CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 18 ottobre 2016
710.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Disposizioni in materia di protezione dei minori stranieri non accompagnati. Nuovo testo C. 1658 Zampa.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

   La III Commissione (Affari esteri),
   esaminato, per le parti competenza, il nuovo testo della proposta di legge C. 1658 Zampa, recante disposizioni in materia di protezione dei minori stranieri non accompagnati, nel testo risultante dagli emendamenti approvati presso la Commissione di merito;
   rilevato che il testo in esame mantiene l'impostazione caratterizzante il precedente articolato, rispetto al quale la III Commissione aveva espresso, il 21 ottobre 2014, un parere favorevole con un'osservazione, riferita ad una disposizione, relativa ad un tavolo tecnico di coordinamento nazionale, non più presente nel testo in esame;
   richiamati gli apprezzamenti alle finalità del provvedimento e preso atto delle modifiche alla normativa vigente nel frattempo intervenute;
   ribadita l'opportunità di richiamare gli strumenti di diritto umanitario internazionale ed europeo a tutela dell'infanzia e in particolare dei minori non accompagnati, che costituiscono parte integrante dell'ordinamento del nostro Paese,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

Pag. 100

ALLEGATO 2

Ratifica ed esecuzione dei seguenti trattati: a) Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar sui servizi aerei, con Allegato, fatto a Roma il 24 settembre 2002, con Accordo per l'introduzione di emendamenti, fatto a Roma il 16 aprile 2012; b) Accordo sui servizi di trasporto aereo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica algerina democratica e popolare, con Allegati, fatto ad Algeri il 22 gennaio 2013; c) Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam, con Allegati, fatto a Roma il 21 giugno 2013; d) Accordo di cooperazione nel campo dei trasporti marittimi tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica algerina democratica e popolare, fatto ad Algeri il 14 novembre 2012; e) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kosovo sulla regolamentazione reciproca dell'autotrasporto internazionale di viaggiatori e merci, fatto a Pristina il 24 luglio 2014; f) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Moldova sulla regolamentazione reciproca dell'autotrasporto internazionale di viaggiatori e merci, fatto a Roma il 19 settembre 1997; g) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di sua altezza serenissima il Principe di Monaco concernente la regolamentazione del trasporto internazionale di viaggiatori e di merci su strada, fatto a Roma l'8 novembre 2012; h) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Montenegro sulla regolamentazione reciproca dell'autotrasporto internazionale di viaggiatori e merci, fatto a Roma il 12 marzo 2014; i) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Serbia sulla regolamentazione reciproca dell'autotrasporto internazionale di viaggiatori e merci, fatto ad Ancona il 15 ottobre 2013; l) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Azerbaijan sul trasporto marittimo, fatto a Roma il 14 luglio 2014; m) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Principato di Andorra concernente la regolamentazione del trasporto internazionale di viaggiatori e di merci su strada, fatto a Bruxelles il 19 maggio 2015. C. 3917 Governo.

EMENDAMENTI APPROVATI

ART. 3.

