CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 15 aprile 2014
218.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
Pag. 231

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 15 aprile 2014. — Presidenza del presidente Ettore Guglielmo EPIFANI.

Schema di Accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020.
Atto n. 86.

(Rilievi alla V Commissione).
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 4, del regolamento, e conclusione – Deliberazione di rilievi).

  La seduta comincia alle 11.30.

  La Commissione prosegue l'esame dello schema in oggetto, rinviato nella seduta del 9 aprile 2014.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, comunica che in relazione all'esame dello Schema di Accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020 (atto del Governo n. 86) è pervenuta una proposta alternativa di rilievi da parte del gruppo SEL.

  Luigi LACQUANITI (SEL) illustra rapidamente la proposta di parere alternativo che si conclude con una valutazione sfavorevole (vedi allegato 2). Richiama l'attenzione della Commissione sul dato incontestabile, Pag. 232seppure non adeguatamente pubblicizzato, che la Commissione europea ha espresso sulla proposta di Accordo predisposta dal Governo italiano un parere estremamente critico, sottolineando che esso «è ancora lontano dal livello di maturità richiesto» e «non si concentrerebbe sulle priorità fondamentali». Ricordando che l'Accordo di partenariato è il documento che dovrebbe definire le modalità di impiego più efficaci e efficienti dei fondi strutturali e di investimento europei per il periodo 2014-2020, appare evidente e conseguente che sul documento in esame la valutazione non possa che essere sfavorevole.

  Marco DA VILLA (M5S) ringrazia i due relatori, sia della maggioranza che dell'opposizione per i documenti accuratamente predisposti. Si trova in imbarazzo nella valutazione della proposta di rilievi del relatore Taranto, che è oggettivamente molto buona e segnala adeguatamente molte delle criticità presenti nel documento all'ordine del giorno, ma poi, poco conseguentemente, esprime un parere favorevole anziché contrario. L'Accordo predisposto dal Governo italiano ha provocato un livello di critiche davvero penetranti e quasi imbarazzanti da parte della Commissione europea, ed è anzitutto stressata una grave carenza proprio nella programmazione. Nella sua audizione presso il Parlamento, il Ministro Delrio ha lasciato intendere che il documento finale che il Governo trasmetterà a Bruxelles sarà ben diverso da quello in esame, sul quale però paradossalmente la Camera è chiamata ad esprimersi; segnala altresì che la V Commissione del Senato ha chiesto al Governo di ritirare il documento in esame e di presentarne uno nuovo all'attenzione del Parlamento. Rileva quindi nella procedura in corso uno svilimento delle funzioni dei parlamentari, che si trovano ad analizzare e valutare un documento che sarà modificato, ma non per impulso del Parlamento. Il Governo correggerà per suo autonomo impulso questo documento che è quindi inutile e superato: ciò non può che condurre all'espressione di un voto contrario che dichiara a nome del suo gruppo.

  Luigi TARANTO (PD) ringrazia i colleghi intervenuti e evidenzia che sia nei rilievi formulati che nelle premesse (il punto 6 delle premesse recita testualmente «le osservazioni della Commissione europea sullo schema di accordo di partenariato rilevano che esso “è ancora lontano dal livello di maturità richiesto”, facendo, tra l'altro, scaturire tale valutazione da un giudizio di non adeguata concentrazione sulle priorità fondamentali, di debole logica d'intervento degli undici obiettivi tematici, di assenza di analisi della capacità amministrativa») non si è certo taciuto delle critiche rivolte all'Accordo da parte della Commissione; sono però gli stessi colleghi che sono stati pronti a rilevare le critiche ad ignorare altre parti del documento che invece si muovono nella direzione giusta, seppure necessitando di alcuni aggiustamenti (sempre nel punto 6 della premessa è ricordato che «d'altra parte, il Commissario Hahn ha evidenziato che “la struttura e l'impianto generale del documento vanno nella direzione giusta e che va assolutamente evitata una revisione sostanziale dello stesso”»). Esprime la convinzione che richiedere una nuova riscrittura dell'Accordo di partenariato sarebbe certamente antieconomico ed infondato, mentre d'altra parte l'espressione di specifici rilievi può condurre a delle modificazioni che incrementerebbero notevolmente la condivisibilità dell'impianto complessivo. Mantiene quindi la propria proposta di rilievi sulla quale richiede il voto della Commissione.

  Gianluca BENAMATI (PD), condividendo le argomentazioni del relatore, esprime il riconoscimento da parte dell'intero gruppo del PD dello sforzo effettuato dal Governo nell'indicare la programmazione delle risorse per i prossimi anni; sottolinea che la nostra Commissione ha svolto un lavoro specifico di analisi e approfondimento dei temi trattati nel poderoso documento al fine di elaborare la Pag. 233proposta che si intende avanzare alle Commissioni competenti nel merito. Dichiara quindi il convinto voto favorevole del PD sulla proposta di rilievi predisposta dal relatore di maggioranza.

  La Commissione approva la proposta di rilievi del relatore (vedi allegato 1).

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, dichiara quindi preclusa la proposta di rilievi alternativa.

  La seduta termina alle 12.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 15 aprile 2014. — Presidenza del presidente Ettore Guglielmo EPIFANI.

  La seduta comincia alle 12.

Documento di economia e finanza 2014.
Doc. LVII, n. 2 e Allegati.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Maria Chiara CARROZZA (PD), relatore, illustra il contenuto del Documento in titolo.
  Ricorda che il calendario dei lavori dell'Assemblea prevede che la discussione del DEF abbia luogo nella giornata di giovedì 17 aprile e che le commissioni di settore dovranno concluderne l'esame entro martedì 15 aprile, quindi entro la giornata odierna.
  Il Documento di economia e finanza (DEF) costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio, che traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo e il conseguimento degli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile e solidale definiti nella Strategia Europa 2020. Il DEF enuncia, pertanto, le modalità e la tempistica attraverso le quali l'Italia intende conseguire il risanamento strutturale dei conti pubblici e perseguire gli obiettivi in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale, energia e sostenibilità ambientale definiti nell'ambito dell'Unione europea.
  Il documento, che s'inquadra al centro del nuovo processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE – il cd. Semestre europeo – è presentato alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, entro il 10 aprile di ciascun anno, al fine di consentire alle Camere di esprimersi sugli obiettivi programmatici di politica economica in tempo utile per l'invio al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, entro il successivo 30 aprile, del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma (PNR).
  Quanto alla struttura, il DEF si compone di tre sezioni e di una serie di allegati. In particolare, la prima sezione espone lo schema del Programma di Stabilità, che dovrà contenere tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal nuovo Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi di politica economica da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico.
  Nella seconda sezione sono indicate le regole generali sull'evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche, in linea con l'esigenza, evidenziata in sede europea, di individuare forme efficaci di controllo dell'andamento della spesa pubblica.
  La terza sezione reca, infine, lo schema del Programma Nazionale di Riforma (PNR) che, in coerenza con il Programma di Stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione Pag. 234e sostenibilità delineati dalla nuova Strategia «Europa 2020». In tale ambito sono indicati:
   lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione dell'eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti;
   gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività;
   le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nel Programma di stabilità;
   i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell'economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell'occupazione.

