CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 novembre 2014
344.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 26 novembre 2014. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO. — Intervengono il sottosegretario di Stato per l'interno, Domenico Manzione, e il sottosegretario di Stato per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Ivan Scalfarotto.

  La seduta comincia alle 14.20.

Schema di decreto ministeriale concernente il riparto dei contributi in favore delle associazioni combattentistiche vigilate dal Ministero dell'interno a valere sulle risorse iscritte nello stato di previsione della spesa del medesimo Ministero per l'anno 2014, nel capitolo 2309 – piano gestionale 1.
Atto n. 119.

(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 19 novembre 2014.

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  Enzo LATTUCA (PD), relatore, illustra una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

  Emanuele COZZOLINO (M5S) sottolinea che la Commissione si appresta a votare il parere proposto dal relatore sull'atto del Governo n. 119 senza aver proceduto ad audizioni, come invece era stato chiesto dal suo gruppo. Interviene quindi per registrare come ancora una volta sia notevole la differenza tra quanto si afferma nel corso della seduta in Commissione e le decisioni procedurali che si assumono fuori verbale in una sede informale come l'Ufficio di presidenza della stessa.
  Ricorda, infatti, che nella precedente seduta sia il relatore del provvedimento sia il rappresentante del Governo avevano dichiarato la loro disponibilità all'eventualità di procedere ad audizioni e il presidente di turno, correttamente, aveva sottolineato che la questione dovesse essere posta in Ufficio di presidenza.
  Quando in quella sede il suo gruppo ha posto la questione, però, la risposta del presidente, nel silenzio di tutti gli altri gruppi, è stata che non si sarebbe proceduto ad audizioni perché le relazioni dell'attività svolta dalle associazioni destinatarie del finanziamento erano chiare e dunque non era il caso di perdere tempo con ulteriori sedute.
  Premesso che bisogna mettersi d'accordo sul concetto di chiarezza perché, ad esempio, a suo avviso si possono anche definire chiari quei documenti ma in un senso che non è affatto favorevole alla legittimazione del contributo statale, ci si trova ancora una volta nella condizione di regalare un milione ed ottocentomila euro ad associazioni che non sembrano più svolgere, a stare alla documentazione che loro stesse inviano, un'attività che abbia un valore sociale tale da giustificare il contributo.
  La cosa singolare, e si rivolge ai colleghi dei gruppi di Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, è che la settimana scorsa in Aula i loro gruppi hanno condotto una polemica sull'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta in tema di CIE che costava 100 mila euro, mentre sul punto in esame quest'anno, come accaduto anche nell'anno precedente, rimangono in silenzio, evidentemente un silenzio assenso.
  Comprende che gli atti di governo sono considerati routine e che la Commissione non ha lo stesso fascino dell'Assemblea, però osserva che se ci si straccia le vesti per quello che si ritiene uno spreco, è strano che ci si disinteressi totalmente di un provvedimento che generosamente e potremmo dire per prassi regala, e lo ribadisce, un importo di diciotto volte superiore allo spreco di cui sopra.
  Dichiara il voto contrario del suo gruppo al parere proposto dal relatore.

  Enzo LATTUCA (PD) relatore, sottolinea, come ha già avuto modo di fare, che il compito della Commissione non è quello di obiettare sulla legittimità od opportunità di finanziamenti disposti per legge, ma quello di limitarsi a valutare l'adeguatezza e la corrispondenza alle norme di legge del piano di riparto in questione. La Commissione, in questa sede, non ha, quindi, il compito di intervenire né sul perché siano disposti tali fondi, né sulla loro quantificazione, questioni che potrebbero essere affrontati in una sede diversa con interventi legislativi.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, in merito a quanto osservato dal collega Cozzolino, ricorda di aver avanzato in Ufficio di presidenza la proposta di non svolgere le audizioni richieste in quanto è da ritenersi esaustiva, ai fini del compito della Commissione in sede di parere da rendere al Governo sull'atto in esame, la documentazione allegata dal Governo all'atto medesimo. Proposta sulla quale, non essendovi state obiezioni, è da intendersi che l'Ufficio di presidenza abbia concordato.
  Al pari del relatore osserva anch'egli che compito della Commissione in questa sede non è di verificare che un'associazione abbia titolo per accedere ai contributi Pag. 11del fondo in questione, ma semplicemente di verificare la conformità dell'atto alla legge.

