CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 17 ottobre 2019
256.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-02929 Valentini: Sulla sede del consolato onorario francese a Ventimiglia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La presenza di un Ufficio consolare della Repubblica Francese a Ventimiglia risale al 1948. L'attuale sede del Consolato onorario in Via Martiri della Libertà 2, risale alla fine degli anni ’90 e, fino agli eventi richiamati dall'Onorevole interrogante, non risulta che tale ubicazione abbia mai fatto registrare problemi di ordine pubblico.
  La materia dell'istituzione degli Uffici consolari stranieri – di carriera e onorari – e della nomina dei rispettivi titolari in Italia è regolata dal diritto e dalla prassi internazionali, in particolare dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 24 aprile 1963. In materia di «stabilimento d'un posto consolare», la predetta Convenzione (articolo 4, commi 2 e 3) dispone in modo chiaro che: «La sede del posto consolare, la sua classe e la sua circoscrizione consolare sono determinate dalla Stato d'invio e sottoposte all'approvazione dello Stato di residenza» e che: «modificazioni ulteriori possono essere apportate dallo Stato d'invio alla sede del posto consolare, alla sua classe e alla sua circoscrizione consolare, solamente con il consenso dello Stato di residenza».
  Nel caso di specie, poiché si apprende dal testo della presente interrogazione che non sarebbe stato rinnovato il comodato d'uso da parte del comune di Ventimiglia per gli attuali locali del Consolato onorario di Francia – rispetto a cui, peraltro, l'Ambasciata francese in Italia non ha fatto pervenire alla Farnesina alcuna comunicazione – le Autorità francesi potranno individuare una nuova sede, che dovrà essere sottoposta ad approvazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano.
  Tale autorizzazione viene concessa sulla base di una serie di criteri che contemplano anche l'idoneità della sede stessa dal punto di vista della sicurezza e dell'ordine pubblico. A tal fine viene condotta una specifica istruttoria che coinvolge le altre competenti Autorità italiane: Ministero dell'interno, prefettura territorialmente competente – in questo caso Imperia – e organi di controllo.
  Posso pertanto assicurare che la Farnesina valuterà attentamente – in raccordo con l'Ambasciata di Francia a Roma – le proposte che perverranno al riguardo, tenendo conto della problematica in oggetto, assicurando la massima attenzione nell'esame dell'idoneità dell'eventuale nuova sede consolare onoraria di Francia a Ventimiglia.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-02930 Formentini: Sugli accordi bilaterali in materia energetica tra Italia e Paesi dell'area Eastmed.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il gas naturale, incluso il GNL (gas naturale liquefatto), resta la principale risorsa a basse emissioni per la transizione energetica, guidata dalle rinnovabili, verso un futuro a zero emissioni di carbonio della nostra economia.
  L'Italia importa il proprio fabbisogno di gas principalmente dalla Russia, che è anche il principale fornitore dell'UE, e a seguire anche da Algeria, Qatar e Libia.
  Anche per questo siamo da tempo in prima linea nel Mediterraneo orientale per diversificare le fonti di approvvigionamento e incrementare il nostro ruolo di hub energetico sul fronte europeo meridionale. Lo stiamo facendo con un approccio coeso di sistema, rendendo l'Italia un pilastro della ricerca e dell'utilizzo delle risorse energetiche dal bacino orientale del Mediterraneo.
  A tal fine è importante anzitutto ricordare che siamo tra i detentori della quasi totalità delle concessioni esplorative nelle aree di Cipro e che siamo impegnati in esplorazioni anche in Libano. Una presenza con basi solide e ben radicate nelle collaborazioni stabilite nei decenni passati con gli altri principali Paesi dell'area.
  A riprova di quanto sopra, l'Italia è l'unico Paese G20 tra i fondatori dell’East Mediterranean Gas Forum, che ha sede al Cairo. Il Forum è una preziosa piattaforma di dialogo, a o livello Ministeriale e tecnico, su concrete collaborazioni per ricerca, utilizzo ed esportazione del gas dell'area, principalmente verso l'Europa. Abbiamo già partecipato a due riunioni ministeriali e a numerosi tavoli tecnici. È un chiaro successo diplomatico del nostro Paese, che si rilancia ulteriormente nel ruolo di hub energetico.
