CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 21 aprile 2020
351.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 172/895 AL N. 199/1036, DAL N. 201/1042 AL N. 205/1070 E DAL N. 207/1074 AL N. 209/1077).

  PERGREFFI, BERGESIO, FUSCO, RIPAMONTI, BRUZZONE, PUCCIARELLI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
   Nel corso della puntata di lunedì 3 febbraio 2020 del programma «Un giorno da pecora», trasmessa su Rai Radio1, è stato ospite il fotografo Oliviero Toscani. Nelle scorse settimane, i fondatori del movimento c.d. delle «sardine» sono stati ospiti dell'imprenditore Luciano Benetton presso il centro culturale fondato da Toscani e sponsorizzato da Benetton. Tale evento è stato immortalato da una fotografia, rispetto alla quale i conduttori del programma «Un giorno da pecora» hanno interpellato Toscani, vista l'inopportunità – per degli esponenti di un movimento de facto politico – di accomunarsi al principale rappresentante della famiglia Benetton, azionista di maggioranza di Atlantia, che detiene a sua volta la quota maggiore della società Autostrade per l'Italia, al centro delle vicende legate al crollo del Ponte Morandi.
   Rispondendo alle osservazioni dei conduttori del programma radiofonico, Toscani – non lesinando fastidio e insolenza – si è domandato: «a chi interessa che caschi un ponte ?».
   Considerato che il crollo del Ponte Morandi ha purtroppo cagionato la morte di 43 cittadini italiani, e vista l'evidente inopportunità e incuranza delle affermazioni di Toscani;
   considerato altresì che Toscani non è nuovo ad esternazioni di dubbio gusto, che sovente danneggiano l'immagine della Rai;
   si chiede alla Società Concessionaria di fornire spiegazioni rispetto a quanto accaduto e di intervenire affinché, in futuro, si eviti il coinvolgimento – a qualunque titolo – di Oliviero Toscani nei programmi televisivi e radiofonici del palinsesto Rai. (183/937)

  RISPOSTA. – In relazione all'interrogazione in oggetto occorre precisare quanto segue.
  Nel corso della trasmissione di Rai Radio1 «Un giorno da pecora» di martedì 4 febbraio è intervenuto telefonicamente il fotografo Oliviero Toscani che, a proposito del disastro del ponte Morandi, ha affermato: «Ma a chi interessa se casca un ponte ?» La dichiarazione ha avuto ampia eco sugli organi di stampa.
  È necessario sottolineare che Toscani ha parlato in diretta, per cui non è stato possibile intervenire preventivamente per evitare questa parte del suo intervento.
  La reazione dei conduttori è stata comunque immediata: Lauro e Cucciari hanno prontamente replicato, stigmatizzando l'affermazione di Toscani.
  In particolare, Lauro con tono alterato ha affermato: «Alle persone che sono morte, per esempio, interessa !»
  E la Cucciari ha aggiunto: «Parecchio anche !»
  Occorre inoltre tener presente che, nell'ottica di rendere ancor più chiaro che il programma ha nettamente preso le distanze da Toscani, nella puntata del giorno successivo, 5 febbraio, i conduttori sono ritornati sulla vicenda, criticando nuovamente Pag. 31l'espressione usata dal fotografo e hanno dato voce alla replica di uno dei parenti delle vittime, Giovanni Matta.
  Infine, lo stesso Toscani ha fatto ammenda per quanto affermato e in una intervista a La Repubblica ha detto: «Mi scuso. Di più: ho vergogna anche di scusarmi. Sono distrutto umanamente e profondamente addolorato».

  PICCOLI NARDELLI, VERDUCCI, CANTONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riferito dalla stampa e non smentito dalla Rai il presidente del Cda Marcello Foa avrebbe proceduto alla nomina della collaboratrice esterna Annalisa Bruchi quale nuovo segretario generale del Prix Italia – il festival internazionale di TV e radio organizzato dalla Rai – in sostituzione di una giornalista interna alla Rai, Karina Laterza;
   il presidente della Rai avrebbe annunciato la nuova nomina durante l'Assemblea straordinaria dei membri del Prix italia, davanti a venti delegati arrivati da tutta Europa;
   appare una scelta del tutto incomprensibile visto l'alto numero di giornalisti Rai interni, almeno 1.700 – spesso anche senza incarico – con le competenze e la professionalità necessaria per assumere tale ruolo;
   non è da sottovalutare, inoltre, il rischio di violazione delle regole, contrastando tale scelta con quanto invece stabilito nel Piano Trasparenza e Anticorruzione della Rai che – recependo quanto suggerito dall'Anac – prevede che in caso di attribuzione di incarichi si proceda, in via preliminare, alla ricerca della disponibilità di risorse adeguate a ricoprire la posizione all'interno dell'azienda stessa;
   se vi sia conoscenza dei fatti descritti nella premessa e quali siano le valutazioni in merito al caso sopracitato;
   quale sia la motivazione della mancata applicazione del Piano Anticorruzione che chiaramente punta a una piena valorizzazione delle risorse interne prima di rivolgersi all'esterno, anche per evitare scelte arbitrarie. (184/943)

  ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che
   Secondo quanto riferito dalla stampa e mai smentito dalla Rai, il presidente del Cda Marcello Foa avrebbe proceduto alla nomina quale nuovo segretario generale di Prix Italia, il festival internazionale di tv e radio organizzato dalla Rai, della collaboratrice esterna Annalisa Bruchi, peraltro già conduttrice della trasmissione di Rai2 «Povera patria».
   Prima della giornalista Bruchi, l'incarico di segretario generale del premio era ricoperto da una giornalista interna all'azienda, che può contare su un organico di ben 1.700 giornalisti, molti dei quali senza incarico.
   La policy aziendale (Piano trasparenza e anticorruzione), recependo le raccomandazioni dell'Anac, prevede che in caso di attribuzione di incarichi occorra procedere prioritariamente ad una «ricognizione preliminare della disponibilità di risorse interne adeguate a ricoprire la posizione». La ricognizione «deve avvenire mediante Job posting e deve concludersi con evidenza documentale (...) delle ragioni di indisponibilità di risorse interne» (pg. 84 Piano anticorruzione 2020/2022). Job Posting che, però, non risulta essere stato fatto, come confermano le dichiarazioni di alcuni consiglieri Rai e dell'Usigrai. Con due interventi sulle loro pagine Facebook, pubblicati sabato 1o febbraio quando la notizia della nomina è stata riferita da «Il Fatto quotidiano», i consiglieri di amministrazione Rita Borioni e Riccardo Laganà, infatti, si sono detti all'oscuro della nomina, dichiarando che il Cda non ne è mai stato informato e chiedendo se fosse stata fatta una selezione Pag. 32interna, di cui non erano a conoscenza. Anche il sindacato dei giornalisti Rai Usigrai, con una nota ufficiale del 1o febbraio, si è dichiarato non a conoscenza di eventuali preventive ricognizioni interne. Il Job posting è una procedura che per definizione deve essere comunicata a tutti i dipendenti, affinché siano messi in condizione di partecipare, quindi se addirittura i consiglieri di amministrazione e il sindacato non ne sono a conoscenza è assai improbabile che questa procedura sia stata effettivamente espletata.
   Secondo quanto riferito dal sito «Affaritaliani», la giornalista Bruchi sarebbe in procinto di firmare un contratto da dirigente a tempo indeterminato con l'azienda, diventando quindi una giornalista interna e andandosi ad aggiungere all'ampio organico già a disposizione della Rai.
  Si chiede di sapere
   Se risponda al vero che la giornalista esterna Annalisa Bruchi verrà assunta, addirittura a tempo indeterminato, come segretario generale del «Prix Italia», andando ad ampliare ancora di più il già corposo organico Rai che conta su 1.700 giornalisti interni.
   Per quale motivo per la nomina non sia stata ricercata una professionalità interna, attraverso la procedura di Job Posting, come previsto espressamente dal Piano trasparenza e anticorruzione.
   Se l'amministratore delegato non ravvisi l'evidente spreco di denaro pubblico nell'affidare a un esterno l'incarico finora ricoperto da un interno, senza peraltro che prima si sia verificato se in azienda ci siano professionalità adeguate a ricoprire il ruolo di segretario generale del Prix Italia. Spreco ancora più palese, se la giornalista esterna verrà addirittura assunta a tempo indeterminato.
   Se l'amministratore delegato, alla luce dei rilievi in premessa, oggetto anche di un esposto del sottoscritto alla Corte dei Conti e all'Anac, e alla luce delle proteste di due consiglieri di amministrazione e dell'Usigrai, non reputi doveroso rivalutare l'iter che porterebbe alla nomina e alla promozione della giornalista esterna Bruchi, per scongiurare eventuali danni erariali e violazioni del Piano anticorruzione.
(192/991)

  RISPOSTA. – In relazione alle interrogazioni in oggetto, occorre innanzitutto precisare che il Prix Italia è una manifestazione annuale, giunta alla sua 71a edizione, caratterizzata da uno scambio di esperienze internazionali e finalizzata alla presentazione di produzioni, anche sperimentali, nei vari campi dell'audiovisivo e dei media, con lo scopo di valorizzare le produzioni RAI ed italiane in generale.
  La struttura, posta alle dirette dipendenze della Presidenza RAI nel quadro delle deleghe per l'area internazionale, è impegnata nel corso dell'intero anno per la migliore organizzazione dell'evento finale, che si svolge secondo un «tema guida» e in una località italiana, entrambi annualmente diversificati.
  Tutto ciò premesso, si sottolinea che la nomina del nuovo Segretario Generale del Prix Italia è avvenuta in linea con l'ordinario avvicendamento (mediamente due/tre anni) del Responsabile di tale struttura, avendo la Dirigente in carica completato un triennio nel ruolo.
  In aggiunta, la procedura di nomina è avvenuta in piena conformità sia dell'articolo 37 dello Statuto Sociale, puntualmente rispondente alla legge 220/2015 di riforma RAI, che della previsione del vigente Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTPC – RAI), trattandosi di ruolo di prima dipendenza gerarchica del Vertice della Società.
  Va poi considerato che la designazione della nuova Responsabile – per la stipula di un contratto di dirigenza a termine, in conformità alla richiamata normativa – è avvenuta all'esito di una valutazione selettiva interna, che ha portato a scegliere una giornalista professionista, impegnata da oltre vent'anni in trasmissioni RAI ed in possesso della richiesta esperienza professionale internazionale, idonea ad interlocuzioni editoriali e culturali di alto livello, affiancata da un'ottima conoscenza della Pag. 33lingua inglese ed integrata da una necessaria capacità organizzativa, orientata a nuovi sfidanti obiettivi per il Prix Italia.
  Infine, occorre tener presente che, per l'attribuzione del ruolo (decorrenza 1o febbraio 2020) si è attesa l'Assemblea Annuale del Prix Italia, tenutasi il 31 gennaio 2020, offrendo in tal modo al Segretario uscente la possibilità di un ampio saluto di commiato, come dalla medesima richiesto. La nomina è stata quindi ufficializzata, secondo procedura di comunicazione interna, con apposita disposizione organizzativa dell'Amministratore Delegato.

  FLATI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che
   lo scorso 4 febbraio è iniziato il Festival di Sanremo da sempre considerato uno degli eventi, se non l'evento televisivo, più famoso e seguito in Italia e non solo;
   il Festival andrà in onda fino al giorno 8 febbraio compreso;
   da quanto si apprende da fonti giornalistiche, nella serata del 5 febbraio, era in programma la messa in onda del videomessaggio di Roger Waters, una delle più importanti rock star del mondo, come preludio del monologo contro la violenza sulle donne tenuto da Rula Jebreal;
   a differenza di quanto preannunciato e confermato anche nella conferenza stampa del 4 febbraio u.s. da parte di Amadeus, però, il contributo video non è stato trasmesso nella data programmata;
   secondo quanto emerge dagli organi di stampa, in tale video si sottolinea che i diritti delle donne sono diritti umani e che la battaglia contro gli abusi va sostenuta in ogni modo; inoltre, è stato riportato che Roger Waters, citando una delle sue canzoni più recenti «Waiting for her», rivelasse di aver tratto ispirazione da una poesia dell'intellettuale palestinese Mahmoud Darwish dalla quale riferisce di aver imparato che non basta amare le donne ma bisogna anche saperle ascoltare;
   la RAI ha imputato l'avvenuta cancellazione della riproduzione del video ad una variazione della scaletta, senza precisarne ulteriormente le ragioni;
   al riguardo, alcune testate giornalistiche hanno sostenuto che il motivo dell'omessa riproduzione del video sia dovuto al fatto che l'artista sarebbe da sempre esposto politicamente e, in particolare, che tale scelta sarebbe legata al riferimento alla cultura palestinese;
   la RAI, quale servizio pubblico, ha il compito di diffondere qualsiasi iniziativa che abbia il fine di tutelare le donne; a maggior ragione considerato che il messaggio in questione avrebbe avuto un notevole impatto, sia perché proviene da un noto artista di fama mondiale che per l'enorme risonanza mediatica del festival;
   Tutto ciò premesso e considerato,
  si chiede:
   i motivi per i quali, in una kermesse musicale quale è il Festival di Sanremo, non sia stato più trasmesso il video di Roger Waters, indiscutibilmente uno dei più grandi musicisti viventi, precisando se sia riconducibile o meno a motivazioni politiche;
   se e quali misure l'Azienda intenda adottare affinché il contributo video possa, comunque, essere inserito nel programma di una delle restanti puntate del Festival ovvero trasmesso in altra trasmissione Rai;
   quali misure e interventi l'Azienda intenda promuovere, anche nel futuro, affinché le testimonianze provenienti dalle parole di un artista di fama mondiale su argomenti così sentiti e delicati, come quello riguardante la violenza sulle donne, possano trovare sempre più spazio all'interno della programmazione di eventi così importanti come il Festival di Sanremo e altri programmi analoghi trasmessi dalla Rai. (185/945)

