CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 19 novembre 2020
475.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-05045 Fitzgerald Nissoli: Sul potenziamento della rete diplomatico-consolare.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La rete diplomatico-consolare deve essere rafforzata con personale di tutte le categorie e con riferimento all'intera sfera di attività. Dalla cura dei rapporti politici alla promozione economico-commerciale, passando per i servizi ai connazionali e i rapporti culturali.
  Il personale di ruolo della Farnesina è oggi composto da 3.557 unità, di cui 1.062 tra diplomatici e dirigenti e 2.495 qualifiche funzionali. Dopo la conclusione dei concorsi in fase di svolgimento – ovvero quelli per Terze Aree e diplomatici – e dei concorsi programmati – mi riferisco a quelli per informatici e Seconde Aree – l'organico dovrebbe aumentare di circa 880 unità (32 diplomatici, circa 260 Terze Aree, 27 funzionari informatici e 200 Seconde Aree). Il personale di ruolo dovrebbe quindi raggiungere le 4.438 unità. Si tratta di un aumento di quasi il 25 per cento, un incremento molto significativo e il primo di questa entità da lungo tempo. Questo compenserà, pur solo parzialmente, la riduzione di personale sofferta negli ultimi anni.
  Questo sforzo va ad aggiungersi, nell'organico di Ambasciate e Consolati, alle 2.920 unità di personale a contratto. La Farnesina ritiene assolutamente essenziale il loro contributo all'efficienza della rete di Uffici all'estero. Per questo abbiamo sempre posto la massima attenzione alle problematiche da loro rappresentate. La considerazione dell'Amministrazione per il personale a contratto è dimostrata anzitutto dalle reiterate richieste di aumento del contingente presentate negli ultimi anni, in occasione della predisposizione della legge di bilancio o per ragioni particolari, come nel caso della Brexit. La Farnesina rimane pronta a dialogare con il Parlamento in vista di ulteriori incrementi, al fine di continuare a sostenere l'internazionalizzazione delle imprese e migliorare i servizi ai connazionali.
  Fattori quali lo sblocco del turnover, i concorsi in via di finalizzazione e di prossimo bando e le recenti autorizzazioni all'incremento del personale a contratto dovrebbero consentire, nei prossimi due anni, di coprire parte dei posti attualmente vacanti all'estero richiamati dall'interrogante. Sarà comunque opportuno definire un ulteriore piano di assunzioni per i prossimi anni che consenta di dare continuità al graduale «ripopolamento» degli organici del personale di ruolo, ad un livello adeguato al peso e alla presenza dell'Italia nel mondo.
  Gli obiettivi principali sono di consentire una sempre più efficiente erogazione di servizi ai connazionali e di intensificare la nostra attività a favore dell'internazionalizzazione del sistema produttivo.
  L'obiettivo di incrementare il numero di presenze all'estero del personale di ruolo non potrà essere realizzato in assenza di un adeguato rifinanziamento del Capitolo 1276, relativo al trattamento economico percepito fuori dal Paese. A causa dell'aumento del costo della vita, in particolare degli affitti, e del peggioramento dei fattori di rischio e disagio dovuto al sensibile deterioramento della congiuntura internazionale, in un numero crescente di Sedi le indennità versate risultano infatti insufficienti a garantire pur limitati incentivi economici, a compensazione dei disagi, personali e familiari, derivanti da un prolungato trasferimento all'estero. Risulta ormai improcrastinabile una revisione dei coefficienti relativi al costo, al rischio e al disagio.
  Per potenziare i servizi consolari, a maggio la Farnesina ha avviato un progetto che consente al personale in servizio presso 25 tra Ambasciate e Consolati, a favore di un bacino di circa un milione e mezzo di residenti, di accedere da remoto Pag. 51 ai principali portali informatici. Un progetto in corso di ampliamento in queste settimane in modo da arrivare a coprire ulteriori Uffici all'estero e raggiungere un bacino di circa 2 milioni di residenti, con benefici immediati anche per gli imprenditori impegnati nell'internazionalizzazione delle nostre imprese.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-05046 Delmastro Delle Vedove: Sulle risorse destinate ad interventi di cooperazione allo sviluppo deliberate per il 2020.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La Cooperazione allo Sviluppo, parte integrante della politica estera dell'Italia e strumento sempre utilizzato dal nostro Paese, si pone degli obiettivi da raggiungere così come stabiliti dall'articolo 1 della legge 125 del 2014: sradicare la povertà e ridurre le disuguaglianze, migliorare le condizioni di vita delle popolazioni e promuovere uno sviluppo sostenibile; tutelare e affermare i diritti umani, la dignità dell'individuo, la parità di genere, le pari opportunità e i principi di democrazia e dello Stato di diritto; prevenire i conflitti, sostenere i processi di pacificazione, di riconciliazione, di stabilizzazione post-conflitto, di consolidamento e rafforzamento delle istituzioni democratiche.