  Sostituire il comma 1 con il seguente:
  «1. Agli oneri derivanti dalle spese di missione dell'Accordo di cui all'articolo 1, comma 1, lettera d), valutati in euro 4.560 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2016, e dalle rimanenti spese dell'Accordo medesimo, pari a euro 1.700 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2017, agli oneri derivanti dalle spese di missione dell'Accordo di cui all'articolo Pag. 1011, comma 1, lettera e), valutati in euro 4.000 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2016, e dalle rimanenti spese dell'Accordo medesimo, pari a euro 1.700 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2017, agli oneri derivanti dalle spese di missione dell'Accordo di cui all'articolo 1, comma 1, lettera f), valutati in euro 4.000 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2016, e dalle rimanenti spese dell'Accordo medesimo, pari a 1.700 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2017, agli oneri derivanti dalle spese di missione dell'Accordo di cui all'articolo 1, comma 1, lettera g), valutati in euro 4.360 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2016, e dalle rimanenti spese dell'Accordo medesimo, pari a 1.700 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2017, agli oneri derivanti dalle spese di missione dell'Accordo di cui all'articolo 1, comma 1, lettera h), valutati in euro 4.000 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2016, e dalle rimanenti spese dell'Accordo medesimo, pari a 1.700 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2017, agli oneri derivanti dalle spese di missione dell'Accordo di cui all'articolo 1, comma 1, lettera i), valutati in euro 4.000 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2016, e dalle rimanenti spese dell'Accordo medesimo, pari a 1.700 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2017, agli oneri derivanti dalle spese di missione dell'Accordo di cui all'articolo 1, comma 1, lettera l), valutati in euro 4.400 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2016, e dalle rimanenti spese dell'Accordo medesimo, pari a 1.700 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2017, e agli oneri derivanti dalle spese di missione dell'Accordo di cui all'articolo 1, comma 1, lettera m), valutati in euro 4.000 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2016, e dalle rimanenti spese dell'Accordo medesimo, pari a 1.700 annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2017, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2016-2018, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2016, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.»
3.1 Il Relatore.

  Sopprimere i commi 2 e 3.
3.2. Il Relatore.

ART. 4.

  Al comma 1, sostituire le parole: non derivano con le seguenti: non devono derivare.
4.1. Il Relatore.

Pag. 102

ALLEGATO 3

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Parigi collegato alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, adottato a Parigi il 12 dicembre 2015. C. 4079 Governo.

EMENDAMENTI APPROVATI

ART. 1.

  Sopprimere il comma 2.
1.1. La Relatrice.

ART. 5.

  Al comma 1, dopo le parole: euro 2.050.000 aggiungere la seguente: annui.
5.1. La Relatrice.

  Al comma 2, sostituire le parole: parte capitale con le seguenti: conto capitale.
5.2. La Relatrice.

  Sopprimere i commi 3 e 4.
5.3. La Relatrice.

Pag. 103

ALLEGATO 4

Sugli esiti della missione svolta in Myanmar (2-8 settembre 2016).

