CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 11 luglio 2018
34.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per l'anno 2018, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi (Atto n. 26).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
   esaminato lo Schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per l'anno 2018, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi (n. 26);
   ribadite l'utilità e l'opportunità di una costante verifica parlamentare sui contributi ordinari e straordinari concessi agli enti e istituti a carattere internazionalistico;
   confermata la necessità di procedere ad una revisione dei criteri adottati per l'attribuzione dei contributi ordinari agli enti, nonché ad una ricognizione maggiormente puntuale ed obiettiva dei risultati raggiunti da tali istituti;
   ribadita la necessità che tali strumenti di sostegno concorrano ad incentivare i centri di eccellenza della ricerca internazionalistica, e non già a tradursi in un mero meccanismo di sostegno pubblico degli istituti;
   preso atto che il riparto dello stanziamento in esame risulta in attuazione della programmazione 2016-2018 dei contributi statali ordinari;
   preso, altresì, atto della diminuzione, rispetto allo scorso anno, dei contributi ordinari destinati agli enti e istituti a carattere internazionalistico, nonché di quelli straordinari a favore di singolari iniziative di particolare interesse;
   tenuto conto della necessità che si proceda ad una puntuale ricognizione degli ulteriori enti ed istituti, potenzialmente interessati a beneficiare dei contributi pubblici in questo settore, anche in vista della prossima revisione della tabella di cui all'articolo 1 della legge 28 dicembre 1982, n. 948, e per una programmazione dei contributi futuri più aderente alle rinnovate e mutevoli problematiche del panorama internazionale,

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  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni:
   a) a fronte della progressiva riduzione delle risorse disponibili per tale meccanismo di finanziamento, e dopo aver analizzato la Relazione sulle attività svolte da tali enti a carattere internazionalistico, svolta nel quadro degli strumenti di vigilanza affidati dalla legge al MAECI, l'ultima delle quali trasmessa alla Presidenza della Camera lo scorso 18 dicembre, dalla quale è possibile dedurre come i finanziamenti in oggetto siano a volte residuali e destinati a svolgere una funzione meramente simbolica, appare evidente come in base ai limiti di legge in capo al MAECI si possa tendere già in questa sede, verso una ulteriore riduzione dei fondi stanziati, soprattutto in termini di marginalità, efficacia e necessità del contributo, secondo la tabella seguente:

   b) stante la necessità, come peraltro già evidenziato nel corso della passata legislatura, di procedere nel prossimo futuro, ad una revisione dei criteri adottati per l'attribuzione dei contributi agli enti a carattere internazionalistico, nonché di realizzare una ricognizione maggiormente puntuale ed obiettiva dei risultati raggiunti da tali istituti, che tenga conto di effettivi elementi di meritocrazia nella scelta degli enti e delle ricerche da sostenere, premiando soprattutto i contributi e le strutture più qualificate, ed evitando di ridurre l'istituto stesso ad un mero ed indifferenziato strumento di sostegno pubblico, si ritiene doveroso procedere ad una revisione della tabella sui possibili enti beneficiari, che realizzi un profondo ripensamento dei criteri per l'attribuzione di tali fondi;Pag. 64
   c) in un'ottica di sinergia con il sistema Italia, e in vista della auspicata revisione della tabella di cui trattasi, si ritiene prioritaria una apertura della destinazione dei contributi, ad esempio a soggetti provenienti dal mondo dell'Università e della Ricerca, siano essi centri di ricerca in affari internazionali o veri e propri spin-off accademici in materie affini, soggetti più comunemente denominati think-tank in temi di geopolitica, offrendo in questo modo nuovi spazi, anche economici, per realtà che sono già presenti sul nostro territorio, verso le quali il nostro Stato ha già investito cospicue risorse, e soprattutto proporre e rendere disponibili visioni e opportunità in questo momento non accessibili per gli scopi e gli obiettivi di cui si discute in questa sede;
   d) in termini di indipendenza democratica, politica ed economica dei soggetti destinatari di fondi statali, e governativi in questo caso, pur riconoscendo il valore culturale e scientifico di tali istituti e delle loro attività occorre insistere su maggiori criteri di effettiva obiettività degli enti, anche in considerazione del fatto che taluni degli enti beneficiari annoverano fra i propri organi dirigenti esponenti di forze politiche;
   e) in virtù del mutato quadro geopolitico è indispensabile un aggiornamento delle aree di interesse prioritario su cui focalizzare le attività da finanziare con i contributi straordinari, in modo da assicurarne una più adeguata corrispondenza alle effettive esigenze di analisi e di approfondimento della realtà geopolitica.

