CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 29 luglio 2020
418.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

  5-04471 Sut: Sul rilancio delle imprese del comparto dell'edilizia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio gli Onorevoli interroganti per il quesito posto, che ci dà modo di sottolineare il grande lavoro che è stato fatto negli ultimi mesi per arginare gli effetti negativi del lockdown ed aiutare le PMI, in particolare quelle del settore edilizio, a rialzarsi dalla crisi post-COVID.
  L'edilizia, infatti, rappresenta per l'Italia un settore trainante del sistema economico e occupazionale e negli ultimi anni ha registrato una importante crisi, acuita dall'attuale emergenza sanitaria derivante dal COVID-19.
  Allo stesso tempo, secondo le previsioni del Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC), il settore residenziale è quello su cui maggiormente si dovranno concentrare gli sforzi di efficienza energetica nel prossimo decennio. Al settore residenziale è infatti richiesto un contributo pari a circa il 35 per cento dei risparmi di efficienza energetica al 2030.
  Questo scenario di medio-lungo consente quindi di definire un piano pluriennale di intervento per il settore dell'edilizia e di orientare le scelte a sostegno della qualificazione e dell'innovazione tecnologica del settore, in modo da rendere l'offerta di servizi all'altezza delle sfide attese.
  A tal proposito rappresento che l'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto Decreto Rilancio), convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, vuole essere uno strumento per rilanciare rapidamente le attività dell'intero comparto.
  Al fine di dare piena attuazione al cosiddetto Superbonus, il Decreto Rilancio ha previsto l'emanazione di due decreti attuativi di stretta competenza del Ministro dello sviluppo economico:
   il primo (cosiddetto Decreto Requisiti tecnici), a cui rinvia l'articolo 119, comma 13, lettera a), è espressamente disciplinato dall'articolo 14, comma 3-ter del decreto-legge 4 giugno, 2013, n. 63, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, viene emanato con il concerto del Ministro dell'economia e delle finanze, del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ed è relativo alla definizione dei requisiti tecnici che devono soddisfare gli interventi che beneficiano delle agevolazioni nonché dei massimali di costo specifici per singola tipologia di intervento nonché le procedure e le modalità’ di esecuzione di controlli a campione, sia documentali che in situ, eseguiti dall'ENEA e volti ad accertare il rispetto dei requisiti che determinano l'accesso al beneficio;
   il secondo (cosiddetto Decreto Asseverazioni) previsto articolo 119, comma 13, lettera a) del Decreto Rilancio stabilisce le modalità di trasmissione della suddetta asseverazione e le relative modalità attuative circa il rispetto dei requisiti tecnici previsti per legge.

  Venendo nello specifico del quesito posto dagli Onorevoli interroganti, rappresento che i due schemi di decreto sono stati definiti dagli Uffici del Ministero dello sviluppo economico e inviati ai fini dei completamento dell’iter di adozione.Pag. 142
  In particolare, il Decreto Requisiti tecnici, raccolte le osservazioni dei Ministeri e degli operatori del settore, è alla firma del Ministro dello sviluppo economico, per poi essere trasmesso ai Ministeri competenti per l'acquisizione del previsto concerto. Per quanto riguarda il Decreto Asseverazioni, invece, è in corso di finalizzazione il format da compilare da parte del tecnico asseveratore e si ritiene emanabile nel giro di qualche giorno. Quest'ultimo sarà poi sottoposto alla sottoscrizione del Ministro e al visto di conformità della Corte dei conti.
  In conclusione, si ritiene che tali decreti saranno adottati in tempi record, nel pieno rispetto delle tempistiche dei trenta giorni dall'entrata in vigore della legge 17 luglio 2020, n. 77, per l'emanazione dei due provvedimenti.