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  L'on. Sandra Zampa, anche in qualità di presidente del Gruppo di Amicizia dell'Unione Interparlamentare Italia-Myanmar, ha svolto una missione in Myanmar, dal 31 agosto al 6 settembre scorsi, nel contesto di una delegazione bicamerale, composta dal presidente della Commissione esteri del Senato, Pierferdinando Casini e dai senatori Emma Fattorini (Pd) e Vito Rosario Petrocelli (M5S), nonché dalla già senatrice Albertina Soliani.
  La missione parlamentare è stata la prima nella storia dei rapporti tra i Parlamenti dei due Paesi e ha fatto seguito alla visita del Ministro degli Affari esteri, Paolo Gentiloni, il primo ministro europeo ad incontrare, il 2 settembre a Naypyidaw, la capitale politica del Myanmar, la nuova Ministra degli esteri e Consigliera di Stato birmana, Aung San Suu Kyi, tenace protagonista della transizione del suo Paese dal regime dei militari alla democrazia.
  Intenso il programma della visita nel cui corso la delegazione ha avuto l'opportunità di incontrare lo Speaker della House of Representatives, Win Myint, lo Speaker della House of Nationalities, Mahn Win Khaing Than, il cardinal Charles Bo, esponenti dell'Unesco, rappresentanti di ONG italiane, esponenti della comunità italiana in Myanmar, della Camera di Commercio italiana e rilevanti esponenti della società civile birmana in rappresentanza di organizzazioni o realtà impegnate contro il regime militare, come U Ko Ko Gyi leader del movimento studentesco «Generazione 88».
  La visita ha confermato la vicinanza politica dell'Italia dando seguito a un rapporto di amicizia e solidarietà con Aung San Suu Kyi e con il suo popolo, che viene da lontano e che risale fin dagli anni bui della dittatura militare.
  L'on. Zampa ebbe già modo tre anni fa di avere un primo incontro informale al Parlamento birmano con Aung San Suu Kyi, che allora, eletta nelle file della Lega nazionale per la democrazia, guidava l'opposizione. Ora è nel pieno della sua missione dopo le libere elezioni dell'8 novembre 2015 che hanno messo la parola fine a cinquant'anni di dittatura militare e hanno fatto imboccare al Paese la strada per costruire una nuova democrazia. Si tratta di un risultato determinato dalla durissima opposizione popolare alla dittatura, dall'iniziativa e dalle pressioni internazionali (dalle sanzioni Usa alla nomina di un italiano a Inviato speciale per l'Unione UE per il Myanmar, nella persona di Piero Fassino), ma soprattutto dalla tenace resistenza pacifica di Aung San Suu Kyi che, proprio in ragione di questa battaglia, nel 1991 ha ottenuto il premio Nobel per la Pace. Il «combinato disposto» di tali fattori ha portato nel 2013, con il governo guidato da Thein Sein, all'abrogazione di alcune norme restrittive in vigore dal 1988 e all'avvio di un dibattito aperto sullo stato della società civile in Myanmar. Anche in ragione di queste prime aperture nel 2014 l'allora presidente Thien Sein ha svolto una importante visita in Italia, incontrando l'allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e l'allora Presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta.
  Il governo birmano, oggi guidato di fatto da Aung San Suu Kyi, ha difronte a sé una sfida enorme a partire, sul piano interno, dal primo obiettivo della riconciliazione Pag. 104nazionale, con il cessate il fuoco, la costruzione di uno stato federale che rispetti le etnie, il dialogo tra le religioni.
  La delegazione parlamentare è arrivata in Myanmar mentre si svolgeva la Conferenza di Pace di Panglong del XXI secolo, circa settant'anni dopo quella indetta dal generale Aung San, padre della Ministra degli esteri, nel 1947 pochi mesi prima del suo assassinio. «Non guardate al passato ma al futuro», ha detto Aung San Suu Kyi ai 1800 delegati alla presenza del Segretario Generale dell'Onu, Ban Ki Moon, forte della conoscenza della sofferenza del passato della Birmania. Negli stessi giorni il governo ha affrontato il grave problema della minoranza musulmana, i Rohingya, e del loro diritto alla cittadinanza affidando, su indicazione di Aung San Suu Kyi a Kofi Annan la Presidenza dell'apposita Commissione. Ha così offerto un esempio di saggezza e abilità per il mondo, dimostrando che i conflitti non sono soltanto nazionali e che solo una visione globale li può risolvere. La scelta relativa alla Commissione ad hoc comporta affidare la discussione e il confronto su un tema così drammatico a chi è, nella riconosciuta autorevolezza mondiale, parte terza rispetto a quei conflitti, e arriva da «fuori» in un Paese che fino a un paio di anni fa aveva le porte sbarrate a tutto ciò che stava al di fuori dei propri confini, fino al punto da scrivere in Costituzione che non può essere candidabile alla presidenza chi abbia legami di parentela con cittadini di altri paesi.
