CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 28 ottobre 2015
530.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
COMUNICATO
Pag. 54

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 28 ottobre 2015.Presidenza del presidente Ermete REALACCI.

  La seduta comincia alle 14.

Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2003/87/CE per sostenere una riduzione delle emissioni più efficace sotto il profilo dei costi e promuovere investimenti a favore di basse emissioni di carbonio.
COM(2015)337 final e allegati.

(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Ermete REALACCI, presidente, in sostituzione della relatrice on. Stella Bianchi, impossibilitata a partecipare ai lavori della seduta odierna, fa presente che la Commissione avvia oggi l'esame di una proposta di modifica della direttiva europea concernente l'Emission Trading System (ETS), il sistema di scambio di quote di emissione di gas ad effetto serra. Rileva che la proposta in oggetto si inserisce nell'ambito delle misure prospettate dal Pacchetto dell'Unione dell'energia, presentato dalla Commissione lo scorso 25 febbraio, allo scopo di aggiornare la politica energetica e quella ambientale dell'Unione europea per il conseguimento di obiettivi Pag. 55per il post 2020. Nel ricordare che l'Unione dell'energia delinea una strategia organica e coerente che intende perseguire contestualmente gli obiettivi della decarbonizzazione dell'economia, ai fini della lotta ai cambiamenti climatici, della sicurezza e della diversificazione delle fonti e dei fornitori, dell'efficienza energetica attraverso il più intenso ricorso alle fonti rinnovabili e la realizzazione di un mercato europeo unitario e interconnesso, e della incentivazione dello sviluppo di tecnologie avanzate, evidenzia che l'obiettivo generale della politica europea sul clima è limitare l'aumento della temperatura media globale al massimo entro i 2 gradi centigradi rispetto al periodo preindustriale e per il suo raggiungimento sono previste varie tappe: riduzione delle emissioni del 20 per cento entro il 2020, del 40 per cento entro il 2030, del 60 per cento entro il 2040 e dall'80 per cento al 95 per cento entro il 2050. In questo contesto si inserisce l'EU ETS quale strumento dell'Unione europea per ridurre le emissioni di gas a effetto serra dei grandi impianti; esso costituisce un unicum nel panorama mondiale per numero degli Stati e settori produttivi coinvolti e può rappresentare un modello esemplare a livello internazionale. Ricorda che il sistema è entrato in vigore nel 2005 e copre dal 40 per cento al 45 per cento del totale delle emissioni di gas ad effetto serra: si tratta di emissioni che derivano prevalentemente da impianti dell'industria pesante (produzione di cemento, ferro, acciaio, raffinazione del petrolio) e da impianti per la produzione di energia. Dal 2012 il sistema copre anche il settore dell'aviazione. In estrema sintesi, l'ETS adotta il meccanismo del cap™: si fissa un tetto massimo alle emissioni di gas e all'interno di questo limite vengono assegnati permessi di emissione, in alcuni casi a titolo gratuito e, in altri casi, a titolo oneroso. Fa presente che i permessi possono essere acquistati e negoziati tra le parti, in modo tale che chi inquina paga il prezzo dell'inquinamento prodotto, conformemente al principio del «chi inquina paga» sancito dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Evidenzia inoltre che un'alternativa all'acquisto dei permessi è investire in tecnologie che producano un abbattimento delle emissioni, ma ovviamente la convenienza dell'investimento è strettamente collegata al prezzo del carbonio che, dalla data della sua entrata in vigore, l'ETS ha riscontrato purtroppo limiti significativi nella sua efficacia fino ad arrivare ad un sostanziale fallimento del sistema non in grado di assegnare un prezzo al carbonio. Da qui la necessità di una profonda riforma la cui efficacia è da verificare. Per quanto riguarda segnatamente l'Italia, i risultati sono in linea con gli obiettivi sia sul piano delle emissioni di gas serra che su quello del consumo energetico e dell'energia rinnovabile. Su ventotto