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ALLEGATO 2

5-04472 Moretto: Sull'utilizzo del gas naturale per fini industriali.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Com’è noto il Ministero dello sviluppo economico sta attuando una strategia industriale di ampio respiro sul Green New Deal, per una transizione energetica che sia al contempo un'opportunità di sviluppo per il sistema produttivo italiano. In più occasioni, lo stesso Ministro Patuanelli ha parlato delle misure messe in campo per facilitare la transizione di importanti settori industriali gasivori ed evitarne la delocalizzazione. In particolare, sono state avviate due misure, una di carattere nazionale e l'altra in corso di notifica alla Commissione UE che consentiranno di ridurre il differenziale di prezzo rispetto ai players industriali europei nel settore del gas.
  Ciò premesso, con riguardo allo specifico quesito posto dall'Onorevole interrogante vorrei preliminarmente ribadire il principio secondo il quale i sussidi, cui si fa riferimento, sono per loro natura fattori distorsivi del mercato e possono determinare scelte produttive squisitamente per ragioni economiche.
  Proprio in quest'ottica, la Commissione interministeriale per lo studio e l'elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi (istituita con Decreto del Ministero dell'ambiente n. 29 del 5 febbraio 2020 e composta da rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze, del Ministero dello sviluppo economico, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali), ha perseguito l'obiettivo di «convertire» i sussidi ambientalmente dannosi (cosiddetti SAP), presenti nel Catalogo, in sussidi ambientalmente favorevoli (cosiddetti SAF).
  La finalità ultima di questo processo, consiste nel riorientare le risorse già attribuite ad uno specifico settore verso soluzioni «green» ovvero ambientalmente sostenibili e virtuose, senza incidere sui soggetti e sulle categorie attualmente percettori delle agevolazioni (con una logica che si può, pertanto, definire a «SALDO ZERO»). Proprio la «logica a saldo zero», con cui sono stati pensati gli interventi proposti, va nella direzione di fornire alle imprese che sappiano cogliere questa opportunità, risorse per riorganizzare il processo produttivo in termini di innovazione tecnologica e sostenibilità.
  Alla luce di queste finalità, sentito anche il Ministero dell'ambiente sul punto, lo stesso ha riferito che la Commissione ambiente ha formulato alcune proposte normative volte a rimodulare sette SAD previsti nel Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli 2018. Su queste proposte, per le quali è tutt'ora in corso un'approfondita istruttoria e una valutazione di impatto ambientale ed economico, si vogliono altresì acquisire i rilievi e le osservazioni della società civile, delle imprese e, più in generale, di tutti quegli stakeholders che sono destinatari delle misure o semplicemente nutrono interesse per il settore e/o la tipologia di intervento.
  Con riferimento alle misure relative al SAD En.Si.20, il MAATM riferisce che si reputa opportuno tener conto che al Gas naturale è attribuita una prestazione ambientale maggiormente favorevole rispetto ad altri combustibili parimenti fossili, secondo Pag. 144quanto previsto dalla Direttiva 2014/94/UE (cosiddetta direttiva DAFI). È in corso, quindi, una ulteriore valutazione tecnica in merito alla possibilità che l'uso del Gas naturale sia sostituito da altri prodotti fossili maggiormente inquinanti che, a seguito della soppressione del beneficio in questione, divenissero maggiormente vantaggiosi in termini economici. Va precisato, altresì, che allo stato attuale, il costo degli investimenti ambientali necessari per utilizzare prodotti alternativi al gas naturale potrebbe non essere parimenti compensato dai benefici derivanti dai nuovi incentivi.
  In conclusione, fermo restando l'obiettivo finale di eliminazione di ogni forma di sussidio che possa causare esternalità ambientali negative, la richiamata Commissione si sta impegnando a trovare le forme e le modalità – in termini di adeguatezza e di gradualità – migliori per pervenire al risultato auspicato, senza pregiudicare in alcun modo i singoli settori produttivi interessati dai sussidi, tento anche conto del Green Deal Europeo, dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e degli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

