CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 25 marzo 2014
205.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 38

SEDE REFERENTE

  Martedì 25 marzo 2014. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. – Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Mario Giro.

  La seduta comincia alle 10.40.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Sud Africa in materia di cooperazione di polizia, fatto a Cape Town il 17 aprile 2012.
C. 2081 Governo.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  Marco FEDI (PD), relatore, rileva che l'accordo italo-sudafricano in materia di cooperazione di polizia disciplina la collaborazione tra i due Paesi per prevenire, contrastare e condurre indagini sul crimine organizzato transnazionale e sul terrorismo. Fa presente che l'intesa si pone come obiettivo quello di creare uno strumento giuridico per regolamentare la collaborazione di polizia sotto il profilo sia strategico che operativo, consentendo di intensificare i rapporti tra gli omologhi organismi dei due Paesi.
  Osserva che l'accordo trae spunto dall'esigenza di realizzare una cooperazione bilaterale di polizia per il contrasto del crimine organizzato transnazionale e del terrorismo, in modo da renderla più aderente alle attuali esigenze di entrambi i Paesi, in conformità a quanto previsto dai rispettivi ordinamenti giuridici, dagli obblighi internazionali, tra i quali quelli discendenti a carico dell'Italia dalla partecipazione all'Unione europea e dalle disposizioni contenute nell'intesa stessa. Osserva altresì che il testo dell'Accordo, redatto sulla base del modello accolto dal Dipartimento della pubblica sicurezza nelle relazioni con Paesi extraeuropei, ricalca nei contenuti altre recenti intese della stessa natura.
  Fa presente che l'Accordo fissa in primo luogo l'obiettivo, ossia la collaborazione per prevenire, contrastare e condurre indagini sul crimine (articolo 2), e individua le autorità competenti (articolo 1) preposte all'applicazione dello stesso, che sono, per il nostro Paese, il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno e per la Repubblica del Sud Africa, il Dipartimento di polizia. Rileva che l'Accordo sancisce, quindi, i principali settori nei quali la cooperazione di polizia si renderà operativa; in particolare, il contrasto del crimine organizzato transnazionale, del traffico illegale di stupefacenti e di sostanze psicotrope e loro precursori, della tratta di esseri umani e del traffico di migranti, del traffico illegale di armi, munizioni, esplosivi, materiale nucleare radioattivo e tossico, nonché del terrorismo internazionale.
  Osserva che seguono le disposizioni che definiscono le modalità della cooperazione, quali lo scambio delle informazioni sui reati e sulle organizzazioni criminali, sulle loro strutture e sui loro modi operandi, sulle tecniche investigative utilizzate per il contrasto, tra le quali le speciali tecniche investigative delle consegne controllate, delle operazioni sotto copertura e di sorveglianza, nonché sui metodi impiegati Pag. 39per il controllo delle frontiere e documentale. Evidenzia che lo scambio delle informazioni riguarda altresì gli strumenti legislativi e scientifici per combattere il crimine, compresa l'analisi della minaccia criminale, e la formazione di funzionari di polizia (articolo 3). Rileva che l'Accordo indica le procedure per l'esecuzione delle richieste di assistenza, individuandone i requisiti formali e sostanziali (articoli 4 e 6), il rifiuto (articolo 5), con particolare attenzione alla protezione dei dati personali (articolo 7).
  Ricorda che sono poi sancite la possibilità di effettuare riunioni e consultazioni per valutare l'esecuzione dell'Accordo (articolo 8) e le modalità di ripartizione, tra i due Paesi, dei relativi oneri finanziari occorrenti (articolo 9). Rileva che l'Accordo prevede, infine, sia disposizioni per la soluzione di eventuali controversie in ordine all'interpretazione e all'applicazione dell'atto, da risolversi in via amichevole, attraverso i canali diplomatici, con consultazioni negoziali (articolo 11), sia le procedure per l'entrata in vigore, per la cessazione e per l'adozione di emendamenti (articolo 12).
  Sottolinea che gli oneri di attuazione dell'accordo, connessi allo svolgimento di missioni e di riunione congiunti sono valutati in euro 18.322 a decorrere dal 2014 e sono coperti mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2014-2016, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2014, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.

  Il sottosegretario Mario GIRO si associa alle considerazioni svolte dal relatore sottolineando l'importanza dell'accordo in esame per rafforzare la lotta alla criminalità organizzata.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta, fissando, accertato il consenso tra i gruppi, il termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 15 di lunedì 31 marzo.

Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo e dello Scambio di Lettere recanti modifiche alla Convenzione tra Italia e Lussemburgo intesa ad evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio ed a prevenire la frode e l'evasione fiscale, con Protocollo, del 3 giugno 1981, fatti a Lussemburgo il 21 giugno 2012.
C. 2082 Governo.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Guglielmo PICCHI (FI-PdL), relatore, rileva che il Protocollo in esame è rivolto principalmente a emendare l'articolo 27 della vigente Convenzione italo-lussemburghese contro le doppie imposizioni, ratificata a suo tempo dal nostro Paese con la legge 14 agosto 1982, n. 747. Evidenzia che l'articolo 27 in oggetto riguarda lo scambio di informazioni e che le innovazioni apportate dal Protocollo mirano essenzialmente a un'intensificazione della cooperazione amministrativa tra i due paesi per una più efficace lotta alla evasione fiscale, soprattutto con il superamento dell'istituto del segreto bancario. Il Protocollo è inoltre particolarmente importante per il Lussemburgo, poiché la ratifica di esso consentirà di includere anche tale paese nella white list dei paesi affidabili dal punto di vista della lotta ai paradisi fiscali.
  Osserva che, per quanto concerne il contenuto del Protocollo, esso si compone di quattro articoli: i primi due sostituiscono alcune disposizioni della Convenzione del 1981, rispettivamente per includere nelle imposte riguardanti l'Italia l'IRAP (imposta regionale sulle attività produttive) al posto della precedente ILOR (imposta locale sui redditi); e per tener conto della nuova denominazione di Ministero dell'economia e delle finanze, laddove Pag. 40nel testo originario della Convenzione si faceva riferimento al solo Ministero delle finanze. Segnala che l'articolo III sostituisce integralmente l'articolo 27 della vigente Convenzione: la nuova formulazione costa di cinque commi, ai sensi del primo dei quali le competenti autorità dei due Stati si scambieranno le informazioni pertinenti all'applicazione della Convenzione del 1981, ovvero all'applicazione di proprie normative relative ad imposte di qualsiasi genere di pertinenza dei due Stati contraenti, oppure di loro suddivisioni politiche o amministrative – ma ciò solo nella misura in cui la tassazione prevista da tali leggi non contrasti con la Convenzione del 1981. Viene inoltre precisato che tale scambio di informazioni non viene limitato dagli articoli 1 e 2 della Convenzione del 1981 – nei quali, si ricorda, rispettivamente si delimita il campo di applicazione della Convenzione ai residenti di uno o di entrambi gli Stati contraenti, e si prevedono le imposte considerate ai fini della Convenzione medesima.
  Fa presente che il comma 2 prevede che le informazioni scambiate tra i due Stati vengano tenute segrete, e che vengano comunicate soltanto a persone o autorità investite del compito di accertare o riscuotere le imposte, ovvero di seguire procedimenti ad esse relativi, ricorsi in relazione ad esse presentati, o infine di esercitare controlli su tutte le attività appena illustrate. Le persone o autorità investite delle informazioni le utilizzeranno soltanto per i loro fini istituzionali, ma resta inteso che potranno servirsi di esse nel corso di udienze pubbliche o di giudizi.
  Osserva che il comma 3 contiene una clausola di salvaguardia in base alla quale le disposizioni dei paragrafi precedenti non fanno sorgere in capo ai due Stati contraenti alcun obbligo di adottare provvedimenti amministrativi in deroga alla legislazione o prassi amministrativa propria o dell'altro Stato contraente; di fornire informazioni non ottenibili in base alla propria legislazione o prassi amministrativa, o alla legislazione o prassi amministrativa dell'altro Stato contraente; di fornire informazioni suscettibili di rivelare segreti commerciali, industriali, professionali, ovvero tali che la loro comunicazione potrebbe pregiudicare l'ordine pubblico.
  Rileva che ai sensi del comma 4 ciascuno dei due Stati contraenti utilizzerà i propri poteri per raccogliere le informazioni richieste anche qualora esse non siano rilevanti per i propri fini fiscali interni. Osserva, infine, che il comma 5 prevede l'impossibilità per ciascuno dei due Stati contraenti di rifiutare di fornire informazioni solo perché esse sono relative a una banca, a un'istituzione finanziaria, a un mandatario o a un agente o fiduciario. Nel caso del comma 5, come del precedente, non si applicano le salvaguardie previste dal comma 3.
  Segnala che l'articolo IV prevede la ratifica del Protocollo in conformità alle procedure vigenti in Lussemburgo e in Italia, il completamento delle quali sarà notificato da ciascuno Stato contraente all'altro per iscritto e per via diplomatica. L'entrata in vigore del Protocollo è prevista alla data dell'ultima delle due notifiche di cui in precedenza: esso si applicherà a partire dal 1o gennaio 2012 – prima dunque dell'entrata in vigore a pieno titolo del Protocollo, come richiesto specificamente dall'Italia.
  Osserva che lo Scambio di lettere, anch'esso, come il Protocollo, effettuato a Lussemburgo il 21 giugno di due anni fa, precisa anzitutto che lo scambio di informazioni a richiesta può includere redditi o elementi di reddito rientranti nell'ambito di applicazione della Direttiva CE n. 48 del 2003, concernente la tassazione dei redditi da risparmio. È inoltre previsto che l'autorità competente dello Stato richiedente, onde dimostrare la rilevanza delle informazioni contenute nella richiesta, fornisca all'omologa autorità dello Stato destinatario della richiesta informazioni sufficienti a identificare la persona sottoposta a verifica o indagine, nonché sulla finalità fiscale per la quale si richiedono le informazioni.
  Ritiene opportuno sottolineare l'esigenza di una celere approvazione del provvedimento, poiché l'attesa abolizione del segreto bancario che la ratifica del Pag. 41Protocollo comporta potrà comportare un potenziale recupero di gettito per l'erario italiano, che tuttavia non appare ancora quantificabile, secondo quanto riportato nella relazione tecnica.

  Il sottosegretario Mario GIRO evidenzia l'efficacia dell'accordo in esame nell'azione di contrasto all'evasione fiscale e sottolinea come la sua approvazione contribuisca al reinserimento del Lussemburgo nella white list, della cui ricaduta positiva si gioverebbe tutto lo spazio economico europeo.

  Carlo SIBILIA (M5S) preliminarmente ribadisce la contestazione generale della sua parte politica per il fatto che non sia possibile, nell'attuale quadro normativo, incidere maggiormente in sede parlamentare sui contenuti dei trattati internazionali. Nello specifico, pur condividendo la finalità della lotta all'evasione fiscale, ritiene che non si possa prescindere dalla circostanza per cui molte aziende italiane scelgono di risiedere in Lussemburgo e chiede chiarimenti al Governo in ordine all'entità di tale fenomeno.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta, fissando, accertato il consenso tra i gruppi, il termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 15 di lunedì 31 marzo.

