CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 30 giugno 2016
665.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
COMUNICATO
Pag. 4

SEDE REFERENTE

  Giovedì 30 giugno 2016. — Presidenza del presidente della IV Commissione Francesco Saverio GAROFANI. — Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa Domenico Rossi.

Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali.
C. 45-933-952-1959/B, approvato dalla Camera e modificato dal Senato.

(Seguito dell'esame e conclusione).

  La seduta comincia alle 13.50.

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 21 giugno 2016.

  Francesco Saverio GAROFANI, presidente, avverte che è pervenuta la richiesta che della seduta sia data pubblicità anche mediante gli impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
  Comunica che sono pervenuti i seguenti pareri: la Commissione Affari costituzionali ha espresso parere favorevole con una condizione; la Commissione Giustizia ha espresso parere favorevole con un'osservazione; la Commissione Bilancio ha comunicato che esprimerà il parere direttamente all'Assemblea.
  Quindi, sostituendo il relatore per la IV Commissione, deputato Causin, impossibilitato a essere presente alla seduta, riferisce che il parere della Commissione Affari costituzionali evidenzia un problema sull'articolo 19.
  In particolare, il comma 1 dell'articolo 19 prevede che al personale che partecipa alle missioni internazionali, nonché al personale inviato in supporto alle medesime missioni, si applichi il codice penale militare Pag. 5di pace. Il comma 2, a sua volta, stabilisce che resta però ferma la facoltà del Governo di deliberare l'applicazione del codice penale militare di guerra. La Commissione Affari costituzionali evidenzia che tale ultima previsione di cui al citato comma 2 – attribuendo al Governo il potere di decidere quale codice applicare al personale in missione – viola la riserva di legge in materia penale stabilita dall'articolo 25, secondo comma, della Costituzione. Osserva, per completezza, che il citato comma 2 non è stato esaminato dalla Commissione Affari costituzionali nel corso della prima lettura del provvedimento perché è stato introdotto direttamente dall'Assemblea della Camera, e quindi dopo che la Commissione Affari costituzionali si era espressa.
  La Commissione Affari costituzionali, nel suo parere, non chiede direttamente la soppressione del comma 2 dell'articolo 19, atteso che questo è già stato approvato da entrambe le Camere nello stesso testo e che, quindi, non è in questa fase emendabile. La Commissione chiede, invece, la soppressione di una disposizione collegata a questo comma 2 e introdotta dal Senato, vale a dire il comma 2 dell'articolo 2, che prevede che il Governo, nel comunicare alle Camere le missioni che ha deliberato di avviare, indichi, oltre al resto, anche la disciplina penale applicabile al personale impiegato nelle missioni stesse. La Commissione Affari costituzionali chiede quindi la soppressione di questa ultima disposizione e l'introduzione di una formulazione che, con riferimento alla disciplina penale applicabile, assicuri il rispetto dell'articolo 25, secondo comma, della Costituzione.
  Si tratta di una indicazione importante, sulla quale ritiene necessaria una riflessione approfondita, che le Commissioni potranno svolgere nei prossimi giorni, in vista della discussione in Assemblea.
  Quanto al parere espresso dalla Commissione Giustizia, sottolinea che questo segnala una questione riferita all'articolo 19, comma 3. Tale comma, nel testo approvato dalla Camera in prima lettura, prevedeva che non fosse punibile il militare che nel corso delle missioni fa uso ovvero ordina di fare uso delle armi, della forza o di altro mezzo di coazione fisica per le necessità delle operazioni militari e in conformità alle direttive, alle regole di ingaggio e agli ordini legittimamente impartiti. Il Senato ha modificato questo comma, prevedendo che la disposizione si applichi non al «militare», ma «al personale di cui al comma 1», ossia a tutto il personale che partecipa alle missioni internazionali. La Commissione Giustizia suggerisce di riflettere sull'opportunità di ripristinare il testo della Camera, facendo riferimento cioè solo ai militari, anche in considerazione del fatto che la disposizione non sembra possa applicarsi a personale diverso da quello militare.
  Anche su questo punto ritiene che potrà essere svolta una riflessione in vista della discussione in Assemblea.

  Gianluca PINI (LNA) dichiara il voto contrario del suo gruppo sul conferimento del mandato ai relatori a riferire favorevolmente e preannuncia la presentazione di una relazione di minoranza.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, le Commissioni deliberano di conferire ai relatori, deputato Andrea Manciulli per la III Commissione e deputato Andrea Causin per la IV Commissione, il mandato di riferire all'Assemblea in senso favorevole sul provvedimento in esame. Deliberano altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  Francesco Saverio GAROFANI, presidente, avverte che i presidenti si riservano di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

Sui lavori delle Commissioni.

  Francesco Saverio GAROFANI, presidente, avverte che, non essendo ancora pervenuto dal Senato il messaggio relativo al disegno di legge di conversione del decreto-legge sulle missioni internazionali (n. 67 del 2016), la seduta delle Commissioni Pag. 6per l'avvio dell'esame del provvedimento, prevista per le ore 14.30, è posticipata alle ore 19.30.

