CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 4 marzo 2014
191.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
COMUNICATO
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UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.45 alle 16.50.

SEDE REFERENTE

  Martedì 4 marzo 2014. — Presidenza del presidente della III Commissione, Fabrizio CICCHITTO. – Intervengono il sottosegretario di Stato agli affari esteri Mario GIRO e il sottosegretario di Stato alla difesa, Gioacchino ALFANO.

  La seduta comincia alle 16.50.

DL 2/2014: Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
C. 2149 Governo, approvato dal Senato.

(Esame e rinvio).

  Le Commissioni iniziano l'esame del provvedimento in titolo, approvato dal Senato.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, in assenza di obiezioni, dispone l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso, come convenuto in seno all'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi.
  Avverte che l'esame del provvedimento in titolo procederà secondo il calendario appena stabilito dall'ufficio di presidenza delle Commissioni riunite. Prima dello svolgimento delle relazioni prega il Presidente Vito di riferire sulla missione che ha svolto ad Atene il 21 febbraio scorso.

  Elio VITO, presidente della IV Commissione, rammenta di aver partecipato alla missione ad Atene, svoltasi dal 20 al 21 febbraio scorso in vista della Conferenza per il controllo parlamentare sulla PESC e PSDC, alla quale ha preso parte in rappresentanza del Parlamento italiano, su invito della Presidente Boldrini, d'intesa con i presidenti delle Commissioni affari esteri e difesa di Camera e Senato.
  Ritiene opportuno segnalare, anche ai fini dell'avvio dell’iter di esame del decreto-legge che rifinanzia le missioni internazionali Pag. 5per il periodo dal 1o gennaio al 30 giugno 2014, che a margine dell'evento finalizzato alla preparazione della Conferenza, sulla base di una specifica proposta italiana, gli omologhi rappresentanti dei Parlamenti di Cipro, Irlanda, Lituania, Grecia, Italia, in questi ultimi tre casi trattandosi dei Paesi che si avvicendano nella presidenza di turno dell'Unione europea, e del Parlamento europeo hanno sottoscritto una dichiarazione comune a sostegno della posizione dell'Italia in relazione alla vicenda dei due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ingiustamente trattenuti in India a seguito dell'incidente occorso in acque internazionali, il 15 febbraio 2012, nell'ambito del servizio di sorveglianza anti-pirateria a bordo della nave Enrica Lexie (vedi allegato).
  Evidenzia, quindi, che nella dichiarazione, intervenuta prima della decisione del Governo indiano di non utilizzare il Sua Act, i firmatari hanno espresso profonda indignazione per la condotta giudiziaria della vicenda da parte dell'India, ritenendo inaccettabile che i due marò possano essere processati in base alla legislazione indiana sull'anti-terrorismo, per l'appunto allora non ancora esclusa, ed evidenziano le preoccupazioni manifestate dal Presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e dall'Alto Rappresentante, Catherine Ashton, per le ripercussioni che la vicenda potrebbe avere nell'ambito delle missioni internazionali.
  Richiamando l'ordine del giorno da lui presentato in qualità di primo firmatario in occasione dell'esame del precedente provvedimento di finanziamento delle missioni internazionali e condiviso all'unanimità, preannuncia l'intenzione di presentare un nuovo ordine del giorno, per il quale auspica la più ampia condivisione possibile, finalizzato a ottenere il tempestivo rientro, in onore e in dignità, dei due connazionali ingiustamente trattenuti in India, valutando in modo ponderato l'opportunità che il nostro Paese mantenga la propria partecipazione alla missioni in funzione antipirateria nell'Oceano indiano.