  Si tratta di obiettivi non limitati all'ambito della cooperazione ma che coinvolgono la nostra politica estera nel suo insieme. Rappresentano uno strumento per promuovere i nostri interessi, dai vantaggi economici per le aziende italiane alle esigenze di sicurezza nazionale su temi quali il contrasto al traffico dei migranti e la lotta al terrorismo. Nell'attuale congiuntura geopolitica, caratterizzata da forti squilibri e gravi diseguaglianze – che la pandemia ha accentuato – investire in cooperazione significa non solo contribuire allo sviluppo di altri Paesi, ma anche generare una ricaduta positiva, ivi compreso in termini di sicurezza, per l'Italia.
  Il nostro non è solamente un Paese che fa cooperazione. È tra i protagonisti del sistema globale di solidarietà. Da decenni siamo ideatori e promotori dei principali interventi di cooperazione. Questi sostengono la nostra proiezione internazionale e generano un importante ritorno politico, economico e sociale.
  Il valore complessivo degli interventi deliberati per iniziative di cooperazione allo sviluppo nel 2020 è di 449,4 milioni di euro, dei quali 348,5 milioni a dono per attività di sviluppo e 100,9 milioni destinati ad attività di emergenza umanitaria. Il Comitato Congiunto ha inoltre approvato 10 milioni di euro a credito d'aiuto. Le attività di sviluppo e i crediti d'aiuto sono infatti deliberati dal Comitato Congiunto, mentre le iniziative di emergenza vengono autorizzate da una delibera del Vice Ministro delegato nel nostro caso la Vice Ministra Del Re.
  La destinazione delle risorse a dono è prevista dalla legge di bilancio per il 2020 e dal bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022, oltre che dalla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 21 maggio sulla partecipazione dell'Italia a cinque nuove missioni internazionali e dalla relazione sulle missioni internazionali svolte nel 2019 per la loro proroga nel 2020. Tutti atti approvati dal Parlamento. Le risorse a credito d'aiuto sono invece disponibili sulla base dell'articolo 26 della legge 227 del 1977. Questa norma ha istituito il Fondo Rotativo per la Cooperazione allo Sviluppo, incaricato di alimentare i crediti a tassi concessionali per finalità di sviluppo.
  La destinazione di tutti questi fondi non può quindi essere modificata dal Governo perché stabilita per Legge.
  Anche nel caso in cui ciò fosse possibile, il Governo non riterrebbe comunque di modificare la politica perseguita fino ad oggi. Riteniamo piuttosto che la situazione mondiale sia talmente grave da richiedere sforzi aggiuntivi di progressivo incremento dell'aiuto pubblico allo sviluppo italiano, e ciò anche in considerazione dell'obiettivo – fissato in ambito Pag. 53Unione europea e Nazioni Unite, e recepito dall'Italia con la citata legge 125 del 2014 – di portare l'aiuto pubblico allo sviluppo allo 0,7 per cento del Reddito Nazionale Lordo.
  Investire in cooperazione allo sviluppo significa investire nel benessere del pianeta e quindi sul benessere di tutti, sulla base del principio che nessuno deve essere lasciato indietro. La crisi pandemica ha dimostrato che non è possibile salvarsi da soli, come più volte ribadito anche da Papa Francesco, e questa è la linea che il Governo seguirà questi tempi difficili.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-05047 Quartapelle Procopio: Sull'arresto di Mohammed Basheer e sull'udienza per la scarcerazione di Patrick Zaki.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio i colleghi per aver sollevato questo tema, che suscita forte preoccupazione. Desidero innanzitutto sottolineare come il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale segua con grandissima attenzione e sin dal principio, per il tramite della nostra rappresentanza diplomatica al Cairo, la vicenda degli arresti di Mohammed Basheer e di Karim Ennarah, manager amministrativo e direttore del dipartimento giustizia criminale dell'organizzazione EIPR, con cui la nostra Ambasciata è in frequente contatto in relazione al caso Zaki.
