CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 5 dicembre 2017
923.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Sugli esiti della missione svolta a Bruxelles in occasione della Riunione interparlamentare sul tema «Processo di adesione all'UE dei Balcani Occidentali», promossa dalla Commissione Affari esteri (AFET) del Parlamento europeo (21 novembre 2017).

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Il 22 novembre 2017 la deputata Marietta Tidei ha preso parte, in rappresentanza della III Commissione, alla Riunione interparlamentare, promossa e ospitata dalla Commissione affari esteri (AFET) del Parlamento europeo, sul tema del processo di integrazione europea dei Paesi dei Balcani occidentali.
  La riunione è stata introdotta dal Presidente della Commissione affari esteri del Parlamento europeo, David Mc Allister, e dal Direttore Generale per la politica di vicinato e di allargamento dell'Unione europea, Christian Danielsson, il quale ha rimarcato che lo Stato di diritto è alla base dei valori fondanti dell'Unione europea e che i Paesi che auspicano di diventare Stati membri dell'Unione dovranno soddisfare questo requisito fondamentale. Il Direttore Generale Danielsson ha apprezzato i passi in avanti che i Paesi dei Balcani occidentali hanno fatto negli ultimi anni in materia di lotta alla corruzione, riconciliazione politica e sviluppo economico. Tuttavia, ha rimarcato che occorre fare di più, soprattutto in relazione alla libertà di stampa, alle questioni che impediscono la riconciliazione di alcuni Paesi dei Balcani occidentali e alla loro situazione economica. A tale proposito, ha sottolineato che i Paesi dei Balcani occidentali devono compiere un ulteriore sforzo affinché si possa passare da un'economia basata sul consumo ad un'economia basata sulla produzione. In questo senso sarebbe opportuno rafforzare il settore economico tramite un ulteriore sviluppo delle connessioni infrastrutturali, come previsto anche dal Processo di Berlino.
  Il Direttore Generale Danielsson, quindi, ha affermato che il 2018 sarà un anno cruciale per il processo di adesione dei Paesi dei Balcani occidentali all'Unione europea, in quanto la Commissione europea sta lavorando ad una Strategia per l'allargamento dell'Unione ai Paesi dei Balcani occidentali che sarà adottata a febbraio. Pertanto, il Danielsson ha incoraggiato i Paesi dei Balcani occidentali ad adottare politiche volte ad ottemperare al più presto ai requisiti richiesti per l'adesione all'Unione, operando al fine di mantenere lo slancio iniziale e di cogliere le occasioni di confronto che saranno proposte. Sottolinea che un nuovo impulso verrà sicuramente dal Vertice dei Balcani occidentali, che si svolgerà a Sofia nel maggio 2018, durante il semestre di presidenza bulgara dell'Unione europea.
  Si è, quindi, aperta la sessione dedicata agli interventi dei parlamentari dei Paesi dei Balcani occidentali. Il rappresentante albanese, Taulant Balla, ha sottolineato che il risultato delle ultime elezioni parlamentari in Albania, tenutesi nel mese di giugno 2017, ha dimostrato la volontà del popolo albanese di far parte dell'Unione europea. Infatti, in seguito a un accordo tra la maggioranza e le opposizioni parlamentari, le riforme volte ad avvicinare l'Albania all'Unione europea hanno trovato nuovo slancio, soprattutto in materia di lotta alla corruzione. L'accordo tra maggioranza e opposizioni in seno al Parlamento Pag. 99albanese ha, altresì, rilanciato il ruolo di quest'ultimo nel processo di integrazione dell'Albania all'Unione europea. Inoltre, Balla ha evidenziato il contributo dell'Albania per il rafforzamento della cooperazione tra i Paesi dei Balcani occidentali in seguito al Vertice di Trieste. In questo senso, infatti, l'Albania ha svolto un ruolo importante rispetto a due iniziative di cooperazione regionale, ossia il Western Balkans Fund e il Regional Youth Cooperation Office, che hanno lo scopo di migliorare l'interazione tra i Paesi dei Balcani occidentali.
  Borjana Kristo, rappresentante della Bosnia-Erzegovina ha affermato che, nonostante il processo di adesione dei Paesi dei Balcani occidentali all'Unione europea abbia subito un brusco rallentamento, le forze politiche del Paese sono unite nel ritenere che il futuro della Bosnia-Erzegovina è nell'Unione europea, pur nella consapevolezza che oggi l'Unione è chiamata ad affrontare sfide importanti, come la Brexit e la questione dell'indipendenza della Catalogna. Il rappresentante della Bosnia-Erzegovina ha evidenziato che, a seguito dell'entrata in vigore dell'Accordo di stabilizzazione e associazione, il Paese ha adottato un'agenda di riforme da attuare. Tra queste riveste particolare importanza la riforma del sistema elettorale. Tuttavia, il rappresentante della Bosnia-Erzegovina ha sottolineato che, dovendosi svolgere le elezioni politiche nel mese di ottobre 2018, il periodo preelettorale non è il momento migliore per affrontare riforme di sistema. Infine, il rappresentante della Bosnia-Erzegovina ha rilevato come la chiave per la pace nei Balcani occidentali non possa che essere l'instaurazione di relazioni di buon vicinato tra i Paesi della regione.