  Andrea MANCIULLI (PD), relatore per la III Commissione, osserva che il provvedimento al nostro esame contiene disposizioni di proroga del finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali per il primo semestre 2014 (1o gennaio-30 giugno). Questo strumento normativo garantisce la prosecuzione delle operazioni cui partecipa l'Italia, seppur limitatamente ad un arco temporale circoscritto, rendendo effettivo sul piano operativo uno dei principali strumenti della politica estera e di sicurezza del nostro Paese.
  Sottolinea che i recenti sviluppi della situazione in Ucraina, su cui ha riferito nel primo pomeriggio il Ministro degli affari esteri, confermano la necessità che i Parlamenti degli Stati membri dell'UE si confrontino in modo più stringente e coordinato sulle grandi questioni delle relazioni internazionali. Coglie questa occasione per auspicare la promozione di un dibattito parlamentare che, anche in vista del semestre di presidenza dell'Unione, indichi al Governo le priorità di politica estera del Parlamento in un'ottica integrata e non episodica.
  Fa presente che purtroppo, per una serie di circostanze, ivi inclusa la nota vicenda dei fucilieri di Marina trattenuti in India ma anche la crisi di governo, l'iter presso il Senato della Repubblica si è prolungato oltre misura ed i tempi a disposizione di questo ramo del Parlamento risultano particolarmente ristretti.
  Rimarca che questa è un'ulteriore ragione a sostegno dell'ormai improcrastinabile esigenza di varare la legge-quadro, snellire la procedura legislativa e concentrare sul piano politico l'attenzione del Parlamento.
  Segnala che l'obiettivo è quello di giungere all'adozione di uno strumento legislativo di carattere generale e stabile che disciplini la questione dell'impegno dell'Italia derivante dall'appartenenza all'Unione europea e alle maggiori organizzazioni internazionali e regionali con apposita legge-quadro. Allo stato attuale, infatti, la disciplina in materia di partecipazione italiana alle missioni internazionali Pag. 6è contenuta nell'ambito dei provvedimenti legislativi che di volta in volta finanziano le missioni stesse, mentre sarebbe opportuno disporre di una disciplina uniforme concernente l'autorizzazione e lo svolgimento delle missioni da parte di personale italiano. Le proposte di legge in esame mirano pertanto ad introdurre una complessiva ed organica normativa di riferimento sul trattamento economico e giuridico del personale impegnato nelle missioni, nonché a definire la procedura da adottare per l'invio dei militari all'estero.
  Si dice certo che in tal modo potrà essere praticabile la soluzione di separare legislativamente l'autorizzazione almeno delle principali missioni, venendo incontro ad una legittima esigenza più volte manifestata dall'opposizione ma purtroppo sinora non recepita stante il vigente impianto normativo. Un passo avanti ritiene che si sia avuto distinguendo in articoli diversi ciascuna area geografica continentale.
  Ricorda che le Commissioni Esteri e Difesa sia della Camera che del Senato hanno condiviso la priorità politica di garantire il rispetto del diritto internazionale e dei diritti fondamentali dei due marò Latorre e Girone. Al riguardo, prende atto che la Comunità internazionale ha finalmente mostrato una concreta solidarietà che sta producendo i suoi frutti in una vicenda che richiede tuttavia di non abbassare la guardia per tutelare il principio dell'immunità funzionale che sta alla base della presenza dei militari italiani nelle missioni internazionali.
  Rileva che la manifesta necessità di contrastare la pirateria sul piano internazionale è confermata dall'incremento proposto dal presente decreto-legge della partecipazione italiana alle relative operazioni dell'UE e della NATO, sulle cui modalità e motivazioni credo però opportuno che vi sia da parte del Governo un'informativa più approfondita rispetto a quella contenuta nella relazione tecnica.
  Prima di procedere alla illustrazione del contenuto del decreto-legge, per le parti di competenza della III commissione, rammenta che le operazioni militari all'estero si concentrano maggiormente in alcune aree geografiche, quali Afghanistan, Libano e Balcani, prevalentemente Kosovo, nelle quali si registra la più numerosa partecipazione di forze italiane.
  Precisa che a fine anno è prevista la conclusione della missione ISAF, a cui subentrerebbe la Resolute Support Mission, finalizzata ad addestrare, consigliare ed assistere le forze di sicurezza afghane. Tuttavia, come ha sottolineato il Segretario Generale della NATO Rasmussen al termine della riunione dei Ministri degli esteri dell'Alleanza Atlantica dello scorso 27 febbraio, non è ancora possibile definire l'entità della nuova missione dal momento che il Presidente Karzai non ha ancora sottoscritto il Trattato bilaterale di sicurezza con gli Stati Uniti d'America, nonostante che il relativo negoziato si sia concluso nel mese di ottobre. Pertanto, anche per quanto concerne la futura partecipazione italiana, la situazione appare ancora complessa, anche in considerazione del fatto che sono ormai imminenti le elezioni presidenziali afghane per la sostituzione di Karzai (aprile 2014). Nel frattempo, per il primo semestre del corrente anno, il contingente italiano ha subito un'ulteriore riduzione da 2.900 a 2.250 unità.
  Per quanto concerne il Libano, osserva che le conseguenze del conflitto siriano fanno sì che la situazione del paese, investito da un elevato numero di profughi (un milione circa) e coinvolto in episodi di sconfinamento dei combattimenti sul suo territorio, appare particolarmente critica. La tragedia umanitaria sta assumendo dimensioni e caratteri preoccupanti, tanto che le autorità libanesi propongono di riallocare i profughi siriani in Turchia, Giordania e Iraq e prospettano l'apertura di campi profughi in territorio siriano, sotto la protezione ONU. Ne consegue la necessità di mantenere inalterata l'entità del contingente italiano pari a 1.100 unità, anche in considerazione del fatto che il comando di UNIFIL potrebbe restare italiano.Pag. 7
  Nell'area balcanica evidenzia che le maggiori preoccupazioni provengono dalla Bosnia Erzegovina dove, nello scorso mese di febbraio è esplosa una vasta protesta sociale per le precarie condizioni di vita dei cittadini. Sembra invece tenere in Kosovo l'accordo con la Serbia che prevede la nascita di un'associazione autonoma di comuni a maggioranza serba nell'ambito delle strutture nazionali del Kosovo, unitamente all'impegno di ciascuna parte a non bloccare il percorso di avvicinamento all'Unione europea dell'altra parte.
  Al riguardo, ribadisce la ben nota posizione italiana per cui soltanto l'integrazione europea di tutti i Paesi della regione potrà stabilizzarli definitivamente, archiviando i conflitti suscitati dal crollo dell'ex Jugoslavia.
  Venendo più specificamente alle disposizioni del decreto-legge in esame riguardanti i profili di competenza della Commissione Affari esteri, particolare rilievo ritiene che assumano le disposizioni di cui al capo II recante, in estrema sintesi, iniziative di cooperazione allo sviluppo (articolo 8), sostegno dei processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (articolo 9) e regime degli interventi (articolo 10).
  Secondo quanto previsto dall'articolo 8, al comma 1, segnala che proseguono le iniziative di cooperazione per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione ed il sostegno alla ricostruzione civile in Afghanistan, Iraq, Libia, Mali, Myanmar, Pakistan, Siria, Somalia, Sudan e Sud Sudan, nonché in paesi ad essi limitrofi, per le quali è stato disposto un finanziamento pari a 34,7 milioni di euro per il primo semestre dell'anno 2014.
  In relazione alle iniziative per lo sviluppo dell'Afghanistan, gli impegni prioritari attengono alla governance/rule of Law, alle infrastrutture ed allo sviluppo rurale, nonché ad ambiti trasversali come il miglioramento della condizione femminile, la sanità e la protezione del patrimonio culturale.
  Con riferimento all'Iraq, l'aiuto si concentrerà su azioni di capacity building di supporto alle autorità irachene nel settore della valorizzazione del patrimonio culturale, nel settore agricolo, nel settore sanitario, nonché nel settore finanziario e fiscale.
  Per quanto riguarda le attività di cooperazione allo sviluppo in Siria, gli impegni si incentrano sull'aiuto alle popolazioni in fuga dal conflitto e a favore di interventi di emergenza che comprendono, tra l'altro, il finanziamento di iniziative nei settori materno infantile, della sicurezza alimentare, dell'assistenza ai rifugiati, della protezione, del rafforzamento dei servizi di base, dell'educazione, nonché la partecipazione alle iniziative delle Agenzie ONU attive sul canale umanitario.
  Inoltre, nel corso del primo semestre 2014 sottolinea che si intende continuare l'azione a sostegno della stabilizzazione e dello sviluppo in Libia e Somalia, con lo svolgimento di azioni di aiuto d'emergenza e di capacity building. In Mali proseguono le attività, nel quadro degli Appelli ONU per il Sahel, anche nella prospettiva di una piena operatività dell'istituendo fondo prospettato dal Presidente Prodi nel quadro della strategia integrata per il Sahel. In Sudan, tramite il sostegno al Fondo per la protezione delle donne e dei bambini nei campi rifugiati, il sostegno al programma sanitario UE, prosegue il finanziamento di attività nei settori idrico e sanitario da realizzare con il concorso di ONG, nonché attività di assistenza a favore delle popolazioni del Darfur. Nel Sud Sudan è contemplata una serie molteplice di interventi tra cui il sostegno alle istituzioni e il contributo ad UNICEF per programmi educativi. In Pakistan l'aiuto si orienterà prevalentemente ad azioni di capacity building per lo sviluppo delle zone rurali e la protezione delle minoranze, e in Myanmar, infine, l'attenzione sarà posta allo sviluppo rurale.
  Osserva che il comma 2 dell'articolo, infine, dispone il finanziamento delle attività di sminamento umanitario previste dalla legge 7 marzo 2001, n. 58. La somma autorizzata per il primo semestre del 2014 Pag. 8è pari a 700.000 euro e le aree destinatarie degli interventi saranno principalmente Sudan, Sud Sudan, Afghanistan e Somalia.
  Per quanto riguarda l'ambito degli stanziamenti per interventi a sostegno della stabilizzazione in paesi in situazione di fragilità, conflitto o post-conflitto, ricorda che l'articolo 9 del decreto-legge, per il primo semestre del 2014, prevede una spesa complessiva di 1,1 milioni di euro destinata ad iniziative e interventi riguardanti i paesi dell'area del Mediterraneo allargato, ossia Libia, Siria, Libano (comma 1).
  Per la realizzazione di interventi e iniziative a sostegno dei processi di pace e di rafforzamento della sicurezza nei Paesi dell'Africa subsahariana (Somalia, Corno d'Africa, Mali e Repubblica Centrafricana), con la previsione della possibile destinazione di una quota dello stanziamento anche in America Centrale, segnala che è autorizzata l'ulteriore somma di 2 milioni di euro (comma 2).
  Per la partecipazione italiana ai fondi fiduciari delle Nazioni Unite e della NATO, nonché per la partecipazione all'UN Staff college di Torino, all'Unione del Mediterraneo e al segretariato della IAI (Iniziativa Adriatico-Ionica), precisa che è stato destinato uno stanziamento di 800.000 euro (comma 3).
  Per la partecipazione alle iniziative dell'Unione europea nel campo della gestione civile delle crisi internazionali in ambito PESC-PSDC, nonché ai progetti di cooperazione dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) e di altre organizzazioni internazionali, rileva che il comma 4 autorizza la spesa di 2,6 milioni.
  Osserva che per la prosecuzione degli interventi operativi di emergenza e di sicurezza per la tutela dei cittadini e degli interessi italiani all'estero, nei territori ad alto rischio, è autorizzata la spesa di 12,7 milioni di euro (comma 5).
  Per provvedere al rafforzamento delle misure di sicurezza attiva e passiva, anche informatica, delle rappresentanze diplomatiche, degli uffici consolari, degli istituti italiani di cultura e delle istituzioni scolastiche all'estero, fa presente che è autorizzata la spesa di 11,5 milioni di euro. Tale finanziamento è finalizzato anche alla sistemazione del personale in alloggi provvisori per ragioni di sicurezza (comma 6).
  L'invio in missione o in viaggio di congedo del personale del Ministero degli affari esteri in (o da) aree di crisi, ovvero la partecipazione del suddetto personale ad operazioni internazionali di gestione delle crisi presso le sedi in Afghanistan, Iraq, Libia, Pakistan, Yemen e Somalia, è finanziato in misura pari a 1,3 milioni euro (comma 7).
  Per gli anni 2014 e 2015 ricorda che l'Italia contribuirà al finanziamento della ristrutturazione del Quartier Generale della NATO a Bruxelles con uno stanziamento pari a 11,7 milioni di euro per il 2014 e 34,7 milioni di euro per il 2015 (comma 8). Alla copertura di tali oneri sono destinati pressoché interamente gli accantonamenti relativi al Ministero degli affari esteri del fondo speciale di conto capitale stabiliti dalla tabella B della legge di stabilità 2014.
  Vengono infine autorizzate le attività necessarie per la distruzione dell'arsenale chimico siriano, in recepimento della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2118 del 27 settembre 2013 e le conseguenti decisioni dell'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) (comma 9). A tali attività si provvede con le risorse finanziarie, umane e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi oneri per la finanza pubblica; ricordo che nel precedente decreto-legge di proroga delle missioni internazionali n. 114 del 2013 lo stanziamento già disposto, dall'articolo 6, comma 1, è pari a 4 milioni di euro.
  Per quanto concerne, infine, il regime degli interventi, segnala che l'articolo 10 prevede alcune disposizioni derogatorie, già presenti nei precedenti provvedimenti di proroga (decreto-legge 28 dicembre 2012, n. 227 e decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114), considerate indispensabili – anche alla luce delle difficoltà e delle criticità riscontrate nella realizzazione Pag. 9delle attività e degli interventi programmati nell'ambito dei precedenti decreti.
  Tali disposizioni derogatorie riguardano il conferimento di incarichi di consulenza a enti e organismi specializzati, nonché a personale estraneo alla pubblica amministrazione in possesso di specifiche professionalità, indispensabile per la realizzazione degli interventi nei paesi indicati nel presente provvedimento, destinatari dell'attività di cooperazione e di sostegno ai processi di stabilizzazione. La deroga si estende altresì all'invio di personale estraneo alla P.A. in qualità di osservatore di pace per conto dell'OSCE e per la partecipazione alla gestione civile delle crisi per conto dell'Unione Europea, ai contratti per acquisti e lavori e, infine, al limite di spesa imposto dalla normativa vigente per la manutenzione e l'uso dei veicoli (si tratta per la maggior parte di autoblindo da destinare alla sicurezza del personale che opera nei paesi in situazione di conflitto o ad alta conflittualità).
  Sottolinea che la norma di salvaguardia contenuta nel comma 2 dell'articolo 10 convalida gli atti adottati, le attività svolte e le prestazioni già effettuate dal 1o gennaio 2014 e fino all'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame.
  Ricorda, infine, che nel passaggio parlamentare al Senato sono state introdotte modifiche riguardanti gli articoli 8 e 9, che riprendono alcune misure costruttive che erano state già inserite dalla Camera nell'esame del precedente decreto-legge. Nell'ambito degli stanziamenti assegnati dall'articolo 8 si prevede che un particolare riguardo vada attribuito ai programmi aventi tra gli obiettivi la prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne, la tutela dei loro diritti e il lavoro femminile, nonché la tutela e la promozione dei diritti dei minori. Inoltre si prevede che le iniziative di cooperazione dovranno essere adottate coerentemente con le direttive OCSE-DAC in materia di aiuto pubblico allo sviluppo, con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e con i principi del diritto internazionale in materia. Nell'articolo 9 si stabilisce che l'ammontare del trattamento economico e delle spese per vitto, alloggio e viaggi del personale del Ministero degli affari esteri inviato in missione o in viaggio di servizio in aree di crisi «devono essere resi pubblici nelle forme e nei modi previsti e atti a garantire la trasparenza nel rispetto della vigente legislazione in materia di protezione dei dati personali».

