CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 18 ottobre 2017
895.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE

(dal n. 644/3130 al n. 648/3148)

  ANZALDI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   l'articolo l, comma 2, del vigente contratto di servizio prevede che la missione del servizio pubblico consiste nel garantire all'universalità dell'utenza un'ampia gamma di programmazione anche al fine di soddisfare le esigenze sociali della collettività;
   il successivo articolo 9, nel definire l'offerta della Rai, include l'informazione e i programmi sportivi tra i generi predeterminati del servizio pubblico;
   i Mondiali di calcio con la partecipazione della Nazionale italiana sono sicuramente uno tra i maggiori eventi sportivi rispetto al quale vi è maggiore partecipazione popolare e quindi maggiore rilevanza sociale;
   dagli organi di informazione si apprende che Mediaset intenderebbe acquisire i diritti televisivi in chiaro per i Mondiali di calcio che si svolgeranno in Russia nel giugno 2018 e per quelli del 2022 in Qatar;
   la scadenza per presentare le offerte, nell'ambito di una procedura seguita come advisor da Mp&Silva, sarebbe stata fissata al 12 settembre;
   lo scorso 31 agosto, in un'intervista al quotidiano «La Repubblica», il direttore generale della Rai Mario Orfeo ha data per certa l'assegnazione dei Mondiali alla Rai, per i quali il servizio pubblico già avrebbe in previsione un rilevante esborso;
   lo scorso 13 settembre si sarebbe tenuta una riunione ad hoc del Consiglio di amministrazione della Rai sui diritti sportivi, con una relazione del direttore Diritti sportivi Pier Francesco Forleo, al termine della quale sarebbe stato dato mandato al direttore generale Orfeo di portare avanti le trattative in un quadro di sostenibilità economica;
   i mondiali di calcio sono un evento di particolare rilevanza non solo sociale ma anche economica per ascolti e investimenti pubblicitari;
   fino ad oggi tali eventi sono sempre stati appannaggio della TV pubblica;
   va ricordato che il calcio per Mediaset è una vera spina nel fianco considerate le perdite con i canali Premium tant’è che dall'anno prossimo non trasmetterà più neppure la Champions league;
   con queste premesse, quella di Mediaset appare un'azione finalizzata ad un indebolimento del servizio pubblico in uno degli storici segmenti di forza della Rai;
   grazie al canone in bolletta, da quest'anno la Rai può contare su risorse certe già contabilizzate con sicurezza nel Bilancio dello Stato, essendo stata azzerata l'evasione, e nel 2017 ha potuto usufruire anche di un ricco extragettito;
  si chiede di sapere:
   se esista un fondato rischio che la Rai, per la prima volta nella sua storia, possa perdere i diritti in chiaro della Nazionale italiana per i Mondiali di Calcio e quali iniziative intenda assumere il servizio pubblico per scongiurare che la messa in onda di un evento dal valore Pag. 188sociale e identitaria così forte per il nostro Paese possa passare ad un operatore commerciale. (644/3130)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  In data 1° settembre 2017 l'agenzia di intermediazione MP&Silva, per conto di FIFA, ha pubblicato un Invitation To Tender (ITT) per l'acquisto dei diritti audiovisivi sul territorio italiano dei Campionati Mondiali FIFA 2018 (Russia) e 2022 (Qatar).
  La procedura competitiva è in corso, ed è coperta da riservatezza ai sensi della clausola di Confidentiality prevista nell'ITT in virtù della quale ogni partecipante è tenuto a non divulgare qualsivoglia notizia relativa al processo di acquisto.
  Il valore dei diritti è condizionato dall'esito della qualificazione della Nazionale italiana che – per il Mondiale 2018 – sarà noto nel prossimo mese di novembre a seguito dei play off di spareggio nell'ambito delle c.d. European Qualifiers.
  Rai ha partecipato al bando con un'offerta coerente con i propri piani pluriennali e disponibilità. Considerato il quadro economico e prospettico complessivo, Rai farà ogni ragionevole sforzo per aggiudicarsi i diritti.