Paesi membri solo altri dodici Stati sono in regola contemporaneamente con le tre finalità dell'Agenda climatica europea (il cosiddetto obiettivo «20-20-20»). I risultati sino ad ora conseguiti sono incoraggianti e insieme agli impegni assunti con l'adozione del Pacchetto clima-energia al 2030 permetteranno all'Unione europea di presentarsi in una posizione di leadership, in grado di fare da traino anche nei confronti di altri Paesi, alla ventunesima Conferenza delle Parti (COP 21), che si terrà a Parigi tra il 30 novembre e l'11 dicembre prossimi, nella quale deve essere raggiunto un accordo globale vincolante di riduzione delle emissioni di gas serra coerente con l'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura media globale entro la soglia dei due gradi. Evidenzia che il risultato atteso è di rilevanza storica; fanno ben sperare l'intesa raggiunta da Stati Uniti e Cina e gli impegni assunti dai due Paesi in vista del vertice Onu di Parigi. Per quanto riguarda le proiezioni future, occorre segnalare che, nonostante esse mostrino un trend positivo sul piano della riduzione delle emissioni per il periodo 2013-2020, pari al 24 per cento con le misure vigenti e al 25 per cento con le misure aggiuntive già programmate negli Stati membri, secondo le previsioni comunicate dagli Stati membri, le riduzioni previste dovrebbero consentire, entro il 2030, di diminuire le emissioni del 27 per Pag. 56cento (con le misure vigenti) e del 30 per cento (con le misure supplementari già pianificate dagli Stati membri) rispetto ai livelli del 1990. Rileva che occorreranno nuove iniziative e ulteriori sforzi per conseguire l'obiettivo di riduzione delle emissioni del 40 per cento entro il 2030 e che la riforma dell'attuale sistema di scambio di quote va in questa direzione e potrebbe fornire un contributo importante. L'EU ETS ha evidenziato rilevanti criticità, alle quali la proposta di modifica in esame intende cerca di porre in parte rimedio. Sottolinea che la problematica di maggiore rilievo ha riguardato lo sbilanciamento tra l'offerta di quote di emissione e la relativa domanda, più elastica, essendo influenzata da diversi fattori, come l'andamento del ciclo economico o il prezzo dei combustibili fossili e che il disallineamento tra domanda e offerta è dipeso anche dalla massiccia assegnazione di permessi a titolo gratuito nelle prime fasi del sistema. Ricordato che l'assegnazione, tra l'altro, si basava sui dati non sempre precisi forniti dai singoli Stati membri, fa presente che l'eccesso di permessi ha determinato un forte calo del prezzo del carbonio, rendendo meno conveniente per i produttori investire in tecnologie innovative per l'abbattimento delle emissioni. La situazione è sicuramente migliorata con l'inizio della terza fase, tutt'ora in corso, che ha avuto inizio nel 2013, nella quale la collocazione dei permessi tramite asta è divenuto il criterio prevalente di assegnazione, mentre l'allocazione delle quote a titolo gratuito si è assestata sul 43 per cento, con una notevole riduzione rispetto al passato. Per ovviare allo squilibrio tra domanda e offerta si è inoltre deciso nel 2013 il ritiro di 900 milioni di quote attraverso il cosiddetto backloading e, più di recente, si è convenuto sull'istituzione di una riserva stabilizzatrice del mercato, nella quale, in caso di aumento del volume delle quote presenti sul mercato oltre un certo limite (833 milioni), confluiranno i permessi in eccesso. Sull'assetto fin qui delineato, si inserisce la proposta di modifica della direttiva ETS all'esame della Commissione, che introduce importanti novità rispetto al regime vigente, tra le quali sottolinea pertanto le misure di maggiore impatto. All'articolo 9, il fattore di riduzione annuale del tetto massimo di emissioni è portato dall'1,74 per cento attuale al 2,2 per cento; in tal modo, a partire dal 2021, si dovrebbe conseguire una riduzione supplementare di biossido di carbonio pari a 556 milioni di tonnellate. La fissazione di un fattore annuale di riduzione lineare del tetto delle emissioni più elevato rispetto al passato merita apprezzamento; ciò nonostante è da valutare se il sistema non