  Andrea CAUSIN (SCpI), relatore per la IV Commissione, ringraziando il collega Manciulli per l'esposizione dettagliato dei profili politici di competenza della Commissione affari esteri, si sofferma sugli aspetti di pertinenza della Commissione difesa, contenuti nel decreto-legge di proroga del finanziamento delle missioni internazionali per il semestre dal 1o gennaio 2014 al 30 giugno 2014.
  A tal proposito, anche in considerazione dei ripetuti e autorevoli richiami all'opportunità che le Commissioni procedano al più presto alla definizione di una legge-quadro per le missioni internazionali, fatto che rappresenta una necessità sul piano politico, sottolinea in primo luogo che la partecipazione italiana alle missioni internazionali si è sempre distinta per consistenza numerica degli uomini e delle donne delle Forze armate coinvolti, per l'elevato livello di professionalità da essi dimostrato nei diversi teatri, nonché per l'assunzione di significative responsabilità sul piano del comando.
  Al riguardo, segnala con soddisfazione che, oltre al comando delle missioni KFOR ed UNIFIL II, tuttora affidate alla guida dei generali Farina e Serra, è andata a buon fine la candidatura italiana per la guida della missione EUTM Somalia, affidata al Generale di brigata Massimo Mingiardi, che ha assunto il nuovo mandato dal 15 febbraio, secondo quanto stabilito dal COPS dell'Unione europea.
  Ciò premesso e in vista delle sfide future, evidenzia come sia essenziale assicurare uno strumento di finanziamento che sia adeguato al nostro livello di impegno e che conferisca continuità e certezza alla partecipazione italiana. Ne consegue l'auspicio, già manifestato in occasione dell'esame del precedente provvedimento, Pag. 10affinché si proceda verso l'elaborazione di uno strumento di finanziamento a copertura almeno annuale.
  Passando ai contenuti di merito, evidenzia che il provvedimento, composto di 12 articoli suddivisi in tre capi, ha subito talune modificazioni nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, anche con riferimento alle disposizioni rientranti negli ambiti di competenza della Commissione difesa e contenute nel Capo I, dove sono disciplinate le autorizzazioni di spesa per le diverse missioni internazionali delle Forze armate e delle Forze di polizia e talune esigenze connesse alle stesse missioni (articolo 1, 2, 3 e 4), le relative norme sul personale (articolo 5), nonché quelle in materia penale (articolo 6) e contabile (articolo 7).
  Ritiene che un significativo elemento di novità, che appare muovere nella direzione di una razionalizzazione della materia, sia rappresentato dalla classificazione delle autorizzazioni di spesa secondo un criterio geografico, per cui i primi tre articoli sono dedicati, rispettivamente, alle missioni in Europa, Asia e Africa.
  Più specificatamente, l'articolo 1 prevede le autorizzazioni di spesa relative alle missioni internazionali che si svolgono in Europa e segnatamente: 40.761.553 euro per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni nei Balcani, quali da ultimo previste nel comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 114 del 2013, ossia la Multinational Specialized Unit (MSU), la European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX KOSOVO), il Security Force Training Plan in Kosovo e la Joint Enterprise Balcani, per complessive 555 unità di personale, secondo quanto indicato dalla relazione tecnica (nel precedente provvedimento le unità per le medesime operazioni erano in media di 565 unità); 136.667 euro per la proroga della partecipazione militare alla missione ALTHEA dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina, all'interno della quale opera anche la missione IPU (Integrated Police Unit), per le medesime 5 unità di personale – nell'ambito della missione ALTHEA operano forze di polizia ad ordinamento militare, EUROGENDFOR (European Gendarmerie Force) destinate al contrasto alle organizzazioni criminali ed alla sicurezza della Comunità internazionale. L'Arma dei carabinieri costituisce una componente di tali forze, con sede a Sarajevo –; 2.955.665 euro per la prosecuzione dei programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane (Polizia di Stato, Arma dei carabinieri, Corpo della Guardia di finanza) in Albania e nei paesi dell'area balcanica, di cui all'articolo 1, comma 17 del citato decreto-legge n. 114 del 2013, per 59 unità (3 unità specializzate appartenenti a Polizia di Stato, Arma dei carabinieri, Guardia di finanza in Albania, 22 unità specializzate appartenenti a Polizia di Stato, Arma dei carabinieri, Guardia di finanza nell'area balcanica, 24 operatori della Guardia di finanza per servizi aero-navali in Albania e 10 operatori della Guardia di finanza per i servizi aerei in Albania) a fronte delle precedenti 45 unità autorizzate. Tali programmi di cooperazione sono svolti nell'ambito del protocollo d'intesa (cosiddetto «Bilaterale Interni») firmato a Roma il 17 settembre 1997 dai Ministri degli interni italiano e albanese, che prevede l'impegno italiano ad affiancare i vertici delle amministrazioni albanesi con esperti delle Forze di polizia nazionali, per cooperare nella riorganizzazione delle strutture di polizia albanesi. Il compito è affidato ad una missione, composta da nuclei distinti: uno centrale, uno di frontiera marittima, e da nuclei territoriali; 721.660 euro per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo) e di 61.490 euro per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK (United Nations Mission in Kosovo), per rispettivamente 26 unità e 2 unità, a fronte delle 31 complessive autorizzate; esaurito il novero delle missioni nei Balcani Occidentali, 131.738 euro per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus) delle Nazioni Unite a Cipro (4 unità), confermando l'organico Pag. 11precedentemente autorizzato. Al Senato il Governo ha accolto un ordine del giorno relativo a tale missione, in cui si è dato atto che la missione, inaugurata nel 1964, non ha potuto impedire l'invasione turca di Cipro ed ha in questa fase un ruolo marginale nella riunificazione dell'isola. Il Governo ha, pertanto, assunto l'impegno di continuare a sostenere l'iniziativa delle Nazioni Unite promossa anche in seno all'Unione europea, a partire dal semestre italiano di presidenza, volta a favorire la riunificazione di Cipro e il conseguente ritiro del personale militare; 8.722.998 euro per la proroga della partecipazione militare italiana alla missione Active Endeavour nel Mediterraneo, per 547 unità di personale, a fronte di un organico di 347 unità indicato nel precedente decreto-legge. Si valuti al riguardo la congruità di tale riduzione rispetto all'effettivo contesto di sicurezza che caratterizza oggi la sponda meridionale del Mediterraneo, alla luce dei più recenti drammatici eventi in atto in Libia e degli effetti positivi che la missione in questione può produrre ai fini di un più efficace contrasto della pirateria marittima in aree geografiche contigue. Non è, inoltre, trascorso molto tempo dall'emergenza nel Canale di Sicilia dell'autunno scorso e dal tragico incidente del 3 ottobre, in cui perirono centinaia di disperati, vittime dei trafficanti, e da cui derivò la conferma che l'impegno italiano per la pace e la stabilità del Mediterraneo non può perdere di intensità. E ciò anche in considerazione della prossima assunzione di responsabilità in campo europeo e della condivisione di tale impegno con la presidenza greca, che ha deciso di intitolare il 2014 ad Anno del Mediterraneo.
  Passando alle missioni relative al quadrante asiatico, di cui all'articolo 2, per esse si prevedono: 235.156.497 euro per le missioni in Afghanistan ISAF (International Security Assistance Force) ed EUPOL Afghanistan per complessive 2.250 unità, a fronte delle 2.900 unità previste dal precedente decreto-legge. La previsione è che a fine 2014 la presenza nazionale in Afghanistan si attesti su 1.800 unità, adibite a compiti di assistenza e addestramento in sede post ISAF e insieme ad altri 58 Paesi. Come ricorda la relazione illustrativa, l'impegno della comunità internazionale in favore dell'Afghanistan sta vivendo la sua fase forse più importante, quella denominata transition, che prevede il progressivo rilascio delle responsabilità alle Autorità afgane, con l'assunzione da parte delle Afghan National Security Forces (ANSF), entro l'anno 2014, della full responsibility, a premessa della conclusione della missione di ISAF (fine della fase 4 transition ed inizio della fase 5 redeployment). Dopo il 2014, la sfida principale sarà il finanziamento delle ANSF, così come sarà necessario determinare il sostegno di ISAF alle ANSF per il post 2014, sotto il profilo sia operativo, sia finanziario e definire il contenuto della Enduring Partnership fra NATO e Afghanistan. Peraltro, come evidenziato dall'ex Ministro Mauro in occasione delle comunicazioni rese nell'ottobre scorso, ad oggi circa l'87 per cento della popolazione afgana vive in aree dove sono le autorità locali a detenere la responsabilità, circostanza da cui sarebbe derivata la riduzione significativa delle perdite ISAF; 9.056.445 euro per l'impiego di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein, in Qatar e a Tampa per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan, con 95 unità, confermando