CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 28 luglio 2021
634.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell'ambiente. C. 3156 cost., approvata dal Senato, C. 15 cost. Brambilla C. 143 cost. Paolo Russo, C. 240 cost. Del Barba, C. 2124 cost. Prestigiacomo, C. 2150 cost. Meloni, C. 2174 cost. Muroni, C. 2315 cost. Consiglio Regionale del Veneto, C. 2838 cost. Sarli, C. 2914 cost. Pezzopane e C. 3181 cost. Cunial.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La Commissione XIII,

   esaminato, per i profili di competenza, il provvedimento in oggetto;

   rilevato che:

    la proposta di legge costituzionale in esame reca modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell'ambiente;

    in particolare, l'articolo 1, introducendo un nuovo terzo comma all'articolo 9 della Costituzione, attribuisce alla Repubblica la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni, e prevede una riserva di legge dello Stato per la disciplina delle modalità e delle forme di tutela degli animali;

    l'articolo 2, nel modificare il secondo comma dell'articolo 41 della Costituzione in materia di libertà di iniziativa economica, stabilisce come la stessa non possa svolgersi in danno alla salute e all'ambiente, premettendo questi due limiti a quelli già vigenti, ovvero la sicurezza, la libertà e la dignità umana;

    il medesimo articolo 2, inoltre, nel modificare anche il terzo comma dell'articolo 41, prevede la possibile destinazione e coordinamento dell'attività economica pubblica e privata anche ai fini ambientali, oltre che sociali;

    considerato con favore l'impianto complessivo del provvedimento, che, nel dare seguito agli orientamenti di tutela già affermati dalla Corte Costituzionale in via interpretativa, fa assurgere all'ambiente e all'ecosistema, intesi nella loro accezione più ampiamente sistemica, il rango di valori costituzionalmente protetti,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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ALLEGATO 2

