CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 29 gennaio 2020
314.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-03438 De Luca: Sul meccanismo di transizione giusta previsto dal Green Deal europeo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'On De Luca e gli altri On.li interroganti che mi consentono, in questa occasione, di fare chiarezza sull’European Green Deal e soprattutto sul suo funzionamento finanziario, tema sul quale sono state lette nelle ultime settimane alcune inesattezze.
  Permettetemi, innanzitutto, di sottolineare come l'Italia arriva a questo appuntamento con le carte in regola e con risultati d'eccellenza in tema di decarbonizzazione, energie rinnovabili e modernizzazione dell'agricoltura. Il Governo ha avanzato delle proposte riassunte in un non paper su cinque aree prioritarie: il cambiamento climatico, la transizione industriale e sociale, gli strumenti di finanziamento, la biodiversità e l'agricoltura. Si tratta di proposte su cui è ancora in corso un approfondimento in dialogo con diverse Amministrazioni e che verranno portate alla valutazione del CIAE del prossimo 14 febbraio.
  Secondo le prime previsioni ed elaborazioni fornite dalla Commissione, il «Piano di investimenti per un'Europa sostenibile» vuole mobilitare 1.000 miliardi di euro in 10 anni:
   circa 500 miliardi sarebbero riconducibili al bilancio europeo, re-indirizzando gli investimenti generati da fondi già esistenti;
   circa 280 miliardi deriverebbero da fondi pubblici e privati mobilitati, grazie alla garanzia sul bilancio UE, attraverso la Banca Europea per gli Investimenti e il Programma InvestEU;
   circa 114 miliardi di euro proverrebbero dal contributo di cofinanziamento nazionale;
   ulteriori risorse proverranno dai proventi dell’Emission trading system (ETS), per un totale di circa 25 miliardi;
   100 miliardi dal Just Transition Mechanism.

  È una vera e propria architettura pensata in un'ottica di cambiamento del paradigma economico, sociale e industriale.
  La Banca europea degli investimenti, destinata a diventare Banca del clima europea, incrementerà progressivamente gli investimenti con finalità climatiche e ambientali fino al 50 per cento entro il 2025. Un aspetto fondamentale riguarderà la definizione di investimenti sostenibili.
  InvestEU agirà da garante per l'accesso al credito per investimenti verdi e servirà a coprire parzialmente il rischio di operazioni di finanziamento e di investimento.
  Se il piano di investimenti per un'Europa sostenibile è finalizzato a sostenere il Green Deal nel suo complesso, il meccanismo per una transizione giusta (Just Transition Mechanism) è stato pensato per sostenere le aree economicamente e socialmente più vulnerabili perché dipendenti dallo sfruttamento di fonti fossili o da processi industriali intensivi responsabili di alte emissioni di carbonio. La sua dotazione finanziaria sarà di 100 miliardi di euro nel periodo 2021-2027 e si fonda su 3 pilastri:
   il Just Transition Fund di 7,5 mld voce ad hoc del bilancio europeo;Pag. 221
   uno schema dedicato sotto il programma InvestEU, per mobilitare investimenti per un massimo di 45 miliardi di euro;
   una facility BEI per il settore pubblico, per mobilitare investimenti compresi tra 25 e 30 miliardi di euro.

  Concentrandoci sul Just Transition Fund, il percorso è appena iniziato, ed in particolare, un aspetto delicato è quello relativo alle chiavi di allocazione delle risorse. Queste chiavi includono una serie di criteri (livello emissioni, occupazione nel settore colpito dalla transizione, PIL pro capite) ai quali si applicano dei meccanismi di capping: nessuno Stato membro riceverà più di 2 miliardi di euro e l'allocazione per Stato membro dovrà comunque risultare in un'intensità dell'aiuto pro-capite pari ad almeno 6 euro.
  Queste allocazioni devono però essere lette all'interno del Meccanismo di Transizione che ci permetterà di mobilitare, grazie al co-finanziamento e alla sinergia con le risorse dei fondi strutturali, investimenti pubblici e privati per oltre 4,8 miliardi.
  Ricordiamoci inoltre che per accedere a questo meccanismo, gli Stati presenteranno alla Commissione europea Piani territoriali per la giusta transizione, che saranno lo strumento perfetto per una sintesi che parte dal territorio con i Piani Nazionali Energia e Clima.
