CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 20 dicembre 2022
32.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00151 Bergamini: Iniziative urgenti per la salvaguardia degli allevamenti equini italiani alla luce delle scelte adottate nell'ambito del Piano strategico per la PAC 2023-2027.

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

   DAVIDE BERGAMINI, CARLONI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il piano strategico per la Pac (Psp) è un documento che definisce le scelte nazionali della politica agricola dei prossimi cinque anni (2023-2027);

   la decisione più complessa e dibattuta, nelle scelte nazionali del Psp, in linea con la strategia «Farm to Fork» ha riguardato gli eco-schemi, una nuova forma di pagamenti diretti, che sono parzialmente vincolati al raggiungimento di alcuni standard ambientali o climatici è a cui l'Italia ha destinato il 25 per cento delle risorse del Psp, pari a 875,5 milioni di euro, suddivisi per ognuna delle cinque tipologie;

   il 42 per cento delle risorse, pari a circa 363 milioni di euro, sono state assegnate all'eco-schema 1 «Pagamento per il benessere animale e la riduzione di antibiotici», dedicato alla zootecnia; tali risorse saranno attribuite agli allevatori che assumeranno una serie di impegni, che vanno dal corretto utilizzo dei farmaci al Sistema di qualità nazionale del benessere animale (SQNBA);

   l'eco-schema 1 è strutturato su due livelli: livello 1 «Riduzione dell'antimicrobico resistenza», per le specie bovini da latte e da carne e a duplice attitudine, bufalini, vitelli a carne bianca, suini, ovini e caprini; livello 2 «Adesione al SQNBA con pascolamento», per le specie bovini da latte, da carne e a duplice attitudine e suini;

   risulta agli interroganti che la specie equina è stata esclusa dagli aiuti previsti da entrambi i suddetti livelli e gli allevamenti degli equini pertanto, risulterebbero danneggiati dalla perdita di circa il 33 per cento del titolo Pac, a causa del mancato premio del «greening»;

   l'allevamento degli equini è praticato, in gran parte, nelle zone rurali e la suddetta riduzione degli aiuti per tali allevamenti, implicando un minor reddito per gli stessi potrebbe, anche a breve termine, portare ad un ulteriore spopolamento nelle zone montane marginali;

   il decremento delle risorse destinate all'ippicoltura, potrebbe indurre molti allevamenti a ridurre il numero dei capi di razza equina o, addirittura, spingerli alla chiusura, rischiando di incidere sul numero delle razze equine ed asinine a limitata diffusione – circa 28 in Italia – di cui alcune a rischio di estinzione, come per il caso del cavallo del Catria;

   risulta agli interroganti che il 2 dicembre 2022 sia stata approvata la versione definitiva del piano strategico Pac 2023-2027 dell'Italia –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, alla luce dell'esclusione degli equini dall'eco-schema 1 della nuova Pac 2023-2027, per salvaguardare gli allevamenti equini italiani.
(5-00151)

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00151 Bergamini: Iniziative urgenti per la salvaguardia degli allevamenti equini italiani alla luce delle scelte adottate nell'ambito del Piano strategico per la PAC 2023-2027.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli deputati, in merito alla questione sottoposta dall'onorevole interrogante, riguardante le ragioni dell'esclusione del settore equino dagli eco-schemi attivati nell'ambito del Piano Strategico della Politica agricola comune 2023-2027, occorre precisare quanto segue.
  Il 2 dicembre 2022 è stato approvato dalla Commissione europea il Piano Strategico della PAC 2023-2027, che rappresenta una grande novità per il sistema Paese, in quanto tutti gli strumenti a disposizione sono raccolti in un unico documento di programmazione, rafforzandone la coerenza e la complementarietà.
  Per quanto concerne il settore zootecnico, il Piano definisce una strategia molto articolata volta a:

   1) migliorare la competitività delle diverse filiere e la sostenibilità dell'intero processo allevatoriale;

   2) contrastare la resistenza antimicrobica, contribuendo all'obiettivo della riduzione del consumo di farmaci veterinari in allevamento;

   3) contribuire al miglioramento del benessere animale.