  Erasmo PALAZZOTTO (SI-SEL) stigmatizza la mortificante condizione in cui le Commissioni sono costrette a lavorare in ragione dei tempi del tutto inappropriati ad un esame di merito del decreto-legge sulle missioni internazionali; della conseguente blindatura del testo, considerata la ravvicinata data di scadenza del decreto-legge; dell'inutilità, infine, di ogni attività da parte dei gruppi. L'ulteriore ritardo maturato dal Senato ai fini della trasmissione del testo all'altro ramo del Parlamento rappresenta un'ulteriore umiliazione del ruolo di questa Camera.

  Maria Edera SPADONI (M5S) rileva come le Commissioni siano, loro malgrado, costrette ad una condizione paradossale e quasi ridicola, non essendo ancora disponibile un testo, essendo necessario procedere di rinvio in rinvio per poi ritrovarsi a ridosso di un termine per la presentazione degli emendamenti definito a priori dall'Ufficio di presidenza svoltosi ieri sera. Si tratta di criticità di puro metodo, che nulla attengono al contenuto del provvedimento e che rappresentano la beffa finale di un percorso che, con la legge quadro per le missioni internazionali, dovrebbe concludersi in questa occasione, a conferma di come il Parlamento sia considerato dal nostro Esecutivo come una mera istanza di ratifica.

  Francesco Saverio GAROFANI, presidente, comprende il disagio rappresentato dai colleghi Palazzotto e Spadoni e sottolinea come la presidenza si sia sforzata di assicurare la disponibilità di tutti gli spazi di discussione possibili prima del 6 luglio, proprio per non aggravare l'oggettiva limitazione dei tempi d'esame. Evidenzia, peraltro, che la situazione dipende dal Senato, che ha trattenuto il provvedimento molto a lungo.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente della III Commissione, si associa alle considerazioni del presidente Garofani e, senza con ciò volere fare sconti, ritiene che la responsabilità di questa situazione sia da ascrivere ai rapporti tra le due Camere, di cui è da valutare se non sia opportuno investire sia gli omologhi presidenti delle Commissioni esteri e difesa del Senato sia gli stessi presidenti Grasso e Boldrini. In particolare, ritiene che queste Commissioni siano state esposte alla gestione arbitraria dei tempi da parte dell'altro ramo del Parlamento, che ha precluso un confronto reale su una materia decisiva e delicata alla luce di quanto avviene sulla scena internazionale.

  Donatella DURANTI (SI-SEL) fa presente che anche i lavori del Senato sono stati resi più complicati dall'eccessivo affollamento di provvedimenti governativi presentati presso quel ramo del Parlamento. Ricorda poi che il decreto-legge di proroga delle missioni è stato emanato dal Governo con un ritardo di quasi cinque mesi e, per tali ragioni, ritiene che la responsabilità dell'attuale disagio sia da attribuire in massima parte al comportamento del Governo.

  Il sottosegretario Domenico ROSSI osserva che il ritardo nell'adozione del decreto-legge sulle missioni internazionali è dipeso dal fatto che si confidava nella conclusione dell’iter della «legge quadro» sulle missioni internazionali, per effetto della cui entrata in vigore non sarà più necessario il ricorso sistematico a provvedimenti di urgenza per la proroga e il finanziamento delle missioni internazionali. Le modifiche introdotte dal Senato alla legge quadro hanno, però, comportato uno slittamento dei tempi che ha reso necessario procedere all'emanazione di un ulteriore decreto-legge per prorogare le missioni per l'anno corrente.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD) ribadisce quanto già dichiarato in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, di ieri sera condividendo le critiche sollevate dai colleghi di opposizione. Coglie l'opportunità per ringraziare Pag. 7i presidenti Cicchitto e Garofani per avere comunque vagliato ogni ipotesi organizzativa che assicurasse alle Commissioni il massimo del tempo disponibile per un accurato esame di merito. Segnala, infine, l'importanza del contestuale esame presso l'Assemblea del decreto-legge sulle missioni internazionali e della cosiddetta «legge quadro» sulla medesima materia, da cui potranno derivare tratti spunti positivi per il futuro ai fini di un più consono dibattito parlamentare sui temi dell'impegno internazionale del nostro Paese.

  Francesco Saverio GAROFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, toglie la seduta.

  La seduta termina alle 14.10.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 30 giugno 2016. — Presidenza del presidente della III Commissione Fabrizio CICCHITTO. — Intervengono il viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Mario Giro e il sottosegretario di Stato per la difesa Domenico Rossi.

DL 67/2016: Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché misure urgenti per la sicurezza. Proroga del termine per l'esercizio di delega legislativa.
C. 3953, approvato dal Senato.

(Esame e rinvio).

  La seduta comincia alle 19.30.