  Emanuele FIANO (PD) concorda con quanto osservato dal collega Lattuca e dal presidente.
  Entrando nello specifico del provvedimento, sottolinea di conoscere molto bene due delle associazioni beneficiarie del contributo, l'Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (ANPPIA) e l'Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi Nazisti (ANED). Ritiene che le relazioni delle due associazioni allegate all'atto siano conformi e coerenti ai requisiti richiesti dalla legge e che dimostrino come le associazioni medesime perseguono lo scopo proprio della loro ragione istitutiva, tenendo vivo il ricordo e organizzando la memoria dei tragici avvenimenti da cui prendono origine. Osserva, quindi, che le loro azioni debbano essere valutate non con il metro di una quantificazione produttiva, ma sul piano dell'organizzazione di eventi, come ad esempio possono essere delle mostre organizzate appunto allo scopo del mantenimento del ricordo.
  Non comprende, dunque, perlomeno con riguardo alle due associazioni da lui citate, e non condivide le obiezioni avanzate dal collega Cozzolino.

  Il sottosegretario Domenico MANZIONE osserva che da un punto di vista formale l'atto in esame nasce da una norma di legge. È poi una libera scelta del Parlamento intervenire in via legislativa per rimodulare o diminuire i contributi del fondo in questione.
  Con riguardo all'obiezione avanzata nella scorsa seduta riguardo a investimenti mobiliari effettuati dall'Associazione beneficiaria del contributo più elevato, informa la Commissione di aver approfondito la questione. Si tratta dell'acquisto di valori mobiliari non speculativi effettuato con i proventi della vendita di due immobili di proprietà dell'Associazione.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) replicando al deputato Fiano, osserva che il suo non era un intento critico nei confronti dell'operato delle associazioni beneficiarie dei contributi.
  Desiderava solo porre l'attenzione della Commissione sull'opportunità, in un periodo di ristrettezza economica come quello attuale, di destinare contributi ad associazioni con bilanci in attivo e non, al contrario, di favorire piccole associazioni più bisognose di aiuto.
  Osserva infine con soddisfazione che grazie all'intervento del suo gruppo nel dibattito sull'Atto dello scorso anno, le relazioni delle associazioni sono state trasmesse nei tempi prescritti.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 14.35.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 26 novembre 2014. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO indi del vicepresidente Roberta AGOSTINI. — Intervengono i sottosegretari di Stato per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Sesa Amici e Ivan Scalfarotto.

  La seduta comincia alle 14.45.

Revisione della parte seconda della Costituzione.
Testo base C. 2613 cost. Governo, approvato dal Senato, C. 8 cost. d'iniziativa popolare, C. 14 cost. d'iniziativa popolare, C. 21 cost. Vignali, C. 32 cost. Cirielli, C. 33 cost. Cirielli, C. 34 cost. Cirielli, C. 148 cost. Causi, C. 177 cost. Pisicchio, C. 178 cost. Pisicchio, C. 179 cost. Pisicchio, C. 180 cost. Pisicchio, C. 243 cost. Giachetti, C. 247 cost. Scotto, C. 284 cost. Francesco Sanna, C. 355 cost. Lenzi, C. 379 cost. Bressa, C. 398 cost. Caparini, C. 399 cost. Caparini, C. 466 cost. Vaccaro, C. 568 cost. Laffranco, C. 579 cost. Palmizio, C. 580 cost. Palmizio, C. 581 cost. Palmizio, C. 582 cost. Palmizio, C. 757 cost. Giancarlo Giorgetti, C. 758 cost. Giancarlo Giorgetti, C. 839 cost. La Russa, C. 861 cost. Abrignani, C. 939 cost. Toninelli, C. 1002 cost. Gianluca Pini, C. 1319 cost. Giorgia Meloni, C. 1439 Pag. 12cost. Migliore, C. 1543 cost. Governo, C. 1660 cost. Bonafede, C. 1706 cost. Pierdomenico Martino, C. 1748 cost. Brambilla, C. 1925 cost. Giancarlo Giorgetti, C. 1953 cost. Cirielli, C. 2051 cost. Valiante, C. 2147 cost. Quaranta, C. 2221 cost. Lacquaniti, C. 2227 cost. Civati, C. 2293 cost. Bossi, C. 2329 cost. Lauricella, C. 2338 cost. Dadone, C. 2378 cost. Giorgis, C. 2402 cost. La Russa, C. 2423 cost. Rubinato, C. 2441 cost. Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna, C. 2458 cost. Matteo Bragantini, C. 2462 cost. Civati e C. 2499 cost. Francesco Sanna.