  La sfida dell'unità e della pace è la premessa per lo sviluppo. Aung San Suu Kyi e la LND hanno ereditato un Paese che, pur dopo l'avvio delle riforme economiche e sociali portate avanti nel corso degli ultimi tre anni dal precedente esecutivo, si attesta al centocinquantesimo posto per livelli di sviluppo umano. Oltre il 70 per cento della popolazione vive in villaggi sprovvisti di servizi essenziali e si stima che nelle aree rurali il 50 per cento della popolazione viva al di sotto della soglia di povertà. Accanto all'indice di povertà va collocato l'indice di generosità che vede la Birmania al primo posto della classifica mondiale. La crescita prevista per il Paese nei prossimi due anni è peraltro stimata all'8 per cento. Nella sua recente visita in Cina Aung San Suu Kyi ha parlato di una strategia diversa dello sviluppo rispetto al resto dell'Asia: rispetto della natura, ripristino delle regole e del diritto, uguaglianza sociale, un'altra sfida per la Birmania del dopo regime mentre la democrazia è agli inizi e i militari mantengono ancora ruoli politici significativi e il controllo di parte dell'economia. Un processo faticoso e lento che il cardinale di Yangon, Charles Bo, incontrato nella sede dell'arcivescovado, ha sintetizzato con poche parole: «distruggere è molto semplice. Per costruire ci vuole tempo».
  Riconciliazione nazionale, crescita economica, inizio del processo democratico sono i tre fattori che fanno della Birmania un Paese strategico in Asia. In tale direzione la presenza di Aung San Suu Kyi in Cina e in ASEAN sta muovendo le cose.
  Di recente, all'ONU Aung San Suu Kyi ha detto al mondo le prime parole di libertà e di pace della Birmania: «Rabbia, avidità, paura, ignoranza corrompono la natura umana e il mondo intero. Vorrei invitare tutti ad aiutarci a rendere il mondo un posto davvero migliore dove vivere, per i nostri nipoti e per i nostri pronipoti. Mobilitiamoci tutti contro la rabbia e l'odio, contro la paura e l'ignoranza. Troviamo il cammino che conduce a un mondo migliore attraverso la nostra capacità di amore, di gentilezza, e di felicità per la fortuna degli altri». Una sfida politica quella di Aung San Suu Kyi, una sfida spirituale che riguarda il suo Paese e il mondo e che lei sta affrontando con la forza della non violenza, del diritto, del dialogo. Anche per questo resta solido il consenso nei suoi confronti, nel Paese e sulla scena internazionale, come conferma la visita a Londra, dove ha incontrato il Premier Theresa May, e i suoi stessi familiari, dopo la lontananza che la storia ha loro imposto. Di lì a poco si è anche recata negli Stati Uniti per un colloquio con il Presidente Obama decisivo per la cancellazione delle sanzioni, dando un segnale atteso dal suo popolo circa il Pag. 105cambiamento avvenuto e di quello che deve ancora avvenire. Questi sono i mesi in cui sta cambiando una parte della storia del mondo e Aung San Suu Kyi e la Birmania sono protagoniste del cambiamento. Si dirà che i problemi che debbono affrontare sono enormi. Essi in realtà sono anche una grande opportunità.
  Tutto ciò premesso l'Italia è accanto al Myanmar in Asia, in Europa, all'Onu. La politica e la società civile hanno aperto la strada e c’è da essere orgogliosi per il lavoro che svolgono. Oggi è il tempo di uno scambio ampio e profondo nel campo dell'economia, della cultura, della formazione. Per recuperare il tempo perduto. E per cogliere nel cambiamento un'opportunità per il Paese, ricco di risorse e di umanità. Ne abbiamo visto traccia a Bagan, antica capitale dell'impero birmano, valle di templi buddisti, colpita da un terremoto proprio tra il 23 e il 24 agosto. Una catena umana, di monaci, donne, uomini, ragazzi, a svuotare le macerie dai templi. Tutti i giorni, in una gara di solidarietà che non fa distinzioni.
  Dopo la recente visita in Italia di una delegazione di parlamentari e di funzionari birmani, le relazioni tra Italia e Birmania prevedono l'arrivo a Roma di Aung San Suu Kyi, nel maggio del 2017, per prendere parte al G7 dei Parlamenti del mondo.