  La nostra presenza nell’East Mediterranean Gas Forum è connessa alle concrete prospettive di importazione di gas naturale liquefatto, disponibili a breve termine. Impianti di liquefazione presenti nell'area, in alcuni casi controllati da nostre imprese, favoriranno l'arrivo nel nostro Paese delle enormi risorse di gas presenti nel Mediterraneo orientale. L'Italia sarà mercato di sbocco – oltre che di transito verso gli altri mercati europei – grazie agli impianti per il GNL presenti sul nostro territorio e a largo delle nostre coste. E in questo modo che stanno per essere rese disponibili anche le ingenti risorse di gas di Israele, fino ad oggi senza possibilità di essere esportate.
  Nel medio-lungo periodo possiamo inoltre fare affidamento su una proficua interlocuzione per nuovi progetti infrastrutturali con Cipro, Grecia e Israele, anche in questo caso di riconosciuta rilevanza per l'intera UE.
  In conclusione, l'azione italiana in un'area storicamente percorsa da tensioni ed instabilità dimostra che l'energia può essere elemento inclusivo di crescita comune. Per comprendere come sia possibile trarre benefìci dallo sfruttamento di tali risorse in termini di sicurezza, stabilità e prosperità condivise è sufficiente ricordare che dell’East Mediterranean Gas Forum fanno parte allo stesso tempo Israele e Palestina. L'Italia continuerà dunque a sostenere tali collaborazioni nell'ambito del suo ruolo di primo piano nel Mediterraneo orientale, garantito da ottime relazioni con i principali attori dell'area e capacità industriali in termini di ricerca, estrazione e trasporto.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-02931 Cabras: Sull'impegno anche in sede europea per il superamento della crisi tra Governo centrale spagnolo e Governo regionale catalano.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano segue con la massima attenzione, al pari degli altri partner europei, gli sviluppi legati alla questione catalana.
  Sullo specifico episodio della sentenza di condanna dei politici indipendentisti catalani emessa lo scorso 14 ottobre, l'Ambasciatore d'Italia a Madrid, Stefano Satinino, ha incontrato, all'indomani della sentenza [il 15 ottobre], assieme agli altri ambasciatori europei, il Ministro degli esteri spagnolo, Josep Borrell, il quale ha voluto ribadire come il verdetto del Tribunale supremo fosse il risultato di un processo svoltosi con grande trasparenza, rigore e professionalità e come al centro delle condanne ci fossero le condotte individuali e non le idee. Anche in altre successive, recenti, occasioni le autorità spagnole hanno rimarcato agli ambasciatori accreditati in Spagna l'indipendenza dei giudici e la natura inviolabile dell'integrità territoriale.
  Il Ministro degli esteri spagnolo, nonché futuro Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'UE, ha altresì fatto espresso appello alla comprensione, all'appoggio e alla solidarietà delle capitali europee, «al fine di superare la campagna di disinformazione sulla crisi catalana». Borrell ha aggiunto che il Governo spagnolo non si illude che la questione sia risolta esclusivamente attraverso la sentenza della magistratura; tuttavia, a suo giudizio, ora più che mai occorre superare la spaccatura creatasi in Catalogna, onde iniziare un processo di rilancio della convivenza, attraverso il dialogo, da condurre nel rispetto della legge. In tal senso, ha condannato il linguaggio estremista che, a Barcellona come a Madrid, radicalizza lo scontro anzitutto tra gli stessi catalani.
  Secondo il Ministro spagnolo uno spiraglio di riconciliazione è offerto proprio dalla sentenza: oltre a escludere l'ipotesi di reato più grave, la ribellione, i giudici hanno infatti negato la pericolosità sociale dei condannati, aprendo la strada a che l'autorità penitenziaria catalana possa concedere i primi benefici di pena già nei prossimi mesi.