(Seguito dell'esame e rinvio – Abbinamento delle proposte di legge costituzionale nn. 247 e 2441).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 19 novembre 2014.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, avverte che sono state assegnate alla I Commissione le proposte di legge costituzionale n. 247, a firma del deputato Scotto, recante «Modifiche alla Costituzione in materia di limiti di età per l'elettorato attivo e passivo dei giovani» e n. 2441, d'iniziativa del Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna recante «Modifica dell'articolo 48 della Costituzione in materia di attribuzione del diritto di elettorato attivo nelle elezioni regionali e degli enti locali ai cittadini che hanno compiuto il sedicesimo anno di età». Poiché le suddette proposte di legge vertono sulla stessa materia delle proposte di legge già all'ordine del giorno, avverte che ne è stato disposto l'abbinamento, ai sensi dell'articolo 77, comma 1, del regolamento.
  Ricorda che il termine per la presentazione di emendamenti è scaduto alle ore 12 di lunedì 24 novembre scorso. Comunica che sono state presentate 1171 proposte emendative (vedi allegato 2). Comunica altresì che la Presidenza non ritiene ammissibili i seguenti emendamenti e articoli aggiuntivi: Matteo Bragantini 01.01, volto a modificare l'articolo 1 della Costituzione; Matteo Bragantini 01.02, volto a modificare l'articolo 5 della Costituzione; Matteo Bragantini 01.03, volto a modificare l'articolo 11 della Costituzione; Matteo Bragantini 01.04, volto a modificare l'articolo 12 della Costituzione; Matteo Bragantini 01.05, che inserisce una nuova disposizione, concernente l'esercizio della resistenza ad atti di violazione delle libertà fondamentali e dei diritti garantiti dalla Costituzione; Giancarlo Giorgetti 01.06, volto a modificare l'articolo 23 della Costituzione; Giancarlo Giorgetti 01.09 e Capezzone 01.010, volti a modificare l'articolo 53 della Costituzione; Scotto 01.011, volto a modificare l'articolo 54 della Costituzione; Dadone 1.118, concernente la parità di accesso ai sistemi informativi e il divieto di concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione di massa; Nuti 2.01 e 2.02, volti a garantire la parità di accesso ai mezzi di comunicazione di massa per i candidati e i presentatori di liste; Costantino 37.5, sulla parità di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive degli stranieri.
  Comunica infine che il deputato Francesco Sanna ha ritirato il suo articolo aggiuntivo 36.07.
  Sospende, quindi, brevemente la seduta, che riprenderà con gli interventi per l'illustrazione degli emendamenti.

  La seduta, sospesa alle 14.55, riprende alle 15.25.

  Gregorio GITTI (PD), intervenendo sul complesso degli emendamenti, auspica, in particolare, che i relatori ed il Governo accolgano favorevolmente una sua proposta emendativa riferita all'articolo 12 e volta a sostituire il quinto comma dell'articolo 72 della Costituzione in materia di procedimento legislativo. Segnala, al riguardo, che tale emendamento è finalizzato a rendere coerente il progetto di riforma costituzionale in esame con i lavori che la Giunta per il Regolamento della Camera sta portando avanti per modificare le norme del Regolamento della Camera in un'ottica di rendere più efficiente la procedura di esame in sede referente dei provvedimenti legislativi. Segnala che il suo emendamento renderebbe il testo in discussione coerente con un'ipotesi di riforma regolamentare che prevede Pag. 13una corsia preferenziale per l'esame dei disegni di legge di iniziativa governativa.

