CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 30 settembre 2015
513.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis e Allegati).

PRIMA PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE

  La IV Commissione (Difesa),
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2015 con i relativi allegati;
   rilevato che la Nota conferma l'importanza della dismissione degli immobili non più utilizzati della Difesa, dalla cui vendita il Governo intende realizzare introiti non inferiori a 220 milioni nel 2015 e 100 milioni in ciascuno degli anni 2016 e 2017;
   sottolineato che, nella Relazione sulle spese di investimento (allegata alla Nota), il Ministero della difesa rappresenta che, al fine di porre in essere un parziale riequilibrio delle compressioni di bilancio subite dal Dicastero e non porre a rischio l'impalcatura funzionale di alcuni investimenti legati a programmi pluriennali, appare auspicabile un intervento incrementativo delle quote assegnate alla missione Difesa e Sicurezza del territorio nella misura di circa 300 milioni di euro l'anno per il triennio 2015-2017;
   evidenziato che, per quanto concerne, invece, gli investimenti finanziati a valere sul bilancio del Ministero dello sviluppo economico, la medesima Relazione elenca una serie di programmi di interesse della Difesa valutati urgenti e prioritari, in relazione ai quali viene rappresentato che occorrerà un rifinanziamento in sede di prossima legge di stabilità attraverso stanziamenti quindicennali di 40 milioni di euro, a partire dal 2016, e di altri 40 milioni dal 2017, al fine di portare a termine i programmi già finanziati e di avviarne di nuovi strategicamente importanti;
   evidenziato, altresì, che la stessa Relazione, con riferimento a taluni progetti di ricerca e sviluppo nei settori dell'aerospazio e dell'alta tecnologia – alcuni dei quali, peraltro, neppure definiti – stima necessario un rifinanziamento della legge n. 808 del 1985 attraverso uno stanziamento di 100 milioni di euro per anno a partire dal 2016 e fino al 2022 o, in alternativa, due contributi decennali di 50 milioni di euro il primo a decorrere dal 2016, ed il secondo a decorrere dal 2017;
   ricordato che nel corso della legislatura la Commissione Difesa è intervenuta più volte sul bilancio della Difesa – da ultimo in sede di valutazione dell'assestamento del Bilancio per l'anno in corso – ogni volta ribadendo al Governo, nello spirito della legge n. 244 del 2012, la necessità di riequilibrare la spesa per i sistemi d'arma, che risulta eccessiva, e di rimodulare la spesa complessiva per la difesa con l'obiettivo di arrivare a una ripartizione tra spese per personale, per l'esercizio e per gli investimenti nella proporzione, rispettivamente, del 50, 25 e 25 per cento dello stanziamento complessivo;
   tenuto conto che, nel parere espresso sul DEF nella seduta di mercoledì 22 aprile 2015, la Commissione ha confermato la necessità di assumere iniziative tali da garantire «in tempi certi il raggiungimento dell'obiettivo di riqualificazione della spesa» nelle proporzioni sopraindicate;Pag. 36
   evidenziato che la necessità di raggiungere questo obiettivo è stata ribadita da ultimo lo scorso 23 settembre in sede di esame del disegno di legge di assestamento del Bilancio della Difesa per l'anno in corso,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

   con le seguenti condizioni:
    1) sia perseguito l'obiettivo di un riequilibrio dei tre fattori principali di spesa del bilancio della Difesa secondo le percentuali tendenziali riferite all'attuazione della riforma di cui alla legge n. 244 del 2012 sin dal disegno di legge del bilancio pluriennale dello Stato 2016-2018, riequilibrio che verrebbe allontanato da un progressivo aumento delle spese per armamenti;
    2) il Governo chiarisca al Parlamento, in sede di discussione ed esame del disegno di legge di stabilità 2016, le ragioni delle richieste avanzate al Ministero dello sviluppo economico specificando i nuovi programmi da finanziare.

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ALLEGATO 2

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis e Allegati).

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA DEI DEPUTATI FRUSONE, BASILIO, CORDA, TOFALO, RIZZO e PAOLO BERNINI

