CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 17 luglio 2013
57.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 254

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 17 luglio 2013. — Presidenza del presidente Michele BORDO. – Interviene il ministro per gli affari europei, Enzo Moavero Milanesi.

  La seduta comincia alle 9.15.

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2013.
C. 1326 Governo, approvato dal Senato.
Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013.
C. 1327 Governo, approvato dal Senato.
Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2012.
Doc. LXXXVII, n. 1.
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto, rinviato nella seduta del 16 luglio 2013.

  Enzo MOAVERO MILANESI, ministro per gli affari europei, sottolinea preliminarmente l'importanza dei disegni di legge europeo e di delegazione europea, in quanto riprendono – in forma differente a seguito dell'approvazione della legge n. 234 del 2012 – i contenuti delle leggi comunitarie per gli anni 2011 e 2012, mai approvate. A questi sono stati aggiunti alcuni elementi di adeguamento alla normativa dell'Unione europea più recente.
  La duplicità dello strumento normativo definito dalla legge n. 234 del 2012 è volta a ridurre la natura omnibus del precedente disegno di legge comunitaria e a evitare che nei provvedimenti siano inserite norme estranee al loro contenuto proprio, nella fase di recepimento della normativa europea. Si tratta dunque di strumenti che consentono annualmente di recepire nell'ordinamento nazionale la normativa UE, ed insieme di adempiere al dovere di adeguamento dell'Italia alle prescrizioni dell'Unione. Rileva peraltro come tutti i provvedimenti cui l'Italia è chiamata a dare attuazione non provengono da un soggetto terzo, ma da un organismo – l'Unione europea – del quale l'Italia fa parte e sono stati approvati nella maggior parte dei casi con il parere favorevole del nostro Paese. È perciò molto importante l'innovazione pressoché rivoluzionaria operata dalla legge n. 234, che prevede in capo alle Camere la facoltà di chiamare in audizione, prima e dopo ciascun Consiglio europeo, il Ministro di riferimento, nonché di formulare atti di indirizzo. Si tratta di un potere diretto di sindacato parlamentare sulle decisioni da assumere in sede europea ed insiste sulla necessità che le Camere intervengano nella fase ascendente di elaborazione delle normative, nella quale la possibilità di incidere è ancora effettiva; osserva peraltro come i Paesi più forti nel far valere le proprie istanze – cita l'esempio della Gran Bretagna – sono molto combattivi nella fase ascendente e poi estremamente rapidi nel recepire la normativa approvata.
  Passando quindi ai contenuti dei disegni di legge in esame, richiama in primo luogo gli articoli inseriti nel corso dell'esame presso il Senato, ricordando che presso l'altro ramo del Parlamento è stato espunto dal testo della legge europea, con il parere contrario del Governo, l'articolo 34 riguardante la tutela del design, sul quale auspica possa essere messo a punto un provvedimento ad hoc. È stato anche stralciato l'articolo 35 in materia di calamità naturali. Sul punto occorre dare risposta alla decisione di esecuzione della Commissione europea dell'ottobre 2012, che stabilisce la necessità, per godere di sgravi contributivi, di un nesso di causalità diretto tra danni subiti e calamità naturale. Occorrerà anche equiparare la situazione Pag. 255delle diverse aree geografiche, che sono state oggetto di interventi diversi.
  Auspica, in conclusione, l'approvazione tempestiva dei due disegni di legge, con un lavoro celere anche da parte della Camera dei deputati; ciò consentirà di portare a soluzione circa venti procedure di infrazione e circa 10 casi EU-pilot, le procedure informali di pre-contenzioso.

  Paola CARINELLI (M5S) intende attenuare l'enfasi posta dal Ministro sul coinvolgimento del Parlamento nelle procedure decisionali in ambito europeo, poiché nel caso in cui il Governo decida di non tenere conto delle pronunce parlamentari, gli strumenti di intervento in mano alle Camere sono di fatto inefficaci. Rileva infatti come il Parlamento non appaia garantito nel suo insieme, ma lo siano solo le forze di maggioranza, non essendovi adeguata tutela dei diritti delle opposizioni.