  Riccardo FRACCARO (M5S) ribadisce la contrarietà espressa dal suo gruppo nei confronti del provvedimento in esame, per le ragioni chiarite nel corso dell'esame preliminare, nell'ambito del quale è stato evidenziato il rischio forte e preoccupante di una deriva in caso di approvazione del testo del Governo, come licenziato dal Senato.
  Fa presente quindi che, trattandosi di un progetto di revisione costituzionale di così ampia portata, occorrerebbe stabilire quali sono i principi ispiratori, precisando che a suo avviso il principio fondamentale sulla base del quale costruire le regole della convivenza civile sia quello della felicità.
  A questo proposito, ricorda che già nel XVIII secolo Jean-Jaques Rousseau mise l'una accanto all'altra le dimensioni della democrazia, del dovere civico e della felicità, come affermato nella prefazione de «Il Contratto sociale», del 1762.
  Al riguardo, rileva che il pensiero di Rousseau, che poneva al centro dello Stato democratico la sovranità del popolo, contribuì ad ispirare gli ideali della Rivoluzione francese innescando una serie di eventi storici che segnarono l'apertura di una nuova epoca. Due secoli e mezzo più tardi l'espressione di quel pensiero rimane ancora di stretta attualità; il raggiungimento e il mantenimento della relazione circolare tra il godimento dei diritti politici e le condizioni che favoriscono l'appagamento nel rispettare liberamente le norme dettate dal corpo sociale stesso è una sfida ancora in corso.
  Osserva quindi che la relazione tra democrazia e felicità è invero un tema affrontato anche dai costituzionalisti dei giorni nostri tanto come Gustavo Zagrebelsky, ne «La felicità della democrazia», del 2011.
  In quel testo, il Presidente emerito della Corte Costituzionale individua nuovamente la solida relazione che lega la felicità con la democrazia. In sintesi, un'equa e proporzionata distribuzione delle imperfezioni umane e del potere è una condizione indispensabile per poter ambire all'armonia sociale, alla convivenza pacifica e quindi alla felicità.
  Segnala poi che tale affermazione trova riscontro anche da un punto di vista empirico e i risultati di ricerche transdisciplinari sul fenomeno ne dimostrano la validità.
  Uno dei primi ricercatori ad occuparsi della tematica fu Putnam, in «La tradizione civica nelle regioni italiane», del 1993, il quale rilevò una forte relazione tra senso civico, la performance economica e l'efficienza della pubblica amministrazione. Lo studioso americano arrivò alla conclusione che nelle aree dove il senso civico è più alto, l'economia prospera e l'amministrazione è più efficiente. Per valutare il senso civico propose i seguenti indicatori: l'affluenza ai referendum, il numero di quotidiani letti e il livello di partecipazione alla vita sociale in club e associazioni.
  Successivamente, ricerche comparative hanno mostrato che non è la cultura civica che determina la qualità della democrazia ma piuttosto il contrario. Da una parte, gli scienziati politici Muller e Seligson, in «Civic culture and democracy: The question of causal relationships», del 1994, arrivarono alla conclusione che la fiducia interpersonale appare chiaramente essere un effetto piuttosto che la causa della democrazia». Dall'altra, gli economisti svizzeri Frey e Stutzer, in «Happiness and Economics: How the Economy and Institutions Affect Human Well-Being», del 2001, dimostrarono empiricamente il legame tra felicità ed economia e tra felicità e democrazia integrando alla disamina econometrica intuizioni e scoperte della psicologia, della sociologia e delle scienze politiche. Nella loro ricerca andarono oltre la dimostrazione che le condizioni micro e macroeconomiche nella forma di reddito, inflazione e disoccupazione influenzano la felicità.
  Fa presente, in particolare, che la loro ricerca prese come terreno di studio la Svizzera, Paese dove i diversi gradi di democrazia diretta dei Cantoni all'interno Pag. 14di un unico sistema economico consentono di isolare gli effetti politici dagli effetti economici. Sulla base di tale presupposto, i due economisti rivelarono che più le istituzioni sono democratiche e il grado di autonomia locale è elevato, più il grado di percezione della qualità della vita e di soddisfazione delle persone è elevato.
  In conclusione, mentre fattori quali il crescente aumento del reddito incidono sulla felicità personale solo in minima parte e solo fino a una certa soglia, le istituzioni che favoriscono un maggiore coinvolgimento individuale nella politica hanno un impatto sensibilmente superiore. Nella ricerca, gli indicatori del coinvolgimento dei cittadini furono determinati non solo dalla presenza dei referendum e dell'iniziativa popolare, ma soprattutto dagli elementi che ne determinano il grado di apertura e di vicinanza ai cittadini: le materie per le quali è previsto un referendum confermativo obbligatorio, il numero delle firme necessarie per richiedere una votazione popolare e l'assenza di limiti di materia per poter richiedere una votazione popolare.
  Evidenzia che la bontà di tale teoria si constata dai comportamenti sociali virtuosi che hanno luogo in un Paese confinante con l'Italia, la Svizzera. Come ribadito anche da Bruno Kaufmann, presidente dell'Istituto europeo per l'Iniziativa e il referendum, anche se a livello federale nove su dieci iniziative falliscono alla prova delle urne, si continuano a lanciare continuamente nuove iniziative rigenerando in continuazione le aspettative e il senso di appartenenza dei cittadini. Esse contribuiscono a movimentare la vita politica quotidiana, a tenere alto il grado di attenzione della classe politica e a stimolare il dibattito pubblico. Il regolare esercizio dei diritti politici e il potenziale di partecipazione esteso a tutti i cittadini sono i punto qualificanti. I promotori sanno bene che possono provocare reazioni, anche se, alla fine, soccomberanno alla votazione popolare. In tal senso Bruno Kaufmann, Rolf Büchi e Nadja Braun sottolineano, in «Il paese dei perdenti soddisfatti, Guida alla Democrazia diretta – In Svizzera e oltre frontiera», del 2009, che le iniziative popolari non sono giochi a somma zero, nei quali gli uni vincono tutto e gli altri perdono tutto e non è un caso che nove su dieci svizzeri non siano disposti a limitare le ampie possibilità di partecipazione delle quali dispongono con gli utensili messi a disposizione dalla democrazia diretta.