  Il rappresentante del Kosovo, Memli Krasniqi, apprezzata l'occasione della riunione dell'AFET in quanto essa rappresenta un'opportunità di confronto, non solo con i funzionari e i parlamentari europei, ma anche tra i diversi rappresentanti dei Paesi dei Balcani occidentali, ha auspicato che vi sia una chiara prospettiva europea per il Kosovo, che è stata incoraggiata anche dal discorso sullo stato dell'Unione del Presidente della Commissione Juncker. Per il Kosovo l'integrazione nell'Unione europea resta prioritaria, ma la mancanza di prospettive di integrazione rischia di rallentare le riforme richieste dall'UE. Krasniqi ha segnalato, poi, che è fondamentale per il Kosovo risolvere la questione della liberalizzazione dei visti, in quanto la situazione di stallo attuale danneggia i cittadini kosovari, soprattutto i giovani. Il rappresentante del Kosovo ha rivendicato, altresì, il successo del suo Paese nel contrasto all'immigrazione clandestina e ha confermato la disponibilità del suo Paese a continuare un dialogo con la Serbia, con la supervisione dell'Unione europea.
  Il deputato Artan Grubi, dopo aver ripercorso le tappe che hanno caratterizzato il percorso europeo della Macedonia, ha segnalato che le forze politiche macedoni sono unanimi nel ritenere fondamentali la piena adesione del Paese sia alla NATO sia all'Unione europea. Sottolineando quanto sia importante per la Macedonia mantenere relazioni di buon vicinato con i Paesi della regione, Grubi ha ricordato che, in tal senso, il 1o agosto è stato siglato il Trattato di buon vicinato con la Bulgaria. Il rappresentante macedone ha rivendicato, altresì, i progressi e gli impegni di Skopje per soddisfare i requisiti europei, soprattutto in materia di giustizia. Ha auspicato, infine, che il dialogo con Atene per la questione del nome possa continuare in modo proficuo.
  Il rappresentante del Montenegro, Andrija Vuksanovic, apprezzata la dichiarazione del Presidente Juncker, che indica nel 2025 la possibile data di adesione di Serbia e Montenegro, ha auspicato che il proprio Paese sia pronto ad entrare nell'Unione europea anche prima del 2025, sottolineando i progressi del Montenegro in tema di rapporti di buon vicinato e rispetto dei diritti delle minoranze, nonché il consenso dell'opinione pubblica montenegrina rispetto al percorso di adesione all'Unione europea. Vuksanovic ha apprezzato, inoltre, il nuovo piano della Germania per i Balcani occidentali, ribattezzato Pag. 100Processo di Berlino Plus. Infatti, senza lo sviluppo di infrastrutture e collegamenti efficienti non si può pensare di avere una vera e propria integrazione.
  Milorad Mijatovic, membro del Parlamento serbo, rivendicando il contributo della Serbia al miglioramento della cooperazione regionale, ha sottolineato come la stabilità della regione dei Balcani occidentali sia di fondamentale importanza. Facendo riferimento alla strategia del Presidente Juncker, ha ricordato che l'adesione all'Unione europea è un obiettivo primario per la Serbia e, in questo senso, aver ricevuto l'indicazione del 2025 come possibile data di adesione è un segnale positivo. Mijatovic ha anche apprezzato i risultati del Processo di Berlino, sottolineando che la sua versione aggiornata potrà aprire una nuova prospettiva per tutta la regione dei Balcani occidentali, contribuendo allo sviluppo dell'economia e all'innalzamento del tenore di vita dei cittadini dei Balcani occidentali e creando spazi di prosperità per le giovani generazioni.
  Sono seguiti, quindi, gli interventi di Keit Pentus-Rosimannus, deputata del Parlamento estone, e di Hristo Gadzhev, membro dell'Assemblea Nazionale bulgara, sulla politica dei loro Paesi rispetto al processo di adesione dei Paesi dei Balcani occidentali all'Unione europea. Estonia e Bulgaria, infatti, si susseguiranno alla Presidenza dell'Unione europea a gennaio.
  La rappresentante estone ha messo in evidenza che uno degli obiettivi del semestre di presidenza estone è stato quello di garantire un'Europa sicura. Tuttavia, questo obiettivo non può essere conseguito in pieno senza l'adesione dei Paesi dei Balcani occidentali all'Unione. Infatti, se tali Paesi percorressero una strada alternativa a quella dell'integrazione, magari influenzati da altre forze, ciò non corrisponderebbe agli interessi europei. Quanto alla dimensione della sicurezza, Pentus-Rosimannus ha sottolineato che le crisi comuni, come la gestione dei flussi migratori e il contrasto al terrorismo, hanno ricordato a tutti l'importanza della cooperazione. La deputata ha anche evidenziato che la presidenza estone ha portato avanti i negoziati per l'adesione di Serbia e Montenegro e ha sostenuto gli sviluppi della situazione macedone. Quanto all'Albania, la presidenza estone ha apprezzato la dedizione del governo al raggiungimento dei requisiti richiesti dall'Unione europea, soprattutto in materia di lotta alla corruzione. In merito alla Bosnia-Erzegovina e al Kosovo, la rappresentante estone ha sottolineato che questi due Paesi devono compiere un ulteriore sforzo. Inoltre, ha espresso apprezzamento per il piano elaborato dalla Commissione sull'allargamento, che sicuramente darà nuovo slancio politico alla prospettiva di adesione all'Unione nei Paesi dei Balcani occidentali. Infine, ha sollecitato a non sottovalutare l'effetto che la retorica politica nazionalistica può avere nei Balcani occidentali. In tal senso, si deve evitare di portare avanti discorsi meramente tecnocrati, che non produrranno alcun risultato soddisfacente.