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ALLEGATO 2

Schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per l'anno 2018, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi (Atto n. 26).

DOCUMENTAZIONE CONSEGNATA DAL SOTTOSEGRETARIO DI STEFANO

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-00054 Quartapelle Procopio: Sulla fornitura di materiali di armamento ai Paesi della coalizione impegnata in operazioni in Yemen.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano è da tempo impegnato nella ricerca di una soluzione diplomatica al conflitto yemenita, tramite un'azione ispirata da quattro elementi fondamentali:
   In primo luogo, siamo convinti che, nonostante il vulnus alla legittimità istituzionale delle milizie Houthi e il conseguente intervento della Coalizione araba, la soluzione al conflitto in corso debba essere politica e non militare.
    In secondo luogo, riteniamo che la ricerca di una composizione pacifica della controversia deve avvenire attraverso un compromesso negoziato, basato necessariamente sul criterio di inclusione più ampio possibile di tutte le componenti della popolazione.
   In terzo luogo, sosteniamo la mediazione delle Nazioni Unite e gli sforzi dell'Inviato Speciale per lo Yemen del Segretario Generale ONU, volti a promuovere una cessazione delle ostilità e un accordo di pace tra le parti contrapposte.
   Infine, manteniamo una costante attenzione al deterioramento della situazione umanitaria nel Paese, il problema più grave al momento le cui cause prime vanno individuate nell'impatto del conflitto su un Paese già caratterizzato da vari elementi di fragilità. L'impegno del Governo sugli aspetti umanitari della crisi è stato ribadito anche con un contributo di 5 milioni di euro dell'Italia in occasione della riunione dei Donatori a Ginevra lo scorso 3 aprile. Particolare attenzione viene inoltre attribuita al tema chiave dell'accesso per gli aiuti e per gli operatori umanitari.

  La recente intensificazione delle operazioni militari e degli scontri intorno al porto di Hodeidah è fonte di grande preoccupazione. L'Italia è impegnata, insieme all'UE e agli altri Stati Membri, a favorire il successo degli sforzi dell'inviato Speciale delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, il quale in questi giorni è impegnato in una delicata spola diplomatica tra Sana'a, Aden e le principali capitali della regione per rilanciare i negoziati di pace tra le parti in conflitto e stabilire un controllo internazionale sul porto di Hodeidah, scongiurando così le conseguenze più gravi dell'offensiva in corso intorno alla città costiera.
  Il pieno sostegno all'impegno di Griffiths è stato affermato con vigore anche nelle Conclusioni sullo Yemen adottate dall'ultimo Consiglio Affari Esteri del 25 giugno, accanto alla ferma convinzione di tutti gli Stati Membri UE che al conflitto in corso nello Yemen non vi sia soluzione militare.
  Tale obiettivo, che rimane prioritario per l'Italia e per l'UE, può essere conseguito solo se si mantiene un dialogo aperto e bilanciato con tutte le parti coinvolte in questa crisi, ivi inclusi i Paesi della Coalizione. Tra questi vi sono degli attori regionali di primo piano, con fondate preoccupazioni di sicurezza nazionale, che rappresentano importanti partner dell'Italia e dell'UE.Pag. 72
  Per quanto riguarda, infine, lo specifico quesito posto dall'On. Quartapelle, riguardante le forniture di materiali di armamento ai Paesi dell'area, ricordo che, oltre ad applicare l'embargo armi internazionale sullo Yemen, il Governo presterà particolare attenzione affinché tutte le richieste autorizzative di esportazione di materiale d'armamento continuino ad essere valutate con estrema attenzione e particolare rigore. Non mancherà di esercitare le proprie prerogative nel bilanciare considerazioni politiche con quelle economico-industriali, in particolare investendo il CIPE, competente in base alla legge n. 185 del 1990 per la definizione delle linee politico-strategiche nel settore. Il CIPE anche in passato avrebbe dovuto dare indirizzi, invece, è stato sottoutilizzato. Da ciò ne è derivata una carenza informativa nelle scelte operate.
  Le valutazioni nel merito delle istanze vengono previamente effettuate con il Ministero della Difesa nell'iniziale fase delle trattative contrattuali, e successivamente con i Dicasteri della Difesa, Interno, Sviluppo Economico ed Ambiente, e con l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nell'ambito del Comitato Consultivo ex-L. 185/90 subito prima dell'eventuale autorizzazione alla movimentazione dei materiali d'armamento.
  Le valutazioni avvengono in un quadro di concertazione fra Paesi Alleati ed UE, tenendo anche conto dei rapporti bilaterali e della cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo, con particolare attenzione ai riflessi sul quadro regionale mediterraneo. Nel caso specifico delle licenze di esportazione di materiali d'armamento a Paesi dell'area, segnalo come si sia passati da 8,6 miliardi di euro nel 2016 a 4,6 miliardi di euro nel 2017 e poi a 302 milioni di euro nel primo semestre del 2018 per l'Area geografica «Africa Settentrionale, Vicino Medio Oriente».