Pag. 34

  RISPOSTA. – In relazione all'interrogazione in oggetto occorre innanzi tutto fare una premessa di carattere generale.
   La Rai, in quanto servizio pubblico, ha intrapreso da molto tempo un importante lavoro editoriale riguardo al tema della violenza sulle donne e più in generale sull'immagine femminile nei programmi televisivi. Ciò emerge da una diffusa consapevolezza che sta animando la comunicazione a tutti i livelli anche con spazi di approfondimento e programmi dedicati, oltre che da rilevazioni qualitative che testimoniano come questa presa di coscienza abbia modificato sostanzialmente il modo di trattare le tematiche in oggetto da parte dei canali Rai.
  Ciò premesso, riguardo al video di Roger Waters non andato in onda come era stato annunciato, si evidenzia che tale contributo è scaturito da una personale iniziativa della giornalista Rula Jebreal alla luce dell'amicizia con il grande musicista americano. Tanto è che il video le è stato inviato via
Whatsapp sul suo cellulare e successivamente condiviso per un eventuale utilizzo legato al monologo della giornalista.
  Sono poi intervenute alcune considerazioni sulla scaletta della prima puntata, che hanno evidenziato due aspetti concomitanti: da una parte la necessità di contenere i tempi, dall'altra una valutazione tecnico-editoriale sulle caratteristiche della testimonianza di Roger Waters. Si è infatti valutato che il saluto di Waters al Festival avrebbe introdotto un registro formale ed espressivo non in sintonia con la dimensione fortemente emotiva dell'intervento della Jebreal, sia che fosse stato collocato in apertura o in chiusura del pezzo.
  Quindi l'urgenza di ridurre i tempi e la valutazione sull'impatto di quel contributo hanno fatto prevalere la decisione di non mandarlo in onda. Ovviamente non sarebbe stato «grammaticalmente» corretto mandarlo in altra serata del Festival, essendo il frutto di un gesto d'amicizia di Waters nei confronti della Jebreal.
  Infine, quanto a presunte motivazioni politiche contenute nel messaggio di Waters, occorre precisare che il testo era esclusivamente orientato ad un apprezzamento per la scelta di dare spazio al tema della violenza sulle donne all'interno del Festival, tema sul quale si è consolidata una reciproca stima tra Waters e la Jebreal. Ed è esclusivamente in tale rapporto di stima che va inquadrata la citazione del poeta palestinese, che la giornalista ha fatto conoscere a Roger Waters.

  CAPITANIO, TONELLI, PERGREFFI, BERGESIO, COIN, IEZZI, FUSCO, TIRAMANI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
   Durante la 70a edizione del Festival di Sanremo è stato ospitato il cantante Junior Cally, già noto per aver cantato, in precedenza, testi dal contenuto violento, sessista e contro lo Stato e i suoi servitori, quali le Forze di Polizia, mostrando disprezzo totale verso ciò che rappresentano, con frasi del tipo: «fanculo lo Stato, fanculo l'Italia, fanculo ogni membro della Polizia»;
   con riguardo ai testi, gli interroganti hanno già chiesto conto alla Società concessionaria, nei giorni scorsi, dei contenuti sessisti nei confronti delle donne delle canzoni del suddetto cantante, nonché delle affermazioni altrettanto sessiste del direttore artistico e musicale della 70a edizione e non comprendono come la direzione della RAI, a quanto sembra dalla risposta fatta pervenire con riguardo alla precedente interrogazione, non effettui una supervisione sulle scelte finali del direttore artistico e musicale del Festival;
   Junior Cally ha cantato nel corso della prima serata del Festival, presentando la sua canzone «No grazie» martedì 4 febbraio u.s., nel corso della quale si è registrato uno share del 52,2 per cento con oltre 10 milioni di spettatori e, francamente, stupisce che la televisione di Stato si faccia promotrice di un programma con contenuti di diseducazione e disaffezione rispetto ai valori e alle istituzioni fondanti della cultura degli Italiani; Pag. 35
  alla Società concessionaria si chiede di sapere:
   Se ritenga di dover prendere le distanze dalle scelte del direttore artistico e musicale nonché presentatore della 70a edizione del Festival di Sanremo, Amadeus, con riguardo in particolar modo ai contenuti dei testi delle canzoni in gara e se, alla luce delle problematiche che stanno sorgendo, ritenga di limitare le regole di ingaggio dei direttori artistici e musicali del Festival di Sanremo rispetto alla loro autonomia nelle scelte artistiche ed editoriali che producono poi tali risultati. (186/946)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto occorre fare alcune considerazioni sulle performance registrate dall'edizione 2020 del Festival.
  Il 70o Festival di Sanremo, trasmesso su Rai Uno per cinque serate dal 4 all'8 febbraio, ha registrato uno straordinario successo di pubblico su tutte le piattaforme. In particolare, per quanto riguarda il mezzo televisivo, la
kermesse canora ha raccolto complessivamente una media di share del 54.94 per cento, dato che è stato definito il «record del millennio»: si deve infatti tornare al 1999 per trovare un dato di ascolto superiore. La serata finale, ad esempio, ha raggiunto 11 milioni 477 mila telespettatori con uno share del 60,6 per cento. Record assoluto inoltre per quanto riguarda il pubblico dei giovanissimi, con oltre il 61 per cento di share sul target 15-24 anni e ottimi riscontri anche sul target dei laureati.
  Un apprezzamento da parte del pubblico che ha premiato uno sforzo produttivo eccezionale. Cinque prime serate, 22 ore e 3 minuti di diretta, 5 reti del servizio pubblico coinvolte, 15 produzioni tv, 15 produzioni radio. Un impegno senza precedenti che ha coinvolto in varia misura, oltre a Rai 1, Rai 2 e Rai 3, la nuova RaiPlay, Rai Radio 2, RaiNews24 e l'informazione delle tre reti principali.
  Tutto ciò premesso, giova sottolineare lo spirito di questo Festival che da
kermesse canora si è trasformato anche in un grande «family show», nel racconto della quotidianità delle piccole cose e dei grandi temi propri del Servizio Pubblico: l'inclusione, la coesione sociale, la denuncia della violenza contro le donne, la lotta ad ogni forma di discriminazione, la solidarietà nel senso più ampio del termine. E che ha trovato in Amadeus, conduttore e direttore artistico, una figura capace di tessere, sera dopo sera, con garbo e spontaneità, uno spettacolo all'insegna dell'autenticità e di valori positivi come quello dell'amicizia.
  In tale contesto, anche alla luce del vastissimo apprezzamento e del successo di pubblico, consapevole della grande responsabilità che esso comporta, Rai si impegna fin da ora, pur nel rispetto dei ruoli e del Regolamento, ad un supplemento di attenzione per quanto riguarda le tematiche e i testi delle canzoni che verranno presentati nella prossima edizione del Festival di Sanremo. Nei prossimi mesi inoltre, Rai farà il punto anche sulle regole di ingaggio della figura del direttore artistico.

  PAXIA, SPADONI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:
   Nel corso del processo sulle stragi della ’ndrangheta, il boss mafioso Giuseppe Graviano, che risulta essere imputato nello stesso, ha raccontato che durante la sua latitanza in almeno tre occasioni incontrò l'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi;
   durante l'udienza sono emersi diversi elementi che non possono essere ignorati. Graviano, infatti, oltre ad aver confermato alcune delle intercettazioni captate in carcere mentre parlava con il boss Umberto Adinolfi, ha descritto gli affari che avrebbero interessato i rapporti tra la sua famiglia e l'ex Presidente del Consiglio allora imprenditore;
   fatta salva l'importanza di tali notizie, giova sottolineare il poco risalto che ne è stato dato dai telegiornali della Rai. Nello specifico, per il Tg1 la notizia non è comparsa nei titoli e il servizio è arrivato Pag. 36dopo ventitré minuti. Il Tg2, invece, ha oscurato l'accaduto, mentre il Tg3 ha inserito la notizia come penultimo titolo, mandando il servizio dopo quasi mezz'ora;
  si chiede di sapere:
   se risulta opportuno limitare in tal modo la conoscibilità di notizie importanti quali quelle sopraesposte;
   quali iniziative i vertici Rai intendano assumere per garantire la giusta visibilità a notizie rilevanti per il nostro Paese.
(187/953)

  RISPOSTA. – In relazione all'interrogazione in oggetto occorre precisare quanto segue.
  In linea generale l'offerta informativa del servizio pubblico radiotelevisivo è improntata, come deve essere, a principi di imparzialità, completezza e correttezza, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati.
  Pertanto, anche per quanto riguarda i contenuti dell'interrogazione in oggetto, i Direttori responsabili delle Testate hanno confezionato la notizia nell'ambito della loro autonomia e libertà editoriale, così come in ogni altra situazione analoga e in piena coerenza con le previsioni normative dell'ordinamento della professione giornalistica, riconducibili all'articolo 21 della Costituzione.
  Andando poi nello specifico di ogni singola testata, la direttrice del Tg3 Giuseppina Paterniti ha spiegato: «il Tg3... alle 19 colloca le notizie più importanti di cronaca nell'ultima parte del tg. È il momento di massimo ascolto tenendo conto del fatto che molti telespettatori rientrano a casa intorno a quell'ora e, inoltre, aspettano le notizie regionali che seguono il Tg3. Nessuna volontà perciò di nascondere la notizia, al punto che abbiamo fatto anche un titolo.»
  La direzione del Tg2 invece ha puntualizzato che la vicenda Graviano-Berlusconi a Reggio Calabria è stata ampiamente raccontata in un servizio trasmesso alle 18.15 del 7 febbraio, contenente anche ampi stralci della deposizione dello stesso Graviano.
  Infine, per quanto concerne la posizione del Tg1, si fa presente che è stata l'unica testata televisiva a seguire con inviato la deposizione Graviano in aula a Reggio Calabria in ben 3 occasioni.
  Il 17 gennaio primo giorno di deposizione, Graviano decide di non parlare e allora il Tg1 realizza un servizio per l'edizione delle 13:30 del giorno successivo sull'anniversario dell'uccisione dei due carabinieri, motivo per cui si celebra il processo e per cui il boss è imputato.
  Il 23 gennaio Graviano comincia a parlare in aula e la deposizione viene interrotta. L'edizione delle 20:00 propone un servizio
ad hoc.
  Il 7 febbraio Graviano conclude l'esame davanti al pm e la notizia viene coperta con un servizio dell'inviato a Reggio Calabria in tre edizioni: servizio alle 13:30, vax alle 16:30 e servizio alle 20:00.
  Quanto alla decisione di fare o meno un titolo sul tema, ferma restando l'autonomia dei Direttori richiamata in precedenza, si precisa che al Tg1 è prevalso il principio di cautela perché, come del resto evidenziato anche da altri
media (La Stampa e Huffington Post), vi sono diverse letture che possono essere date alla decisione del boss di rilasciare quel genere di dichiarazioni.
  Il programma «#cartabianca», trasmesso ogni martedì in prima serata su Rai 3, mostra – pressoché in ogni puntata – dei sondaggi circa le intenzioni di voti degli elettori italiani.

  IEZZI, BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, PERGREFFI, TIRAMANI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
   Il programma «#cartabianca», trasmesso ogni martedì in prima serata su Rai 3, mostra – pressoché in ogni puntata – dei sondaggi circa le intenzioni di voti degli elettori italiani.
  Si chiede di conoscere:
   a quale istituto sono affidate le rilevazioni predette e sulla base di quali criteri è stato scelto l'affidatario;Pag. 37
   gli estremi giuridici ed economici del rapporto intercorrente tra la produzione del programma e l'istituto che realizza i sondaggi, compresi i dettagli sui costi delle rilevazioni compiute;
   se la produzione del programma effettua delle verifiche ex post circa l'attendibilità dei dati proposti all'esito delle rilevazioni campionarie. (188/963)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto occorre fare alcune precisazioni.
  Nel corso del programma #cartabianca, trasmesso ogni martedì in prima serata su Rai 3, vengono spesso presentati i risultati dei sondaggi realizzati dall'istituto IXÈ relativi alle intenzioni di voto degli elettori italiani.
  A tal proposito si sottolinea che l'affidamento dell'incarico al predetto istituto è legato ad alcune considerazioni.
  Prima tra tutte, la necessità di ruotare gli operatori economici che curano i sondaggi di opinione su temi politici. In precedenza, infatti i sondaggi sono stati affidati ad altro fornitore.
  Occorre poi tener presente il ristretto numero di società di ricerca che possiedono le caratteristiche tecniche e di analisi adeguate alle esigenze editoriali del programma. Infine, nel rispetto delle scelte editoriali del programma, è previsto che i risultati dei sondaggi di opinione vengano esposti analiticamente da un esperto dell'istituto. L'esposizione dei risultati da parte di una figura che sia autorevole, riconoscibile e di presenza in video è infatti un elemento di fondamentale importanza editoriale che diviene nel tempo caratterizzante.
  Quanto agli estremi giuridici ed economici del rapporto intercorrente tra la produzione del programma e l'istituto che realizza i sondaggi, si tratta di contratto (ordine di tipo chiuso n. 1193102393 e successiva variante, codice CIG Y9429A9560) avente ad oggetto i servizi di realizzazione di circa 40 sondaggi di opinione, argomentati e commentati in video dal signor Roberto Weber.
  Il contratto ha la seguente durata: dal 3 settembre 2019 al 16 giugno 2020, per un valore complessivo inferiore ai 40.000 euro derivante da un costo unitario per sondaggio inferiore ai 1.000 euro.
  Infine, in merito all'attività di verifica
ex post sull'attendibilità dei dati forniti dall'istituto, occorre tener presente che per svolgere questi controlli sono necessarie figure professionali con skills particolari, di cui la produzione al momento non dispone.