5-06479 Sandra Savino: Sulle misure urgenti a sostegno di un'equa distribuzione del valore aggiunto all'interno della filiera del pomodoro.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli deputati,
  lo squilibrio di valore lungo tutta la filiera (che si riversa in particolare sulla parte produttiva primaria agricola) coinvolge molti settori dell'agroalimentare, alcuni dei quali particolarmente colpiti (come quello del pomodoro da industria), ed è in parte determinato anche dalle pratiche commerciali sleali messe in atto dai soggetti economici più forti dal punto di vista contrattuale.
  I soggetti deboli sono per lo più rappresentati dalla parte agricola che soffre di una elevatissima frammentazione in termini di numerosità delle aziende, con scarsa capacità aggregativa, con produzioni limitate e con una dimensione economica paragonabile a quella di micro imprese o di piccole e medie imprese.
  Ritengo utile segnalare che le tematiche legate alle condizioni di lavoro in agricoltura sono state introdotte nella dimensione sociale della PAC.
  Infatti, nel Regolamento sui piani strategici della PAC per la programmazione 2023-2027, in corso di adozione, è stato introdotto un meccanismo di condizionalità sociale che prevede l'applicazione di sanzioni amministrative da comminare agli agricoltori beneficiari di pagamenti diretti, a seguito dell'accertamento del mancato rispetto dei principali obblighi comunitari relativi a talune direttive in materia di occupazione e condizioni di lavoro.
  Al fine di rendere operativa la norma regolamentare a livello nazionale è stato già avviato un confronto con le Amministrazioni delegate ai controlli.
  Quanto al riferimento al pomodoro da industria, che non garantirebbe una redditività adeguata ai produttori, preciso che il sistema delle organizzazioni di produttori riconosciute (OP), alle quali aderiscono la quasi totalità dei produttori, usufruisce degli aiuti comunitari nella misura massima del 4,1 per cento del valore della produzione commercializzata, laddove vengano attuati programmi operativi approvati dalle Regioni. Parte di tali aiuti vengono riversati dalle OP direttamente alle aziende agricole che attuano specifici interventi finanziabili, individuati nelle disposizioni ministeriali che disciplinano la materia.
  Esistono inoltre, due Organizzazioni interprofessionali riconosciute, una per il Nord Italia e una per il Centro Sud, che dovrebbero garantire, tra l'altro, regole comportamentali condivise ed iniziative tese a equilibrare la distribuzione del valore aggiunto all'interno della filiera.
  Detto questo mi preme rilevare che il nostro Paese, preso atto delle differenze sostanziali del potere contrattuale fra i diversi operatori della filiera alimentare e che l'anello debole è rappresentato dai produttori agricoli, si è battuto fortemente in sede europea per l'approvazione della Direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare.
  Grazie all'approvazione della legge di delegazione europea 2019-2020, sono stati dettati i principi e i criteri direttivi per l'attuazione della citata Direttiva, andando in una direzione anche più restrittiva rispetto ai requisiti minimi previsti dalla norma europea.
  L'obiettivo è quello di vietare pratiche commerciali gravose per i produttori agricoli e alimentari, tra cui anche il cosiddetto sottocosto, tramite rilevazioni dei costi medi di produzione effettuati da ISMEA.
  A vigilanza dell'applicazione delle disposizioni e delle relative sanzioni è stato designato l'Ispettorato centrale della tutela Pag. 172della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF).
  Il quadro normativo descritto rappresenta dunque il fulcro messo a punto per offrire agli operatori agricoli una tutela volta a rafforzare il proprio potere contrattuale e rendere più trasparente ed equa la filiera.
  Rilevo infine che lo schema di decreto legislativo di recepimento della Direttiva 2019/633 è stato appena trasmesso alla Presidenza del Consiglio per la sua iscrizione all'ordine del giorno del prossimo Consiglio.
  Assicuro che il Governo continuerà ad operare con tutti gli strumenti possibili affinché si ponga fine agli squilibri esistenti nelle pratiche commerciali ed il faticoso lavoro degli operatori agricoli venga giustamente remunerato.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-06480 Ciaburro: Su iniziative urgenti a sostegno delle filiere di carne di razza piemontese.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, onorevoli Deputati,
  evidenzio in premessa che questa Amministrazione è consapevole delle problematiche che colpiscono l'intero comparto bovino, che affondano le proprie radici in situazione pregresse e che la pandemia da Covid-19 ha aggravato in modo significativo.
  In tale direzione sono state attivate delle misure mirate a sostenere gli allevatori, favorendone il ristoro dagli effetti della pandemia e da quelli congiunturali di mercato, compreso l'aumento delle materie prime, attraverso il decreto del 23 luglio 2020 «fondo filiere in crisi» e successive modifiche.
  Si tratta di un provvedimento che contempla, oltre ad altri comparti zootecnici, anche il settore bovino al quale sono stati destinati 20 milioni di euro per le carni di vitello e 15 milioni di euro per l'ammasso privato della carne di vitello.
  Con successivo decreto di modifica del 27 novembre 2020 sono stati aggiunti per il settore bovino, a valere sulle eventuali risorse residuali derivanti da altre misure previste, aiuti per le imprese agricole di allevamento di bovini di età compresa tra 12 e 24 mesi, allevati dal richiedente per un periodo non inferiore a 6 mesi prima della macellazione, per un ammontare fino a 60 euro per ogni capo macellato nel periodo giugno-luglio 2020.
  Inoltre, l'articolo 1, commi 128 e 129 della legge n. 178 del 2020 ha previsto uno specifico Fondo volto a garantire lo sviluppo e il sostegno del settore agricolo, della pesca e dell'acquacoltura.
  Rilevo al riguardo, che in sede di conversione del decreto-legge 25 maggio 2021 n. 73, meglio conosciuto come Decreto Sostegni bis, (legge n. 106 del 2021), è stato inserito all'articolo 68, il comma 2-bis, che prevede l'incrementato di 5 milioni di euro per l'anno 2021 del predetto Fondo, al fine di erogare contributi agli allevatori bovini.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-06481 Pignatone: Su iniziative urgenti per garantire l'utilizzo delle risorse del programma operativo Feamp da parte delle regioni.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, onorevoli Deputati,