  Il rappresentante bulgaro ha sottolineato che una forte prospettiva di adesione all'Unione europea rafforza indubbiamente i processi di riforma in atto nei Paesi dei Balcani occidentali. Gadzhev ha, quindi, annunciato che nel mese di maggio 2018 si svolgerà, a Sofia, il Vertice dei Balcani occidentali al fine di dare nuovo impulso al processo di adesione all'Unione. Gadzhev ha sottolineato che nella regione dei Balcani occidentali, accanto allo sviluppo dei collegamenti tramite le infrastrutture materiali, occorre agevolare anche le connessioni immateriali, ad esempio annullando le spese di roaming tra i Paesi dei Balcani occidentali e i Paesi europei. Infine, il rappresentante bulgaro ha segnalato che è importante che i processi di adesione dei singoli Paesi dei Balcani occidentali procedano autonomamente. Infatti, la valutazione dei meriti dei singoli Paesi non deve in alcun modo inficiare il processo di adesione degli altri candidati.
  È intervenuto, poi, Eduard Kukan, presidente della Delegazione alla commissione parlamentare di stabilizzazione e di associazione (SAPC) UE-Serbia, il quale, pur Pag. 101senza voler diffondere un immotivato ottimismo, ha auspicato che il processo di allargamento dell'Unione viva una nuova fase positiva. Sostenendo che il processo di integrazione ha natura bilaterale, in quanto, da una parte, l'Unione europea assume degli impegni con i Paesi dei Balcani occidentali e, dall'altra, questi si impegnano a portare avanti un efficace processo di riforme, ha sottolineato che purtroppo a volte questo non accade. In questo senso, Kukan ha posto l'accento sulla necessità di rafforzare l'agenda delle riforme nei Paesi dei Balcani occidentali, soprattutto riguardo alla lotta alla corruzione e al crimine organizzato, alla libertà dei mezzi di informazione e al rafforzamento delle istituzioni democratiche.
  Angelina Eichhorst, in rappresentanza del Servizio Europeo per l'Azione Esterna (SEAE), ha evidenziato che occorre tenere alto il sostegno dell'opinione pubblica al processo di adesione all'Unione europea nei Paesi dei Balcani occidentali, ricordando anche che la gran parte della popolazione di tali Paesi è composta da giovani nati dopo gli anni Novanta.
  Knut Fleckenstein, Rapporteur del Parlamento europeo sull'Albania, ponendo l'accento sul fatto che i Paesi dei Balcani occidentali, anche geograficamente, sono nel cuore dell'Europa, ha sottolineato che l'Unione deve evitare di far diventare il processo di adesione un mostro burocratico e che, dall'altra parte, i Paesi candidati all'adesione devono fare in modo che le riforme siano adottate più velocemente. Quanto all'annullamento dei costi del roaming internazionale nei Paesi dei Balcani occidentali, Fleckenstein ha dichiarato che ciò porterebbe notevoli vantaggi sia ai cittadini che alle imprese, europei e balcanici.
  È stata, quindi, aperta la sessione di interventi da parte dei partecipanti alla riunione. L'onorevole Marietta Tidei, in rappresentanza della Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati, ha ringraziato il Commissario Hahn che, insieme al Vice Presidente della Commissione Timmermans, ha fornito una risposta scritta articolata al parere che la Commissione esteri della Camera dei deputati ha espresso sulla Comunicazione 2016 della Commissione sulla politica di allargamento dell'UE. La lettera dà anche atto della necessità di assicurare che il processo di allargamento resti credibile poiché la credibilità europea è condizionale al rafforzamento dei rapporti con i Paesi dell'Europa sudorientale e per la modernizzazione della regione.
  Essa inoltre si deve inserire in un processo bidirezionale: se un Paese introduce le necessarie riforme, l'UE deve tenere fede ai suoi impegni e lo sforzo deve essere reciproco. Il successo del percorso dipende molto dall'impegno reale degli attori politici regionali, sull'esempio positivo dato dall'adesione della Croazia nel 2013; ma dipende anche dalla capacità dell'UE di evitare messaggi scoraggianti che facciano regredire la regione e frustrino le speranze dei giovani e dei cittadini, con rischi di fuga dal progetto europeo e di crescente instabilità per tutto il continente.
  L'onorevole Tidei ha apprezzato il richiamo del Commissario alle «questioni fondamentali»: stato di diritto, diritti e libertà, riforme istituzionali e amministrative, sviluppo economico e competitività, in vista della verifica in base ai criteri di Copenhagen e di Madrid. Molta parte del lavoro consiste nell'azione sulle opinioni pubbliche e sulle società civili dei Paesi candidati e anche degli Stati membri, per fare comprendere la portata e gli effetti positivi dell'allargamento e dell'integrazione.
  L'onorevole Tidei ha segnalato che la missiva ha contribuito a valorizzare l'impegno profuso dall'Italia in occasione della celebrazione del Vertice di Trieste, che si è tenuto nel mese di luglio e che ha lavorato con successo sui temi dei trasporti, della connettività degli investimenti e dei prodotti energetici. A Trieste è stata, infatti, siglata la Comunità dei trasporti ed è stato lanciato un Piano d'azione per creare uno spazio economico regionale con l'abolizione di ostacoli al commercio e agli investimenti. Tutto ciò, come ha sottolineato il Commissario, non per offrire Pag. 102un'alternativa all'allargamento ma per rafforzare la prospettiva di integrazione.