  In allegato al DEF – ovvero alla Nota di aggiornamento del medesimo da presentare ogni anno entro il 20 settembre – sono indicati gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica, da presentarsi alle Camere entro il mese di gennaio.
  Inoltre, in base alla legge di contabilità nazionale, in allegato al DEF devono essere riportate una serie d'informazioni supplementari:
   a. una relazione di sintesi sugli interventi realizzati nelle aree sottoutilizzate e sui risultati conseguiti;
   b. il Programma delle infrastrutture strategiche, previsto dalla «Legge obiettivo» e il relativo stato di avanzamento;
   c. un documento relativo allo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra;
   d. un documento recante l'esposizione delle risorse del bilancio dello Stato destinate alle singole regioni;
   e. il rapporto sullo stato di attuazione della legge di contabilità e finanza pubblica.

  Sono quindi allegati al Documento in esame:
   il rapporto sullo stato di attuazione della riforma della contabilità e finanza pubblica, di cui all'articolo 3 della legge n. 196 del 2009 (Allegato I);
   il documento sulle spese dello Stato nelle regioni e nelle province autonome, di cui al comma 10 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009 (Allegato II);
   la relazione sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, di cui al comma 9 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009 (Allegato III);
   la relazione sui fabbisogni annuali di beni e servizi della pubblica amministrazione e sui risparmi conseguiti con il sistema delle convenzioni Consip, prevista dall'articolo 2, comma 576, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Allegato IV);
   il programma delle infrastrutture strategiche, previsto dall'articolo 1 della legge 21 dicembre 2001, n. 443 (Allegato V).

  Con riferimento al quadro macroeconomico il DEF, nella prima sezione relativa al Programma di Stabilità, evidenzia come nel 2013 il ritmo di crescita dell'economia mondiale abbia registrato un leggero rallentamento rispetto al 2012, attestandosi, secondo i dati forniti dal Fondo monetario Internazionale (nel World Economic Outlook, di aprile 2014), ad un tasso del 3,0 per cento, In particolare, il DEF osserva che la crescita globale nel 2013 è risalita soprattutto nella seconda metà dell'anno: le economie avanzate hanno inciso per gran parte della ripresa, mentre l'andamento della crescita, comunque sempre sostenuta nei mercati emergenti, risulta rallentata rispetto ai ritmi di qualche anno fa.
  Le prospettive di crescita dell'economia mondiale per il 2014 si inseriscono in uno scenario di ripresa in cui un maggiore contributo proviene, come detto, dalle economie Pag. 235sviluppate, rafforzate della domanda interna, e in un contesto di ridotte tensioni sui mercati finanziari.
  Secondo le previsioni elaborate dal Fondo Monetario Internazionale nell’Economic Outlook di aprile, si prospetta una crescita dell'economia globale nel 2014 del 3,6 per cento ed un'espansione del commercio mondiale del 4,3 per cento. In particolare, negli Stati Uniti è prevista una crescita del 2,8 per cento e il Giappone dovrebbe crescere dell'1,4 per cento.
  Per quanto riguarda l'Area dell'euro, il DEF 2014 evidenzia come l'evoluzione positiva dell'economia nella seconda parte dell'anno non sia stata sufficiente ad impedire una contrazione del PIL nel 2013, pari – secondo quanto indicato dalla Commissione europea a febbraio 2014 (nel Winter Economic Forecast) – allo 0,4 per cento e un incremento del tasso di disoccupazione all'12,1 per cento.
  Il Governo osserva che le cause di tale andamento del PIL nell'Area euro vanno riscontrate nella debolezza della domanda interna, che ha risentito delle politiche fiscali restrittive, e nella difficoltà di aumentare l'offerta di credito alle imprese nonostante la politica monetaria espansiva adottata dalla BCE, difficoltà questa che ha reso più difficile la ripresa economica e il rapido riassorbimento del livello di disoccupazione. Ne è conseguito un aumento della disoccupazione di lungo periodo.
  Inoltre, poiché il livello di indebitamento nell'Area resta elevato, ciò potrebbe richiedere l'adozione di ulteriori politiche fiscali restrittive, con possibili conseguenze sulla crescita appena avviata. Inoltre, i rischi di un processo deflazionistico, dovuto ad un livello di inflazione sensibilmente inferiore al 2,0 per cento, possono incidere negativamente sulle decisioni d'investimento.
  Per il 2014, il DEF, in linea con quanto prospettato dalla Commissione europea, stima un incremento del PIL nell'Area dell'euro dell'1,2 per cento ed una lieve riduzione del tasso di disoccupazione, al 12 per cento.
  Il DEF espone quindi l'analisi del quadro macroeconomico italiano relativo all'anno 2013 e le previsioni per l'anno in corso e per il periodo 2015-2018, che riflettono i primi segnali di graduale ripresa dell'economia, nonostante gli elementi d'incertezza che ancora caratterizzano le prospettive di crescita globali.
  Il DEF 2014 sottolinea come l'economia italiana sia entrata in una fase di ripresa, contrassegnata in prospettiva da dinamiche abbastanza favorevoli del commercio estero e da una graduale stabilizzazione della domanda interna.
  Il documento sottolinea come le prospettive di recupero dell'economia italiana dipendano, sostanzialmente, dall'evoluzione dello scenario economico mondiale, che si prospetta in graduale ripresa.
  La progressiva ripresa della domanda internazionale nella seconda metà del 2013, dovrebbe, secondo il DEF, riflettersi positivamente sulla crescita delle esportazioni italiane. Al contempo, il Governo prefigura un graduale superamento dei fattori negativi che hanno condizionato finora l'andamento della domanda interna.
  Gli indicatori congiunturali più recenti evidenziano, secondo il DEF, la prosecuzione della fase ciclica moderatamente espansiva emersa alla fine del 2013, prospettando un moderato aumento del PIL nel primo trimestre 2014 ed una ripresa più sostenuta nei trimestri successivi.
  In particolare, il Governo evidenzia come nei primi mesi dell'anno sia proseguito l'aumento della fiducia delle imprese manifatturiere e come segnali positivi provengono dal settore dei servizi. Anche la produzione industriale sarebbe attesa in crescita nel primo trimestre.
  Secondo quanto illustrato nel DEF, infatti, la revisione al ribasso della crescita è attribuibile, nel breve periodo, proprio al persistere della restrizione nella concessione del credito al settore privato.
  Nel medio termine, tuttavia, vanno considerati anche alcuni ritardi di attuazione che non consentono ancora alle riforme intraprese di incidere in termini di crescita economica.Pag. 236
  Per gli anni successivi, il DEF prevede una crescita del PIL nel 2015, pari all'1,3 per cento, e pari in media dell'1,7 per cento nel triennio successivo.
  I dati di finanza pubblica riportati nel DEF 2014 relativi al consuntivo 2013 espongono una conferma del risultato dell'indebitamento netto conseguito nell'anno precedente, pari al 3 per cento del Pil, in linea con l'obiettivo programmatico esposto nelle stime contenute nella Nota di aggiornamento del DEF 2013 dello scorso settembre.
  L'attestarsi del dato di indebitamento sugli stessi valori percentuali (ma anche nominali, in quanto i rispettivi importi differiscono di soli 35 milioni) del 2012 deriva da una eguale evoluzione delle entrate e delle spese finali, entrambe aumentate rispetto all'anno precedente dello 0,1 per cento in quota Pil.
  Le previsioni per il quinquennio 2014-2018 sono costruite sulla base delle risultanze dell'anno 2013, di cui sopra si è detto, e del nuovo quadro macroeconomico riportato nel DEF, nonché tenendo conto degli effetti finanziari derivanti dai provvedimenti legislativi approvati al 31 marzo di quest'anno.
  Rispetto alla Nota di aggiornamento 2013, DEF 2014 rivede in senso moderatamente peggiorativo il livello di indebitamento netto già previsto per il 2014 e per gli anni successivi.
  Tanto precisato, può rilevarsi come il progressivo miglioramento dell'indebitamento netto nel quinquennio 2014-2018 si realizzi in gran parte sul controllo dell'andamento della spesa, posto che a fronte di una sostanziale stabilità delle entrate, che diminuiscono nell'intero periodo di 1 punto di Pil (che comunque, dato anche i valori crescenti stimati per il Pil, si riflette in una diminuzione di 0,7 punti di pressione fiscale, dal 44 al 43,3 per cento) le spese, dopo aver già registrato una diminuzione di 0,4 punti in quota Pil nel 2014 rispetto all'anno precedente, decrescono di 3,4 punti percentuali di Pil, dal 51 per cento del 2014 al 47,6 per cento del 2018.
  In tale direzione operano tutte le componenti della spesa, sia quella primaria, che, sempre in quota Pil, scende di 2,4 punti nel periodo, sia quella per interessi, (0,4 punti) che la spesa in conto capitale, che continua il suo trend di discesa risalente agli anni già precedenti, portandosi dal 2,8 per cento di Pil al 2,3 per cento.
  Con riguardo alle entrate, il quadro previsivo espone un incremento di 0,4 punti in quota Pil, rispetto al 2013, delle entrate tributarie nel biennio 2014 –2015, da ricondurre principalmente al miglioramento del quadro macroeconomico.
  Il quadro programmatico prevede un valore del saldo di bilancio (indebitamento) in progressivo miglioramento, dal –3,0 per cento registrato nel 2013 al –2,6 per cento del 2014, per poi proseguire fino al –0,3 per cento del 2018. Si tratta di un percorso di risanamento e crescita più graduale di quello contenuto nella Nota di aggiornamento 2013, che si riflette necessariamente sull'andamento del saldo di indebitamento strutturale, che, partendo da un valore stimato pari al –0,8 per cento del Pil nel 2013 si riduce ad un sostanziale pareggio strutturale close to balance (-0,1 per cento) nel 2015, raggiungendo poi il pieno pareggio nel 2016.
  Con riguardo all'evoluzione del rapporto debito pubblico/PIL, il dato 2013 si è posizionato ad un livello lievemente inferiore, di 0,3 punti percentuali, rispetto alle previsioni contenute nella Nota di aggiornamento dello scorso settembre (132,9 per cento), attestandosi al 132,6 per cento.
  Il profilo programmatico esposto dal DEF – non confrontabile con i dati relativi agli andamenti tendenziali della evoluzione del rapporto debito/Pil, non riportati nel Documento in esame – espone che il rapporto medesimo, dopo aver raggiunto il livello del 132,6 nel 2013, è previsto crescere ulteriormente di 2,3 punti percentuali nell'anno in corso, fino al 134,9 per cento, valore che supera di 2,1 punti le stime della Nota di aggiornamento del settembre 2013.
  La prevista crescita, va rammentato, risulta peraltro sensibilmente ridotta rispetto Pag. 237a quella verificatasi nel 2012 rispetto all'anno precedente, che è stata del 5,6 per cento. Negli anni successivi inizia un percorso di discesa che, operando una riduzione complessiva di 14,4 punti percentuali di tale rapporto, dovrebbe consentire allo stesso di attestarsi al 120,5 per cento (116,9 al netto dei sostegni europei) nel 2018.
  Il Programma Nazionale di Riforma (PNR), contenuto nella Sezione III del DEF, ha, da un lato, la funzione di verificare – in termini di effetti, portata e conformità con gli obiettivi europei – le riforme intraprese dopo l'approvazione del PNR dello scorso anno, e, dall'altro, di prospettare un'agenda di interventi per il futuro funzionali al conseguimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020 e all'attuazione degli indirizzi sulle politiche pubbliche che le istituzioni comunitarie, nel quadro della nuova governance economica europea, hanno diretto all'Italia. Con riferimento al PNR in esame, tali indirizzi sono individuabili nelle Raccomandazioni (che più avanti si indicano) rivolte all'Italia dal Consiglio UE il 9 luglio 2013, a chiusura del semestre europeo 2013, sulla base delle valutazioni della Commissione sul PNR e sul Programma di stabilità contenuti nel DEF 2013, nonché nel Rapporto della Commissione europea del 5 marzo 2014, prodotto a conclusione della procedura annuale sugli squilibri macroeconomici: rapporto che, come si è in precedenza illustrato, concerne oltre all'Italia altri 16 Paesi UE.
  Come già accaduto nel 2012 e nel 2013, la Commissione europea ha anticipato la presentazione dell'Analisi annuale della crescita a novembre, confermando per il 2014 i cinque obiettivi generali di politica economica già indicati per il 2013:
   portare avanti un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita;
   ripristinare l'erogazione di prestiti all'economia;
   promuovere la crescita e la competitività;
   lottare contro la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi;
   modernizzare la pubblica amministrazione.