l'organico indicato nel precedente decreto-legge di finanziamento delle missioni; 352.579 euro per l'impiego delle già previste 7 unità di personale appartenente a Corpo militare volontario e al Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa italiana per le esigenze di supporto sanitario delle missioni internazionali in Afghanistan e negli Emirati Arabi Uniti; 81.523.934 euro per la proroga della partecipazione del contingente militare italiano alla missione UNIFIL in Libano, (United Nations Interim Force in Lebanon) – ivi incluso l'impiego delle unità navali della UNIFIL Maritime Task Force, con conferma delle 1.100 unità; 1.216.652 euro per la proroga della partecipazione militare alla missione TIPH2 (Temporary International Precense in Hebron), con 15 Pag. 12unità di personale, a fronte di un organico di 13 unità indicato nel precedente decreto-legge; 60.105 euro per la proroga della partecipazione di personale militare (un'unità) alla missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah EUBAM Rafah (European Union Border Assistance Mission in Rafah); 63.240 euro per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories) in Palestina, con mantenimento delle 2 unità già previste; euro 185.495 per la partecipazione italiana di 4 unità personale militare alla missione EUMM Georgia. Peraltro l'EUMM opera in stretto coordinamento con le missioni già attivate nel Paese dall'OSCE e dall'ONU (United Nations Observer Mission in Georgia – UNOMG) e ha il compito di monitorare l'Accordo dell'8 settembre 2008.
  Per quanto concerne l'impegno internazionale in Africa, l'articolo 3, modificato dal Senato, autorizza: 5.118.845 euro per la missione European Union Border Assistance Mission in Libya (EUBAM Libya), di cui alla decisione 2013/233/PESC del Consiglio del 22 maggio 2013, nonché la proroga della partecipazione ad attività di assistenza, supporto e formazione in Libia (100 unità), già autorizzata. Si ricorda che il decreto-legge n. 114 del 2013 autorizzava la partecipazione alla missione in questione di «personale militare nonché civile, ove ne ricorrano le condizioni»; 132.380 euro per la partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione European Union Border Assistance Mission in Libya (EUBAM Libya) di cui alla decisione 2013/233/PESC del Consiglio del 22 maggio 2013. Al riguardo, la relazione tecnica al provvedimento in esame specifica che il personale della Polizia di Stato autorizzato nell'ambito della presente missione è costituito da 3 unità, anziché da 4 unità come previsto da precedente decreto; 3.604.700 euro per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della Guardia di finanza alla stessa EUBAM Libya, con il medesimo organico di 30 unità. Ricorda che a partire dall'articolo 1, comma 25, del decreto-legge n. 227 del 2012 è stata autorizzata la partecipazione di personale del Corpo della Guardia di finanza (5 unità) alla missione in Libia per procedere al ripristino dell'efficienza delle unità navali cedute dal Governo italiano al Governo libico (quattro delle sei totali, in quanto le restanti sono affondate nel corso della guerra civile), per garantire la manutenzione ordinaria delle medesime unità navali e per lo svolgimento di attività addestrativa del personale della Guardia costiera libica, in esecuzione degli accordi di cooperazione tra il Governo italiano e il Governo libico per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani. Coglie, quindi, l'opportunità per sottolineare che l'Italia è presente in Libia sin dal 2011 con la missione a carattere nazionale «Cyrene», lanciata per supportare il Consiglio nazionale di transizione nella ricostruzione delle Forze armate e di sicurezza libiche. Dal 1o ottobre l'Operazione Cyrene è stata riconfigurata in Missione militare italiana in Libia (MIL) con compiti analoghi. Parallelamente alla nostra azione nazionale, l'Italia aderisce ad EUBAM, finalizzata al miglioramento della sicurezza delle frontiere libiche; 25.124.097 euro per la proroga della partecipazione di personale militare alle operazioni militari al largo delle coste della Somalia, Atalanta dell'Unione europea e Ocean Shield della NATO per il contrasto alla pirateria, per complessive 622 unità, a fronte del 247 unità previste dal precedente decreto. La missione Atalanta è stata istituita con l'azione comune 2008/851/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 10 novembre 2008 – modificata da ultimo dalla decisione 2012/174/PESC del Consiglio del 23 marzo 2012 – a sostegno delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e in modo conforme alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, allo scopo di contribuire alla deterrenza e repressione degli atti di pirateria e rapina a mano armata commessi a largo delle coste della Somalia. Il mandato prevede: la protezione delle navi Pag. 13del Programma alimentare mondiale (PAM) che inoltrano aiuti umanitari alle popolazioni sfollate della Somalia e delle navi mercantili che navigano al largo del territorio somalo; la sorveglianza delle zone al largo della Somalia, comprese le acque territoriali giudicate rischiose per le attività marittime; l'uso della forza per la dissuasione, la prevenzione e la repressione degli atti di pirateria; infine, la possibilità di arresto, fermo e trasferimento delle persone che hanno commesso o che si sospetta abbiano commesso atti di pirateria o rapine a mano armata e la possibilità di sequestrare le navi di pirati o di rapinatori, le navi catturate a seguito di pirateria o rapina nonché di requisire i beni che si trovano a bordo di tali navi. La missione NATO Ocean Shield, complementare a quella dell'UE, dispiegata nel luglio 2009, prevede, laddove non sia disposta la contribuzione di assetti dedicati, l'impiego delle Forze Standing NATO Maritime Group 1 e 2 (SNMG1 e 2) nella zona del Corno d'Africa e del Golfo di Aden; 7.062.139 euro per la prosecuzione della partecipazione italiana alla missione dell'Unione europea in Somalia denominata EUTM Somalia, EUCAP Nestor, nonché alle ulteriori iniziative dell'Unione europea per la Regional Maritime Capacity Building nel Corno d'Africa e nell'Oceano indiano occidentale, nonché per l'impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di polizia somale. Al riguardo, la relazione tecnica al provvedimento in esame specifica che il personale presente nell'ambito della missione è costituito da 148 unità, a fronte delle 155 unità autorizzate dal precedente decreto di finanziamento delle missioni.
  Quanto ad EUTM Somalia, affidata per la terza volta alla guida italiana, avviata nella primavera del 2010, la missione ha finora contribuito alla formazione di 3.600 militari somali focalizzandosi in particolare sulla preparazione di ufficiali, specialisti e istruttori e fa parte delle iniziative messe in campo dalla UE per contribuire alla stabilità del Paese ancora interessato dalla guerra che vede il governo di Mogadiscio affiancato da truppe dell'Unione africana opporsi alle milizie qaediste; 1.337.010 euro per la missione delle Nazioni Unite in Mali MINUSMA (United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali) e per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni dell'Unione europea denominate EUCAP Sahel Niger e EUTM Mali con 27 unità.
  A conclusione della disamina delle missioni autorizzate dalla comunità internazionale in Africa, e cui il nostro Paese partecipa, segnala come problematica la mancata prosecuzione delle operazioni in Darfur e nel Sudan (UNAMID, United Nations/African Union Mission in Darfur) delle Nazioni Unite e dell'Unione africana in Sudan, per le quali il precedente provvedimento prevedeva 3 unità per una spesa di 194.206 euro. Poiché in tali aree la situazione continua a presentare elementi di forte instabilità, occorre ribadire in questa occasione le ragioni che hanno determinato tale decisione.
  L'elenco contenuto all'articolo 3 si conclude con una nuova norma, introdotta al Senato, per un finanziamento di 5 milioni di euro relativamente all'anno 2014 per le misure di sostegno e di rilancio dei settori dell'economia delle province interessate da ingenti danni a seguito delle limitazioni imposte dalle attività operative connesse all'intervento militare internazionale in Libia del 2011 ex risoluzione ONU n. 1973 (2011).
  L'altro ramo del Parlamento ha anche introdotto un'ulteriore disposizione, già inserita con emendamento approvato alla Camera in occasione del procedente decreto-legge, al fine di prevedere specifici obblighi di informazione da parte del Governo nei confronti delle Camere e relativi alle missioni, di cui ai primi tre articoli del provvedimento. Il nuovo articolo 3-bis prevede che la relazione analitica sulle missioni, di cui all'articolo 9, comma 2, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, deve essere accompagnata da un documento di sintesi operativa aggiornato alla data del 30 giugno 2014 (data di scadenza del decreto-legge) che indichi espressamente per ciascuna missione i Pag. 14seguenti dati: mandato internazionale, durata, sede, personale nazionale e internazionale impiegato, scadenza nonché i dettagli attualizzati della missione. La relazione dovrà essere, altresì, integrata «dai pertinenti elementi di valutazione fatti pervenire dai comandi internazionali competenti con particolare riferimento ai risultati raggiunti nell'ambito di ciascuna missione dai contingenti italiani».