possa essere potenziato nella sua efficacia tramite la fissazione di un fattore di riduzione, eventualmente ancora più elevato, contestualmente assumendo a riferimento un arco temporale più ampio. Rileva che in tal modo si potrebbe ipotizzare un tetto «flessibile», in grado cioè di adeguarsi ai mutamenti delle condizioni del mercato, in particolare sul piano della domanda e del prezzo del carbonio, fermo restando il risultato complessivo da raggiungere nel periodo considerato. All'articolo 10, paragrafo 1, viene introdotta una percentuale fissa di quote destinata ad essere collocata all'asta pari al 57 per cento, mentre la disciplina vigente prevede che le quote da mettere all'asta vengano ricavate in via residuale rispetto alle quote assegnate gratuitamente. La riforma risponde alla logica di considerare la collocazione dei permessi tramite asta come la regola generale del sistema. Al riguardo, si potrebbe obiettare che la previsione di detta percentuale si limita sostanzialmente a fotografare la situazione esistente, come affermato dalla stessa Commissione europea, per cui non sembra prefigurare un apprezzabile progresso. Fa presente che, in sostanza, non è chiaro in che misura, nelle previsioni della Commissione europea, essa possa concorrere al conseguimento dei risultati attesi, a meno che non si ritenga che la riduzione progressiva delle emissioni autorizzate si traduca in un aumento del prezzo delle quote, di entità tale da assicurare proventi adeguati a finanziare le misure stesse. D'altra parte, va segnalato anche che alcuni settori produttivi premono affinché venga loro assegnato Pag. 57un congruo numero di quote a titolo gratuito soprattutto per far fronte al rischio di delocalizzazione verso Paesi con politiche ambientali meno rigorose. Al riguardo, può risultare opportuno acquisire l'avviso del Governo sulla praticabilità e la convenienza dell'ipotesi di innalzare la percentuale di quote da destinare all'asta e di destinare l'ammontare più consistente di risorse che se ne potrebbe trarre a favore dell'industria a rischio di rilocalizzazione, per favorirne l'aggiornamento tecnologico. Sempre all'articolo 10, paragrafo 1, per sostenere gli investimenti nella modernizzazione dei sistemi energetici e migliorare l'efficienza energetica negli Stati membri che nel 2013 avevano un PIL pro capite inferiore al 60 per cento della media UE (si tratta di Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Croazia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia), si prevede la destinazione del 2 per cento del quantitativo totale dei permessi messi all'asta ad un Fondo per la modernizzazione per gli Stati membri. All'articolo 10, paragrafo 3, vengono incluse finalità aggiuntive alle quali gli Stati membri possono destinare una parte della quota minima del 50 per cento dei proventi della vendita all'asta. Si tratta di misure finanziarie a favore di settori esposti a rischio di rilocalizzazione delle emissioni e di Paesi terzi vulnerabili, nonché per la promozione di competenze e di occupazione in un'economia in via di decarbonizzazione. All'articolo 10-bis, paragrafo 2, si stabilisce che i parametri di riferimento (benchmark) per la determinazione dell'assegnazione gratuita all'industria vengano aggiornati periodicamente al fine di evitare profitti eccezionali imprevisti (windfallprofits) e di tenere conto dei progressi tecnologici. Tale previsione può suscitare qualche dubbio. L'allocazione delle quote a titolo gratuito, infatti, avviene sulla base di benchmark definiti a livello settoriale, mentre la proposta in esame prevede l'applicazione di una percentuale standard di riduzione trasversale, pari all'1 per cento, modificabile attraverso un fattore annuale di correzione unico, tra lo 0,5 per cento e l'1,5 per cento. La diminuzione trasversale del benchmark con un fattore di correzione unico introduce un elemento di rigidità che sembra non tener conto dell'obsolescenza dei macchinari e del diverso potenziale tecnologico dei vari settori. Un inasprimento dei benchmark potrebbe determinare un taglio della disponibilità di quote, penalizzando le nostre aziende già in difficoltà. All'articolo 