Pag. 106

ALLEGATO 5

Sugli esiti della missione svolta a New York in occasione della 71ma Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (20-23 settembre 2016).

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Una delegazione della III Commissione, guidata dal presidente Fabrizio Cicchitto ed altresì composta dagli onorevoli Andrea Manciulli, vicepresidente, e Gianluca Pini, ha preso parte alla settimana inaugurale della 71ma Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, svoltasi a New York dal 19 al 23 settembre 2016.
  Il programma di incontri della settimana ha previsto, oltre alla partecipazione alla Sessione di apertura e a taluni eventi collaterali dell'Assemblea Generale, incontri bilaterali con delegazioni governative e parlamentari di Stati Uniti, Federazione Russa, Iraq, Ucraina, Vietnam, nonché con il Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'Onu per la Libia, Martin Kobler, con la comunità italiana residente a New York e con rappresentanti di think tank, specializzati sui temi della sicurezza geopolitica.
  Il colloquio con la delegazione parlamentare del Senato degli Stati Uniti ha consentito, in piena campagna elettorale per il rinnovo del Presidente, il confronto della delegazione con un esponente democratico, il senatore Christopher Coons, ed un esponente repubblicano, il senatore Ron Johnson, con i quali sono stati analizzati i nodi di politica internazionale che impegnano l'Europa sul versante orientale e su quello Mediterraneo, con particolare attenzione ai temi dell'immigrazione e della lotta contro il terrorismo fondamentalista. Quest'ultimo punto è stato rappresentato dal senatore Johnson come il primo obiettivo della politica estera americana rispetto al Daesh, laddove è emerso che gli Stati Uniti non assolvono più al ruolo storico di «poliziotto mondiale», e che si tratta di un tema di rilievo per la sicurezza nazionale, da risolvere nel medio-lungo periodo. Il senatore Coons ha invece sollevato il tema della Libia, strategico per la gestione dell'emergenza rifugiati e per il quale l'Italia potrà avere un ruolo anche nella prospettiva di ripresa economica.
  Nel successivo incontro, richiesto dal presidente della Commissione Esteri del Consiglio della Federazione russa, Konstantin Kosachev, è stato rivolto un invito alla delegazione italiana affinché si rechi in visita in Russia in restituzione della missione svolta a Roma dal presidente Kosachev. Il primo tema proposto dall'interlocutore russo ha riguardato le polemiche sulle restrizioni al diritto di espressione rispetto al tema dei matrimoni omosessuali sulla base dell'argomento secondo cui su una questione di simile delicatezza debba essere preservata la libertà di coscienza dei minori. Il secondo tema ha riguardato la crisi ucraina alla luce della difficoltà da parte di Kiev di esercitare pieno controllo sulle aree di confine controllate dai ribelli. Il presidente Kosachev ha quindi evidenziato le criticità connesse al Nono Paragrafo degli Accordi di Minsk, nonché alla parte del Quinto Paragrafo dedicato all'amnistia e alla grazia, segnalando come le riforme costituzionali, lo svolgimento di elezioni locali e i provvedimenti di amnistia rappresentino precondizioni rispetto alla questione dei confini. Da parte russa sarebbero, secondo Kosachev, stati assicurati tre adempimenti fondamentali: Pag. 107un'azione di persuasione nei confronti delle popolazioni ucraine filorusse al rispetto della propria appartenenza all'Ucraina, alla rinuncia ad ogni forma di controllo rispetto ad altri territori ucraini e alla rinuncia ad assumere iniziative legali finalizzate alla secessione. Ciononostante, da parte ucraina perdura l'inadempimento di importanti punti dell'Accordo a causa dell'assenza del necessario consenso parlamentare e politico. In generale, la situazione è densa di aree grigie, sia rispetto al ruolo della Russia sia a quello del governo di Kiev, che rappresenta una minaccia per le popolazioni culturalmente ed etnicamente legate alla Russia. Il presidente Kosachev ha richiamato il caso della Cecenia per ricordare che uno