  Il fermo dei due rappresentanti ha destato forte preoccupazione, anche tra i nostri partner europei, e non solo. Con loro abbiamo tempestivamente definito azioni congiunte al fine di richiamare l'attenzione delle autorità egiziane sulla vicenda e di chiedere la liberazione dei rappresentanti arrestati.
  Già martedì il nostro Ambasciatore al Cairo, Giampaolo Cantini, insieme ai principali partner europei, ha attivato i propri canali diplomatici a questo scopo.
  Nella giornata di ieri, poi, la Farnesina, attraverso il Direttore Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza, Sebastiano Cardi, ha svolto un passo con il Capo Missione egiziano a Roma, manifestando la nostra profonda preoccupazione per gli arresti nonché, più in generale, per la situazione dei difensori dei diritti umani in Egitto, sollecitando l'immediato rilascio dei due attivisti. Analoghe iniziative verranno intraprese anche da diversi partner internazionali che, come noi, annettono primaria importanza al rispetto dei diritti fondamentali nel Paese. Continueremo, assieme a loro, a monitorare costantemente l'evolversi della situazione e a valutare ulteriori iniziative, sulle quali stiamo già lavorando.
  Il Governo continuerà a riservare la massima attenzione anche al caso di Patrick Zaki, oramai da più di 8 mesi detenuto in stato di custodia cautelare. La nostra Ambasciata al Cairo prosegue nella sua costante azione di sensibilizzazione sulle autorità egiziane, al fine di favorirne il rilascio. Il meccanismo di monitoraggio processuale, attivato su richiesta italiana sin dai giorni immediatamente successivi l'arresto dello studente egiziano, avviene in questa fase attraverso altri canali, a causa dell'emergenza sanitaria ma anche per via delle misure restrittive adottate dalle autorità egiziane per l'accesso alle aule di giustizia.
  Vorrei comunque assicurare ai colleghi interroganti che la Farnesina, principalmente attraverso la Rappresentanza diplomatica al Cairo, seguirà con la massima attenzione le prossime udienze, confidando di poter riprendere a presenziare fisicamente il processo, non appena la situazione sanitaria lo permetterà.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-05048 Olgiati: Sul rilancio dei negoziati tra il Regno del Marocco e il Fronte Polisario.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo segue con attenzione la questione del Sahara Occidentale, anche in considerazione dell'importanza attribuita ai processi di stabilizzazione di un'area strategica, già attraversata da diversi fattori di crisi. Sul piano politico riteniamo che l'unica strada percorribile per una soluzione della disputa fra il Regno del Marocco e il Fronte Polisario sia quella della diplomazia. Per questa ragione garantiamo pieno sostegno all'azione delle Nazioni Unite, nella ferma convinzione che solo il dialogo diretto fra le parti, sotto gli auspici dell'ONU, possa portare ad una soluzione definitiva della controversia.
  Avevamo infatti accolto come un positivo passo in avanti la ripresa dei negoziati diretti fra le parti che, nel dicembre 2018 e poi nel marzo 2019, avevano portato allo stesso tavolo negoziale il Marocco e il Fronte Polisario, grazie alla mediazione dell'ONU e con la partecipazione di Algeria e Mauritania. Crediamo che sia questa l'unica strada possibile.
  Purtroppo questo percorso – complice anche l'assenza di un Inviato personale del Segretario Generale ONU, dopo le dimissioni di Horst Koehler nel maggio 2019 – non ha registrato negli ultimi mesi gli avanzamenti sperati. Riteniamo pertanto urgente la nomina di un nuovo Inviato personale: si tratta di un aspetto potenzialmente cruciale, sul quale l'Italia continuerà a spendersi.