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ALLEGATO 3

5-04473 Andreuzza: Sulle modalità di accesso al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'interrogazione a risposta immediata in parola, concernente la possibilità di adottare iniziative per chiarire in via interpretativa che l'articolo 13 del «decreto liquidità» può applicarsi anche ai casi previsti dalla Parte VI, paragrafo D, delle disposizioni operative sull'accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, si riferisce quanto segue.
  Il decreto MiSE 12 febbraio 2019 ha previsto, tra i requisiti generali di ammissibilità alla garanzia in parola, che i soggetti beneficiari finali non abbiano beneficiato della garanzia su altre operazioni finanziarie per le quali richiesta di prolungamento della durata della garanzia di cui alla Parte VI, paragrafo D (allegato al decreto MiSE 12.02.19, Parte II, punto B.1.4.f). Dunque, nel caso in cui una garanzia del Fondo PMI, già concessa ad un'impresa, sia estesa mediante la procedura di prolungamento per temporanea difficoltà, la medesima impresa non risulta più ammissibile al Fondo per nuove operazioni, fino al reintegro della precedente posizione.
  La ragione di tale regola discende dal presupposto per la concessione del prolungamento per temporanea difficoltà, che è proprio l'inadempimento dell'impresa: la procedura si configura, quindi, come un'alternativa rispetto all'escussione della garanzia e ne consegue che l'impresa che se ne è avvalsa non risulta più «in bonis» ed è esclusa dalla concessione di nuove garanzie.
  Come riportato dagli Onorevoli interroganti, tale disposizione non è stata derogata dalle disposizioni introdotte dalla legislazione emergenziale dei decreti-legge Cura Italia e Liquidità, che pure hanno introdotto, in via temporanea, una serie di incisive modifiche alla disciplina del Fondo.
  A riguardo, tuttavia, è importante segnalare che, in virtù delle misure straordinarie di contrasto alla crisi, anche sotto il profilo della moratoria dei finanziamenti in essere, già l'articolo 49, comma 1, lettera f) del decreto-legge n. 18 del 2020 cosiddetto decreto Cura Italia (poi trasfuso nell'articolo 13 del decreto-legge n. 23 del 2020 cosiddetto Decreto Liquidità), ha disposto che «per le operazioni per le quali banche o gli intermediari finanziari hanno accordato, anche di propria iniziativa, la sospensione del pagamento delle rate di ammortamento, o della sola quota capitale, in connessione degli effetti indotti dalla diffusione del COVID-19 Virus, su operazioni ammesse alla garanzia del Fondo, la durata della garanzia del Fondo è estesa in conseguenza».
  Con circolare n. 8 del 2020 è stato poi comunicato che «Il Consiglio di gestione del Fondo di garanzia ha altresì deliberato che, alla luce di tale disposto normativo, per questa particolare fattispecie non dovrà più essere utilizzata la procedura ordinaria per le richieste di prolungamento della durata della garanzia per le imprese in difficoltà, la quale resterà valida per tutte le casistiche diverse dalla sospensione, ovvero sui piani di rientro e rimodulazioni dei piani esistenti».
  Pertanto, in questo momento emergenziale è possibile, nella generalità dei casi, utilizzare la procedura del prolungamento per effetto di misure di moratoria (non Pag. 146solo legale, ma anche volontaria), che non è necessariamente connessa al conclamato inadempimento e quindi al ricorrere dei presupposti dell'escussione della garanzia e, pertanto, non comporta la preclusione per l'impresa dal successivo accesso al Fondo.
  Si ricorda, infine, che al fine di sostenere il tessuto produttivo del nostro Paese, che è rappresentato soprattutto da PMI, il Decreto Rilancio, convertito con legge 17 luglio 2020, n. 77, ha altresì previsto l'assegnazione di contributi a Fondo Perduto per le imprese danneggiate dall'emergenza COVID, che abbiano subito un calo di fatturato rispetto al 2019 (articolo 25).
  È dunque altissima l'attenzione del Governo alle imprese italiane, e rinnovo l'impegno del Ministero dello sviluppo economico ad adottare ogni iniziativa utile e tecnicamente percorribile, volta a salvaguardare il tessuto produttivo italiano e garantire la tutela dei lavoratori, anche attraverso nuovi interventi normativi.

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ALLEGATO 4

5-04474 Gavino Manca: Sul rilancio delle imprese del settore nautico.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento al quesito posto, voglio rappresentare in primis che durante la lavorazione dei decreti relativi alle misure urgenti di contenimento del contagio da Sars-Cov-2, sono state sentite anche le associazioni rappresentative della nautica.
  In esito a questo confronto, al fine di sostenere tale settore, si è ritenuto opportuno inserire i Codici Ateco relativi alla riparazione e manutenzione imbarcazioni, all'installazione e riparazione motori, gruppi elettrogeni pompe, nonché ai porti turistici, tra le attività che potevano rimanere aperte. Dopo l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020 si è poi convenuto di estendere la riapertura anche a taluni Codici Ateco del settore nautico che erano rimasti esclusi, garantendo, tra le altre cose, l'apertura dei cantieri nautici al pari dell'apertura di autosaloni, motosaloni e della costruzione di altri mezzi di trasporto. Con decreto 4 maggio 2020, infine, il Ministro dello sviluppo economico ha disposto la riapertura delle reti di vendita della nautica di cui al Codice Ateco 47.64.2 relativo al commercio al dettaglio di natanti e accessori.
  Si rappresenta poi che il settore in parola è interessato dalle iniziative previste nell'ambito della Strategia Europea per la Blue Economy, che a livello nazionale ha visto la creazione del Cluster Tecnologico Nazionale «Blue Italian Growth» (CTN-BIG). Il cluster vede la partecipazione di numerose imprese, di aggregazioni territoriali e del sistema della ricerca: Università ed Enti Pubblici di Ricerca che a vario titolo si occupano di mare.
  Come tutti gli altri settori produttivi, anche il settore in parola beneficia inoltre delle misure trasversali adottate dal Governo a sostegno delle imprese durante l'emergenza COVID.
  A tal proposito, rappresento che il Piano Transizione 4.0 approvato in legge di bilancio 2020 ha operato una ridefinizione della disciplina degli incentivi fiscali collegati al «Piano nazionale Impresa 4.0», rimodulando le misure di sostegno agli investimenti in beni strumentali tecnologicamente avanzati.
  Le imprese possono inoltre avvalersi delle opportunità offerte dal «Decreto Liquidità», il quale ha potenziato il Fondo di garanzia per le PMI per fare fronte alle esigenze immediate di liquidità delle imprese e dei professionisti che stanno affrontando le conseguenze dell'epidemia da Sars-Cov-2. Il Fondo di Garanzia per le PMI è stato di fatto trasformato in uno strumento capace di garantire fino a 100 miliardi di euro di liquidità. È inoltre previsto un forte snellimento delle procedure burocratiche per accedere alle garanzie concesse dal Fondo.
  Il medesimo decreto, inoltre, ha introdotto un nuovo strumento straordinario per sostenere, attraverso la garanzia di SACE e la controgaranzia dello Stato, la concessione di finanziamenti alle attività economiche e d'impresa danneggiate dall'emergenza da Sars-Cov-2.
  È stata poi ulteriormente prorogata la sospensione di tributi e contributi e quella relativa agli sgravi per l'acquisto di dispositivi di protezione individuale.
  A queste misure si aggiungono quelle relative agli incentivi per favorire la ricapitalizzazione di imprese, con fatturato Pag. 148compreso tra i 5 e i 50 milioni di euro; il rafforzamento dell'ecosistema delle start up innovative attraverso la liquidità garantita mediante il programma Smart&Start e risorse aggiuntive al Fondo per il Venture Capital; i finanziamenti del Fondo Innovazione dedicato al trasferimento tecnologico tra il mondo della ricerca e quello produttivo, nonché al Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali, finalizzato a contrastare la delocalizzazione di aziende e tutelare i lavoratori.
  Nel complesso, dunque, è massimo l'impegno del Ministero dello sviluppo economico nel sostegno del rilancio del sistema produttivo italiano, ivi compreso il settore nautico, fermo restando che per taluni aspetti andranno coinvolti anche altre Amministrazioni competenti in materia (per la richiesta di estensione del credito di imposta per i canoni di locazione degli immobili ad uso non abitativo e affitto azienda anche alle società di charter nautico ovvero per i profili attinenti la liberalizzazione dell'attività crocieristica e il charter nautico, si rimanda, infatti, rispettivamente al MEF e al MIBACT).