  Per quanto attiene al quesito specifico posto dall'Onorevole interrogante, trattandosi di questioni interne spagnole e che afferiscono al rispetto del quadro costituzionale e dello Stato di diritto di un Paese membro dell'UE, non si ritiene opportuno intraprendere iniziative di carattere bilaterale che abbiano ad oggetto i rapporti tra il governo regionale catalano e il governo centrale del Regno di Spagna, che rischierebbero, peraltro, di provocare effetti controproducenti su una questione già di per sé molto delicata.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-02932 Delmastro Delle Vedove: Sul negoziato di adesione della Turchia all'Unione europea.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Malgrado il carattere strategico della partnership UE-Turchia a fronte delle complesse sfide globali (fenomeni migratori, contrasto al terrorismo, cooperazione economica e in campo energetico), è da constatare che i negoziati per l'adesione di Ankara, avviati nel 2005, sono al momento congelati.
  A seguito dei preoccupanti arretramenti sotto il profilo del rispetto dei diritti fondamentali e della libertà di espressione, accentuatasi dopo il fallito colpo di Stato del luglio 2016, il Parlamento europeo ha formalizzato già in una risoluzione del novembre successivo la richiesta di sospensione dei negoziati di adesione della Turchia all'UE.
  L’«allontanamento» della Turchia dai valori europei e dall’acquis comunitario è stato confermato da ultimo nel Rapporto Paese pubblicato il 29 maggio scorso, nel quadro del Pacchetto Allargamento 2019 stilato dalla Commissione.
  Le Conclusioni del Consiglio affari generali del giugno 2019, successivamente approvate, dal Consiglio Europeo, sempre a giugno, riflettono le notevoli preoccupazioni degli Stati membri e della Commissione rispetto al notevole deterioramento in materia di diritti umani, Stato di diritto, riforme (pubblica amministrazione e sistema giudiziario), sistema economico, lotta alla corruzione e al crimine organizzato. Le predette Conclusioni sanciscono che i negoziati di adesione della Turchia sono giunti di fatto a un punto morto, escludendo espressamente l'apertura o la chiusura di altri capitoli negoziali e le attività per la modernizzazione dell'Unione doganale UE-Turchia.
  Le iniziative turche nel Mediterraneo orientale e nel Mare Egeo hanno portato ad un ulteriore irrigidimento della posizione europea. Le Conclusioni del Consiglio affari esteri dello scorso 15 luglio hanno infatti sancito l'interruzione dei negoziati sull'Accordo di trasporto aereo, la sospensione delle riunioni dei Dialoghi di alto livello UE-Turchia e del Consiglio di associazione (l'ultima riunione si è tenuta nel marzo 2019) e la riduzione dei fondi di pre-adesione (IPA) destinati ad Ankara.
  Da ultimo, il Consiglio affari esteri di lunedì scorso ha adottato due Conclusioni dal tenore particolarmente fermo sulle attività militari nel Nord-Est della Siria e sulle perduranti iniziative turche nel Mediterraneo orientale. Da queste conclusioni stanno già ora discendendo una serie di effetti pratici, con la sospensione della vendita di armi alla Turchia da parte dei principali esportatori europei – tra cui anche l'Italia – e con la predisposizione di «misure mirate» nei confronti di soggetti turchi coinvolti in operazioni illegali nella Zona economica esclusiva di Cipro.
  L'Italia, insieme ai partner europei, guarda con grande preoccupazione ai rischi di involuzione dello Stato di diritto e alle limitazioni delle libertà fondamentali in Turchia, e nutre una profondissima inquietudine per i recenti sviluppi al confine con la Siria. Al tempo stesso, però, si ritiene opportuno mantenere aperti i canali di dialogo con Ankara, anche in considerazione delle complesse sfide comuni sullo scenario globale, ed in particolare riguardo alla questione migratoria, Pag. 59sulla quale la Turchia ha sinora collaborato, anche con il sostegno europeo. Resta, infine, – desidero sottolinearlo – l'esigenza di ispirare le misure verso Ankara al principio di gradualità e reversibilità, nel caso di sviluppi positivi, in modo da conservare importanti leve per i rapporti con la società civile turca, non sempre completamente rappresentata dalle posizioni del suo Governo.