  In tale contesto, abbiamo seguito con attenzione gli ultimi sviluppi nell'area. L'episodio del 13 novembre scorso a El Guerguerat sembra fortunatamente non aver avuto ulteriori seguiti. Per parte italiana, abbiamo esortato tutte le parti coinvolte ad esercitare moderazione e ad evitare il ricorso alla forza, nel rispetto degli accordi di cessate il fuoco in vigore dal 1991. Il nostro auspicio è che – in linea con le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU sul Sahara Occidentale e da ultimo con la Risoluzione 2548 del 30 ottobre scorso che ha rinnovato di un anno (fino al 31 ottobre 2021) il mandato della missione di peacekeeping MINURSO – tutte le parti coinvolte tornino ad impegnarsi subito, in buona fede e senza porre condizioni, nel negoziato diplomatico per individuare una soluzione politica alla questione.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-05049 Formentini: Sulla partecipazione dell'Italia al progetto EastMed.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il gasdotto EastMed (di cui sono promotori Edison, controllata dalla francese EDF, e la greca DEPA) mira a convogliare il gas dal Levante (bacini di Israele) verso Creta e la terraferma greca. Nel gennaio 2020, Israele, Grecia e Cipro hanno sottoscritto un Accordo intergovernativo di collaborazione per la realizzazione del gasdotto, negoziato a livello tecnico anche dall'Italia.
  Il Governo italiano ritiene, infatti, che il progetto del gasdotto EastMed (che al momento è previsto terminare in Grecia) possa contribuire alla diversificazione dell'approvvigionamento energetico europeo ed è per questo che si è impegnato affinché l'Unione europea ne confermasse l'inclusione nei Progetti di comune interesse anche per il biennio 2020-2021.
  Parallelamente, occorre ricordare che EASTMED è un'ipotesi di progetto di medio-lungo periodo, dai costi notevoli e dalle rimarchevoli sfide ingegneristiche e di sicurezza. Il gasdotto è infatti difficilmente realizzabile prima del 2025-27. Studi di pre-fattibilità stimano in almeno 6 miliardi di euro gli investimenti necessari, per una capacità di 10 miliardi di metri cubi l'anno. Una capacità equivalente quindi a quella del TAP, peraltro appena finalizzato con successo, che ha richiesto investimenti inferiori: per circa 4 miliardi di euro. EASTMED comporta un'infrastruttura di oltre 1900 km, di cui 1300 km in mare, a grandi profondità. E attraverserebbe aree rivendicate dalla Turchia a Cipro e Grecia, nonché zone che sono oggetto di negoziati tra Israele e Libano. Anche l'Autorità Palestinese, al momento della firma dell'intesa tra Grecia, Cipro e Israele, ha manifestato perplessità nell'ipotesi in cui l'opera possa sconfinare in aree ancora da delimitare con Israele.
  La sua realizzabilità e sostenibilità finanziaria (attraverso capitali privati) dipenderà inoltre dalla consistenza delle risorse energetiche del Levante, ancora da definire in base alle esplorazioni in corso, alcune delle quali sono sospese, come quelle al largo di Cipro.
  Il gasdotto va dunque considerato come una delle opzioni sul tavolo. Nonostante questi importanti caveat (tempistiche, costi, sfide ingegneristiche e di sicurezza), il Governo guarda con spirito di apertura alla sua possibile estensione verso l'Italia (attraverso gasdotti esistenti oppure nuovi), tenendo in primaria considerazione l'effettiva domanda addizionale di gas nel nostro Paese. Questa è destinata a raggiungere un tetto massimo nei prossimi anni, alla luce degli obiettivi di progressiva decarbonizzazione fissati a livello Unione europea e nel nostro Piano Nazionale Integrato per l'Energia ed il Clima.
  Con riferimento al quadro geopolitico regionale, le prospettive del progetto sono legate ai rapporti con la Turchia. La delimitazione dei confini marittimi dei Paesi del Mediterraneo Orientale e la più ampia questione di Cipro rappresentano infatti le problematiche, ancora irrisolte, alla base delle attività di interdizione svolte da Ankara nel tratto di mare che sarebbe attraversato dal gasdotto.
  Come noto, nell'assicurare piena solidarietà a Grecia e Cipro, l'Italia è tra i Paesi che, anche a livello UE, ritengono opportuno favorire un dialogo costruttivo con Ankara, proprio al fine di creare le basi politiche necessarie per lo sviluppo di importanti progetti infrastrutturali per lo sfruttamento energetico dell'area.