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ALLEGATO 5

Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Trentottesima relazione annuale della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulle attività antidumping, antisovvenzioni e di salvaguardia dell'UE e sull'utilizzo degli strumenti di difesa commerciale da parte di Paesi terzi nei confronti dell'UE nel 2019. COM(2020) 164 final.

PROPOSTA DI DOCUMENTO FINALE

  La X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo);
   esaminata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento Trentottesima relazione annuale sulle attività antidumping, antisovvenzioni e di salvaguardia dell'UE e sull'utilizzo degli strumenti di difesa commerciale da parte di paesi terzi nei confronti dell'UE nel 2019 (COM(2020)164);
   premesso che:
    la creazione del mercato unico europeo, che costituisce il risultato più evidente e percepibile per la generalità dei cittadini del processo di integrazione europea, va inquadrato nella tendenza più generale contrassegnata dalla progressiva liberalizzazione degli scambi internazionali a partire dal secondo dopoguerra;
    il mercato unico ha assicurato le condizioni per favorire la ricostruzione e la crescita impetuosa delle economie europee negli scorsi decenni, garantendo anche un costante allargamento dell'occupazione;
    le economie europee, in quanto economie aperte e di trasformazione, si contraddistinguono per l'intensità degli scambi. L'Unione europea rimane tuttora il maggiore esportatore e importatore di beni e servizi, a livello globale, insieme alla Cina e agli Stati Uniti;
    l'Unione europea ha tradizionalmente assunto, nelle sedi negoziali internazionali, un approccio favorevole alla liberalizzazione degli scambi e all'abolizione, o quanto meno alla riduzione, di dazi e barriere alla libera circolazione di merci e servizi;
    negli anni più recenti, la crescita costante del peso delle economie emergenti, in particolare della Cina, ha comportato una redistribuzione delle quote di mercato a scapito dei Paesi europei, anche per effetto di pratiche commerciali spesso sleali;
    di fronte alla persistenza di comportamenti scorretti da parte di alcuni Paesi, negli anni più recenti l'Unione europea si è vista costretta a fare ricorso a specifiche misure volte a contrastare l'ampio ricorso al dumping e alle sovvenzioni ingiustificate ai danni dei sistemi produttivi europei. A tal fine, sono stati adottati strumenti di difesa commerciale la cui efficacia è oggetto di puntuale monitoraggio da parte della Commissione europea;
    l'Italia, per la elevata vocazione manifatturiera, è fra i Paesi più interessati allo sviluppo di un leale e corretto sistema di scambi commerciali e, allo stesso tempo, fra quelli che hanno subito l'accelerazione della competizione a livello globale tradottasi in una contrazione delle proprie attività manifatturiere di circa il 25 per cento;
    gli scenari evidenziano una costante escalation del contenzioso fra alcuni Pag. 150dei maggiori attori internazionali cui si accompagna lo stallo dei negoziati di Doha da cui è discesa una prevalenza del ricorso ad accordi bilaterali;
    i dati che emergono dalla relazione annuale della Commissione europea in esame presentano alcuni elementi di criticità accanto ad aspetti indubbiamente positivi;
    in particolare, le misure antidumping e antisovvenzioni adottate dalla Commissione europea, e fortemente caldeggiate, tra gli altri, dall'Italia, hanno prodotto effetti sicuramente positivi, in particolare laddove hanno comportato una drastica riduzione dei flussi di importazione, specie dalla Cina, pregiudizialmente sleali;
    allo stesso tempo, dalle attività di monitoraggio e inchiesta sono emerse la necessità di istituire misure di salvaguardia sulle importazioni di alcuni prodotti, a partire dall'acciaio, e l'esigenza di fronteggiare con la giusta fermezza la persistenza di comportamenti scorretti, quale l'elusione dei vincoli imposti alle importazioni di provenienza dalla Cina, attraverso la loro effettuazione sotto falsa identità;
    preso atto dei dati e delle valutazioni acquisiti nel corso delle audizioni svolte;
    rilevata la necessità che il presente documento sia trasmesso al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione europea nell'ambito del dialogo politico,