sblocco della situazione è possibile quando tutte le parti in causa sono riconosciute e coinvolte nel processo politico. Quanto agli eventi di piazza Maidan, Kosachev ha evidenziato la lettura forzata da parte europea di tale vicenda, laddove essa è consistita nella lotta tra due schieramenti politici, di cui uno divenuto vincitore con metodi illegali. Il presidente Kosachev si è intensamente confrontato con il presidente Cicchitto sui temi sopracitati, con particolare riferimento ai temi dello Stato di diritto e ad una difforme interpretazione dei fatti di Maidan, quale portato di una storia risalente e culminata, da parte russa, con l'annessione della Crimea quale vulnus tuttora aperto nel diritto internazionale. Il presidente Cicchitto ha richiamato la condizione di guerra asimmetrica e strisciante, che impedisce a Kiev di procedere oltre nei progetti di regionalizzazione e di riforma costituzionale. D'altra parte, le sanzioni alla Russia sono frutto di una proposta tedesca e ad oggi non vi è sul tavolo altro se non il testo di Minsk, da attuare nella sua globalità. Il resto della delegazione italiana ha contribuito definendo l'Ucraina un ponte tra l'Unione europea e la Russia, condividendo talune criticità dell'intervento NATO in Serbia e sottolineando che la Russia ha in Europa più amici di quanto non si pensi. Quanto alla Siria, nel convenire sulle cause storiche della crisi in atto, Kosachev ha ribadito che la Russia tutela la stabilità della Siria e non il potere personale di Assad, al fine di scongiurare un'implosione simile a quella avvenuta in Libia a causa di errori commessi dai maggiori Paesi europei.
  La delegazione ha quindi incontrato il Ministro degli esteri dell'Iraq, Ibrahim Al-Eshaiker Al-Jaffari, che ha dato conto del percorso di democratizzazione in atto in Iraq soprattutto grazie alla presenza in Parlamento di tutte le componenti etniche e sociali del Paese, incluse le donne. Nella compagine costituzionale irachena ha indicato il Primo Ministro quale figura centrale, seguito dal Presidente della Repubblica, di regola appartenente all'area sunnita e curda. La terza carica dello Stato è rappresentata dal presidente del Parlamento, di provenienza arabo-sunnita. Il rapporto tra mondo sunnita e sciita all'interno delle istituzioni è in tal modo assicurato a tutti i livelli amministrativi. Ciò premesso, il Paese affronta l'aspro confronto con Daesh, da non confondere con le diverse anime, etniche e non, presenti all'interno dell'Islam. Peraltro, la propaganda di Daesh è incentrata su presunti crimini ai danni del mondo sunnita, laddove le responsabilità del cosiddetto Stato islamico sono universalmente condivise da tutta la popolazione irachena, anche da quella sunnita. In questi due anni è stato comunque possibile respingere Daesh al di là delle linee conquistate nel 2014 e oggi la battaglia finale è per la riconquista della città di Mosul. Al-Jaffari ha dato atto del contributo dell'Italia sul piano diplomatico e militare e degli ottimi rapporti sul piano commerciale. È stato anche trattato il rapporto tra Baghdad e Teheran, con cui si preserva un clima di buon vicinato e di gestione comune della grave crisi di sicurezza regionale.
  Connesso ai precedenti incontri, è stato il colloquio con l'Inviato Speciale dell'ONU per la Libia, Martin Kobler, da cui è emersa una preoccupante carenza di dialogo rispetto al Generale Haftar e una complessiva carenza di riconoscimento rispetto Pag. 108allo sforzo profuso dalle Nazioni Unite. Kobler, impegnato in quei giorni nella gestione della decisione dell'esercito libico rispetto all'assunzione di funzioni legislative sottratte ad una inerte Camera dei rappresentanti, ha ringraziato l'Italia per la decisione sull'apertura di un ospedale militare a Misurata. Inoltre, se i dati risalenti al mese di agosto testimoniano una sostanziale sparizione di Daesh dalla scena libica, Kobler ha confermato il duro scontro tra il Generale Haftar e le truppe di Misurata, formalmente poste sotto il controllo di Serraj. La personalità di Haftar si conferma come pregiudiziale alla realizzazione