  La IV Commissione (Difesa),
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis);
   rilevato che:
    il quadro congiunturale internazionale è segnato dal rallentamento delle grandi economie emergenti della Cina, Russia, Brasile e Turchia che comprime le prospettive di mercato per le imprese esportatrici italiane ed accresce le pressioni concorrenziali dal lato delle importazioni, delineando altresì rischi significativi di una minore crescita del commercio internazionale;
    nell'area euro i segnali provenienti dagli indicatori congiunturali appaiono contrastanti e la dinamica dei prezzi, nonostante la politica monetaria espansiva adottata negli ultimi mesi dalla Banca centrale Europea, è tuttora lontana dall'obiettivo prefissato;
    gli obiettivi di politica economica, già indicati nel DEF e ribaditi in questa Nota, volti ad un rafforzamento della crescita economica e produttiva, alla promozione degli investimenti, al sostegno delle esportazione e ad una generale riduzione del carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese, appaiano nel migliore dei casi largamente insufficienti e nel peggiore basati su troppo ottimistiche previsioni che non fanno i conti con il crollo della forza industriale del Paese e con la crescente disoccupazione (specialmente giovanile);
    l'indirizzo di riqualificare la composizione del bilancio pubblico (cioè l'impatto di impieghi ed entrate) attraverso interventi volti a rendere più efficace ed efficiente la spesa (spending review ed accelerazione degli investimenti pubblici cofinanziati con fondi europei) è contraddetto dal fatto che i tagli appaiano tutt'altro che selettivi e che, demolendo ulteriormente lo stato sociale, rischiano di acutizzare ancora di più la crisi;
   non è scongiurata una nuova manovra economica a fini elettorali anticipata abbondantemente con gli annunci di cancellazione delle tasse sull'Imu indipendentemente dal reddito, che rischiano di essere finanziati con iniziative come l'annunciato decreto sulla «appropriatezza prescrittiva» destinato a ledere a fondo il carattere universale del Servizio Sanitario Nazionale;
    appare incongruente con le stesse finalità dichiarate dalla spending review l'insistenza presente nella Nota sulla richiesta di nuovi investimenti pubblici per l'acquisto di sistemi d'armamento incompatibili con lo stato delle finanze del Paese a cominciare dagli anacronistici F35;
    infatti nella Nota di aggiornamento del DEF 2015, per la parte riguardante la Difesa, sono confermate tutte le voci di investimento in essere nel bilancio del Ministero dello sviluppo economico, alle quali sono proposte alcune correzioni in aumento piuttosto rilevanti: in particolare un aumento di 300 milioni di euro l'anno dal 2015 al 2017 come diretta conseguenza Pag. 38dei piani di acquisizione realizzati negli anni precedenti;
    che il documento parla un intervento incrementativo delle quote assegnate all'Amministrazione della difesa al fine di porre in essere un parziale riequilibrio delle compressioni di bilancio subite dal Dicastero ed il cui diretto impatto pone a rischio tutta l'impalcatura funzionale degli investimenti collegata alla realizzazione dei programmi attualmente sostenuti con le disponibilità sopra elencate. Tali correlati programmi sono, in particolare, costituiti dai contratti di servizio per manutenzione e supporto logistico integrato. Tali attività addizionali, i cui oneri triennali sono stimati in circa 300.000.000 di euro all'anno per il periodo 2015-2017;
   quanto affermato appare grave in quanto si sostiene, in pratica, che i programmi di investimento sono stati fatti senza tener conto dei riflessi economici indotti per esercizio e manutenzione;
   per quanto riguarda il Bilancio del Ministero dello sviluppo economico si prevede un altro consistente incremento per voci di spesa concernenti vari programmi di armamento (pag. 245 della Relazione sulle spese di investimento di cui all'allegato I alla Nota in esame) per complessivi 1,2 miliardi di euro (15 contributi quindicennali da 40 milioni l'uno a partire dal 2016, e ulteriori 15 a partire dal 2017). Tutti questi programmi sono già stati avviati negli anni scorsi, ma erano stati evidentemente sottofinanziati per stemperare il vero impatto economico degli stessi al Parlamento;
    per l'aerospazio, la predetta Relazione (pag. 246) ipotizza ulteriori investimenti per 700 milioni, divisi in 100 milioni l'anno dal 2016 al 2022. Non è specificato a quali programmi questi contributi siano indirizzati;
    l'adozione di un indirizzo di maggiore gradualità nel processo di consolidamento di bilancio è solo sulla carta consentita dal quadro normativo europeo, che continua a lasciare il Fiscal Compact come una minaccia alla sovranità economica degli Stati e pienamente funzionale a quella politica di austerità che tanti danni ha creato e sta creando alla stessa stabilità e coesione dell'Unione Europea e al benessere dei suoi cittadini;
    rimane indefinita l'esigenza di misurarsi con le implicazioni anche di tipo finanziario che derivano dall'ondata di immigrazione proveniente dall'Africa e Medio Oriente, che vede l'Italia come uno dei paesi più esposti in Europa;
    ritenuta al contrario necessaria la proposta di un'iniziativa comunitaria che consenta agli Stati membri dell'Unione europea di tenere conto dei costi e, più in generale, dell'impatto economico-finanziario del fenomeno dell'immigrazione, anche ai fini del computo del disavanzo strutturale ed in generale dalle regole previste nel Patto di stabilità e di crescita,

  esprime

PARERE CONTRARIO

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ALLEGATO 3

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis e Allegati).