  Per raggiungere tali obiettivi, il Piano mette in campo una serie di interventi, tra i quali l'eco-schema 1, a sua volta articolato in livello 1 (riduzione antimicrobici) e livello 2 (adesione al Sistema di Qualità Nazionale sul Benessere Animale – SQBNA) e gli interventi attivabili da parte delle Regioni nell'ambito dello sviluppo rurale.
  Per quanto concerne l'eco-schema 1, la sua attivazione è subordinata alla possibilità di disporre dei dati relativi al consumo dei farmaci veterinari, verificabili attraverso il sistema informativo del Ministero della Salute denominato ClassyFarm.
  Allo stato attuale, purtroppo, gli equidi non sono presenti nel sistema ClassyFarm e risulta pertanto impossibile poter definire il consumo di farmaco a carico di tale specie.
  Tuttavia, il settore equino può comunque beneficiare del sostegno della Politica agricola comune.
  In tal senso, il più importante degli interventi previsti è rappresentato dallo «SRA 30» (ovvero miglioramento del benessere animale), finalizzato al sostegno degli allevatori che sottoscrivono una serie di impegni migliorativi delle condizioni di allevamento per la durata fino a 5 anni. Tra gli allevamenti interessati dalla misura rientra anche il settore equino.
  Per quanto riguarda infine le razze a rischio di estinzione, informo che il PSP 2023-2027 prevede un intervento dedicato, ovvero lo «SRA 14» (sostegno agli allevatori custodi dell'agrobiodiversità), finalizzato a sostenere gli allevatori che si impegnano volontariamente nella conservazione delle razze minacciate di erosione genetica, con una dotazione complessiva di 105 milioni di euro. Tra le razze in questione è compreso anche il Cavallo del Catria citato dall'onorevole interrogante.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-00153 Vaccari: Sullo stato di emanazione dei decreti ministeriali attuativi del piano strategico nazionale per la PAC 2023-2027.

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

   VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 2 dicembre 2022 la Commissione europea ha approvato il piano strategico italiano per la politica agricola comunitaria, con circa 35 miliardi per i prossimi cinque anni a sostegno della competitività e della sostenibilità del settore agricolo e agroalimentare;

   dal bilancio dell'Unione europea arriveranno 26,6 miliardi, da quello nazionale 8,5 miliardi. Degli aiuti Pac, 672 milioni andranno ai giovani agricoltori, quasi 3 miliardi alle misure ambientali nei piani di sviluppo rurale, 4,4 miliardi ai pagamenti diretti per pratiche ecosostenibili, 413 milioni per progetti di sviluppo locale partecipativo e 2,2 miliardi di euro alla promozione dell'innovazione e della digitalizzazione;

   in pochi giorni andranno predisposti i decreti ministeriali attuativi per consentire alla Pac di poter essere realmente operativa a decorrere dal primo gennaio 2023;

   allo scopo di perseguire con efficienza ed efficacia l'obiettivo della piena attuazione della Pac sarà quindi importante definire norme di applicazione chiare e di facile utilizzo –:

   quale sia lo stato dell'arte circa l'emanazione dei decreti attuativi fondamentali per dare risposte alla grave crisi che il settore agricolo sta affrontando e per procedere con il finanziamento dei premi agli agricoltori.
(5-00153)