impegna il Governo:

  ad adoperarsi affinché, in sede di negoziato nelle sedi europee, siano rappresentate le seguenti questioni:

   a sostenere il lavoro di monitoraggio svolto dalla Commissione europea, in termini sempre più puntuali ed accurati, mano a mano che si consolidano le conoscenze e le competenze, sulle pratiche antidumping e le sovvenzioni concesse da alcuni Paesi per acquisire quote di mercato ai danni delle imprese europee nonché l'attività di inchiesta e i procedimenti antielusivi posti in essere direttamente dalla Commissione europea;
   a sostenere, in tutte le sedi, le iniziative della Commissione europea per garantire una corretta applicazione delle regole e degli accordi assunti nell'ambito del WTO;
   a sollecitare tutte le competenti amministrazioni nazionali affinché rafforzino l'efficienza e la capacità di intervenire tempestivamente degli apparati chiamati a vigilare sull'applicazione delle difese assunte a livello europeo per assicurare la correttezza degli scambi evitando le importazioni pregiudizievoli sleali;
   a sollecitare le Istituzioni europee perché definiscano quanto prima un quadro di regole certo ed efficace per quanto concerne la prevenzione delle falsificazioni con particolare riferimento alle produzioni tipiche o protette, che sottraggono ingenti quote di mercato ai sistemi produttivi europei e, in particolare, alle imprese italiane che molto spesso, per le limitate dimensioni che le contraddistinguono, non sono in grado di sostenere gli oneri connessi alla protezione delle proprie produzioni e al contrasto degli abusi;
   a promuovere l'adozione di una disciplina più puntuale, anche a tutela dei consumatori oltre che delle imprese europee, per garantire la massima trasparenza e la riconoscibilità dei beni prodotti nell'ambito dell'Unione europea, con particolare riguardo a quelli che hanno un forte radicamento con i territori di riferimento;
   a favorire l'implementazione delle attività tecniche specifiche svolte dalla Commissione europea, finalizzate ad accrescere nelle PMI la consapevolezza degli strumenti di difesa commerciale.

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ALLEGATO 6

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Individuare e affrontare le barriere al mercato unico (COM(2020)93 final).

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Piano d'azione a lungo termine per una migliore attuazione e applicazione delle norme del mercato unico (COM(2020)94 final).

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una nuova strategia industriale per l'Europa (COM(2020)102 final).

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una strategia per le PMI per un'Europa sostenibile e digitale (COM(2020)103 final).