  Per quanto riguarda le altre disposizioni di interesse della Difesa, rileva poi l'articolo 4 che prende in considerazione i profili assicurativi, logistici ed infrastrutturali, la cooperazione civile-militare, il sostegno alle attività dell'AISE e le cessioni di equipaggiamenti. In particolare, vengono stanziati 117.163.246 euro per la stipulazione dei contratti di assicurazione e di trasporto e per la realizzazione di infrastrutture (a tal fine è opportuno precisare che, come precisato dal sottosegretario Alfano al Senato, il maggior impegno economico è richiesto dai costi di trasporto, e non già da quelli assicurativi, conseguenti alla programma di riduzione dell'entità dei contingenti); 7 milioni di euro per il mantenimento del dispositivo info-operativo dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegato nelle missioni internazionali; infine, circa 3 milioni di euro per interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, disposti nei casi di necessità e urgenza dai comandanti dei contingenti militari che partecipano alle missioni internazionali. Inoltre, il Ministero della difesa viene autorizzato, per l'anno 2014, a effettuare alcune cessioni a titolo gratuito (50 veicoli ACM 80 alle forze armate somale, per i quali viene autorizzata una spesa di 805.000 euro, materiali e attrezzature costituenti un sistema di monitoraggio meteo-nivologico per l'Afghanistan, due veicoli Puma alle forze armate giordane e 25 giubbetti anti-proiettile alla Repubblica tunisina).
  Quanto alla norma in questione, segnala che al Senato il Governo ha accolto un ordine del giorno impegnandosi ad informare il Parlamento, nell'ambito della relazione quadrimestrale, in ordine alle attività inerenti i trasporti, le assicurazioni e la realizzazione delle infrastrutture, con specifico riferimento alle singole aree geografiche.
  Tra le norme in materia di personale, di cui all'articolo 5, nel corso dell'esame del provvedimento al Senato, sono stati inseriti i nuovi commi 4-bis e 4-ter concernenti, rispettivamente, la permanenza minima di 9 anni (fino al 2018) nel grado di capitano del ruolo speciale in servizio permanente e la modifica della dotazione organica del ruolo dei direttori tecnici nei ruoli della Polizia di Stato, riducendo di 16 unità il ruolo degli ingegneri e aumentando, sempre di 16 unità, quello dei biologi. Scopo della disposizione, come espressamente indicato, è quello di garantire la piena funzionalità della Polizia di Stato, in particolare in relazione alle esigenza connesse con le missioni internazionali. L'intervento normativo è realizzato attraverso la sostituzione della tabella relativa ai ruoli dei direttori tecnici della Polizia di Stato recata dal decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 337.
  Il successivo articolo 6 prevede la consueta disciplina in materia penale, rinviando all'articolo 5 del decreto-legge n. 209 del 2008 ed all'articolo 4, commi 1-sexies e 1-septies, del decreto-legge n. 152 del 2009.
  L'articolo 7 reca le disposizioni in materia contabile. In particolare, ed analogamente ai precedenti provvedimenti sulla materia, viene richiamata la disciplina in base alla quale gli stati maggiori di Forza armata e i Comandi dei Carabinieri e della Guardia di finanza, nonché il Segretariato generale della difesa e per esso le Direzioni generali competenti sono autorizzati, in presenza di situazioni di necessità e urgenza connesse con le missioni internazionali, a derogare alle disposizioni di contabilità generale dello Stato per l'attivazione delle procedure d'urgenza per l'acquisizione di forniture e servizi, in caso di impossibilità di provvedere attraverso contratti accentrati già eseguibili. I medesimi soggetti sono, altresì, autorizzati ad Pag. 15acquisire in economia lavori, servizi e forniture, relative ai mezzi da combattimento e da trasporto, all'esecuzione di opere infrastrutturali o all'acquisizione di specifici apparati (di comunicazione, per la difesa nucleare, biologica e chimica, eccetera), entro il limite complessivo di 50 milioni di euro annui, a valere sulle risorse finanziarie stanziate per le missioni internazionali.
  Rileva da ultimo segnalare il contenuto dell'articolo 11, recante la norma di copertura finanziaria degli oneri derivanti dalla disposizioni del decreto-legge in commento, ovvero dagli articoli 1, 2, 3, 4, 8 e 9, escluso il comma 8 (partecipazione alla ristrutturazione del Quartier generale della NATO a Bruxelles), pari complessivamente a euro 619.079.091 per l'anno 2014.
  Tale importo è reperito mediante le seguenti coperture: a) quanto ad euro 613.978.095 mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa relativa al fondo missioni di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni e integrazioni; b) quanto ad euro 5.100.996 mediante riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2014-2016, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2014, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
  Conclusivamente, il totale del personale militare impiegato ammonta a circa 4.700 uomini, con un decremento dell'11 per cento rispetto al 2013, del 27 per cento rispetto al 2012 e del 35 per cento rispetto al 2011. I costi, ammontano a circa 426 milioni di euro, cui vanno aggiunti circa 117 milioni per le spese assicurative e logistiche. Anche in questo caso, si registra un decremento rispetto al 2013.
  La tendenziale riduzione di spesa dell'impegno italiano evidenzia il bilancio complessivamente positivo degli interventi sostenuti, in particolare nei Balcani e soprattutto in Libano.
  Coglie, infine, l'occasione per evidenziare che anche nel corso dell’iter presso il Senato è emersa l'esigenza che sia al più presto definita una disciplina generale e innovativa per l'invio dei militari italiani all'estero, rispetto all'attuale assetto, incentrato sul decreto-legge di finanziamento o di proroga del finanziamento delle singole missioni internazionali.
  Tale disciplina potrà con certezza conferire stabilità ai profili di carattere tecnico-contabile – affrontando le questioni ad oggi ancora aperte come il tema del codice penale militare di pace o di guerra o le differenziazioni nel trattamento economico del personale militare impiegato all'estero – e auspicabilmente spingersi a razionalizzare il rapporto tra Governo e Parlamento. Indubbiamente, un simile intervento potrà conferire maggiore credibilità e autorevolezza all'azione internazionale dell'Italia, dando modo di valorizzare a pieno l'impegno, sia in termini di risorse umane che finanziarie, che il nostro Paese si è assunto e portato avanti con responsabilità e convinzione.
  Auspica, infine, che questo lavoro possa segnare un passaggio il più possibile costruttivo e responsabile ai fini del positivo evolvere della crisi tra Italia ed India, relativa allo stato di detenzione effettivo in cui versano i due fucilieri di Marina, Massimiliano Girone e Salvatore Latorre, ricordando come la missione svolta dalle Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato, alla quale ha avuto l'onore di prendere parte, ha rappresentato plasticamente l'unanimità di intenti di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, impegnate a conseguire il comune obiettivo del rientro in Italia dei due militari, con onore oltre che in dignità. Sottolinea che di tale missione va dato atto in particolare al presidente Vito che l'ha fortemente voluta e impostata in termini di massimo coinvolgimento di tutte le forze politiche.
  Al riguardo, nel ricordare le unità di personale di cui si prevede l'impegno nell'ambito Pag. 16della missione antipirateria Ocean Shield, che si procede a rifinanziare, sottopone alla valutazione dei gruppo l'opportunità che il nostro Paese faccia sentire la propria in termini più assertivi in ambito ONU e NATO per chiarire una volta per tutte che non possono essere costretti in stato di detenzione militari in servizio.
  In conclusione ricorda che sia la Commissione difesa che l'Assemblea del Senato hanno dedicato particolare attenzione alla questione dei due fucilieri di Marina, Massimiliano Girone e Salvatore Latorre, assumendo rilevanti determinazioni in reazione ad iniziative da parte indiana che hanno, fino ad oggi, comportato il rinvio di ogni soluzione che contempli il rientro in Italia dei due militari. Presso l'Assemblea del Senato è, peraltro, stato accolto un ordine del giorno che impegna il Governo a mantenere alta la pressione nei confronti dell'ONU, dell'Unione europea e della NATO utilizzando qualsiasi strumento affinché venga risolta in maniera positiva e con onore questa vicenda giudiziaria. Richiamando quanto ha già avuto modo di ricordare con riferimento alla missione in India, alla quale ha preso parte, anche a seguito delle preoccupate dichiarazioni da parte europea e NATO sull'impatto di tale vicenda sull'efficacia dell'impegno internazionale nel contrasto alla pirateria, è opportuno che la questione possa trovare opportuna menzione e trattazione anche in questo ramo del Parlamento, soprattutto al fine di evidenziare l'impegno costante da parte delle massime istituzioni rappresentative a sostegno dei due connazionali, come di tutti i nostri militari che prestano il proprio servizio all'estero.