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-00045 Fornaro: Sulla posizione del Governo in merito al caso Regeni.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Mi preme sottolineare la determinazione del Governo italiano a sostenere la cooperazione giudiziaria in corso tra le Procure di Roma e del Cairo per fare piena luce su quanto accaduto al nostro giovane ricercatore. L'impostazione cui si attiene il Governo è quella espressa dal Presidente della Repubblica nel messaggio inviato al Presidente Al Sisi in occasione della sua rielezione lo scorso 2 aprile, nel quale la domanda di verità e giustizia viene ribadita, sollecitando seguiti coerenti con l'impegno, assunto dal vertice politico egiziano, a raggiungere «risultati definitivi».
  L'arrivo dell'Amb. Cantini a Il Cairo il 14 settembre 2017 ha consentito di portare avanti una assidua azione di sensibilizzazione nei confronti delle autorità egiziane, a tutti i livelli, che allo stallo nelle indagini dell'anno e mezzo precedente ha fatto seguire risultati positivi, non scontati.
  La costituzione in giudizio dei legali egiziani della famiglia Regeni, la consegna del fascicolo d'indagine (decisione senza precedenti) e l'esame congiunto dei video della metropolitana avvenuto pochi giorni fa – sulla base di una tabella di marcia concordata tra l'Ambasciatore Cantini e il Procuratore Generale egiziano Sadek, che prevede ulteriori attività di indagine per le prossime settimane – non sarebbero stati possibili senza la continua interlocuzione con le controparti egiziane.
  Non vi sono incongruenze in questa linea d'azione. Alla ferma domanda di verità il Governo italiano ha associato un dialogo e un confronto sull'intero spettro dei rapporti tra Italia ed Egitto; tutte le articolazioni governative si attengono a questo principio, che permea l'insieme dei rapporti bilaterali. I risultati ottenuti negli ultimi mesi, per quanto ancora certamente parziali, e pur necessitando di un prosieguo della collaborazione giudiziaria, dimostrano la perdurante validità di tale approccio. È convinzione di questo Governo che il graduale rafforzamento del dialogo bilaterale con le autorità egiziane consentirà di ottenere nuovi e importanti progressi nella cooperazione tra organi investigativi sul caso Regeni.
  La posizione assunta da questo Governo, al pari delle dichiarazioni del Presidente Fico, trasmesse dalla Vice Presidente Spadoni alle autorità egiziane nel marzo scorso, si pongono dunque in linea di continuità e di coerenza con la domanda di verità da parte delle istituzioni e dell'opinione pubblica italiana.
  Sulla base di queste direttrici di azione, il Governo italiano intende proseguire nell'impegno a fare luce sull'uccisione di Giulio Regeni, e mantenere alta l'attenzione sulla situazione dei diritti umani in Egitto.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-00118 Ungaro. Sul blocco delle attività di un ente gestore a Londra.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La promozione della lingua italiana all'estero riveste un ruolo di interesse prioritario per la politica estera italiana. La conoscenza della lingua italiana rappresenta infatti la chiave di lettura necessaria per entrare in contatto con la nostra cultura e, dall'analisi dei dati sulla diffusione dell'italiano nel mondo, emerge che oltre due milioni di stranieri scelgono di studiare la nostra lingua per avvicinarsi al nostro ricchissimo patrimonio artistico e creativo.
  Inoltre, per le collettività italiane e di origine italiana all'estero, esistono i corsi di lingua e cultura italiana a loro espressamente dedicati. I corsi di lingua italiana per le nostre collettività all'estero sono diventati negli anni uno strumento fondamentale nella strategia di diffusione dell'italiano e hanno contribuito a caratterizzare l'italiano come lingua di cultura e non più solo di emigrazione.
  Per quanto riguarda la situazione dell'Ente gestore di corsi e cultura italiana COASIT, sollevata dall'On. Interrogante, in fase di presentazione del bilancio consuntivo 2017 il Consolato Generale a Londra ha rilevato alcune possibili irregolarità di carattere contabile, di cui ha tempestivamente informato il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
  Pur alla luce della proficua collaborazione esistente tra il MAECI e il COASIT sui corsi di lingua e cultura italiana, tali irregolarità hanno reso sin dal principio evidente la necessità di un approfondimento rispetto alla rendicontazione da parte dell'Ente negli anni passati. Nel contempo, e a titolo precauzionale, si è resa necessaria la sospensione di ogni ulteriore erogazione a favore del COASIT.
  Il COASIT ha quindi ritenuto di sospendere le attività didattiche il 21 maggio 2018, con circa tre settimane di anticipo rispetto alla scadenza naturale dei corsi. Peraltro, occorre rilevare come la sospensione anticipata delle attività, avvenuta a ridosso della conclusione dell'anno scolastico, non abbia inciso sulla possibilità, da parte degli alunni, di sostenere gli esami di fine anno previsti.
  Gli accertamenti in merito sono in corso e si rendono tanto più necessari in quanto tesi ad accertare la corretta rendicontazione dell'utilizzo di fondi pubblici, a tutela di tutti i soggetti coinvolti.
  Ciò premesso, è ferma intenzione della Farnesina intraprendere ogni misura atta a garantire la continuità delle attività didattiche nella circoscrizione di Londra.
  Ciò in ragione dell'importanza della promozione della lingua e cultura italiana nel contesto locale, nonché a tutela dei docenti impiegati nei corsi, degli studenti e delle loro famiglie.
  Al momento, è allo studio la possibilità che un altro Ente scolastico assuma nei tempi più brevi possibili nuove attività in materia di corsi di lingua e cultura italiane, al fine di contenere il più possibile eventuali disagi a carico dell'utenza.
  Desidero quindi rassicurare l'On. Interrogante che la Farnesina continuerà a seguire la questione con la massima attenzione.