  La possibilità di lanciare iniziative e referendum per convocare votazioni popolari su temi reali serve da specchio alla società, dandole un senso e indicando la direzione da seguire. Pertanto, l'introduzione della democrazia diretta rappresenta senza alcun dubbio un progresso democratico che soddisfa i cittadini e in ultima istanza li rende felici. Il numero di quanti possono farsi sentire nel processo politico è maggiore rispetto all'impianto rappresentativo che monopolizza tutte le decisioni, le quali, spesso, non sono condivise nemmeno da chi le approva.
  Riprendendo quanto affermato da Kaufmann, Büchi e Braun, questi sono tutti i vantaggi della democrazia diretta raffrontata con sistemi meramente parlamentari, indipendentemente dal punto di vista politico e dalla possibilità di assicurarsi maggioranze con una determinata posizione politica, e che questa è la comprensione e l'intuizione necessaria, ricavata dall'esperienza, che raccoglie il segreto del Paese dei perdenti soddisfatti. Il concetto esplicato da Kaufmann è l'effetto naturale di un principio che, in Svizzera, vige ormai da più di un secolo, al quale i cittadini non vogliono assolutamente rinunciare ed è quello della partecipazione diretta. Tale principio trova la sua applicazione pratica nell'impianto costituzionale che il giurista Étienne Grisel, in «Initiative et référendum populaires, traité de la démocratie semi-directe en droit suisse», del 1987, descrive come il sistema in cui le autorità statali non solo sono elette dai cittadini ma sono anche subordinate alle loro decisioni.
  Fa presente che tale principio trova peraltro fondamento a livello etico e filosofico anche nella Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata il 10 Pag. 15dicembre del 1948, nel cui preambolo si sancisce che i diritti ivi elencati sono considerati dalla gran parte delle nazioni civili alla stregua di principi inalienabili del diritto internazionale generale e rappresentano la più alta aspirazione dell'uomo. In riferimento alla partecipazione diretta, all'articolo 21 la Dichiarazione afferma che ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti. Quelle descritte sono le condizioni etiche e giuridiche indispensabili per soddisfare le esigenze di partecipazione dei cittadini e in ultima istanza per tendere alla felicità del corpo sociale.
  Per gli svizzeri, dunque, tali condizioni sono ben chiare tanto che in più di un'occasione si sono opposti ai tentativi di riforma dei loro diritti, ai quali sono chiaramente legati a livello federale ed ancor di più a livello cantonale e comunale. Infatti, storicamente, sono stati gli ambiti locali che hanno permesso di affermare i principi federalisti e della democrazia diretta in tutto il territorio elvetico. Gli istituti di democrazia rappresentano un pilastro insostituibile del sistema politico elvetico. In tal senso è fuori da ogni dubbio quanto i cittadini della Confederazione siano coscienti del contrappeso custodito dalle loro stesse mani e vogliano ridurre al minimo il rischio individuato dall'intellettuale francese di origine svizzera Benjamin Constant. Nel suo celebre discorso, in «La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni», del 1819, affermò che il rischio della moderna libertà è che, assorbiti nel godimento della nostra indipendenza privata e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, rinunciamo con troppa facilità al nostro diritto di partecipazione al potere politico.
  L'aspetto interessante a suo avviso è che non sono solo i cittadini a non voler rinunciare a tali diritti. In Svizzera, anche i politici si sono adattati ad un modo di fare politica differente, come si evince dalle parole di Peter Maurer, segretario di Stato della Confederazione, in un'intervista di Lucio Caracciolo, in «Il metodo svizzero per contare di più» in «L'importanza di essere Svizzera», Limes, n. 3 del 2011, Maurer asserisce che ciò che ha imparato in venticinque anni di diplomazia e di contatti con il mondo esterno è che ci sono sempre temi su cui le posizioni dei diversi Paesi sono differenti in quanto è diverso l'approccio. Maurer precisava che, quando ha a che fare con una questione, si domanda innanzitutto che cosa vogliano i suoi concittadini.
  La Svizzera è, quindi, il luogo laddove le idee che sono a fondamento delle istituzioni repubblicane e della democrazia partecipata sono nate e si sono sviluppate. Pensatori come Rousseau e Constant sono nati rispettivamente a Ginevra e a Losanna mentre i diritti referendari e dell'iniziativa popolare sono stati formalmente introdotti nell'ordinamento giuridico della Confederazione già nel diciannovesimo secolo. Tuttavia, la Svizzera è solo il punto di partenza della democrazia e della partecipazione popolare diretta nelle scelte politiche.
  Osserva quindi che gli Stati Uniti d'America sono l'altra nazione che, a livello statale, ha accolto ed applicato tali principi, in particolare per quanto riguarda la California, Stato federato di quasi quaranta milioni di abitanti e caratterizzato da un livello di democrazia diretta piuttosto alto.
  Inoltre, anche a livello mondiale la tendenza è a un uso sempre più intenso dello strumento referendario. Una tendenza che si è sensibilmente accentuata negli ultimi due decenni. Oltre agli esempi europei, in primis la Svizzera, e nordamericani, gli altri casi sono rappresentati dalla British Columbia e dall'Ontario, le altre nazioni a far uso del referendum sono Taiwan, Uruguay, Venezuela, Ecuador, Algeria e Nuova Zelanda.
  In conclusione, rileva che l'Italia, da Paese guida qual era sotto questo profilo, si trova allo stato attuale a un livello di arretratezza preoccupante.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, nel ringraziare il collega Fraccaro Pag. 16per l'interessante intervento svolto, sottolinea che, a suo avviso, la governabilità e la felicità sono due obiettivi che possono coincidere.