  Gli obiettivi sono stati avallati dal Consiglio europeo che ha invitato gli Stati membri, in vista del semestre europeo 2014, a riservare un'attenzione specifica al rafforzamento del funzionamento e della flessibilità del mercato unico di prodotti e servizi, al miglioramento del clima imprenditoriale, all'ulteriore risanamento dei bilanci delle banche al fine di affrontare la frammentazione finanziaria e di ripristinare la normale erogazione di prestiti all'economia, nonché, con riferimento all'occupazione, a politiche volte a:
   rafforzare gli incentivi, fiscali e di altro tipo, alla creazione di posti di lavoro, anche alleggerendo il carico fiscale sul lavoro;
   allungare la vita lavorativa, aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, accelerare l'attuazione di misure attive per il mercato del lavoro e continuare a modernizzare i sistemi di istruzione e formazione, apprendimento lungo tutto l'arco della vita e formazione professionale compresi;
   assicurare che il costo del lavoro evolva in funzione di incrementi della produttività;
   affrontare il divario tra domanda e offerta di competenze;
   accrescere la mobilità della forza lavoro.

  Sulla base delle indicazioni contenute nella relazione presentata a novembre 2013, l'Italia, al pari di altri 16 Paesi dell'UE, è stata oggetto di un esame approfondito, in esito al quale, con un rapporto presentato il 5 marzo scorso, la Commissione europea ha indicato che gli squilibri macroeconomici sono da considerarsi eccessivi,e devono essere affrontati elaborando degli appositi piani correttivi da incorporare nel Programma di stabilità Pag. 238e nel Piano nazionale di riforma. In particolare, l'Italia dovrebbe:
   affrontare il livello molto alto del debito e la debole competitività esterna, entrambi radicati nella lenta crescita della produttività, che si protrae da tempo;
   raggiungere e mantenere un avanzo primario (differenza tra entrate e uscite del bilancio pubblico, al netto degli interessi sui titoli di stato) molto alto, nonché una robusta crescita del PIL per un periodo prolungato, entrambi necessari a mettere il debito su un percorso discendente;
   far fronte alla perdita di competitività connessa al disallineamento tra salari e produttività, e al cuneo fiscale particolarmente elevato, nonché alla quota elevata di piccole imprese che trovano difficoltà a competere a livello internazionale;
   affrontare le inefficienze della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario;
   combattere gli elevati livelli di corruzione e di evasione fiscale, che impediscono il pieno dispiegarsi dei benefici derivanti dalle riforme strutturali già adottate;
   colmare le lacune del capitale umano, che si evidenziano nelle carenze del sistema di istruzione e formazione e nello scarso livello di specializzazione delle imprese italiane, e che costituiscono un ulteriore ostacolo al miglioramento della produttività.

