CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 27 aprile 2023
100.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-00755 Manzi (PD): Sui tempi di emanazione del decreto di attuazione delle disposizioni riguardanti il percorso universitario e accademico di formazione iniziale e abilitazione all'insegnamento per le scuole secondarie.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Grazie onorevole Manzi.
  Siamo di fronte a un tema molto delicato, perché parlare del futuro dei docenti vuol dire parlare del futuro di chi formerà i nostri figli.
  Premetto che la competenza del Ministero dell'università e della ricerca è, in merito alla questione in esame, accessoria rispetto a quella del Ministero dell'istruzione e del merito.
  Siamo consapevoli che il termine del 31 luglio 2022, originariamente previsto per l'emanazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, non è stato rispettato dal precedente Governo, anche in ragione della mancata condivisione degli allegati tecnici da parte degli allora Ministri.
  Tuttavia, per completezza, occorre sottolineare che, se anche il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri fosse stato adottato senza ritardi, le tempistiche richieste per l'accreditamento e lo svolgimento dei percorsi formativi non avrebbero comunque consentito, di fatto, la loro attivazione prima dell'anno accademico 2023/2024.
  Ciò detto, credo sia necessario puntualizzare alcuni elementi circa l'iter seguito in questa legislatura.
  Sin dal mese di novembre 2022 i due Ministeri coinvolti hanno lavorato su una bozza condivisa, basata sul lavoro svolto dal Ministero dell'università e della ricerca nella passata legislatura, che è stata sottoposta al vaglio della Commissione europea, al fine di acquisirne la preventiva valutazione.
  In due distinte occasioni, la Commissione europea ha formulato alcune osservazioni: in entrambi i casi è stato fornito prontamente riscontro, così da consentire che la procedura riprendesse celermente il proprio corso.
  Tuttavia, se in un primo momento la Commissione europea ha richiesto specificazioni in merito alle garanzie di omogeneità del processo di accreditamento dei percorsi, è successivamente ritornata su elementi pregiudiziali relativi alla uniformità dei loro contenuti. Questa nuova prospettiva ha richiesto una attenta valutazione in relazione all'impatto sulle università che dovranno erogare tali percorsi e concorrere al raggiungimento dei target numerici ricordati.
  È stato, quindi, necessario un supplemento di riflessione, che coinvolgerà nelle prossime ore anche un confronto con la Conferenza dei Rettori.
  A valle di questo confronto siamo fiduciosi di poter definire in tempi celeri l'adozione del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, così da permettere l'erogazione dei percorsi formativi entro la finestra del prossimo anno accademico 2023/2024.

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ALLEGATO 2

5-00756 Boschi (A-IV-RE): Sui criteri di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  On. Boschi, la ringrazio della domanda che mi permette di tornare su un tema centrale – l'accesso programmato ai corsi di laurea in medicina e chirurgia – su cui sono già intervenuta lo scorso 2 marzo.
  Come ho già avuto modo di riferire al Parlamento, è operativo da gennaio un gruppo di lavoro che vede la partecipazione di rappresentanti del Ministero della Salute, della Conferenza Stato-Regioni, nonché di esperti del mondo accademico, con lo scopo di esaminare le criticità legate alla carenza di medici e professionisti sanitari nell'ambito del Servizio sanitario nazionale.
  Abbiamo avviato un percorso.
  Un percorso che mira a una nuova programmazione della disciplina dell'accesso a medicina, che tenga conto:

   del fabbisogno reale di futuri medici;

   delle potenzialità/capacità del sistema universitario;

   della necessità di mantenere i requisiti di qualità della formazione.

  Posso già anticipare che, bilanciando richieste e potenzialità, si potrà aumentare, già dall'anno accademico 2023/2024, i numeri di accesso del 20-30 per cento, preservando e garantendo il livello qualitativo della formazione.
  Non basta, infatti, aumentare il numero dei posti in aula. È necessario rafforzare le opportunità di tirocinio, anche in convenzione con le aziende ospedaliere, per aprire le università ai territori e modulare il fabbisogno del personale sanitario alle esigenze delle realtà territoriali.
  I lavori del Gruppo, che ringrazio per la puntualità e l'impegno dimostrato, si sono conclusi da pochi giorni.
  È in fase di ultimazione la relazione tecnica in base alla quale sarà possibile assumere ogni più opportuna determinazione e di cui sarete puntualmente informati.
  Approfitto di questa occasione per sottolineare un altro punto: siamo solo alla prima tappa di un percorso che non considero terminato.
  Il tavolo tecnico non si scioglie ma a breve sarà nuovamente operativo per una analisi sulle specializzazioni, un vero imbuto formativo su cui dobbiamo intervenire.