  Andrea GIORGIS (PD), nel segnalare che il suo gruppo è sensibile alle osservazioni svolte dal collega Fraccaro, ritiene che la discussione sulle riforme costituzionali non è altra cosa rispetto al tema relativo alle soluzioni necessarie per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Rileva che, come dimostrano la letteratura sul tema nonché l'esperienza, la democrazia diretta non è più democratica della democrazia rappresentativa e che il pronunciamento dei cittadini deve essere definito ex post. Osserva che le istituzioni rappresentative sono irrinunciabili, anche al fine di orientare l'economia al perseguimento dell'interesse generale e al miglioramento della qualità della vita e che, pertanto, l'insistenza sul tema della governabilità non ha un intento autoritario ed è invece finalizzata proprio a tale scopo. Quanto agli emendamenti presentati dal suo gruppo, fa presente che gli stessi pur essendo eterogenei sono riconducibili ad un disegno unitario. Partendo dagli emendamenti presentati agli articoli che si riferiscono al Senato, sottolinea che alcune proposte emendative sono finalizzate ad istaurare il modello tedesco che garantisce la rappresentanza delle istituzioni territoriali, altri sono volti a configurare un Senato dove siano rappresentate le diverse forze politiche. L'insieme di tali proposte emendative è volto a creare, in vista del dibattito della Commissione e successivamente dell'Assemblea, una serie di alternative coerenti per superare alcune aporie presenti nel testo approvato dal Senato. Si riferisce alla composizione del Senato e alle sue funzioni delineate dal testo in esame. Al riguardo, osserva che il Senato da un lato rappresenta le istituzioni territoriali ma, dall'altro, è eletto da un sistema volto a garantire una rappresentanza più politica. Ritiene, ad esempio, che la presenza dei sindaci in Senato chiamati a rappresentare l'interesse generale sia una contraddizione ed osserva che andrebbe chiarito se in tale Assemblea debbano essere rappresentati i poteri legislativi ovvero gli esecutivi delle istituzioni territoriali. Quanto al tema delle garanzie, ricorda che gli emendamenti presentati dal suo gruppo sono finalizzati ad evitare che, ove si optasse per un sistema elettorale di tipo maggioritario, istituzioni quali Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale siano determinati nella loro composizione da una maggioranza di Governo che potrebbe, tuttavia, corrispondere ad una minoranza politica del Paese.
  Relativamente al controllo preventivo delle leggi elettorali da parte della Corte costituzionale, ritiene che lo stesso avrebbe senso solo se automatico ovvero attivabile da una minoranza esigua che non corrisponde a quella che ha aderito all'accordo sotteso alla legge elettorale. Sul tema del procedimento legislativo, ricorda che gli emendamenti presentati dal suo gruppo sono finalizzati a renderlo più semplice e a produrre leggi qualitativamente migliori, anche al fine di ridurre possibili conflitti dinanzi alla Corte costituzionale. Sul tema del voto a data certa, rileva che gli emendamenti del suo gruppo sono volti a scongiurare il rischio che tale istituto configuri una surrettizia modifica della forma di governo parlamentare svalutando la centralità del Parlamento. Si tratta, a suo avviso, di trovare soluzioni più equilibrate che garantiscano tempi certi di esame da parte del Parlamento per i provvedimenti del Governo senza che il Governo stesso debba ricorrere all'abuso della decretazione di urgenza. Nel condividere le osservazioni del collega Gitti sulla necessità di legare le riforme costituzionali a quelle regolamentari in discussione presso la Giunta per il regolamento della Camera, auspica che le forze politiche che sostengono il processo di riforma costituzionale confermino il loro impegno anche per riformare i regolamenti parlamentari, solo così, a suo avviso, il nuovo assetto costituzionale potrà funzionare adeguatamente. Ricorda, infine, che la riforma costituzionale dovrà resistere alla prova Pag. 17del tempo e dovrà, a suo avviso, essere dotata dei caratteri della coerenza e della linearità.