  Il Meccanismo di Transizione deve essere visto come un'opportunità di crescita economica di livello europeo soprattutto per quelle aziende italiane che sapranno cogliere le opportunità di investimento in quelle regioni italiane destinatarie delle risorse per la riconversione sostenibile.
  È una sfida che siamo perfettamente in grado di realizzare.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-03439 Bianchi: Sulle funzioni del Comitato europeo delle Regioni.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'On Bianchi e gli altri On.li interroganti.
  Secondo quanto stabilito dai Trattati il processo legislativo e decisionale dell'Unione europea è sviluppato all'interno del cosiddetto «triangolo istituzionale» comunitario: Consiglio dell'Unione europea, Parlamento europeo e Commissione europea.
  Come è noto, tale processo, avviene sempre nel rispetto del principio di sussidiarietà. È il principio, introdotto dal Trattato di Maastricht sull'Unione Europea (UE) del 1992, secondo cui l'esercizio delle competenze da parte dell'UE, nonché la ripartizione delle stesse tra Unione e Stati membri, prevede di definire a livello comunitario quello che non può essere adeguatamente realizzato a livello nazionale dai singoli Stati membri.
  In tale contesto decisionale, il Comitato europeo delle regioni esplica un ruolo fondamentale, garantendo la possibilità a municipalità e regioni di esprimere formalmente la propria posizione nel processo legislativo dell'Unione europea, così da assicurare che le opinioni e le esigenze degli enti regionali e locali e dei cittadini siano tenute in debito conto.
  Viene definito dal Trattato quale «organo» e non quale «istituzione», ma sarebbe riduttivo escluderlo – assieme agli altri organi consuntivi dell'Unione, quale ad es. il Comitato economico e sociale, dal rango delle strutture d'autorità solo per il fatto che il loro parere non sia vincolante per le istituzioni comunitarie.
  Il Comitato europeo delle regioni è un organismo essenziale per valorizzare la dimensione regionale e locale nel processo legislativo, organizzativo e decisionale dell'Unione. E proprio l'esempio citato dagli interroganti in merito alla creazione del corpo europeo di solidarietà, dimostra quanto, già oggi, possa essere ottenuto con il coinvolgimento dei soggetti locali e regionali.
  La stessa Presidente Ursula Von der Leyen, nel suo discorso di insediamento, ha esaltato i valori della partecipazione affermando: «Voglio che i cittadini possano dire la loro nell'ambito di una «Conferenza sul futuro dell'Europa» da avviare nel 2020 per una durata di due anni. La Conferenza dovrebbe riunire i cittadini (compresi i giovani, cui andrebbe attribuito un ruolo importante), la società civile e le istituzioni europee in qualità di partner paritari».
  La Presidente Von der Leyen ha posto, quindi, essa stessa una particolare enfasi sulla necessità di un maggior coinvolgimento dei cittadini, attraverso meccanismi capaci di assicurare una diffusione capillare delle iniziative, quali la «Conferenza sul futuro dell'Europa», su tutto il territorio dell'Unione.
  Tuttavia, anche alla luce della variabilità negli assetti costituzionali e di organizzazione delle rappresentanze territoriali che caratterizzano i diversi Paesi Membri, la revisione del ruolo del Comitato necessiterebbe di un complesso processo di revisione dei Trattati che dovrebbe necessariamente coinvolgere tutti gli Stati membri dell'Unione Europea.
  Pertanto, la proposta di valorizzare ulteriormente il ruolo dei territori e delle comunità locali, è di sicuro interesse, ma Pag. 223dovrà essere necessariamente valutata e bilanciata con attenzione per mantenere l'equilibrio del processo legislativo europeo.
  La summenzionata «Conferenza sul futuro dell'Europa», quale strumento di un processo inclusivo «dal basso», aperto alla partecipazione di Istituzioni, cittadini, Parlamenti nazionali, membri della società civile e portatori di interessi, appare la sede naturale e più immediata per avviare questo tipo di riflessioni.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-03440 Galizia: Sulle procedure di infrazione a carico dell'Italia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio innanzitutto l'On Galizia e gli altri On.li interroganti.
  In occasione dell'audizione sulle linee programmatiche del nuovo Governo del 24 settembre 2019, il Ministro Vincenzo Amendola aveva preso impegno a lavorare per la riduzione del numero di procedure d'infrazione.
