CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 1 ottobre 2020
445.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-04340 Suriano: Sul processo di risoluzione del conflitto interno e sui progetti di cooperazione allo sviluppo in corso con la Repubblica Democratica del Congo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Da decenni la Repubblica Democratica del Congo sta affrontando una delle più lunghe e gravi crisi umanitarie in Africa. Secondo le fonti dell'UNICEF e dell'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati, nel Paese si registrano oltre 12,8 milioni di persone con necessità di assistenza umanitaria, di cui 4,5 milioni di sfollati e 2 milioni di bambini a rischio di malnutrizione.
  Il Governo italiano continua a coordinarsi sul posto con Nazioni Unite e Unione europea. Gli sforzi del Presidente Tshisekedi per il rappacificamento del Paese non hanno finora conseguito risultati significativi. Soprattutto nell'est, dove violenze e miseria, dovute a scontri inter-etnici e lotte tra gruppi armati per l'accaparramento delle ingenti risorse naturali, proseguono senza sosta.
  Si contano al momento oltre 120 gruppi armati attivi nel Congo orientale. Qui il percepibile vuoto del Governo di Kinshasa, incapace di garantire sicurezza e stabilità nell'immenso territorio della Repubblica Democratica del Congo, viene colmato da autorità para-militari e gruppi ribelli, spesso con la complicità di Paesi limitrofi.
  Tenuto conto della complessità del quadro generale, l'impegno italiano è volto a favorire soluzioni condivise che permettano il ritorno della stabilità nel Paese e favoriscano la modernizzazione dell'amministrazione congolese. Solo queste due pre-condizioni potranno rafforzare una gestione della cosa pubblica democratica e promotrice del rispetto dei diritti umani.
  Recentemente l'Italia ha appoggiato la dichiarazione del 20 maggio da parte dell'Alto rappresentante dell'Unione europea Borrell sull’escalation delle violenze nella regione dell'Ituri. Insieme ai partner UE, abbiamo invitato le autorità di Kinshasa ad adoperarsi con risolutezza per garantire la sicurezza nell'area, avvalendosi anche del supporto della Missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo, Monusco. A questo riguardo, per conto della missione ONU l'azienda italiana Leonardo coordina e gestisce un'importante attività di pattugliamento aereo delle zone di confine del Paese, realizzato grazie ai droni di fabbricazione italiana.
  L'Unione europea, che rimane un partner privilegiato di Kinshasa in considerazione dell'ingente contributo al consolidamento politico ed economico del Paese nel quadro degli Accordi di Cotonou, ha incoraggiato il Governo della Repubblica Democratica del Congo a dialogare in modo costruttivo con i Paesi limitrofi, in modo da raggiungere al più presto una pace duratura e condivisa.
  La Commissione europea è uno dei principali donatori, in termini di aiuti allo sviluppo e umanitari. Per il 2020 sono stati infatti stanziati 20 milioni, con progetti di sviluppo concentrati sul sostegno alla società civile, alla democrazia e ai diritti umani.
  La Repubblica Democratica del Congo, Paese attualmente non prioritario per la Cooperazione italiana, è stata beneficiaria di nostri interventi a partire dal 1982, soprattutto nei settori dell'agricoltura, dei Pag. 7trasporti, della sanità e dell'approvvigionamento idrico. Dal 1998 ad oggi, la strategia della Cooperazione italiana rimane rivolta prevalentemente alla fornitura di aiuti umanitari sul canale bilaterale e multilaterale.
  L'ultimo progetto realizzato dalla Cooperazione italiana nel Paese è stato lo «Sviluppo della zona sanitaria di Matadi», svoltosi dal 2007 al 2014 con un finanziamento complessivo di 3,4 milioni di euro. L'obiettivo dell'iniziativa è stato il miglioramento del livello di copertura sanitaria e della qualità delle cure erogate alla popolazione del basso Congo.
  Sul versante delle iniziative di emergenza, nel 2019 la Cooperazione italiana ha finanziato attività di emergenza nella Repubblica Democratica del Congo per un totale di 800 mila euro, così ripartiti: 500 mila euro alla Federazione Internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa in risposta all'aggravarsi dell'epidemia di ebola; 300 mila euro all'Organizzazione Mondiale della Sanità per il contrasto alla diffusione del virus ebola nelle regioni nord-orientali del Paese, con particolare attenzione alla campagna di vaccinazione, all'azione di team sanitari mobili e alla realizzazione di sepolture «sanitizzate».
  Nel 2020 la nostra Cooperazione prevede di erogare un contributo di un milione di euro al Programma Alimentare Mondiale.
  La regione Abruzzo ha lanciato nel 2018 l'iniziativa «Efficienza agropastorale e sicurezza alimentare nel territorio di Miabi», con un ammontare di 383 mila euro sul bando 2017 dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo per i contributi a iniziative presentate da enti territoriali. Il progetto si inserisce nell'ambito del rafforzamento delle attività agro-pastorali e dell'autosufficienza alimentare. Ha l'obiettivo di rendere gli agricoltori dell'area attori dello sviluppo rurale locale, accompagnandoli in un iter di professionalizzazione sull'agro-ecologia, con attenzione particolare ai giovani e alle donne.
  La regione Abruzzo è responsabile della gestione del progetto e del coordinamento dei molti partner nazionali e internazionali.
  Sono infine molte le organizzazioni non governative italiane attive nella Repubblica Democratica del Congo. Il loro sforzo, in termini economici e non solo, è ragguardevole. Anche loro contribuiscono dunque all'impegno che l'Italia, da sempre, profonde di fronte alle complesse dinamiche in corso a Kinshasa.

