CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 11 giugno 2019
202.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Petizione n. 151 del 2018 del sig. Mimmo Di Garbo, da Milano, che chiede: iniziative per l'affissione di una targa commemorativa nel luogo della strage di Nassiriya.

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ALLEGATO 2

Sugli esiti della missione presso il Global Service Centre ONU di Brindisi e il Deposito Umanitario del Programma Alimentare Mondiale (PAM) (Brindisi, 13 maggio 2019).

  La presidente della III Commissione, Marta Grande, e la deputata Simona Suriano (M5S) il 13 maggio 2019 si sono recate in visita a Brindisi per visitare il Global Service Centre ONU di Brindisi (UNLB) e il Deposito Umanitario del Programma Alimentare Mondiale (PAM).
  La visita si è inquadrata nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: l'efficacia del quadro normativo nazionale e del sistema italiano di cooperazione, in corso di svolgimento, nonché in un percorso di valorizzazione della presenza in Italia di organizzazioni ed agenzie delle Nazioni Unite.
  Quanto alla Base logistica ONU, presente a Brindisi dalla metà degli anni Novanta, si ricorda che essa era in origine impiegata come deposito del materiale dismesso dalla missione UNPROFOR dispiegata da febbraio 1992 a marzo 1995 dalle Nazioni Unite nella ex Jugoslavia (Bosnia Erzegovina, Croazia, Serbia e Montenegro, Macedonia) con quartiere generale a Zagabria. Il centro, che occupa un'area di circa 370.000 metri quadrati e 65 edifici messi a disposizione dal Ministero della Difesa, fornisce sostegno logistico a tutte le operazioni (militari e civili) delle Nazioni Unite, incluso nei settori dell'informatica e delle telecomunicazioni e della gestione dell'impatto ambientale delle operazioni delle Nazioni Unite. Le funzioni della base si sono ampliate negli anni parallelamente all'accresciuto impegno delle Nazioni Unite nella stabilizzazione delle aree di crisi. Nel quadro della strategia ONU per il sostegno logistico – la cosiddetta «Global Field Support Strategy», l'agenda strategica 2010-2015 lanciata per rimodellare e rafforzare il supporto alle missioni ONU sul campo –, la Base Logistica delle Nazioni Unite di Brindisi è stata riconosciuta – insieme alla United Nations Support Base in Valencia (UNSB-V) – quale «Centro Globale di Servizi» (UNGSC) e svolge funzioni quali: sostegno logistico alle operazioni ONU; centro di comunicazioni satellitari delle Nazioni Unite; addestramento professionale per le missioni di peacekeeping e per le missioni a carattere politico, comprensivo anche delle problematiche relative alla gestione dell'impatto ambientale delle operazioni ONU. UNGSC comprende tre aree di servizio principali: attraverso il Supply Chain Service-SCS (Servizio della catena della fornitura) il GSC di Brindisi offre servizi di approvvigionamento e pianificazione alla consegna agevolando il rapido dispiegamento delle nuove missioni e supportando la pianificazione gestionale di quelle esistenti e garantendo la cura delle risorse al termine delle missioni. Tali attività vengono svolte anche per le altre entità delle Nazioni Unite, ossia fondi, programmi e agenzie. Il Servizio di tecnologia sul campo (Field Technology Service-FTS) del GSC supporta le operazioni di mantenimento della pace le missioni politiche speciali, agenzie, fondi e programmi delle Nazioni Unite con tecnologia di informazione e comunicazione 24 ore su 24 ad alta disponibilità e con servizi di informazione geospaziale. In tale ambito il GSC di Brindisi è affiancato dall'UNICTF (United Nations Information and Communications Technology Facility) di Valencia (Spagna). Il Servizio centrale è responsabile dell'efficacia dell'azione prestata dai due servizi dei quali deve garantire il regolare funzionamento. Inoltre, il Conference Pag. 90and Learning Centre – CLC ospita attività di formazione per il Department of Peacekeeping Operations (DPKO) e per altri dipartimenti e agenzie delle Nazioni Unite cui fornisce supporto logistico e amministrativo a corsi, seminari, workshop, conferenze e visite ufficiali.