della roadmap adottata dalla Comunità internazionale, a causa del rifiuto del Generale di riconoscere gli accordi politici siglati, lo stesso Consiglio di Presidenza e per la sua gestione separata di accordi con le società petrolifere, grazie ai quali Haftar ha conquistato il controllo sulla cosiddetta «Mezzaluna del petrolio». La consistenza di Daesh, attualmente polverizzato nella sua presenza territoriale, ammonta a circa 2-3 mila unità, di cui 150 situate a Tripoli e 500 destinate al martirio suicida. Occorre in particolare tenere conto delle relazioni tra i salafiti libici, tra i quali figura il Muftì di Tripoli, e Al Qaeda.
  D'altra parte, le truppe di Haftar sono a loro volta frammentate, derivando in parte dalla guardia di Gheddafi e, in parte, da gruppi mercenari provenienti dal Sudan o dal Ciad. In costanza di embargo, Haftar provvede peraltro al commercio illegale di armi ma non anche ai relativi pezzi di ricambio. D'altra parte, le forze di Misurata sono in espansione, pur avendo registrato perdite per circa 600 unità, che rappresentano un peso rilevante per una città di piccole dimensioni, quale è Misurata.
  L'onorevole Manciulli ha interagito con l'Inviato speciale Kobler insistendo sull'importanza, condivisa opportunisticamente da Haftar, che il territorio libico resti unitario e sulla debolezza del fronte dei cosiddetti federalisti. Ha prospettato l'esigenza che il Governo di Serraj, per accrescere il proprio consenso interno, operi per offrire di più ai cittadini libici a fronte degli altri schieramenti interni e delle ingenti risorse finanziarie disponibili in termini di risorse di valuta e della quantità di libici che ancora percepiscono entrate statali. Manciulli ha paragonato il quadro libico a quello bosniaco del passato, quanto all'assenza di un esercito terzo presente sul terreno con ruolo di interposizione e alla distanza geografica che separa le stesse Nazioni Unite, basate a Tunisi, dal contesto locale. Occorre in questa fase attuare l'accordo-quadro negoziato in origine da Bernardino Leon, con particolare riferimento ad un'entrata a pieno regime del Consiglio di presidenza. Alla luce di quanto detto, quest'ultimo deve sollecitamente dotarsi di una forza militare propria ed operare alla pacificazione interna sulla base delle risoluzioni dell'Onu, al fine innanzitutto di impedire al generale Haftar di avanzare pretese sul comando militare. Ciò che preoccupa è l'assenza di un sistema di intelligence affidabile e l'assenza di ministri degli interni o della difesa, come pure la rete di interessi internazionali e regionali che gravita intorno alla Libia, e che include l'Egitto, afflitto da una crisi economica senza precedenti e dalla necessità di esportare forza lavoro al di fuori dei propri confini almeno per i prossimi due anni.
  Nella fase finale della missione il presidente Cicchitto e l'onorevole Pini hanno incontrato il Ministro degli Affari Esteri dell'Ucraina, Pavlo Klimkin, impegnato in quei giorni in riunioni presso il Consiglio di Sicurezza per le indagini relative all'aereo precipitato su suolo ucraino. La visita si è svolta nel solco del rapporto di amicizia bilaterale cui ha contribuito la visita della delegazione della Commissione esteri italiana nel 2014 e che potrà essere reiterata, secondo quanto riferito dal presidente Cicchitto, entro la fine della legislatura. Il ministro Klimlin ha ringraziato il Parlamento italiano per il sostegno assicurato durante i fatti di piazza Maidan e ha sottolineato l'importanza della situazione in Donbass per l'intero sistema di sicurezza europeo. Ha Pag. 109quindi valutato la strategia di Putin, interessato all'instabilità e frammentazione della regione, non anche alla condizione delle minoranze filorusse presenti in territorio ucraino o, ad esempio, georgiano. Il suo intento destabilizzatore lo porta, inoltre, a sostenere forze politiche antisistema di sinistra e di destra presenti nei vari Paesi europei. Nei confronti dell'Ucraina Mosca attua una tecnica da guerra ibrida, fondata anche su importanti leve economiche. In questo quadro, l'Italia rappresenta un anello debole a causa della crisi dei rifugiati, del difficile passaggio economico e del ruolo crescente svolto dal Movimento di Beppe Grillo. Il fallimento regionale potrà, secondo Klimkin, avere delle ripercussioni sulla decisione relativa alla estensione delle sanzioni.