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ALLEGATO 6

Interrogazione a risposta immediata n. 5-00125 Lupi: Sugli attacchi alla comunità dei cristiani in Nigeria.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La tutela e la promozione della libertà di religione o credo, nonché dei diritti degli appartenenti alle minoranze etniche e religiose rappresentano temi prioritari per questo Governo.
  L'Italia, anche in coordinamento con i partner dell'Unione europea e in ambito Nazioni Unite, porta avanti numerose iniziative sul tema, al fine di mantenere alta l'attenzione della Comunità Internazionale sulla situazione delle minoranze religiose nel mondo, inclusi i cristiani, che costituiscono minoranza in molte delle attuali aree di crisi.
  In Nigeria da anni si assiste a conflitti etnico-religiosi, che su un substrato di tensioni e conflitti endemici interni e regionali, presenza di gruppi terroristici o pulsioni indipendentiste, vede le comunità cristiane fra le principali vittime di episodi di estremismo violento.
  Spesso non si tratta di una discriminazione nei confronti dei cristiani in quanto tali, quanto piuttosto di violenze da inquadrare nell'ambito dei conflitti ancestrali per il controllo delle risorse. All'acuirsi delle violenze ha inoltre contribuito il diffondersi del terrorismo estremista di matrice islamica riconducibile a Boko Haram, che dal 2009 affligge il nord-est della Nigeria.
  La situazione della libertà di religione nel Paese e delle minoranze religiose, in particolare i cristiani, è pertanto costantemente monitorata da parte dell'Italia e dell'UE, che sostengono il Governo e le popolazioni locali nella lotta all'estremismo violento. Innanzitutto con forti prese di posizione politiche: a seguito di episodi di particolare violenza registrati lo scorso marzo la nostra Ambasciata, assieme alle altre Ambasciate UE ad Abuja, hanno svolto una azione coordinata per manifestare allarme per la recrudescenza degli scontri fra pastori e agricoltori, spronando il Governo del Presidente Buhari ad agire con maggior determinazione per promuovere un dialogo costruttivo e perseguire i responsabili.
  Dal momento che tali episodi di violenza nei confronti delle comunità cristiane sono dovuti principalmente alla precarietà della situazione di sicurezza in alcune aree del Paese, l'Italia svolge da anni attività di formazione a favore di funzionari di sicurezza nigeriani. Si tratta di iniziative a cura dell'Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato e del Ministero della difesa, alcune delle quali finanziate dalla Farnesina, destinate a rafforzare le capacità della polizia, delle forze armate e di altri corpi dello Stato nigeriano in materia di contrasto al terrorismo e rafforzamento dell'ordine pubblico.
  Inoltre, l'Italia è attiva sul fronte risposta all'emergenza umanitaria. Oltre che alleviare le sofferenze della popolazione, tali iniziative hanno per effetto anche di attenuare le tensioni tra gruppi etnici e religiosi nel Paese per il controllo delle risorse. A febbraio 2017, in occasione della Conferenza di Oslo dei donatori per Nigeria e la Regione del Lago Ciad, ha annunciato un contributo di 10 milioni di euro per il 2017, dei quali 3 sono già stati erogati per interventi ad impatto immediato realizzati da UNICEF e PAM nei settori della salute e della sicurezza alimentare in Nigeria. Inoltre, Pag. 76una quota dell'intervento di emergenza sul canale bilaterale a favore di rifugiati, sfollati interni, popolazioni di ritorno e comunità ospitanti del Lago Ciad (Nigeria, Niger, Ciad e Camerun) del valore di 6,6 milioni di euro è stata destinata alla Nigeria (1 milione di euro).
  Desidero, infine, rassicurare l'On. Interrogante che l'Italia, anche in coordinamento con i partner UE, continuerà a promuovere sia in ambito bilaterale che multilaterale la libertà di religione o credo, opponendosi fortemente ad ogni forma di intolleranza, violenza e persecuzione religiosa.