  Le Commissioni iniziano l'esame del provvedimento.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ricorda che la Conferenza dei presidenti di gruppo, nella riunione di ieri, ha calendarizzato il provvedimento in Aula al termine della seduta pomeridiana di mercoledì 6 luglio prossimo. Conseguentemente gli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite, nella riunione di ieri sera, hanno concordato di avviare oggi l'esame preliminare e di proseguirlo lunedì 4 luglio. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per la stessa giornata di lunedì 4 luglio, alle ore 18.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), relatrice per la III Commissione, illustrando il provvedimento, segnala che, con ogni probabilità, le Commissioni affrontano oggi – purtroppo con grave ritardo rispetto alla data di scadenza del provvedimento e nei tempi resi possibili da una ravvicinata calendarizzazione in Aula, connessa al fisiologico intensificarsi delle attività parlamentari nel mese di luglio – l'esame dell'ultimo decreto-legge di rifinanziamento delle missioni internazionali, alle quali l'Italia partecipa con le proprie Forze armate e di polizia, con i corpi civili dello Stato e con tutti gli operatori e le operatrici della cooperazione internazionale allo sviluppo.
  Evidenzia, quindi, che grazie ad uno straordinario lavoro di approfondimento ed affinamento giuridico, che perdura da almeno quattro legislature; che ha avuto per protagonisti l'attuale Ministra della Difesa, senatrice Roberta Pinotti, già presidente della Commissione Difesa; il collega Cirielli, a sua volta, autorevole presidente della stessa Commissione; il presidente Garofani; e cui hanno validamente contribuito in questa legislatura i colleghi del Movimento Cinque Stelle; si è riusciti a portare a termine l'esame della nota «legge quadro sulle missioni internazionali».
  Osserva, in proposito, che si tratta di una legge storica, che sistematizza la materia, superando la nota risoluzione Rufino. Essa, infatti, disciplina i rapporti tra Governo e Parlamento in un campo delicato in cui le nozioni di pace e di guerra non sono più quelle a cui hanno pensato Pag. 8e lavorato i padri dell'articolo 78 della Costituzione ed àncora il finanziamento delle missioni ad una decisione da Sistema Paese e di alto profilo politico sul senso e sulla portata dell'impegno italiano per la pace e la sicurezza internazionali.
  Rileva, ancora, che in una fase cruciale come quella attuale, all'indomani del tragico attentato che ha sconvolto la capitale turca, rinnovando l'orrore di Bruxelles, Parigi o Tunisi, e nell'imminenza del Vertice della Nato di Varsavia, questo provvedimento integra la riflessione sulla politica estera dell'Italia, avviata lunedì in Aula dal Presidente del Consiglio Renzi, all'indomani di Brexit e in vista dell'ultimo Consiglio europeo.
  Coglie, pertanto, l'opportunità per ribadire, anche in questa sede istituzionale, tutta la nostra vicinanza al popolo turco e alle sue istituzioni, ai feriti e ai parenti delle vittime dell'attentato inferto ad un paese a maggioranza musulmana durante il periodo del Ramadan, senza alcun riguardo per una solennità religiosa che il cosiddetto «Stato islamico» dichiara di rappresentare e difendere.
  In questo snodo storico, l'agenda di politica estera e di sicurezza del nostro Paese coincide con quella dell'Europa come mai nella storia del nostro Continente: lo rivelano le Conclusioni dell'ultimo Consiglio europeo, quello del 28 giugno, che esordiscono con il tema delle migrazioni e ribadiscono quale prima priorità delle relazioni esterne dell'Unione europea il supporto al Governo di Unità Nazionale libico, «l'unico legittimato a ripristinare stabilità, a lottare contro il terrorismo e a gestire i flussi migratori attraverso il Mediterraneo». Evidenzia, in tal senso, che il nostro impegno in Libia si inscrive a pieno in quello europeo ed internazionale, in attuazione della risoluzione n. 2292 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e del potenziamento del ruolo della missione Sophia per l'embargo di armi alla Libia e per l'addestramento della Guardia Costiera libica.
  Rileva, quindi, che in tale ottica sono da leggere gli interventi che l'Italia rifinanzia nel contesto delle operazioni nel Mediterraneo, sia della NATO, con Active Endeavour, sia dell'Unione europea, con EUNAVFOR MED-Sophia. Evidenzia che per quest'ultima, in coerenza con le conclusioni del Consiglio europeo, con emendamento dei relatori, è stato disposto, al Senato, un incremento di fondi al fine di estendere l'impegno proprio alle attività di addestramento della Guardia costiera libica.
  Rientra, a maggior ragione, nella linea di impegno per la stabilità e contro il terrorismo il complesso delle operazioni e degli interventi autorizzati nel quadrante mediorientale, dal Libano fino all'Afghanistan, con una centralità del contrasto all'attività terroristica del Daesh, cui si deve un significativo incremento di risorse finanziarie (circa 236 milioni di euro contro i 197 del 2015) e umane (a decorrere dal 1o aprile 2016, un dispositivo di personnel recovery di 137 unità e un team di circa 100 militari incaricato delle attività propedeutiche alla force protection nell'area di Mosul) con particolare riferimento ai lavori di consolidamento della diga che, secondo quanto riportato nella relazione illustrativa, sarà, tuttavia oggetto di successive autorizzazioni, una volta perfezionato lo scambio di note verbali con il governo iracheno. Rileva, quindi, opportuno richiamare l'emendamento approvato dal Senato, su proposta della senatrice Bertorotta, che ha esteso l'ambito di applicazione dei fondi finalizzati a tale impegno per includere anche le richieste di aiuto umanitario della popolazione civile.
  Menziona, inoltre, l'impegno militare, oltre che civile, confermato dal provvedimento, dell'Italia nei Balcani (in Kosovo, Bosnia e Albania) che, oltre a rispecchiare una linea di intervento tradizionale, acquista nuova pregnanza in ragione della sfida terroristica registrata purtroppo in tale regione, che si nutre della fragilità e porosità delle strutture statuali dei Paesi balcanici e che, con particolare riferimento alla Bosnia e al Kosovo, devono indurre il nostro Paese, e anche questo Parlamento, ad un innalzamento del livello di attenzione. Non è a caso che la Commissione esteri abbia deliberato una prossima Pag. 9missione in tali Paesi e non trascuri ogni versante di diplomazia parlamentare utile ad approfondire la collaborazione con tali Paesi.
