CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 2 luglio 2013
47.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
COMUNICATO
Pag. 180

SEDE REFERENTE

  Martedì 2 luglio 2013. — Presidenza del presidente Pierpaolo VARGIU. — Interviene il sottosegretario di Stato per la salute, Paolo Fadda.

  La seduta comincia alle 12.15.

Disposizioni in materia di donazione del corpo post mortem a fini di studio e di ricerca scientifica.
C. 100 Binetti e C. 702 Grassi.

(Seguito dell'esame e rinvio – Nomina di un Comitato ristretto).

  La Commissione prosegue l'esame delle proposte di legge in titolo, rinviato nella seduta del 25 giugno 2013.

  Pierpaolo VARGIU, presidente, ricorda che nella seduta del 18 giugno scorso, dopo lo svolgimento della relazione introduttiva da parte del relatore, deputato Grassi, ha avuto inizio la discussione generale sulle proposte di legge in esame, proseguita poi nella successiva seduta del 25 giugno.
  Fa presente, quindi, che nella seduta odierna potrà proseguire il dibattito, all'esito del quale avranno luogo l'intervento del rappresentante del Governo e la replica del relatore.

  Il sottosegretario Paolo FADDA rileva preliminarmente come, a suo avviso, appaia strano che nell'anno 2013 il Parlamento sia chiamato ad approvare una legge volta a disciplinare l'utilizzo dei cadaveri a fini di studio e di ricerca scientifica. Sotto quest'aspetto ritiene, infatti, che il proliferare delle leggi nel nostro ordinamento sia veramente eccessivo.
  Tuttavia, preso atto del vuoto normativo che tuttora persiste in materia, non può che valutare in senso favorevole l'intervento legislativo in questione, ringraziando, in particolare, i presentatori delle due proposte di legge, anche in considerazione del fatto che va promossa e sostenuta, ai fini della tutela della salute pubblica, ogni idonea iniziativa a sostegno dell'evoluzione scientifica per il benessere della collettività, in quanto volta Pag. 181a promuovere ed affinare le attività di ricerca scientifica, con riguardo all'attività formativa degli studenti di medicina.
  Entrando nel merito del contenuto delle proposte in oggetto, invita il relatore e la Commissione a valutare l'opportunità, in fase emendativa, di apportare alcune modifiche, finalizzate soprattutto a semplificare alcune procedure ivi previste, quale quella concernente l'individuazione dei centri di riferimento, rimessa alla competenza del Ministro della salute, il quale dovrebbe agire di concerto con il Ministro dell'istruzione, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni. Ritiene, in proposito, che sarebbe più opportuno demandare a un atto quale una circolare o una direttiva dei ministeri competenti l'individuazione degli standard dei medesimi centri.
  Rileva, inoltre, l'opportunità, al fine di non vanificare gli effetti del provvedimento in esame, di approfondire le attuali disposizioni volte a disciplinare la manifestazione e l'acquisizione del consenso, valutando, ad esempio, le attuali e consolidate procedure già utilizzate per la dichiarazione di volontà a donare gli organi, precisando che anche quest'ultimo suggerimento muove dalla necessità di garantire una normativa che, a regime, garantisca ai cittadini la possibilità di seguire procedure semplificate.
  In conclusione, preannuncia fin da ora la disponibilità del Ministero della salute ad avviare, una volta che sarà approvata la legge, nei tempi e nei modi da essa prescritti, ogni utile iniziativa per promuovere, nel rispetto di una libera e consapevole scelta, l'informazione volta a diffondere tra i cittadini la conoscenza della legge stessa.

  Raffaele CALABRÒ (PdL), con riferimento all'intervento svolto dal sottosegretario Fadda, rileva come sia poco chiaro, a suo avviso, l'intendimento del Governo in relazione al provvedimento in esame. Chiede, pertanto, di sapere se il Governo consideri tale provvedimento effettivamente poco appropriato, in quanto ritiene che vi siano altre strade da seguire per regolamentare la materia in oggetto, diverse dall'approvazione di un atto di rango legislativo, ovvero perché lo reputi poco in linea con l'attuale livello dell'evoluzione tecnologica.