  A nome del nostro Paese, l'onorevole Tidei ha ribadito con forza l'esigenza che la presidenza bulgara dell'UE ripristini la prassi di adozione di conclusioni da parte della Conferenza interparlamentare sui temi della PESC e della PSDC. La Conferenza rappresenta infatti ormai da anni l'unica istanza di controllo parlamentare europeo oggi esistente sui temi dell'azione esterna dell'UE. L'assenza di un documento conclusivo, se in parte comprensibile alla luce di temi assai divisivi di questi ultimi tempi, non è scusabile in futuro in riferimento a questioni di stretto interesse strategico per l'Unione, come i temi dell'allargamento e dell'integrazione europea dei Balcani occidentali.
  Dopo lo stallo del 2016, segnato dal colpo di Stato in Turchia, dalle veementi reazioni della presidenza Erdogan e dai veti elevati a livello europeo sulla prosecuzione del negoziato con Ankara, occorre adesso evitare che il dossier sull'allargamento dei paesi dei Balcani occidentali subisca ulteriori rinvii.
  L'onorevole Tidei ha sostenuto che l'unico progetto fattibile per conseguire una vera stabilità e una certa prosperità nei Balcani è l'integrazione di questi Paesi nell'Unione europea. Tuttavia, occorre evitare di guardare a tale percorso nella sola ottica della tutela della sicurezza europea rispetto alle maggiori minacce esterne (terrorismo ed immigrazione): sarebbe un errore di valutazione gravissimo non riconoscere l'importanza di per sé della integrazione di tale regione nell'UE per ragioni che attengono la tutela dello stato di diritto, della democrazia, la stabilità regionale e continentale e, da ultimo, il bilanciamento del peso politico ed economico eccessivo di attori esterni rispetto a questioni di interesse strategico vitale per l'Europa.
  Per il nostro Paese è intervenuto anche il senatore Dalla Zuanna, che fa parte del Gruppo di amicizia parlamentare Italia-Kosovo. Il senatore ha sottolineato che bisogna accelerare la procedura di riconoscimento del Kosovo da parte di tutti i Paesi europei. Ha, inoltre, segnalato che al fine di una maggiore collaborazione con i Paesi dei Balcani occidentali in tema di sicurezza, sarebbe opportuno renderli parte attiva delle organizzazioni europee. In questo senso, ha dichiarato che il respingimento della richiesta di adesione del Kosovo all'Interpol non è certo un segnale positivo. Quanto alla questione della liberalizzazione dei visti, il senatore Dalla Zuanna sottolinea che ciò rappresenta un problema non solo per i cittadini kosovari ma anche per quelli europei, provocando un aggravio delle procedure burocratiche.
  In merito agli interventi dei rappresentanti dei Paesi membri dell'Unione europea, è da segnalare l'intervento di Miro Kovac, presidente della Commissione affari esteri del Parlamento croato. Nel suo intervento, il presidente Kovac ha evidenziato che i Paesi dei Balcani occidentali giocano un ruolo strategico per il futuro dell'Europa, essendo collocati anche geograficamente al centro di essa. A tale proposito ha ritenuto incoraggiante il riferimento fatto in occasione del discorso sullo stato dell'Unione dal Presidente Juncker al processo di integrazione europea dei Paesi dei Balcani occidentali. Kovac ha anche sottolineato che l'Unione europea non può permettere che altri attori esercitino influenze pericolose nei Balcani occidentali. Il percorso della Croazia dimostra che il processo di integrazione europea è possibile anche per i Paesi dei Balcani occidentali. A tale proposito, Kovac ha suggerito che per rilanciare il dialogo tra i Paesi della regione occorre anche affrontare e superare le dispute degli anni Novanta.
  Il rappresentante tedesco ha sottolineato che, seppure in alcuni Paesi dei Balcani occidentali le condizioni democratiche non siano esemplari, si registrato sviluppi positivi. In questo senso, occorre sostenere le forze politiche che promuovono i valori europei in questa regione, contrastando la radicalizzazione anche attraverso un maggiore sviluppo economico, che può essere indubbiamente incoraggiato dal Processo di Berlino.Pag. 103
  È, altresì, da segnalare l'intervento del rappresentante greco, il quale ha sostenuto che l'adesione dei Paesi dei Balcani occidentali all'Unione europea ha un valore strategico per la Grecia, garantendo una visone comune sotto l'egida dell'Unione. Infatti, dalla regione dei Balcani occidentali può nascere una nuova cooperazione, che rilanci il progetto europeo. Occorre, però, che siano rispettati i requisiti standard richiesti dall'Unione, primo tra tutti quello relativo ai rapporti di buon vicinato. Quanto al percorso di adesione dell'Albania, il rappresentante greco ha apprezzato i passi avanti compiuti con la riforma amministrativa e del sistema giudiziario. Tuttavia, ha sottolineato l'esistenza di abusi nei confronti delle minoranze.