  Non è dato sapere il numero dei partecipanti all'asta e tantomeno le offerte presentate nonché ogni altra informazione relativa all'adesione all'ITT.

  GASPARRI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   il 14 e il 21 settembre c.a. sono state messe in onda dalla Terza Rete della Rai le prime due puntate del docufilm «I mille giorni di Mafia Capitale» prodotto da Rai Fiction e da Magnolia Spa – con Claudio Canepari e Giuseppe Ghinami come registi e lo stesso Canepari, Clelia Benevento e Giovanni Bianconi come autori – mentre la prossima e ultima puntata è programmata per giovedì 28 p.v.;
   le prime due puntate del docufilm in questione si sono basate su una ricostruzione tendenziosa e fuorviante dei fatti, finalizzata a riproporre il teorema secondo cui a Roma ci sarebbe stato un rapporto storico e organico tra la destra politica e la criminalità organizzata di stampo mafioso, rapporto che si sarebbe amplificato e consolidato durante l'amministrazione di centrodestra del Campidoglio;
   tale teorema è stato smentito dal numero degli esponenti di sinistra indagati nelle relative indagini, largamente superiore a quello degli esponenti politici di destra, nonché dalla sentenza emessa dal tribunale di Roma il 21 luglio 2017 che ha fatto cadere per tutti gli imputati l'accusa di associazione mafiosa con le relative aggravanti;
   in particolare, nella seconda puntata del docufilm viene attribuita alla figura dell'allora Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, un'assoluta rilevanza nella presunta associazione a delinquere, quando invece questi è stato integralmente prosciolto su richiesta della Procura di Roma da ogni reato associativo, rimanendo imputato in altro processo solo per una vicenda marginale peraltro non presa in considerazione nella sceneggiatura;
   anche l'avv. Giovanni Quarzo, all'epoca Consigliere comunale di Forza Italia, viene rappresentato come complice delle presunte trame dell'associazione a delinquere, quando invece è stato già da mesi completamente prosciolto da ogni accusa su richiesta della Procura di Roma;
   attraverso queste ed altre figure, tutto l'operato del centrodestra e la storia della Destra romana vengono presentate in una luce inquietante ed equivoca, tesa a presentare entrambi come permeabili ai condizionamenti, o addirittura complici consapevoli, dell'operato di una pericolosa rete criminale;
   non risulta sufficiente per riequilibrare la situazione che al termine di ogni puntata siano state fatte scorrere, al modo dei titoli di coda, le reali situazioni giudiziarie di ciascun personaggio interpretato Pag. 189nel docufilm. Infatti, l'impatto di queste precisazioni è incomparabilmente inferiore a quello di un'ora e quaranta minuti di sceneggiatura per ogni puntata;
   neppure risulta sufficiente come azione di riequilibrio, che al termine delle puntate del Docufilm siano stati programmati dei dibattiti in studio con la partecipazione di alcuni dei protagonisti più attaccati nella sceneggiatura (l'avvocato Naso, difensore di Massimo Carminati, e l'ex-sindaco Gianni Alemanno) perché l'impatto delle due trasmissioni è stato nettamente diverso, soprattutto per il diverso orario di messa in onda;
   tutto questo è ancora più grave se si considera che il docufilm è stato coprodotto da una struttura della Rai come Rai Fiction ed è stato messo in onda in una rete del servizio pubblico, utilizzando in questo modo risorse e concessioni pubbliche per veicolare contenuti chiaramente lesivi non solo della dignità di singoli esponenti politici ma anche di una vasta area politica ampiamente rappresentata in Parlamento, nonché dello stesso lavoro della magistratura che ha prodotto in merito sentenze e proscioglimenti dal significato storicamente non equivoco;
  si chiede di sapere:
   quale linea dirigenziale della Rai – e con quale procedura – abbia deciso la coproduzione del docufilm «I mille giorni di Mafia Capitale» e la sua messa in onda su una delle principali reti del servizio pubblico e se non si ritenga di prendere provvedimenti disciplinari nei confronti di questi dirigenti che hanno esposto la Rai ad un comportamento non consono con il servizio pubblico radiotelevisivo, nonché al probabile risarcimento dei danni di immagine che – come già preannunciato – sarà richiesto dalle personalità attaccate nel docufilm;
   perché non si sia valutata l'inopportunità di utilizzare uno strumento di forte impatto emotivo e di difficile gestione contenutistica come una fiction, per affrontare una vicenda ancora aperta e scottante dal punto di vista giudiziario e politico;
   perché non sia stata constatata l'evidente difformità delle tesi esposte nel docufilm rispetto alle sentenze e ai proscioglimenti decisi dalla magistratura, valutando il grave danno di immagine che è stato prodotto nei confronti di esponenti politici e cittadini incensurati, nonché delle parti politiche da questi rappresentate all'epoca dei fatti;
   perché non si sia valutato l'impatto negativo della narrazione enfatizzata e in larga parte infondata contenuta nel docufilm, sull'immagine nazionale ed internazionale della Città di Roma e del Comune di Roma Capitale, considerando che il servizio pubblico non dovrebbe mai ledere gli interessi collettivi di una città (per giunta Capitale della Repubblica) e di una istituzione; Roma ha già pagato un prezzo altissimo per una indagine che ha diffuso nel mondo l'idea che la nostra Capitale fosse invasa da fenomeni mafiosi giunti fin dentro il Campidoglio, per poi assistere al Servizio pubblico radiotelevisivo che rilancia questa immagine negativa ben oltre le sentenze e i proscioglimenti in istruttoria;
   se non si ritenga opportuno revocare la messa in onda della terza puntata del docufilm, qualora, dopo attenta valutazione, il suo contenuto risulti in linea con i contenuti infondati e tendenziosi che hanno caratterizzato le precedenti puntate;
   se, in subordine, non si ritenga di far precedere la messa in onda di detta terza puntata da una comunicazione che sottolinei chiaramente il carattere soggettivo e discutibile di tutto il docufilm, ribadendo con forza questa comunicazione nella conduzione del dibattito successivo.
(645/3132)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  In primo luogo appare utile mettere in evidenza la natura e le caratteristiche editoriali del progetto «I mille giorni di mafia Pag. 190capitale». Si tratta, infatti, di una docufiction, uno dei generi maggiormente caratterizzanti la televisione di oggi e l'offerta di servizio pubblico a livello europeo (BBC, ZDF, ecc.), basato sulla ricostruzione di eventi realmente accaduti, storici o d'attualità, mediante il montaggio di materiale documentaristico originale alternato a ricostruzioni di fiction. Come tutte le narrazioni, si basa sulla scelta di un punto di vista che lo spettatore segue all'interno del racconto ed è aderente, nel tema e nel linguaggio, ad una linea particolarmente aperta alla sperimentazione di nuovi generi e formati. Rai Fiction ha un'esperienza consolidata nella produzione di docufiction di argomento sociale e civile. Ha realizzato in passato per RAI 3 produzioni focalizzate sulla ricostruzione di importanti indagini, quali «Scacco al Re» (sulla cattura del boss Bernardo Provenzano), «Doppio gioco» (sui rapporti tra mafia, politica e imprenditoria nella vicenda del presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro), «Le mani su Palermo» (sulla cattura del mafioso Salvatore Lo Piccolo e di suo figlio). Tra le produzioni più recenti «La scelta di Catia» (sul primo comandante donna nell'operazione umanitaria Mare Nostrum) e «Ilaria Alpi, l'ultimo viaggio», sulla drammatica e irrisolta vicenda della giornalista uccisa in Somalia nel ’94. Tutti questi docufilm hanno riscosso grandi consensi da parte del pubblico e della critica, ottenendo premi importanti del settore audiovisivo. Molti dei titoli sopra riportati sono stati realizzati con la Società Magnolia, depositaria di un
know-how editoriale e un'esperienza produttiva nel genere mimetico che la caratterizzano come Società leader nella produzione di docufiction.