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ALLEGATO 7

Interrogazione a risposta immediata n. 5-00127 Delmastro Delle Vedove: Sul blocco navale presso le coste libiche.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano è al fianco delle Autorità libiche nella complessa sfida migratoria, secondo un approccio integrato che combina sicurezza, solidarietà e rispetto dei diritti umani. Nel corso della missione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione Internazionale Moavero Milanesi in Libia di sabato scorso è stata raccolta dalle più alte cariche istituzionali libiche la massima disponibilità a continuare a lavorare insieme per affrontare tale sfida comune.
  I flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale continuano a destare grave preoccupazione. Per contenere i flussi, salvaguardare vite umane e sottrarre i migranti alle reti dei trafficanti, assicurando la protezione internazionale a chi ne ha diritto, è necessario in primo luogo un cambio di passo da parte dell'UE e dei suoi Stati Membri, assicurando anzitutto un adeguato rifinanziamento del Fondo Fiduciario dell'UE di emergenza per l'Africa. È fondamentale inoltre rinnovare e ampliare le attività a sostegno alle capacità libiche, sia nella loro azione in mare nella zona Search and Rescue, sia, in prospettiva, per il controllo dei confini terrestri la nota fase 2, dell'operazione Sophia. Tra le iniziative di sostegno alle capacità libiche di gestione integrata delle frontiere e controllo dei flussi migratori, sono già state riconsegnate quattro motovedette classe «Bigliani» alla Guardia Costiera libica; ne abbiamo riconsegnate tre ad inizio anno, altre sono in via di restituzione, a completamento dei cicli di formazione. Recentemente, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un decreto-legge mirato a fornire ulteriore sostegno concreto, attraverso la fornitura di 12 ulteriori unità navali ad entrambe le componenti della Guardia Costiera libica.
  Anche grazie agli interventi di capacity building sostenuti dall'Italia, la capacità di ricerca e soccorso della Guardia Costiera libica è aumentata significativamente. Nel 2017, assetti navali libici hanno effettuato oltre 20.000 salvataggi. Nell'anno in corso, sarebbero oltre 10.000 i migranti soccorsi dalla Guardia Costiera libica.
  Molto importante e da richiamare è la dimensione europea del nostro impegno. Questi risultati sono stati raggiunti anche grazie all'azione della missione EUNAVFORMED Sophia, attraverso programmi di formazione che hanno portato fino ad oggi all'addestramento di oltre 200 ufficiali e marinai della Guardia Costiera libica.
  Per alleviare le condizioni dei migranti presenti nei centri di detenzione, proteggere i rifugiati e operare rimpatri volontari assistiti dalla Libia verso i Paesi di origine, l'Italia sostiene, anche attraverso lo strumento del Fondo per l'Africa, le attività dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e dell'UNHCR. Lo strumento dei rimpatri volontari, che ha consentito il ritorno a casa dalla Libia in condizioni di dignità di circa 30.000 migranti dal 2017 ad oggi, riveste come è evidente grande importanza anche ai fini della riduzione dei flussi verso l'Italia, contribuendo a sottrarre ai trafficanti ed a ridurre il bacino dei migranti che intendono partire verso il nostro Paese.
  In parallelo, il MAECI ha avviato una serie di iniziative per promuovere lo sviluppo economico delle comunità più colpite Pag. 78dal fenomeno migratorio e attività generatrici di reddito favorendo l'emergere di un diverso tipo di economia, fondata sulla legalità. Su iniziativa italiana, inoltre, lo scorso marzo la Commissione Europea ha varato un programma da 50 milioni di euro a favore di 24 municipalità libiche, a valere sul Fondo Fiduciario della Valletta.
  Tutte le citate iniziative si inseriscono in un percorso volto alla progressiva responsabilizzazione dei nostri partner africani, anche attraverso un rafforzamento delle loro capacità di gestione dei flussi ed al fine di assicurare una migliore protezione ai migranti in transito sottraendoli all'arbitrio dei trafficanti.
  In questo senso, il Governo sostiene l'opportunità di istituire, in via transitoria, dei «centri di protezione» dei migranti nei Paesi di transito per identificare chi ha diritto ad ottenere asilo il più vicino possibile ai luoghi di origine, aiutando gli altri migranti a fare ritorno a casa nel quadro di rimpatri volontari assistiti.

