illustra l'interrogazione in titolo, la cui presentazione si è resa necessaria avendo il rappresentante del Governo, in sede di risposta all'interrogazione n. 5-09655 vertente sulla medesima materia, ha fornito dati totalmente inesatti alla luce di documentazione che deposita agli atti della Commissione e che consegna anche al viceministro Giro. Dalla risposta del sottosegretario Della Vedova si evinceva la scelta per il massimo del salario possibile per il contrattista locale nella difficoltà di individuare Pag. 117una media ponderata tra i salari riconosciuti ad analoghe categorie negli altri Paesi europei. Si tratta di un argomento che sarebbe inaccettabile per qualunque operaio italiano. Pone, quindi, in risalto l'enorme sperequazione, oltre 5.200 euro mensili rispetto a circa 1.200 euro, tra la retribuzione del personale che, pur svolgendo le stesse funzioni, risiede negli Stati Uniti o a Roma, ricordando nuovamente che i dati a sua disposizione relativi ai principali partner europei indicano livelli retributivi negli USA sensibilmente inferiori a quegli italiani. Ritiene quindi necessaria una revisione della retribuzione del personale a contratto operante nelle sedi diplomatiche americane con una riduzione nella misura del 30 per cento.

  Il viceministro Mario GIRO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1), precisando che per il personale che opera presso molte sedi diplomatiche vi è un problema di elevata anzianità, derivante dal blocco del turnover, con conseguenze anche sulle dinamiche retributive. Occorre altresì tenere conto che non è possibile applicare il diritto italiano ai contratti fatti a livello locale e che occorre preservare il potere di acquisto degli stipendi in ragione del costo della vita a locale. Segnala, inoltre, che per una comparazione più puntuale rispetto a quanto accade in relazione ad altri Paesi occorre considerare anche eventuali benefit accessori rispetto alla retribuzione. Nel ricordare che presso le sedi estere opera sia personale con contratto locale che personale con contratto italiano, segnala che quest'ultima fattispecie, seppure in astratto preferibile, non è in molti casi praticabile. Coglie l'opportunità per ricordare l'urgente necessità di provvedere all'assunzione di personale delle qualifiche funzionali sia in Italia sia presso la rete all'estero. Per dovere di completezza ricorda anche la presenza di lavoratori con contratti brevi assunti per situazione particolari, citando, a titolo esemplificativo, quanto accade attualmente in Venezuela in ragione della grave crisi che tale Paese sta attraversando.

  Manlio DI STEFANO (M5S), replicando, si dichiara del tutto insoddisfatto della risposta, insistendo sulla inesattezza dei dati forniti ed osservando che gli Stati Uniti non possono essere considerati una sede disagiata. Nel sottolineare ancora una volta l'inaccettabile disparità di trattamento subita da coloro che si trovano a svolgere in Italia funzioni equivalenti a quelle dei contrattisti negli USA, preannuncia la presentazione di ulteriori atti di sindacato ispettivo.

5-09973 Fitzgerald Nissoli: Sul voto degli italiani all'estero in occasione del referendum del 4 dicembre.

  Fucsia FITZGERALD NISSOLI (DeS-CD) illustra l'interrogazione in titolo, sottolineando che occorre assumere ogni misura possibile per scongiurare brogli in occasione delle prossime operazioni di votazioni all'estero.

  Il viceministro Mario GIRO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Fucsia FITZGERALD NISSOLI (DeS-CD), replicando, prende atto di quanto riferito al rappresentante del Governo auspicando che davvero si sia fatto il possibile per assicurare il corretto svolgimento delle votazioni all'estero per il referendum costituzionale.

  Andrea MANCIULLI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 15.35.

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