CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 20 febbraio 2019
145.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-01516 Sisto: Sulla regolamentazione della vendita dello spray al peperoncino.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Signori Deputati,
   le vicende cui fanno riferimento gli onorevoli interroganti richiamano l'attenzione sui dispositivi individuali di autodifesa e sui potenziali rischi legati ad un uso inappropriato degli stessi.
  In particolare, l'episodio accaduto a Corinaldo nella notte tra il 7 e l'8 dicembre scorsi in cui hanno perso la vita 6 persone, ha suscitato profonda commozione nell'opinione pubblica e un senso di forte preoccupazione per la dinamica dell'evento.
  Sul fatto specifico informo che sono tuttora in corso attività investigative ed accertamenti di carattere tecnico-scientifico al fine di valutare se sia stato fatto effettivamente uso di sostanze urticanti.
  Intanto, va subito precisato che tali strumenti di autodifesa, fra cui rientra lo spray al peperoncino, sono oggetto di puntuale disciplina nel nostro ordinamento.
  In particolare, il Decreto del Ministro dell'interno 12 maggio 2011, n. 103, emanato di concerto con il Ministro della Salute, individua con precisione le caratteristiche tecniche che devono possedere i dispositivi di autodifesa che nebulizzano un principio attivo naturale a base di «Oleoresin Capsicum», e ciò al fine di poterli connotare quali «strumenti non aventi attitudine a recare offesa alla persona».
  Lo stesso decreto, oltre a prevedere specifiche indicazioni da riportare sui tali dispositivi e sulla relativa confezione, stabilisce il divieto di vendita ai minori di 16 anni, nonché le relative caratteristiche tecniche, tra le quali ricordo quelle sul quantitativo massimo di miscela, sulle percentuali di principio attivo contenuto, sulla gittata utile, che non deve essere superiore ai tre metri e, infine, sulla necessità di assenza al suo interno di sostanze infiammabili, corrosive, cancerogene e tossiche.
  Tutti gli strumenti di autodifesa non conformi alle citate caratteristiche tecniche rimangono, quindi, disciplinati dalla normativa in materia di armi ed al conseguente regime autorizzatorio.
  In tale quadro, possono essere legittimamente venduti e portati, a scopo di autodifesa, solo i prodotti conformi al decreto e, pertanto, ogni uso improprio degli stessi, ovvero il loro impiego come mezzo di offesa, integra inevitabilmente fattispecie penalmente rilevanti.
  In tal senso, la Corte di Cassazione, con sentenza del 6 marzo 2017, ha rilevato che la sottrazione di tali strumenti di autodifesa alla categoria degli oggetti atti ad offendere è subordinata non solo alla condizione di conformità alle caratteristiche tecniche, ma anche alle loro modalità di impiego, che devono essere esclusivamente finalizzate all'autodifesa personale, mentre l'impiego come mezzo d'offesa comporta, necessariamente, la piena e incondizionata applicazione della normativa in materia di armi.
  Lo spray al peperoncino ha già dato prova di rappresentare un importante strumento di difesa per chi si trova in condizioni di pericolo, e penso principalmente alle donne esposte a tentativi di Pag. 23aggressione e violenza, rappresentando, altresì, un elemento in grado di elevare la percezione di sicurezza individuale.
  In discussione, quindi, non è l'utilità del dispositivo in sé quanto, piuttosto, l'uso distorto che può farsene, soprattutto in determinati contesti, e che, per quanto riferito in precedenza, sarà perseguito dalle forze dell'ordine con il massimo rigore.