  Rocco BUTTIGLIONE (SCpI) rileva come sarebbe assai bizzarro se il Governo dovesse essere vincolato dalla minoranza anziché dalla maggioranza.
  Osserva quindi che la legge n. 234 del 2012 offre incisivi strumenti di intervento alla maggioranza parlamentare, tra cui il potere attribuito a ciascuna Camera, di cui all'articolo 10, di chiedere al Governo di apporre in sede di Consiglio dell'Unione europea la riserva di esame parlamentare su un progetto o atto in corso di esame, che costringe il Governo ad attendere una pronuncia parlamentare prima di procedere. Altra questione è come il Parlamento si avvalga di questi strumenti, che effettivamente sembra non utilizzare sufficientemente.
  Ringrazia quindi il Ministro per il lavoro svolto in Europa e chiede se corrisponda a verità il fatto che l'accento posto dal Consiglio europeo del giugno 2012 su politiche di crescita più che su politiche di sola austerità stia divenendo realtà, e come valuta le recenti dichiarazioni del Presidente Barroso sul punto. Ritiene in tale prospettiva che consentire un aumento del deficit pubblico sino al tetto del 3 per cento del PIL permetterebbe di recuperare un significativo potere di spesa, assai utile per la competitività del Paese.
  Occorre in tale quadro ampliare la sfera di intervento dell'Unione su due fronti specifici: il primo concerne la formazione, l'orientamento professionale e la mobilità dei lavoratori; il secondo riguarda la riqualificazione dei centri urbani, essenziale ai fini di un ulteriore sviluppo del turismo. Ritiene che questi ambiti dovrebbero essere recepiti in un quadro di azione europeo, da finanziare con risorse europee. Occorrerebbe, in sintesi, un sostegno europeo per grandi riforme, una sorta di Piano Marshall europeo.
  Passando ai due disegni di legge in esame, richiama l'attenzione dei colleghi sulla necessità di modificare la struttura di tali provvedimenti, nel rapporto tra redazione e contenuto. Occorrerebbe infatti inquadrare le misure adottate nell'ambito delle più complessive politiche europee di settore, spiegando come le direttive europee incidano nei vari ambiti di azione. Bisognerebbe che i provvedimenti fossero accompagnati da un adeguato supporto informativo, che consentirebbe di esprimere un giudizio compiuto sugli interventi proposti.
  Si sofferma quindi sulla questione delle politiche culturali e la materia degli appalti, rilevando come serve sul punto una normativa ad hoc, tenuto conto delle difficoltà di spesa, determinata dalla complessità delle normative; riterrebbe utile sul punto assumere una iniziativa, anche facendo leva sul principio dell'eccezione culturale.
  Richiama infine i contenuti del decreto-legge n. 43 del 2013 in materia di emergenze ambientali, di recente approvato dalle Camere, nel quale sono inserite disposizioni riguardanti l'Expo di Milano del 2015 e sulle quali – con particolare riferimento ai poteri straordinari attribuiti al Commissario unico – esprime dubbi relativi alla compatibilità con il diritto dell'Unione, ritenendo che potrebbero esservi difficoltà a livello europeo.

  Adriana GALGANO (SCpI) richiama la spinosa questione legata all'articolo 13 Pag. 256della legge di delegazione europea in materia di sperimentazione animale, ricordando che l'articolo 2 della direttiva 2001/63/UE, oggetto di recepimento, stabilisce che misure nazionali più rigorose di quelle recate dalla direttiva medesima possono essere previste solo ove già in vigore al 9 novembre 2010. Sotto tale profilo appare in contrasto con la direttiva la lettera g) del comma 1, che vieta l'allevamento nel territorio nazionale, a fini di sperimentazione, di alcune specie di animali.

  Maria IACONO (PD) richiama l'esame dei provvedimenti svoltosi al Senato ed auspica, a nome del suo gruppo, che il lavoro fatto presso l'altro ramo del Parlamento non vada disperso. Occorre pertanto concentrare il dibattito sulle questioni maggiormente controverse e si sofferma in particolare sull'articolo 3 della legge europea, volto ad una migliore definizione ed articolazione dell'esercizio della professione di guida turistica. Ritiene si tratti di un tema che merita adeguato approfondimento, anche al fine di comprendere se non occorra in materia definire un provvedimento ad hoc.