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-00153 Vaccari: Sullo stato di emanazione dei decreti ministeriali attuativi del piano strategico nazionale per la PAC 2023-2027.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli deputati, come correttamente rilevato dall'interrogante, lo scorso 2 dicembre la Commissione europea ha approvato il Piano strategico italiano per la PAC, con circa 37 miliardi per i prossimi 5 anni a sostegno della competitività e della sostenibilità del settore produttivo agricolo e agroalimentare.
  Il Piano strategico costituisce una novità assoluta per il nostro Paese, concentrando in un unico documento la programmazione di tutti gli interventi finanziati dalla PAC, in passato frammentati in numerosi programmi operativi.
  Nel settore dello sviluppo rurale questa scelta garantirà, per la prima volta, identiche condizioni di partenza per tutte le Regioni e le Province autonome. In passato, infatti, molti programmi regionali erano approvati a distanza di mesi dalla data di avvio della relativa programmazione.
  Come rammentato, dovranno ora seguire gli atti nazionali attuativi.
  Al riguardo, posso dire che, quanto agli interventi finanziati dal FEAGA, i provvedimenti di attuazione sono già stati adattati o, comunque, sono in corso di adozione.
  Per il resto, lo schema di decreto ministeriale riguardante i Pagamenti diretti sarà esaminato dalla Conferenza Stato Regioni nella seduta del 21 dicembre 2022.
  Il decreto riguardante la «Disciplina del regime di condizionalità sociale ai sensi del regolamento (UE) 2021/2115 e del regolamento (UE) 2021/2116» è stato sottoscritto da tutti i Ministri competenti (Ministro dell'Agricoltura, Ministro della Salute, Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Ministro dell'Interno) ed è ora in fase di pubblicazione.
  Il decreto legislativo recante «introduzione di un meccanismo sanzionatorio, sotto forma di riduzione dei pagamenti ai beneficiari degli aiuti della Politica Agricola Comune» è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, ed a breve sarà sottoposto all'esame delle Commissioni parlamentari.
  Con decreto ministeriale 7 novembre 2022 sono state approvate le disposizioni relative al riconoscimento degli organismi pagatori e all'attività di supervisione dell'Autorità competente.
  Per quanto concerne il settore olivicolo, il relativo decreto ministeriale è stato adottato il 6 ottobre 2022 e successivamente modificato in data 29 ottobre 2022.
  Per il settore dell'ortofrutta, il relativo provvedimento attuativo è stato adottato il 29 settembre 2022.
  Nel settore apistico, il decreto è stato adottato il 30 novembre 2022.
  Quanto al settore vitivinicolo – in favore del quale sono annualmente stanziati 324 milioni di euro destinati al finanziamento della ristrutturazione e riconversione dei vigneti, degli investimenti, della promozione sui mercati dei Paesi terzi, della distillazione dei sottoprodotti e della vendemmia verde – sono state definite le norme applicative dei due interventi maggiormente strategici, ovvero quello della ristrutturazione e riconversione dei vigneti e quello degli investimenti. I provvedimenti sono stati adottati, rispettivamente, il 14 e il 16 dicembre 2022.
  Il dispositivo relativo alla distillazione dei sottoprodotti sarà invece esaminato in sede tecnica il giorno 22 dicembre prossimo.
  Relativamente agli strumenti di gestione del rischio, a quelli già attivi, quali le polizze agricole agevolate, i Fondi di mutualità e gli strumenti di stabilizzazione del reddito settoriale, si è aggiunto il Fondo Pag. 96mutualistico nazionale contro gli eventi catastrofali (Fondo AgriCat).
  Si è così inteso ampliare il ventaglio degli strumenti a disposizione delle imprese agricole per la tutela delle produzioni agricole contro gli eventi di natura catastrofale meteoclimatici (alluvione, gelo, siccità), rendendo più efficace l'intervento pubblico, soprattutto in termini di equilibrio territoriale.
  Il relativo provvedimento attuativo è stato inviato alla Conferenza Stato-Regioni, per la preventiva intesa.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-00154 Caramiello: Su iniziative urgenti a tutela delle produzioni vitivinicole nazionali con particolare riguardo alla disciplina dei vini dealcolati.