  Osserva, poi, che ulteriore elemento di forte sintonia europea deriva dalla presentazione da parte dell'Alto Rappresentate Federica Mogherini della nuova Strategia Globale per la Politica Estera e di Sicurezza europea, che innova la Strategia di Javier Solana del 2003 e che registra i nuovi tipi di minacce alla sicurezza del Continente. Non a caso, la Commissione affari esteri e comunitari ha deciso di intraprendere un percorso di indagine conoscitiva, volto a contribuire a questo processo e che proprio oggi si è concluso, con l'audizione del Sottosegretario Della Vedova.
  Rileva, ancora, che conclude questo percorso il rilancio del rafforzamento della cooperazione UE-NATO sulla base del principio di autonomia decisionale e nella gestione di obiettivi e valori comuni alla luce delle sfide, senza precedenti, a Sud come ad Est. In tale ottica, il provvedimento, quale elemento di novità, prevede nuove disposizioni che definiscono il contributo italiano al potenziamento dei dispositivi dell'Alleanza atlantica in vari teatri, a difesa dello spazio aereo turco, ma anche dei Paesi membri dell'Europa orientale e dell'area sud-orientale dell'Alleanza.
  Evidenzia, pertanto, che questo è il contesto di riferimento per il corretto inquadramento del decreto-legge in esame, che assicura una copertura annuale agli interventi e conferma l'approccio multilaterale del nostro Paese alle crisi internazionali, nella cui soluzione investe le proprie risorse umane e finanziarie.
  Passando a trattare dell'onere complessivo del provvedimento (di cui all'articolo 11 del decreto-legge), rileva che esso ammonta a circa 1 miliardo e 290 milioni di euro (sostanzialmente in linea con lo stanziamento totale del 2015). Da un punto di vista generale, osserva che se lo sforzo militare italiano a sostegno dei processi di pace e stabilizzazione vede impegnati circa 5.900 uomini, con un leggero incremento rispetto allo scorso anno, per le iniziative di cooperazione allo sviluppo (di cui all'articolo 8) sono autorizzate risorse per 90 milioni di euro, finalizzate al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e al sostegno alla ricostruzione civile in una serie di Paesi e per l'assistenza dei rifugiati. Evidenzia, al riguardo, che si tratta di fondi destinati ad integrare gli stanziamenti già disposti dalla legge sulla cooperazione allo sviluppo. Pone, quindi, in rilievo che tra essi si segnalano gli interventi in Iraq finalizzati a misure umanitarie, in particolare per gli sfollati interni. Osserva, poi, che l'impegno è indirizzato, in particolare, a favore delle Agenzie ONU presenti nell'area (dall'UNICEF all'Alto Commissariato per i Rifugiati), col supporto delle università e della cooperazione decentrata italiana. Evidenzia, altresì, che in Siria e nei Paesi limitrofi le iniziative sono rivolte ai settori dell'agricoltura e della sicurezza alimentare, oltre che al sostegno alle comunità ospitanti, e a sostenere la partecipazione italiana ai fondi fiduciari regionali per la crisi, fra cui il Fondo europeo, che vede l'Italia fra i co-fondatori, e che nel 2015 ha gestito finanziamenti per quasi 500 milioni di euro.
  Rileva, inoltre, gli altri interventi qualificanti, che sono destinati, fra l'altro, ai Territori palestinesi (in particolare per la ricostruzione di Gaza), alla Libia (per iniziative nei settori agricolo, di sviluppo rurale, sanitario e dell'istruzione), alla Somalia (per il sostegno ai servizi sanitari di base), allo Yemen (per fronteggiare le conseguenze della guerra civile in atto), al Sudan (per il consolidamento del processo di pace nell'area orientale e per l'attività umanitaria in Darfur) e al Sud Sudan (per fronteggiare l'emergenza in atto e per il rafforzamento delle condizioni di sicurezza alimentare).
  Sottolinea anche che il decreto prevede che particolare attenzione venga data alla diffusione pubblica dei risultati ottenuti da queste attività, attraverso la loro pubblicazione sul sito internet istituzionale del Ministero, aggiornato semestralmente.Pag. 10
  Evidenzia, ancora, che una spesa di 1.700.000 euro è destinata alla realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario, da realizzarsi principalmente in Afghanistan, Somalia, Siria, Libia, Colombia, Iraq e a Gaza.
  Osserva, quindi, la significativa modifica introdotta al Senato, su emendamento del senatore De Cristofaro che, nell'ambito dello stanziamento per iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e sostenere la ricostruzione civile in un elenco di Paesi tra cui figurano anche l'Iraq, il Mali, l'Afghanistan, la Siria, la Somalia, lo Yemen, promuove «interventi, previsti dal Piano d'azione nazionale «Donne, pace e sicurezza – WPS 2014-2016», predisposto dal Comitato interministeriale per i diritti umani, operante presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con particolare riguardo a programmi aventi tra gli obiettivi la prevenzione, la protezione e il contrasto alla violenza sessuale sulle donne e le bambine, soprattutto quando usata con tattica di guerra, la tutela e il rispetto dei loro diritti umani, nonché le misure a sostegno delle iniziative di pace promosse dalle donne, in attuazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 del 31 ottobre 2000 e le successive risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla stessa materia. Evidenzia, quindi, che sono altresì promossi programmi aventi tra gli obiettivi la riabilitazione dei feriti e dei mutilati di guerra e la tutela e la promozione dei diritti dei minori e degli anziani, nonché progetti di carattere sanitario. Rileva, in proposito, che tutti gli interventi previsti sono adottati coerentemente con le direttive OCSE-DAC in materia di aiuto pubblico allo sviluppo, con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030 e con i principi del diritto internazionale in materia».