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ALLEGATO 8

Interrogazione a risposta immediata n. 5-00128 Boldrini: Sull'impegno dell'Italia in tema di accordi di riammissione.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La complessità del fenomeno migratorio impone un approccio integrato, volto a uscire da una logica emergenziale e a riportare i flussi migratori in una dimensione regolare e ordinata, rispettando obblighi internazionali, diritti umani dei migranti e il diritto degli Stati di stabilire criteri per l'ammissione di stranieri sul proprio territorio.
  In questa cornice, secondo quanto comunicato dal Ministero dell'interno, l'Italia ha accordi di riammissione in vigore a livello bilaterale, con i seguenti Paesi extra-UE: Algeria, Egitto, Filippine, Kosovo, Nigeria e Tunisia. Oggetto di tali accordi è l'impegno a riammettere su richiesta della controparte i propri cittadini (e talvolta i cittadini di Stati terzi), presenti irregolarmente sul territorio dell'altro Stato contraente, previa presentazione dei necessari documenti identificativi.
  Con la Costa d'Avorio, la Gambia, il Senegal e il Sudan, il Ministero dell'interno ha concluso intese tecniche di cooperazione di polizia che comprendono la collaborazione in materia di identificazione dei migranti irregolari rintracciati sul territorio nazionale e di rimpatri.
  A livello Europeo, l'UE ha accordi di riammissione in vigore con Albania, Armenia, Azerbaijan, Bosnia Erzegovina, Capo Verde, Macedonia del Nord, Georgia, Hong Kong, Macao, Moldova, Montenegro, Pakistan, Russia, Serbia, Sri Lanka, Turchia, Ucraina.
  Con alcuni dei citati Paesi (Albania, Bosnia Erzegovina, Moldova, Montenegro, Russia, Serbia) il Ministero dell'interno ha già concluso appositi protocolli esecutivi. Tali protocolli regolano le procedure operative di esecuzione a livello bilaterale degli accordi di riammissione dell'Unione europea.
  L'Unione europea ha inoltre concluso accordi sulle procedure operative standard (c.d. SOPs) in materia di identificazioni e rimpatri con Afghanistan, Bangladesh, Guinea e Gambia.
  Il Governo sta infine valutando l'opportunità di stipulare nuovi accordi di riammissione con altri Paesi fonte di migrazione irregolare.