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

   CARAMIELLO, SERGIO COSTA e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la recente riforma della Pac ha introdotto tra le produzioni vitivinicole europee i cosiddetti vini dealcolati – prodotti vitivinicoli ottenuti da processi di dealcolizzazione, parziale o totale – già disciplinati in Europa dal Regolamento 2117/2021;

   circa la metà della popolazione mondiale non consuma bevande alcoliche per motivi religiosi o alimentari, ma in ogni caso, la tendenza ai prodotti low alcohol si sta affermando anche nei Paesi considerati grandi consumatori di vino, come Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Cina;

   le associazioni italiane del mondo vitivinicolo ritengono importante la possibilità di entrare in questo nuovo mercato, specie considerando che altri principali produttori di vino europei, Francia, Spagna e Germania, hanno adeguato la loro normativa e sono sul mercato con diversi brand di vini «no-alcol», mentre i produttori italiani sono bloccati a causa di una legislazione che è necessario allineare;

   i vini dealcolizzati potrebbero, infatti, costituire uno sbocco per diverse importanti quantità di «vini generici», le cui giacenze destano preoccupazione sugli equilibri di mercato;

   aprire alla produzione di vino dealcolato, con giusta regolamentazione, corrette limitazioni e necessaria tutela per DOP e IGP, significherebbe garantire alle aziende una fetta di mercato ormai ampia, senza compromettere una delle eccellenze più importanti del nostro made in Italy;

   è fondamentale soprattutto mantenere questa fetta di mercato nelle mani dei vitivinicoltori scongiurando che altre industrie si impadroniscano di un prodotto che ha un legame innegabile con l'uva e con la produzione vinicola (parte dal vino e segue le regole sui controlli del vino) e potrebbe garantire un futuro al settore;

   per concretizzare tale opportunità, appare necessario, al di là della regolamentazione europea – al momento alle prese con la discussione sulle pratiche enologiche e sulle regole di etichettatura – un intervento sulla normativa italiana, in quanto la legge quadro del settore, il «Testo unico del vino» (legge n. 238 del 2016), non contempla l'elaborazione di questi prodotti all'interno degli stabilimenti vitivinicoli –:

   in base a quanto esposto in premessa, se non ritenga opportuno valutare, anche in accordo con le principali associazioni e rappresentanti del comparto vitivinicolo nazionale, la possibilità di adottare iniziative normative per intervenire sulla disciplina nazionale del settore, al fine di individuare la migliore modalità per introdurre i vini dealcolati all'interno della disciplina vitivinicola italiana, così da garantire ai produttori una opportunità di mercato futuro e non perdere quote di mercato a beneficio degli altri competitor, senza compromettere una delle eccellenze più importanti del nostro made in Italy agroalimentare.
(5-00154)