  FLATI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso
   in data 4 febbraio 2020 è stato trasmesso dal Tg2 un servizio a firma di Lino Lombardi sulla situazione dei parcheggi di Via Cornelia, di Via Arnaldo da Brescia, di Cinecittà, di Annibaliano e di Conca d'Oro a Roma;
   nel servizio è stata rappresentata una situazione di stallo che, in alcuni casi dura da oltre 20 anni, senza però fornire adeguate informazioni in merito alla programmazione predisposta dall'attuale Amministrazione;
   infatti non vi è stato alcun riferimento al Piano Urbano dei Parcheggi, in attesa di approvazione, che l'Amministrazione capitolina sta portando avanti in linea con le esigenze di mobilità dei cittadini, anche tramite il confronto avviato da tempo con le associazioni attive nel settore;
   in particolare, risultano essere state omesse le seguenti rilevanti informazioni, ovverosia che:
    1.) Roma Capitale sta lavorando al recupero del parcheggio di via Cornelia (inaugurato nel 2001 e chiuso nel 2006 per i deficit strutturali riscontrati) mediante la realizzazione di un nuovo sistema di automazione, ed entro il mese di giugno, sarà pubblicato il bando di gara dal Dipartimento Mobilità e Trasporti; Pag. 38
    2.) la Giunta di Roma Capitale ha sbloccato la situazione del parcheggio di Via Arnaldo da Brescia, ferma da oltre 10 anni, in quanto a novembre 2019 ha dato il via libera alla variante di progetto ed entro il primo semestre di quest'anno potranno partire i lavori;
    3.) dopo l'inaugurazione della Metro B1 nel 2015 mancavano i fondi per il completamento del parcheggio di scambio Conca d'Oro e piazza Annibaliano ed è stata proprio l'attuale Amministrazione Capitolina a reperire i fondi Europei (Por-Fesr). Pertanto, approvati i progetti definitivi, entro marzo Roma Capitale pubblicherà il bando di gara con la modalità dell'appalto integrato ed entro il 2022 saranno completati i lavori ed i collaudi dell'opera;
    4.) per quanto riguarda il Parcheggio di Cinecittà entro fine febbraio saranno approvati i progetti definitivi per il suo ampliamento e seguirà la delibera della Giunta e l'affidamento alla stazione appaltante;
   la rappresentazione di una situazione di degrado, senza illustrare i progetti che l'Amministrazione ha avviato per la riqualificazione delle zone e per garantire ai residenti nuovi spazi di sosta interrati liberando la superficie per il trasporto pubblico e il passaggio pedonale, rischia di trasmettere un messaggio fuorviante agli spettatori e di generare un sentimento di indignazione;
   in data 5 febbraio, l'ufficio stampa di Roma Capitale ha inviato alla redazione del Tg2 una richiesta di rettifica (ex articolo 8 della legge n. 47 del 1948 e articolo 2 n. 69 del 1963), a cui tuttavia non è seguito alcun riscontro;
   a fronte di ciò, in data 10 febbraio, l'ufficio stampa di Roma Capitale ha inviato nuovamente la succitata richiesta di rettifica, provando più volte anche a contattare telefonicamente la redazione senza riuscirci.
   Tutto ciò premesso e considerato,
  si chiede
   per quale motivo non sia stato ancora rettificato il servizio in questione con le informazioni contenute nella richiesta inviata lo scorso 5 febbraio;
   per quale motivo non si sia ancora consentito all'Assessore alla Città in Movimento di Roma Capitale, Pietro Calabrese, il diritto di replica attraverso la sua partecipazione televisiva presso lo stesso contenitore informativo, al fine di fornire chiarimenti in merito al contenuto del servizio del giornalista Lino Lombardi;
   se e quali provvedimenti si intende adottare per evitare che venga fornita un'informazione incompleta e parziale all'interno dei servizi mandati in onda;
   se non si ritenga di dover mettere in atto ogni azione necessaria al fine di garantire il diritto dei cittadini a ricevere un servizio di informazione esauriente.
(189/965)

  RISPOSTA. – In relazione all'interrogazione in oggetto, occorre in generale richiamare l'attenzione sulla natura del giornalismo d'inchiesta, che rappresenta uno dei punti qualificanti del giornalismo tout court e tanto più di quello del servizio pubblico.
  In questa prospettiva, a seguito di numerose segnalazioni dei cittadini, la testata giornalistica del Tg2 ha ritenuto doveroso occuparsi di una serie di parcheggi della città di Roma, realizzati con notevole esborso di risorse economiche della collettività e mai entrati in funzione per vicende burocratiche.
  È necessario tener presente che il servizio a cui si riferisce l'interrogazione in oggetto ha chiaramente sottolineato che si tratta di una situazione ventennale, che ricade sulla responsabilità non solo dell'ultima amministrazione cittadina ma anche delle precedenti.
  Ciononostante, il Comune di Roma ha ritenuto necessario un ulteriore chiarimento sulla vicenda e, come è nei suoi diritti, in data 6 febbraio 2020 ha inviato alla redazione del Tg2 – attraverso il proprio Pag. 39ufficio stampa – una nota contenente la richiesta di dare conto dei progetti in corso per la soluzione del problema.
  Nel dettaglio è stato specificamente richiesto uno spazio televisivo dedicato per l'assessore alla Città in Movimento di Roma Capitale, Pietro Calabrese.
  Come da prassi, l'autore dell'inchiesta, Lino Lombardi, si è immediatamente attivato per chiedere un'intervista all'assessore, contattando più volte la sua segretaria Giorgia Lamaro.
  A tutt'oggi la redazione del Tg2, nell'ottica di fornire ai cittadini una informazione completa e trasparente sulla vicenda, resta in attesa di un riscontro dall'assessore Pietro Calabrese.

  TIRAMANI, BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:
   nel febbraio scorso, con apposito quesito (n. 50/319), si chiedevano alla Società Concessionaria informazioni circa la posizione della dott.ssa Iman Sabbah, nominata (nel corso della riunione del Consiglio di amministrazione della Rai del 25 gennaio 2019) vicedirettore di Rai Parlamento, nonostante fosse sprovvista di abilitazione all'esercizio della professione giornalistica perché iscritta all'elenco speciale dei giornalisti stranieri e non – come prescritto dalla legge – all'ordine nazionale dei giornalisti (né come giornalista professionista né come pubblicista);
   la Società concessionaria, rispondendo al quesito (n. 50/319) di cui sopra, ha reso edotta la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi della richiesta al Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti di poter ricevere indicazioni sulla «sussistenza di eventuali elementi impeditivi circa la possibilità di poter nominare la giornalista Sabbah Vice Direttore (non responsabile) di una testata giornalistica radiotelevisiva»;
   dando seguito all'istanza formulata dalla Società concessionaria, il Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti ha a sua volta posto un quesito alla competente Direzione generale della giustizia civile del Ministero della giustizia, specificamente l'Ufficio II – ordini professionali e pubblici registri, al fine di chiarire se la condizione di Sabbah potesse essere pienamente assimilata a quella di un giornalista iscritto «normalmente» all'albo professionale; la citata Direzione generale del Ministero della giustizia ha negato che l'iscrizione all'elenco speciale dei giornalisti stranieri possa essere assimilata all'ordinaria iscrizione all'ordine nazionale dei giornalisti, in quanto gli iscritti nell'elenco speciale dei giornalisti stranieri che intendano anche esercitare la professione di giornalista in Italia devono chiedere il riconoscimento della qualifica professionale nel nostro Paese oppure seguire il normale iter, con relativi esami, per iscriversi all'albo; donde la conseguenza che la carica di Vicedirettore di Rai Parlamento richiede una «piena» appartenenza all'albo dei giornalisti;
   con apposito quesito (n. 102/616) gli interroganti chiedevano altresì alla Società Concessionaria di sapere come intendesse procedere rispetto alla nomina della dott.ssa Imam Sabbah a Vicedirettore di Rai Parlamento, vista la risposta negativa fornita alla medesima Società Concessionaria dalla competente Direzione generale della giustizia civile del Ministero della giustizia;
   la Società concessionaria, rispondendo al quesito (n. 102/616) di cui sopra, ha asserito di voler cautelativamente «soprassedere per il momento al mutamento di incarico della Sabbah»;
  considerato che:
   stando a quanto si apprende da fonti di stampa, Iman Sabbah ha presentato domanda al Ministero della giustizia, ufficio Ordini Professionali e Pubblici Registri, di equiparazione della sua iscrizione all'elenco speciale dei giornalisti Pag. 40stranieri (risalente al 2002) con l'iscrizione all'Ordine dei giornalisti professionisti italiani;
   ai fini della citata equiparazione, lo scorso 7 febbraio 2020, Iman Sabbah ha sostenuto l'esame di ammissione all'ordine dei giornalisti professionisti italiani, presieduto da un'apposita commissione nominata dal Ministero e partecipata anche dall'Ordine dei giornalisti, la quale commissione ha deciso di procedere esclusivamente ad un esame orale, avendo riconosciuto al candidato «un'ampia esperienza», a fronte del praticantato e delle successive prove scritte e orali previsti dal canonico esame di ammissione;
   alla luce di quanto esposto fin qui si chiede (nuovamente) alla Società concessionaria di sapere come intenderà procedere rispetto all'ipotesi di nomina di Iman Sabbah a Vicedirettore di Rai Parlamento, visto il mutato status giuridico della predetta, e soprattutto se non ritenga opportuno non procedere ad una nomina nel senso predetto, al fine di evitare indebite disparità di trattamento con altri giornalisti professionisti in organico alla Rai.
(190/966)

  RISPOSTA. – Nel rimandare ai riscontri forniti ad interrogazioni di analogo contenuto per una più puntuale valutazione della tematica oggetto dell'interrogazione, si riportano i seguenti elementi.
  In primo luogo, appare opportuno richiamare alcuni passaggi fondamentali del percorso professionale di Iman Sabbah, e della proposta di nomina a vicedirettore di Rai Parlamento.
  La giornalista in questione lavora per la Rai ormai da quasi venti anni: nel 2003 ha avuto il suo primo contratto di lavoro a tempo determinato, nel quadro del progetto del canale Rai Med; nel 2004 e 2005 ha ottenuto i rinnovi contrattuali a tempo determinato e ha anche prodotto la certificazione rilasciata dalla Commissione Nazionale Paritetica FIEG-FNSI attestante l'iscrizione «nell'Elenco Nazionale dei Giornalisti Professionisti» e lo stato di disoccupazione; nel 2006 è stata poi impegnata con contratto a termine di durata biennale propedeutico, secondo gli accordi contrattuali applicati in Azienda, all'assunzione a tempo indeterminato.
  Tale assunzione è avvenuta nel 2008 presso
Rai News 24 dove ha rivestito diversi ruoli, tra cui quello di giornalista parlamentare e di conduttrice.
  Nel luglio 2017 è stata nominata Corrispondente della Rai dalla Francia, con sede di lavoro a Parigi.
  Nel gennaio 2019 era stata proposta per la nomina a vicedirettore di Rai Parlamento, nomina «congelata» per le note vicende.
  Tutto ciò premesso, occorre sottolineare che la Direzione generale del Ministero della giustizia, interpellata dalla Rai, ha chiarito che gli iscritti nell'elenco speciale dei giornalisti stranieri, che intendano anche esercitare la professione di giornalista in Italia, devono chiedere il riconoscimento della qualifica professionale nel nostro Paese oppure seguire il normale
iter, con relativi esami, per iscriversi all'albo.
  E a tal proposito, Sabbah – che nel frattempo ha acquisito la cittadinanza italiana – ha presentato domanda al Ministero della giustizia, ufficio Ordini Professionali e Pubblici Registri, di equiparazione della sua iscrizione all'elenco speciale dei giornalisti stranieri con l'iscrizione all'Ordine dei giornalisti professionisti italiani.
  In seguito a tale richiesta, lo scorso 7 febbraio 2020, Iman Sabbah ha sostenuto con successo l'esame di ammissione all'ordine dei giornalisti professionisti italiani, presieduto da un'apposita commissione nominata dal Ministero e partecipata anche dall'Ordine dei giornalisti. La stessa commissione, riconoscendo alla giornalista un'ampia esperienza ormai quasi ventennale, ha deciso di procedere esclusivamente ad un esame orale, ritenendo superflue le altre prove previste dall'esame di ammissione.
  Visto il recente mutamento delle formali condizioni professionali di Iman Sabbah, l'Azienda valuterà con i diretti interessati la gestione della vicenda.