Ratifica ed esecuzione dello scambio di Note tra la Repubblica italiana e l'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato (UNIDROIT) modificativo dell'articolo 1 dell'Accordo di sede tra l'Italia e l'UNIDROIT del 20 luglio 1967, come emendato con scambio di Note del 5-9 giugno 1995, fatto a Roma il 21 dicembre 2012.
C. 2099 Governo.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Guglielmo PICCHI (FI-PdL), relatore, ricorda che l'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato (UNIDROIT) è un'organizzazione internazionale con sede a Roma, istituita nel 1926 dalla Società delle Nazioni e ricostituita nel 1940 sulla base di un Accordo multilaterale fondato sul suo Statuto organico. Si tratta di un'istituzione internazionale che dipende dai Governi partecipanti e gode, sul territorio di ciascun Governo partecipante, della capacità giuridica necessaria per esercitare la sua attività e per conseguire i suoi scopi. Il Presidente, che è designato dal Governo italiano, è il professor Alberto Mazzoni, nominato nel 2011, docente di diritto commerciale internazionale presso l'Università Cattolica di Milano.
  Osserva che l'UNIDROIT attualmente riunisce 63 Stati membri dei cinque continenti, con differenti sistemi giuridici, economici e politici, con l'obiettivo di studiare i mezzi per armonizzare e coordinare il diritto privato fra gli Stati o fra i gruppi di Stati e di predisporre gradualmente l'adozione di legislazioni uniformi di diritto privato. Segnala che sin dalla sua costituzione l'UNIDROIT ha elaborato circa settanta progetti e modelli di convenzioni internazionali, che hanno poi contribuito all'adozione di importanti strumenti internazionali di armonizzazione legislativa da parte degli Stati membri, tra cui si evidenziano: i princìpi di uniformazione dei contratti commerciali internazionali, elaborati nel 1994, poi revisionati nel 2004 e nel 2011, la Convenzione sui beni culturali rubati o illecitamente esportati, la Convenzione sui contratti di vendita internazionale, la Convenzione istitutiva di una legge uniforme sul testamento internazionale, la Convenzione internazionale sulla rappresentanza, nonché un corpus di Regole in materia di arbitrato internazionale.
  Prima di esaminare il disegno di legge di ratifica, intende evidenziare che, lo scambio di Note verbali, di identico contenuto, del 21 dicembre 2012, comporta il trasferimento del contributo italiano a UNIDROIT dalle spese «volontarie» alle spese «obbligatorie» a carico del bilancio dello Stato, dando così certezza all'UNIDROIT della continuità e della consistenza Pag. 42dello stanziamento italiano. Più precisamente, si introducono due nuovi commi all'articolo 1 dell'Accordo di sede tra l'Italia e l'UNIDROIT del 20 luglio 1967, come emendato con scambio di Note del 5-9 giugno 1995. Il comma 3, sancisce l'impegno dell'Italia a versare annualmente un contributo ordinario di base pari a quello dei Paesi di categoria; il nuovo comma 4, prevede che l'Italia potrà eventualmente integrare il versamento ordinario con contributi volontari sulla base delle proprie disponibilità finanziarie.
  Fa presente che tale innovazione adempie finalmente ad un'indicazione da tempo espressa da questa Commissione circa l'inadeguatezza della collocazione dell'UNIDROIT nella tabella triennale degli enti internazionalistici. Fa presente che nella relazione governativa si rileva come, se l'Italia continuasse a non garantire un adeguato funzionamento dell'Organizzazione, si profilerebbe un concreto rischio di trasferimento dell'Istituto all'estero e che l'eventuale trasferimento della sede da Roma costituirebbe un evidente indebolimento del «polo giuridico romano» delle organizzazioni internazionali – elemento di prestigio nella politica estera del nostro Paese – a beneficio di altri Paesi. Ricorda che, a partire dal 2010, nelle sessioni dell'Assemblea generale dell'UNIDROIT, l'Italia è stata più volte oggetto di contestazioni da parte degli altri Stati membri, in particolare Canada, Stati Uniti d'America (USA), Regno Unito, Olanda e Messico, insoddisfatti sia dell'entità del contributo italiano degli ultimi anni (che si è ridotto da 258.000 euro nel 2008 a 100.000 nel 2011), sia dei tempi di inoltro delle comunicazioni ad esso relative. Il fatto che il contributo italiano fosse deciso annualmente è stata percepita infatti da molti Stati membri come un ostacolo alla programmazione di un'efficiente politica di bilancio e gestione finanziaria dell'Istituto.
  Passando al contenuto del disegno di legge, segnala che il medesimo consta di quattro articoli. Gli articoli 1 e 2 contengono, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dello scambio di Note, fatto a Roma il 21 dicembre 2012. L'articolo 3 reca la norma di copertura finanziaria, individuando, al comma 1, gli oneri del provvedimento in 126.250 euro annui, a decorrere dal 2014. Evidenzia che a tali oneri si provvede mediante riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2014-2016, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia, per il 2014, utilizzando parzialmente l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri. A tale proposito segnala che, per il triennio 2014-2016, il contributo di 126.250 euro, corrispondente a quello dei Paesi finanziatori di Categoria 1 è stato definito dal Comitato finanze dell'UNIDROIT. Ricorda, infine, che l'entrata in vigore è prevista il giorno successivo alla pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale (articolo 4).

  Il sottosegretario Mario GIRO sottolinea l'importanza del provvedimento al fine di conservare a Roma la sede dell'UNIDROIT, così da preservare il polo giuridico internazionale romano, nonostante la limitazione del contributo statale.