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ALLEGATO 3

5-00759 Amorese (FdI): Iniziative per la revisione del sistema di formazione post laurea per le professioni legali.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Grazie onorevole Amorese,
  Come è noto, il decreto-legge n. 144 del 2022 ha modificato i requisiti di accesso al concorso in magistratura ordinaria, prevedendo, in particolare, che possano parteciparvi coloro che siano in possesso del diploma di laurea in giurisprudenza conseguito al termine di un corso universitario di durata prevista non inferiore a quattro anni.
  La legge ha quindi notevolmente ampliato la platea dei possibili candidati, facendo venire meno il requisito, in precedenza richiesto, del possesso del diploma conseguito presso le Scuole di Specializzazione per le Professioni Legali (SSPL).
  Tale percorso formativo ha quindi perso la sua principale finalizzazione, posto che l'ulteriore obiettivo di consentire l'accesso all'esame di Stato per l'abilitazione alla professione d'avvocato risulta meramente alternativo alla pratica forense o ai tirocini presso gli uffici giudiziari.
  Nel frattempo, invece, il mercato della formazione post lauream dei giuristi ha registrato un notevole incremento delle iniziative private di preparazione ai concorsi, dal quale – non senza qualche paradosso – risultano tagliate fuori proprio le istituzioni universitarie. Il loro ruolo invece è prezioso, sia per il livello qualitativo della formazione, sia per evitare che questa divenga eccessivamente autoreferenziale o comunque priva del contributo che le istituzioni specificamente votate alla formazione possano dare.
  Una riflessione più profonda sulla formazione universitaria e, soprattutto, post-universitaria diventa quindi una necessità se vogliamo rispondere alle istanze poste da ciascuna realtà professionale, ma anche alle esigenze di una formazione in grado di superare le sfide di un mercato sempre più competitivo.
  È una riflessione che dovrà essere affrontata insieme al Ministero della Giustizia, con il mondo dell'avvocatura, le associazioni di categoria e con la stessa magistratura, nonché ovviamente con le Università e, in particolare, con i Dipartimenti di Giurisprudenza. L'obiettivo è quello di non disperdere l'esperienza prodotta nell'ambito delle Scuole di Specializzazione per le Professioni Legali, veicolando quel capitale formativo in strutture più agili e tarate sui diversi percorsi professionali.
  Nell'ambito della loro autonomia, le università potranno così modulare in modo flessibile la propria offerta formativa, magari in raccordo con gli ordini professionali, coniugando l'approccio teorico e l'esperienza tecnico-pratica anche mediante metodologie didattiche innovative.