  Pone, poi, in rilievo che, relativamente alle misure di sostegno ai processi di ricostruzione, di pace e di stabilizzazione, l'articolo 9 autorizza una spesa complessiva per circa 168 milioni di euro e che di questi, 6 milioni sono destinati a interventi per sostenere i processi pace, di stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza in Paesi come l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia, la Siria, la Tunisia, e nei Paesi dell'Africa sub-sahariana, dell'America latina e caraibica. Evidenzia anche che un impegno specifico è destinato a sostegno della riconciliazione nazionale e della transizione democratica in Libia e a beneficio dell'economia tunisina gravemente colpita dagli attentati del 2015.
  Sottolinea, ancora, che 2,1 milioni di euro sono destinati al finanziamento di fondi fiduciari (come quello della Nato per il rafforzamento delle istituzioni e degli enti di difesa di Paesi partner, e quello ONU per la soluzione delle crisi libica e siriana), e di alcuni programmi delle Organizzazioni internazionali (fra cui il programma UNDP in Libia), oltre che a beneficio dell'Unione per il Mediterraneo e del Tribunale speciale ONU per il Libano.
  Rileva anche che 120 milioni di euro sono il contributo italiano a favore delle Forze di sicurezza afghane (ANSF) e alla stabilizzazione del Paese, mentre 11,7 milioni di euro sono previsti per la partecipazione italiana alle iniziative europee PESC-PSDC, all'OSCE, alla Fondazione Segretariato permanente dell'Iniziativa Adriatico-Ionica, allo European Institute of Peace e al fondo fiduciario InCE (Iniziativa Centro-europea) della Banca europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo.
  Osserva, poi, che il decreto finanzia interventi operativi di emergenza e sicurezza per la tutela dei cittadini e delle strutture della rete diplomatica in aree di crisi per un totale di 27,5 milioni di euro, in particolare in aree come l'Afghanistan, l'Egitto, i Territori Palestinesi, l'Arabia Saudita e la Somalia.
  Coglie, quindi, l'occasione per svolgere alcune riflessioni sulla controversa approvazione, da parte del Senato, dell'emendamento dei relatori, il cosiddetto «emendamento Regeni», che ha soppresso la cessione a titolo gratuito all'Egitto di pezzi di ricambio di velivoli F-16 in connessione con la qualità attuale delle relazioni tra Pag. 11Roma e Cairo, per le indagini sulla morte per tortura dello studente italiano. Ricorda come, da parte dell'opposizione, al Senato – rammenta, in particolare, l'intervento del senatore Romani – si è accusato il Governo e la maggioranza di danneggiare l'impegno comune nella lotta contro il terrorismo e di sbagliare approccio di politica estera.
  Ritiene, a tal riguardo, che ci sono passaggi nei quali un Paese europeo come il nostro – che fa della questione valoriale (diritti umani in primis) un profilo decisivo per il proprio ruolo nel mondo e nelle relazioni internazionali; che si impegna contro la pena di morte; che investe risorse nel salvataggio delle vite umane del Mediterraneo laddove dilaga nella civile Europa la pratica dei muri e un certo ammiccamento per i respingimenti; che si mette in gioco per la tutela dei diritti dei propri cittadini anche laddove vi sono evidenti delicati interessi in conflitto (come, ad esempio, nella complessa vertenza con l'India per il caso dei due marò) – deve preservare dignità e coerenza e non alimentare dinamiche da doppio standard. Osserva che un diverso comportamento non sarebbe compreso dai nostri cittadini e neanche dai nostri interlocutori internazionali, ai quali abbiamo chiesto sostegno e solidarietà e che seguono con apprensione l'andamento del caso Regeni, in un contesto in cui le violazioni dei diritti umani rischiano di alimentare le dinamiche di destabilizzazione interna dell'Egitto e della regione.
  Segnala anche che il provvedimento modifica la legge sulla cooperazione allo sviluppo (legge n. 125 del 2014), al fine di istituire uno specifico conto di tesoreria su cui far affluire le risorse destinate agli interventi di cooperazione, distinto da quello destinato alle spese di funzionamento dell'Agenzia, senza, peraltro, nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
  Ricorda, inoltre, che non ha superato il vaglio della Ragioneria Generale dello Stato e, dunque, della Commissione Bilancio del Senato, la proposta emendativa presentata dal senatore Verducci che autorizzava il bando, entro il 31 dicembre del 2016, del concorso per l'accesso all'area tecnico-operativa e, conseguentemente, all'assunzione a tempo indeterminato fino a 60 unità della terza area funzionale, nei limiti della dotazione organica, previa verifica di ricorse umane disponibili tra il personale con competenze coerenti nell'ambito del Portale della mobilità del Dipartimento della funzione pubblica. Osserva, al proposito, che si trattava di una proposta, a valere sui fondi di cui all'articolo 33, comma 2, della legge n. 125 del 2014, volta a contribuire all'entrata a regime dell'Agenzia per la cooperazione istituita nel 2014, segnata da gravi carenze di organico proprio nella delicata fase di avvio della propria attività.
  Conclude la disamina del provvedimento, ribadendo le difficoltà derivanti dalla necessità di contemperare la rilevanza dello stesso con certe improvvise strettoie parlamentari. Osserva, infatti, che non ha giovato al lavoro delle Commissioni anche la ritardata presentazione del provvedimento che, retroagendo di oltre quattro mesi rispetto alla sua entrata in vigore, avvenuta in data 17 maggio 2016, dà copertura normativa all'impegno dell'Italia nelle missioni internazionali dal 1o gennaio 2016, circostanza che, come rilevato in situazioni analoghe dal Comitato per la legislazione della Camera, non appare coerente con le esigenze di stabilità, certezza e semplificazione della legislazione. Rileva che non si tratta di una circostanza inedita e, come detto all'inizio della sua relazione, potrà essere ovviata a partire dal 2017, con l'entrata a regime del nuovo percorso di deliberazione sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali.