  Si è aperta, quindi, la sessione dedicata alle conclusioni. Il Direttore Generale per la politica di vicinato e di allargamento dell'Unione europea, Christian Danielsson, ha sottolineato che dalla riunione è emersa l'importanza strategica della politica di allargamento dell'Unione europea ai Paesi dei Balcani occidentali. Tuttavia, ha rilevato che il percorso delle riforme in questi Paesi è ancora lungo e che va agevolato tramite politiche di sviluppo. In questo l'Unione europea, tramite la Commissione e il SEAE, deve assumere un ruolo di accompagnamento, con adeguate misure di assistenza finanziaria e tecnica. Danielsson ha anche sottolineato l'importanza del sostegno della società civile dei Balcani occidentali al processo di adesione all'Unione europea.
  Angelina Eichhorst (SEAE) ha evidenziato che occorre veicolare i giusti messaggi all'opinione pubblica dei Balcani occidentali: occorre, cioè, spiegare che il processo di adesione all'Unione europea è interesse sia dell'Unione sia degli stessi Paesi della regione.

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ALLEGATO 2

Sugli esiti della missione svolta a Bruxelles in occasione della Riunione interparlamentare sul tema «Implementation of the European Consensus on Development and the Sustainable Development Goals», promossa dalla Commissione Sviluppo (DEVE) del Parlamento europeo (21 novembre 2017).

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Il 22 novembre 2017 la deputata Marietta Tidei ha preso parte, in rappresentanza della III Commissione alla Riunione interparlamentare, promossa e ospitata dalla Commissione sviluppo (DEVE) del Parlamento europeo, sul tema dell'implementazione del Consenso europeo sulla politica di sviluppo dell'Unione e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG). Per la Camera dei deputati ha preso parte alla Riunione anche l'onorevole Stella Bianchi, componente dell'VIII Commissione.
  La riunione è stata introdotta dalla Presidente della Commissione Sviluppo del Parlamento europeo, Linda McAvan, PSE, che ha presentato un filmato, realizzato dall'ONU in collaborazione con l'Unione europea in occasione del SDG Action Hub, che si è tenuto presso il Parlamento europeo nell'ottobre 2016. Nel filmato illustri esperti in materia di sviluppo sostenibile, quali Jeffrey Sachs, Special Advisor delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e Pascal Lamy, ex Direttore generale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, hanno descritto lo stato di attuazione degli SDG e il ruolo che l'Unione europea può assumere affinché tali Obiettivi siano realizzati entro il 2030.
  Barbara Pesce-Monteiro, Direttrice dell'Ufficio UNDP delle Nazioni Unite presso Bruxelles, ha evidenziato che l'Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile devono diventare una vera e propria agenda politica, la cui importanza è stata sottolineata anche dagli esiti dei negoziati della COP23 di Bonn. Il programma dell'Agenda 2030 è piuttosto ambizioso, in quanto mira a raggiungere una serie di obiettivi trasversali che vanno dal consumo sostenibile al riconoscimento dei diritti fondamentali. Per la realizzazione di questo programma e per l'attuazione degli SDG l'Unione europea è un attore cruciale, che può e deve avere un ruolo di leadership. Fondamentale per il raggiungimento degli SDG è anche il ruolo dei Parlamenti nazionali, i quali devono garantire che le politiche per l'attuazione dell'Agenda 2030 siano coperte da stanziamenti di bilancio. Infatti, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono stati decisi dai singoli Paesi e in questo processo l'ONU ha fornito solamente una cornice entro cui è stata adottata l'Agenda 2030. L'UNDP ha elaborato un manuale sul ruolo dei Parlamenti nazionali nell'attuazione degli SDG (Parliament's Role in Implementing the Sustainable Development Goals). Concludendo, Pesce-Monteiro pone l'accento sull'Obiettivo n. 17, la cooperazione, che è fondamentale anche in merito alla gestione dei flussi migratori.
  Eleni Theocharous, componente della Commissione DEVE e moderatrice della prima sessione intitolata «The European Consensus on Development: a European response to the implementation of the Sustainable Development Goals in developing countries», ha evidenziato che il nuovo Consenso europeo in materia di sviluppo del giugno 2017 è stato il frutto di un'intensa negoziazione tra la Commissione DEVE, il Consiglio e la Commissione europea.Pag. 105
  Sono seguiti gli interventi di Bogdan Brunon Wenta e Norbert Neuser, relatori sulla comunicazione della Commissione sul nuovo Consenso europeo in materia di sviluppo. Wenta ha sottolineato che, a seguito dei mutamenti del quadro internazionale e soprattutto a seguito dell'adozione dell'Agenda 2030 nel 2015, è stato necessario rivedere ed aggiornare il Consenso europeo in materia di sviluppo, al fine di elaborare un nuovo piano d'azione dell'Unione che si basasse sui contenuti dell'Agenda 2030. Wenta, inoltre, ha sottolineato che, essendo gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fortemente collegati, occorre garantire una buona governance e rafforzare il ruolo dei Parlamenti nazionali, tramite una strategia trasversale a tutte le politiche, interne ed esterne, dell'Unione.
  Neuser, ponendo l'accento sull'Obiettivo n. 1, relativo all'eliminazione della povertà, ha sottolineato che ciò comporta necessariamente un'integrazione delle dimensioni ambientale, sociale e politica. Ha evidenziato, quindi, che tutti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile contenuti nell'Agenda 2030 sono profondamente collegati, non essendo possibile raggiungere, ad esempio, l'eliminazione della povertà senza la tutela dell'ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici.