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ALLEGATO 4

5-00757 Caso (M5S): Disposizioni per assicurare il conseguimento degli obiettivi del PNRR sulle borse di studio per favorire l'accesso all'università.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'onorevole Caso e il gruppo del Movimento 5 stelle, per essere tornati sul tema del diritto allo studio.
  In questi primi mesi di governo abbiamo cercato di dare concretezza a questo diritto, fornendo delle prime risposte anche spinti dal positivo e quasi quotidiano confronto che sto avendo con gli studenti di tutta Italia.
  Oltre alle misure in tema di housing universitario, nell'ultima legge di bilancio abbiamo inserito una serie di interventi a tutela degli studenti con disabilità ed iniziative specifiche come le borse di studio per gli orfani e i figli di vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.
  Quanto al tema delle borse di studio, il PNRR ha contribuito a elevare lo standard delle azioni intraprese dall'Italia in questo ambito, mettendo a disposizione 500 milioni per il 2022 e il 2023, grazie ai quali è stato possibile innalzare il numero di studenti beneficiari, per ciascuna annualità, da poco più di 250.000 a oltre 300.000. Tali risorse, sono già state ripartite nel dicembre 2022 e sono in corso di completamento i trasferimenti finanziari in favore degli enti per il diritto allo studio. Ad oggi, sono stati già versati circa 180 milioni su 250 complessivi, nonostante tali risorse siano entrate nella disponibilità del MUR soltanto lo scorso 29 marzo. Confido che, anche grazie alle continue e proficue interlocuzioni con l'Associazione Nazionale che coordina gli enti regionali per il diritto allo studio (l'ANDISU), e con i singoli Enti regionali, si possa efficacemente raggiungere a pieno i target PNRR.
  Ma il nostro obiettivo è andare oltre l'orizzonte temporale del Piano.
  Per questo il Governo ha voluto rendere stabili le azioni sulle borse di studio, stanziando con la legge di bilancio 2023 ulteriori 500 milioni di euro per gli anni 2024 e 2025. In questo modo mettiamo al riparo gli studenti che altrimenti sarebbero stati privati di un diritto una volta terminati i fondi del PNRR.
  Inoltre, per l'anno accademico 2023/2024, sono stati stabiliti incrementi degli importi minimi delle borse di studio, come pure i massimali patrimoniali e ISEE per adeguare le borse di studio all'inflazione.
  Da ultimo, il Ministero ha ricostituito il Tavolo tecnico per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), con l'obiettivo di garantire uniformemente il diritto allo studio su tutto il territorio nazionale.
  Tali iniziative si inseriscono naturalmente in un quadro ben più ampio, di costante presidio del Ministero attraverso la quotidiana interlocuzione con tutti gli attori in campo, perché lo studio in Italia non sia un privilegio per pochi ma un diritto veramente per tutti.

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ALLEGATO 5

5-00758 Piccolotti (Avs): Sulla ripetizione dei ratei stipendiali da parte degli atenei nei confronti dei ricercatori a tempo determinato di tipo A che abbiano presentato dimissioni volontarie.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'onorevole Piccolotti e il suo Gruppo parlamentare per l'attenzione posta sul tema del reclutamento universitario e sull'avanzamento di carriera dei ricercatori.
  La valorizzazione del percorso di crescita dei giovani studiosi ha una importanza centrale per il mio mandato.
  Tuttavia, la specifica problematica sollevata è una diretta conseguenza dell'applicazione delle regole che determinano le modalità di utilizzo e di rendicontazione dei fondi europei interessati.
  C'è un perimetro molto chiaro all'interno del quale dobbiamo agire.
  I contratti dei Ricercatori del programma «Attrazione e Mobilità Internazionale» (AIM) sono infatti finanziati dal Fondo Sociale Europeo e soggiacciono alle regole del Fondo che lo finanzia.
  Ai fini della certificazione della spesa, l'Unione europea ammette la rendicontazione delle attività del ricercatore AIM solo se lo stesso ricercatore ha raggiunto l'80 per cento delle attività previste dal contratto. Diversamente, in caso di attività svolte per percentuali inferiori all'80 per cento, l'intero contratto non sarà certificabile nei confronti dell'Unione Europea.
  L'impossibilità di certificazione impone, a sua volta, la restituzione dell'intero importo da parte dell'Ateneo che, dal punto di vista del fondo finanziatore, non ha conseguito i risultati attesi.
  In caso di cessazione volontaria di un contratto di un ricercatore AIM che non ha ancora realizzato l'80 per cento delle attività programmate, la decisione di dimissioni travolge inesorabilmente l'intero contratto. Di conseguenza, sulla base dei vincoli di funzionamento del Fondo Sociale Europeo, il MUR deve procedere alla revoca dell'intero importo assegnato, in quanto l'operazione deve ritenersi non conclusa e pertanto non certificabile.
  La revoca dell'importo implica l'obbligo di restituzione da parte dell'Ateneo dell'intera somma al MUR.
  L'attuale quadro normativo è questo.
  La conseguenza necessaria è rivalersi sul ricercatore che ha volontariamente posto fine al contratto prima del raggiungimento degli obiettivi.
  Ma, di certo, non si può richiamare il diverso regime applicato ai dottorati di ricerca, che hanno una valutazione sulla base di annualità del percorso di formazione.
  Il percorso dei ricercatori è, infatti, distinto da quelli dei dottorandi in formazione e lo stesso ricercatore ha sottoscritto il contratto consapevole del vincolo del raggiungimento dell'80 per cento dei risultati.
  Per tali ragioni, non è possibile procedere allo stralcio dell'articolo 4 del Disciplinare di attuazione come richiesto dall'interrogante.