  Francesco Saverio GAROFANI, presidente della IV Commissione, in sostituzione del relatore per la IV Commissione, deputato Causin, impossibilitato a prendere parte alla seduta, riferisce che le disposizioni che interessano più da vicino le competenze della Commissione difesa sono contenute nel Capo I (articoli 1-7). In particolare, gli articoli 1, 2 e 3 recano le autorizzazioni di spesa – dal 1o gennaio Pag. 122016 al 31 dicembre 2016 – necessarie alla proroga del termine per la partecipazione italiana alle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, raggruppate sulla base di criteri geografici.
  Rileva, poi, che rispetto al precedente provvedimento di proroga (decreto-legge n. 174 del 2015) che aveva disposto per il periodo dal 1o ottobre al 31 dicembre 2015 e, quindi, solo per tre mesi, il decreto-legge in esame prevede il rinnovo per l'intero anno 2016. Se, dunque, la legge quadro che l'Assemblea discuterà nei prossimi giorni sarà finalmente approvata dalle Camere entro la fine dell'anno, per la prima volta il nostro Paese si doterà di un quadro normativo complessivo, organico e permanente per la disciplina dei diversi e complessi profili che regolano l'invio dei nostri militari fuori dai confini nazionali e questo sarà, dunque, l'ultimo decreto-legge di proroga delle missioni.
  Fatta questa premessa, rileva in primo luogo che l'onere complessivo per il rifinanziamento delle missioni – comprensivo degli interventi per il sostegno ai processi di pace e per la cooperazione allo sviluppo ed escluse le spese relative agli interventi di sicurezza interna di cui all'articolo 4, comma 11, che prevedono una copertura autonoma – ammontava, nel testo iniziale del Governo, a circa 1 miliardo e 272 milioni di euro, sostanzialmente in linea con le spese relative all'anno precedente. Tale onore è ora aumentato a circa 1 miliardo e 291 milioni per effetto degli emendamenti approvati al Senato.
  Come già accennato, i primi tre articoli del provvedimento sono relativi alla proroga delle missioni attualmente in corso che vedono le nostre Forze armate impegnate rispettivamente in Europa, Asia ed Africa.
  In Europa (articolo 1), l'Italia continua ad essere impegnata soprattutto nei Balcani, con particolare riferimento al Kosovo dove sono attive la missione NATO Joint Enterprise, la missione dei Carabinieri MSU (Multinational Specialised Unit) e la missione civile dell'Unione europea EULEX Kosovo, per una spesa di circa 78 milioni di euro, con un decremento di poco più di 6 milioni di euro rispetto alla somma stanziata nel 2015 (comma 1). Sempre in Kosovo continuano ad essere attive le missioni dell'Unione europea e delle Nazioni Unite che coinvolgono il personale della Polizia di Stato (comma 4).
  Rispetto all'anno precedente riprende, invece, la partecipazione di due magistrati collocati fuori alla missione dell'Unione europea EULEX Kosovo (comma 5).
  Particolare rilevanza rivestono, poi, i programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica, dove viene autorizzata una spesa di quasi 6 milioni di euro, sostanzialmente in linea con lo stanziamento del 2015 (comma 3). Diminuisce di circa 4,1 milioni lo stanziamento per la missione NATO Active Endeavour nel Mediterraneo orientale (comma 7), adesso di poco superiore a 19 milioni di euro, mentre aumenta di circa 10, 3 milioni quello per la missione militare dell'Unione europea EUNAVFOR MED-Sophia (comma 8), che si attesta – dopo la modifica introdotta al Senato – a circa 70,3 milioni di euro.
  Segnala, infatti, che un emendamento dei relatori approvato dall'Aula del Senato ha aumentato di 506.014 euro l'autorizzazione di spesa per tale missione al fine di fornire al Governo libico un'attività di addestramento della Guardia costiera
  Minori, ma pur importanti contributi si registrano per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato in Bosnia (comma 2), nonché per la prosecuzione della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite a Cipro UNFICYP (comma 6).
  L'articolo 2 proroga la partecipazione delle missioni in Asia, tra le quali rileva in primo luogo l'intervento in Afghanistan (comma 1), che vede un leggero decremento di risorse rispetto allo scorso anno (circa 179 milioni di euro, rispetto ai 185 del 2015). Rilevano, altresì, gli interventi in Libano (comma 4) con circa 155,6 milioni di euro, anch'essi in diminuzione rispetto allo scorso anno e, soprattutto, per il contrasto all'attività terroristica del Daesh (comma 9) che registra un significativo Pag. 13incremento di risorse (circa 236,4 milioni di euro rispetto ai quasi 200 del 2015) e che comprende, a decorrere dal 1o aprile 2016, sia un dispositivo di recupero del personale di 137 unità, sia un team di circa 100 militari incaricato delle attività propedeutiche alla force protection nell'area di Mosul, che accompagnerà i lavori di consolidamento della diga. Tale stanziamento è stato ulteriormente incremento di altri 17,5 milioni per l'invio di 400 uomini a protezione della diga di Mosul. Sempre il Senato ha approvato un emendamento che precisa che le somme stanziate per il contrasto al Daesh dovranno essere utilizzate anche per fornire aiuti umanitari alla popolazione civile.
   Ulteriori interventi disposti dall'articolo 2 si riferiscono all'impiego di personale militare per il supporto alle missioni in Asia e Medio Oriente (comma 2), all'impiego di personale militare volontario della Croce rossa italiana (comma 3), e alla proroga della partecipazione di personale militare per le missioni in Palestina ad Hebron (comma 5) e presso il valico di Rafah (comma 6).
  Sempre in Palestina continua la partecipazione di personale della Polizia di Stato e di due magistrati collocati fuori ruolo alla missione EUPOL COPPS di assistenza alla polizia civile palestinese (commi 7 e 8).
   L'articolo 3 riguarda le missioni in Africa, tra cui spicca la missione antipirateria Atalanta dell'Unione europea (comma 1), a largo delle coste della Somalia, che registra una sensibile diminuzione sia negli stanziamenti, scesi da 43 milioni di euro a circa 27,9 milioni, sia nelle unità di personale impiegato passate da una media di 497 unità alle attuali 164. Peraltro, al Senato è stata introdotta una proroga di sei mesi (dal 30 giugno fino al 31 dicembre 2016) per l'impiego delle guardie giurate a bordo delle navi italiane che navigano in acque a rischio di pirateria, nelle more dell'attuazione della disciplina relativa alla frequentazione, da parte del predetto personale, dei corsi teorico-pratici appositamente previsti dalla vigente normativa.