  Stefano QUARANTA (SEL) rileva come i deputati del suo gruppo si siano approcciati con spirito costruttivo alla riforma costituzionale, partecipando attivamente al dibattito e alle audizioni e presentando un numero di emendamenti piuttosto contenuto. Osserva, tuttavia, che le questioni problematiche da affrontare, nella fase dell'esame degli emendamenti, restano numerose e articolate. Al riguardo, segnala innanzitutto l'esigenza di riaffermare i caratteri della democrazia parlamentare; a tal fine, dovrebbe a suo avviso essere soppresso l'istituto del voto a data certa.
  Per quanto concerne, poi, la riforma del titolo V, pur ravvisandone la necessità, fa presente tuttavia che l'eliminazione della potestà legislativa concorrente delle regioni non rappresenta una soluzione adeguata rispetto ai problemi insorti nel corso degli anni a causa della ripartizione delle competenze tra Stato e regioni.
  Segnala, quindi, che un altro aspetto da modificare concerne il tema delle garanzie; in particolare, non comprende quale sia la ragione di prevedere che i giudici costituzionali siano eletti in parte dalla Camera e in parte dal Senato. Critica, inoltre, le modalità di elezione del Presidente della Repubblica, che rischiano di farne un organo di maggioranza anziché un potere neutro.
  Esprime forti perplessità, inoltre, in merito alla revisione procedimento legislativo, ritenendo che quest'ultimo sia eccessivamente farraginoso e che siano previste troppe fattispecie.
  Rileva altresì come non vi sia un'adeguata valorizzazione degli istituti di democrazia diretta.
  Il punto che a suo avviso suscita i maggiori dubbi, come è stato evidenziato da più parti, è costituito dal modo in cui è configurato il Senato. In proposito, ricorda che inizialmente l'atteggiamento assunto dal suo gruppo si era orientato nel senso di privilegiare l'idea di una Camera «delle garanzie» piuttosto che «delle autonomie». Nella fase attuale, di fronte alla soluzione prospettata nel testo in esame, ritiene che la via da seguire sia quella di apportare dei miglioramenti, volti a far sì che il Senato diventi effettivamente la Camera rappresentativa delle regioni. Qualora ciò non fosse possibile, riterrebbe preferibile optare per una soluzione di tipo monocamerale in quanto, se è vero che il bicameralismo offre maggiori garanzie sotto il profilo del controllo sui testi legislativi, è anche vero che il monocameralismo è comunque da preferire ad un'ipotesi di riforma – come quella in esame – sicuramente confusa.
  Richiamando le considerazioni svolte dal deputato Fraccaro, a proposito della felicità come principio ispiratore nel processo di costruzione delle regole comuni, sottolinea lo spirito di «infelicità» con cui egli si approccia al seguito dell'esame della riforma costituzionale, in quanto non percepisce la presenza di un autentico spirito costituente. Pertanto, al fine di limitare i possibili danni, fa presente che è sua volontà valutare tutte le proposte emendative che saranno poste in votazione, comprese quelle provenienti da gruppi parlamentari politicamente lontani rispetto al proprio.