  Michele BORDO, presidente, si sofferma a sua volta sui contenuti dell'articolo 3, richiamando la questione sollevata nella seduta di ieri della XIV Commissione dalla collega Pinna. Il riferimento è alla disposizione recata dal comma 3 – che prevede che con decreto del Ministro dei beni culturali siano individuati i siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico per i quali occorre una speciale abilitazione – e che potrebbe rappresentare una modalità di aggiramento dei contenuti della direttiva che si intende recepire.
  Sottolinea quindi la necessità di creare le condizioni per una approvazione quanto più tempestiva possibile dei provvedimenti, possibilmente prima della sospensione estiva dei lavori parlamentari, anche in considerazione del fatto che nello scorso biennio non si è riusciti a portare a termine l'esame dei disegni di legge comunitaria per il 2011 e 2012.
  Condivide l'accento posto dal Ministro sull'importanza di una maggiore partecipazione del Parlamento nella fase ascendente, visto che il tardivo recepimento della normativa UE – spesso provocato da un insufficiente intervento nella fase di definizione della normativa medesima – determina poi l'apertura di procedure di infrazione.
  L'approvazione dei disegni di legge in esame consentirebbe, come ricordato dal Ministro, di portare a soluzione una trentina tra procedure di infrazione e casi EU-pilot e si chiede in proposito quanto costi all'Italia il mancato o scorretto recepimento delle direttive contenute nei provvedimenti in discussione.

  Enzo MOAVERO MILANESI, ministro per gli affari europei, sottolinea con forza come la discussione odierna tocchi il cuore del problema politico dell'Italia con l'Unione europea, che ha una componente istituzionale, una componente di coerenza, ed una componente di discrasia rispetto ai doveri di ciascuno Stato membro nei confronti dei propri cittadini. Ricorda ancora una volta il fatto che la legislazione europea non ci viene imposta dall'esterno ma proviene da una entità cui apparteniamo per libera scelta e alle cui regole dobbiamo adeguarci. I meccanismi europei prevedono vincoli, regole, sanzioni e opportunità: su tutti questi terreni l'Italia ha ampi margini di miglioramento. Per quanto riguarda in particolare le opportunità, rileva come l'Italia sia lo Stato membro con il maggior ritardo nell'uso delle risorse UE e sottolinea come la rinuncia a tali fondi non possa essere ritenuta un diritto, poiché questi fondi – in qualità di contributore netto – il nostro Paese, ovvero i contribuenti italiani, li pagano. Ricorda infatti che l'Italia, in qualità di contributore netto, ha registrato un saldo negativo nel 2011 pari a 6 miliardi di euro, e che nel negoziato relativo al periodo 2014-2020 si tenti di ridurre tale saldo negativo a circa 3.800 miliardi, accrescendo a tal fine l'entità dei fondi messi a disposizione del Paese. Una adeguata capacità di spesa delle risorse europee rappresenta quindi Pag. 257un dovere non solo nei confronti dell'Europa ma anche nei confronti dei cittadini italiani.
  Sottolinea peraltro come molte delle norme europee che l'Italia è chiamata a recepire sono foriere di innovazione e di diritti nel nostro ordinamento, considerando che la normativa dell'UE pesa per il 60 per cento sulla produzione legislativa degli Stati membri. Il non metterla adeguatamente in opera spesso corrisponde a privare i cittadini di diritti e di opportunità. Se a ciò si aggiunge che l'Italia, tra tutti gli Stati membri, è il paese che registra il maggior numero di infrazioni, si comprende come il credito complessivo del nostro Paese risulti assai diminuito.
  Con riferimento alle procedure di infrazione, ricorda che queste ammontano attualmente a 104 e sono particolarmente numerose, circa un terzo sul totale, nel settore ambientale: stiamo in tal modo privando i cittadini e la nostra vita quotidiana di elementi che dovrebbero essere garantiti. Un altro settore delicato è quello dell'economia e del fisco, e ricorda la procedura di infrazione avviata nei confronti dell'Italia in materia di scambio di informazioni tra autorità fiscali, ambito nel quale non siamo ancora sufficientemente trasparenti.
  Rileva quindi che sinora l'Italia è stata condannata una sola volta a sanzioni pecuniarie, a seguito di inadempimento di una sentenza della Corte di giustizia europea, per il mancato recupero di aiuti di stato, giudicati illeciti, nella forma di contributi sociali. Le sanzioni sono costituite da una sanzione forfettaria – sostanzialmente una multa – cui si aggiunge una penalità di mora giornaliera che permane sino a che non si adempie. Nel caso testé citato l'Italia ha pagato 30 milioni di euro di sanzione forfettaria e, sinora, 16 milioni di euro a titolo di mora giornaliera. Si comprende come, con tale meccanismo, al danno si aggiunga la beffa: oltre al mancato recupero di somme all'erario si pagano pesantissime multe. Il Paese è attualmente a rischio di sanzioni su altre procedure di infrazione, con riguardo alla gestione dei rifiuti nella Regione Campania e alla gestione delle acque reflue; in questi casi le sanzioni potrebbero essere così imponenti da superare in entità il costo relativo alla realizzazione delle opere richieste. È evidente, a fronte di situazioni come queste – riconducibili ad un complesso di cause, tra le quali disorganizzazione, carenze di programmazione, difficoltà nel riparto di competenze tra Stato, regioni, enti locali e amministrazioni periferiche – che si impone una forte modernizzazione del sistema Paese.
  Con riferimento alle osservazioni dell'onorevole Buttiglione, conferma che si è effettivamente dinnanzi ad un visibile cambio di orientamento a livello europeo. Dopo l'improvvisa e violenta crisi economico finanziaria che ha indotto ad adottare politiche di rigore e di disciplina, a partire dal Consiglio europeo del giugno 2012 si è operata una svolta e non a caso è stato adottato il Patto per la crescita e l'occupazione, che si affianca al fiscal compact.
  Queste disposizioni sono corroborate da interventi definiti da ultimo nel Consiglio europeo del 27-28 giugno scorso, come la richiesta avanzata alla BEI di investire nell'economia europea, in particolare con riferimento alle piccole e medie imprese e alle aree in cui più forti sono le difficoltà economiche e sociali.
  Inoltre sono state negoziate due questioni rilevanti: la prima è il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese, che registra in Italia una media di 180 giorni, il tempo più lungo in Europa. Lo stock di fondi previsti a tale scopo è già preso in conto nel calcolo del deficit pubblico, ma non del debito pubblico. Abbiamo quindi dovuto spiegare, in sede europea, che il pagamento dei debiti avrebbe avuto un impatto sul debito.