  In linea con questo approccio, desidero sottolineare come il Governo italiano ritenga importante la cooperazione all'interno del Forum del gas del Mediterraneo orientale, di cui siamo Paese fondatore insieme a Egitto, Giordania, Palestina, Grecia, Pag. 57 Cipro e Israele. Nel presupposto che l'energia può e deve unire, piuttosto che dividere, il Forum consente di concordare forme di collaborazione volte a favorire l'utilizzo delle risorse energetiche a beneficio comune di tutti gli attori dell'area.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-05050 Lupi: Sulle iniziative a tutela dell'autonomia politica di Hong Kong.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Sui recenti sviluppi ad Hong Kong il Governo italiano, anche assieme ai partner dell'Unione europea e del G7, mantiene una chiara posizione in difesa del principio «Un Paese, due Sistemi» e del sistema di diritti e libertà che esso garantisce.
  Da ultimo, l'Italia ha infatti aderito, concordandone i contenuti assieme agli altri Stati membri dell'Unione europea, alla dichiarazione del 12 novembre scorso dall'Alto Rappresentante Borrell, relativa alla pronuncia – prima di ineleggibilità e conseguentemente di decadenza dall'attuale seggio – a danno di alcuni membri del Consiglio Legislativo di Hong Kong. Con quella dichiarazione abbiamo quindi espresso unanime e forte riserva sulla decisione adottata VII novembre dal massimo organo legislativo cinese, il Comitato Permanente dell'Assemblea Nazionale del Popolo, dal momento che i criteri in essa delineati per valutare la compatibilità con lo svolgimento della carica pubblica appaiono basati su una nozione di «patriottismo» soggetta a pericolose strumentalizzazioni politiche.
  Preoccupa inoltre come tale decisione possa consentire al potere esecutivo di procedere alla dichiarazione di ineleggibilità e destituzione di membri del Consiglio Legislativo, senza che intervenga alcun procedimento giudiziario o che vi sia possibilità di appello.
  Insieme alle Istituzioni europee e agli altri Paesi membri, abbiamo dunque affermato che la decisione infligge un ulteriore severo colpo al pluralismo e alla libertà di opinione ad Hong Kong, minando nuovamente la tenuta del principio «Un Paese, due Sistemi». La dichiarazione UE sollecita quindi le Autorità di Pechino e Hong Kong a ritornare sui propri passi, al fine di consentire il reintegro dei membri del Consiglio destituiti.
  Quanto alla posizione assunta rispetto all'evoluzione della situazione ad Hong Kong, il Governo italiano ha quindi espresso la propria grave preoccupazione sulla non conformità di tale legge con gli impegni internazionali presi dalla Cina con la Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984 e con la stessa Legge Fondamentale di Hong Kong. Si tratta di una posizione che il Governo ha veicolato sia congiuntamente ai partner UE – ben nove dichiarazioni negli ultimi sei mesi – e G7, sia sul piano bilaterale, fin dal primo annuncio di introduzione della Legge sulla sicurezza nazionale ad Hong Kong da parte delle autorità cinesi, il 21 maggio scorso.
  Il Governo ha anche attivamente contribuito all'adozione delle Conclusioni del Consiglio Europeo del 24 luglio scorso sulle misure a sostegno della società civile di Hong Kong.
  In ambito ONU, l'Italia ha da ultimo aderito ad una dichiarazione su Hong Kong (e Xinjiang) effettuata da un gruppo di Paesi «like-minded» sempre in sede di III Commissione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L'Italia si era espressa inoltre con i partner G7 attraverso una dichiarazione congiunta.
  Sul piano bilaterale, le medesime preoccupazioni – a tutela del sistema di diritti e libertà garantito ad Hong Kong – sono state chiaramente e fermamente ribadite in varie occasioni. Il Ministro Di Maio si è espresso non solo a margine del Consiglio Affari esteri del 29 maggio, ma anche in occasione dei colloqui bilaterali con il suo omologo, il Consigliere di Stato e Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, anche nel corso della visita di quest'ultimo a Roma il 25 agosto scorso. Pag. 59
  Le prese di posizione dunque non mancano. Continueremo senz'altro a seguire gli sviluppi con la massima attenzione, in coordinamento con i nostri principali partner. Non sfuggirà infatti come il Governo, parallelamente alla necessaria interlocuzione bilaterale con Pechino, abbia – con realismo – dato forte rilevanza ad un'azione nei fori multilaterali e soprattutto nell'ambito dell'Unione europea. Siamo infatti convinti che su questi temi sia fondamentale rafforzare una voce forte e coesa europea, al fine di rafforzare l'efficacia e l'incisività della nostra azione a tutela di diritti e libertà fondamentali.