PROPOSTA DI DOCUMENTO FINALE

  La X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo);
   esaminate, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, le Comunicazioni della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni: Individuare e affrontare le barriere al mercato unico (COM(2020)93); Piano d'azione a lungo termine per una migliore attuazione e applicazione delle norme del mercato unico (COM(2020)94); Una nuova strategia industriale per l'Europa (COM(2020)102); Una strategia per le PMI per un'Europa sostenibile e digitale (COM(2020)103);
   premesso che:
    il pacchetto in esame costituisce una delle iniziative più significative fra quelle poste in essere nei primi mesi di attività della nuova Commissione europea la quale opportunamente attribuisce carattere prioritario all'obiettivo di adottare un complesso di misure dirette a sostenere e rafforzare la competitività dell'industria europea;
    tale obiettivo risulta particolarmente urgente nel contesto attuale, contrassegnato dall'impatto gravissimo, sul piano economico e sociale, della pandemia da Covid-19. L'interruzione delle attività economiche e produttive derivanti dai lockdown rischia, infatti, di comportare la chiusura definitiva di una serie di imprese con l'effetto di determinare la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro a livello continentale;
    le previsioni successivamente aggiornate sull'impatto della pandemia evidenziano un quadro contrassegnato da un costante aggravamento della crisi, da una drammatica contrazione del PIL dei Paesi europei a fronte di una ripresa già avviatasi in alcune delle economie emergenti, a Pag. 152partire dalla Cina, che negli scorsi anni hanno condotto una concorrenza durissima e talora sleale che ha posto in seria difficoltà i sistemi manifatturieri europei;
    l'approccio trasversale e organico prospettato dal pacchetto posto in essere dalla Commissione europea appare, quindi, particolarmente apprezzabile, in primo luogo perché testimonia l'accresciuta consapevolezza, a livello europeo, della gravità della condizione in cui versa il settore manifatturiero che già a seguito della crisi esplosa nel 2008 ha registrato una contrazione del fatturato e delle unità produttive di poco inferiore al 20 per cento. L'obiettivo di promuovere una rinascita industriale in Europa, da tempo affermato nei documenti delle Istituzioni europee, non aveva fino ad oggi trovato una compiuta traduzione in termini concreti se non per singole questioni;
    l'approccio proposto con i documenti in esame merita apprezzamento anche laddove prefigura l'adozione di un complesso di interventi coerenti da assumere contestualmente su più fronti e prospetta misure di vario genere che investono l'assetto normativo, i profili organizzativi e amministrativi, gli strumenti di incentivazione e, più in generale, la realizzazione di un contesto fortemente orientato a valorizzare le potenzialità dell'industria europea;
    l'esperienza del nostro Continente e, in particolare, dei Paesi che hanno una più accentuata vocazione manifatturiera, a partire da Germania, Italia e Francia, dimostra che l'industria è un fattore imprescindibile di progresso e di sviluppo tecnologico, specie laddove, come nel caso italiano, essa è fortemente radicata nelle filiere produttive legate ai territori e inserita in catene di valore fortemente integrate a livello transfrontaliero;
    una risposta comune, che non rimetta alle iniziative dei singoli Stati membri la responsabilità di fronteggiare e correggere i fattori di criticità che incidono negativamente sulla tenuta e le prospettive di crescita dell'industria europea, è dunque indispensabile, tanto più per l'Italia dove si registra una maggiore concentrazione industriale proprio nelle regioni settentrionali più duramente colpite dalla pandemia le quali sono strettamente integrate con le economie dei maggiori partners, a partire dalla Germania;
    merita altresì apprezzamento il dato di partenza da cui prende le mosse la Commissione europea, vale a dire la necessità di rilanciare il mercato unico valorizzandone appieno le potenzialità per quanto concerne il contributo che esso può fornire per accrescere la produttività, ampliare le opportunità offerte ai consumatori, aumentare le occasioni di investimento e accrescere la crescita dell'occupazione a livello continentale;
    in tale senso, appaiono pienamente condivisibili le iniziative preannunciate per un sistematico monitoraggio delle normative poste in essere dai Paesi membri per la verifica della loro coerenza con la disciplina europea in modo da evidenziare per tempo eventuali discrasie che possano pregiudicare, in primo luogo ai danni dei consumatori, il pieno dispiegamento della potenzialità del mercato unico, così come per il rafforzamento degli strumenti e delle procedure di raccordo tra Stati membri e Commissione europea per prevenire eventuali contenziosi e conflitti;
    merita altresì pieno apprezzamento lo sforzo preannunciato dalla Commissione europea di inserire il rilancio dell'industria manifatturiera nell'ambito dello scenario più generale del Green deal che costituisce un'occasione strategica fondamentale per promuovere l'innovazione tecnologica e l'aggiornamento dei processi produttivi in chiave di compatibilità ambientale. Ciò appare tanto più indispensabile per le piccole e medie imprese, chiamate ad uno sforzo aggiuntivo per sostenere gli oneri connessi alla conversione e che vanno quindi supportate allo scopo di consentire loro di collocarsi alla frontiera tecnologica;
    nella stessa logica va sostenuto l'impegno della Commissione a privilegiare Pag. 153lo sforzo di riconversione di alcuni dei comparti che si contraddistinguono per l'elevata intensità energetica e per il forte impatto ambientale, a partire dall'acciaio relativamente al quale la Commissione europea preannuncia la presentazione di una specifica strategia per la produzione a zero emissioni;
    altrettanto meritoria appare l'attenzione prestata dalla Commissione europea per promuovere l'evoluzione in senso digitale dell'industria continentale e per sostenere lo sviluppo di settori all'avanguardia sotto questo profilo attraverso il sostegno a una più stretta sinergia dei comparti cosiddetti Dual use in cui gli obiettivi civili, della difesa, della sicurezza e dello spazio possono convivere con reciproco vantaggio;
    rilevata la necessità che il presente documento sia trasmesso al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione europea nell'ambito del dialogo politico,