Pag. 41

  DE PETRIS, AIROLA. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
   In occasione del voto alla Camera sulla ennesima proroga della sperimentazione animale per le sostanze di abuso (alcol, tabacco e droghe) e gli xenotrapianti che ormai avrebbe dovuto essere, per legge, vietata dal 1o gennaio 2017, su radio Rai 1, nel corso della puntata del 12 gennaio u.s. del programma Zapping, il conduttore Giancarlo Loquenzi ha posto una serie di domande a Giuliano Grignaschi, ricercatore nel dipartimento di Neuroscienze dell'Istituto Mario Negri, in merito alla moratoria sulla sperimentazione animale. Non era presente nessun ricercatore che rappresentasse quella parte del mondo scientifico che ha scelto di utilizzare i metodi alternativi, più efficaci e validi grazie alle nuove tecnologie.
   La mancanza di un dibattito, di un contraddittorio ha condotto inevitabilmente a conclusioni parziali, false, infondate e ingannevoli: «la fuga dei ricercatori, quindi, sarà inevitabile perché in Italia c’è un movimento trasversale – falsamente animalista – che porta avanti una posizione falsamente scientifica .... l'Italia si vanta dei suoi ricercatori sul coronavirus ma in realtà ostacola la ricerca.... la gente viene portata a credere che si torturano gli animali ma si tratta di fake news, immagini vecchie di decine di anni e in realtà non vi è sofferenza perché vengono usati analgesici e anestesia, quello che provano gli animali da laboratorio è la stessa sofferenza dei pazienti nei nostri ospedali»... e così via
   Nulla è stato detto sulle molte associazioni di scienziati, ricercatori e medici contrarie alla vivisezione che denunciano e comprovano come siano inutili e fuorvianti gli innumerevoli e ripetitivi studi effettuati su animali per testare i danni da sostanze di abuso e l'utilità e la validità della ricerca senza animali, che sta prendendo sempre più piede con investimenti anche molto consistenti, soprattutto in Germania e negli Usa.
   Questa puntata di Zapping non ha reso un buon servizio alla corretta e libera informazione senza omissioni o censure, fatto ancora più grave visto che l'argomento riguarda la salute pubblica.
   Si chiede al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI di fornire spiegazioni rispetto al fatto di cui in premessa e di intervenire tassativamente affinché nei programmi televisivi e radiofonici del palinsesto vi sia sempre garantito il diritto al contraddittorio.
(191/971)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto occorre fare alcune puntualizzazioni.
  Nella puntata di
Zapping dello scorso 12 febbraio è stato trattato il tema delle difficoltà e della scarsità di risorse legate alla ricerca medico-scientifica in Italia.
  In particolare, è stata approfondita la questione della sperimentazione animale e la richiesta di parte del mondo scientifico di non precludere ai centri di ricerca italiani la possibilità di ricorrere a queste pratiche, pena l'esclusione da fondi e bandi europei.
  Nella trattazione del tema si è preso spunto da una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte da quattro direttori scientifici di altrettante strutture di ricerca: l'Istituto nazionale dei tumori, l'Istituto FIRC di oncologia molecolare, l'ospedale San Raffaele di Milano e l'Istituto Mario Negri di Milano. Nella lettera si chiedeva una moratoria di tre anni al divieto di alcune specifiche e regolate sperimentazioni, previsto da una legge del 2017 e già prorogato di un solo anno per non tagliar fuori i ricercatori italiani dai più avanzati programmi scientifici.
  Tutto ciò premesso, la redazione del programma ha ritenuto adeguata la scelta del dott. Giuliano Grignaschi come ospite per parlare del tema. Giova sottolineare che si tratta di un ricercatore nominato dal 2005 responsabile dell'Animal Care Unit dell'IRCCS-Istituto Mario Negri con il compito di assicurare il rispetto delle normative (italiane ed europee) vigenti in merito alla protezione degli animali utilizzati nella ricerca biomedica. Giuliano Grignaschi coordina anche numerosi corsi di formazione Pag. 42in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano ed è vicepresidente della Basel Declaration Society, Segretario Generale di Research4Life e membro del consiglio direttivo di EARA (European Animal Research Association).
  In definitiva, l'ospite è stato ritenuto particolarmente titolato ad intervenire, in virtù della sua esperienza professionale, a cui si aggiungono grande competenza ed equilibrio.
  Occorre infine tener presente che, in un'ottica di equilibrio tra posizioni diverse, si è dato spazio al punto di vista della responsabile della LAV per la «ricerca senza animali» – Michela Kuan – che è stata ospitata nella puntata di
Zapping del 14 febbraio.

  CASINI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato RAI.
  Premesso che
   secondo il report fornito dalla Commissione di Vigilanza Rai, nelle principali edizioni del Tg1, sia per quanto riguarda il tempo totale, sia relativamente al tempo gestito direttamente, nel periodo tra il 1o settembre 2019 e il 31 gennaio 2020 il Gruppo Per le Autonomie, presieduto dalla Senatrice Julia Unterberger, risulta ampiamente sottorappresentato con una percentuale complessiva pari a 0,07 per cento.
  Considerato che
   tra tutti i Gruppi parlamentari, il Gruppo Per le Autonomie risulta quello che ottiene la minor copertura giornalistica, persino inferiore a quella ottenuta dalle singole e diverse componenti del Gruppo Misto, e che addirittura il Gruppo Per le Autonomie si attesta su livelli sostanzialmente equivalenti a quelli di forze politiche non rappresentate in Parlamento come CasaPound o Forza Nuova, solo per citarne alcune.
  Considerato inoltre che
   riteniamo che questi dati siano fortemente lesivi degli obblighi di pluralismo d'informazione del servizio pubblico.
  Si chiede di sapere
   Se l'Azienda intenda porre rimedio a questa situazione e quali provvedimenti si propone di adottare. (193/997)

  RISPOSTA. – In relazione all'interrogazione in oggetto, si ritiene opportuno fare alcune considerazioni di carattere generale.
  In primo luogo, la RAI in quanto servizio pubblico è sempre impegnata a garantire – e continuerà a garantire per il futuro – l'informazione in ordine alle iniziative di tutte le forze politiche, nessuna esclusa.
  Giova tener presente che tale garanzia si inquadra comunque sempre nella libera valutazione di pubblico interesse di tali iniziative, basata sulla sensibilità editoriale di ogni singola redazione e testata giornalistica, in ossequio ai principi di libertà di critica e di cronaca garantiti dall'articolo 21 della Costituzione.
  Tutto ciò premesso, si ritiene utile mettere in evidenza che, nella lettura dei dati sul pluralismo politico, non si può prescindere dalla specificità del gruppo «Per le autonomie», che esiste solo al Senato della Repubblica a partire dal 2001 (XIV legislatura), al fine di rappresentare gli esponenti dei partiti delle minoranze linguistiche o regionalisti (come ad esempio SVP e PATT dal Trentino-Alto Adige e Union Valdôtaine e Renouveau Valdôtain dalla Valle d'Aosta). Di volta in volta, hanno fatto parte del gruppo anche alcuni senatori a vita ed esponenti di altri partiti minori e attualmente la compagine comprende i senatori di SVP e UV, Pierferdinando Casini e i due senatori a vita Giorgio Napolitano ed Elena Cattaneo.
  In tale quadro, pertanto, appare opportuno tener presenti due fattori: da un lato i notiziari – e in special modo le edizioni dei tg di prima serata – sono spiccatamente legati all'attualità politico-istituzionale del Paese, dall'altro la par condicio è riservata ai soggetti che portano avanti iniziative politiche, soggetti tra i quali non rientrano i senatori – che come abbiamo sottolineato, sono i componenti principali del gruppo «Per le autonomie».Pag. 43
  Cionondimeno, la questione sollevata verrà portata all'attenzione di tutte le strutture editoriali dell'Azienda, per le valutazioni e le azioni di competenza al riguardo ritenute più opportune.

  MARROCCO, NOVELLI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Per sapere, premesso che:
   con le interrogazioni (142/771) del 26 novembre 2019 e (167/864) del 4 febbraio 2020 gli interroganti hanno interpellato il Presidente e l'Amministratore delegato della RAI in merito all'attuazione dell'articolo 12 della legge 15 dicembre 1999, n. 482, recante «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche»;
   tale disposizione prevede che nella convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e nel conseguente contratto di servizio siano assicurate condizioni per la tutela delle minoranze linguistiche nelle zone di appartenenza;
   lo stesso articolo 12, al comma 2 specifica che «le regioni interessate possono altresì stipulare apposite convenzioni con la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo per trasmissioni giornalistiche o programmi nelle lingue ammesse a tutela, nell'ambito delle programmazioni radiofoniche e televisive regionali della medesima società concessionaria; per le stesse finalità le regioni possono stipulare appositi accordi con emittenti locali»;
   l'articolo 11, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 2 maggio 2001, n. 345 (Regolamento di attuazione della L. 15 dicembre 1999, n. 482, recante norme di tutela delle minoranze linguistiche storiche) prevede che – nell'ambito delle finalità di cui all'articolo 12 della citata legge 482/1999 – la convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, e il conseguente contratto di servizio individuano, di preferenza nel territorio di appartenenza di ciascuna minoranza, la sede della società stessa cui sono attribuite le attività di tutela della minoranza, nonché il contenuto minimo della tutela, attraverso la prevista attuazione per ciascuna lingua minoritaria di una delle misure oggetto delle previsioni di cui all'articolo 11, comma 1, lettera a) della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie»;
   l'articolo 25, comma 1, lettera k), del Contratto nazionale di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI – Radiotelevisione italiana S.p.A. – 2018-2022 prevede che «la Rai – in coerenza con quanto previsto dall'articolo 3, comma 1, lettera g) della Convenzione – è tenuta a garantire la produzione e distribuzione di trasmissioni radiofoniche e televisive, nonché di contenuti audiovisivi, in lingua tedesca e ladina per la provincia autonoma di Bolzano, in lingua ladina per la provincia autonoma di Trento, in lingua sarda per la regione autonoma Sardegna, in lingua francese per la regione autonoma Valle d'Aosta e in lingua friulana e slovena per la regione autonoma Friuli – Venezia Giulia. Per le Regioni Friuli – Venezia Giulia e Valle d'Aosta e per le province Autonome di Trento e di Bolzano sono rinnovate, entro tre mesi, le convenzioni attualmente in essere tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Rai, come previsto dalla legge 14 aprile 1975, n. 103 e successive modifiche ed integrazioni;
   sulla scorta di tale Contratto la Rai è obbligata a presentare al Ministero, per le determinazioni di competenza, un progetto operativo concordato con le regioni interessate ai fini della stipula delle relative convenzioni, fatte salve le convenzioni di cui al secondo periodo, per assicurare l'applicazione delle disposizioni finalizzate alla tutela delle lingue di cui alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, tenendo conto, più in particolare, dei seguenti criteri: i) differenziazione delle esigenze in funzione delle rispettive aree di appartenenza; ii) necessità di perseguire obiettivi di efficacia Pag. 44ed efficienza; iii) caratteristiche delle diverse piattaforme di distribuzione con riguardo ai target da conseguire.»;
   la normativa attualmente in vigore nonché l'attuale contratto di servizio prevedono già l'obbligo di garantire la produzione e distribuzione di trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua friulana;
   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 dicembre 2017 che ha approvato la convenzione stipulata tra la Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per l'informazione – e Rai Com. S.p.a. per la trasmissione di programmi radiofonici e televisivi in lingua francese nella Regione Valle d'Aosta e di programmi radiofonici e televisivi in lingua slovena nonché radiofonici in lingua italiana e friulana nella Regione Friuli Venezia Giulia si pone in palese violazione delle disposizioni della legislazione vigente in materia di tutela della lingua friulana, atteso che il Contratto di servizio prevede l'uso del friulano solamente nelle trasmissioni radiofoniche e non in quelle televisive;
   come evidenziato nelle interrogazioni (142/771) e (167/864), tra l'altro, degli 11.800.000,00 euro messi a disposizione annualmente alla RAI per la programmazione locale del Friuli Venezia Giulia in sloveno, italiano e friulano, solamente 200.000,00 euro sono stanziati per le trasmissioni in friulano mentre i restanti 11.600.000,00 sono destinati prevalentemente allo sloveno e per una quota residuale all'italiano;
   gli interroganti hanno chiesto ai vertici RAI se non intendessero adottare, in tempi brevi, le opportune iniziative, a garanzia del rispetto della legislazione sulla tutela della lingua friulana, nonché di quanto stabilito dal Contratto Nazionale di Servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI – radiotelevisione italiana S.p.A. – 2018-2022, mediante l'avvio delle previste trasmissioni televisive in friulano;
   hanno, altresì, chiesto se i medesimi vertici RAI non intendessero chiarire le ragioni in base alle quali le Convenzioni attuative del predetto Contratto nazionale di servizio fossero state sottoscritte con la società Rai Com S.p.a. anziché la RAI S.P.A., trattandosi di attività istituzionale e non commerciale e pubblicitaria (di competenza di RAI Com);
   ulteriori chiarimenti sono stati richiesti dagli interroganti circa la possibilità per ridetta Rai Com S.p.a., mediante la sottoscrizione della citata Convenzione, di incassare delle entrate a titolo di diritti in esclusiva, spese generali o altri similari introiti e, soprattutto, non a fronte della realizzazione di effettive attività di promozione delle lingue tutelate;
   gli interroganti hanno, infine, chiesto un rendiconto puntuale circa le modalità di spesa degli ultimi cinque anni degli stanziamenti messi a disposizione dal Ministero dello sviluppo economico alla RAI per la programmazione locale del Friuli Venezia Giulia in sloveno, italiano e friulano;
   la RAI, in entrambe le risposte, dopo aver sciorinato una pletora di richiami normativi – già indicati dagli interroganti a sostegno delle proprie richieste – nella sostanza, non ha risposto a nessuna dei quesiti posti dagli interroganti;
   sulla scorta della mera considerazione circa la necessaria trasparenza nell’agere della RAI e delle sue funzioni di servizio pubblico, tra l'altro, si trattava di quesiti che avrebbero imposto puntuali risposte;
   i delegati alla risposta, nel legittimare la facoltà per la RAI di avvalersi di società da essa partecipate ai sensi dell'articolo 2359 c.c., purché siano stati stipulati con le medesime società adeguati strumenti negoziali che garantiscano alla Rai pieno titolo a disporre dei mezzi e delle risorse strumentali per l'espletamento delle prestazioni di servizio pubblico, si è riferita alla realizzazione del nuovo canale in lingua inglese;
   risulta agli interroganti che le convenzioni stipulate dalla RAI spa, ai sensi Pag. 45dell'articolo 2359 cod. civ, tramite società controllate – nella specie RAI Com – hanno carattere oneroso e che tale onere ricade sui contribuenti;
   a fronte dell'ultima interrogazione, (la n. 167/864), la Rai ha fornito dati – tra l'altro – alquanto risalenti, circa la rendicontazione delle trasmissioni radiofoniche nel FVG relative «al periodo 30 aprile 2018 – 29 aprile 2019» relativi alle sole trasmissioni radiofoniche;
  i dati esposti sono i seguenti:
    «n. 4.557 ore di trasmissioni radiofoniche in lingua slovena e 225 ore di trasmissioni televisive in lingua slovena (comprensive anche delle ore in replica), entrambe divise tra informazione a cura della redazione slovena e programmi a cura della struttura di programmazione slovena;
   n. 1.878 ore di trasmissioni radiofoniche in lingua italiane (comprensive anche delle ore in replica) divise tra informazione a cura della redazione e programmi a cura della struttura di programmazione;
   125 ore in lingua friulana (comprensive delle ore in replica) suddivise in due fasce di 10 minuti ciascuna in onda dal lunedì al venerdì e segnatamente dalle 11:05 alle 11:15 (trasmissione da studio con un ospite per parlare ditemi di attualità) e dalle 15:15 alle 15:35 (un contenitore di eventi culturali, letture, costume e società del territorio friulano)»;
   la Rai, oltre ad aver nuovamente omesso di fornire neppure un simulacro di risposta ai quesiti degli interroganti circa l'omessa previsione di trasmissioni televisive, nel riportare i summenzionati dati circa le trasmissioni radiofoniche ha ulteriormente evidenziato come neppure queste ultime rispondano ai criteri assicurati dalla Legge 15 dicembre 1999, n. 482, – i) differenziazione delle esigenze in funzione delle rispettive aree di appartenenza; ii) necessità di perseguire obiettivi di efficacia ed efficienza; iii) caratteristiche delle diverse piattaforme di distribuzione con riguardo ai target da conseguire –;
   ad oggi, infatti, la lingua friulana (friulan) è la più diffusa tra le comunità linguistiche autoctone del Friuli Venezia Giulia ed è parlata in 178 comuni delle province di Udine, Pordenone e Gorizia (ex L.R. 15/1996), su un totale di 213 comuni delle tre province, eppure dai dati, peraltro risalenti a quasi sua anni fa, emerge una forte prevalenza e squilibrio delle trasmissioni in favore della minoranza linguistica slovena:
   se i vertici RAI non intendano intraprendere le opportune iniziative al fine di garantire tempestivamente il rispetto della legislazione sulla tutela della lingua friulana, nonché di quanto stabilito dal Contratto Nazionale di Servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI – radiotelevisione italiana S.p.A. – 2018-2022, mediante l'avvio delle previste trasmissioni televisive in friulano;
   se i vertici RAI non intendano chiarire per quali motivazioni le Convenzioni attuative del predetto Contratto nazionale di servizio vengono sottoscritte con la società Rai Com S.p.a. e non direttamente con la RAI, pur trattandosi di una attività istituzionale e non commerciale e pubblicitaria;
   se non si intende fornire gli opportuni chiarimenti circa la possibilità per Rai Com S.p.a., mediante la sottoscrizione di tale Convenzione, di incassare delle entrate a titolo di diritti in esclusiva, spese generali o altri introiti simili e comunque non a fronte della realizzazione di effettive attività di promozione delle lingue tutelate;
   se i vertici RAI non intendano fornire dati circa i costi sostenuti tramite la società controllata RAI Com S.p.A. per espletamento delle convenzioni attuative di cui in premessa, con specifico riferimento all'impiego degli 11.800.000 euro stanziati per il servizio pubblico per le minoranze linguistiche del Friuli Venezia Giulia;Pag. 46
   se i vertici RAI non intendano fornire i dati circa gli strumenti negoziali previsti dall'articolo 1, comma 2 del Contratto nazionale di servizio necessari alla Rai al fine di disporre a pieno titolo dei mezzi e delle risorse strumentali per l'espletamento delle prestazioni di servizio pubblico;
   se i vertici non intendano fornire un rendiconto puntuale di come sono stati spesi negli ultimi cinque anni gli stanziamenti messi a disposizione dal Ministero dello sviluppo economico alla RAI per la programmazione locale del Friuli Venezia Giulia in sloveno, italiano e friulano
   se i vertici RAI, alla luce del prossimo rinnovo della Convenzione, non intenda ripartire le risorse e, conseguentemente, la programmazione radio-televisiva, tenuto conto della netta prevalenza della popolazione di lingua friulana all'interno della Regione;
   se i vertici RAI intendano fornire dati più recenti, circa le trasmissioni radiofoniche nella Regione del FVG e se, soprattutto, intendano – nel rispetto del fondamentale principio di trasparenza che dovrebbe caratterizzare il servizio pubblico – indicare precisamente i criteri di riparto utilizzati nella suddivisione dei ridetti spazi radiofonici, con la specifica imputazione delle relative risorse pubbliche impiegate;
   se nel rispondere ai precedenti quesiti, i vertici RAI intendano evitare nella propria risposta la mera ripetizione delle fonti normative di riferimento, già note agli interroganti. (194/999)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto, nel rimandare alle risposte fornite alle precedenti interrogazioni sullo stesso argomento, si forniscono i seguenti ulteriori elementi.
  In primo luogo, la Rai – come indicato – ha già intrapreso le opportune iniziative finalizzate a garantire la tutela della lingua friulana. Tale attività, ovviamente, non poteva che essere avviata solo a seguito dell'acquisizione – avvenuta a ottobre 2019 – delle determinazioni di competenza del Ministero dello sviluppo economico sul progetto presentato dalla Rai ai sensi del Contratto di servizio 2018-2022.
  Si ritiene poi opportuno evidenziare che le iniziative individuate saranno recepite nella convenzione, i cui contenuti – ivi inclusa, tra l'altro, la ripartizione di risorse tra sloveno e friulano – sono in via di negoziazione con la Presidenza del Consiglio dei ministri.
  A tal proposito occorre precisare che le risorse economiche destinate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri alla tutela delle minoranze linguistiche nella Regione Friuli Venezia Giulia negli ultimi 5 anni sono rimaste invariate nella misura annua di 11,8 milioni di euro. Allo stesso modo sono rimasti immutati gli obblighi (anche di rendicontazione delle ore trasmesse) posti a carico di Rai (e già puntualmente riportati – inclusi quelli relativi all'offerta televisiva – nell'ambito delle risposte sopra citate). Si ribadisce che la convenzione in essere impone a Rai un obbligo di rendicontazione del numero di ore trasmesse e non dei dati economici, trattandosi di un corrispettivo forfettario.
  Per quanto concerne poi l'incarico affidato a Rai Com, si precisa che – in linea con il Contratto di servizio – esso trova inquadramento in uno specifico contratto di mandato stipulato tra la Capogruppo e la consociata. I valori economici relativi alla società Rai Com (essendo la stessa controllata al 100 per cento dalla Capogruppo) risultano «assorbiti» a livello di Gruppo.
  Infine, si ritiene opportuno mettere in evidenza che dati più recenti rispetto a quelli riportati (relativi al periodo 30 aprile 2018-29 aprile 2019) potranno essere acquisiti non prima che si sia esaurito il periodo di validità della convenzione attualmente in essere, fissato per il 29 aprile 2020.