  Maria Edera SPADONI (M5S) esprime apprezzamento per l'accordo in esame condividendo l'opportunità che l'Italia continui ad ospitare l'UNIDROIT.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà pertanto trasmesso alle Commissioni competenti in sede consultiva.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009.
C. 1927 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che è stata presentata una sola Pag. 43proposta emendativa al provvedimento in titolo (vedi allegato 1).

  Paolo ALLI (NCD), relatore, esprime parere contrario sull'emendamento Grande 4.1.

  Il sottosegretario Mario GIRO esprime parere conforme a quello del relatore.

  Marta GRANDE (M5S), pur condividendo in linea di principio le finalità dell'accordo in esame rivolto ad un Paese fondamentale sulla scena internazionale come gli Stati Uniti, ribadisce l'astensione del suo gruppo motivando la presentazione della proposta emendativa a sua firma con le perplessità derivanti dallo scandalo Datagate che pone l'esigenza di valutare il trade-off tra sicurezza nazionale e privacy. Nel rilevare come oggi l'intelligence possa tradursi in strategie di controllo della popolazione, contesta altresì l'entità degli elevati oneri finanziari previsti.

  Fucsia FITZGERALD NISSOLI (PI) dichiara di condividere pienamente il contenuto dell'accordo in esame, auspicandone la rapida conclusione dell’iter. Si associa tuttavia alla richiesta di chiarimenti in ordine all'entità della copertura finanziaria.

  Manlio DI STEFANO (M5S) manifesta viva indignazione per il fatto che il Governo sia in grado di reperire i fondi necessari alla ratifica del provvedimento in esame mentre si perdono posti di lavoro e nulla viene fatto per emergenze come quella della Sardegna.

  Andrea MANCIULLI (PD) si dichiara favorevole alla rapida ratifica dell'accordo in titolo, pronunciandosi pertanto contro l'emendamento Grande 4.1. Ritiene il provvedimento molto importante anche perché interviene in una materia complessa rafforzando i legami tra Italia e Stati Uniti con sicuro beneficio della lotta al narcotraffico, alla criminalità e al terrorismo. Invita i colleghi a non confondere piani diversi in quanto al momento il settore dell’intelligence non viene coinvolto benché ciò sarebbe stato particolarmente opportuno in considerazione del fatto che ormai bisogna accrescere la capacità di prevenzione. Pur avendo ben presente recenti noti e gravi fatti intercorsi, a suo avviso, non ci sono alternative ad investimenti in un settore talmente chiave di cui non ci si può fare a meno di occupare anche al costo di prendere scelte difficili.

  Il sottosegretario Mario GIRO dà ragione dell'entità degli oneri finanziari previsti sulla base dei costi di adeguamento tecnico ed informatico in attuazione dell'articolo 4 dell'accordo.

  La Commissione respinge l'emendamento Grande 4.1.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che il testo risultante dall'esame degli emendamenti sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan in materia di prevenzione e contrasto al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori, fatto a Roma il 2 giugno 2011.
C. 1743 Governo.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che non sono state presentate proposte emendative al provvedimento in titolo.

  Manlio DI STEFANO (M5S), pur condividendo le finalità generali dell'accordo in esame, ritiene che i gruppi parlamentari dovrebbero assumersi le proprie responsabilità verso l'Afghanistan in occasione dell'esame dei decreti-legge sulle missioni internazionali, ponendosi il problema di come aiutare efficacemente la popolazione civile.

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  Vincenzo AMENDOLA (PD), nel condividere le preoccupazioni appena espresse dal collega Di Stefano, richiama la dichiarazione di voto del collega Gentiloni in Assemblea sull'ultimo decreto-legge «missioni» in cui era posto l'accento sulla necessità di una riflessione parlamentare sul futuro dell'Afghanistan in relazione alla conclusione della missione ISAF.

  Arturo SCOTTO (SEL), nel preannunciare il voto favorevole del suo gruppo, ricorda l'ordine del giorno presentato in occasione dell'ultimo decreto-legge «missioni» del 2013 circa l'opportunità riconvertire le colture oppiacee in Afghanistan a scopo medico e terapeutico, considerando invece inefficace e fallimentare il ricorso all'opzione proibizionista a fronte dell'ormai instauratasi economia di guerra e delle problematiche prospettive politiche del post-Karzai.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che è così concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 11.20.

RISOLUZIONI

  Martedì 25 marzo 2014. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. – Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Mario Giro.

  La seduta comincia alle 11.20.

7-00277 Scotto: Sulle violazioni dei diritti umani e le discriminazioni relative all'orientamento sessuale in Uganda.
(Discussione e rinvio).

  Carlo SIBILIA (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede se nella odierna seduta si procederà al seguito dell'esame del disegno di legge C. 2079.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, fa presente che al riguardo è necessaria la presenza del sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze, Legnini, al momento impegnato in altra Commissione, ma assicura il collega Sibilia che il provvedimento da lui richiamato sarà successivamente esaminato.