  Dal punto di vista dei contenuti, la struttura del PNR 2014 è articolata in due parti, la prima relativa agli interventi da compiere dal 2014 in poi e la seconda concernente le riforme già introdotte a seguito dell'esito del Semestre europeo 2013.
  Nella prima parte si illustra («Un cambio di marcia») la strategia nazionale e le principali iniziative, il cui presupposto, viene precisato, è costituito dalla riforma delle istituzioni, articolata: a) nella riforma elettorale, da approvare entro settembre 2014, finalizzata alla formazione di stabili maggioranze parlamentari e ad una riduzione della frammentazione partitica; b) nelle modifiche costituzionali, da approvare entro dicembre 2015, tese alla riforma del bicameralismo ed alla revisione del Titolo V.
  Sono indicate quattro strategie di politica economica, ad iniziare dal taglio del cuneo fiscale e dell'Irap, destinando a tal fine 10 miliardi all'aumento del reddito disponibile dei lavoratori dipendenti a medio e basso reddito entro maggio 2014 nonché, non appena vi saranno le risorse necessarie, mediante un taglio dell'Irap del 10 per cento, con apposito provvedimento. La seconda strategia, da attuare in un primo step entro ottobre 2014 e poi per il triennio 2015-2017, attiene agli investimenti, mirando ad un incremento di quelli pubblici, con un maggior spazio di azione per gli enti territoriali mediante un intervento sui vincoli del Patto di stabilità interno, un uso più efficace dei Fondi europei, il finanziamento di nuove opere nel settore idrico e la realizzazione di piccoli e medi progetti sul territorio, oltre alla continuazione degli interventi già decisi in connessione con l'Expo 2015.
  La terza attiene al miglioramento della competitività d'impresa, attuando, entro settembre 2014, un business environment migliore, potenziando il credito di imposta per la ricerca e rafforzando lo strumento della garanzia pubblica e dell'intervento del Fondo centrale di garanzia, per riattivare il credito alle imprese. Tale strategia contempla altresì, entro il medesimo termine, un ampliamento delle fonti di finanziamento per le imprese (ad esempio mediante una maggior canalizzazione del risparmio verso minibond e fondi di credito), la riduzione di almeno il 10 per cento dei costi della bolletta energetica, la riforma della disciplina dei servizi pubblici locali in funzione dell'apertura degli stessi al mercato e dell'aggregazione in più ampi ambiti territoriali, nonché una serie di interventi tesi a favorire l'internazionalizzazione delle imprese: sportello unico doganale e sportello unico per le imprese, valorizzazione del made in Italy, revisione della deducibilità di alcuni costi di transazione commerciale. La quarta strategia Pag. 239concerne infine la destinazione di ulteriori risorse sul pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione, con l'impiego, entro ottobre 2014, di ulteriori 13 miliardi da aggiungere ai circa 47 già stanziati e con eventuali allentamenti del Patto di stabilità interno per consentire agli enti territoriali di pagare i debiti di parte capitale.
  Alle strategie di politica economica si accompagnano azioni volti a modificare contestualmente i contesti socio-economici e giuridici nel cui ambito esse devono svolgersi, con riguardo a quattro diversi ambiti: il mercato del lavoro, la pubblica amministrazione, il rapporto tra fisco e contribuenti nel sistema fiscale, giustizia e sulla sicurezza.
  La seconda parte del PNR illustra le riforme introdotte nel periodo di riferimento previsto dal Semestre Europeo, evidenziandone la coerenza con:
   le raccomandazioni specifiche rivolte dal Consiglio europeo ai singoli paesi (CSR) al fine di conseguire, nel caso dell'Italia, sei obiettivi prioritari: 1) riduzione del debito; 2) efficienza e qualità della PA; 3) sistema finanziario; 4): mercato del lavoro; 5): riforme fiscali; 6: concorrenza;
   gli indirizzi indicati dalla Commissione europea nell'ambito dell'analisi annuale della crescita (AGS) con cui si avvia il Semestre Europeo 2014, nell'ambito della quale sono state ribadite le seguenti priorità: 1) consolidamento fiscale; 2) ripristinare la normale erogazione di prestiti all'economia; 3) promuovere la crescita e la competitività nel breve e nel lungo periodo; 4) lottare contro la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi; 5) modernizzare la Pubblica Amministrazione;
   gli obiettivi della Strategia Europa 2020 espressi in termini di target europei declinati a livello nazionale si tratta di sette iniziative prioritarie (Flagship Initiatives – FI) sulla base delle quali l'UE e i governi nazionali sostengono i loro sforzi per realizzare la predetta Strategia: 1) agenda digitale europea; 2) unione dell'innovazione; 3) giovani in movimento; 4) un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse; 5) una politica industriale per l'era della globalizzazione; 6) agenda per nuove competenze e lavoro; 7) piattaforma europea contro la povertà.