  GARNERO SANTANCHÈ, MOLLICONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:
   il prossimo 1o marzo si terranno le elezioni suppletive nel collegio uninominale Pag. 4701 della XV circoscrizione Lazio 1 per la Camera dei deputati, corrispondente a parte del territorio comunale di Roma;
   con delibera del 4 febbraio 2020 la Commissione ha disciplinato la comunicazione politica per l'elezione in questione così come per le altre elezioni suppletive in programma nelle prossime settimane;
   ancorché la delibera si applichi espressamente alla comunicazione politica nelle regioni interessate, la legge n. 28 del 2000 prevede il rispetto in generale dei principi del pluralismo e della parità di condizioni tra le forze politiche, validi su tutto il territorio nazionale, ancor più nel caso in cui siano in corso competizioni elettorali;
   che recentemente il ministro Roberto Gualtieri, candidato del centro sinistra per le elezioni suppletive del 1o marzo, ha preso parte a trasmissioni del servizio pubblico, quali Agorà e Cartabianca, entrambe in onda su Rai Tre, non solo in veste di titolare del dicastero dell'economia ma anche di candidato per la Camera dei deputati,
   che tale circostanza rappresenta una evidente lesione del pluralismo e richiede un riequilibrio,
  si chiede di sapere:
   se la Rai intenda porre in essere misure di riequilibrio a favore degli altri candidati nel collegio uninominale 01 della XV circoscrizione Lazio 1 nelle proprie trasmissioni nazionali in vista delle elezioni suppletive per la Camera dei deputati in programma a Roma il prossimo 1o marzo. (195/1006)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto, si ritiene opportuno mettere in evidenza i seguenti elementi.
  Il ministro Gualtieri è stato ospite di Agorà il giorno venerdì 24 gennaio 2020, quindi prima della delibera del 4 febbraio 2020 con cui la Commissione ha disciplinato la comunicazione politica per le elezioni suppletive nel collegio uninominale 01 della XV circoscrizione Lazio 1 per la Camera dei deputati. In quell'occasione il Ministro Gualtieri ha parlato di temi economici e di governo e non ha fatto alcun riferimento alle elezioni in questione: il decreto per il taglio del cuneo fiscale, la riforma dell'Irpef, le pensioni, le dimissioni di Di Maio da capo politico M5S, la manovra e il fisco, la lotta all'evasione fiscale, il rilancio dell'economia, il movimento delle «sardine», il populismo, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte come possibile figura di riferimento per i progressisti, i dazi di Trump, la
Web Tax, i fondi europei e il green new deal. Mai, nel corso della puntata citata, è stato fatto riferimento alla candidatura del Ministro alle elezioni suppletive.
  Quanto alla presenza nel corso della puntata di #Cartabianca del 18 febbraio scorso, la conduttrice Bianca Berlinguer ha così accompagnato l'ingresso del Ministro Gualtieri in studio: «È con noi il Ministro dell'economia, Roberto Gualtieri». Nemmeno in questa occasione si è fatto mai cenno alla sua candidatura alle elezioni suppletive di Roma. In studio con il Ministro anche il direttore di radio Capital, Massimo Giannini. Nel corso dell'intervista Gualtieri è stato sollecitato a rispondere su alcune questioni prettamente politiche: instabilità del governo, tensioni nella maggioranza, giudizio dei Paesi europei sul governo italiano. Sono state poi affrontate tematiche economiche pienamente attinenti all'incarico istituzionale ricoperto da Gualtieri. Tra queste: le ripercussioni economiche legate all'emergenza corona virus, contenuti della manovra finanziaria, crisi aziendali nel Paese.
  La presenza di Gualtieri nei programmi citati deve essere pertanto inquadrata esclusivamente nell'espletamento del suo ruolo istituzionale come ministro del Governo. Diversamente, escludere il ministro dalla presenza in trasmissioni di approfondimento politico, avrebbe limitato la possibilità dei cittadini di informarsi compiutamente su temi di attualità di grande interesse e di conoscere l'azione di Governo su una serie di materie che impattano quotidianamente sulla loro vita.
Pag. 48
  TIRAMANI, BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato RAI.
   Nella giornata di domenica 23 febbraio 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri, prof. Giuseppe Conte, è apparso in 16 diversi collegamenti televisivi, per fornire gli ultimi aggiornamenti sull'emergenza epidemiologica COVID-19 (c.d. coronavirus); la maggior parte di tali collegamenti si è svolta con trasmissioni Rai.
   Pur comprendendo la necessità di un'informazione costante e capillare, alla Società Concessionaria si chiede se tale sovraesposizione del Presidente del Consiglio non si ponga in violazione con quanto disposto dalla normativa vigente e dalle prescrizioni AGCOM. (196/1022)

  RISPOSTA. – In relazione all'interrogazione in oggetto, si ritiene opportuno evidenziare alcuni elementi di carattere generale.
  In primo luogo, la mission di Rai in quanto servizio pubblico è fornire ai cittadini completezza e correttezza informativa su ciò che avviene nel Paese e nel mondo, così come richiamato in più punti del Contratto di servizio.
  Va poi sottolineato che la situazione di emergenza che si è venuta a creare a partire dall'ultima settimana di febbraio intorno alla vicenda del COVID-19 (c.d. coronavirus), è del tutto eccezionale e ha portato l'azienda a dover gestire l'informazione in situazioni mai affrontate prima.
  Senza dubbio la priorità è stata la necessità di rendere una informazione ancora più puntuale sulla malattia e sulle misure da adottare per contrastarla, con aggiornamenti costanti e capillari circa l'evolversi del contagio.
  Occorre inoltre considerare che il Governo è l'elemento cardine per informare i cittadini non solo sulle decisioni prese per arginare il coronavirus, ma anche per contrastare le fake news che in casi come questo facilmente si diffondono, creando situazioni di disinformazione e panico.
  In tale quadro risulta comprensibile che il massimo rappresentante del Governo, il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, sia apparso in video, a partire dall'ultima settimana di febbraio, e cioè quando il virus ha incominciato a diffondersi in Italia, con una frequenza maggiore rispetto al solito.
  D'altronde, l'eccezionalità dell'evento e la gravità crescente dell'emergenza rendono fondamentale la vicinanza delle nostre istituzioni ai cittadini, che si traduce nella loro presenza in video: i messaggi a reti unificate del Presidente della Repubblica Mattarella, così come la spiegazione dei provvedimenti varati dal governo fornita di volta in volta dal Presidente del Consiglio Conte, vanno inquadrati nel più ampio senso di responsabilità che ogni carica istituzionale comporta.

  FLATI, DE GIORGI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato RAI.
   In data 27 febbraio, nell'articolo pubblicato sul sito https://www.nextquotidiano.it/se-la-rai-usa-avaxhome-per-la-sua-rassegna-stampa/ è stato segnalato che, nel corso della rassegna stampa mattutina di Rainews andata in onda il 26 febbraio u.s., fra le prime pagine dei quotidiani mostrati dal conduttore in rassegna è comparsa – tra le altre – la pubblicità di Avaxhome, noto portale che offre il download di libri, quotidiani e riviste;
   nel medesimo articolo è stato anche riportato che il summenzionato sito Avaxhome sarebbe illegale e, al riguardo, è stata richiamata la notizia secondo la quale qualche tempo fa avrebbe subito un sequestro preventivo a fronte di un ricorso della Mondadori e che, comunque, in seguito avrebbe aperto un mirror continuando ad offrire contenuti in violazione del copyright;
   la RAI, quale servizio pubblico, in generale dovrebbe evitare di pubblicizzare e/o dare visibilità a siti che svolgano un qualunque tipo di attività in contrasto con la legge; Pag. 49
   Tutto ciò premesso e considerato,
  si chiede:
   se sono stati individuati i motivi per i quali nel corso della rassegna stampa mattutina di Rainews andata in onda il 26 febbraio u.s., tra le prime pagine apparse sul monitor e visibili al pubblico vi era anche quella relativa ad Avaxhome;
   quali misure ed interventi l'Azienda intende adottare affinché episodi del genere non si verifichino più in futuro.
(197/1024)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto, si ritiene opportuno mettere in evidenza quanto segue.
  L'episodio a cui si riferisce l'interrogazione riguarda la pubblicizzazione di Avaxhome, noto portale che offre il
download di libri, quotidiani e riviste, nel corso della rassegna stampa mattutina di Rainews andata in onda il 26 febbraio u.s.
  Rainews è ben consapevole che la Avaxhome in passato ha offerto contenuti in violazione del copyright ed ha pertanto subito un sequestro preventivo a fronte di un ricorso della Mondadori.
  Per questo motivo è doveroso sottolineare che il
link al sito pirata è rimasto aperto non certo con lo scopo di pubblicizzare e/o dare visibilità al portale di Avaxhome, bensì per una falla nella catena di passaggio dei turni dalla notte all'alba.
  Normalmente, infatti, tutti gli accessi ai quotidiani che vengono utilizzati per la rassegna stampa di Rainews sono regolari e a pagamento.
  In conclusione, la Direzione della testata esprime il proprio rammarico per l'episodio e, in merito alle misure da adottare affinché situazioni del genere non si verifichino più in futuro, il Direttore Antonio Di Bella dichiara: «Raddoppierò la mia vigilanza per garantire il rispetto dei contratti, della legalità e del diritto d'autore convinto, anche per storia familiare, che questa sia una battaglia cruciale per la nostra società e la democrazia».

  MOLLICONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
   Considerato che, su Raidue, nel programma «Che tempo che fa», andato in onda domenica 16 febbraio, la comica Luciana Littizzetto, in collegamento dalla sua abitazione ha utilizzato lo spazio pubblico messo a disposizione per pubblicizzare la sua collaborazione con un popolare marchio di cioccolatini facendo presente che lei stessa avrebbe «scritto i testi».
  Si chiede di sapere
   se l'Azienda è a conoscenza dei fatti sopra esposti e, se non ritenga che esista un palese conflitto di interessi, in quanto non è lecito che una persona stipendiata dalla Rai utilizzi il mezzo pubblico per pubblicizzare la sua attività presso un'altra azienda. (198/1035)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si evidenzia quanto segue.
  Si premette che, in linea generale, le citazioni della Littizzetto sono inserite in performance che si nutrono dei grandi temi della contemporaneità e della
koinè condivisa che si basa sul linguaggio dei media, di cui la pubblicità è protagonista in modo assai pervasivo.
  In tale quadro sembra opportuno interpretare l'accaduto durante la trasmissione della puntata del 16 febbraio di Che tempo che fa come un incidente del tutto involontario, legato all'utilizzo di codici di comunicazione particolari, che sono propri di chi fa satira e che traggono molti spunti dal mondo pubblicitario.
  Tenendo conto che la tutela della libertà di espressione e di satira è prioritaria rispetto ai rischi che si corrono utilizzando un certo tipo di linguaggio e che, nella sua lunga collaborazione con la Rai, Luciana Littizzetto ha sempre dimostrato correttezza e buona fede, non sembrano doversi ravvisare nell'intervento dell'artista gli estremi Pag. 50per parlare di pubblicità occulta, il cui obiettivo è quello di spingere all'acquisto di un prodotto in modo non palese.
  E dunque – fermo restando che l'intento della Littizzetto non era certo commerciale, bensì comico – la Direzione Rai 2, sotto la cui responsabilità viene realizzato il programma Che tempo che fa, ha comunque ritenuto giusto richiamare la sua attenzione circa l'assoluta inopportunità della citazione del noto marchio di cioccolatini con cui l'artista stessa aveva in precedenza collaborato.
  Luciana Littizzetto si è scusata e ha affermato che si è trattato solo ed esclusivamente di una leggerezza: la citazione è stata improvvisata in diretta e non aveva alcuna altra intenzione se non quella di produrre una battuta comica.

  DI NICOLA. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
   Nelle ultime settimane hanno destato scalpore e sorpreso, le dichiarazioni rese pubblicamente a mezzo social network da Nando Clemenzi, direttore di produzione RAI, e ricondivise, a quanto si apprende da fonti stampa, anche dal Consigliere di Amministrazione della RAI Riccardo Laganà;
   in particolare, Clemenzi, segretario nazionale del Sindacato Nazionale Autonomo Produzione, avrebbe riferito sul proprio profilo Facebook di una «aggressione verbale – offese personali, insulti irriferibili e minacce – ... nei confronti di un collega nello svolgimento delle sue normali funzioni professionali, durante la trasmissione «Domenica In», poste in atto dalla conduttrice»;
   si parla al riguardo di una situazione non nuova e anzi, ricorrente nei diversi programmi realizzati e prodotti dalla RAI, nel corso dei quali i professionisti in studio sarebbero oggetto di «insopportabili discriminazioni»;
   si tratta evidentemente di una denuncia pesantissima che necessita una immediata risposta dinanzi all'opinione pubblica nonché alla RAI stessa, facendo chiarezza sui fatti citati al fine di verificare se ed in quale misura essi corrispondano al vero.
  Si chiede di sapere
   se il Presidente e l'Amministratore Delegato RAI, ciascuno per le proprie competenze e funzioni statutarie, abbiano verificato se i fatti in premessa corrispondano al vero;
   quali misure intendano adottare o abbiano adottato al fine di preservare la dignità dei lavoratori e dipendenti RAI, salvaguardando al contempo l'immagine dell'azienda e la credibilità del sistema radiotelevisivo pubblico innanzi al Paese;
   quali provvedimenti si ritiene di poter adottare al fine di contrastare il realizzarsi di simili episodi, anche alla luce delle linee guida aziendali in materia di etica e deontologia professionale e in ossequio alle più elementari norme di buon senso e rispetto civico che si devono rispettare in qualsivoglia contesto lavorativo, a maggior ragione all'interno del servizio pubblico radiotelevisivo. (199/1036)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto, si evidenzia quanto segue.
  In primo luogo, le testimonianze raccolte non consentono di ricostruire univocamente la dinamica dell'accaduto negli studi di Domenica in e pertanto non è stato possibile addivenire ad una versione ufficiale dei fatti.
  In tale quadro appare opportuno evitare interpretazioni che rischiano di restituire parzialità e accanimenti personali da una parte e dall'altra. È del tutto evidente che, fatto salvo l'inderogabile principio di rispetto reciproco che deve presiedere tutti i rapporti in ambito lavorativo, non si possono non considerare alcuni aspetti che sono propri dell'ambito televisivo; può infatti accadere che l'inevitabile tensione che caratterizza l'emissione in diretta dei programmi provochi reazioni eccessive rispetto ai disguidi, agli atteggiamenti personali e a quelle piccole incomprensioni ché normalmente vengono stemperate dalla consuetudine Pag. 51di un lavoro che vede tutti collaborare al massimo per il successo del programma.
  Occorre tener presente che il lavoro di squadra è un difficile equilibrio tra aspetti professionali, caratteriali ed emotivi. Chi coordina gruppi di lavoro ha perciò lo scopo di ricomporre i conflitti e verificare le migliori condizioni per riavviare, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, il lavoro sul prodotto e sui contenuti. Proprio come è avvenuto nel caso in oggetto, in cui è stato necessario richiamare ognuno alle proprie responsabilità.
  In tale quadro l'azienda si impegna a intervenire per ricomporre le eventuali tensioni emergenti e ricondurre le parti al rispetto dei principi del dialogo e delle scuse laddove questi si rendano opportuni per assicurare il mantenimento del necessario clima di collaborazione.

  FLATI, PERANTONI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato RAI.
  Premesso che
   l'articolo 6 della Carta costituzionale sancisce che «la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche»;
   tale tutela trova espresso riconoscimento, tra l'altro, nella legge n. 482 del 1999, in base alla quale lo Stato riconosce e tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo;
   in particolare, all'articolo 12 si prevede che nella convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, e nel conseguente contratto di servizio, siano assicurate condizioni per la tutela delle minoranze linguistiche nelle zone di appartenenza;
   nel solco del dettato costituzionale, la legge n. 103 del 1975 in materia di diffusione radiofonica e televisiva, stabilisce che la RAI, oltre alla gestione dei servizi in concessione, è tenuta alla realizzazione di una serie di prestazioni aggiuntive rivolte anche alle minoranze linguistiche;
   da una parte, quindi, l'azienda deve garantire, l'erogazione su tutto il territorio nazionale dell'offerta radiofonica, televisiva e multimediale, in applicazione delle norme nazionali finalizzate alla tutela, nelle relative aree di appartenenza, delle lingue di cui alla legge 15 dicembre 1999, n. 482;
   dall'altra, il Dipartimento per l'informazione e l'editoria è tenuto alla stipula degli atti convenzionali con il concessionario del servizio pubblico radio-televisivo, finalizzati appunto alla tutela delle minoranze linguistiche;
    si tratta di una finalità particolarmente rilevante per rafforzare il senso stesso di coesione nazionale e per valorizzare le identità linguistico-culturali storiche delle comunità locali, come recentemente affermato dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria, Andrea Martella, in sede di dichiarazioni programmatiche dell'attività di Governo rese in audizione presso la Commissione Cultura della Camera il 29 ottobre scorso e ribadito in Commissione Affari Costituzionali Senato della Repubblica il 27 Novembre;
   in tale sede, il Sottosegretario ha precisato altresì che il recente rinnovo dell'Atto di concessione decennale alla RAI del servizio pubblico radiotelevisivo, disposto con il DPCM del 2017, e il nuovo Contratto di servizio 2018-2022, stipulato tra il Ministero dello sviluppo economico all'inizio del 2018, prevedono l'integrazione e qualificazione dell'offerta di servizi rivolta alle minoranze linguistiche, attraverso la produzione e distribuzione di trasmissioni radiofoniche e televisive, nonché di contenuti audiovisivi – tra l'altro – in lingua sarda per la regione autonoma Sardegna, da realizzare nell'ambito delle convenzioni da stipulare fra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la RAI;
   in particolare, il Contratto di servizio 2018-2022 stabilisce che la Rai deve «presentare Pag. 52al Ministero dello Sviluppo Economico, per le determinazioni di competenza, un progetto operativo .... per assicurare l'applicazione delle disposizioni finalizzate alla tutela delle lingue di cui alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, tenendo conto, più in particolare, dei seguenti criteri:
    i) differenziazione delle esigenze in funzione delle rispettive aree di appartenenza;
    ii) necessità di perseguire obiettivi di efficacia ed efficienza;
    iii) caratteristiche delle diverse piattaforme di distribuzione con riguardo ai target da conseguire»;
   risulta che tale progetto è stato trasmesso al Ministero in data 7 marzo 2019;
   con precipuo riferimento alla Sardegna, la legge regionale n. 22 del 2018 sulla «Disciplina della politica linguistica regionale» prevede che la Regione promuova ed incentivi la produzione e la diffusione di programmi radiofonici e televisivi in lingua sarda, in catalano di Alghero e in sassarese, gallurese e tabarchino, anche attraverso la specifica convenzione sottoscritta con la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, e per la quale sono stanziate periodicamente risorse finanziarie regionali;
   ad oggi, tuttavia, non risulta che si sia proceduto con la stipula degli atti aggiuntivi alle Convenzioni esistenti, ed in ogni caso ciò non risulta con riferimento alla Regione Sardegna;
   dunque, considerata l'importanza del servizio pubblico radio televisivo anche per il perseguimento delle finalità di cui alla legge 482 del 1999 e che la RAI, in quanto servizio pubblico, deve garantire lo stesso servizio a tutti i cittadini utenti;
   Tutto ciò premesso e considerato,
  si chiede
   di sapere quali siano i motivi per cui la RAI non abbia ancora provveduto alla stipula della convenzione prevista dal nuovo contratto di servizi 2018-2022 di cui in premessa, necessaria e finalizzata all'integrazione e alla qualificazione dell'offerta di servizi rivolta alla minoranza linguistica sarda, attraverso la produzione e distribuzione di trasmissioni radiofoniche e televisive nonché di contenuti audiovisivi
   in quali tempi intenda adeguare il servizio pubblico alla normativa vigente in riferimento alla lingua sarda e alla Regione Sardegna. (201/1042)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto, si evidenzia quanto segue.
  Come noto, il contratto di servizio 2018-2022 traccia un percorso in base al quale occorre «presentare al Ministero dello Sviluppo Economico, per le determinazioni di competenza, un progetto operativo .... per assicurare l'applicazione delle disposizioni finalizzate alla tutela delle lingue di cui alla legge 15 dicembre 1999, n. 482».
  In tale quadro, si fa presente che la Rai ha presentato il progetto operativo di cui sopra al Ministero in data 7 marzo 2019 e ha da questo ricevuto le determinazioni di competenza a ottobre 2019.
  La fase di
start up prevede quindi la definizione di opportune iniziative finalizzate a garantire la tutela delle minoranze linguistiche, tra cui la lingua sarda e a tal proposito la Rai ha già preso contatti con il Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri da un lato e con i rappresentanti della Regione Sardegna dall'altro.
  Infine, poiché le iniziative individuate dovranno essere recepite in una apposita convenzione, occorre tener presente che i relativi contenuti sono in via di negoziazione con la Presidenza del Consiglio dei ministri.

  BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI, TIRAMANI, FREGOLENT. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:
   allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19, l'articolo 1, comma 1, lett. d), del decreto del Pag. 53Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 marzo 2020, ha disposto la sospensione – su tutto il territorio nazionale – di tutti i servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado;
   la citata sospensione riguarda anche le attività educative e didattiche rivolte ai bambini più piccoli, di età compresa fra i 4 e gli 7 anni;
  considerato che:
   la situazione epidemiologica non accenna a migliorare e la sospensione delle attività didattiche di cui in premessa – per il momento disposta fino al 15 marzo 2020 – potrebbe essere prorogata per altre settimane;
   la sospensione delle attività didattiche per i bambini più piccoli costituisce un'interruzione di un processo didattico delicato e assai importante;
   nella missione del servizio pubblico generale radiotelevisivo rientra la necessità di garantire delle trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate all'educazione e alla formazione;
   considerata la presenza, tra le reti Rai, di Rai Yoyo, quale canale tematico per bambini senza interruzioni pubblicitarie, nel palinsesto del quale bene potrebbero inserirsi delle trasmissioni didattiche;
   alla Società Concessionaria si chiede di sapere se non ritenga opportuno adoperarsi per predisporre una o più trasmissioni didattiche – da trasmettere magari su Rai Yoyo – riservate ai bambini più piccoli, nelle more della ripresa delle attività didattiche. (202/1056)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto, si evidenzia quanto segue.
  A seguito del decreto sul coronavirus, che ha visto la chiusura delle scuole in tutta Italia, la Rai ha risposto con uno stravolgimento dei propri palinsesti senza precedenti, che ha abbracciato tutta la struttura del servizio pubblico ma – più in particolare quella dedicata ai ragazzi: l'azienda ha lanciato su molti dei propri canali una programmazione pensata per bambini, ragazzi e docenti dedicata a didattica, musica, letteratura, arte e teatro, oltre a speciali lezioni dedicate a chi dovrà affrontare gli esami di maturità. Più in particolare:
  Rai 2 ha visto la temporanea cancellazione di alcuni programmi proprio per lasciare spazio alle esigenze dei più piccoli: nella fascia mattutina 44 Gatti, I Quaderni della Natura di Lulù, Brum Brum, Topo Tip, Leo da Vinci e l'edizione del trentennale dell'Albero Azzurro, il famoso uccello animato a pois, affiancato da due nuovi volti, Laura Carusino e Andrea Beltrame. L'Albero Azzurro si replica alle 16.20 su Rai Yóyo. Nel pomeriggio l'offerta passa dai migliori documentari BBC e ZDF sul mondo animale ai film per ragazzi, mentre anche il fine settimana è dedicato a film, speciali di animazione e alla divulgazione. Torna anche Giovanni Muciaccia con il nuovo programma di divulgazione culturale La Porta segreta;
  Rai 3 ha ampliato gli spazi dedicati a docenti e ragazzi, a cominciare da Le parole della settimana con Dacia Maraini pronta a indicare le migliori letture per gli adolescenti. In prima serata con Sapiens viaggio nella Big History: dal Big Bang alla nascita delle grandi civiltà. Nel pomeriggio Geo dedica un'ora a insegnanti e studenti;
  Rai Cultura, oltre al palinsesto dedicato agli studenti su Rai Scuola e sul web, propone su Rai 5 e Rai Storia una programmazione straordinaria. Su Rai 5 vanno in scena le arti: da lunedì 16 marzo, alle 16.00, un ciclo teatrale dedicato a Pirandello; alle 18.00, uno spazio dedicato a Opera, balletto e musica colta e, alle 20.00, si chiude con L'altro ’900 che racconta la nostra letteratura del «secolo breve». Su Rai Storia, invece, il pomeriggio di Rai Storia per gli studenti dalle 15.00, è in compagnia di Edoardo Camurri e di programmi che «viaggiano» nel tempo, dall'antichità ai nostri giorni: da lunedì 16 marzo il palinsesto prevede, dalle 15 alle 18.30, Viva la Storia, Cronache dall'Antichità, 1939-1945: la Seconda Guerra Mondiale Pag. 54e L'Italia della Repubblica sul portale di Rai Cultura, ancora, sono presenti tutte le produzioni di Rai Storia, arricchite da contenuti extra, webdoc, mappe interattive e geolocalizzate, fruibili all'interno dello spazio dedicato alla Storia e uno spazio con l'offerta specifica per docenti e studenti. Inoltre, in vista della maturità 2020, è stata avviata la realizzazione di una serie di lezioni pensate specificamente per aiutare lo studio in vista dell'esame. Aumenta lo spazio dedicato alle materie scientifiche, con approfondimenti su Chimica, Biologia, Geofisica, Astrofisica, Innovazione scientifica e tecnologica ma anche Storia, Letteratura Italiana, Filosofia e Storia dell'Arte.

  MULÈ. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai.
  Per sapere – premesso che:
   nelle edizioni di prime time dei Tg delle tre reti generaliste, andate in onda lo scorso 11 marzo, in piena emergenza carceraria, la Rai oltre ad aver violato il principio del pluralismo ha tradito la missione di servizio pubblico;
   a seguito dell'informativa di Bonafede al Senato della Repubblica e alla Camera dei deputati, l'edizione del Tg3 delle ore 19:00, nel servizio sulla situazione degli istituti penitenziari, della durata di 01:27:13, oltre a non aver dato alcuno spazio alle opposizioni ha omesso che perfino dalla maggioranza (Leu e Italia Viva) sono state sollecitate le dimissioni del Capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria limitandosi a riportare quanto segue: «tra le proteste delle opposizioni che chiedono le dimissioni (di Bonafede, n.d.r.);
   anche il Tg1 delle ore 20:00, nel servizio della durata di 01:12:13, oltre ad aver censurato la voce delle opposizioni e di una parte della stessa maggioranza, non ha fatto menzione alcuna riguardo alle problematiche sollevate durante il dibattito parlamentare tralasciando aspetti fondamentali in merito ai disordini avvenuti negli istituti penitenziari nonché alle richieste provenienti dalle sette organizzazioni sindacali;
   se nelle edizioni dei due notiziari appena menzionati, nei rispettivi servizi andati in onda sull'emergenza carceraria, non sono stati rispettati i principi basilari dell'informazione, il Tg2 non ha nemmeno affrontato la situazione di disordine che negli ultimi giorni ha riguardato quaranta istituti penitenziari;
   la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, ai sensi dell'articolo 3 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo;
   a ciò si aggiunga che l'articolo 7 del Testo Unico sopra citato dispone che l'attività di informazione radiotelevisiva costituisce un servizio di interesse generale che deve garantire la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni e l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge;
   i partiti, come evidenzia il dettato costituzionale, restano il cardine del sistema democratico e, come tali non possono essere oggetto di ostentato ostracismo da parte del servizio d'informazione pubblico: tutti i partiti presenti in Parlamento devono trovare, in proporzione al loro consenso, e in riferimento al ruolo e all'iniziativa esercitati rispetto ai temi in discussione, opportuni spazi nei notiziari;
   la Rai, in passato, è stata più volte richiamata dall'AGCOM al rispetto degli obblighi di pluralismo, imparzialità ed indipendenza, da ultimo con la delibera n. 69/20/CONS del 14 febbraio 2020 è stata comminata all'Azienda pubblica una Pag. 55sanzione di 1,5 milioni di euro per il presunto inadempimento degli obblighi di servizio pubblico generale radiotelevisivo e del contratto nazionale di servizio-:
   quali iniziative di propria competenza intendano adottare i vertici Rai per garantire il rispetto dei principi di pluralismo e dell'informazione, evidentemente violati, e provvedere tempestivamente al ripristino di una situazione di rigoroso ed effettivo equilibrio tra i soggetti politici da parte dei notiziari delle tre reti generaliste.
(203/1064)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto, si evidenzia quanto segue.
  In primo luogo, occorre sottolineare che la Rai è costantemente impegnata a gestire questo periodo così drammatico con una copertura informativa a 360 gradi di tutto ciò che ruota intorno alla pandemia da coronavirus.
  In tale quadro, la rivolta che si è sviluppata in alcuni istituti penitenziari il 7 marzo a seguito dei provvedimenti restrittivi legati al coronavirus, pur essendo questione importante, non è stata valutata come «emergenza».
  Di fronte alla vera emergenza, che è quella della pandemia, le testate giornalistiche Tg1, Tg2 e Tg3 hanno deciso, nella loro autonomia editoriale, di adottare una linea omogenea per quanto riguarda l'organizzazione degli spazi informativi, dedicando la maggior parte del tempo e delle risorse alla cronaca legata alla tragedia del Covid-19.
  Ne consegue che la copertura degli interventi squisitamente politici legati agli eventi di questi giorni ha subito una contrazione.
  Pertanto, nel racconto della rivolta carceraria, che ha trovato spazio nelle varie edizioni dei notiziari a partire dal 7 marzo, le testate giornalistiche hanno ritenuto opportuno dare spazio «politico» esclusivamente alle dichiarazioni rilasciate 1'11 marzo dal Ministro della giustizia Bonafede.
  A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, il Tg2 ha affrontato la situazione di disordine degli istituti penitenziari nel periodo 7-10 marzo con un totale di 23 minuti tra servizi e collegamenti, spalmati su tutte le principali edizioni del notiziario, nonché sulle rubriche Tg2 Italia, Tg2 Giorno e Tg2 Post.

  MOLLICONE, GARNERO SANTANCHÈ. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
   Nella notte tra il 21 e il 22 marzo 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri, prof. Giuseppe Conte, è apparso in numerosi collegamenti televisivi per fornire gli ultimi aggiornamenti sull'emergenza epidemiologica COVID-19, una comunicazione istituzionale riguardante un'ulteriore stretta sulla mobilità;
   alle 22:32 del 21 marzo 2020, sulla pagina personale Facebook di Giuseppe Conte appare un'infografica per annunciare una diretta alle 22.45, diretta effettivamente iniziata alle 23.30 circa;
   il segnale di Facebook è poi servito alle emittenti televisive per informare la popolazione;
   data l'importanza dell'informazione, sarebbe stato più opportuno convocare una conferenza stampa a reti unificate in altro orario;
   la conferenza stampa non ha garantito le esigenze stampa, come le domande al termine delle dichiarazioni, prassi consolidata della comunicazione istituzionale e del funzionamento dei sistemi democratici;
   nel corso dell'attesa per l'avvio della diretta la pagina Facebook la pagina di Giuseppe Conte ha ricevuto oltre 400 mila follower in più;
   la Rai ha un altissimo tasso di esposizione al rischio epidemico, data la presenza di sedi su tutto il territorio nazionale, per i numeri del personale – più di 12 mila persone – e le modalità di lavoro ma ad oggi ha riscontrato solo una decina di casi di positività al Covid-19;Pag. 56
   la Rai si è dotata di una task force operativa per mettere in sicurezza il lavoro dei giornalisti, degli operatori e dei tecnici, persino creando, pur di garantire il servizio di messa in onda, unità mobili di regia e montaggio nel caso ci fossero restrizioni nelle redazioni;
   un lavoro che assicura agli spettatori un'informazione puntuale e precisa, che ha portato persino la Rai ad adattare i vari palinsesti ai bisogni delle famiglie in questa fase emergenziale, aiutando la didattica a distanza;
   se l'Azienda è a conoscenza dei fatti sopra esposti e se non ritenga che la gestione della comunicazione istituzionale da parte del Presidente del Consiglio, che ha preferito l'uso di una piattaforma di uno Stato straniero rispetto al servizio pubblico radiotelevisivo, abbia leso l'immagine aziendale e il lavoro dei giornalisti, delle redazioni, dei tecnici e degli operatori. (204/1070)

  TIRAMANI, BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:
   nella tarda sera dello scorso 22 marzo, il Presidente del Consiglio dei ministri – per annunciare l'imminente emanazione del decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 22 marzo 2020 – ha tenuto una conferenza stampa ufficiale in diretta, trasmessa dal suo account su una piattaforma digitale;
   al fine di garantire il servizio pubblico per i cittadini, la citata diretta ha costretto le reti Rai a collegare i palinsesti televisivi promuovendo, direttamente e loro malgrado, il social network;
   la citata diretta è stata trasmessa su una piattaforma digitale privata di proprietà di un colosso quotato in borsa che utilizza i big data degli utenti per scopi commerciali;
  considerato che:
   la situazione epidemiologica ha fatto sì che la Rai si dotasse di una task force operativa per mettere in sicurezza il lavoro dei giornalisti, degli operatori e dei tecnici, persino creando, pur di garantire il servizio di messa in onda, unità mobili di regia e montaggio nel caso di restrizioni nelle redazioni;
   la diretta ha escluso dal contraddittorio i giornalisti;
   nella missione del servizio pubblico radiotelevisivo – come da contratto di servizio – rientra la necessità di garantire, insieme a una corretta informazione, i principi di trasparenza e imparzialità;
   la diretta è stata trasmessa senza sottotitoli né interpreti della Lingua italiana dei segni (LIS), escludendo i cittadini non udenti da comunicazioni fondamentali per il Paese e rendendo di fatto inaccessibili i contenuti e messaggi trasmessi;
    alla Società Concessionaria si chiede di sapere se non ritenga questa nuova forma di comunicazione della Presidenza del Consiglio antidemocratica, lesiva degli interessi dell'azienda e del pluralismo dell'informazione, ricordando il prezioso lavoro svolto ogni giorno dal servizio pubblico radiotelevisivo nazionale e dai suoi oltre 12 mila professionisti. (205/1070)

  RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto, si ritiene opportuno mettere in evidenza come – in linea generale – la comunicazione politica negli ultimi anni stia attraversando una fase di profonda evoluzione; in base all'ultimo «Rapporto sulla comunicazione» presentato lo scorso febbraio dal Censis, ad esempio, Facebook è il secondo strumento di diffusione delle notizie, dopo il telegiornale: lo utilizza per informarsi il 31,4 per cento degli italiani. Inoltre, il genere di notizia più ricercato su questa piattaforma è relativo alle cronache della politica nazionale, che registrano l'interesse del 42,4 per cento della popolazione.Pag. 57
  Ciò premesso, per quanto concerne più specificamente il tema oggetto delle interrogazioni di cui sopra, si forniscono – per quanto di competenza Rai – i seguenti elementi di analisi riguardo l'intervento del Presidente del Consiglio nella tarda serata dello scorso 22 marzo.
  Avuta la certezza delle comunicazioni del Presidente del Consiglio alle 22.28, il TG1 ha iniziato la diretta alle 22:34 circa. Nel frattempo, le agenzie di stampa battevano la notizia di un collegamento del Presidente Conte intorno a quell'ora per nuove comunicazioni, che sono poi di fatto iniziate alle 23.20. Il TG1, come altri Telegiornali, ha tenuto la linea in diretta con un giornalista fuori da Palazzo Chigi, alternando al collegamento diversi servizi.
  Come accade di norma per questo tipo di collegamenti, la trasmissione è avvenuta con il segnale di Palazzo Chigi, sia per garantire una migliore qualità tecnica, sia perché esiste un vincolo di utilizzo di quel segnale.
  Al fine di fornire una informazione più puntuale sulle tempistiche di messa in onda della serata in questione, di seguito si riportano i relativi lanci di agenzia.
  Ansa 21-03-2020 22:33 [ Politica ] Coronavirus: previsto intervento Conte alle 22:45 (ANSA)
  - ROMA, 21 MAR – Il Premier Giuseppe Conte parlerà, in diretta Fb, alle 22:45 circa. È quanto rendono noto fonti di Palazzo Chigi. ESP21-MAR-20 22:32 NNNN
  AGI 21-03-2020 22:37 [ Politica ] = Coronavirus: tra poco aggiornamenti del Premier Conte = (AGI) Roma, 21 mar. –
   «Tra poco sarò in diretta su facebook per darvi alcuni aggiornamenti». Così il Premier Giuseppe Conte su facebook. Conte oggi ha avuto una riunione sull'emergenza coronavirus con le parti sociali e poi con i capi delegazione della maggioranza. (AGI) Gil 212236 MAR 20 NNNN
  LaPresse 21-03-2020 22:37 [ Politica ] TOP Coronavirus, Conte riunito con i capigruppo di maggioranza: parla a breve Milano, 21 mar. (LaPresse) –
  Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, secondo quanto si apprende, è riunito con i capigruppo di maggioranza. «Fra poco sarò in diretta qui su Facebook per darvi alcuni aggiornamenti», ha scritto sulla sua pagina il Premier.