  In tale quadro la docufiction «I mille giorni di mafia capitale» è il lungo racconto diacronico di un'indagine condotta dalle forze dell'ordine (nucleo ROS dei Carabinieri e Polizia di Stato), confluita nel processo che ha determinato la condanna in primo grado di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. La narrazione è costruita su materiali ampiamente documentati dalla viva testimonianza in video degli investigatori del ROS, da stralci dibattimentali emersi nel processo, nonché da ricostruzioni con attori che danno corpo alle vere intercettazioni telefoniche dei protagonisti e agli estratti delle loro deposizioni durante il processo. In molti passaggi-chiave è stata offerta l'interpretazione alternativa, fornita durante il dibattimento dai due imputati principali, Carminati e Buzzi. Il progetto è dunque stato scelto per l'originalità dello
storytelling, cioè per la possibilità che offriva di raccontare gli accadimenti utilizzando le «voci dentro», ancorando quindi la narrazione alle testimonianze dirette, all'autenticità dei punti di vista.
  Il titolo conferito al progetto si riferisce, come viene spiegato già nel primo episodio, all'arco dei mille giorni che dagli arresti riconducono alla sentenza di primo grado, in cui con questa definizione i media hanno dato risalto alla cronaca degli eventi. La specifica dell'arco temporale, come viene ribadito, mette in luce proprio il fatto che questa definizione ha avuto credito per 1000 giorni, prima della sentenza.
  Il materiale messo a disposizione dal ROS e dalla Polizia giudiziaria è costituito prevalentemente dall'audio delle intercettazioni telefoniche e in minima parte da intercettazioni ambientali; la parte preponderante del progetto è data dalle ricostruzioni che strutturano il racconto visivo, realizzate dalla Società Magnolia. Gli autori, i consulenti, l'intero staff produttivo formano una squadra di professionisti di comprovata esperienza all'interno della Società Magnolia, che collabora con la RAI da lungo tempo. Si ritiene, in conclusione, che il lavoro sia stato condotto con il rigore e la professionalità che hanno contraddistinto le produzioni in passato.
  Con specifico riferimento ai contenuti, la docufiction – attraverso il punto di vista di chi ha condotto l'indagine (Procura e ROS) – racconta in tre puntate la nascita e il consolidarsi del sodalizio tra Carminati e Buzzi, in un arco temporale cronologico che vede alternarsi e interagire sullo sfondo amministrazioni rappresentative di diverse parti politiche. Il primo episodio approfondisce la figura di Carminati e descrive come le forze dell'ordine siano riuscite a scoprire il legame con Salvatore Buzzi. Il secondo è Pag. 191incentrato sul rinsaldarsi del patto tra Carminati e Buzzi negli affari intrapresi attraverso gli appalti della Cooperativa 29 Giugno con gli enti Eur Spa, Ama. Il terzo episodio dà conto dell'ultima fase del sodalizio e dell'intreccio con gli amministratori di sinistra, nonché degli esiti processuali finali. Tenuto conto del fatto che – come sopra indicato – il racconto è stato strutturato sul punto di vista dell'investigazione e quindi della Procura, perché il racconto avesse poi un approfondimento e desse spazio alle altre voci sono stati previsti tre speciali con un dibattito in studio condotto da Federica Sciarelli (a questi speciali hanno preso parte, tra l'altro, l'avvocato Giosuè Naso, avvocato di Massimo Carminati, e l'ex sindaco Gianni Alemanno).