  Arturo SCOTTO (SEL) preliminarmente sottolinea il valore della risoluzione in esame e della sua sottoscrizione anche da parte di altri colleghi, tra i quali ricorda l'onorevole Locatelli, vicepresidente del Comitato sull'Africa, e l'onorevole Quartapelle. Fa presente che la risoluzione intende richiamare l'attenzione su un provvedimento legislativo, approvato dal Parlamento ugandese lo scorso 20 dicembre, che ha preoccupato fortemente la comunità internazionale, la comunità LGBT mondiale ed anche gran parte dell'opinione pubblica africana ed europea. Si tratta di una legge che criminalizza drasticamente l'omosessualità, prevedendo, tra l'altro, l'ergastolo per gli omosessuali recidivi e la detenzione per chi non denuncia i gay alle autorità. Segnala che l'Uganda aveva già messo al bando l'omosessualità ritenendola «contraria all'ordine naturale» ma che questo ulteriore, drastico provvedimento ha provocato una reazione immediata e generalizzata. Segnala altresì che in questi giorni si è assistito ad una mobilitazione della società civile ugandese, culminata in una petizione alla Corte costituzionale per l'abrogazione della normativa anti-LGBT in quanto contraria ai principi costituzionali ed approvata in assenza del quorum richiesto.
  Ricorda che alcuni Paesi, tra i quali gli Stati Uniti, la Svezia, la Danimarca, hanno già reagito annunciando la revisione di alcuni programmi di aiuto destinati all'Uganda. L'Italia, che ha una lunga tradizione di cooperazione con quel Paese, ha avanzato proteste ma non ha, allo stato, adottato alcun provvedimento. La risoluzione in esame, pur evitando qualsiasi Pag. 45forma di ingerenza che possa avere effetti controproducenti, intende rappresentare un primo atto formale nei confronti di questa violazione palese dei diritti umani. Osserva che saranno sicuramente necessari tempi lunghi affinché l'Uganda riconosca i diritti della comunità LGBT, come del resto anche l'Europa ha impiegato secoli, tanto che si può citare, il caso di Oscar Wilde il quale, incriminato per sodomia davanti alla Corte inglese nel 1895, fu recluso per diversi anni presso il carcere di Reading. Fa presente, quindi, che la risoluzione in esame impegna il Governo ad avviare un'azione politica e diplomatica, di concerto con i Paesi membri dell'Unione europea, con la precisa raccomandazione che siano evitate possibili ricadute sulla popolazione ugandese. La risoluzione impegna altresì il Governo a garantire immediata accoglienza e tutela ai richiedenti asilo LGBT provenienti dall'Uganda e da ogni altro Paese in cui siano previste sanzioni penali concernenti l'orientamento sessuale.
  Conclusivamente, riformula il testo da lui presentato inserendo, dopo il decimo capoverso della parte motiva il seguente: «preso atto della mobilitazione della società civile ugandese che è culminata in una petizione alla Corte costituzionale per l'abrogazione della normativa anti-LGBT, promossa da giuristi, intellettuali e giornalisti indipendenti;» e sostituendo il tredicesimo capoverso con il seguente: «i Governi di Norvegia, Svezia e Danimarca hanno congelato o ridiretto una parte dei loro aiuti allo sviluppo destinati all'Uganda, mentre il Governo inglese ha deciso di non farlo motivando la sua scelta con il fatto di non avere più cooperazione diretta con il Governo ugandese;», nonché la parte dispositiva con i seguenti capoversi: «ad avviare, di concerto con gli altri partner UE, ogni azione di sensibilizzazione nell'ambito delle politiche di cooperazione politica ed economica tra Unione europea, Paesi membri ed Uganda nonché ogni iniziativa utile a tutelare la comunità LGBT, evitando che le ricadute delle stesse siano sofferte dalla popolazione ugandese e valutandone le possibili conseguenze politiche; a garantire immediata accoglienza e piena tutela ai richiedenti asilo LGBT provenienti dall'Uganda così come da altri Paesi in cui siano previste sanzioni penali concernenti l'orientamento sessuale».

  Il sottosegretario Mario GIRO esprime apprezzamento per la risoluzione in esame che ha, tra l'altro, il merito di aver richiamato l'attenzione su una questione, quale quella del rispetto dei diritti degli omosessuali, che non riguarda soltanto l'Uganda ma anche altri Paesi, e non solo dell'Africa. Esprime, quindi, l'assenso del Governo sul testo della risoluzione secondo la riformulazione illustrata dall'onorevole Scotto.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, essendo ora possibile procedere all'esame del disegno di legge C. 2079, come richiesto dal collega Sibilia, propone di sospendere la discussione della risoluzione per il tempo necessario a tale esame in sede referente.

  La Commissione conviene.

  La seduta termina alle 11.35.

SEDE REFERENTE

  Martedì 25 marzo 2014. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. – Interviene il sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze, Giovanni Legnini.

  La seduta comincia alle 11.35.

Disposizioni concernenti partecipazione a Banche multilaterali di sviluppo.
C. 2079 Governo.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 18 marzo scorso.

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  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che sono state presentate dieci proposte emendative al provvedimento in titolo (vedi allegato 2). Come convenuto nella seduta precedente, prima di passare all'esame degli emendamenti, invita il rappresentante del Governo a fornire i chiarimenti richiesti.