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA DEI DEPUTATI DURANTI E PIRAS

  La IV Commissione (Difesa),
   esaminata la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis);
   premesso che:
   il 2016 deve essere l'anno di svolta per la ripresa dell'Italia. Non possiamo andare avanti, dopo una caduta di quasi 10 punti percentuali del Pil dall'inizio della crisi, rassegnati a obiettivi di crescita di zero virgola e una disoccupazione sostanzialmente immutata dietro la sistematica propaganda sui numeri dei contratti a tempo indeterminato;
   continuare con tagli di tasse, principalmente definiti per scopi elettorali, indifferenziati e regressivi e finanziati da tagli di spesa vuol dire determinare effetti negativi sull'economia reale, nonostante le favole liberiste. La manovra di finanza pubblica per il triennio 2016-18, prospettata dalla Nota di aggiornamento del DEF 2015, non solo non ha segno espansivo, come racconta il Governo, ma dopo il primo anno di sostanziale neutralità, diventa pesantemente restrittiva con obiettivi di saldo primario irrealistici a partire dal 2017, anche in considerazione dei moltiplicatori fiscali applicati per stimare gli effetti delle riduzioni di entrate e spese;
   l'esercito di chi è senza lavoro resta numerosissimo: oltre ai disoccupati ufficiali bisogna calcolare gli scoraggiati, quelli cioè che un lavoro lo vorrebbero volentieri ma sono così rassegnati che nemmeno lo cercano più. Secondo l'Istat, questa forza lavoro potenziale nel secondo trimestre 2015 era di 3,6 milioni di persone (prima della crisi erano 2,2 milioni). Aggiungendo questa componente ai disoccupati – ammette la stessa Nota di aggiornamento del DEF 2015 – i deboli segnali di diminuzione dell'area della mancata occupazione dei primi due trimestri del 2015 vengono fortemente ridimensionati;
   la cura per la riqualificazione e la ripresa robusta e sostenibile della nostra economia sono gli investimenti, innanzitutto pubblici, e le politiche industriali. Al contrario, la Nota di Aggiornamento al DEF, nonostante l'utilizzo della «Clausola degli investimenti», prospetta una riduzione degli investimenti pubblici, a partire dal livello minimo attuale;
   secondo il Governo la riduzione delle tasse – l'unica politica economica dell'Esecutivo – e l'equivalente taglio di spesa pubblica faranno crescere il Pil. Siamo ancora nel campo dell'austerità espansiva, teoria smentita dallo stesso FMI: la crescita del Pil legata alla riduzione delle tasse è inferiore al mantenimento della spesa pubblica in essere. La spesa pubblica ha infatti moltiplicatori più alti rispetto ai tagli delle tasse;
   la stessa Corte dei conti nella sua Relazione sul Rendiconto generale dello Stato per il 2014 (giugno 2015), aveva affermato che: «Poca attenzione è stata rivolta al fatto che le condizioni di sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica Pag. 40richiedono, al nostro Paese, la costruzione di una traiettoria macroeconomica ambiziosa»;
   la previsione di una crescita del Pil pari all'1,6 per cento per il 2016 potrebbe risultare eccessivamente ottimista. Aumentano rischi al ribasso derivanti da un rallentamento più brusco della Cina e degli altri maggiori emergenti. Al riguardo, lo stesso Ufficio parlamentare di Bilancio ha messo in guardia il Governo;
   l'agenzia di rating Standard & Poor's sostiene che in Italia nel prossimo futuro la domanda dei consumatori rimarrà bassa, e che per invertire in modo più deciso il trend servirà un forte aumento degli investimenti;
   quindi, l'opzione è secca: o per il 2016 c’è un'accelerazione, sorprendente per qualità e quantità in termini di crescita, o l'Italia, che ancora oggi dispone di una manifattura seconda in Europa alle spalle della Germania, si condanna ad una linea di galleggiamento che non sarà in grado di arginare la pressione competitiva proveniente da tutti i lati del mondo, compreso quello interno europeo già in tensione per la drammatica vicenda dei migranti;
   ma la manovra, delineata dalla Nota di aggiornamento, non mettendo in discussione i parametri del Fiscal compact e giocando su alcuni eventuali decimali di flessibilità, non riuscirà ad invertire questa tendenza;
   per invertire la tendenza occorre un «Piano per il lavoro», inteso come insieme di interventi coordinati, orientati a promuovere, direttamente o indirettamente, il lavoro di qualità lungo un sentiero di sviluppo sostenibile sul versante sociale e ambientale;