  ANZALDI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   nel corso della nuova trasmissione condotta da Fabio Fazio il lunedì in seconda serata su Raiuno è stata annunciata la collaborazione fissa con il comico Maurizio Crozza, che ogni settimana curerà la copertina del programma del servizio pubblico sebbene sia contrattualizzato con un'altra emittente;
   Maurizio Crozza è autore e conduttore dello show «Fratelli di Crozza», in onda sul canale Nove, del gruppo Discovery, concorrente della Rai;
   le performance televisive di Crozza hanno ottenuto progressivamente risultati di ascolti sempre più deludenti: il suo show su La7 era sceso dall'11,3 per cento di share medio del 2013 al 6,9 per cento del 2016 e nella primavera 2017, con il passaggio a Discovery sul Nove, lo share è calato al 4,5 per cento di media, mentre venerdì scorso, per la prima puntata della nuova stagione, ha ottenuto il 3,5 per cento;
   con la prima ospitata su Raiuno nel programma di Fazio, Crozza ha ottenuto una media di ascolto di circa 2 milioni di telespettatori, più del doppio di quanto il comico ha ottenuto durante il suo show sull'emittente commerciale Nove, dove venerdì 22 settembre aveva interessato 839 mila telespettatori;
   secondo quanto scrive il Corriere della Sera, a curare l'arrivo di Crozza nella trasmissione di Fazio sarebbe stato l'agente Beppe Caschetto, che cura gli interessi di entrambi gli artisti;
   il via libera di Discovery alla presenza fissa di Crozza ogni settimana su Rai1 può essere spiegato solo con l'evidente ritorno di immagine che l'emittente e la trasmissione «Fratelli di Crozza» avranno, grazie al fatto che Raiuno pur in seconda serata ha ascolti molto più alti di quello che il Nove fa registrare in prima serata;
  si chiede di sapere:
   chi ha deciso il via libera alla partecipazione fissa di Crozza alla trasmissione del lunedì sera di Fazio;
   che tipo di accordi la Rai ha stipulato con il comico Maurizio Crozza e con l'emittente Discovery;
   se la dirigenza del servizio pubblico non ravvisi l'esistenza di un danno all'azienda, che promuove un artista che lavora per un proprio concorrente;
   se la presidente e il Consiglio di amministrazione della Rai, che più volte hanno stigmatizzato lo strapotere degli agenti in Rai, non ravvisino l'esistenza di un palese conflitto di interessi dell'agente Beppe Caschetto, che cura gli interessi sia di Fazio che di Crozza. (646/3133)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  La decisione di affidare al comico Maurizio Crozza uno spazio fisso all'interno della trasmissione «Che Tempo che fa» è stata assunta – in coerenza con le procedure aziendali – dalla Direzione di Rai 1 in considerazione del valore aggiunto che il comico genovese può apportare al programma. Pag. 192Sono da considerare a tal fine, tra l'altro, alcuni specifici aspetti:
  L'innovazione editoriale connessa alla realizzazione nella seconda serata della rete ammiraglia di un appuntamento fisso dedicato a una satira con un linguaggio che talvolta sconfina nel surreale, una pillola di comicità nuova per il pubblico di Rai 1.
  Il ritorno del comico genovese – che per lunghi anni è stato volto di programmi del Servizio Pubblico – sulle reti Rai.
  Sotto il profilo contrattuale, la partecipazione di Crozza rientra nell'ambito del più ampio accordo stipulato tra la Rai e la società di produzione OFFicina.
  Da ultimo, non vi è alcun accordo con Discovery relativamente alla partecipazione di Crozza al programma.