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ALLEGATO 2

5-01517 Meloni: Sulle iniziative per contrastare la diffusione della mafia nigeriana nella città di Ferrara.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, On.li Deputati,
   nella serata del 16 febbraio scorso, a Ferrara, un cittadino nigeriano, nel tentativo di sottrarsi ad un controllo di routine da parte dei Carabinieri, si è dato alla fuga, venendo investito da un veicolo in transito. Il soggetto, ricoverato presso l'ospedale cittadino, è stato trovato in possesso di 7,40 grammi di hashish e deferito all'Autorità Giudiziaria.
  Nella fase successiva all'incidente, un gruppo di circa 40/50 persone di origine africana, sull'erroneo presupposto che il giovane fosse morto, si è radunato in strada rovesciando i cassonetti e ostruendo una parte della carreggiata alla circolazione.
  I disordini sono cessati in breve tempo a seguito dell'intervento in zona di diverse pattuglie delle Forze dell'Ordine. Sono, tuttora, in corso accertamenti per l'identificazione dei responsabili, in ordine ai citati fatti accaduti in quella parte del capoluogo conosciuta come «zona G.A.D.», acronimo con cui si identificano i quartieri «Giardino – Arianuova – Doro», situati nel quadrante nord-ovest del territorio comunale di Ferrara. In tale zona sono, in particolare, compresi la stazione ferroviaria ed i giardini antistanti, contesti urbani interessati dal fenomeno dello spaccio al dettaglio di sostanze stupefacenti, praticato per lo più da cittadini africani, principalmente di nazionalità nigeriana, comunità numericamente radicata nel capoluogo ferrarese.
  In particolare, nel 2018, nel «G.A.D.» sono stati effettuati dalle Forze di Polizia complessivamente 166 servizi straordinari, con 4.618 persone controllate ed identificate, 65 arresti ed il sequestro di Kg. 1,242 di cannabinoidi e di 208 grammi di hashish/cocaina.
  Nel mese di gennaio 2019, infine, nella stessa zona sono stati effettuati dalle complessivamente 14 servizi straordinari di controllo, con 321 persone identificate, 2 arresti ed il sequestro di 122 grammi di cannabinoidi e di 0,42 grammi di hashish.
  Gli onorevoli interroganti, prendendo spunto dall'episodio di Ferrara, pongono poi l'attenzione, più in generale, sul fenomeno della diffusione della cosiddetta «Mafia Nigeriana» nel nostro Paese, tema che è stato già oggetto di precedenti atti di sindacato ispettivo.
  In proposito, non posso che confermare quanto già riferito in tali occasioni e, cioè, che il fenomeno delle mafie «straniere» e, in particolare di quella nigeriana, non è affatto sottovalutato bensì attentamente monitorato dalle forze di polizia, anche grazie all'impiego di risorse a ciò dedicate in modo specifico.
  Al riguardo, evidenzio che sia nell'ambito del Servizio Centrale Operativo del Dipartimento della pubblica Sicurezza che all'interno delle Squadre Mobili delle Questure, esistono articolazioni dedicate alle indagini concernenti la criminalità straniera, tra cui quella nigeriana.
  L'incisiva azione di contrasto da parte delle Forze di Polizia sta già producendo significativi risultati investigativi. Ne sono testimonianza le più recenti operazioni portate a termine sull'intero territorio nazionale. Mi riferisco, ad esempio:
   a quella svolta a Cagliari il 21 novembre scorso, con il fermo da parte della Pag. 25Polizia di Stato di 21 nigeriani responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, tratta finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e traffico di sostanze stupefacenti, e il sequestro di circa 7,5 Kg. tra eroina e cocaina;
   all'operazione conclusa dalla Polizia di Stato il 23 gennaio 2019 a Mineo (CT) e nella provincia di Catania, con il fermo di 15 nigeriani responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso aggravata dall'uso delle armi, associazione per delinquere finalizzata al traffico, detenzione e spaccio di stupefacenti, e violenze sessuali anche di gruppo;
   all'operazione svolta il 25 gennaio scorso a Messina dall'Arma dei Carabinieri che ha portato all'arresto di 4 nigeriani e un italiano ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di persone minorenni, alla loro riduzione in schiavitù, all'ingresso e permanenza clandestina in Italia e allo sfruttamento della prostituzione minorile;
   a quella dell'11 febbraio scorso a Catania, con la quale la Polizia di Stato ha proceduto all'arresto di 3 donne e 2 uomini nigeriani responsabili, a vario titolo, di tratta di persone con l'aggravante della transnazionalità, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione.

  L'elencazione di queste operazioni, che costituiscono solo una parte delle iniziative investigative poste in essere sull'intero territorio nazionale, dimostra il deciso impegno da parte delle diverse componenti del sistema sicurezza e della magistratura nel contrasto di un sodalizio criminale che per le sue caratteristiche e capacità di penetrazione nei territori presenta effettivamente profili di elevata pericolosità.
  In conclusione, tornando alla specifica situazione della sicurezza e dell'ordine pubblico di Ferrara, segnalo la forte attenzione del Governo e l'incisiva attività di vigilanza e controllo del territorio, anche con l'impiego, nell'ambito dell'Operazione «Strade Sicure», di 13 militari in vigilanza dinamica e presso la stazione ferroviaria in vigilanza fissa, con l'impegno del Governo a un potenziamento ulteriore.
  Va ricordato, inoltre, che alcuni Comuni della provincia di Ferrara (Voghiera, Tresigallo e Comacchio) sono risultati beneficiari, nel novembre del 2018, di finanziamenti per la realizzazione di sistemi di videosorveglianza per un importo complessivo di circa 433 mila euro.
  Da ultimo, informo che la Questura di Ferrara, nell'ambito del Piano di riorganizzazione delle Questure e dei Commissariati post legge Madia, attualmente in definizione, beneficerà di un incremento di organico pari a 55 unità.
  A ciò si aggiungerà un piano straordinario di rinforzi di controllo del territorio attraverso il Reparto Prevenzione Crimine.