  in merito alla richiesta dell'Onorevole, rilevo che ad ottobre del 2019 sono stati registrati, a livello di Programma Operativo FEAMP, impegni pari a circa 244,7 milioni di euro, pari al 46 per cento della dotazione del Programma.
  In particolare, gli Organismi Intermedi (OO.II) che hanno mostrato un minore avanzamento rispetto alla media, registrata a livello di Programma, in termini di risorse impegnate sulla dotazione, sono il Molise (15 per cento), la Lombardia (17 per cento), la Calabria (23 per cento), la Basilicata (27 per cento), la Puglia (28 per cento), l'Umbria e il Friuli Venezia Giulia (32 per cento), la Sicilia e il Piemonte (35 per cento).
  Il target cumulato relativo all'N+3 al 31 dicembre del 2019 è stato di circa 143,1 milioni di euro. Al 31 dicembre 2019 è stato registrato il raggiungimento e il superamento del target.
  Alla predetta data, la maggior parte delle Regioni, non ha raggiunto il target e, tra queste, quelle con la dotazione maggiore (Puglia, Sicilia).
  A maggio del 2021, come indicato dall'Onorevole interrogante, gli impegni registrati ammontano a circa 345,5 milioni di euro, pari al 64 per cento della dotazione.
  Nello specifico, gli OO.II. che mostrano un minore avanzamento rispetto alla media, registrata a livello di Programma, in termini di impegni sulla dotazione, sono la Lombardia (21 per cento), il Molise (30 per cento), la Puglia (34 per cento), la Calabria (44 per cento) e il Veneto (45 per cento).
  Segnalo che, attraverso l'Autorità di gestione, stiamo ulteriormente sensibilizzando gli organismi regionali sulle criticità del disimpegno automatico.
  Qualora non vi fossero riscontri positivi, siamo pronti a facilitare il confronto fra Regioni per una rapida soluzione concordata del problema.
  Tanto premesso, nel consueto spirito di leale e fattiva collaborazione tra Istituzioni, confermo la nostra disponibilità, ad offrire sulla materia in esame tutto il dovuto supporto ai competenti organi amministrativi, impegnati nel perseguimento del primario interesse allo sviluppo del settore ittico.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-06482 Viviani: Su iniziative urgenti per potenziare il sistema di controllo sui prodotti ittici e tutela dei prodotti italiani.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli deputati,
  riguardo a quanto rappresentato dall'interrogante, mi preme anzitutto rilevare che la competenza sulle questioni inerenti la salubrità dei prodotti alimentari, afferisce principalmente al Ministero della salute.
  Detto questo tengo ad evidenziare che, a tutela dei nostri prodotti ittici e del relativo comparto, il Ministero riserva una particolare attenzione ai controlli, soprattutto nel caso di importazione da Paesi terzi.
  In tale direzione, per la verifica congiunta sui prodotti ittici provenienti da Paesi extra UE, è stato sottoscritto ed attivato un Protocollo d'intesa tra questa Amministrazione, l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ed il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto.
  Detto Protocollo consente agli uffici doganali maggiormente interessati da attività di importazione dei prodotti della pesca, di avvalersi della collaborazione, a livello regionale, dei Centri di Controllo Area Pesca della Guardia Costiera e dei suoi ispettori pesca, coordinati dal Centro Nazionale di Controllo Pesca del Comando Generale di Roma.
  Pertanto, l'efficacia delle verifiche ispettive eseguite in corrispondenza dei Posti di Ispezione Frontaliera (che prevedono anche il reciproco scambio di competenze e informazioni nell'attività di controllo nei punti di arrivo e smistamento del prodotto dai Paesi extra-UE) risulta sicuramente rafforzata a tutela del consumatore finale e del prodotto nostrano, la cui qualità è assicurata dalle costanti verifiche condotte dalla Guardia Costiera sistematicamente lungo l'intera filiera della pesca.
  Detti controlli, effettuati sia presso i centri doganali d'importazione dei prodotti ittici che lungo l'intera filiera della commercializzazione, consentono di individuare sia le partite di prodotti che, a vario titolo, risultano essere illeciti o non conformi alla disciplina nazionale ed europea, che gli eventuali responsabili, non solo dell'importazione, ma anche della detenzione per fini commerciali.
  Rilevo infine che l'Amministrazione italiana è fortemente impegnata nei tavoli istituzionali europei al fine di integrare e migliorare la disciplina esistente in materia di tracciabilità dei prodotti ittici, anche per tutelare il prodotto locale ed il consumatore finale.
  Assicuro l'Onorevole interrogante che, a tutela dell'intero comparto ittico e dei relativi prodotti, continueremo a tenere alta l'attenzione sulla questione, anche al fine di consentire al consumatore di poter scegliere consapevolmente i prodotti da acquistare.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-06506 Lombardo: Adozione del decreto attuativo sulle riduzioni delle rese per ettaro per la produzione di vini comuni.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, onorevoli Deputati,
  riguardo a quanto rappresentato dall'Onorevole interrogante rilevo in premessa che il comma 3 dell'articolo 224 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 («DL rilancio») convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, fissava in 50 tonnellate per ettaro la resa massima di uva delle unità vitate, iscritte nello schedario viticolo diverse da quelle rivendicate per produrre vini a DOP e IGP.
  Con la modifica introdotta dal comma 3 dell'articolo 224 del «DL rilancio», tale resa è stata fissata in 30 tonnellate per ettaro, con possibilità di individuare, con decreto del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, le aree in deroga che possono raggiungere la resa massima di 40 tonnellate/ettaro.
  Dopo numerosi incontri con i rappresentanti delle Regioni e Province autonome e della filiera vitivinicola, al fine di dare attuazione al citato provvedimento, sono emerse posizioni fortemente divergenti, che non hanno permesso il raggiungimento del consenso necessario alla prosecuzione del relativo iter che prevede, ricordo, il passaggio in Conferenza Stato Regioni.
  Solo di recente, a seguito di ulteriori approfondimenti tecnici, è stato definito un nuovo schema di decreto ministeriale, che sarà sottoposto al vaglio della Conferenza Stato-Regioni nei prossimi giorni.