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-00154 Caramiello: Su iniziative urgenti a tutela delle produzioni vitivinicole nazionali con particolare riguardo alla disciplina dei vini dealcolati.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli deputati, sulla tematica rappresentata, il Governo ha da subito manifestato la propria posizione ribadendo la volontà di difendere la qualità, la tipicità e la tipologia delle produzioni italiane e il loro nome in Europa.
  Il Ministro Lollobrigida, fin dai primi giorni del suo insediamento, ha messo in chiaro l'intenzione di difendere la sovranità alimentare e il diritto degli italiani a mangiare bene.
  In tale direzione, in occasione della terza giornata di Eima International a Bologna Fiere, il Ministro è intervenuto anche sul tema del vino de-alcolizzato, contestando il suo inserimento nell'ambito di quello che comunemente chiamiamo «vino»; prodotto che, per sua natura, contiene naturalmente alcol.
  Non siamo quindi contrari alla bevanda, ma all'attribuzione ad essa della denominazione di «vino». Per la nostra cultura enogastronomica, parlare di «vino dealcolizzato» è una contraddizione in termini perché si tratta di una formula linguistica non più idonea a qualificare quel prodotto — il vino italiano, appunto – che è frutto di una tradizione millenaria e che è senza dubbio tra quelli più rappresentativi del made in Italy, tanto da essere esportato in tutto il mondo.
  Tale posizione è coerente con il concetto di «sovranità alimentare» presente nel nuovo nome del Ministero che esprime la volontà del Governo di difendere il nostro modo di produrre, vivere, mangiare e bere, nell'ottica di difendere le nostre produzioni caratterizzate da un legame millenario che le unisce alla terra.
  Sul piano normativo, come da Lei rammentato, la produzione di vini dealcolati e parzialmente dealcolati è ora prevista dal Regolamento UE 2117/2021. Le nuove norme comunitarie consentono quindi di produrre vini a basso o nullo contenuto di alcool.
  Alla regolamentazione di derivazione europea dovrà seguire la normativa attuativa interna; a tal fine, il Ministero è da tempo impegnato nella elaborazione di una disciplina chiara ed efficace che abbia ad oggetto la produzione e la commercializzazione dei vini dealcolati e parzialmente dealcolati.
  In tale direzione, d'accordo con i rappresentanti delle diverse organizzazioni professionali e di categoria, sono stati costituiti due gruppi di lavoro per individuare quali modifiche introdurre alla vigente normativa di settore, ed in particolare alla legge n. 238 del 2016, nota come Testo Unico del Vino, che consentano agli operatori interessati di disporre di norme coerenti e comuni.
  Al termine di tale fondamentale fase di confronto, saranno definite le iniziative più opportune da intraprendere, per valorizzare al meglio una filiera produttiva di grande importanza per il made in Italy e non solo del comparto agroalimentare.

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ALLEGATO 7

Interrogazione n. 5-00152 Nevi: Sulle criticità connesse all'attuazione del decreto legislativo n. 198 del 2021 in materia di pratiche commerciali sleali in alcuni comparti produttivi del settore agricolo.

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

   NEVI, ARRUZZOLO e GATTA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in attuazione della direttiva UE 2019/633, introduce norme volte a contrastare le pratiche commerciali sleali nelle relazioni commerciali tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli e alimentari;

   la disciplina introdotta rafforza la posizione degli agricoltori e degli allevatori, notoriamente anelli deboli di una filiera, quale è quella agroalimentare, caratterizzata da significativi squilibri nel potere contrattuale di fornitori e acquirenti;

   le nuove norme impongono, tra l'altro, il rispetto dei termini di pagamento, vietano le modifiche unilaterali dei contratti, proibiscono le aste al doppio ribasso e prevedono un sistema di denuncia e segnalazione, anche anonimo, da parte dei soggetti che si ritengono vittime di una pratica sleale;

   a distanza di circa un anno dalla data di entrata in vigore dei decreto in parola, ancorché solo dal mese di giugno 2022 sia scattato l'obbligo di adeguare i contratti, sarebbe estremamente utile poter avviare una prima valutazione d'impatto, posto che, ferma restando la necessità di vietare le pratiche maggiormente dannose per gli agricoltori e le piccole e medie imprese, è altresì indispensabile verificare l'efficacia della disciplina introdotta anche in termini di eventuali maggior adempimenti a carico dei destinatari, specie per le imprese operanti in alcuni comparti produttivi come il vitivinicolo che, avendo specifiche peculiarità, hanno evidenziato più di una criticità nell'attuazione della norma;

   l'articolo 8 del citato decreto legislativo n. 198 del 2021 prevede la redazione di una relazione annuale da parte dell'Autorità di contrasto che si spera venga a breve trasmessa al Parlamento –:

   se non ritenga, per quanto di competenza, di dover procedere, alla luce delle criticità evidenziate da alcuni settori, ad ogni utile sforzo interpretativo in grado di tenere conto in sede di attuazione delle norme, della necessaria flessibilità indispensabile ad adeguare la legge alle diverse realtà produttive.
(5-00152)