   Prosegue, inoltre, l'impegno nelle missioni dell'Unione europea in Somalia, nel Corno d'Africa, nonché per il funzionamento della base militare a Gibuti (comma 2), la cui spesa complessiva di circa 25,5 milioni di euro è anch'essa in diminuzione rispetto al 2015; e prosegue anche l'impegno per le missioni delle Nazioni Unite in Mali e dell'Unione europea in Sahel Niger (comma 3) per le quali è autorizzata la spesa di circa 3,3 milioni di euro.
  Costituisce, invece, un elemento di novità l'impiego, a decorrere dal 20 aprile 2016 e fino al 31 dicembre 2016, di un ufficiale dei carabinieri in qualità di consigliere presso l’Uganda Police Force, in attuazione dell'accordo di collaborazione tecnica tra l'Arma e la Polizia ugandese nei settori della formazione e logistico (comma 4).
  Passa, quindi, ad illustrare l'articolo 4 che reca le autorizzazioni di spesa relative alle ulteriori esigenze connesse con le missioni internazionali. Si tratta, in particolare, delle disposizioni in materia di assicurazioni e trasporto (comma 1), di supporto al dispositivo info-operativo dell'AISE a protezione del personale impiegato nelle missioni (comma 2) e di cessione di materiale militare fuori servizio a vari Paesi (commi 3, 4, 5 e 6). Con riguardo a quest'ultimo comma, segnala tre importanti novità introdotte al Senato: in primo luogo è stata bloccata la cessione alla Repubblica Araba d'Egitto di materiali di ricambio per velivoli F-16; in secondo luogo, sono stati stanziati ulteriori 117 mila euro per la cessione alla Repubblica d'Iraq di materiale d'armamento leggero, destinato ai peshmerga curdi impegnati nella lotta all'Isis; infine, è stata prorogata anche per il 2016 la cessione, a titolo gratuito, di materiale ferroviario dichiarato fuori servizio all'Eritrea.
  L'articolo 4 reca, inoltre, nuove disposizioni che definiscono il contributo italiano al potenziamento dei dispositivi dell'Alleanza atlantica in vari teatri operativi.
  In particolare, viene autorizzata, dal 15 maggio 2016 al 31 dicembre 2016, la spesa di circa 7 milioni e 200 mila euro per la partecipazione all'operazione NATO denominata Active Fence (comma 8). Si tratta, Pag. 14nello specifico, di un'operazione autorizzata dal Consiglio atlantico il 4 dicembre 2012 che prevede lo schieramento di batterie anti-missile a difesa dello spazio aereo turco, dove l'Italia parteciperà con un contingente di 130 uomini ed una batteria dell'Esercito; viene, inoltre, autorizzata, dal 10 maggio 2016 al 31 dicembre 2016, la spesa di 950 mila euro (relativa alla messa a disposizione di un velivolo per il rifornimento in volo dell'Aeronautica) per contribuire al potenziamento del dispositivo NATO di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell'Europa orientale e dell'area sud-orientale dell'Alleanza (comma 9); da ultimo, l'autorizzazione per contribuire al potenziamento del dispositivo NATO di sorveglianza navale dell'area sud dell'Alleanza attraverso l'impiego di un'unità cacciamine, inizialmente prevista dal decreto-legge fino al 30 giugno 2016 (comma 10), è stata dal Senato prorogata al 31 dicembre 2016.
  Inoltre, sempre al Senato, è stata introdotta un'ulteriore disposizione al fine di garantire l'interoperabilità e l'uniformità delle misure per la conservazione in sicurezza del munizionamento e degli esplosivi che impegna le Forze armate ad applicare le direttive emanate dall'autorità militare nazionale in conformità con le procedure tecnico-operative adottate dalle organizzazioni internazionali alle quali l'Italia partecipa.
  Si sofferma, quindi, sul comma 7 dell'articolo 4, che autorizza la spesa di 90,2 milioni di euro per la proroga dell'operazione nazionale Mare Sicuro, già autorizzata dai due precedenti decreti missioni. L'aumento di quasi 25,3 milioni di euro rispetto al 2015 è stato determinato – come precisato nella relazione illustrativa – dal grave deterioramento del quadro di sicurezza determinato dalla crisi in Libia, che ha reso necessario adottare misure per assicurare la tutela degli interessi nazionali esposti ai maggiori rischi connessi con l'avanzata della minaccia terroristica.
  Un ulteriore elemento di novità è costituito dalle disposizioni sull'utilizzo del personale delle Forze armate per esigenze di sicurezza interna (articolo 4, comma 11). In particolare, la citata disposizione proroga fino al 31 dicembre 2016 l'impiego di 1.500 uomini delle Forze armate per le esigenze di sicurezza connesse con il Giubileo e per la tutela di alcune specifiche aree del territorio, già autorizzato fino al 30 giugno 2016 dall'articolo 7, comma 1, del decreto-legge n. 185 del 2015; viene, inoltre, incrementato di 750 unità (dal 9 maggio al 31 dicembre 2016) il contingente impiegato nei servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili.
  Infine, con riferimento alle disposizioni in materia di personale e a quelle in materie penali e contabile di cui, rispettivamente, agli articoli 5, 6 e 7, ricorda che il decreto-legge in esame reca una normativa strumentale al loro svolgimento, individuata essenzialmente mediante un rinvio all'ordinamento vigente, ad eccezione di due interventi di carattere innovativo.
  Per quanto attiene alle disposizioni penali, vengono infatti introdotte alcune modificazioni all'articolo 10 del Codice di procedura penale sui reati commessi all'estero (con particolare riferimento all'individuazione dei tribunali competenti a giudicare), mentre, in ordine alle disposizioni in materia contabile, viene introdotto, all'interno del Codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010, un nuovo articolo (538-bis), volto a garantire che i servizi di assicurazione e trasporto in favore dei contingenti possano essere erogati a partire dal 1o gennaio di ciascun anno, senza soluzione di continuità.
  Da ultimo, rileva che – rispetto al provvedimento emanato dal Governo – l'esame al Senato ha introdotto una proroga di sei mesi del termine previsto dalla legge Madia (legge n. 124 del 2015) per l'emanazione dei decreti legislativi per la modifica della disciplina della presidenza del Consiglio, dei Ministeri, delle Agenzie governative nazionali e degli Enti pubblici non economici nazionali, anche al fine di allineare la scadenza delle deleghe relative al riordino delle carriere delle Forze di polizia e delle Forze armate.