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ALLEGATO 7

Interrogazione n. 5-06507 Frailis: Misure urgenti a favore delle aziende agricole colpite dai gravi incendi della regione Sardegna.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli deputati,
  riguardo a quanto rappresentato dall'Onorevole interrogante, mi preme anzitutto manifestare la mia vicinanza alla Sardegna, ai cittadini e agli agricoltori.
  Difficile stimare nell'immediato i danni economici e sociali provocati dagli incendi, ma si può affermare che si tratta di una vera e propria catastrofe ambientale e che i danni all'agricoltura sono già ingenti a causa delle fiamme che hanno raggiunto pascoli e recinzioni, provocando anche la perdita di animali, capannoni, fienili con le relative scorte di foraggio e mezzi agricoli.
  Un disastro ambientale che necessiterà di decenni per essere superato con centinaia di ettari di lecci, roverelle e sughere secolari andati in fumo.
  Rilevo, però, preliminarmente, che gli incendi di superfici agricole e forestali non sono mai classificati quali calamità naturali per i danni occorsi e, conseguentemente, non sono consentiti risarcimenti diretti, sia ai sensi della normativa europea sia di quella nazionale.
  Tuttavia, in conformità al quadro normativo vigente, la Regione Sardegna, nell'ambito del proprio Programma di sviluppo rurale, cofinanziato con fondi dell'Unione europea e dello Stato, può attivare la misura del ripristino del potenziale produttivo andato distrutto a seguito degli incendi, per consentire alle imprese danneggiate la ricostruzione delle strutture agricole distrutte, l'acquisto delle attrezzature, delle scorte distrutte e del bestiame ucciso dal fuoco, a condizione sia provata l'assenza di dolo da parte dei soggetti beneficiari degli interventi.
  Per quanto concerne i risarcimenti diretti, l'attuale normativa sugli aiuti di Stato al settore agricolo, in particolare gli «Orientamenti dell'Unione europea per gli aiuti di Stato nei settori agricolo e forestale e nelle zone rurali 2014-2020» (2014/C 204/01) non prevede, se non in casi eccezionali, la registrazione di aiuti di Stato per il ripristino dei danni provocati dagli incendi, rinviando alla Commissione dell'Unione europea la valutazione dei singoli casi.
  Si fa presente che per quanto concerne i danni arrecati alle superfici forestali, i divieti di investire risorse pubbliche per 5 anni nelle aree percorse dal fuoco previsti all'articolo 10 della legge n. 353/2000 ammettono eccezione, mediante autorizzazione del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare, per le sole aree naturali protette statali o della Regione competente, per documentate situazioni di dissesto idrogeologico conclamato o per particolari valori ambientali e paesaggistici.
  Ciò premesso, gli uffici del Ministero sono a piena disposizione per verificare, in accordo con la Regione Sardegna, ogni possibile soluzione al riguardo, compatibilmente con la necessità di non incrementare il rischio che nuovi roghi siano appiccati per lucrare sui fondi stanziati per l'emergenza e per l'adozione di politiche rurali e forestali regionali orientate alla prevenzione degli incendi anche con particolare riferimento alla messa in sicurezza delle attività economiche e produttive delle comunità colpite.
  Concludo, cogliendo l'occasione per ringraziare tutte le forze impegnate nelle operazioni di spegnimento coordinati dalla Protezione civile.