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ALLEGATO 6

5-00760 Dalla Chiesa (FI-PPE): Iniziative per garantire la candidatura del sito di Sos Enattos (NU) nell'ambito del progetto «Einstein Telescope».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Onorevole Dalla Chiesa, ringrazio lei e tutto il gruppo parlamentare di Forza Italia per l'opportunità che mi offrite di ripercorrere le iniziative messe in campo finora in sostegno della candidatura italiana ad ospitare Einstein Telescope.
  Con questo progetto si intende realizzare un osservatorio sotterraneo di terza generazione per lo studio delle onde gravitazionali. Grazie alla sua estrema sensibilità alle basse frequenze, si inaugurerà l'era di un nuovo tipo di astronomia: l'astronomia gravitazionale di precisione.
  Il comitato scientifico promotore ha individuato nel sito della ex miniera di Sos Enattos, nel comune di Lula in Sardegna il sito ideale ad ospitare ET, una zona a bassissima antropizzazione, un vero «paradiso» in terra.
  Oltre alla candidatura italiana è stata avanzata una ulteriore candidatura da parte dell'Olanda, in un sito collocato al confine con Belgio e Germania.
  Tale sito, tuttavia, appare meno idoneo di quello italiano, alla luce della elevata antropizzazione del territorio circostante.
  Questo tipo di osservatorio richiede infatti, per il proprio funzionamento, l'assenza di attività sismiche, una particolare conformazione geologica, nonché la massima riduzione delle possibili interferenze.
  Proprio nell'ottica di mantenere l'unicità del sito italiano e di supportare ulteriormente la candidatura italiana, il governo ha sostenuto nelle scorse settimane alcuni importanti interventi.
  Con la legge di conversione del decreto-legge PNRR, abbiamo messo in salvo il corretto svolgimento dell'iter per la realizzazione dell'Einstein Telescope, garantendo la sua priorità rispetto a ulteriori attività economiche nelle aree in cui è prevista la sua realizzazione, compresi i parchi eolici che avrebbero costituito una grave alterazione dell'ecosistema favorevole alla candidatura dell'Italia.
  Ricordo che l'Italia ha investito nel progetto quasi 50 milioni di euro derivanti dal PNRR. In particolare, con il progetto Etic dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ha messo insieme una rete di laboratori per sviluppare le tecnologie necessarie a delineare gli elementi chiave per la progettazione tecnica e ingegneristica. Con decreto a mia firma, è stato istituito un Comitato tecnico scientifico composto da massimi esperti e presieduto dal premio Nobel Giorgio Parisi, che si occuperà di promuovere a livello scientifico la candidatura italiana, in stretto raccordo con la rete diplomatica.
  Einstein Telescope rappresenterà una infrastruttura strategica per il Paese e per la ricerca internazionale. Le ricadute stimate produrranno potenzialmente un giro d'affari di 6 miliardi di euro in 9 anni e 36mila occupati solo per la sua costruzione.
  Siamo di fronte ad un'opportunità di crescita economica e sociale unica. Abbiamo tutte le carte in regola per giocare bene questa partita e rafforzare la leadership del nostro Paese nell'ambito della ricerca scientifica.

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ALLEGATO 7

Documento di economia e finanza 2023. Doc. LVII, n. 1, Annesso-bis e Allegati.

PARERE APPROVATO

  La VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione),

   esaminati, per le parti di propria competenza, il Documento di economia e finanza 2023 (Doc. LVII, n. 1) e l'annessa Relazione al Parlamento ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 24 dicembre 2012, n. 243;

   premesso che:

    sulla base dello scenario a legislazione vigente le prospettive per l'anno in corso risultano nel DEF 2023 moderatamente più favorevoli rispetto al quadro sottostante le previsioni ufficiali effettuate lo scorso novembre nella NADEF facendo prevedere una crescita del PIL in termini reali dello 0,9 per cento, quindi in rialzo di 0,3 punti percentuali rispetto allo 0,6 per cento prospettato nello scenario programmatico della NADEF del novembre scorso;

    nel quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2023 e successivi vengono confermati gli obiettivi (previsti dalla NADEF) del deficit pari al 4,5 per cento del PIL nel 2023, 3,7 per cento nel 2024, 3,0 per cento nel 2025 e che per il 2026 il nuovo obiettivo di deficit è fissato al 2,5 per cento del PIL;