  PELUFFO. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   lo scrivente, in data 3 febbraio 2014, con propria interrogazione agli atti (prot. 779/COM RAI) dichiarava di apprendere di un incontro tra il direttore Gubitosi, il presidente della Regione Lombardia Maroni e il sindaco di Milano Pisapia, nel corso del quale i vertici RAI avrebbero dichiarato di essere alla ricerca di una nuova sede milanese, ritenendo obsoleto lo storico sito di corso Sempione;
   nel corso di tale incontro, la Regione Lombardia si sarebbe dichiarata interessata, in qualità di socio della società Arexpo, a che la RAI nella ricerca di un'area idonea per la sua nuova sede prendesse in considerazione l'idea di trasferirsi nell'area che avrebbe ospitato Expo 2015;
   nella citata interrogazione si domandava, in conseguenza di dette premesse, se ciò corrispondesse alle effettive intenzioni della Direzione dell'Azienda;
   si domandava inoltre se fosse stata valutata la fondatezza economica, strategica, finanziaria del trasferimento in rapporto alle condizioni e alle potenzialità economico finanziarie dell'azienda, se esistessero documenti che convalidavano tale valutazione e se fosse stato redatto un cronoprogramma per il trasferimento;
   nella replica a detta interrogazione la RAI, con propria nota agli atti (prot. 832/COM RAI), dichiarava che al momento della risposta non era ancora stato individuato alcuno specifico percorso riguardo l'ipotesi di trasferimento in una nuova sede delle attività produttive, aggiungendo che gli eventuali procedura, tempistica e finanziamenti dell'operazione sarebbero stati implementati in coerenza con indirizzi da definirsi successivamente in sede consigliare;
   nel corso dell'audizione tenutasi in data 24 novembre 2015 presso la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, l'allora Direttore generale della RAI, Antonio Campo Dall'Orto, dichiarava: «L'onorevole Peluffo chiedeva chiarimenti rispetto ad alcuni aspetti. In merito alla disponibilità della Rai di investire negli spazi che hanno ospitato l'Expo il nostro atteggiamento è aperto. La Rai non può non affrontarlo in stretto coordinamento con le altre istituzioni. In questo momento si stanno formando i luoghi dove verranno prese queste decisioni e stiamo cercando di capire in che modo poter interloquire positivamente per capire perché non siamo in una fase decisionale, ma in una fase di comprensione di quali possano essere le condizioni. Come dicevo, il nostro atteggiamento è aperto. Poi, nel momento in cui comprenderemo le condizioni, potremo prendere una decisione in merito»;
   l'Attuale Direttore Generale della RAI, Mario Orfeo, nel corso dell'audizione tenutasi in data 1o agosto 2017 presso la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, in risposta a un intervento dello scrivente, dichiarava: «Il centro di produzione di Milano [...] è datato ormai [...]. Ovviamente, non sfugge a nessuno la strategicità della presenza di Rai a Milano. Al momento, stiamo valutando due possibili ipotesi, visto che bisogna liberare gli insediamenti di via Mecenate alla scadenza Pag. 193del contratto, tra due anni: una interna di ristrutturazione e potenziamento dell'immobile di proprietà a corso Sempione, con rientro di gran parte dell'attività svolta all'esterno; individuazione di possibili soluzioni esterne alternative all'insediamento in fine locazione, insieme a una ristrutturazione più leggera del centro di produzione. Una volta ricevute le proposte, sarà nostro compito valutarle e poi sottoporle agli organismi competenti.»;
   come si apprende dalla stampa nazionale, in data 25 settembre u.s., alla conferenza di presentazione della 69esima edizione del Prix Italia a Palazzo dei Giureconsulti, il Sindaco di Milano Sala ha invitato i vertici della Rai a dire «con maggiore chiarezza se hanno intenzione di portare qualcosa di più della Rai a Milano», esprimendo il proprio favore e l'intenzione di supportare l'azienda in tale processo». Nello stesso contesto, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha parlato della disponibilità della Regione a collaborare «anche per tutti gli eventi futuri, compresa la decisione di portare la Rai a Milano. È un auspicio»;
  si chiede di sapere:
   se, alla luce delle novità emerse che delineano un quadro di ampie disponibilità istituzionali e la necessità di assumere in tempi ormai sempre più ristretti impellenti decisioni strategiche relative alle aree interessate, la RAI abbia approntato gli strumenti programmatici necessari al fine di definire nel dettaglio le modalità, le tempistiche e i costi delle operazioni di individuazione e allestimento di un'eventuale nuova sede ovvero, in alternativa, quali siano i tempi per l'assunzione di tali decisioni. (647/3137)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  Il Centro di Produzione Rai di Milano è attualmente articolato su due principali insediamenti:
   la sede storica di Corso Sempione 27, che ospita le principali infrastrutture tecniche ed operative, la produzione news regionale e nazionale, nonché importanti produzioni giornalistiche sportive;
   gli studi di Via Mecenate, utilizzati per grandi produzioni di entertainment, ma anche per talk show e programmi di approfondimento giornalistico.