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ALLEGATO 9

Interrogazione a risposta immediata n. 5-00129 Ehm: Sui rapporti con le autorità israeliane rispetto al progetto «Scuola di gomme».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Così come confermato dal Ministro Moavero nel corso dell'audizione programmatica di ieri, il Governo italiano, assieme ai partner dell'Unione Europea, segue con grande attenzione la questione delle demolizioni effettuate da parte israeliana in Cisgiordania, su cui frequenti sono le prese di posizione pubbliche delle missioni diplomatiche degli Stati Membri UE.
  Per quanto concerne la specifica vicenda del villaggio beduino di Khan Al Ahmar e della Scuola di Gomme ivi situata, essa è stata, come noto, oggetto di numerose, mirate azioni da parte italiana fin dall'agosto 2016, quando le Autorità israeliane hanno informato di voler procedere «per ragioni amministrative» al suo smantellamento e al suo successivo trasferimento in altro sito. Tali azioni sono state condotte sia in via bilaterale che nell'ambito del rapporto UE-Israele.
  Sul piano bilaterale, queste hanno interessato anche il livello politico. Nelle occasioni di incontro con le controparti israeliane, i vertici politici (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio e Ministro degli esteri) hanno sottolineato la posizione italiana, contraria allo smantellamento di manufatti e infrastrutture sociali, educative e assistenziali realizzate dalla Cooperazione italiana in Cisgiordania a beneficio delle popolazioni locali; è stato altresì ribadito che il mantenimento di questa struttura rappresenta una priorità per l'Italia, non solo per la sua valenza umanitaria, ma anche per ragioni politiche e di rispetto della legalità internazionale.
  A seguito di una recente sentenza della Corte Suprema israeliana, con cui è stata data autorizzazione alla demolizione del villaggio di Khan Al Ahmar, l'Ambasciatore italiano a Tel Aviv ha preso parte, a fine maggio, al passo del Rappresentante dell'Unione Europea presso il Ministero degli Esteri israeliano e, ad inizio luglio, ad un incontro assieme ai rappresentanti di Germania, Francia, Regno Unito e Spagna presso l'Ufficio del Primo Ministro Netanyahu. In entrambe le occasioni sono state ribadite la forte attenzione e la viva preoccupazione per il rischio di imminente demolizione del villaggio.
  Parallelamente, il Console Generale d'Italia a Gerusalemme sta svolgendo una costante azione di monitoraggio della situazione e ad inizio luglio ha effettuato, in coordinamento con la comunità locale e assieme ad altri Capi Missione dell'Unione europea, un sopralluogo presso il villaggio.
  A seguito della presentazione nei giorni scorsi di due appelli presentati dai legali della comunità beduina, in merito ai quali lo Stato israeliano è chiamato ad esprimersi in tempi ravvicinati, così come rimarcato dallo stesso Ministro Moavero nel corso dell'audizione di ieri, la Corte Suprema israeliana ha sospeso per alcuni giorni l'ordine di demolizione del villaggio.
  Il Governo italiano, in stretto coordinamento con i principali partner europei e l'Unione europea, continuerà a prestare la massima attenzione al caso della Scuola di Gomme e a compiere tempestivamente ogni sforzo sul piano politico-diplomatico per scongiurare l'attuazione dell'ordine di demolizione, mantenendo la vicenda ben presente nell'agenda sia a livello bilaterale che nel contesto europeo.