  È stata aperta, quindi, una fase di confronto tra i partecipanti alla riunione, in cui i singoli rappresentanti degli Stati membri hanno descritto le iniziative del proprio Paese al fine di attuare l'Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Sono intervenuti, altresì, rappresentanti del Parlamento Panafricano, che hanno espresso apprezzamento per il nuovo Consenso europeo in materia di sviluppo e hanno auspicato che su questi temi le politiche europee e quelle africane possano trovare coordinamento. In generale, gli interventi hanno sottolineato la necessità di un'azione coordinata tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e la stretta correlazione tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
  È emerso, altresì, che, in materia di cambiamenti climatici, l'Unione europea sarà chiamata a compensare il ruolo e la mancanza di finanziamenti da parte degli Stati Uniti, che si sono allontanati dagli Accordi di Parigi.
  Non sono mancate voci critiche, che pur ritenendo il nuovo Consenso un passo in avanti, hanno sottolineato la poca attenzione alla tutela dei diritti della comunità LGBTI e la mancanza della previsione di un sistema di controllo dei finanziamenti e degli aiuti. A tali critiche hanno risposto i relatori Bogdan Brunon Wenta e Norbert Neuser e la presidente della Commissione Linda McAvan, sottolineando che il nuovo Consenso è il risultato di un intenso e faticoso negoziato non solo tra l'Unione e i suoi 28 Stati membri, ma anche tra tutti i gruppi politici rappresentati nel Parlamento europeo e che esso, comunque, ha riscosso un largo consenso.
  Per la delegazione italiana l'intervento dell'onorevole Stella Bianchi ha sottolineato che l'Agenda 2030 non si rivolge solo ai Paesi in via di sviluppo, ma è un'agenda globale che richiede un approccio olistico strutturato. Evidenziando come tutti gli SDG siano strettamente collegati tra di loro, l'onorevole Bianchi ha rimarcato l'importanza degli Obiettivi n. 1 e n. 2 (eliminazione della povertà ed eliminazione della fame), rispetto ai quali tutti gli altri Obiettivi risultano propedeutici. Quanto all'Obiettivo n. 13, relativo ai cambiamenti climatici, l'onorevole Bianchi ha sottolineato che il suo raggiungimento dipende da scelte quotidiane ma anche dal rispetto da parte degli Stati degli Accordi di Parigi al fine di arrivare presto alla decarbonizzazione e ad emissioni pari a zero. L'onorevole Bianchi ha, altresì, evidenziato l'importanza dell'emancipazione delle donne (Obiettivo n. 5) e il ruolo dei Parlamenti nazionali per l'attuazione degli SDG, i quali devono promuovere l'adozione di una strategia di sviluppo sostenibile credibile. Infine, l'onorevole Bianchi ha sottolineato il ruolo di leadership che in questo processo deve assumere l'Unione europea.
  Nella seconda sessione della riunione, dal titolo «Perspectives on the implementation of the Sustainable Development Goals» Pag. 106e introdotta da Lola Sánchez Caldentey, membro della Commissione DEVE, è stato presentato il documento «SDG Index and Dashboards Report 2017 – Global Responsibilities – International Spillovers in Achieving the Goals», elaborato dalla Fondazione Bertelsmann e da Sustainable Development Solutions Network (SDSN), nel quale sono riportati i dati relativi all'attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nei vari Paesi. Innanzitutto, lo studio riporta una classifica dei Paesi stilata in base a un indice di attuazione degli SDG. In tale classifica l'Italia si posiziona al 30o posto. Lo studio, poi, riporta lo stato di attuazione dei singoli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile all'interno dei singoli Paesi. Da tale descrizione emerge chiaramente che anche i Paesi più sviluppati risultano carenti rispetto ad alcuni Obiettivi, come, ad esempio, cambiamenti climatici o consumo e produzione responsabile.
  Marc Giacomini, in rappresentanza del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), ha sottolineato come l'azione esterna dell'Unione europea stia compiendo notevoli progressi, in particolare nel campo di una cooperazione più stretta con i Paesi partner al fine di attuare al più presto l'Agenda 2030, mettendo in atto sviluppi umanitari che, allo stesso tempo, integrino la dimensione della sicurezza.
  Anche durante la seconda sessione sono intervenuti parlamentari europei, rappresentanti dei Parlamenti nazionali e rappresentanti dei Paesi in via di sviluppo. Per l'Italia sono intervenuti l'onorevole Marietta Tidei ed il senatore Gianpiero Dalla Zuanna.
  Il senatore Dalla Zuanna ha evidenziato particolarmente la questione delle migrazioni, che non deve essere vista solo in termini di emergenza. I migranti economici, infatti, possono rappresentare anche una fonte di sviluppo sia per i Paesi di origine sia per quelli di destinazione: con le rimesse per i Paesi di origine e ponendo un freno ai processi di invecchiamento della popolazione nei Paesi di destinazione. Tuttavia, il senatore Dalla Zuanna ha sottolineato che l'Europa si è dimostrata assente nella gestione dei flussi migratori e che il nostro Paese è stato lasciato solo ad affrontare i salvataggi in mare e la crisi libica. Pertanto, auspica che il tema delle migrazioni non sia più un tabù in Europa e che l'Unione abbia il coraggio di affrontare il tema con politiche migratorie coerenti ed efficaci.