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  Massimo ARTINI (Misto-AL-P) chiede ai rappresentanti del Governo di fornire nella prossima seduta alcuni chiarimenti utili ai gruppi per la predisposizione degli emendamenti. In particolare, riguardo alla situazione della missione relativa al valico di Rafah, chiede di sapere quali sono i risultati conseguiti fin qui, in modo da poter valutare se i militari italiani non possano essere impiegati meglio. Quanto alle ulteriori 400 unità di personale inviate a protezione della diga di Mosul, chiede se siano state adottate misure volte ad evitare il ricorso a passaporti diplomatici militari. Chiede, anche, che tipo di missione debbano svolgere i militari italiani a Mosul, se solo di affiancamento e addestramento dei curdi oppure anche di altro tipo. Infine, chiede aggiornamenti sulla situazione in Libia e di sapere quale sia stata l'applicazione della disposizione introdotta con l'ultimo decreto-legge di proroga delle missioni precedente a quello in esame che ha previsto la possibilità di utilizzare corpi speciali delle Forze armate per compiti di intelligence di contrasto.
  Conclude preannunciando la presentazione di una relazione di minoranza.

  Tatiana BASILIO (M5S) domanda chiarimenti riguardo alla riduzione dello stanziamento per la missione in Afghanistan, manifestando preoccupazione per la sicurezza dei militari impegnati in quel teatro. Osserva infatti che questa potrebbe essere compromessa da una riduzione delle unità schierate. Ribadisce, comunque, che il suo gruppo è contrario alla prosecuzione della missione. Conclude preannunciando che il suo gruppo affiderà al deputato Frusone il ruolo di relatore di minoranza.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 19.50.