  Per il programma presso la Base Onu di Brindisi, la delegazione è stata accolta dal Direttore di UNGSC, Michel Bergeron, dalla Manager di UNHRD, Marta Laurienzo, e dal Comandante del Distaccamento aeroportuale di Brindisi, Col. Giambattista Degiuli. Ad un incontro di briefing la delegazione ha potuto anche interagire con il sindaco e presidente della provincia di Brindisi, Riccardo Rossi, che ha sottolineato la rilevanza della Base come crocevia proteso verso il Mediterraneo e la regione balcanica ma anche come indotto occupazionale, considerati i 400 dipendenti brindisini. Il sindaco ha auspicato una sinergia positiva tra Nazioni Unite, governo italiano e autorità locali nell'interesse alla realizzazione a Brindisi di un presidio permanente ed efficienze a supporto dei funzionari internazionali anche grazie alla istituzione di una scuola europea e di servizi di assistenza sanitaria in loco dotati delle opportune competenze linguistiche. Nel corso dell'incontro di presentazione è stata valorizzata la complementarietà tra le strutture Onu e WFP e il loro essere a disposizione di tutta la comunità umanitaria internazionale, inclusa l'Unione europea. Il Direttore Bergeron ha dato risalto al ruolo chiave che l'Italia gioca nel sistema onusiano, ricordando in particolare il contributo assicurato dalla Regione Puglia che ospita sul proprio territorio anche le strutture preposte allo Justice and Corrections Service, operante a servizio delle operazioni di peace keeping. Il colonnello Degiuli ha illustrato lo speciale modello di collaborazione che vede coinvolta l'Aeronautica italiana, che su base quotidiana e anche senza preavviso è in grado di contribuire alla realizzazione di voli umanitari.
  A commento, la presidente Grande ha convenuto sull'opportunità di ogni sforzo finalizzato al valorizzare la presenza della comunità internazionale e delle Nazioni Unite in Italia. In tale ottica ben si comprende la necessità di un dialogo rafforzato con i territori e le autonomie locali e l'esigenza di rendere il loro impegno maggiormente visibile.
  Quanto al Deposito del WFP, il Deposito di Pronto Intervento Umanitario delle Nazioni Unite (UNHRD) di Brindisi è stato istituito nel 2000 ed è attualmente situato nella ex-base dell'Aeronautica militare statunitense di San Vito dei Normanni, a 10 km dal porto e dall'aeroporto di Brindisi. Il Deposito fa parte di una Rete internazionale (il c.d. «Network UNHRD») costituita da 6 depositi creati sul ’modello Brindisi’ e localizzati strategicamente nelle diverse aree del mondo: Brindisi, Dubai, Accra, Panama, Kuala Lumpur e Las Palmas. Il «Network UNHRD» – incluso il Deposito di Brindisi – è gestito dal World Food Programme (WFP), Agenzia delle Nazioni Unite leader nella logistica nel campo umanitario. Il «Network UNHRD» consente ai propri Partner – attualmente 88 enti tra Governi (es. Italia, USA, Francia, Australia, Irlanda), Organismi Internazionali (es. UE (Commissione europea/DG ECHO), WHO, UNHCR, UNICEF, UNHCR, IOM) ed Organizzazioni della Società Civile (OSC) (es. Intersos, Oxfam) – di «pre-posizionare» i propri beni umanitari nei Depositi e di rispondere in modo rapido ed efficace alle emergenze umanitarie in tutte le aree del mondo, attraverso servizi integrati di acquisto, stoccaggio, trasporto e consegna di beni umanitari. Il Deposito di Brindisi ospita, inoltre, il Centro per «Corsi di formazione, esercitazione e simulazione di emergenze» ( Training Centre del Network UNHRD) e un «Laboratorio per l'innovazione tecnologica» nel settore della logistica umanitaria, della tecnologia sostenibile e della riduzione degli scarti (Innovation Lab). Per connessione di argomento si segnala che il WFP gestisce anche un «Innovation Accelerator», ospitato in Germania (Monaco), per identificare idee e soluzioni nel settore della sicurezza alimentare volte a raggiungere il Sustainable Development Goal (SDG) «Zero Hunger by 2030».Pag. 91
  Il «Network UNHRD» consente mediante un sistema di prestiti («loan and borrow»), di prendere in prestito, previo accordo tra le parti e con l'intermediazione del Network stesso, beni umanitari di altri Partner in qualsiasi dei sei depositi della rete, disponendo così di una sorta di «stock virtuale» nelle diverse aree del mondo. Analogamente, in assenza di proprie scorte, è possibile acquistare direttamente dai quei fornitori che mantengono presso i depositi di UNHRD una propria giacenza («supplier stock»). Entrambi questi due meccanismi («loan and borrow» e «supplier stock») consentono ai Partner di dotarsi di uno stock strategico selezionato (in quantità, varietà e collocazione geografica di beni) e di poterlo completare secondo necessità accedendo, a seconda dei casi, all'uno o all'altro meccanismo.
  L'Italia detiene le proprie scorte di beni umanitari presso il Deposito di Brindisi. Le scorte italiane sono composte da uno stock di farmaci e presidi sanitari acquistati tramite l'OMS e da uno stock di beni di prima assistenza e soccorso, acquistati per conto dell'Italia dal WFP. Su autorizzazione della Cooperazione italiana, tali beni possono essere movimentati, trasportati (su nave, aereo o gomma) e consegnati nelle aree di crisi. Tra le spedizioni umanitarie recentemente effettuate, si ricordano: voli umanitari in Niger, Iran, Indonesia e Mozambico, trasporti via nave in Etiopia, El Salvador, RCA, Tunisia, Zimbabwe.