10-bis, paragrafo 6, è previsto che gli Stati membri adottino misure finanziarie a favore di settori esposti a rischio di rilocalizzazione delle emissioni a causa dei costi indiretti del carbonio, ossia quelli trasferiti sui prezzi dell'energia elettrica, al fine di compensarli, purché in conformità alle norme sugli aiuti di Stato. La normativa appare avere un contenuto più stringente nei confronti degli Stati membri, ai quali la direttiva vigente attribuisce invece piena discrezionalità in merito. Ricorda, peraltro, che finora l'Italia non ha previsto nessuna forma di compensazione dei predetti costi a differenza di altri Stati, quali la Germania, il Regno Unito e la Spagna, ponendo le imprese italiane in una situazione svantaggio. Come rilevato anche dall'Autorità garante della concorrenza, inoltre, la diversa applicazione della normativa in questione è in grado di determinare una distorsione della concorrenza a livello europeo. All'articolo 10-bis, paragrafo 7, si prevede un'apposita riserva delle quote per i nuovi entranti e gli aumenti significativi della produzione, istituita con 250 milioni di quote immesse nella riserva stabilizzatrice del mercato. All'articolo 10-bis, paragrafo 8, vengono resi disponibili 400 milioni di quote, in aumento rispetto ai 300 milioni di quote previste dal testo vigente, per il sostegno all'innovazione nelle tecnologie e nei processi industriali a basse emissioni di carbonio, destinati a progetti mirati alla cattura e allo stoccaggio del carbonio e a quelli relativi alle energie rinnovabili, compresi quelli non ancora sostenibili dal punto di vista commerciale. All'articolo 10-ter, si continuano a prevedere misure a sostegno di settori ritenuti a rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, ma vengono ridefiniti i parametri per l'individuazione di tali Pag. 58settori basata sulla combinazione di due criteri: l'intensità degli scambi con i Paesi terzi (intesa come il rapporto tra il volume delle esportazioni e quello delle importazioni verso Paesi terzi) e l'intensità delle emissioni, laddove la normativa vigente definisce un settore esposto al rischio di rilocalizzazione se l'attuazione della normativa ETS comporta un aumento dei costi di produzione di almeno il 5 per cento e l'intensità degli scambi con i Paesi terzi è superiore al 10 per cento. In merito, fa presente che occorrerebbe acquisire l'avviso del Governo sull'impatto che la definizione dei nuovi parametri può avere sul nostro tessuto produttivo, tenuto conto della forte vocazione manifatturiera dell'industria italiana e che gran parte della stessa è ad oggi riconosciuta a rischio di rilocalizzazione, come la produzione di macchine e apparecchi meccanici, elettrici e ottici, di laterizi e ceramiche, la filiera tessile e l'abbigliamento, la lavorazione della pelle e la gioielleria, la produzione di acciaio, cemento e carta. Secondo le obiezioni che giungono da più voci del nostro sistema produttivo, i nuovi standard introdotti potrebbero, infatti, avere un'incidenza negativa sulle nostre imprese, riducendo il novero degli impianti valutati a rischio di rilocalizzazione. All'articolo 13, si prevede che le quote rilasciate dal 1o gennaio 2013 siano valide a tempo indeterminato, anziché per un periodo di otto anni, coincidente con la durata della terza fase. Si disciplina poi il regime relativo alle quote per il periodo successivo al 2021. Infine, all'articolo 23 vengono inserite norme per l'esercizio della delega da parte della Commissione, alla quale viene conferito il potere di adottare atti delegati per un periodo indeterminato, revocabile in qualsiasi momento dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Al riguardo, andrebbe valutata la compatibilità di detta disposizione con le disposizioni del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che, all'articolo 290, prevede che la delega comprenda la durata dell'esercizio del potere delegato alla Commissione. All'articolo 2 della proposta in esame, infine, è fissata al 31 dicembre 2018 la data entro la quale gli Stati membri debbono procedere al suo recepimento.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.05.