  L'onorevole Tidei ha segnalato che il Senato italiano, il 31 maggio 2017, ha approvato una risoluzione sul Consenso europeo sullo sviluppo, il cui contributo innovativo si concentra sul tema della gestione dei flussi migratori che – in quanto fenomeno complesso, globale, di lunga durata e anche foriero di contributi positivi alla crescita economica mondiale – richiedono risposte politiche non emergenziali. Conseguentemente, l'Agenda europea sulla migrazione, il nuovo quadro di Partenariato in materia di emigrazione e il Fondo fiduciario di emergenza per l'Africa dovrebbero coordinarsi con le politiche di cooperazione allo sviluppo dei Paesi partner di origine o di transito.
  Il Senato ha, inoltre, evidenziato che tali iniziative dovrebbero beneficiare di risorse addizionali proprie per scongiurare il rischio di una declinazione prevalentemente securitaria dell'aiuto pubblico allo sviluppo. L'Unione europea dovrebbe scongiurare doppi standard metodologici quali sono emersi nel raffronto tra politiche europee in materia di economia e in materia migratoria. È stata, a nostro avviso, più volte sostanzialmente tollerata la violazione del principio internazionalistico pacta sunt servanda tutte le volte in cui si è permesso ad alcuni Stati membri di venire meno agli impegni assunti in tema di ricollocazioni dei profughi.
  L'onorevole Tidei ha dichiarato di ritenere un successo parlamentare europeo il recente «via libera» alla revisione del Regolamento di Dublino, che propone l'abolizione del principio di primo ingresso e l'introduzione di un sistema automatico e permanente di ricollocamenti in tutti i Paesi dell'Unione europea.
  L'onorevole Tidei ha sottolineato che, nella legislatura in corso, il Parlamento italiano ha soprattutto realizzato un obiettivo fondamentale, al quale si lavorava da Pag. 107oltre vent'anni: all'approvazione della riforma della normativa nazionale in tema di cooperazione allo sviluppo (legge n. 125 del 2014), da cui è derivata l'istituzione di un'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, che opera con autonomia rispetto all'Esecutivo ma nell'ambito dell'azione di direzione politica esercitata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Il sistema italiano di cooperazione contempla oggi dinamiche innovative nell'interazione tra settore pubblico e settore privato ed una revisione strategica finalizzata a scongiurare la dispersione delle risorse e ad innescare meccanismi di coordinamento per temi e per aree geografiche prioritari.
  Alla luce di questo sforzo sul piano delle regole, il Governo italiano ha quindi invertito la tendenza quanto alla destinazione di fondi a sostegno dell'aiuto pubblico allo sviluppo, destinando risorse crescenti e riallineando la performance italiana rispetto all'obiettivo dello 0,7 per cento del reddito nazionale lordo. L'Italia conferma un trend positivo di crescita dell'APS, sia in termini assoluti, che percentuali: dai 4 miliardi di dollari del 2015 ai 4,85 miliardi del 2016.
  Concludendo, l'onorevole Tidei ha ricordato l'Africa, il cui sviluppo è interesse strategico per l'Italia in quanto ponte geografico e artefice di una «nuova via con l'Africa», volta ad evitare che essa sia sinonimo di sfruttamento territoriale, di insicurezza e di migrazioni di massa.
  L'Italia ha contribuito alla nascita del Fondo Fiduciario d'Emergenza UE sulle cause profonde delle migrazioni in Africa, lanciato al Vertice di La Valletta nel novembre 2015 e, sempre in ambito UE, si è fatta promotrice di un nuovo patto con l'Africa per la gestione e riduzione dei flussi (il «Migration Compact»).
  Infine, l'onorevole Tidei ha segnalato che è in corso di esame parlamentare la legge di bilancio per il 2018, in cui si cerca di rendere strutturale il Fondo per l'Africa, con l'obiettivo strategico di assicurare un impegno italiano di lungo periodo per favorire lo sviluppo nel continente africano, nonché per far sì che i partner europei e internazionali aumentino gli sforzi individuali e congiunti in tal senso. Nel provvedimento, che è in corso di esame in prima lettura al Senato, si registra già adesso un incremento del bilancio del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per il 2018 rispetto a quello relativo agli esercizi precedenti, determinato dall'aumento degli stanziamenti in favore degli interventi di Aiuto Pubblico allo Sviluppo, incluso anche il contributo al Fondo Europeo di Sviluppo (fino al 2014 nella competenza Ministero dell'economia e delle finanze).
  La riunione della Commissione sviluppo del Parlamento europeo si è conclusa con l'intervento finale di Arne Lietz, componente della Commissione DEVE e responsabile dei rapporti con i Parlamenti nazionali. Lietz ha dichiarato che occorre veicolare un messaggio di ottimismo e ha sottolineato gli elementi fondamentali emersi durante la riunione. In primo luogo, per dare attuazione al nuovo Consenso europeo in materia di sviluppo e, di conseguenza, all'Agenda 2030 occorre prevedere adeguati finanziamenti. A tal fine, i Parlamenti nazionali devono avere un ruolo di pressione sui propri Esecutivi affinché si raggiunga l'obiettivo dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo destinato all'aiuto pubblico allo sviluppo. In secondo luogo, l'azione per l'attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile deve essere trasversale e prevedere il coinvolgimento non solo della Commissione sviluppo, ma anche di altre Commissioni del Parlamento europeo: ad esempio, la diplomazia ambientale è una materia che può essere affrontata in sintonia con la Commissione affari esteri (AFET). Infine, Lietz ha evidenziato l'importanza di momenti di confronto come quello della riunione della Commissione DEVE, che permettono ai singoli Paesi di confrontarsi tra loro e con il Parlamento europeo sui progressi e su ciò che ancora occorre fare in merito all'attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e dell'Agenda 2030.