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ALLEGATO 3

Risoluzioni nn. 7-00254 Fassino e 7-00062 Valentini: Sull'integrazione dei Balcani Occidentali nelle istituzioni euroatlantiche.

ULTERIORE PROPOSTA DI TESTO UNIFICATO

  La III Commissione,
   ricordando che:
    l'integrazione nelle istituzioni euro-atlantiche fu indicata fin dall'accordo di pace di Dayton come il traguardo del processo di stabilizzazione e pacificazione dei Balcani occidentali;
    l'UE ha varato nel 1999 il «Patto di stabilizzazione e associazione (PSA)» e il «Patto di stabilità», trasformato nel 2008 nel «Consiglio di Cooperazione Regionale» (CCR) con l'adesione di tutti i Paesi della regione;
    dal Consiglio Europeo di Salonicco (2003) in poi, l'UE ha espresso più volte la propria determinazione a sostenere la prospettiva di integrazione dei paesi dei Balcani occidentali;
    la Commissione Europea nel 2018 ha adottato per la prima volta formalmente la «strategia di integrazione dei Balcani occidentali» e i capi di Stato dell'Unione e dei Balcani hanno sottoscritto la «Dichiarazione di Sofia» che indica il duplice obiettivo di rafforzare le forme di cooperazione rafforzata con i paesi della regione e di perseguire la strategia di loro inclusione nella UE;
   considerando che l'Unione europea ha compiuto in questi anni atti significativi nella direzione della integrazione europea della regione e in particolare;
   accogliendo quattro Paesi della più vasta area dell'Europa sudorientale: Slovenia (2004), Romania e Bulgaria (2007), Croazia (2013);
   aprendo i negoziati di adesione con Montenegro (2012) e Serbia (2014) con l'obiettivo di concluderli positivamente entro il 2025;
   accordando lo status di candidati a FYROM (oggi Nord Macedonia) (2005) e Albania (2012);
   riconoscendo a Bosnia-Erzegovina lo status di potenziale candidato;
   riconoscendo anche al Kossovo indipendente lo status di potenziale candidato, subordinando l'avvio del percorso di adesione a una normalizzazione delle relazioni con la Serbia;
   considerando altresì che l'accordo raggiunto dalla tra Grecia e FYROM per l'adozione da parte di quest'ultima della denominazione «Nord Macedonia» rimuove il principale ostacolo all'avvio del percorso di integrazione euroatlantica anche per quella nazione, prossima a divenire membro della NATO, fatto che potrà contribuire alla stabilizzazione della regione;
   considerando inoltre che, con un attivo e riconosciuto ruolo dell'Italia, sono stati in questi anni attivati numerosi fora di cooperazione regionale – Iniziativa Centroeuropea (InCE), Iniziativa Adriatico Ionica, Processo di Berlino – finalizzati a promuovere strategie di preadesione e a favorire un ordinato percorso di integrazione europea dei Balcani occidentali;
   ricordando che la NATO ha aperto già le sue porte a Romania, Bulgaria, Slovenia, Croazia, Albania, Montenegro e prossimamente a Nord Macedonia, in relazione Pag. 93alla quale è all'esame del Parlamento italiano il disegno di legge di ratifica e esecuzione del Protocollo al Trattato Nato-Nord Macedonia;
   rilevando che, a conferma del carattere strategico dei Balcani occidentali, importanti nazioni, a partire da Russia e Turchia, manifestano una crescente attenzione alla regione, che peraltro è coinvolta nella Belt and Road Initiative promossa dalla Cina;
   sottolineando in particolare che:
    i Balcani occidentali rappresentano per l'Italia un'area strategica, che il nostro Paese ha interesse a rendere stabile e sicura;