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ALLEGATO 7

Interrogazione n. 5-04802 Boldrini: Sulla ripresa di programmi di accoglienza per minori bielorussi in Italia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Desidero innanzitutto ringraziare le colleghe Boldrini e Quartapelle per aver sollevato la questione dei programmi di accoglienza dei minori bielorussi. Si tratta infatti di una bellissima pagina di solidarietà che vede impegnate da anni migliaia di famiglie italiane e che il Governo intende riprendere, non appena la situazione sanitaria lo permetterà.
  Vorrei anch'io menzionare alcuni elementi di contesto. A partire dal 1986, anno in cui si è verificata la catastrofe nucleare di Chernobyl, sono stati accolti in Italia circa 400.000 minori di nazionalità bielorussa, di fascia di età prevalentemente compresa tra gli 8 e i 12 anni.
  Nel 2018 circa 6.600 minori di nazionalità bielorussa hanno fatto ingresso in Italia nell'ambito di 620 progetti di accoglienza temporanea.
  Circa l'80 per cento è stato accolto in famiglia mentre il restante 20 per cento presso strutture gestite da associazioni, in collaborazione con famiglie e organizzazioni di volontariato attive sul territorio. Nel 2019 sono stati circa 5900 i minori bielorussi che sono venuti in Italia.
  L'accoglienza temporanea dei minori di nazionalità bielorussa in Italia è stata inquadrata in una cornice formale. Il 10 maggio 2007, in particolare, come le interroganti ricordano, fu firmato un «Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulle condizioni di risanamento a titolo gratuito nella Repubblica italiana dei cittadini minorenni della Repubblica di Belarus». Successivamente, il 21 gennaio 2016, è stato sottoscritto un Protocollo contenente le «Raccomandazioni per garantire le condizioni di massima sicurezza durante il soggiorno dei minori, cittadini della Repubblica di Belarus, che si troveranno nella Repubblica italiana per il risanamento».
  Oltre al beneficio terapeutico, fisico e psicologico, che hanno assicurato nel tempo a tante decine di migliaia di minori, i programmi hanno forgiato un intenso legame tra le popolazioni di Italia e Bielorussia che la Farnesina è impegnata a preservare e valorizzare, anche tramite l'Ambasciata a Minsk, che segue il dossier con la massima attenzione.
  Su questa cooperazione, tuttavia, si è innestato il Covid-19. La pandemia ha purtroppo causato, in primo luogo proprio da parte bielorussa, la sospensione cautelativa dei programmi a tutela dei minori e delle famiglie ospitanti «fino alla stabilizzazione della situazione epidemiologica».
  Anche le nostre autorità tecnico-scientifiche non ritengono tuttora che l'evoluzione della situazione pandemica permetta di considerare la ripresa dei soggiorni terapeutici. Peraltro, va tenuto in considerazione che la Bielorussia non è stata inclusa fra i Paesi dai quali sono autorizzati gli ingressi in Italia. Vi sono, come è noto, alcune limitate eccezioni, tra le quali, per il momento, non possono purtroppo ricomprendersi i programmi di accoglienza per minori. In Italia tutti i movimenti dallo spazio extra-Schengen sono poi subordinati in Italia all'obbligo di quarantena, salvo limitate eccezioni.
  Desidero comunque assicurare alle colleghe Boldrini e Quartapelle che il Governo sta verificando la possibilità di autorizzare nuovamente i soggiorni, a partire dal prossimo periodo natalizio. Si tratta di una prospettiva che sarà comunque soggetta ad un'ulteriore verifica che dovrà necessariamente tenere conto dell'evoluzione della situazione pandemica.
  Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale continua ad auspicare fortemente che i programmi solidaristici possano riprendere non appena possibile. Stiamo quindi sottolineando, Pag. 83 nel contesto della concertazione in materia con il Ministero della Salute e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la piena disponibilità della Farnesina ad approfondire con la controparte bielorussa eventuali specifiche modalità per il loro svolgimento, in modo da consentirne il riavvio in piena sicurezza, anche quale concreto segnale di vicinanza alla popolazione bielorussa.