  FORNARO. – Al Presidente e all'amministratore delegato della RAI.
  Premesso che
   Nei giorni scorsi in un video pubblicato sulla sua pagina facebook, Bruno Vespa si chiedeva che fine avesse fatto la Ong Medici senza Frontiere in questo periodo di grave emergenza sanitaria, lasciando intendere che i medici dell'associazione non fossero impegnati nelle corsie degli ospedali in aiuto dei pazienti colpiti dal COVID-19. I diretti interessati hanno immediatamente smentito Vespa, chiarendo che Medici senza Frontiere è attiva sul territorio nazionale e, soprattutto, nel nord Italia.
   Con la sua esternazione Vespa si è guadagnato un doppio esposto al Comitato per il Codice etico della Rai e al Consiglio di disciplina dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, presentati rispettivamente dal consigliere di amministrazione Rai Riccardo Laganà e dal segretario dell'Usigrai Vittorio di Trapani.
   Vespa è un collaboratore storico della Rai e le sue dichiarazioni causano grave discredito all'immagine dell'azienda, in un periodo in cui tutti gli italiani sono chiamati a compiere il massimo sforzo e grandi sacrifici per fronteggiare la crisi sanitaria ed economica in corso. In questa fase più che mai gli organi di informazione devono fornire il loro contributo di sapere e conoscenza e devono trasmettere agli utenti informazioni da fonti certe.
   Soprende che a distanza di giorni i vertici della Rai non abbiano avuto nulla da dire sulla vicenda, quasi che la divulgazione di circostanze destituite di fondamento da parte di un giornalista e collaboratore storico della Rai sia qualcosa che non li riguardi. Eppure sono recenti le modifiche votate in Consiglio di Amministrazione Pag. 58Rai in merito alla condotte social dei propri dipendenti e al divieto di diffusione di cosiddette fake news.
   Il 24 marzo 2020 il Presidente della Rai Marcello Foa è stato ospite di Porta a Porta, ma non risulta all'interrogante che abbia colto l'occasione per difendere l'immagine dell'Azienda di servizio pubblico, stigmatizzando la falsità delle dichiarazioni rilasciate dal collaboratore Vespa sulla Ong Medici senza Frontiere assolvendo, così, alle sue funzioni di Garante degli obiettivi di libertà, completezza, trasparenza, obiettività, imparzialità, pluralismo e lealtà dell'informazione che per legge e contratto di servizio la Rai, e chi lavora per essa, è chiamata a perseguire.
  Si chiede di sapere:
   Se non ritengano di dover prendere formale posizione sulle gravi esternazioni riportate in premessa di un giornalista, quale è Bruno Vespa, molto seguito dal pubblico televisivo italiano. (207/1074)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  La Rai, a seguito del sempre più diffuso utilizzo dei
social network e del loro impatto sul mondo della comunicazione, ha definito uno specifico documento con norme generali e particolari per l'utilizzo dei presidi digitali aziendali e privati; tale documento è già stato approvato dal Consiglio di Amministrazione e non appena possibile – compatibilmente con le complessità operative dovute all'emergenza coronavirus – entrerà formalmente in vigore nei confronti dei dipendenti e dei collaboratori come parte integrante del codice etico.
  All'interno di tali norme – più in particolare – sono previste disposizioni specifiche che richiamano alla verifica delle notizie prima di trattarle sui
social in qualunque forma e li invitano a prendere ogni accorgimento necessario per evitare di contribuire, anche involontariamente, alla diffusione delle cosiddette fake news.
  Nelle more, ogni singola segnalazione di possibile violazione dei codici aziendali viene trattata e valutata con la dovuta attenzione e secondo le procedure e i regolamenti vigenti.

  CAPITANIO, BERGESIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI, TIRAMANI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
   Lo scorso venerdì 27 marzo 2020, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha reso delle dichiarazioni sull'emergenza Coronavirus indirizzate a tutti i cittadini italiani, attraverso un videomessaggio reso disponibile dal Quirinale a partire dalle 19.00 circa. Nessuna delle principali reti Rai (Rai 1, Rai 2, Rai) ha attivato un'apposita diretta per trasmettere il videomessaggio del Presidente della Repubblica, diramato solo successivamente all'interno delle diverse edizioni dei notiziari di rete. Al contrario, nel tardo pomeriggio del giorno successivo (sabato 28 marzo 2020), su Rai 1 è stata attivata un'edizione straordinaria del Tg1 per trasmettere la conferenza stampa del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del Ministro dell'economia, Roberto Gualtieri.
   Alla luce di quanto fin qui esposto, alla Società Concessionaria si chiede di sapere per quali ragioni non sia stata attivata un'apposita diretta per trasmettere il videomessaggio del Presidente della Repubblica. (208/1075)

  RISPOSTA. – In merito alla interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi.
  Il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato trasmesso nell'edizione del TG3 delle ore 19:00, in apertura dal TG1 delle 20:00 e nel TG2 delle 20:30.
  Si specifica che si è trattato di un messaggio preregistrato, che su espressa indicazione dell'ufficio stampa del Quirinale, è stato messo a disposizione dei
broadcaster per la trasmissione all'interno dei Telegiornali, a partire dalle ore 19:00 di Pag. 59venerdì 27 marzo, al termine della Cerimonia di Papa Francesco dal Sagrato della Basilica di San Pietro.
  Per completezza di informazione, si riporta di seguito il contenuto di una agenzia AGI sul tema
  (AGI) – Roma, 3 apr. – «La decisione di trasmettere i due messaggi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul coronavirus all'interno dei telegiornali, a partire dalle ore 19 e senza interrompere la programmazione ordinaria delle reti, è stata presa su espressa indicazione dell'ufficio stampa del Quirinale». Lo precisa in una nota l'amministratore delegato Rai, Fabrizio Salini. (AGI).

  BERGESIO, CENTINAIO, TIRAMANI, CAPITANIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:
   il 28 marzo e il 29 marzo scorsi andavano in onda su Rai 3, rispettivamente la puntata di «Sapiens» di Mario Tozzi e quella di «Indovina chi viene a cena», di Sabrina Giannini;
   nelle puntate delle trasmissioni citate si addita il sistema zootecnico come maggiore responsabile dell'inquinamento terrestre, stigmatizzando l'allevamento e facendo intendere che il cattivo allevatore non sia l'eccezione, ma la regola, fino ad arrivare a suggerire pericolose ed insensate associazioni fra Coronavirus e produzione e consumo di carne, peraltro mai dimostrate;
   il collegamento tra la pandemia in corso e gli allevamenti occidentali è stato poi al centro dell'ultima puntata di «Indovina chi viene a cena»: una correlazione falsa, grave e fuorviante, che Sabrina Giannini ha annunciato di voler proseguire nelle prossime puntate, e che associa l'epidemia da Coronavirus con il sistema produttivo agroalimentare occidentale e porta i telespettatori – già spaventati dall'attuale situazione – a un atteggiamento di sospetto e paura verso il proprio modello alimentare.
  considerato che:
   il settore agroalimentare italiano – in particolare quello legato alla zootecnia – sta facendo un enorme sforzo per far sì che, nonostante le difficoltà oggettive e le limitazioni, sugli scaffali e nei frigoriferi di negozi e supermercati si possano continuare a trovare alimenti e prodotti sicuri e di qualità;
   sono oltre 250 mila i lavoratori addetti al mondo delle produzioni zootecniche, 270 mila le aziende agricole e di trasformazione le quali generano un fatturato di oltre 40 miliardi di euro, e che, nonostante il momento difficile, continuano a garantire ai consumatori l'approvvigionamento di cibo;
   fornire ai telespettatori informazioni imprecise, frammentate e non contestualizzate, suggerendo la presunta pericolosità del sistema alimentare o l'esclusione di un cibo a prescindere dalle reali necessità di ciascuno, non solo è sbagliato, ma è pericoloso costituendo una potenziale minaccia per la salute;
   nella missione del servizio pubblico generale radiotelevisivo rientra la necessità di garantire, specie in un momento così delicato, un'informazione tecnica corretta e puntuale.
   alla Società Concessionaria si chiede di sapere:
   se non ritenga opportuno verificare se il servizio pubblico intenda continuare, con la sua programmazione, a indurre i telespettatori nel convincimento scientificamente scorretto che pandemia da Coronavirus e allevamenti convenzionali siano in qualche modo collegati;
   se non ritenga di dovere rafforzare il ruolo di servizio pubblico riportando ai telespettatori un'informazione puntuale e supportata da solide basi scientifiche in un momento particolarmente delicato qual è quello attuale. (209/1077)

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  RISPOSTA. – In merito alla interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi.
  In linea generale l'offerta di Rai 3 si pone l'obiettivo di fornire al cittadino elementi di conoscenza che possano favorirne, in piena libertà, di formarsi un'opinione; questa linea di servizio al pubblico, senza tesi precostituite e basata esclusivamente sui fatti, è stata seguita anche nell'informazione fornita in tema di alimentazione. Si ritiene opportuno mettere in evidenza il fatto che, in questa fase di grande complessità e di grande richiesta di notizie, nei programmi trasmessi è stata fatta una chiara distinzione tra l'origine dell'epidemia – attribuita dagli scienziati al passaggio di un virus da un pipistrello all'uomo, nel mercato degli animali vivi di Wuhan – e la zootecnia.
  Ciò premesso, per quanto riguarda specificamente i rilievi mossi a «Indovina chi viene a cena» di Sabrina Giannini, si riporta quanto ricostruito dai responsabili della trasmissione.
  «Nel corso della trasmissione si è più volte affermato che l'origine della pandemia è da ricercarsi nel consumo della carne di pipistrello. Nello specifico (minuto 4'34’’ Mercato cinese-pipistrelli) per spiegare con certezza il legame esclusivo con la carne di pipistrello, è stato intervistato appositamente un epidemiologo docente universitario (già ISS), Massimo Ciccozzi (minuto 5'16’’) che spiega come sia stata individuata la corrispondenza del genoma con un virus dell'animale. Tutta la prima parte del servizio è appunto dedicata al passaggio di specie dal pipistrello all'uomo e al pericolo dei
wet market (i mercati con animali vivi) che sono fattori scatenanti in Asia (più volte è stato detto che è l'area più a rischio del mondo anche dal ricercatore biologo del dipartimento C. Darwin de La Sapienza). Inoltre, la gran parte del servizio è dedicata al pericolo della deforestazione che mette a contatto l'uomo con milioni di specie virali di animali selvatici e gli animali allevati. Quanto alle carni da allevamento, la conduttrice si è limitata a riportare gli studi degli esperti mondiali, nello specifico dell'agenzia dell'ONU (UNEP), sul tema del ponte tra bestiame e specie selvatiche. In tali studi si afferma, tra l'altro, che circa il 60 per cento di tutte le malattie infettive nell'uomo sono di origine zoonotica come lo sono il 75 per cento di tutte le malattie infettive emergenti. Questo è particolarmente vero per gli allevamenti intensivi in cui il bestiame è spesso geneticamente simile all'interno di una mandria o gregge e quindi manca della diversità genetica che fornisce resilienza. A ragione di ciò, viene descritta (minuto 20'50’’) la storia delle pandemie che sono la prova incontrovertibile che gli animali allevati sono spesso ponte epidemiologico se non l'ospite serbatoio iniziale.
  Quanto al legame tra il sistema zootecnico e l'inquinamento terrestre, si fa riferimento esclusivamente a documenti redatti dall'ONU (minuto 36'20’’) in cui si afferma che il settore zootecnico produce più emissioni di gas serra che i trasporti. Non solo, ma esso è anche una delle cause principali di degrado del suolo e delle risorse idriche».
  Per quanto invece concerne «Sapiens» di Mario Tozzi, non sono stati ravvisati collegamenti tra gli allevamenti e la diffusione del coronavirus. In tutta la puntata non si è mai, in nessun passaggio, affrontato il tema della diffusione di virus o malattie. Tra l'altro il programma è stato registrato tra il 9 settembre e il 6 novembre, quando il Covid 19 era ancora sconosciuto. Nella puntata inoltre si sono presi ad esempio positivo allevamenti italiani di bovini e suini contrapposti agli allevamenti intensivi americani.
  In ogni caso, fermo restando quanto sopra sintetizzato, è stato comunque raccomandato ai giornalisti e ai collaboratori della Rete di essere sempre rigorosi nella verifica e nel racconto dei fatti, distinguendo bene tutto ciò che è racconto sul coronavirus da tutto ciò che è narrazione di altro.

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