  Anche in relazione alla scadenza al 2019 del contratto di locazione di Via Mecenate, è in fase di valutazione l'ipotesi di ripensare nel suo complesso la presenza della Rai a Milano. A questo proposito si sta attualmente procedendo con le seguenti analisi propedeutiche:
   Verifica dell'offerta del mercato immobiliare per la valutazione di soluzioni parzialmente o totalmente esterne all'attuale perimetro Rai;
   Riqualificazione parziale o totale di Corso Sempione con eventuale rientro di attività produttive oggi svolte in Via Mecenate, anche in funzione delle offerte ricevute dal mercato.

  La procedura sviluppata – per garantire efficacia, imparzialità e trasparenza – prevede:
   Fase 1: sollecitazione del mercato a proporre soluzioni;
   Fase 2: individuazione della soluzione percorribile sulla base del progetto di adeguamento a cura del proponente, della relativa tempistica e del canone di locazione richiesto.

  All'esito di questa indagine di mercato, che verrà avviata entro il mese di ottobre 2017, potranno essere individuati gli elementi utili allo sviluppo del processo.

  ANZALDI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   la Rai sta mandando in onda ogni giovedì su Raitre la docufiction «I mille giorni di mafia Capitale» e che al termine di ogni puntata segue un dibattito in studio;Pag. 194
   la Rai ha alle proprie dipendenze circa 1800 giornalisti, molti dei quali si occupano con grande competenza di cronaca giudiziaria;
   fin da quando l'inchiesta cosiddetta di «mafia Capitale» è stata resa nota dall'autorità giudiziaria i telegiornali e i programmi di approfondimento trasmessi dalla Rai hanno dedicato alla vicenda centinaia di ore di trasmissione e mandato in onda numerosi filmati che utilizzavano anche materiali della Procura e della polizia giudiziaria;
   la vicenda giudiziaria cosiddetta di «mafia Capitale» è ancora ben lunghi dal concludersi, visto che non è stata pronunciata fino ad oggi nessuna sentenza definitiva;
   potrebbe apparire discutibile l'inserimento nel titolo della docufiction del riferimento a «mafia Capitale», visto che la magistratura giudicante ha decretato che non c'era alcuna aggravante o associazione mafiosa;
   secondo quanto riportato nei giorni scorsi in notizie di stampa il consigliere di amministrazione della Rai, Arturo Diaconale, avrebbe parlato del rischio di gigantesche richieste di risarcimento dovute alla messa in onda della suddetta trasmissione;
  si chiede di sapere:
   per quale ragione la Rai abbia deciso di dedicare un approfondimento con contenuti prettamente di indagine ad un processo che è ancora ben lontano dal concludersi con una sentenza definitiva;
   se la Rai abbia già valutato la possibilità che possano essere avanzate richieste di risarcimento danni dovute alla messa in onda della suddetta trasmissione;
   in caso affermativo, se sia previsto che a breve il Consiglio di amministrazione dell'azienda si occupi della vicenda;
   in base a quali criteri la produzione della suddetta docufiction sia stata affidata alla società esterna Magnolia;
   per quali ragioni la Rai, nonostante le centinaia di giornalisti a disposizione, non sia stata in grado di produrre autonomamente la docufiction, visto che per le sua realizzazione sono stati largamente impiegati dall'azienda esterna materiali della Procura e della polizia giudiziaria;
   quale sia stato il prezzo corrisposto alla società Magnolia per la realizzazione di una docufiction realizzata principalmente con materiali processuali;
   per quali ragioni i materiali processuali non siano stati richiesti direttamente dalla Rai alle competenti Autorità;
   perché sia stato inserito nel titolo della docufìction il riferimento a «mafia Capitale», quando la magistratura giudicante ha decretato che non c'era alcuna aggravante o associazione mafiosa;