  Sulla situazione interna Klimkin ha riferito circa la determinazione della società ucraina a difendere l'autonomia da Mosca, come pure circa il coinvolgimento di circa trecentomila persone di lingua russa nei combattimenti tuttora in atto.
  Per il Ministro Klimkin l'Ucraina fa parte degli asset dell'Unione europea, cui tocca decidere con quale Russia intenda avere relazioni da partner privilegiato. È in ogni caso essenziale collaborare in modo coeso verso questa direzione, data la centralità di Mosca nel quadro geopolitico mondiale, superando tuttavia lo choc derivante dall'annessione della Crimea. L'Italia potrà avere un ruolo chiave nella questione della solidarietà europea a Kiev, di cui sia l'Ucraina sia la stessa UE hanno grande bisogno.
  Il presidente Cicchitto ha ribadito la sua visione sulla questione russo-ucraina, quale tema che include un profilo di autodeterminazione dei popoli, connesso alla storica rinuncia di Kiev ad una propria industria nucleare; delicati equilibri geopolitici, per cui oggi l'Ucraina deve potere essere libera di decidere del proprio futuro libera da condizionamenti e conflitti esterni ed interni, più o meno espliciti; infine, un'errata impostazione del dibattito tra Paesi europei del nord e del sud, divisi sulla linea nei confronti di Mosca e sulla gestione della crisi migratoria e lotta contro il terrorismo. Occorre correggere questa ottica, senza cedere ad estremismi, adottando una visione d'insieme che guardi a Mosca nel complesso delle sue dinamiche imperiali proiettate verso ovest ma anche nel Mediterraneo e nel Medioriente e, in particolare, in Siria.
  Quanto all'attuazione degli Accordi di Minsk, il ministro Klimkin ha segnalato le difficoltà insite nella visione russa che tende a legittimare le forze presenti in Ucraina che nel 2014 hanno sostenuto il potere di Putin. Oggi il Donbass è militarmente controllato dalla città russa di Rostov e politicamente da Mosca. Kiev pretende, invece, un livello minimo di sicurezza, da conseguire anche grazie alla presenza dell'OSCE, per potere poi svolgere regolari elezioni. In sintesi la Russia e l'Ucraina continuano a perseguire obiettivi diversi e ad interpretare in modo diverso la sequenza da dare ai vari tasselli che compongono gli Accordi di Minsk. In generale, la linea di Putin sembra anche essere segnata da un attendismo volto a mobilitare l'opinione pubblica russa a suo favore.
  L'ultimo incontro di natura politico-istituzionale è stato quello con il Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri del Vietnam, Pham Bình Minh, richiesto dalla delegazione della Camera anche in vista della missione programmata per il mese di gennaio 2017. Il colloquio si è incentrato sui temi della regione del Pacifico e del Mar della Cina in connessione con il ruolo giocato da Pechino e le crescenti tensioni tra le Coree. Il Presidente Cicchitto, oltre ad un'analisi complessiva, ha affrontato con l'interlocutore vietnamita una valutazione sul cosiddetto Pivot to Asia, impresso dalla Segretaria di Stato Clinton alla politica estera statunitense. Il Ministro vietnamita ha dato atto dei buoni rapporti bilaterali e della partnership strategica tra Italia e Vietnam, confermata dalla prossima visita in novembre del presidente del Vietnam in Italia. Ha auspicato maggiori investimenti italiani nella regione, dando atto del sostegno Pag. 110assicurato dalla Commissione rispetto al ruolo egemone che la Cina gioca nella contesa sulle isole del Mar della Cina, dove Pechino rivendica un controllo pari all'80 per cento dei territori. Pechino non ottempera alle norme del diritto internazionale del mare malgrado le pressioni che riceve da parte di molti Paesi influenti, inclusi gli Stati Uniti. In tal senso ha valutato opportuna e auspicabile una prossima visita della Commissione in Vietnam.