  I sottosegretari Gioacchino ALFANO e Mario GIRO si riservano di intervenire al termine della discussione.

  Maria Edera SPADONI (M5S), prendendo la parola anche nella sua qualità di presidente del Comitato permanente competente in materia di cooperazione allo sviluppo, rinnova le critiche già formulate con riferimento al precedente decreto-legge in ordine all'incompletezza delle informazioni relative ai singoli programmi, contestando in particolare la genericità della destinazione dei circa 34 milioni di euro assegnati dall'articolo 8. Ritiene che, soprattutto per quanto concerne l'Afghanistan, il quadro informativo risulti piuttosto lacunoso. Nel prendere atto che finalmente risulta presentata al Parlamento la riforma della cooperazione allo sviluppo, auspica che si colga l'occasione per separare sotto il profilo legislativo gli interventi di cooperazione dalle missioni internazionali.

  Massimo ARTINI (M5S) osserva, in primo luogo, che il provvedimento in esame distingue per aree geografiche la partecipazione del nostro Paese alle missioni internazionali e che, pur restando la natura del decreto quella di un atto che rifinanzia le singole missioni, la circostanza costituisce un buon inizio in vista di un ulteriore passo verso una più coraggiosa riformulazione dello stesso procedimento.
  Auspica, pertanto, che possa al più presto possa riprendere l’iter di esame della legge quadro sulle missioni internazionali, in modo da evitare di tornare a discutere, come nella circostanza attuale, di una situazione che si limita a definire se dare o meno un finanziamento a determinati interventi.
  Sottolinea, quindi, l'opportunità di destinare il finanziamento della missione Active Endeavour alla missione Mare Nostrum, recentemente avviata, al fine di scongiurare i tragici naufragi dei barconi di migranti nel Canale di Sicilia, in considerazione del fatto che la prima appare sostanzialmente sovrapponibile a quest'ultima.
  Ritiene, inoltre, che sia opportuno rivedere la partecipazione anche alla missione Ocean Shield e ciò al fine di dare un segnale forte alle autorità indiane sulla volontà del nostro Governo di non recedere dalla nostra posizione nell'ambito della vicenda dei due marò. Pag. 17
  Segnala, poi, che a fronte di una diminuzione delle unità di personale impiegato nelle missioni, le risorse complessivamente stanziate risultano pressoché stabili o, persino, in lieve incremento. Si domanda, quindi, quale sia la vera finalità del decreto di rifinanziamento delle missioni, atteso che il bilancio della difesa italiano presenta una quota destinata all'esercizio che solo grazie alle risorse esterne del decreto missioni riesce a garantire l'operatività dello strumento militare.
  Ricorda, inoltre, che già nel corso dell'esame del precedente decreto era stato richiesto di predisporre entro il 30 gennaio 2014 un piano di rientro dei nostri militari dall'Afghanistan. Sul punto domanda, quindi, al rappresentante del Governo di fornire chiarimenti, anche alla luce della diminuzione di circa 400 unità rispetto all'ultimo trimestre del 2013.
  Da ultimo, sottolinea la necessità che le Commissioni possano svolgere una visita in uno dei teatri operativi nei quali sono impegnati i nostri contingenti.