  Il sottosegretario Giovanni LEGNINI illustra la composizione azionaria della Banca di sviluppo dei Caraibi, di cui i paesi regionali detengono il 63,85 per cento, mentre tra gli altri Paesi detengono quote significative il Regno Unito ed il Canada, mentre l'Italia, la Germania e la Cina si attestano al 6,30 per cento. Fa al riguardo presente che la sottoscrizione di cui al presente provvedimento è volta a conservare tale quota. Per quanto concerne la Banca Interamericana di sviluppo, la quota maggioritaria è detenuta dai paesi beneficiari (50,01 per cento), mentre gli Stati Uniti detengono il 30 per cento ed attualmente Italia, Germania, Francia e Spagna si attestano all'1,89 per cento. Segnala che la ricapitalizzazione in esame farebbe crescere la quota italiana e spagnola all'1,96 per cento. Quanto alla mancata sottoscrizione da parte di Venezuela e Paesi Bassi, precisa che nel primo caso sembra riferirsi alla crisi politico-economica, mentre nel secondo caso ad una riduzione dell'aiuto pubblico allo sviluppo a seguito dei tagli del bilancio. L'aumento da parte di Italia e Spagna, a suo avviso, si ricollega al riconoscimento della priorità politica delle relazioni con l'America Latina ed all'obiettivo di conseguire una maggiore rappresentatività in seno agli organismi direttivi della BID.
  Con riferimento alle richieste di chiarimento in ordine ai ritorni conseguiti dall'Italia, nel rinviare ai dati regolarmente trasmessi al Parlamento in sede di relazione governativa, sottolinea che nel decorso triennio le imprese e i consulenti italiani hanno avuto dalla BID commesse per circa 91 milioni di dollari. Osserva poi che i vantaggi economici indiretti, legati alla crescita economica globale, sono di più difficile misurazione quantitativa, ma non meno rilevanti. In ordine alla mancata adesione alla CAF, di cui alla legge n. 246 del 2007, nel ricordare che l'approvazione legislativa non fu preceduta da alcuna fase negoziale. Fa pertanto presente che al momento permangono forti perplessità sui vantaggi che l'Italia acquisirebbe da tale partecipazione, che non potrebbe garantire una presenza del nostro Paese nel consiglio di amministrazione. In ogni caso, rammenta che le regole di procurement della CAF non escludono i paesi non membri.

  Paolo GENTILONI SILVERI (PD), relatore, nel ringraziare il rappresentante del Governo per i chiarimenti resi, esprime parere contrario sugli emendamenti presentati, salvo gli emendamenti Sibilia 1.7 e 1.9, per cui formula l'invito al ritiro anche ai fini di una loro trasformazione in un ordine del giorno in Assemblea che, senza appesantire il testo legislativo, rafforzi la dimensione della trasparenza e della rendicontazione.

  Il sottosegretario Giovanni LEGNINI esprime parere conforme a quello del relatore.

  Carlo SIBILIA (M5S), nell'osservare che le proposte emendative sono state presentate soltanto dalla sua parte politica, torna a sottolineare l'entità dell'impegno finanziario previsto ponendo la questione della priorità politica, anche alla luce del fatto che l'Italia ha già sostanziosamente contribuito alle banche di sviluppo sin dai tempi dei governi Andreotti, senza adeguati ritorni. Evidenzia quindi la contraddizione in termini esistente tra il lasso temporale del provvedimento che giunge al 2017 ed il riferimento al conseguimento, peraltro assai ritardato, degli Obiettivi di sviluppo del Millennio relativi al 2015.
  Nel richiamare, a titolo di esempio, il fallimento delle iniziative di sviluppo destinate ad Haiti per la ricostruzione post-sismica, invita a valutare altre destinazioni delle risorse finanziarie stanziate, a cominciare dalla Sardegna. Insiste poi sul rafforzamento della trasparenza anche in Pag. 47considerazione del fatto che molti paesi caraibici sono paradisi fiscali e che pertanto aiutarli sarebbe in contrasto con gli obiettivi appena ribaditi con la ratifica italo-lussemburghese. Invita pertanto tutti i colleghi ad una seria e approfondita valutazione delle proposte emendative presentate, dal momento che non è banale oggi convincere i cittadini italiani dell'opportunità di continuare a finanziare le banche, come ha dimostrato il recente caso del provvedimento a favore della Banca d'Italia.

  Marietta TIDEI (PD) auspica la rapida conclusione dell’iter del provvedimento in ragione dell'interesse politico ed economico dell'Italia per l'America Latina, che non riguarda soltanto le grandi aziende, ma anche quelle piccole e medie. Pur concordando sull'esigenza di assicurare maggiore trasparenza, insiste anche sulla garanzia della continuità e del rafforzamento della presenza italiana che potrebbe contribuire ad ovviare le disfunzioni denunciate. Conclude richiamando gli importanti progressi recentemente registrati dall'America Latina nella lotta alla povertà.

  Manlio DI STEFANO (M5S), nel dichiararsi stupefatto dall'intervento della collega Tidei, insiste sull'esigenza di assicurare prima la trasparenza e poi di erogare ulteriori contributi finanziari, ritenendo che la politica dovrebbe seguire il criterio del buon padre di famiglia. Rammentando il tragico fenomeno dei suicidi di tanti imprenditori italiani, si domanda se gli aiuti non debbano essere indirizzati dove più servono.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD) fa presente come le banche di sviluppo costituiscano un cospicuo pezzo della cooperazione italiana e non possono quindi essere assimilate genericamente al sistema bancario. Facendo riferimento al disegno di legge di riforma della cooperazione allo sviluppo all'esame del Senato, coglie l'occasione per sottolineare l'opportunità di un maggiore coordinamento degli interventi.

  Maria Edera SPADONI (M5S) rinnova la denuncia che da mesi porta avanti sulla mancanza di informazioni circa la destinazione finale ed il relativo esito dei fondi per la cooperazione allo sviluppo, ritenendo che oggi l'Italia non si possa permettere una loro gestione disinvolta. Al riguardo, lamenta che nessun progetto da parte italiana sia stato presentato per acquisire finanziamenti dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa a cui pure il nostro Paese contribuisce significativamente. Contesta a tale proposito l'inerzia del Governo anche a fronte del dissesto idrogeologico e del terremoto in Emilia. Si domanda infine come si possa spiegare agli italiani che i soldi si trovano per tutte le pur valide cause, come la lotta al terrorismo di cui all'Accordo italo-statunitense precedentemente trattato, tranne che per loro.