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ALLEGATO 8

Interrogazione n. 5-00152 Nevi: Sulle criticità connesse all'attuazione del decreto legislativo n. 198 del 2021 in materia di pratiche commerciali sleali in alcuni comparti produttivi del settore agricolo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli deputati, ad un anno circa dall'entrata in vigore del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, relativo alle pratiche commerciali sleali nelle relazioni commerciali tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli e alimentari, colgo l'occasione fornita dall'Onorevole interrogante per rappresentare le attività effettuate nella fase di prima applicazione di tale normativa.
  Come correttamente rilevato, il decreto ha previsto un periodo transitorio di sei mesi, dalla relativa entrata in vigore, per rendere conformi alle nuove disposizioni i contratti in corso di esecuzione.
  In tale contesto, l'ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi ICQRF, sta monitorando l'attività svolta nel corrente anno dagli operatori del settore, per poter trasmettere, nei tempi previsti, la relazione annuale ai competenti Servizi della Commissione europea.
  Sarà cura del Dipartimento inoltrare tale relazione anche alla Commissione Agricoltura.
  Per quanto riguarda le attività di competenza del Ministero, informo che l'ICQRF ha da subito istituito con decreto del 18 novembre 2021 una specifica Unità operativa in materia di contrasto alle pratiche commerciali sleali nella filiera agricola e alimentare, con compiti di istruttoria, analisi della materia, indagini e supporto tecnico-giuridico.
  Peraltro, al fine di fornire tutte le informazioni necessarie alla platea dei portatori di interesse coinvolta nelle relazioni commerciali della filiera agroalimentare, l'ICQRF ha istituito una apposita pagina web che contiene le principali informazioni relative alla normativa in materia e la modulistica necessaria per la presentazione delle denunce.
  La pagina web, facilmente consultabile dalla homepage del Ministero, viene periodicamente aggiornata con l'inserimento dei pareri interpretativi della norma vigente. All'interno della pagina si trova, altresì, il resoconto del monitoraggio economico dei prezzi e dei relativi costi di produzione dei principali settori agricoli.
  A partire dai primi mesi di applicazione della norma l'ispettorato ha promosso numerosi incontri con tutte le categorie delle filiere agroalimentari – dai produttori, alle industrie di trasformazione, al commercio, alla grande distribuzione organizzata – al fine di discutere delle varie problematiche emerse e di rendere maggiormente chiara e applicabile la norma sotto tutti i profili.
  Per quanto concerne le attività di controllo, si informa che nel corso dell'anno sono pervenute una serie di denunce di pratiche commerciali sleali.
  Nel corso del secondo semestre del corrente anno, sono state attivate una serie di indagini di iniziativa finalizzate alla verifica del rispetto della norma nelle relazioni commerciali, in particolare per quanto concerne gli aspetti contrattuali, le tempistiche di pagamento, i costi di produzione e i relativi prezzi di vendita. Tali attività si sono concentrate in modo particolare nei settori dell'ortofrutta, lattiera-caseario, olio di oliva e carni.
  Per quanto concerne il prosieguo dell'attività, sono in fase di finalizzazione specifici protocolli di intesa con la Guardia di Finanza e con il Comando Carabinieri per la tutela agroalimentare, al fine di rafforzare le sinergie necessarie per portare a termine in modo ancora più efficace le attività di contrasto alle pratiche sleali.Pag. 101
  Quanto alle criticità rilevate in taluni settori e gli spazi di flessibilità che consentano di adeguare la norma alle differenti realtà produttive, informo che già nel corso del primo anno di applicazione il Dipartimento ICQRF si è costantemente confrontato con operatori di diversi settori produttivi fornendo indicazioni sulla corretta interpretazione della normativa.
  In uno spirito di confronto e collaborazione, certamente tale attività continuerà in maniera costante e continuativa.