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ALLEGATO 10

Interrogazione a risposta immediata n. 5-00130 Quartapelle Procopio: Sulla partecipazione dell'Italia all'operazione Eunavformed Sophia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Vorrei innanzitutto sottolineare come EUNAVFORMED Sophia abbia una rilevanza strategica fondamentale per l'Italia poiché uno dei suoi compiti più importanti, oltre al contrasto al contrabbando di armi e di petrolio in ottemperanza alle pertinenti Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU e alla disarticolazione del traffico di esseri umani (originario « core task» della missione), consiste nell'addestramento e nell'equipaggiamento della Guardia Costiera libica in materia di controllo delle frontiere marittime e di soccorso.
  Quest'ultima funzione, divenuta di fatto il compito principale della missione, è cruciale proprio per il contributo che quelle autorità stanno fornendo nel soccorso dei migranti/naufraghi e nel loro successivo accompagnamento sul territorio libico.
  Siamo consapevoli che il mancato rinnovo della missione riverserebbe l'onere di questa materia principalmente, se non esclusivamente, sull'Italia.
  La questione del porto di sbarco dei migranti/naufraghi soccorsi dalle navi militari operanti nell'ambito di Operazioni dell'UE, così come confermato dal Ministro Moavero in occasione dell'audizione programmatica di ieri, è attualmente all'attenzione del Governo italiano. Così come evidenziato dallo stesso Ministro, non è infatti intenzione dell'Italia sfilarsi dalle missioni internazionali.
  L'obiettivo è invece quello di fare chiarezza su un tema complesso anche a seguito delle modifiche intervenute dopo la scadenza del mandato di Triton e la successiva creazione della missione Themis.
  Nello specifico dell'operazione Sophia, era stato infatti adottato il meccanismo relativo all'Operazione Triton, che prevedeva l'Italia come porto di sbarco delle persone salvate nella zona che dipendeva dal comando italiano. Triton è stata poi sostituita da Themis, nell'ambito della quale questo legame immediato con i porti italiani non è più espresso. Tuttavia il regime dell'operazione Sophia si basa ancora sui meccanismi di Triton ed è nostra intenzione, ed in questo senso vanno le più recenti prese di posizione del Governo italiano, sottoporre al competente comitato a livello UE, ovvero il Comitato Politico di Sicurezza, l'adeguamento del quadro operativo.
  Lavorare nelle opportune sedi con i nostri partners per una revisione di alcuni aspetti delle missioni internazionali non significa pertanto mettere in discussione la nostra partecipazione alle stesse.
  Così come sottolineato dal Presidente del Consiglio Conte, le regole delle missioni internazionali che seguono le navi impegnate nel Mediterraneo sul fronte migranti si possono e si debbono rivedere, perché così come sono attualmente formulate contraddicono il principio di un'Europa solidale, che l'Italia intende affermare anche in materia di immigrazione. In particolare, sempre secondo il Premier, alcuni aspetti dell'operazione internazionale Sophia andrebbero riformulati. Soprattutto per operare una redistribuzione dei migranti soccorsi in area Sar tra i vari paesi europei.
  Peraltro, già nel luglio dello scorso, in occasione della revisione strategica del mandato operativo di EUNAVFORMED Pag. 82Sophia, l'Italia con una apposita dichiarazione unilaterale aveva manifestato le sue forti aspettative di aggiustamento, a tempo debito, delle regole contenute nel Piano Operativo di Sophia relativamente al porto di sbarco dei migranti/naufraghi soccorsi in mare, in accordo con la revisione del Piano operativo di Triton, ovvero in maniera indipendente qualora non fosse stato possibile giungere ad una revisione del Piano Operativo di Triton.
  Si ritiene pertanto che sia ora giunto il tempo di affrontare questa questione e riesaminare le regole e le procedure inerenti il porto di sbarco dei migranti/naufraghi soccorsi dalle navi militari di EUNAVFORMED Sophia. Ciò anche in linea con i principi, poi fatti propri dal mandato di Themis, che ha sostituito Triton, di una più sostenibile condivisione degli oneri derivanti dal salvataggio delle persone in mare.
  In ogni caso, l'Italia, come i suoi partners, non rigetta i principi fondamentali della salvaguardia della vita umana in mare e non intende sfilarsi dagli impegni internazionali né discostarsi dal quadro del diritto internazionale ed europeo.

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ALLEGATO 11

Interrogazione a risposta immediata n. 5-00126 Fitzgerald Nissoli: Sulla convenzione di sicurezza sociale con gli Stati Uniti.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La questione sollevata dall'Onorevole Interrogante è all'attenzione del Governo, che conferma l'opportunità di adeguare l'Accordo bilaterale di sicurezza sociale Italia-Stati Uniti del 1973 ai profondi mutamenti intervenuti nella legislazione dei due Paesi e al mutato scenario migratorio.
  In particolare, a livello tecnico sono state accolte le proposte di estendere le tutele previdenziali a categorie di lavoratori finora escluse, come dipendenti pubblici, e sono state effettuate le stime degli oneri aggiuntivi che potrebbero derivare dalla rinegoziazione dell'Accordo in parola.
  La revisione dell'Accordo con gli Stati Uniti rientra tra quelli considerati prioritari, in considerazione della circostanza che esso assume una specifica rilevanza, non solo per migliorare il contesto operativo per gli operatori economici italiani negli Stati Uniti ma anche per eliminare la disparità di trattamento tuttora esistente tra i lavoratori del settore pubblico e di quello privato.
  Il Ministero del lavoro ha già provveduto ad acquisire dall'INPS la stima degli oneri derivanti dall'ampliamento ai dipendenti pubblici del campo di applicazione personale della convenzione di cui trattasi. Nel frattempo, sono in corso di finalizzazione le intese amministrative di attuazione degli Accordi di Sicurezza Sociale ratificati nel corso del 2016 (Turchia, Israele, Canada e Giappone). Una volta concluse tali intese, sarà presa in esame la revisione di Accordi di Sicurezza Sociale con gli altri Paesi considerati dal Governo come prioritari a questo fine.
  In conclusione, confermo la volontà del Governo di avviare al più presto il negoziato con gli Stati Uniti d'America, ma è evidente che non si può definire una tempistica certa per la conclusione del negoziato, trattandosi appunto di attività che, oltre ad essere subordinata al reperimento delle risorse necessarie, coinvolge anche le amministrazioni di un altro Stato.