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ALLEGATO 2

Interrogazione 5-04500 Billi: Sulla apertura di nuovi consolati in Germania.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo condivide pienamente con l'interrogante l'attenzione da riservare alla numerosa collettività residente in Germania. La Farnesina compie ogni sforzo per il miglioramento dell'efficienza di ambasciate e consolati nell'erogazione dei servizi consolari soprattutto in Paesi come la Germania, dove – come osservato – negli ultimi anni è stato registrato un deciso incremento della già numerosa presenza di nostri connazionali. Dall'agosto 2019, in particolare, la collettività residente nella circoscrizione di Berlino è cresciuta del 7 per cento rispetto alla media, comunque considerevole, del 3 per cento delle sedi tedesche nel loro complesso.
  Come ricordato dall'Interrogante, nel quadro di un'azione che ha coinvolto gran parte della rete consolare europea, anche gli uffici in Germania furono interessati alcuni anni fa da una riorganizzazione.
  Ciononostante la rete degli uffici consolari di carriera in Germania resta una delle più estese nel mondo. Alla cancelleria consolare dell'ambasciata a Berlino si affiancano infatti 7 uffici di vario rango e una agenzia consolare, operativi nelle zone connotate da una rilevante presenza di italiani.
  Alcuni servizi ai connazionali sono comunque erogati anche dagli uffici consolari onorari, spesso situati in località prima sede di uffici di carriera come Amburgo, Mannheim e Saarbrücken, e dai funzionari itineranti. Questi ultimi svolgono un importante servizio di prossimità agli utenti, grazie all'utilizzo di postazioni per la rilevazione dei dati biometrici ai fini del rilascio dei passaporti.
  Circa l'eventuale apertura di nuovi uffici consolari di carriera in Europa, le risorse umane e finanziarie al momento disponibili ci consentiranno di aprire, a breve, il Consolato a Manchester e l'Agenzia consolare ad Arona, nelle isole Canarie. Quanto alla Germania – nel quadro di una riflessione di carattere generale sul possibile rafforzamento della nostra rete consolare – anche a seguito della visita da compiuta dal Sottosegretario Merlo lo scorso luglio nel Land, dove si è rilevato il pieno appoggio delle Autorità locali, abbiamo deciso di aprire uno sportello consolare a Saarbrücken, nel Saarland, quale struttura distaccata del Consolato generale a Francoforte.
  In tal modo la consistente collettività italiana residente nella regione, pari ad oltre 25 mila persone, potrà fruire più facilmente dei servizi consolari – rispetto ai quali proseguiamo anche una costante attività di digitalizzazione, sempre più utile in epoca Covid.