  All'inizio della Legislatura, avevamo, a carico dell'Italia, 59 infrazioni aperte, 57 EU-Pilot e 5 «lettere amministrative». Oggi, a seguito delle ultime decisioni della Commissione del 23 gennaio 2020, che ha aperto 6 nuove procedure per mancato recepimento di alcune direttive UE, abbiamo 83 infrazioni aperte (66 per violazione del diritto dell'Unione e 17 per mancato recepimento di direttive), 53 EU-Pilot e 14 «lettere amministrative».
  Le ragioni per questo progressivo aggravamento sono molteplici ma la più importante riguarda il ritardo, nell’iter di adozione delle ultime legge di delegazione europea e legge europea.
  Al fine di tenere fede all'impegno di riduzione delle procedure d'infrazione, è stato avviato l’iter di approvazione della legge di delegazione 19-20 che consentirà di disporre della delega per l'attuazione di ben 33 direttive, e della Legge europea 19-20 con cui miriamo a chiudere 7 procedure di infrazione, 2 Pilot e recepire 3 direttive.
  Tuttavia il ritardo accumulato nella prima parte della legislatura comporterà l'inevitabile incremento soprattutto delle procedure per i mancati recepimenti.
  Nei prossimi mesi si potrebbero verificare 18 nuove potenziali aperture di procedure di infrazione per mancato recepimento: per queste aperture, là dove è richiesto l'intervento della norma primaria, non vi sono margini di intervento. Invece, per ben undici casi, la cui attuazione dovrà avvenire attraverso l'adozione di fonti secondarie, la tempestiva adozione rimane possibile e il Governo è impegnato in tal senso.
  Per quanto riguarda le procedure relative alla non corretta trasposizione della normativa dell'Unione, questa richiede il lavoro sinergico di più Amministrazioni (centrali e periferiche). Nonostante lo sforzo di concertazione svolto dal Ministero delle Politiche europee, va rilevato che alcune infrazioni sono di più difficile soluzione, in ragione del riparto di competenze con le Regioni. In particolare, segnalo come entro maggio 2020, si potrebbe verificare in questo ambito l'apertura di 6 nuove procedure.
  Considerando invece gli aspetti positivi, a maggio 2020, delle 83 procedure totali, sono ipotizzabili 11 chiusure di procedure per violazione del diritto dell'Unione e 2 chiusure di procedure per mancato recepimento. Anche riguardo alle altre 15 procedure aperte per mancato recepimento, i dati sono relativamente incoraggianti. Delle sei procedure aperte il 23 gennaio, 5 riguardano deleghe inserite nella legge di delegazione europea 2018 e la sesta deve essere attuata con norma diretta inserita nel disegno di legge europea 2019-2020. Altre sei chiusure potrebbero verificarsi relativamente ad altrettante Pag. 225direttive la cui delega alla trasposizione è contenuta sempre nella legge di delegazione europea 2018.
  A tal proposito, per procedere al recepimento, ed alla conseguente chiusura delle procedure, sarà fondamentale la collaborazione delle Commissioni Parlamentari competenti.
  Da parte mia sono certa che l'impegno del Ministero che rappresento consentirà, con le altre Amministrazioni coinvolte, di ridurre il numero delle infrazioni in misura più consistente da autunno 2020, quando saranno state esercitate anche le prime deleghe in attuazione della legge di delegazione europea 2019-2020.
  Infine, per rafforzare il coordinamento intergovernativo per la gestione di quei dossier che coinvolgono più Amministrazioni, abbiamo introdotto nuove prassi in sede di Comitato tecnico di valutazione (CTV). Il Comitato consente di garantire il raccordo tra la gestione del pre-contenzioso e la partecipazione dell'Italia alla cosiddetta fase ascendente del processo normativo dell'Unione europea.
  Il Governo intende altresì proseguire nell'azione di rafforzamento della prevenzione delle infrazioni e della risoluzione di quelle pendenti, favorendo il dialogo con la Commissione europea tramite l'organizzazione di riunioni tra le Autorità nazionali e le Direzioni Generali della Commissione, per la trattazione congiunta dei casi afferenti ad uno stesso settore (cd. «riunioni pacchetto»).