  Il sottosegretario Paolo FADDA, rispondendo alla richiesta di chiarimenti avanzata dal deputato Calabrò, assicura che la posizione del Governo è sicuramente favorevole al provvedimento in oggetto, del quale auspica una rapida approvazione – considerato anche che nella precedente legislatura l’iter si è interrotto dopo che era già cominciato l'esame in Assemblea – pur con le modifiche suggerite nel corso del suo precedente intervento. Chiarisce, pertanto, che la sua personale perplessità attiene al fatto che si renda necessario approvare una legge per disciplinare la materia oggetto di esame da parte della Commissione. Tuttavia, preso atto di tale esigenza, segnalata anche dal mondo scientifico, non ha dubbi sull'opportunità di intervenire al fine di colmare una lacuna presente nella normativa di riferimento.

  Anna Margherita MIOTTO (PD) fa presente che le proposte di legge in esame sono volte a colmare un vuoto normativo, in quanto nel nostro ordinamento sono assenti, allo stato attuale, disposizioni specifiche concernenti la manifestazione di volontà in ordine all'atto di disposizione post mortem del proprio corpo. Auspica, pertanto, che l'iter in Commissione delle predette proposte di legge possa concludersi in tempi brevi, anche in considerazione delle sollecitazioni provenienti in tal senso da istituzioni scientifiche e universitarie, come è emerso dalle audizioni che si sono svolte in materia nel corso della precedente legislatura.
  Ritiene, inoltre, che le proposte di modifica da apportare ai testi delle proposte in oggetto, avanzate dal sottosegretario, possano essere accolte, ad eccezione di quella concernente la soppressione dell'intesa con la Conferenza Stato-regioni, in quanto reputa essenziale il fatto di procedere evitando di entrare in conflitto con le regioni.

  Gero GRASSI (PD), relatore, intervenendo in replica, dopo aver ringraziato i Pag. 182componenti della Commissione e il sottosegretario Fadda per l'apporto dato al dibattito, rileva che i suggerimenti proposti dal Governo possono essere accolti, essendo tesi, in generale, a perseguire esigenze di semplificazione delle procedure.
  Per quanto concerne, poi, gli altri interventi, si sofferma, in particolare, su quello svolto dal deputato Lorefice nella seduta precedente, essendo in quell'ambito emerse alcune perplessità in merito a taluni profili inerenti alle proposte di legge in esame. A questo proposito, fa presente che, dato l'impianto complessivo di entrambe le proposte di legge, non vi sono gli estremi per nutrire dubbi in ordine al concetto stesso di morte. Precisa, infatti, che gli unici corpi che potranno essere utilizzati ai fini di studio e di ricerca scientifica sono quelli di persone rispetto alle quali sia già intervenuta la dichiarazione dello stato civile che ne ha accertato la morte. Nel caso di specie, pertanto, non si pone la questione dell'utilizzazione di parti del corpo prima che sia intervenuto il decesso, come accade, invece, in materia di espianto di organi.
  Sempre con riferimento ai dubbi sollevati, chiarisce, inoltre, come non si ponga nemmeno il problema concernente il consenso preventivo, in quanto entrambe le proposte di legge prevedono che la manifestazione del consenso debba avvenire secondo determinate procedure e che, comunque, gli unici corpi che possono essere utilizzati post mortem per fini di studio e di ricerca scientifica sono quelli appartenenti a soggetti che hanno espresso in vita il proprio consenso, nonché di soggetti deceduti non riconosciuti e conservati a disposizione dell'autorità giudiziaria per un ampio periodo di tempo.
  A questo proposito, osserva che presso l'obitorio di Roma sono tuttora conservati cadaveri di persone decedute negli anni sessanta, delle quali nessuno ha effettuato il riconoscimento; ritiene, pertanto, che sia ragionevole pensare di destinare questi cadaveri alla scienza, ponendo, quindi, un limite all'obbligo di conservazione.
  In conclusione, ritiene che si possa pervenire alla predisposizione di un testo unificato delle proposte di legge in esame, considerato anche il fatto che esse presentano un contenuto comune, sotto molti aspetti.