  Nell'ambito di questa cornice, il PNR 2014 illustra il percorso compiuto sulla strada delle riforme sollecitate dalle istituzioni europee, sottolineando come gli sforzi compiuti abbiano affrontato sia i problemi urgenti di breve periodo causati dalla crisi, sia le questioni strutturali dalla cui soluzione dipende il benessere economico di lungo periodo del Paese. In questa prospettiva, il documento illustra le principali misure adottate.
  In particolare quanto alle nuove misure relative al mercato dei prodotti e concorrenza, pur di portata minore rispetto al biennio 2012-2013, vengono segnalate, comunque, la liberalizzazione dell'accesso della rete ferroviaria e altre misure per il settore aereoportuale, da associarsi all'avvio di attività dell'Authority di settore. Sono proseguite le attività, tra l'altro, in materia di tutela dei consumatori, della regolazione in materia di infrastrutture, di liberalizzazione del mercato del gas naturale.
  Le misure afferenti al sostegno delle imprese non danno conto dell'agenda di interventi posti in essere in questo ultimo anno e che si ritrovano, per la maggior parte, come aggiornamenti di misure precedenti. Tra le nuove misure si segnalano, oltre ai pagamenti della PA verso le imprese, l'istituzione del Fondo sostegno per imprese riunite in ATI e RTI, agevolazioni per gli utilizzatori dei contratti di leasing, finanziamenti per acquisto di beni strumentali PMI, cartolarizzazione dei crediti delle PMI e sostegno alle imprese che subiscono danni e del settore del mobile. In materia di energia e ambiente, le nuove misure fanno fronte a situazioni emergenziali di dissesto idrogeologico, finanziando anche attività di tutela e gestione delle risorse idriche, e alla necessità di riqualificare i siti di interesse nazionale (SIN). Programmati inoltre interventi di promozione Pag. 240per rendere gli edifici, pubblici e non ad energia «quasi zero» a partire dal 2018.
  È continuata l'attività di implementazione delle misure in materia ambientale assunte negli anni precedenti e relative, in particolare, allo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra, all'uso di fonti rinnovabili per la produzione di energia, al miglioramento della qualità dell'aria riducendo produzione e uso di sostanze pericolose per la fascia di ozono stratosferico e alla gestione integrata sui rifiuti. Sono, invece, limitate le misure aggiornate e onerose per la finanza pubblica (come la proroga delle misure agevolative per riqualificazione energetica degli edifici).
  Oltre alla loro descrizione in termini normativi, il PNR 2014 reca altresì l'analisi dell'impatto finanziario che dovrebbe derivare dalle nuove misure d'intervento in esso indicate, articolate nelle c.d. aree di policy, in cui sono aggregate le nuove misure.
  In particolare, il PNR 2014 riporta i risultati dell'analisi d'impatto sul bilancio dello Stato (vista la rilevanza delle Amministrazioni centrali nella definizione e implementazione delle misure) relativamente alle annualità 2013-2018, in termini di maggiori/minori entrate e maggiori/minori spese.
  Tornando a qualche approfondimento sui temi di più stretta competenza della X Commissione segnalo in particolare che, nel delineare le politiche caratterizzanti l'azione del Governo nel settore del sostegno alle imprese, del rilancio della competitività del sistema industriale e del rilancio degli investimenti, il DEF insiste sulla necessità di costruzione delle condizioni ambientali entro le quali possano nascere e svilupparsi imprese vitali e in grado di stare sul mercato in quanto di per sé competitive, attraverso azioni specifiche in ambito fiscale, di costo del lavoro, di credito, di costi energetici e di semplificazioni.
  Il filo rosso che lega le linee programmatiche individuate nel PNR 2014, può essere ravvisato nel tentativo di restituire centralità all'impresa e si declina nell'individuazione di diverse aree di interventi prioritari sui fattori trasversali di competitività. In coerenza con gli indirizzi dell'Industrial Compact (in particolare con la fissazione da parte dell'UE del target del 20 per cento quale contributo dell'industria al PIL), il Governo intende puntare su: rilancio degli investimenti privati; sostegno all'accesso al credito e alla capitalizzazione delle imprese; riduzione dei costi energetici in un quadro di sviluppo sostenibile; internazionalizzazione e attrazione degli investimenti esteri; potenziamento della concorrenza, liberalizzazioni e semplificazione amministrativa e burocratica.
  Ponendosi in continuità con l'azione del precedente governo, per sostenere il rilancio degli investimenti focalizzati su ricerca, sviluppo e innovazione si intende da un lato attuare le misure agevolative già previste per il rinnovo degli impianti produttivi e dall'altro potenziare il credito di imposta alla ricerca e quello sull'assunzione di ricercatori, nonché favorire la nascita della nuova imprenditorialità.
  Il Governo in carica intende infatti, entro settembre 2014, completare il processo attuativo della c.d. nuova «legge Sabatini» (di cui al D.l. 69/13, c.d. «Del fare») con la quale sono stati introdotti un finanziamento e un contributo in conto interessi per l'acquisto di macchinari, impianti, beni strumentali d'impresa, attrezzature hardware, software e tecnologie digitali.
  Anche l'obiettivo di facilitare la nascita di startup innovative si pone in continuità con le priorità strategiche delineate dal governo precedente e passa attraverso la piena attuazione di quanto già previsto, con particolare riguardo alle agevolazioni fiscali, ma anche ai provvedimenti volti alla semplificazione delle procedure.
  Il rilancio degli investimenti non può prescindere da una specifica attenzione alle problematiche del Mezzogiorno. Il Governo insiste sulla necessità concentrare le risorse disponibili su pochi interventi, prevalentemente a sostegno degli investimenti nella rete digitale e per favorire l'accesso dal credito delle PMI.
  Ulteriore tassello strategico dell'azione governativa per la «rinascita» del sistema Pag. 241industriale è costituito dal sostegno all'accesso al credito e alla capitalizzazione delle imprese.
  Per favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese, in continuità con il Governo precedente, la prima linea di azione è senz'altro quella di un ulteriore potenziamento del Fondo di garanzia alle PMI. L'intervento proposto consiste nel rafforzamento di 670 milioni del Fondo nel 2014 e complessivamente di oltre 2 miliardi nel triennio, nonché nella completa attuazione delle disposizioni previste dal governo precedente.
  La seconda linea di intervento per il sostegno al credito può essere individuata nell'ampliamento delle fonti di finanziamento per le imprese. Al riguardo il Governo intende favorire una maggiore partecipazione degli investitori istituzionali che veicolano il risparmio di lungo periodo – in particolare fondi pensione, casse previdenziali e compagnie di assicurazioni – negli investimenti a sostegno dell'economia reale del nostro Paese, a partire dal rafforzamento dei minibond e dal supporto alla creazione di un mercato di fondi di credito.
  Le proposte governative in tal senso prevedono: il completamento della liberalizzazione delle emissioni obbligazionarie da parte delle società non quotate e azioni volte a favorire l'accesso delle PMI al mercato aperto dei capitali; l'accrescimento dell'allocazione delle risorse del risparmio a lungo termine – con finalità assicurative e previdenziali – verso gli investimenti nell'economia reale del Paese; l'operatività dell'utilizzo della garanzia pubblica a copertura di eventuali perdite conseguenti alla sottoscrizione dei minibond da parte di fondi di credito specializzati.