    fin dal 1995 l'Italia ha contribuito al mantenimento della pace e alla stabilizzazione della regione con la partecipazione alla missione K-For – di cui oggi l'Italia detiene il comando – e con politiche di cooperazione economica e di intense relazioni bilaterali;
    rilevanti sono gli interessi economici che legano l'Italia ai Balcani occidentali, stante che l'Italia è già oggi il secondo partner commerciale degli Stati della regione, il primo per stock di investimenti diretti, realizza un export di oltre 6 miliardi di euro e migliaia sono le imprese italiane operanti nella regione;
    lungo i Balcani corrono flussi migratori che in buona parte approdano in Italia e richiedono strategie condivise di contrasto alle migrazioni illegali e al traffico di migranti;
    l'Italia si è sempre pronunciata in favore dell'integrazione dei Balcani occidentali nelle istituzioni euro-atlantiche, orientamento ancora recentemente dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dal Presidente del Consiglio dei ministri in occasione di incontri con i leader dei paesi interessati;
   constatando al tempo stesso con preoccupazione che il protrarsi continuo dei tempi di integrazione rischia di deludere le aspettative dei governi della regione e delle loro opinioni pubbliche, favorendo il riemergere di pulsioni nazionalistiche, conflitti interetnici e dinamiche destabilizzanti;
   riaffermando che l'integrazione nelle istituzioni euro-atlantiche richiede che:
    i Paesi candidati ottemperino scrupolosamente ai criteri di adesione e sia verificata il pieno rispetto delle condizioni prestabilite;
    in particolare assicurino l'adozione e l'osservanza degli standard internazionali in materia di sicurezza, controllo delle frontiere, lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, governo dei flussi migratori e contrasto alle migrazioni illegali e al traffico di migranti, lotta al terrorismo e alla radicalizzazione religiosa;
    tenendo conto delle diverse condizioni dei Paesi candidati e del diverso stato di avanzamento dei loro percorsi di integrazione;

impegna il Governo a sostenere:

   tutte le iniziative utili alla stabilizzazione e alla democratizzazione dei Balcani occidentali e al proseguimento dei percorsi di loro inclusione nelle istituzioni euro-atlantiche;
   l'accelerazione dei negoziati con Serbia e Montenegro, operando perché la loro adesione si realizzi in tempi più rapidi rispetto al 2025 indicato dalla Commissione europea;
   l'accoglimento della domanda di avvio dei negoziati presentata da Albania e Nord Macedonia, stante il positivo accordo con la Grecia sulla denominazione dello Stato macedone;
   il raggiungimento di un accordo tra Belgrado e Pristina, nonché il rafforzamento della coesione della Bosnia Erzegovina, Pag. 94condizioni perché possa essere valutata la loro integrazione,

impegna altresì il Governo a:

   sostenere attivamente le azioni di preadesione e cooperazione regionale promosse dall'Iniziativa Centroeuropea (InCE), Iniziativa Adriatico Ionica (IAI), Processo di Berlino e da altri fora multilaterali;
   accompagnare le iniziative multilaterali incrementando le azioni bilaterali di cooperazione economica, sociale, culturale e istituzionale dell'Italia con i Paesi della regione;
   svolgere un ruolo di partner della integrazione euro-atlantica dei Paesi della regione, tenuto conto della rilevanza strategica che quel processo ha per l'Italia, degli interessi italiani nella regione e della necessità di promuovere la sicurezza e la stabilità dell'Europa e del Mediterraneo.
(7-00254) «Fassino».