  Pierpaolo VARGIU, presidente, preso atto delle intenzioni annunciate dal relatore, propone alla Commissione di procedere alla nomina di un Comitato ristretto, che possa procedere, in tempi stretti, all'elaborazione di un testo unificato delle proposte di legge in titolo, per passare, poi, alla successiva fase emendativa. Ritiene, inoltre, che, ravvisandosi un generale consenso da parte dei gruppi parlamentari e del Governo sul provvedimento in oggetto, potrebbe in seguito essere verificata la possibilità di deliberarne il trasferimento alla sede legislativa.

  La Commissione delibera, quindi, di nominare un Comitato ristretto, riservandosi il presidente di designarne i componenti sulla base delle indicazioni dei gruppi.

  Pierpaolo VARGIU, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 12.40.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 2 luglio 2013. — Presidenza del presidente Pierpaolo VARGIU.

  La seduta comincia alle 12.40.

DL 61/2013: Nuove disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale.
C. 1139 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite VIII e X).
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 27 giugno 2013.

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  Pierpaolo VARGIU, presidente, ricorda che nella seduta del 27 giugno scorso si è svolta la relazione introduttiva del relatore, deputato Capone, ed è stato altresì avviato il dibattito sul provvedimento in titolo, in relazione al quale la XII Commissione è chiamata ad esprimere il parere di competenza. A questo proposito, fa presente che, a seguito della calendarizzazione di tale provvedimento in Assemblea a partire da lunedì 8 luglio, le Commissioni di merito voteranno gli emendamenti nella giornata odierna e invieranno nel pomeriggio il testo emendato alle Commissioni competenti in sede consultiva.
  Fa presente, pertanto, la Commissione affari sociali potrà esprimere il proprio parere sul testo risultante dagli emendamenti approvati nella seduta di domani, mercoledì 3 luglio, precisando altresì che nella giornata odierna potrà comunque proseguire il dibattito, con lo svolgimento degli interventi da parte dei deputati interessati.