  È inoltre necessario, secondo il Governo, puntare a un consolidamento della struttura patrimoniale delle imprese italiane, sostenendo il sistema imprenditoriale nell'affrontare le sfide competitive con strutture finanziarie più solide, più aperte al mercato e più moderne.
  Per rilanciare gli investimenti e dare maggior forza all'economia, e in particolare alle PMI, occorre inoltre puntare sull'aggregazione, a partire dal rafforzamento delle reti d'impresa, che insieme ai distretti rappresentano un'esperienza di successo del tessuto produttivo nazionale, con misure che ne incentivino la diffusione sul territorio e la proiezione verso l'esterno.
  Al fine di tutelare il tessuto produttivo delle PMI riducendo i costi, occorre considerare che il sistema imprenditoriale italiano è gravato da costi energetici particolarmente elevati, che impattano sulla competitività del Paese e anche sulla sua attrattività per gli investitori stranieri.
  In piena continuità con gli obiettivi che si era prefissato il governo precedente, il DEF indica tra le priorità strategiche delle politiche a favore delle imprese e della concorrenza la riduzione del costo dell'energia. Nello specifico si indica l'obiettivo di una riduzione di almeno del 10 per cento del costo dell'energia per le PMI, attraverso la rimodulazione della bolletta in particolare bilanciando gli oneri relativi all'utilizzo delle reti e della gestione delle fonti intermittenti.
  Per raggiungere questo obiettivo e garantire alle PMI una riduzione permanente in bolletta di almeno 1,5 miliardi, occorre eliminare inefficienze, costi impropri e rendite ingiustificate, così come occorre bilanciare meglio il peso di alcuni oneri relativi all'utilizzo delle reti. Si punta inoltre su una maggiore diversificazione degli approvvigionamenti quale leva per ridurre la bolletta e per dare sicurezza al sistema, e sul completamento del processo di liberalizzazione del mercato elettrico e del gas.
  Particolare rilevanza è dunque attribuita al gas quale fondamentale fonte di energia. In tal senso il Governo insiste sulla necessità che vengano rimossi gli ostacoli allo sviluppo della nostra capacità di rigassificazione per beneficiare della rivoluzione dello shale gas.
  La sfida nei prossimi anni, già intrapresa a livello europeo, è quella di separare la crescita economica dal consumo delle risorse. Il Paese deve valorizzare le straordinarie risorse di cui dispone: l'ambiente, Pag. 242il territorio, il patrimonio agroalimentare. Questo significa scommettere sulle opportunità offerte dall'economia verde e prestare un'attenzione costante e sempre maggiore alle fragilità che caratterizzano il nostro territorio.
  L'altro importante filone di interventi volti all'obiettivo dello stimolo all'innovazione e alla competitività del sistema imprenditoriale è rappresentato dalle politiche per la concorrenza. Nel DEF il Governo sottolinea l'esigenza di dare nuovo impulso all'attuazione delle norme in materia li liberalizzazione delle attività economiche. In particolare il PNR indica lo strumento della legge annuale sulla concorrenza e il riordino della normativa sui servizi pubblici locali in funzione di una maggiore apertura del mercato e dell'aggregazione in ambiti territoriali più ampi.
  La semplificazione e la qualità della regolazione rappresentano un fattore chiave per la competitività e lo sviluppo del paese e una condizione essenziale per agevolare l'esercizio dei fondamentali diritti di cittadinanza. Il Governo si trova ora di fronte alla necessità di implementare e completare un ambizioso processo di semplificazione iniziato nella scorsa legislatura e ancora non portato a compimento.
  Il PNR 2014 insiste sulla necessità di semplificare il quadro normativo. Al riguardo vengono ribaditi gli obiettivi, da raggiungere entro ottobre 2014, della riduzione degli oneri ed adempimenti a carico delle imprese e della garanzia dei tempi nei procedimenti amministrativi. Quanto alle azioni per realizzare tali intenti sono indicate: la razionalizzazione delle comunicazioni obbligatorie, sfruttando anche la leva dell'Agenda digitale; la semplificazione del sistema delle autorizzazioni e la riforma della conferenza dei servizi; la creazione di uno sportello unico per lo svolgimento degli adempimenti amministrativi in materia di lavoro.
  Sebbene l’export sia uno dei motori principali della nostra economia, il numero di imprese presenti all'estero è ancora modesto. Il potenziale della propensione internazionale delle imprese offre margini di crescita, a maggior ragione in questa fase in cui il commercio mondiale presenta opportunità favorevoli alle nostre imprese. Occorre dunque sostenere i processi di internazionalizzazione ed export delle imprese italiane agevolando le imprese già operanti sui mercati esteri e incrementandone il numero, attualmente limitato.
  In quest'ottica, il Governo si impegnerà a fornire alle aziende, in particolare alle PMI, il massimo supporto potenziando i servizi finanziari per l'internazionalizzazione. Particolare attenzione verrà dedicata alla valorizzazione delle eccellenze, inclusi i settori del nuovo Made in Italy (meccatronica, biomedica, domotica, tecnologia ambientale ecc.). Per la valorizzazione del Made in Italy è previsto, entro settembre 2014, un Piano straordinario che punti a incrementare il numero di imprese stabilmente esportatrici, rafforzando gli strumenti necessari ad accompagnare le imprese, specie di piccola e media dimensione (attraverso anche Simest e Invitalia), nel processo di internazionalizzazione. Si provvederà poi all'attuazione delle misure di Destinazione Italia nella prospettiva di aumentare anche gli Investimenti Diretti Esteri.
  Si prevede poi un maggiore coordinamento tra l'ICE e la rete estera nonché un maggiore coinvolgimento delle aziende – in particolare di piccola e media dimensione – nei Paesi chiave per l’export italiano, anche sostenendo l’e-commerce e la capacità di aggregazione.
  Per promuovere l'attrazione di investimenti in Italia, il Governo intende, entro dicembre 2014, istituire un punto unico di accesso per agevolare l'ingresso e l'accompagnamento di investitori esteri nel Paese, facilitare il dialogo con le amministrazioni e gli enti di governo e predisporre pacchetti di investimento. Tale struttura deve costruire e proporre pacchetti di investimento in accordo con la rete diplomatico-consolare e coordinare efficacemente il lavoro delle singole amministrazioni.
  Il Programma nazionale di riforma contempla un'apposita sezione dedicata al tema della crescita verde e della protezione Pag. 243del territorio in cui sono contenute una serie di azioni con tempistica fissata al mese di novembre 2014. In tale ambito, sono compresi, in primo luogo, gli interventi contro il dissesto idrogeologico per i quali il documento fa riferimento a nuovi stanziamenti pari a 1,5 miliardi di euro.
  Ulteriori misure programmatiche riguardano:
   il censimento del fabbisogno e la realizzazione degli interventi di bonifica dei siti inquinati;
   l'accelerazione degli interventi di riparazione e risanamento, da parte dei responsabili del danno ambientale, e la promozione degli investimenti di reindustrializzazione dei siti inquinati. La disciplina in materia di danno ambientale è stata modificata dall'articolo 25 della legge n. 97 del 2013 (legge europea 2013), mentre ulteriori modifiche sono prospettate nell'articolo 19 del disegno di legge europea bis in corso di esame alla Camera (C. 1864);
   l'istituzione di un Fondo di 200 milioni di euro per la delocalizzazione di impianti industriali pesanti ubicati nei centri densamente abitati.