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ALLEGATO 3

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2015/637 sulle misure di coordinamento e cooperazione per facilitare la tutela consolare dei cittadini dell'Unione non rappresentati nei paesi terzi e che abroga la decisione 95/553/CE (Atto n. 470).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
   esaminato lo Schema di decreto legislativo concernente l'attuazione della direttiva (UE) 2015/637 sulle misure di coordinamento e cooperazione per facilitare la tutela consolare dei cittadini dell'Unione non rappresentati nei Paesi terzi e che deroga la decisione 95/553/CE (Atto n. 470);
   preso atto del parere espresso, il 22 novembre 2017, dalla 3a Commissione del Senato;
   tenuto conto che:
    la direttiva (UE) 2015/637 del 20 aprile 2015, il cui termine di attuazione è fissato al 1o maggio 2018, attua l'articolo 20 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e l'articolo 46 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, il quale enuncia tra i diritti dei cittadini dell'Unione quello di essere tutelato dalle autorità diplomatiche e consolari di qualsiasi Stato membro, alle medesime condizioni dei cittadini di detto Stato, qualora si trovino nel territorio di un Paese terzo privo di rappresentanza diplomatica o consolare nazionale;
    l'ambito di applicazione della citata direttiva riguarda milioni di cittadini europei che si trovino a viaggiare o a vivere in Paesi terzi nei quali il loro Stato di appartenenza non sia in grado di fornire assistenza consolare, dall'espletamento di semplici pratiche consolari fino all'assistenza in caso di incidenti, malattia, arresto e detenzione o gravi crisi politiche da cui possano anche derivare misure di evacuazione dei cittadini europei;
    finalità della nuova disciplina è, pertanto, assicurare una tutela consolare non discriminatoria ai cittadini di Stati membri dell'Unione europea, estesa anche ai familiari titolari della cittadinanza dei Paesi terzi interessati;
    apprezzate le modifiche introdotte nell'ordinamento dell'Amministrazione degli affari esteri che integrano le funzioni fondamentali dei consolati con la tutela dei cittadini europei e dei non cittadini, nel rispetto delle disposizioni internazionali, europee e nazionali, e introducono il concetto di «cittadino europeo non rappresentato», cioè cittadino di un Paese UE che non ha rappresentanze consolari stabili in un Paese terzo;
    apprezzate le disposizioni concernenti il previsto coordinamento tra Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e Servizio europeo per l'azione esterna rispetto all'individuazione dell'ufficio che svolge le funzioni di punto di contatto, nonché la pianificazione di emergenze locali, il coordinamento con le altre ambasciate degli Stati membri dell'Unione europea e l'eventuale sostegno del Servizio europeo per l'azione esterna e il meccanismo comune di protezione civile;
    preso atto, infine, che dalle nuove funzioni di assistenza possono essere esclusi i consoli onorari e i reggenti degli Pag. 109uffici consolari di 1a categoria, che in taluni contesti rappresentano tuttavia le figure di primo riferimento per i connazionali all'estero,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente osservazione:
   valuti il Governo l'opportunità di individuare i criteri per l'affidamento anche ai consoli onorari e agli uffici di prima categoria delle funzioni di tutela nei confronti dei cittadini di altri Paesi dell'Unione europea.

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ALLEGATO 4

Misure per il coordinamento della politica spaziale e aerospaziale e disposizioni concernenti l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia spaziale italiana (C. 4510, approvato dal Senato)

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
   esaminato per le parti di competenza il progetto di legge C. 4510, approvato dal Senato, recante Misure per il coordinamento della politica spaziale e aerospaziale e disposizioni concernenti l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia Spaziale Italiana;
   condivisa la finalità complessiva del provvedimento, teso a ad assicurare il coordinamento delle politiche spaziali e aerospaziali e a favorire l'efficacia delle iniziative dell'Agenzia Spaziale Italiana, offrendo maggiore rilievo alle politiche spaziali e aerospaziali del nostro Paese;
   tenuto conto che il provvedimento, modificando il decreto legislativo n. 128 del 2003, istituisce il Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale, preposto all'indirizzo e al coordinamento in materia spaziale e composto dai Ministri competenti in tale materia, tra cui il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, e riforma l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia Spaziale Italiana;
   evidenziato il ruolo di primo piano che, in ambito di monitoraggio satellitare, l'Agenzia Spaziale Italiana esercita a livello internazionale a fini sia di sicurezza sia di tutela ambientale, anche in collaborazione con agenzie spaziali di altri Paesi e con l'Agenzia Spaziale Europea;
   considerato che in base al provvedimento in titolo il ruolo di coordinamento delle relazioni internazionali anche nell'ambito della politica spaziale ed aerospaziale, oggi assicurato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ai sensi del citato decreto legislativo n. 128 del 2003, sarebbe esercitato collegialmente nel quadro delle attività del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente osservazione:
  valuti la Commissione di merito l'opportunità che, anche nel settore della politica spaziale ed aerospaziale, sia adeguatamente valorizzato in modo specifico e riconoscibile il ruolo di coordinamento delle relazioni internazionali assicurato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, anche nel quadro delle attività del costituendo Comitato interministeriale.