impegna il Governo:

  ad adoperarsi affinché, in sede di negoziato nelle sedi europee, siano rappresentate le seguenti questioni:
   a) seguire puntualmente, con la massima attenzione e capacità propositiva, i progressi che saranno realizzati a livello europeo per quanto concerne la valorizzazione del mercato unico come strumento fondamentale per la ripresa e la crescita dell'industria europea, con particolare riguardo alle iniziative preannunciate per assicurare una corretta e coerente applicazione delle regole in materia, mediante l'istituzione di apposita task force (SMET) specificamente incaricata di rafforzare la cooperazione tra la Commissione europea e gli Stati membri e il rafforzamento del sistema SOLVIT;
   b) sostenere la proposta di valorizzare tutti gli strumenti e le procedure di precontenzioso in materia di mercato unico e aiuti di Stato, a partire dal pieno recupero di Eu-pilot ai fini di un preventivo scambio di valutazioni tra le amministrazioni nazionali e i competenti uffici della Commissione europea;
   c) sollecitare sistematicamente tutte le amministrazioni, nazionali e locali, per avvalersi delle opportunità di dialogo strutturato con la Commissione europea nella definizione di misure e interventi normativi che possano comportare violazioni alla disciplina europea in materia di mercato unico, concorrenza e aiuti di Stato, attenendosi con il massimo rigore al principio del divieto di gold plating che in passato non ha trovato sistematica attuazione nel nostro Paese laddove il recepimento della disciplina europea ha spesso comportato un aggravamento degli adempimenti posti a carico degli operatori economici e delle imprese manifatturiere;
   d) concorrere attivamente all'approfondito riesame che la Commissione europea intende avviare sulle regole in materia di aiuti di Stato, facendo valere le specificità dell'industria nazionale la quale, più ancora che in qualunque altro Paese europeo, si contraddistingue per la netta prevalenza di imprese di piccola e media dimensione e per il numero limitato di imprese in grado di giocare un ruolo decisivo negli scenari globali. In questo senso alla luce dell'attuale situazione anche l'innalzamento del livello del regime «de minimis», particolarmente rilevante per le PMI, andrebbe accuratamente valutato;
   e) sostenere la creazione di nuovi progetti industriali europei ambiziosi e innovativi, coerenti con l'attuale revisione delle linee guida per «importanti progetti di comune interesse europeo» (IPCEI), anche al fine di favorire l'emergere di gruppi europei capaci di sostenere la sfida globale in settori industriali strategici – a partire anche dalla riconversione green dell'industria comunitaria nei suoi settori storici di impegno – creando contemporaneamente le condizioni per una piena partecipazione delle PMI a tale sforzo e avviando inoltre una revisione delle regole sugli aiuti di Stato per gli IPCEI;Pag. 154
   f) attivarsi per sostenere con adeguati stanziamenti, nell'ambito del prossimo Quadro finanziario pluriennale, i programmi specificamente finalizzati alle piccole e medie imprese per promuoverne l'innovazione tecnologica, la conversione in vista della neutralità climatica e la digitalizzazione. Contestualmente, occorre assicurare la piena coerenza fra le strategie poste in essere a livello europeo e le politiche perseguite a livello nazionale;
   g) sollecitare la Commissione a creare un mercato unico europeo digitale e dei dati, promuovendo lo scambio di dati tra le imprese e le istituzioni pubbliche; a sviluppare ed elaborare dati sul territorio europeo, con particolare riferimento ai dati di organismi pubblici; a creare un migliore sistema fiscale digitale in cui i profitti siano tassati dove le imprese hanno un'interazione significativa con gli utenti;
   h) supportare il progetto europeo per la costruzione di Gaia X, un'infrastruttura di open data basata su una rete di servizi diversi con condizioni quadro e strutture di supporto comuni al servizio di utenti e fornitori;
   i) velocizzare i tempi di realizzazione di una rete digitale nel nostro Paese in grado di assicurare elevate prestazioni in modo da disporre di una infrastruttura che possa offrire al sistema delle imprese condizioni pari a quelle dei maggiori concorrenti, recuperando il ritardo che tuttora contraddistingue il nostro Paese, come documentato dalla ricognizione annuale condotta dalla Commissione europea attraverso l'indicatore DES;
   j) sostenere e supportare il sistema industriale, che già attualmente in Italia garantisce la parte preponderante della spesa per la ricerca e l'innovazione, per accedere ai programmi più significativi adottati a livello europeo a questo fine, a partire Orizzonte 2020, InvestEU e Fondo per l'innovazione, anche favorendo una più stretta integrazione tra mondo della ricerca, sistemi universitari e imprese produttive, in particolare valorizzando il ruolo che allo scopo può essere svolto dai distretti attraverso l'individuazione di cluster specificamente finalizzati allo scopo;