  Donatella DURANTI (SEL) evidenzia a sua volte la forte necessità di riprendere l’iter di esame della legge quadro sulle missioni internazionali, formalizzando al più presto la decisione di istituire un comitato ristretto incaricato di predisporre un testo unificato delle diverse proposte di legge.
  Sottolinea, inoltre, in considerazione anche del cambiamento di Governo recentemente intervenuto, l'opportunità di ascoltare quale sia l'orientamento delle ministre degli affari esteri e della difesa sul tema delle missioni internazionali.
  Manifesta, quindi, insoddisfazione per la novità recata dal provvedimento in esame di «spacchettare» le missioni soltanto in ragione delle aree geografiche, ricordando che il gruppo di SEL aveva in passato chiesto che fossero adottati più provvedimenti riferiti alle missioni svolte nei vari teatri operativi.
  Infine, ritiene che sia necessario acquisire l'opinione del Governo riguardo ad un completo ritiro del nostro contingente dall'Afghanistan, anche alla luce delle dichiarazioni da parte del Presidente americano Obama sulla cosiddetta «opzione zero», anche in vista del processo post 2014.

  Carlo SIBILIA (M5S), associandosi all'esigenza che sia assicurato un confronto almeno minimo con i nuovi ministri degli esteri e della difesa, rinnova la critica circa la sproporzione tra l'entità delle risorse finanziarie destinate alle missioni militari e di quelle finalizzate alla cooperazione allo sviluppo. Prende amaramente atto del fatto che la situazione non è mutata, nonostante l'intesa battaglia ostruzionistica combattuta dal suo gruppo in occasione della conversione del precedente decreto-legge. A titolo di esempio, giudica contraddittorio lo stanziamento di dieci milioni di euro per le unità impiegate nel Golfo Persico, alla luce del recente viaggio in quella regione dell'ex Presidente del Consiglio alla ricerca di finanziamenti. Manifesta altresì vive perplessità sulla missione ad Hebron. Considera poi lesiva delle prerogative parlamentari la norma di cui all'articolo 7, comma 2, che consente l'erogazione anticipata di un importo pari alla metà della copertura finanziaria. Ravvisa un'ulteriore contraddizione nello stanziamento di un fondo di 700 mila euro per lo sminamento umanitario, nel momento in cui il nostro Paese produce mine antiuomo. Nel fare presente che molte risorse di cui al presente decreto, ivi incluse quelle stanziate dall'articolo 9, commi 5 e 6, potrebbero essere meglio utilizzate per tenere aperti gli istituti italiani di cultura all'estero, in particolare quello di Grenoble, considera infine ai limiti dello scandaloso il consistente impegno finanziario previsto per la ristrutturazione del quartier generale della NATO.