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ALLEGATO 3

Interrogazione 5-04567 Quartapelle Procopio: Sull'arresto di Paul Rusesabagina, leader ruandese in esilio del Movimento ruandese per il cambiamento democratico (MRCD).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano segue con attenzione le vicende che vedono coinvolto Paul Rusesabagina. Dopo anni trascorsi all'estero, Rusesabagina è stato arrestato lo scorso mese in circostanze non ancora del tutto chiare. Rimane oscura la ragione che lo abbia spinto a prendere un volo da San Antonio, in Texas, per raggiungere Dubai e da lì proseguire per quella che è stata descritta da più parti come una «visita ad esponenti religiosi» a Bujumbura. Risulta infatti che l'aeroporto della capitale del Burundi dovrebbe riaprire solo il 5-6 ottobre.
  Rusesabagina si trova ora in carcere a Kigali per rispondere alle 13 imputazioni di cui è accusato, tra le quali figurano: terrorismo e finanziamento al terrorismo, omicidio, incitazione alla violenza, reclutamento di bambini-soldato, rapimento e incendio doloso.
  Dagli Stati Uniti, la famiglia accusa il Governo del Presidente Paul Kagame di aver rapito Rusesabagina all'estero. Le autorità giudiziarie ruandesi sostengono invece che l'arresto sia avvenuto all'aeroporto internazionale di Kigali, sebbene una precedente versione delle autorità di polizia riportasse dell'arresto in Belgio grazie alla «cooperazione internazionale».
  In alcune dichiarazioni pubbliche Rusesabagina non ha negato di aver co-fondato il « Rwandan Movement for Democratic Change» e il suo braccio armato, il «National Liberation Front». Quest'ultimo si sarebbe reso responsabile di azioni paramilitari, provocando morti e feriti a Nyungwe, al confine con il Burundi. Rusesabagina ha comunque cercato di chiarire la sua posizione in tribunale, contestando il suo diretto coinvolgimento in attività criminose.
  L'ambasciata d'Italia a Kampala, competente anche per il Ruanda, rimane in costante e stretto raccordo con la Delegazione dell'Unione europea e con l'ambasciata del Belgio a Kigali. Dopo sollecitazione degli Stati Membri, tra cui l'Italia, il Capo Missione UE ha ottenuto due incontri con il Ministro degli esteri ruandese Biruta e il presidente Kagame. In entrambe le occasioni è stata sottolineata l'aspettativa del rispetto dello Stato di diritto e del principio del giusto processo a tutela dell'imputato.
  Tenuto conto del forte interesse della Comunità internazionale sul caso, il Governo ruandese sta dimostrando una soddisfacente collaborazione per avvalorare il buon funzionamento del sistema giudiziario nazionale. Rusesabagina non ha subìto alcun maltrattamento, oltre ad aver avuto cure mediche e libero accesso all'assistenza legale: ha designato due avvocati.
  L'ambasciata belga a Kigali ha effettuato due visite consolari a Rusesabagina, il quale possiede anche la cittadinanza belga, trovandolo in buone condizioni di salute e in una situazione dignitosa, tenuto conto degli standard carcerari del Paese. Le autorità ruandesi hanno ora garantito una visita consolare anche all'Ambasciata degli Stati Uniti. Rusesabagina, insignito nel 2014 della « Medal of Freedom» da parte del Presidente George W. Bush, è anche « Permanent Resident» negli Stati Uniti.
  La prima richiesta di libertà su cauzione è stata respinta dalla Corte. L'istanza verrà presa di nuovo in considerazione nell'udienza del 2 ottobre, in vista della quale la delegazione UE e l'Ambasciata statunitense a Kigali hanno ribadito l'aspettativa di un processo equo e trasparente.Pag. 10
  Sul caso proseguirà da parte del Governo tutta la dovuta attenzione, con particolare riferimento alle condizioni di detenzione e di salute di Paul Rusesabagina e al normale corso del processo giudiziario a suo carico.

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ALLEGATO 4

Interrogazione 5-04595 Bruno Bossio: Su un caso di femminicidio avvenuto in Svizzera.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Teresa Scavelli, nata in provincia di Crotone nel 1974, è tragicamente rimasta uccisa il 2 settembre nel tentativo di difendere i due figli di un'altra nostra connazionale, a lei affidati in qualità di babysitter. I colpi per lei mortali sono stati inflitti da un ventiduenne svizzero senza fissa dimora e conosciuto alla Polizia svizzera come consumatore abituale di droghe, Leo Dietschweiler.
  La Signora Scavelli si sarebbe accorta che i due bambini, mentre tornavano da scuola, erano seguiti dal giovane svizzero e sarebbe andata loro incontro per sottrarli a una possibile aggressione. Forse in seguito ad un diverbio con la nostra connazionale, il ragazzo ha inseguito i tre fin dentro l'appartamento dei genitori dei bambini, contro i quali ha iniziato a sferrare colpi, brandendo una padella e un coltello.
  La signora Scavelli ha affrontato l'ira del giovane, dando l'allarme e permettendo alla madre dei bambini di fuggire insieme a loro verso l'appartamento di una vicina, da dove è stata avvertita la Polizia.
  Le forze dell'ordine, intervenute tempestivamente sul posto, hanno trovato il giovane svizzero che ancora sferrava colpi sulla signora Scavelli, nonostante fosse già a terra con ferite profonde. Per fermare la furia del giovane, gli agenti hanno fatto fuoco e lo hanno ucciso. La nostra connazionale è stata trasportata in ambulanza presso l'ospedale del posto, dove è deceduta poco dopo per le gravissime ferite riportate.
  Il Consolato Generale d'Italia a Zurigo ha seguito fin da subito e con la massima attenzione la vicenda, anche attraverso il console onorario a San Gallo, prestando tutta l'assistenza necessaria ai familiari della vittima e mantenendo i contatti con le autorità locali.
  Per onorare il suo gesto, che suscita in tutti noi profonda ammirazione, l'Ambasciata d'Italia a Berna ha proposto il conferimento dell'onorificenza di «Gran Croce d'Onore alla Memoria» a Teresa Scavelli. Il Governo seguirà la procedura affinché venga presto valorizzato, anche tramite questa onorificenza, l'estremo sacrificio di un'italiana che, sul lavoro, ha dato la sua vita per proteggere dei minori indifesi.