  Sul tema della crescita verde il Parlamento sta svolgendo un'intensa attività conoscitiva nel quadro dell'indagine sulla green economy in corso presso le Commissioni riunite VIII e X della Camera. Alla Camera sono, inoltre, in corso di esame i due provvedimenti – che il documento esplicitamente menziona e di cui sottolinea la necessità di una definitiva approvazione – recanti disposizioni per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (collegato alla legge di stabilità 2014 – A.C. 2093), nonché per il contenimento del consumo del suolo (C. 2039).
  Il quadro delle misure programmatiche in materia ambientale è, altresì, completato, per un verso, dalla definizione di nuove forme di fiscalità energetica e ambientale, che potranno conseguire all'attuazione della relativa delega contenuta nell'articolo 15 della legge delega fiscale n. 23 del 2014 (i cui decreti attuativi – secondo quanto sottolineato nel documento – dovranno essere adottati entro il 27 marzo 2015).
  Con riferimento al settore della Ricerca, al target indicato in materia dalla Strategia Europa 2020 – ossia, un accrescimento degli investimenti pubblici e privati in Ricerca e Sviluppo fino al 3 per cento del PIL – l'obiettivo italiano indicato dal PNR 2014 rimane quello (già fissato dal PNR 2011) di raggiungere nel 2020 un livello dell'1,53 per cento, a fronte di un valore registrato nel 2011 dell'1,25 per cento.
  In riferimento a tale obiettivo, il PNR riferisce che i dati di previsione per il 2012 elaborati dall'ISTAT indicano una crescita contenuta della spesa per R&S a valori correnti (+0,1 per cento), ricollegabile all'aumento della spesa nelle istituzioni pubbliche (+2,6 per cento), a un lieve aumento nella spesa delle università (+0,1 per cento), ma anche a un forte calo della spesa delle imprese private (-6,3 per cento). Un confronto a livello europeo sui dati di previsione per il 2012, dovrebbe confermare l'Italia al 18esimo posto per spesa in R&S, con un divario negativo di 0,8 punti percentuali rispetto alla media UE27.
  Il PNR evidenzia, altresì, che, benché le risorse pubbliche investite in ricerca costituiscano solo lo 0,52 per cento del PIL (-0,18 per cento, rispetto alla media OCSE) – che si traduce in un minor numero di ricercatori e un minor potenziale d'innovazione – la qualità delle pubblicazioni scientifiche delle università e degli enti di ricerca complessivamente considerati è paragonabile a quella dei principali Paesi europei e che, in rapporto alle risorse investite e al numero dei ricercatori, la quantità e la qualità della ricerca è elevata. Al riguardo, tuttavia, sottolinea come dai dati traspaiano differenze notevoli tra i singoli atenei e tra i singoli enti di ricerca, con gli atenei del Nord mediamente in grado di produrre ricerca di più elevata qualità di quelli del Centro e del Mezzogiorno.
  Relativamente a tale obiettivo, il PNR 2014, nell'ambito della strategia volta ad Pag. 244accrescere e valorizzare il capitale umano (par. I.10), prevede, in particolare, le seguenti iniziative per stimolare la ricerca: l'incremento del potenziale innovativo della ricerca con l'immissione di capitale umano di eccellenza nelle imprese attraverso l'assunzione di ricercatori, anche stranieri, nelle aziende e i dottorati industriali. Al riguardo, il PNR evidenzia che il Governo intende varare allo scopo uno specifico credito d'imposta per i ricercatori per un ammontare complessivo di 600 milioni di euro in tre anni il rafforzamento delle iniziative che vedono la collaborazione tra la realtà delle imprese e il mondo dell'università e della ricerca, come i Contamination Lab, i programmi per le start-up innovative e gli spin-off universitari, l'incremento del tasso di internazionalizzazione del sistema dell'università e della ricerca, in linea con le migliori pratiche internazionali, anche al fine di rendere l'Italia sempre più attrattiva per i ricercatori stranieri e favorire altresì il cosiddetto ’rientro dei cervelli’. Nello specifico, si prevede la semplificazione degli strumenti attualmente esistenti, ivi inclusi i visti di ingresso per studenti e ricercatori, anche nella prospettiva di una portabilità delle carriere nello Spazio Europeo della Ricerca (ERA).
  Con riferimento alle principali misure intraprese per il settore nel corso della XVI legislatura, si ricordano, in particolare, le disposizioni in materia di assunzione del personale degli enti di ricerca recate dall'articolo 24 del decreto-legge 104/2013 (c.d. L'Istruzione riparte).
  Infine, si ricorda che 31 gennaio 2014 il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha presentato al Consiglio dei Ministri il nuovo Programma nazionale per la ricerca, di durata settennale (2014-2020) per allinearsi con il Programma Quadro europeo Horizon 2020.
  Tra le priorità del Governo cui è strettamente legata la ripresa economica del Paese, il PNR 2014 include il turismo e la cultura, soprattutto per le insite opportunità in termini di attrazione di risorse – con circa il 50 per cento dei flussi provenienti dall'estero – e di creazione di nuovi posti di lavoro. Secondo tale visione, infatti, i settori del turismo e della cultura risultano profondamente interconnessi, in quanto è proprio dalla valorizzazione economica dell'immenso patrimonio culturale del nostro Paese (costituito da musei, monumenti, bellezze naturali, prodotti tipici e artigianali) che scaturisce il turismo.
  Il forte legame tra cultura e turismo funzionale alle politiche di sviluppo territoriale, da sempre riconosciuto ma non sufficientemente valorizzato, viene sancito con il trasferimento al Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) delle funzioni esercitate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in materia di turismo. La riorganizzazione, che incide direttamente sugli obiettivi di contenimento e efficientamento della spesa pubblica e di incremento dell'efficienza amministrativa, si pone in coerenza e continuità con gli indirizzi politici di riforma e di sviluppo dei settori cultura e turismo individuati dall'azione.
  Il PNR evidenzia altresì la necessità di riformare le modalità di gestione dei beni artistici e culturali, al fine di rendere gli stessi economicamente più produttivi. Nello specifico, rilevando l'esigenza di assicurare forme efficienti di gestione pubblica ovvero di individuare modalità di gestione mista o di affidamento ai privati, che possano coinvolgere anche le realtà territoriali, viene preso a modello il Grande Progetto Pompei.
  Gli obiettivi che il Governo intende perseguire per il settore del turismo sono molto ambiziosi in quanto riconducibili alla riforma dell'intera gestione del sistema turistico nazionale. In particolare i due filoni di intervento maggiormente significativi per l'attuazione di una nuova e più organica politica del turismo, capace di sviluppare le potenzialità attrattive di capitale straniero, sono articolati da un lato nel rafforzamento degli investimenti per l'adeguamento delle strutture, dall'altro nella ridefinizione delle competenze attraverso la riforma del Titolo V, che attribuisca allo Stato le attività di promozione, indirizzo e coordinamento delle politiche turistiche.Pag. 245
  Nello specifico il Governo intende:
   adottare tempestivamente il Piano Strategico Nazionale del Turismo;
   introdurre strumenti finanziari per incentivare gli imprenditori ad ammodernare le strutture, quali meccanismi di credito d'imposta e ammortamenti brevi di durata massima di tre anni;
   definire misure di stimolo alla crescita dimensionale delle imprese turistiche e all'attrazione di developer turistici;
   riconoscere, in conformità con le regole dell'Unione europea, per 3 anni benefici fiscali e contributivi alle imprese che si aggregano (anche sotto forma di rete d'impresa). Rafforzare ed estendere gli incentivi alle reti di impresa, con specifica attenzione alle imprese turistiche e culturali;
   concedere incentivi a investimenti greenfield e brownfield di sviluppo turistico che creino posti di lavoro;
   creare percorsi di semplificazione delle procedure amministrative mirate sia a favorire investimenti stranieri nel settore, sia a facilitare le attività delle imprese turistiche e culturali italiane;
   avviare un piano per la digitalizzazione che punti a rafforzare la presenza dei territori, delle destinazioni e delle imprese ricettive ed extra-ricettive sul web;
   sviluppare una strategia di marketing digitale attraverso una piattaforma web/mobile di comunicazione e di promo commercializzazione dei prodotti e dei servizi turistici e che usi il portale Italia.it come piattaforma;
   riformare gli Enti Pubblici e integrare le attività delle Amministrazioni Centrali competenti con il coinvolgimento delle Regioni, con l'obiettivo di avviare una strategia sinergica fra turismo, cultura, prodotti tipici e artigianali;
   definire una normativa nazionale unitaria per la classificazione alberghiera (in linea con gli standard europei e internazionali) con standard minimi nazionali di eccellenza, a valere su tutto il territorio nazionale, da riservare a qualunque albergo che intenda assumere una classificazione tre stelle o superiore (avendo due anni di tempo);
   definire la nozione di “progetto turistico a valore strategico” che il Governo può attribuire ai progetti privati che realizzino investimenti di particolare rilevanza e che siano suscettibili di aumentare la capacità competitiva del nostro sistema d'offerta;
   incentivare gli investimenti superiori a una soglia minima, con particolare riguardo allo sviluppo di poli turistici selezionati, soprattutto nel Mezzogiorno. Definire una normativa nazionale per il rilancio del turismo giovanile;
   riqualificare l'istruzione turistica con l'obiettivo di rendere maggiormente attrattive le professionalità del settore;
   incentivare le attività turistiche a basso impatto ambientale, quali il cicloturismo e il trekking, capaci di generare forti flussi economici con limitati investimenti pubblici.