  Paola BINETTI (SCpI) ritiene doveroso esprimere un apprezzamento verso il decreto-legge in esame, perché mostra quanto stia aumentando la sensibilità generale nei confronti di quei problemi «di frontiera» in cui lo sviluppo economico e industriale del Paese deve confrontarsi con i crescenti problemi legati all'ambiente e alla sua salvaguardia, ma anche, e soprattutto, alla tutela della salute dei cittadini. A tale proposito, sottolinea che la stessa Unione europea ha evidenziato come gli obiettivi di salute di qualità si debbano raggiungere non solo attraverso politiche propriamente sanitarie, ma anche attraverso l'integrazione con le altre politiche, in primo luogo quelle ambientale e agricola.
  Rileva, quindi, come lo scarso coinvolgimento del Ministero della salute a livello istituzionale e strutturale renda evidente quanta strada vada ancora percorsa in tal senso, per trasformare la predetta sensibilità in un approccio decisionale realmente innovativo, facendo presente che temi come la tutela della salute e la tutela dell'ambiente vanno pensati contestualmente ai grandi progetti di sviluppo economico-industriale, non potendo subentrare in un secondo momento, magari in un goffo tentativo di riparare ai danni occasionati da conseguenze non previste, o meglio ancora prevedibili ma non adeguatamente tenute in conto, nella pericolosa tentazione di voler ridurre i costi esponendo la salute delle persone, soprattutto le più fragili, come sono i bambini e gli anziani, ma anche i lavoratori più direttamente esposti, a condizioni di oggettivo rischio.
  Fa altresì presente come il decreto-legge in oggetto abbia una valenza generale, riguardando tutti gli stabilimenti industriali che rivestono interesse strategico nazionale.
  A questo proposito, rileva che la politica deve prevedere quello di cui si sta discutendo oggi e di cui si è già discusso nella precedente legislatura. Avrebbe dovuto farlo già vent'anni fa, perché si possedevano gli strumenti necessari per capire che cosa sarebbe successo oggi, con la crisi industriale e i rischi per l'occupazione. Si sarebbe, quindi, dovuto pensare prima a risolvere quello che ci si trova invece a dover risolvere oggi, con decreti che contengono soluzioni di emergenza, ma che non contengono ancora la soluzione definitiva del problema.
  Ritiene, pertanto, che il dilemma «salute o sviluppo» non può più porsi in termini di aut aut, come una drastica alternativa, essendo piuttosto due facce di un'unica medaglia, che richiedono nuove competenze a livello economico, industriale, medico e scientifico, anche perché investono la nuova frontiera dei problemi del bio-diritto, della bio-politica e della bio-etica.
  Osserva, quindi, che i numeri della vicenda che riguarda, in particolare, lo stabilimento Ilva di Taranto sono impressionanti e dovrebbero far preoccupare e impallidire tutti: si parla di 11.550 morti in sette anni, 1.650 morti ogni anno, 27 mila ricoveri, l'incremento di mortalità del 14 per cento sugli uomini e dell'8 per cento sulle donne, del 20 per cento sui Pag. 184bambini al di sotto di un anno, del 211 per cento per tumori come il mesotelioma.
  Fa notare che si tratta di dati noti a tutti, dai tecnici locali agli esperti nazionali, dai giornalisti alle istituzioni, che però hanno fatto finta di nulla. Ricorda, poi, che nel 2010 la Commissione rifiuti, che stava indagando sulla vicenda dell'Ilva, fece notare i rischi di una gestione e di una vicenda che rischiava di esplodere, come è puntualmente avvenuto dopo due anni, quando le cose oramai erano divenute irreparabili. I dati denunciati da anni da associazioni che svolgono un «volontariato di nuova generazione», più tecnico e più scientifico, forse meno direttamente assistenziale ma più capace di andare al fondo dei problemi, hanno dimostrato da tempo che livelli di inquinamento e di contaminazione del territorio di Taranto erano al di sopra di quelli consentiti. Imprese e allevatori hanno chiuso perché il bestiame è stato abbattuto in quanto contaminato da diossina; ma di tutto questo si è fatto finta di non vedere e la tutela di alcuni interessi ha compromesso la tutela degli interessi degli altri.
  Osserva, quindi, che l'intervento legislativo oggi è assolutamente inderogabile, anche per il conflitto degli interessi che si è creato non solo tra salute e sviluppo, tra costi, quelli della salute, e ricavi, quelli delle singole imprese, ma anche tra imprese ed imprese, alcune delle quali sono distrutte dall'arrogante prepotenza di imprese più forti e più tutelate.
  Rileva, poi, alcuni punti del decreto-legge che reputa essenziali, quali: il fatto che gli stabilimenti strategici siano autorizzati a continuare il loro lavoro solo se rispettano l'autorizzazione integrata ambientale; la subordinazione della produzione e della commercializzazione alle autorizzazioni che provengono dai responsabili dell'ambiente e della salute; la responsabilità della gestione ai titolari dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA).
  Fa presente, quindi, che tutta la fase dei lavori comincia a rimettersi in moto e che l'Ilva può continuare a produrre e a vendere i suoi prodotti, compresi quelli realizzati antecedentemente all'entrata in vigore del decreto-legge, che aiuta a sbloccare un milione e settecentomila tonnellate di acciaio, il cui valore è di circa un miliardo e cento milioni di euro, evidenziando, tuttavia, che le bonifiche ambientali e la ristrutturazione del ciclo produttivo, che la proprietà deve realizzare all'interno della fabbrica, assumono un valore di 3 miliardi e mezzo.
  Rileva, inoltre, che oggi vi è la cassa integrazione per 1.800 addetti e che dalle forniture di Taranto dipendono altri stabilimenti italiani: a soffrire sono soprattutto gli stabilimenti di Genova, con mille dipendenti, e di Novi Ligure, con 500 dipendenti. Esclusi i lavoratori di Taranto, sono circa 2.500 i lavoratori degli altri centri coinvolti. Precisa altresì che ci vorranno diciotto mesi per terminare i lavori, sottolineando che nessun Paese al mondo può permettersi il lusso di lasciare in balia degli eventi e delle decisioni della magistratura il futuro della più grande acciaieria d'Europa, una fabbrica che dà lavoro a ventimila addetti, indotto compreso.
  Ritiene, dunque, che vi sono due questioni che è opportuno mantenere separate: la prima riguarda la responsabilità penale personale; se vi sono stati reati, la magistratura dovrà perseguirli, con la massima severità e celerità. La seconda questione è quella industriale e riguarda il futuro del Paese, nel rispetto della legalità, della salute dei lavoratori e dei cittadini. A suo avviso, se il Governo vuole rilanciare lo sviluppo del Paese in modo solido e strutturalmente duraturo, creando occupazione qualificata, deve prevedere, con gli opportuni incentivi, l'ammodernamento degli impianti industriali, delle fabbriche e degli altiforni, la costruzione di barriere frangivento, nonché la predisposizione dei nebulizzatori per attenuare le polveri sottili. Precisa che sono tutte misure facenti parte delle buone prassi applicate in tutto il mondo; si tratta di un piano che deve avere un tempo contingentato e deve dare certezze Pag. 185all'impresa, ai lavoratori e alla industrie del Paese di una continuità produttiva necessaria per stare sul mercato.
  Ritiene, pertanto, che le aziende debbano far fronte ai loro impegni, investire le risorse necessarie, gli enti pubblici devono liberare i fondi già disponibili e i Ministeri di competenza devono approvare, al più presto, la bonifica del territorio circostante. A questo proposito, evidenzia che bonificare il territorio richiede una cultura che sappia guardare al domani, facendo sue tutte le strategie tecnico-industriali di oggi, ma senza rinunciare ad una prospettiva sociale forte e coraggiosa, che riveda logiche di urbanizzazione e di prevenzione, mettendo intorno ad un tavolo tutti gli esperti necessari.