  Guglielmo PICCHI (FI-PdL) ribadisce l'opportunità di ascoltare il punto di vista dei nuovi ministri, lamentandosi per l'inutile rituale che periodicamente si ripete nell'approvazione dei decreti-legge sulle missioni internazionali. Pone infine il problema politico di come si possa continuare Pag. 18a partecipare alle missioni internazionali di contrasto alla pirateria finché i due fucilieri di marina sono trattenuti in India.

  Michele PIRAS (SEL), ad integrazione di quanto già rilevato dalla collega Duranti, esprime, anche a nome degli altri colleghi del gruppo dei Sinistra, Ecologia e Libertà, una posizione favorevole alla sospensione della missione antipirateria Ocean Shield nell'Oceano Indiano.
  Ritiene, inoltre, importante ascoltare anche i capi di stato di maggiore delle varie Forze armate, nonché i rappresentanti di alcune organizzazioni non governative.

  Vincenzo AMENDOLA (PD), nel rassicurare i colleghi che i nuovi ministri degli esteri e della difesa non mancheranno di confrontarsi costruttivamente con le commissioni competenti, ribadisce l'esigenza di portare avanti contemporaneamente la legge-quadro sulle missioni internazionali e la riforma della cooperazione allo sviluppo. Richiamandosi ai principi della solidarietà internazionale ed al senso di responsabilità della politica estera italiana, contesta le critiche rivolte a caso sull'una o sull'altra missione, sottolineando in particolare l'importanza di quella dispiegata ad Hebron, dove le truppe italiane contribuiscono ad un importante sforzo di interposizione.

  Gian Piero SCANU (PD) ritiene che l'intervento del collega Amendola sia stato esaustivo della posizione del gruppo del Partito Democratico sul provvedimento.
  Desidera, pertanto, rivolgere esclusivamente un appello ai rappresentanti dei gruppi e ai due presidenti affinché ogni iniziativa connessa alla vicenda dei due marò, come accennato il presidente Vito, non faccia venire meno il carattere unitario che ha contraddistinto finora l'azione parlamentare, a partire dall'ordine del giorno sottoscritto da tutti i gruppi durante l'esame del precedente decreto-legge, nonché in occasione dell'invio di una delegazione di parlamentari delle Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato in India.
  Rammenta, quindi, che il proprio gruppo ha già in altre occasioni chiaramente espresso una posizione contraria al ritiro dalle missioni in funzione antipirateria, sia sotto l'egida della NATO, sia sotto quella dell'Unione europea. Si tratta di due missioni originate da risoluzioni dell'ONU e che sono state accettate e ratificate dalla stessa ONU, seppure esse non si svolgano sotto bandiera di tale importante consesso. È stata, tra l'altro, proprio questa circostanza ad avere creato i presupposti per una derubricazione del caso da parte del Segretario Generale dell'ONU a controversia bilaterale.
  Ritiene, pertanto, auspicabile un pieno coinvolgimento dell'ONU nelle citate missioni, evitando forzature che possano far venire meno il fronte unitario ultimamente realizzatosi nelle forze parlamentari sulla vicenda dei due marò e che ha sortito effetti positivi. Invita, dunque, tutte le forze politiche a ricercare informalmente un'intesa che vada in questa direzione, scongiurando ogni danno all'evolvere della vicenda.

  Mario MARAZZITI (PI), nell'associarsi alle preoccupazioni del collega Scanu, raccomanda che non si disperda l'unità di intenti raggiunta tra i gruppi politici sul caso dei fucilieri di Marina. Concorda altresì sull'opportunità di un più diretto coinvolgimento delle Nazioni Unite nella lotta alla pirateria. Per quanto concerne i contenuti del decreto-legge, invita ad accelerare l’iter sia della legge-quadro sulle missioni internazionali che della riforma della cooperazione allo sviluppo, sottolineando l'esigenza che il Governo rinnovi gli impegni presi. Ribadisce la specificità del modello italiano delle missioni all'estero quale carattere fondamentale della politica estera, per cui risulta decisivo portare a termine le radicali riforme da tempo sollecitate. Invita infine a considerare il fatto che gli interventi di cooperazione non hanno bisogno soltanto di stanziamenti finanziari ma anche di condizioni politiche e di sicurezza.

  Manlio DI STEFANO (M5S), replicando al collega Amendola, ribadisce il giudizio Pag. 19negativo sulla missione ad Hebron, di cui ha conoscenza diretta, in quanto mera copertura dell'intensa attività di commercio di armi che l'Italia intrattiene con lo Stato di Israele, tuttora responsabile di gravissime violazioni del diritto internazionale nell'occupazione del territori palestinesi.
  Coglie l'occasione per riaffermare la ben precisa visione di politica estera del suo movimento incentrata sul principio dell'autodeterminazione dei popoli e consapevole delle grandi responsabilità del nostro Paese che delega all'ENI di Paolo Scaroni la sua politica estera e piange per la sorte delle vittime dell'immigrazione che è provocata da quelle iniziative economiche. Denunciando tale ipocrisia, si chiede dove sia finita la riforma della cooperazione allo sviluppo ed invita la maggioranza a non usare il Parlamento per fare propaganda ed a smettere di intonare i canti della Resistenza.

  Il sottosegretario Gioacchino ALFANO segnala come, in prima lettura, il provvedimento sia stato modificato accogliendo alcune delle richieste che erano già state proposte nel precedente decreto-legge che aveva rifinanziato le missioni per l'ultimo trimestre del 2013. In particolare, ricorda l'approvazione dell'emendamento che ha introdotto l'articolo 3-bis in materia di richiesta di informazioni.
  Quanto ai numerosi spunti di riflessione emersi nel dibattito, evidenzia che il Governo è disponibile ad andare incontro alle richieste provenienti dal Parlamento, rimarcando tuttavia l'esigenza di assicurare la conversione del provvedimento nei termini stabiliti. In caso contrario, gli elementi evidenziati potrebbero pur sempre essere utili ai fini di un futuro provvedimento.
  Con riferimento, infine, alla richiesta avanzata da alcuni gruppi di ascoltare i Ministri degli esteri e della difesa, rappresenta che chiederà ai Ministri la disponibilità ad intervenire nel prosieguo dell'esame che tuttavia, come evidenziato anche dal presidente, presenta tempi assai stringenti.

  Il sottosegretario Mario GIRO nel confermare la valutazione positiva a suo tempo espressa sulla legge-quadro sulle missioni internazionali, rassicura altresì sull'avvenuta presentazione della riforma della cooperazione allo sviluppo. Fa poi presente che l'entità degli stanziamenti di natura civile presenti nel decreto-legge non si esaurisce nell'importo di cui all'articolo 8, comma 1, ma raggiunge il 10 per cento dell'onere complessivo. Si impegna infine a riferire al neo-ministro la richiesta di intervento.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, ritiene che si possa considerare esaurito l'esame preliminare del provvedimento, fermo restando il termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 10 di domani, come convenuto in seno all'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni riunite.

  Arturo SCOTTO (SEL) ritiene che i gruppi debbano avere a disposizione tempi più ampi per la formulazione degli emendamenti e chiede che il relativo termine sia posticipato alle ore 18 di domani.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, prendendo atto della richiesta del collega Scotto, propone che il termine per la presentazione degli emendamenti sia fissato alle ore 12 di domani, dal momento che il loro esame non può slittare oltre il pomeriggio stesso.

  Le Commissioni convengono.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 18.

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