  Mario MARAZZITI (PI) sottolinea la finalità del provvedimento in esame volto a rinnovare la partecipazione dell'Italia allo sviluppo dell'America Latina impegnando peraltro importi relativamente modesti, alla luce dell'impegno di altri Paesi. Nel concordare sulla necessità di promuovere l'efficacia e la trasparenza degli interventi, ritiene che la riforma del settore in itinere dovrà tenerne conto, ma al tempo stesso invita a considerare come inevitabilmente la cooperazione allo sviluppo è rivolta a paesi con gravi problemi strutturali ed istituzionali. In conclusione, manifesta vivo stupore per l'opposizione che viene portata avanti su un provvedimento sostanzialmente di routine.

  Vincenzo AMENDOLA (PD), nel ritenere utile la discussione in corso per i futuri lavori della Commissione, osserva che, mentre un abisso politico e culturale lo separa dall'intervento della collega Spadoni, non può non apprezzare, ben ricordando il terremoto dell'Irpinia, la denuncia del collega Sibilia circa il caso di Haiti. Ritiene tuttavia che proprio attraverso la Pag. 48partecipazione alle istituzioni internazionali per la cooperazione allo sviluppo si possa pretendere maggiore trasparenza ed efficacia. Invita invece a non cedere ad atteggiamenti nazionalistici caratteristici ad esempio della destra americana oppure francese, ribadendo la scelta della solidarietà che il nostro Paese ha compiuto anche in relazione all'Unione europea, di cui è a tempo contributore netto. Nel rivendicare l'aiuto offerto alla Grecia, ritiene che in questo campo emerga la radice culturale di un paese solidale come l'Italia, che attua i principi sanciti dalla Costituzione. Pur rendendosi conto che la generale diminuzione delle risorse possa fomentare la protesta sociale, considera ineludibile l'esigenza di prendere in considerazione chi ha meno di noi guardando oltre i nostri confini a tutta l'umanità.

  Guglielmo PICCHI (FI-PdL) concorda sull'opportunità che l'Italia continui a fare cooperazione allo sviluppo, ma sulla base della coerenza con gli obiettivi di politica estera e di una verifica dell'uso delle risorse stanziate. A tutt'oggi, invece, il settore è a suo avviso caratterizzato da dispersività, disorganizzazione ed inefficienza, come dimostra il mancato coordinamento degli enti locali e regionali che pure promuovono interventi di cooperazione. Auspica che la riforma in itinere al Senato consenta un censimento di tali iniziative in vista del relativo coordinamento, anche per quanto concerne le competenze del Ministero dell'economia e delle finanze.
  Nel valutare criticamente come soltanto il 20 per cento degli aiuti giunga ai beneficiari finali, invita Governo e Parlamento a darsi obiettivi strategici, evitando però di mettere sullo stesso piano gli aiuti esterni e i problemi interni. Al riguardo suggerisce lo svolgimento di un'indagine conoscitiva. Quanto al mancato ricorso alla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, ricordando di essere stato relatore di un provvedimento in materia nella scorsa legislatura, ribadisce la necessità a suo tempo segnalata di una maggiore informazione da parte del Governo del sistema produttivo. Conclusivamente, assicura comunque il sostegno in buona fede del suo gruppo al disegno di legge in titolo.

  Manlio DI STEFANO (M5S), richiamando la propria esperienza personale nel settore della cooperazione allo sviluppo, replica al collega Amendola escludendo che in questa materia vi siano distinzioni politiche o culturali, dal momento che invece si tratta di valutare serenamente le scelte necessarie per garantire la trasparenza e l'efficacia degli interventi.

  Carlo SIBILIA (M5S), nel raccomandare l'approvazione dell'emendamento 1.1 di cui è primo firmatario, si dichiara soddisfatto della discussione che si è sviluppata perché finalmente si è parlato di politica. Contesta al collega Amendola il tentativo di una polarizzazione dal momento che non in gioco una questione ideologica ma la scelta di un modello di sviluppo, resa peraltro problematica dalla partecipazione alle missioni internazionali che sono di pace soltanto nominalmente. Al riguardo, reitera le sue perplessità circa una cooperazione incentrata sulle banche che impongono modelli culturali alieni ai paesi beneficiari, come dimostra il caso dell'India che da vent'anni si è aperta al commercio internazionale ma è oggi attraversata da scompensi e squilibri che condannano alla povertà ancora larghissimi strati della sua popolazione. Auspica quindi un sereno esame delle proposte emendative presentate dal suo gruppo e dirette ad evitare sprechi.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Sibilia 1.1 e 1.2.

  Carlo SIBILIA (M5S), nel raccomandare l'approvazione dell'emendamento 1.3 di cui è primo firmatario, fa presente come esso sia la prova dell'atteggiamento non strumentale ma costruttivo della sua parte politica, dal momento che si vuole collegare la ricapitalizzazione delle banche di sviluppo a più precise e verificate finalità.

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  Vincenzo AMENDOLA (PD), in ragione delle motivazioni addotte dal collega Sibilia, propone di accantonare l'emendamento Sibilia 1.3.

  La Commissione conviene di accantonare l'emendamento Sibilia 1.3 e respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Sibilia 1.4, 1.5 e 1.6.

  Carlo SIBILIA (M5S), non aderendo all'invito al ritiro dell'emendamento a sua firma 1.7, insiste sulla necessità che i progetti da finanziare siano preventivamente valutati.