  Gero GRASSI (PD) fa presente che, per poter parlare compiutamente del decreto-legge in esame, occorrerebbe conoscere la realtà di Taranto, il rapporto di identificazione venutosi a creare tra lo stabilimento dell'Ilva e la stessa città di Taranto.
  Rileva come per decenni si è consentito di privilegiare la logica della produzione e dell'occupazione rispetto a quella della tutela dell'ambiente e della salute, come è attestato, anche, dal fatto che ci sono quartieri di Taranto interamente attraversati dall'Ilva, e strade ricoperte da polveri rosse.
  Richiamando alcune considerazioni svolte dal deputato Binetti nel suo intervento, reputa necessario, allo stato attuale, che le risorse che il Governo impiegherà per fra fronte alla situazione dell'Ilva tengano conto della duplice esigenza di salvaguardare, al tempo stesso, il diritto al lavoro e il diritto all'ambiente salubre, in quanto queste due esigenze non possono più essere considerate alla stregua di interessi contrapposti, ma vanno valutate insieme.

  Andrea CECCONI (M5S), ad integrazione dell'intervento svolto nella seduta precedente, nel corso del quale aveva evidenziato soprattutto il mancato coinvolgimento del Ministro della salute, nonché l'assenza di criteri certi e precisi per quanto riguarda la scelta del comitato di esperti al quale spetta la predisposizione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria, sottolinea come vi siano altri aspetti, a suo avviso poco convincenti, connessi al contenuto del decreto-legge in esame.
  A questo proposito, rileva come manchi completamente il capitolo concernente la sicurezza dei lavoratori maggiormente esposti ai rischi. Lamenta, inoltre, la non chiara definizione delle responsabilità del commissario straordinario, oltre alla mancata previsione di poteri di verifica e di controllo da parte dei cittadini. Ritiene altresì che sarebbe necessario prevedere un maggior coinvolgimento delle Commissioni parlamentari competenti nella fase di attuazione delle misure previste dal decreto-legge in oggetto.
  Fa presente, quindi, come la necessità di porre rimedio alle lacune evidenziate, nell'intervento di oggi e in quello svolto nella seduta precedente, sia ancora più rilevante, se si considera che il decreto-legge in titolo non è stato predisposto esclusivamente con specifico riguardo allo stabilimento Ilva di Taranto, bensì, in senso più ampio e generale, esso concerne il commissariamento straordinario di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale la cui attività produttiva comporti pericoli gravi e rilevanti all'ambiente e alla salute a causa dell'inottemperanza alle disposizioni dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA).

  Pierpaolo VARGIU, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.10.