  Rocco BUTTIGLIONE (SCpI) osserva come sulla base di tali indicazioni l'aumento del debito pubblico nello scorso anno sembrerebbe doversi ricondurre al pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione e non a presunte malversazioni del Governo Monti.

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  Enzo MOAVERO MILANESI, ministro per gli affari europei, conferma che l'aumento del debito pubblico può essere ricondotto al pagamento dei debiti della PA, e anche al fatto che l'Italia ha contribuito ai meccanismi di stabilità (EFSF, ESM) nonché ad altre situazioni di crisi per un ammontare di circa 40 miliardi.
  La seconda questione negoziata in sede europea, oltre al pagamento dei debiti della PA nei confronti delle imprese, è la flessibilità, riconosciuta dal Consiglio europeo e messa in opera dalla Commissione, per i Paesi con deficit annuale inferiore al 3 per cento del Pil. Questi Paesi possono aumentare le spese sino al 2,9 per cento, purché volte ad investimenti pubblici produttivi. Si tratta di una flessibilità che consente una spesa pubblica addizionale, anche con riferimento alla spesa nazionale che cofinanzia la spesa dei fondi europei, che viene considerata investimento pubblico produttivo. Ciò ha due implicazioni: in primo luogo un risultato materiale, positivo, ovvero la possibilità di incrementare ed accelerare la spesa dei fondi europei, attivando un processo virtuoso nell'uso di queste risorse; in secondo luogo, una sorta di raddoppio delle risorse, poiché per ogni euro supplementare speso dall'Italia si affianca un euro e poco più proveniente dai fondi europei. Auspica pertanto che nel 2014 il deficit nominale si attesti intorno al 2,3/2,4 per cento del Pil, consentendo una spesa addizionale pari allo 0,5/0,6 per cento, per complessivi 16/17 miliardi di euro da immettere nella nostra economia. Si tratta evidentemente di una occasione molto importante per il Paese.
  Si sofferma quindi sul tema della sperimentazione animale, richiamato dall'onorevole Galgano, e ricorda che quelle in materia di xenotrapianti sono disposizioni assai complesse, discusse per lunghi anni a livello europeo, senza un parallelo dibattito a livello nazionale. Al Senato si è tentato di trovare un equilibrio tra le esigenze di tutela degli animali e la necessità di garantire le attività di ricerca scientifica. È noto a tutti che si contrappongono due differenti sensibilità, che già portarono alla mancata approvazione della legge comunitaria per il 2012; il lavoro svolto al Senato ha tentato di trovare un equilibrio tra tali esigenze. Richiama in tale quadro il comma 2 dell'articolo 13 che reca una clausola di salvaguardia, prevedendo che nell'applicazione di principi e criteri direttivi il Governo è tenuto a rispettare gli obblighi che derivano da legislazioni o farmacopee nazionali, europee o internazionali. Invita la Commissione a valutare l'opportunità di mantenere l'equilibrio raggiunto nel testo, in una materia così delicata, anche al fine di procedere nell’iter dei provvedimenti scongiurando il rischio di un eccessivo allungamento dei tempi di esame. Il recepimento definitivo della direttiva avverrà in una successiva fase, nel momento dell'esercizio effettivo della delega da parte del Governo, sulla quale il Parlamento potrà vigilare. Si permette infine di rinviare, per le considerazioni di ordine tecnico materiale al Ministro della Salute, che ha personalmente seguito la materia al Senato e si appresta a farlo anche alla Camera. In qualità di Ministro per gli Affari europei si limita a rivolgere alla Commissione un appello affinché non di debba pervenire ad una terza lettura dei provvedimenti.
  Sulle questioni riguardanti l'articolo 3, sollevate dal Presidente Bordo, osserva come la direttiva che si intende recepire comporta una armonizzazione della disciplina relativa alle guide turistiche a livello europeo, che ha suscitato preoccupazione negli operatori del settore. Le disposizioni di cui al comma 3, con il riferimento a abilitazioni specifiche, dovrebbero rispondere almeno in parte a tali preoccupazioni, benché occorre precisare che in base al principio della libera prestazione dei servizi anche operatori stranieri potranno svolgere le medesime funzioni, purché in possesso di effettiva preparazione.
  Circa poi quanto evidenziato dall'onorevole Iacono, in ordine alla possibilità di un provvedimento che riveda l'intero sistema delle guide turistiche, non vede Pag. 259ostacoli a tale ipotesi, purché ci si mantenga nella piena compatibilità con la normativa dell'Unione europea.
  Osserva in conclusione come le aperture e le cosiddette liberalizzazioni a livello europeo non debbono essere sempre considerate in maniera difensiva ma anche come una opportunità per i cittadini italiani, nella prospettiva di un mercato più vasto. Auspica che il Paese sappia andare in questa direzione, verso la quale ritiene le giovani generazioni siano in gran parte già indirizzate.