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 28 ottobre 2015. — Presidenza del presidente Ermete REALACCI.

  La seduta comincia alle 14.05.

Decreto-legge 154/2015: Disposizioni urgenti in materia economico-sociale.
C. 3340 Governo.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 20 ottobre 2015.

  Alessandro MAZZOLI (PD), relatore, presenta ed illustra una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

  Ermete REALACCI, presidente, avverte che il gruppo M5S ha presentato una proposta di parere alternativa sul provvedimento in esame (vedi allegato 2).

  Tino IANNUZZI (PD) esprime apprezzamento per il lavoro svolto dal relatore Mazzoli e per la proposta di parere formulata. Ritiene importante l'introduzione nell'articolo 3 del decreto-legge n. 154 del 2015 del comma 1-bis, che esclude dai vincoli del patto di stabilità le spese sostenute dai comuni per fronteggiare i danni causati da eventi calamitosi verificatesi nel 2015 e per i quali sia stato deliberato lo stato di emergenza. È questo il caso della devastante alluvione che ha provocato lutti e dolore e che ha determinato danni enormi per almeno 500 Pag. 59milioni di euro a gran parte della provincia di Benevento, sia alle abitazioni, sia alle infrastrutture, sia alle aziende produttive e alle attività agricole. Ritiene che il Governo, dando seguito ai positivi e importanti impegni assunti nella seduta di ieri sera in Commissione Bilancio dal sottosegretario all'economia De Micheli, debba stanziare con massima rapidità i primi finanziamenti per l'emergenza creatasi nel Sannio e debba, altresì, prevedere la sospensione e la rateizzazione successiva del versamento dei tributi e degli adempimenti fiscali nei territori beneventani. Giudica importante che queste misure ulteriori siano adottate con sollecitudine, alla luce della immane devastazione sofferta dal Sannio, come puntualmente censito e documentato dalla giunta regionale della Campania che si è subito attivata con grande impegno.

  Luigi DALLAI (PD), nel condividere quanto testé espresso dal collega Iannuzzi, sottolinea la necessità di escludere dal vincolo del patto di stabilità interno le spese affrontate dagli enti locali volte alla messa in sicurezza e alla tutela ambientale del territorio. Auspica, inoltre, che, anche in sede di discussione della prossima legge di stabilità, si attui la medesima misura in favore delle spese sostenute per le operazioni di bonifica dei territori.

  Angelo CERA (AP), nel ricordare gli ingenti danni causati dall'alluvione che ha colpito in passato il Gargano, sottolinea la gravità della situazione in cui versano i territori di Caserta e Benevento, profondamente devastati da impetuosi eventi di eccezionale intensità.

  Mauro PILI (Misto) stigmatizza l'atteggiamento del Governo, che predispone provvedimenti ad hoc destinati solo a specifiche parti del territorio nazionale, giudicando, pertanto, inaccettabili le misure previste nel decreto-legge in esame. Nel ritenere indispensabile che tali misure siano estese a tutto il resto del territorio nazionale, inclusa la Sardegna, duramente colpita di recente da eventi alluvionali, preannuncia il suo voto contrario sulla proposta di parere presentata dal relatore.