   quali siano stati i criteri editoriali alla base della scelta di dedicare una serie di prime serate ad una vicenda processuale ancora in corso. (648/3148)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  Il progetto è stato ideato e proposto a Rai dalla Società Magnolia e con la stessa realizzato in una coproduzione. Si tratta di un genere di prodotto – quello delle docufiction – che stanno fortemente caratterizzando la televisione di oggi e l'offerta di servizio pubblico anche a livello europeo (BBC, ZDF, ecc.): il prodotto è basato sulla ricostruzione di eventi realmente accaduti, storici o d'attualità, mediante il montaggio di materiale documentaristico originale alternato a ricostruzioni di fiction. Come tutte le narrazioni, si basa sulla scelta di un punto di vista che lo spettatore segue all'interno del racconto ed è aderente, nel tema e nel linguaggio, ad una linea particolarmente aperta alla sperimentazione di nuovi generi e formati. Rai Fiction, del resto, ha un'esperienza consolidata nella produzione di docufiction di argomento sociale e civile, avendo realizzato in passato per Rai 3 produzioni focalizzate sulla ricostruzione di importanti indagini, quali «Scacco al Re» (sulla cattura del boss Pag. 195Bernardo Provenzano), «Doppio gioco» (sui rapporti tra mafia, politica e imprenditoria nella vicenda del presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro), «Le mani su Palermo» (sulla cattura del mafioso Salvatore Lo Piccolo e di suo figlio). Tra le produzioni più recenti «La scelta di Catia» (sul primo comandante donna nell'operazione umanitaria Mare Nostrum) e «Ilaria Alpi, l'ultimo viaggio», sulla drammatica e irrisolta vicenda della giornalista uccisa in Somalia nel ’94. Tutti questi docufilm hanno riscosso grandi consensi da parte del pubblico e della critica, ottenendo premi importanti del settore audiovisivo. Molti dei titoli sopra riportati sono stati realizzati con la Società Magnolia, depositaria di un know-how editoriale e un'esperienza produttiva nel genere mimetico che la caratterizzano come Società leader nella produzione di docufiction.
  Il titolo conferito al progetto si riferisce, come viene spiegato già nel primo episodio, all'arco dei mille giorni che dagli arresti riconducono alla sentenza di primo grado, in cui con questa definizione i media hanno dato risalto alla cronaca degli eventi. La specifica dell'arco temporale, come viene ribadito, mette in luce proprio il fatto che questa definizione ha avuto credito per 1000 giorni, prima della sentenza.
  Il materiale messo a disposizione dal ROS e dalla Polizia giudiziaria è costituito prevalentemente dall'audio delle intercettazioni telefoniche e in minima parte da intercettazioni ambientali; la parte preponderante del progetto è data dalle ricostruzioni che strutturano il racconto visivo, realizzate dalla Società Magnolia. Gli autori, i consulenti, l'intero staff produttivo formano una squadra di professionisti di comprovata esperienza all'interno della Società Magnolia, che collabora con la RAI da lungo tempo. Si ritiene, in conclusione, che il lavoro sia stato condotto con il rigore e la professionalità che hanno contraddistinto le produzioni in passato.
  Con specifico riferimento ai contenuti, la docufiction – attraverso il punto di vista di chi ha condotto l'indagine (Procura e ROS) – racconta in tre puntate la nascita e il consolidarsi del sodalizio tra Carminati e Buzzi, in un arco temporale cronologico che vede alternarsi e interagire sullo sfondo amministrazioni rappresentative di diverse parti politiche. Il primo episodio approfondisce la figura di Carminati e descrive come le forze dell'ordine siano riuscite a scoprire il legame con Salvatore Buzzi. Il secondo è incentrato sul rinsaldarsi del patto tra Carminati e Buzzi negli affari intrapresi attraverso gli appalti della Cooperativa 29 Giugno con gli enti Eur Spa, Ama. Il terzo episodio dà conto dell'ultima fase del sodalizio e dell'intreccio con gli amministratori di sinistra, nonché degli esiti processuali finali. Tenuto conto del fatto che – come sopra indicato – il racconto è stato strutturato sul punto di vista dell'investigazione e quindi della Procura, perché il racconto avesse poi un approfondimento e desse spazio alle altre voci sono stati previsti tre speciali con un dibattito in studio condotto da Federica Sciarelli (a questi speciali hanno preso parte, tra l'altro, l'avvocato Giosuè Naso, avvocato di Massimo Carminati, e l'ex sindaco Gianni Alemanno).