  Alan FERRARI (PD) osserva che il dibattito che si sta svolgendo sul complesso degli emendamenti rappresenta un passo in avanti sostanziale rispetto alla discussione preliminare. Passo in avanti dimostrato dal numero limitato di proposte emendative presentate che garantisce, a suo avviso, un esame non solo numerico di tutti gli emendamenti, ma anche di qualità.
  Concorda con il collega Giorgis sul fatto che siano emerse alcune posizioni prevalenti e degli ambiti di possibile modifica. Osserva inoltre che va riconosciuto che alcune accuse mosse al Governo siano cadute. Ad esempio era stato rilevato che non c'erano le condizioni e l'urgenza di una riforma costituzionale. Urgenza che invece, a suo avviso sussiste in primo luogo per modificare la percezione che i cittadini hanno dell'inefficienza della macchina statale. Pag. 18In secondo luogo per evitare l'uscita dell'Italia dal mercato e per un rilancio della sua competitività tramite una semplificazione legislativa e un aumento di governabilità.
  La riforma costituzionale rappresenta anche un'occasione per uscire da prigioni mentali o da dibattiti sterili sulla presenza di un maggiore o minore tasso di centralismo. La questione è al contrario di un processo non compiuto di diffusione del potere.
  È stato detto che ognuno si deve sentire inadeguato di fronte al compito della riforma della Costituzione. Ma se questo è vero, si chiede perché si debba ritenere pregiudizialmente inadeguato a tale scopo un Governo in quanto formato da persone giovani che possono però possedere conoscenze pari a quelle di persone più mature.
  Ritiene che dal dibattito svolto sinora siano emerse conferme positive di alcuni punti del disegno di legge. Prima di tutto la previsione di un Senato non elettivo e le funzioni ad esso attribuite. Tra queste è essenziale, a suo modo di vedere, quella di valutazione dell'impatto delle politiche pubbliche al fine di migliorare l'azione della pubblica amministrazione, valutazione messa in capo al potere legislativo e non al Governo. Inoltre la riforma del Titolo V, che non è una semplice opera di riordino e tanto meno di subordinazione di un ente ad un altro, ma semmai un'opera di sovraordinazione nel rispetto della pari dignità di ogni ente, sancita già dalla riforma del 2001.
  È invece emerso come altre parti necessitino di alcune modifiche e in questa direzione vanno gli emendamenti presentati dal suo gruppo. Si tratta in particolare del procedimento legislativo, come sottolineato dal collega Giorgis, e della previsione del voto a data certa, norma che va riscritta, mantenendo la finalità di aumentare il tasso di governabilità.
  Infine segnala, tra le parti che necessitano di essere modificate, quella relativa all'elezione del Presidente della Repubblica.
  Tornando a considerazioni di carattere generale, osserva che riscrivere la Carta costituzionale non presuppone obbligatoriamente che tali modifiche, come è stato detto, debbano durare per parecchi anni. È qualcosa che non si può prevedere, in quanto legato a un processo e a un progresso politico e democratico in divenire. Ricorda al proposito il dibattito pre-costituzionale svolto tra due persone autorevoli e distanti per le loro posizioni come Sturzo e Salvemini. Entrambi ponevano al centro della Costituzione l'esigenza dello sviluppo della persona, da cui derivava l'altra esigenza di un grande stato sociale fondato sul diritto all'assistenza, alla sanità e alla scuola. Una presenza così forte dello Stati veniva giustificata da Sturzo con la convinzione che l'Italia fosse di fondo un Paese federale e che quindi si sarebbe sviluppata in tal senso, favorendo lo sviluppo di una coscienza democratica. Ciò non è avvenuto fino alla caduta del muro di Berlino nel 1989, generando un potere centralista e una mancanza di moralità da parte della politica con i risultati ben noti.
  Ora è la stessa politica che deve porre rimedio a tale situazione e in questo senso è corretta l'idea di Senato del disegno di legge del Governo con compiti di cooperazione.
  In conclusione ritiene che ci siano le condizioni per affinare il disegno di legge e per procedere nella giusta direzione.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 26 novembre 2014.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.45 alle 17.

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