  Michele BORDO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire dichiara quindi concluso l'esame preliminare di provvedimenti e ricorda che il termine per la presentazione degli emendamenti è stato già fissato per le ore 12 di lunedì 22 luglio prossimo.

  La seduta termina alle 10.35.

AUDIZIONI INFORMALI

  Mercoledì 17 luglio 2013.

Audizione dell'Ambasciatore della Repubblica di Lituania in Italia, Petras Zapolskas, nell'ambito dell'esame congiunto del Programma di lavoro della Commissione europea per il 2013 e relativi allegati (COM(2012)629 final), del Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea per il periodo 1o gennaio 2013-30 giugno 2014 (17426/12) e della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2013. (Doc. LXXXVII-bis, n. 1).

  L'audizione informale è stata svolta dalle 10.35 alle 11.30.

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 17 luglio 2013. — Presidenza del presidente Michele BORDO.

  La seduta comincia alle 11.30.

DL 63/2013: Disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell'edilizia per la definizione delle procedure d'infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale.
C. 1310 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alle Commissioni VI e X).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 16 luglio 2013.

  Massimiliano MANFREDI (PD), relatore, formula una proposta di parere favorevole (vedi allegato), che illustra nel dettaglio.
  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

  La seduta termina alle 11.35.

AUDIZIONI INFORMALI

  Mercoledì 17 luglio 2013.

Audizione di rappresentanti di CGIL-CISL-UIL-UGL nell'ambito dell'esame congiunto del Programma di lavoro della Commissione europea per il 2013 e relativi allegati (COM(2012)629 final), del Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea per il periodo 1o gennaio 2013-30 giugno 2014 (17426/12) e della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2013 (Doc. LXXXVII-bis, n. 1).

  L'audizione informale è stata svolta dalle 14.10 alle 14.50.

Audizione di rappresentanti della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome nell'ambito dell'esame congiunto del Programma di lavoro della Commissione europea per il 2013 e relativi allegati (COM(2012)629 final), del Programma di diciotto mesi del Consiglio Pag. 260dell'Unione europea per il periodo 1o gennaio 2013-30 giugno 2014 (17426/12) e della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2013. (Doc. LXXXVII-bis, n. 1).

  L'audizione informale è stata svolta dalle 14.50 alle 15.40.

Audizione di rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia nell'ambito dell'esame congiunto del Programma di lavoro della Commissione europea per il 2013 e relativi allegati (COM(2012)629 final), del Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea per il periodo 1o gennaio 2013-30 giugno 2014 (17426/12) e della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2013 (Doc. LXXXVII-bis, n. 1).

  L'audizione informale è stata svolta dalle 15.40 alle 16.20.

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