  Alessandro MAZZOLI (PD), relatore, ricorda che il comma 1-bis dell'articolo 3, introdotto nel corso della discussione presso la Commissione di merito, prevede l'esclusione delle spese sostenute dagli enti locali per far fronte ai danni causati da eventi calamitosi verificatisi nell'anno 2015, per i quali sia stato deliberato dal Consiglio dei ministri lo stato di emergenza, dal saldo valido per l'anno 2015 ai fini del rispetto del patto di stabilità interno. Ritiene che il problema principale non sia quello di trovare risorse per fronteggiare le emergenze, ma per prevenirle e, quindi, per attrezzarsi al fine di gestire le situazioni già accadute e che molto probabilmente continueranno ad accadere.

  Filiberto ZARATTI (SEL), nel condividere quanto rilevato dal relatore Mazzoli, apprezzato altresì il lavoro svolto dalla Commissione Bilancio, evidenzia come il problema sia rappresentato dal fatto che gli enti locali siano esonerati dal rispetto dei vincoli del patto di stabilità interno, non per le spese necessarie per fronteggiare l'emergenza, ma per le spese sostenute ai fini della messa in sicurezza e della prevenzione dei territorio.

  Claudia MANNINO (M5S) rileva l'opportunità che la misura introdotta dall'articolo 3 del decreto-legge in esame sia applicata a tutti gli enti locali, affinché questi, in situazioni di urgenza, disponendo delle coperture necessarie e dei progetti definitivi, siano esonerati dal rispetto del patto di stabilità.

  Enrico BORGHI (PD) fa presente come, a suo avviso, le questioni sollevate dai colleghi nel corso del dibattito odierno, in primo luogo l'esclusione dal vincolo del patto di stabilità interno per le spese finalizzate alla prevenzione sul territorio, saranno più opportunamente affrontate nel corso del dibattito sul disegno di legge di stabilità, attualmente all'esame del Senato.

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  Serena PELLEGRINO (PD) auspica che, in sede di discussione della legge di stabilità, vi siano margini effettivi di confronto sulle questioni emerse nel dibattito odierno.

  Tino IANNUZZI (PD), nell'evidenziare che le questioni emerse dal dibattito saranno più opportunamente affrontate in sede di discussione del disegno di legge di stabilità, manifesta apprezzamento per l'impegno assunto dal rappresentante del Governo, presso la Commissione di merito, a provvedere al tempestivo finanziamento degli interventi necessari per fronteggiare gli eventi alluvionali che, il 14 e 15 ottobre 2015, hanno colpito anche numerosi comuni della provincia di Benevento. Nell'auspicare, inoltre, che, in considerazione dell'eccezionale gravità e intensità degli eventi alluvionali sopra richiamati, il Governo disponga anche il differimento dei termini e la rateizzazione del versamento dei tributi a carico dei cittadini residenti nelle zone alluvionate, esprime apprezzamento per lo stanziamento, nel disegno di legge di stabilità, di risorse volte ad indennizzare i privati, cittadini e imprese, il cui patrimonio sia stato danneggiato da eventi calamitosi in tutto il territorio nazionale.

  Ermete REALACCI, presidente, fa notare come, a suo avviso, occorra impegnarsi durante l'esame del disegno di legge di stabilità affinché venga data priorità agli interventi per la messa in sicurezza del territorio ai fini dello svincolo del patto di stabilità interno.
  Avverte poi che sarà posta in votazione la proposta di parere presentata dal relatore e che, in caso di sua approvazione, risulterà preclusa la proposta di parere alternativa presentata dal gruppo M5S.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore, risultando pertanto preclusa la proposta di parere alternativa presentata dal gruppo M5S.

  La seduta termina alle 14.40.

AUDIZIONI INFORMALI

  Mercoledì 28 ottobre 2015.

Audizioni, nell'ambito dell'esame in sede referente della proposta di legge C. 2212 Daga recante Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico, nonché delega al Governo per l'adozione di tributi destinati al suo finanziamento, di esperti del settore e di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Autorità e Enti di Ambito (ANEA).

  Le audizioni si sono svolte dalle 14.40 alle 15.25.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 28 ottobre 2015.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.25 alle 15.30.

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