    per quanto concerne i profili di stretta competenza della VII Commissione, con particolare riguardo al settore istruzione, nel DEF si sostiene la necessità di agire sul piano dell'accesso e del diritto allo studio e su quello dell'orientamento e inserimento nel mondo del lavoro al fine di ridurre i divari in termini di competenze degli studenti italiani rispetto alla media OCSE;

    nel DEF si dà rilievo alle linee di investimento riguardanti le infrastrutture per l'edilizia scolastica, strutture per lo sport, messa in sicurezza degli edifici, allestimento di ambienti di apprendimento innovativi, laboratori formativi per lo sviluppo di competenze digitali e STEM;

    con riferimento all'università, il Programma nazionale di riforma indica tra le proprie finalità quella del rafforzamento del sistema universitario, teso all'inclusione, alla meritocrazia e all'inserimento nel mondo del lavoro;

    in relazione alla creazione di nuove strutture di edilizia universitaria, al fine di ridurre il divario del Paese rispetto alla media UE, è stato istituto il Fondo per l'housing universitario;

    con riferimento al settore della ricerca, nel Programma si dà evidenza del fatto che in termini di innovazione le prestazioni del Paese nel periodo 2015-2022 sono migliorate a un ritmo più sostenuto rispetto alla media UE (17,4 per cento, a fronte di una media del 9,9 per cento);

    per quanto concerne il settore della cultura, il quadro macroeconomico riflette una significativa ripresa dei consumi delle famiglie nei settori dei servizi maggiormente colpiti dalle restrizioni introdotte a seguito della pandemia da Covid-19, come quelli in ricreazione e cultura (19,6 per cento), per la quale è risultato determinante il ruolo trainante – sia in termini di posti di lavoro, sia per il contributo alla crescita del PIL – del patrimonio storico e artistico del nostro Paese e delle elevate professionalità presenti nei relativi settori rendendo evidente l'opportunità di rafforzare le politiche di sostegno del settore;

    con riguardo allo sport, nel DEF viene valorizzata la connessione fra scuola Pag. 183e sport, in particolare, tramite gli investimenti per le infrastrutture e l'edilizia scolastica, per la realizzazione o il recupero di locali da adibire alla pratica sportiva, anche in chiave di investimento per le comunità;

    nell'ambito dell'editoria, il DEF menziona fra i collegati alla manovra di bilancio un disegno di legge recante misure di sostegno alla filiera dell'editoria libraria,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:

   a) valuti il Governo l'opportunità di adottare misure incentivanti dei consumi culturali, quali l'introduzione di detrazioni fiscali;

   b) valuti il Governo l'opportunità di rivedere le norme relative all'incentivazione del mecenatismo, quali il cosiddetto Art bonus, estendendo la platea dei beneficiari delle erogazioni liberali a tutte le forme di produzione artistica e culturale;

   c) valuti il Governo l'opportunità di introdurre opportune modifiche alla legge 29 luglio 1949, n. 717, recante norme per l'arte negli edifici pubblici, meglio nota come «legge del 2 per cento», al fine di garantirne l'effettiva applicazione;

   d) valuti il Governo l'opportunità di introdurre le opportune modifiche alle attuali normative di regolazione del mercato dell'arte, snellendo le procedure autorizzative e introducendo specifici incentivi fiscali per le transazioni che si concludono nell'ambito delle mostre d'arte, al fine di attrarre gli investimenti dei collezionisti internazionali e tutelare il mercato artistico italiano;

   e) valuti il Governo l'opportunità di introdurre misure volte a rafforzare il settore del cinema e dell'audiovisivo, che costituiscono strumenti formidabili per la rappresentazione e la conservazione delle identità culturali del popolo italiano e del suo territorio;

   f) valuti il Governo l'opportunità di adottare interventi diretti in favore dell'editoria libraria e giornalistica a supporto sia dell'offerta, sia della domanda di consumi;

   g) valuti il Governo l'opportunità di rivedere le norme del finanziamento pubblico dello spettacolo dal vivo anche al fine di potenziare l'efficacia del sistema dell'erogazione di contributi;

   h) valuti il Governo l'opportunità di rafforzare le misure per l'internalizzazione del settore musicale.