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ALLEGATO 3

5-01518 Migliore: Sulle iniziative per ripristinare condizioni di sicurezza nella città e nella provincia di Napoli.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, On.li Deputati,
   gli onorevoli interroganti pongono l'attenzione su una serie di recenti episodi criminali verificatisi nell'area metropolitana di Napoli, che hanno suscitato particolare allarme e comprensibile preoccupazione.
  Sui tre omicidi avvenuti tra il 16 e 18 febbraio scorsi sono in corso indagini da parte delle forze dell'ordine.
  Quanto ai riferiti episodi verificatisi nella città di Afragola, si evidenzia che si tratta verosimilmente di azioni intimidatorie riconducibili a finalità estorsive ad opera di esponenti della malavita organizzata.
  In generale, le dinamiche criminali presenti nel territorio di Afragola sono costantemente valutate e monitorate in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, dove è stata disposta l'intensificazione dei servizi di controllo del territorio a fini di prevenzione; con il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia, è stata, altresì, intensificata l'attività info-investigativa per identificare gli autori di dette azioni intimidatorie.
  È stato disposto, inoltre, il rafforzamento delle dotazioni di personale delle Forze dell'ordine, con l'aggregazione giornaliera, presso il Commissariato di P.S. Afragola, di ben 6 equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Campania. Inoltre, l'organico del Commissariato è stato potenziato di 7 unità nonché di ulteriori 2 unità aggregate.
  Evidenzio, inoltre, che alla Questura di Napoli sono state inviate, nei giorni scorsi, 60 unità incrementali di personale, già assegnate ai Commissariati della città e della provincia, e che nel piano di riorganizzazione dei presidi di polizia sul territorio, in fase di definizione, saranno assegnate ulteriori 506 unità di personale.
  Per quanto concerne l'Arma dei Carabinieri, informo che il dispositivo è stato rafforzato attraverso l'impiego di unità operative del 10o reggimento Campania:
   dal 7 al 20 gennaio scorso di 5 unità sul territorio di Afragola;
   dal 18 febbraio scorso di 10 unità sui territori di Mugnano di Napoli ed Acerra.

  Negli ultimi giorni, dal 13 al 18 febbraio, le attività investigative sviluppate dall'Arma dei Carabinieri hanno consentito di portare al termine 4 importanti operazioni, con le quali sono stati tratti in arresto complessivamente 39 appartenenti ai clan operanti nell'area, 7 dei quali riconducibili al clan Moccia, 7 al clan Amato-Pagano, 24 al clan Sequino e 1 latitante capo del clan Rinaldi.
  Sul versante delle attività di prevenzione, nell'ambito riunione del Comitato Metropolitano svoltasi il 25 gennaio, sono state programmate una serie di iniziative tra le quali:
   il potenziamento dei sistemi di videosorveglianza, anche con il sostegno degli operatori privati, da realizzare nelle aree più a rischio;
   il rafforzamento della rete di protezione delle vittime del racket, anche attraverso l'indicazione di referenti specifici delle Forze dell'Ordine con cui coltivare un rapporto fiduciario;Pag. 27
   una maggiore sensibilizzazione delle associazioni antiracket sull'esigenza di svolgere un'azione più incisiva sul territorio.

  Concludo, sottolineando che l'intervento dello Stato per garantire più elevati livelli di sicurezza e di legalità in un'area così strategica per l'intero Paese è un impegno a cui il Governo intende dedicare le migliori energie e risorse, non solo sul versante indispensabile del rafforzamento della capacità operativa delle forze di polizia, ma anche sostenendo la capacità reattiva delle componenti più sane e vitali della città, in un'ottica di crescita e di sviluppo complessivo dell'intera area metropolitana.
  Nella stessa direzione, il Governo è certo che le recenti innovazioni normative contenute del decreto sicurezza e immigrazione potranno innalzare la capacità di contrasto dei fenomeni di illegalità e degrado, anche attraverso una maggiore responsabilizzazione e coinvolgimento degli Amministratori locali, in una logica di compiuta definizione del modello di sicurezza integrata.