  Marco DA VILLA (M5S) formula alcune osservazioni sul Documento in esame. In primo luogo, sottolinea che in relazione al decreto «Destinazione Italia» devono essere ancora adottati 39 provvedimenti di attuazione per renderne efficaci le disposizioni. Ritiene inoltre vi sia una confusione tra le cifre citate all'interno del DEF, per quanto riguarda le risorse provenienti dalla spending review, e quelle dichiarate dal Governo nella conferenza stampa sul medesimo Documento, nonché con la quantificazione precedentemente effettuata dal Governo Letta. Sottolinea altresì che la preannunciata estensione di misure economiche a favore degli incapienti, in analogia a quanto il Governo si appresta a fare nei confronti dei lavoratori dipendenti con un reddito inferiore a 20 mila euro, richiede un'ulteriore considerevole copertura che non è stata in alcun modo indicata. Ritiene infine che il taglio del cuneo fiscale per dispiegare effetti espansivi sull'economia dovrebbe essere definito come misura strutturale.

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  Luigi TARANTO (PD) osserva preliminarmente che il Documento in esame rappresenta una scelta coraggiosa e non convenzionale di procedere alla cosiddetta deviazione dall'obiettivo di medio termine, rinviando il pareggio di bilancio in termini strutturali che richiederà misure aggiuntive che il Governo ipotizza perverranno esclusivamente dal versante della riduzione della spesa pubblica. Sottolinea altresì che il rapporto tra investimenti fissi lordi e PIL appare nell'intero quadro previsionale del Documento in costante flessione, dall'1,6 del 2014 all'1,4 del 2017 e 2018.
  Ritiene necessario sottolineare l'esigenza di una maggiore informazione sul processo di rivisitazione della spesa pubblica dal punto di vista qualitativo e quantitativo. Vi è poi la necessità di segnalare la criticità costituita dalla costante discesa degli investimenti fissi lordi e del loro apporto alla costruzione del PIL, che giudica un punto centrale rispetto alle dinamiche della crescita, dell'occupazione e all'efficacia delle politiche di coesione territoriale e sociale. Infine, osserva che il Documento presenta con giusta enfasi i richiami europei dell’industrial compact e tuttavia bisogna tenere presente che nel ciclo economico attuale i processi di consolidamento e il conseguente rafforzamento della struttura industriale europea e italiana non appaiono in grado di assicurare significativi effetti di riassorbimento della disoccupazione e di creazione di nuova occupazione. Raccomanda di insistere nella proposta di parere sulla necessità di integrazione tra politica industriale e politica per i servizi, posto che nell'orizzonte previsionale a breve termine è proprio dal settore dei servizi che ci si può attendere il maggiore contributo alla creazione di nuova occupazione.

  Gianluca BENAMATI (PD) osserva che il Documento presenta caratteristiche di ampio respiro con l'obiettivo di passare da una fase di consolidamento dei conti ad una fase espansiva. Il bonus in busta paga nei confronti di determinate categorie di lavoratori dipendenti, finanziato con una riqualificazione della spesa pubblica, ha l'obiettivo di restituire agli italiani quei 10 miliardi di euro che – come ha dimostrato l'ISTAT – sono stati perduti nei due anni passati. La riduzione del costo del lavoro è significativamente ottenuta con una maggiore tassazione sulla rendita, misura giudicata condivisibile dal suo gruppo.
  Con riferimento alla crescita del rapporto debito/PIL, ritiene opportuno segnalare che è stata dovuta, oltre che come ovvio alla crisi economica, anche al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione e ai prestiti concessi dall'Italia in favore delle economie più sofferenti dei Paesi dell'Unione. Per far fronte all'espansione del debito pubblico, ritiene si possa ricorrere all'efficace utilizzo del patrimonio immobiliare pubblico. Sottolinea altresì l'esigenza di valorizzare le aziende pubbliche non solo sul mercato azionario, ma come elementi di una nuova politica industriale che nel DEF viene delineata nelle politiche attive organiche e sinergiche. Esprime apprezzamento per la prevista riduzione delle bollette elettriche a carico delle imprese e per la previsione del Fondo di garanzia che potrebbe essere uno strumento molto importante anche per le piccole aziende che operano nel settore del commercio e dei servizi. Osserva infine che l'Italia ha affrontato la crisi drammatica degli ultimi anni contribuendo ad aiutare altri Paesi e ciò la pone in una situazione di protagonismo nei confronti dell'Europa, consentendole di propugnare, oltre a politiche di rigore, politiche di sviluppo e di crescita.

  Luciano CIMMINO (SCpI) ritiene che il DEF sia un documento incisivo e che può prestarsi ad attacchi, a suo avviso, in gran parte strumentali. Ritiene che la riforma fiscale e una ragionata politica delle detrazioni rappresentino lo strumento fondamentale per la lotta all'evasione e consentano il reperimento di considerevoli risorse. Riguardo all'industria manifatturiera, sottolinea che è in corso un'attenuazione dei processi di delocalizzazione anche grazie alla ricerca che può offrire un grande contributo in questo senso. Pag. 247L'intervento previsto per il prossimo mese di maggio sulle retribuzioni può, a suo avviso, aiutare il mercato più che una riduzione dell'Irap. Ritiene necessario insistere su una defiscalizzazione delle retribuzioni che rappresenta l'unico strumento per riattivare la ripresa dei consumi e conseguentemente un aumento dei livelli occupazionali. Auspica infine un'efficace lotta alla burocrazia e una significativa semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese. Manifesta quindi un orientamento favorevole sul Documento in esame.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire e in attesa della formulazione della proposta di parere da parte della relatrice, propone di passare immediatamente all'altro punto all'ordine del giorno.

  La Commissione concorda.

DL 34/2014: Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese.
C. 2208 Governo.

(Parere alla XI Commissione).
(Seguito esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta dell'11 aprile 2014.

  Mara MUCCI (M5S) interviene sull'articolo 4 del provvedimento in esame, recante misure di semplificazione in materia di documento unico di regolarità contributiva. Sottolinea che nel processo di dematerializzazione del DURC è importante tenere conto dei crediti eventualmente vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione, nonché di errori tecnici evidenziati anche in una recente circolare in merito al rilascio di DURC non corretti in merito alla regolarità contributiva. Sottolinea che il proprio gruppo ha presentato presso la Commissione di merito emendamenti volti a correggere questi aspetti e invita il relatore a tenere conto delle sue osservazioni nella proposta di parere.

  Dario GINEFRA (PD), relatore, richiamato il contenuto dell'articolo 4, che prevede al comma 2 l'adozione di un decreto interministeriale per avviare la nuova procedura di semplificazione dell'attuale sistema di adempimenti richiesti alle imprese per l'acquisizione del DURC, ritiene che nel testo sia già presente la soluzione alle problematiche evidenziate dall'onorevole Mucci che terrà comunque presenti nella formulazione della sua proposta di parere.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 14.30.

  La Commissione riprende l'esame Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati).

  Maria Chiara CARROZZA (PD), relatore, formula una proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato 3).

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 14.40.

COMITATO RISTRETTO

  Martedì 15 aprile 2014.

Disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali.
C. 750 Dell'Orco, C. 947 Iniziativa popolare, C. 1042 Benamati e C. 1279 Abrignani.

  Il Comitato ristretto si è riunito dalle 13 alle 13.40.

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