   k) promuovere nel campo della ricerca e innovazione industriale i partenariati pubblici-privati (es. Regioni-PMI) per incoraggiare innovazioni e sperimentazioni anche con il coinvolgimento di soggetti già attivi sul territorio rafforzando gli ecosistemi industriali dell'innovazione in particolare i DIH (Digital Innovation Hub), la rete EEN (European Enterprise Network co-finanziato nell'ambito del Programma COSME 2014-2020) e i cluster tecnologici. Valutare inoltre la possibilità di utilizzare i fondi europei per cofinanziare, attraverso schemi nazionali, gli investimenti in R&I (soprattutto delle PMI), in modo complementare agli strumenti tradizionali dei bandi europei basati sui grant;
   l) sollecitare la Commissione a porre in essere una strategia volta a favorire il rientro in Europa, e quindi nei diversi paesi come l'Italia, delle aziende che negli scorsi anni hanno delocalizzato la produzione fuori dai confini dell'Unione accompagnando in Italia questo percorso con le opportune misure nazionali. Attivarsi, inoltre, affinché siano messi in campo a livello comunitario posizioni più ferme riguardo alla concorrenza globale sleale e alle acquisizioni predatorie da parte di soggetti esterni all'Unione;
   m) evidenziare che, per sostenere una transizione giusta dal punto di vista ambientale, servono strumenti importanti per facilitarla e conseguire obiettivi climatici ambiziosi – che ne affrontino al contempo le ripercussioni sul piano sociale – quali il Just Transition Fund, operando, nel contempo, perché l'applicazione di tale fondo si basi su criteri plurimi in modo da evitare paradossali penalizzazioni per i Paesi che, come l'Italia, hanno già svolto molte attività sul piano della decarbonizzazione;
   n) evidenziare come il prevalente richiamo nella strategia europea di programmi di sviluppo delle energie rinnovabili basati sull’offshore non sia congruente Pag. 155con la maggior parte dei pieni energetici e climatici (PNIEC) degli Stati membri in cui prevalgono gli sviluppi del solare;
   o) evidenziare come nell'ambito della transizione verso la neutralità climatica con una nuova mobilità «sostenibile e intelligente» una strategia complessiva di settore dovrà considerare non solo lo sviluppo di nuove piattaforme comunitarie per le nuove tecnologie di motorizzazioni e per l'uso avanzato dell'auto (auto elettrica, batterie, guida assistita ecc.) ma dovrà parallelamente prevedere anche un forte impegno per lo sviluppo di nuove tecnologie nel settore dei carburanti innovativi (elettricità, biometano, idrogeno);
   p) sostenere le specifiche peculiarità dell'industria nazionale operante nel campo della difesa, della sicurezza e dello spazio, nell'ambito dei programmi europei PESCO che sono in corso di attuazione, posto che tali programmi comportano lo stanziamento di ingenti risorse per la cui ripartizione è indispensabile evitare il rischio di una concentrazione a vantaggio di alcuni partner;
   q) cogliere l'opportunità offerta dalla Commissione europea con la previsione di un piano specifico per il rafforzamento del comparto farmaceutico in Europa, anche alla luce dell'emergenza Covid-19, per far valere le capacità dell'industria nazionale del settore che si caratterizza per un elevato dinamismo che le ha consentito di collocarsi, per fatturato, in una posizione di primazia;
   r) proseguire il lavoro avviato sulle sei catene del valore strategiche assicurando il cofinanziamento nazionale ai progetti già avviati e a quelli in fase di avvio per non pregiudicare la possibilità del sistema Paese di partecipare attivamente ai progetti di punta a livello europeo;
   s) cogliere tutte le opportunità offerte dalla strategia sull'Unione dei mercati dei capitali per fornire al sistema delle imprese, e in particolare alle piccole e medie imprese, un più agevole accesso a fonti di finanziamento alternative al credito bancario e realizzare coerenti politiche, anche sotto il profilo fiscale, dirette a incentivare la patrimonializzazione delle imprese ed eventualmente la loro aggregazione per promuoverne la crescita dimensionale;
   t) conseguirne la piena attuazione interna della disciplina sui ritardi di pagamento utilizzando strumenti di monitoraggio e di applicazione rafforzati e valutando la fattibilità di meccanismi alternativi di risoluzione/mediazione per le PMI per assicurare una rapida risoluzione delle controversie sui pagamenti nelle transazioni commerciali;
   u) favorire l'attuazione del Green Public Procurement (GPP) con particolare riguardo agli aspetti di semplificazione;
   v) sul tema della proprietà intellettuale nelle policy per la politica industriale, lavorare all'ampia armonizzazione della normativa europea perseguendo i più alti standard di protezione con particolare attenzione al Sistema Brevettuale Unitario.