  Vincenzo AMENDOLA (PD), nel sottolineare come l'esigenza della trasparenza sia da tutti condivisa, invita a valutare come le banche di sviluppo, in quanto enti multilaterali, abbiano proprie regole di rendicontazione ed organismi di controllo. Ne consegue che l'Italia possa valutare la congruità dell'impiego delle proprie risorse stanziate. Auspica al riguardo l'approvazione in Assemblea di un ordine del giorno che raccolga le finalità degli emendamenti Sibilia 1.3, 1.7 e 1.9.

  Carlo SIBILIA (M5S) ribadisce che la verifica deve essere preventiva e che, in mancanza di tale garanzia, è preferibile non partecipare ai capitali delle banche di sviluppo.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Sibilia 1.7 e 1.8.

  Carlo SIBILIA (M5S) dichiara di non ritirare l'emendamento a sua prima firma 1.9.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Sibilia 1.9, 1.10 e 1.3, precedentemente accantonato.

  Vincenzo AMENDOLA (PD) preannuncia l'intenzione del suo gruppo di valutare l'opportunità di presentare un proprio emendamento in Assemblea in materia di efficacia e trasparenza degli interventi di cooperazione previsti dal presente provvedimento, in termini compatibili con le modalità della partecipazione italiana.

  Arturo SCOTTO (SEL) si associa alle considerazioni del collega Amendola.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che è così concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 12.40.

RISOLUZIONI

  Martedì 25 marzo 2014. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. – Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Mario Giro.

  La seduta comincia alle 12.40.

7-00277 Scotto: Sulle violazioni dei diritti umani e le discriminazioni relative all'orientamento sessuale in Uganda.
(Seguito della discussione e conclusione – Approvazione della risoluzione n. 8-00041).

  Mario MARAZZITI (PI) si dichiara favorevole alla riformulazione illustrata da ultimo dal collega Scotto, che considera migliorativa rispetto al testo originario. Ritiene che analoga attenzione andrebbe riservata anche ad altre gravi violazioni dei diritti umani, ad esempio in materia di tutela delle minoranze e della libertà religiosa.

  Manlio DI STEFANO (M5S) manifesta il sostegno del suo gruppo alla risoluzione in titolo, ribadendo l'appoggio alla causa dei diritti umani e della comunità LBGT.

  Mario MARAZZITI (PI) lamenta che analogo sostegno il Movimento 5 stelle non abbia riservato ai carcerati.

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  Manlio DI STEFANO (M5S), non raccogliendo quella che ritiene una provocazione da parte del collega Marazziti, manifesta talune perplessità sulla formulazione del secondo capoverso della parte dispositiva, al fine di non violare la disciplina vigente in materia di immigrazione. A suo avviso, invece, meriterebbe di essere rafforzato il primo capoverso. Ritiene infatti che si debba sempre denunciare un paese che violi i diritti umani.

  Michele NICOLETTI (PD) dichiara il voto favorevole del suo gruppo sulla risoluzione in titolo, di cui condivide i principi generali, a fronte dell'odiosa legislazione ugandese che colpirebbe anche chi non denuncia gli omosessuali con effetti assai gravi anche sul piano della cultura e del costume perché vi si configura un'incitazione all'odio da parte dei pubblici poteri. Nel richiamare come il tema rappresenti una delle linee-guida dell'azione esterna dell'UE, concorda sul dispositivo, che non si limita ad una mera condanna ma prevede azioni concrete.

  Arturo SCOTTO (SEL), nel concordare con il collega Marazziti sull'esigenza di garantire adeguata attenzione a tutte le violazioni dei diritti umani, in particolare per quanto concerne la tutela delle minoranze, con riferimento all'osservazione del collega Di Stefano fa presente che la riformulazione da lui illustrata precedentemente risolve ogni eventuale contrasto con la normativa nazionale, nella consapevolezza che il riconoscimento del diritto d'asilo sarebbe un fatto importante anche se tecnicamente difficile.

  Mario MARAZZITI (PI) invita il presentatore a riformulare ulteriormente la risoluzione in titolo, al fine di venire ancor meglio incontro alla questione sollevata dal collega Di Stefano, precisando che i richiedenti asilo LGBT siano «a rischio della vita o di gravi e documentate sanzioni».

  Arturo SCOTTO (SEL) riformula ulteriormente la risoluzione in titolo nel senso proposto dal collega Marazziti, anteponendo le parole «vittime di discriminazioni».

  Il sottosegretario Mario GIRO conferma l'assenso del Governo sulla risoluzione in titolo così come da ultimo riformulata.

  La Commissione approva la risoluzione in titolo come riformulata, che assume il n. 8-00041 (vedi allegato 3).

Sui lavori della Commissione.

  Manlio DI STEFANO (M5S) formula, a nome del suo gruppo, la richiesta che la Commissione calendarizzi la risoluzione a sua prima firma 7-00270, assegnata in sede congiunta anche alla IV Commissione in materia di non proliferazione nucleare, anche in vista della scadenza internazionale del prossimo 28 aprile, quando tornerà a riunirsi a New York la sessione preparatoria della Conferenza di revisione prevista il 2015.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, si impegna a sottoporre la richiesta del collega Di Stefano all'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, anche al fine di prendere i necessari contatti con la IV Commissione.

  La seduta termina alle 12.50.

COMITATO PERMANENTE SUGLI ITALIANI NEL MONDO E LA PROMOZIONE DEL SISTEMA-PAESE

AUDIZIONI INFORMALI

  Martedì 25 marzo 2014.

Audizione del Presidente dell'ICE-Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, Riccardo Maria Monti.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 14.10 alle 15.

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AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

SEDE REFERENTE

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico amministrativo, fatto a Roma l'11 novembre 2008, con Scambio di lettere interpretativo, fatto a Roma il 28 agosto e il 12 ottobre 2012.
C. 1923 Governo.

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