   gli investimenti proposti, oltre a riqualificare i territori e migliorare la qualità della vita e il reddito delle persone, hanno elevato impatto (anti-ciclico) sull'economia reale, impatto minimo sulle importazioni e sono labour-intensive (in particolare, nell'edilizia e nell'artigianato). Gli investimenti sulla mobilità sostenibile consentono di innalzare la produzione degli impianti in Italia (dalla Irisbus di Avellino, alle officine dell'Ansaldo Breda);
   la spending review va portata avanti ma, contrariamente alla linea del Governo, i risparmi raggiungibili, grazie a maggiore efficienza e eliminazione di corruzione, devono essere riallocati su programmi di spesa carenti, colpiti dai tagli orizzontali degli scorsi anni. Tagliare altri 30 miliardi all'anno dalla spesa corrente, vuol dire tagliare ulteriormente servizi essenziali;
   occorrerebbe in particolare:
    cambiare radicalmente rotta e rivedere la Nota di Aggiornamento al Def prevedendo spazi finanziari necessari per poter inserire nel disegno di legge di Stabilità 2016 un «Piano per il lavoro» che abbia due principali fonti di finanziamento: un allentamento per circa un punto percentuale di Pil (18 miliardi di euro all'anno) per un triennio (2016-18) del deficit programmato per finanziare gli interventi congiunturali (ossia non permanenti); e misure anti-evasione per gli interventi strutturali (ossia permanenti);
    indirizzare prioritariamente tale Piano al Mezzogiorno attraverso un vincolo di destinazione del 45 per cento del totale delle risorse individuate per gli investimenti (criterio distributivo introdotto da Ciampi durante il primo Governo Prodi e mai rispettato);
   prevedere che i principali punti del «Piano per il Lavoro» siano i seguenti:
    A. Misure «congiunturali» da finanziare attraverso l'allentamento una tantum del deficit
    1. Programma di investimenti in piccole opere affidati ai Comuni attraverso l'allentamento del Patto di Stabilità Interno (circa 8 miliardi di euro all'anno) per la messa in sicurezza del territorio, per il miglioramento delle periferie, per investimenti per l'efficienza energetica negli immobili della Pubblica Amministrazione, per la costruzione di asili nido (per Pag. 41il raggiungimento di quota minima del 25 per cento di presa in carica per regione, in particolare per redditi bassi e medi);
     2. Programma per la mobilità sostenibile per il rinnovo e l'integrazione dello stock di treni per i pendolari e di autobus urbani e extraurbani (4 miliardi di euro all'anno);
     3. Programma straordinario di contrasto alla povertà e inserimento al lavoro in uno schema di reddito minimo per l'inclusione attiva e finanziamento della settima salvaguardia dei lavoratori e lavoratrici «esodati» (3 miliardi di euro all'anno);
     4. Programma di politiche industriali (in senso lato al fine di includere anche i servizi e l'agro-industria) da affidare al Fondo Strategico o al Fondo di turn-over della Cassa Depositi e Prestiti (2 miliardi di euro all'anno) in intesa con le aziende;
     5. Fondo per la redistribuzione dei tempi di lavoro (1 miliardo di euro all'anno) per: l'anticipo del pensionamento dei lavoratori e lavoratrici impegnati in attività usuranti; il part-time pensionistico e l'ingresso part-time di giovani al lavoro; i contratti di solidarietà difensivi e, soprattutto, espansivi; il finanziamento dei congedi parentali;
   B. Misure «strutturali», da finanziare attraverso interventi anti-evasione
    1. Intervento selettivo su Tasi (con detrazione fissa e detrazioni aggiuntive in base alla numerosità del nucleo familiare) e contestuale approvazione del Decreto legislativo di revisione del Catasto, eliminazione Imu agricola e Imu su impianti (cosiddetti «imbullonati») e detrazioni per affitti per redditi bassi e medi; detrazione abbonamenti al trasporto pubblico;
    2. Eliminazione innalzamento contribuzione previdenziale per le Partite IVA iscritte alla gestione separata INPS;
    3. Revisione normativa supplenze per evitare l'insostenibile distribuzione degli alunni delle classi scoperte nelle altri classi;
    4. Revisione normativa per i contribuenti minimi al fine di allargare la platea dei beneficiari e semplificare gli adempimenti;
    5. Il finanziamento delle misure di carattere permanente dovrebbe derivare dalle seguenti misure anti-evasione: a regime, la comunicazione telematica all'amministrazione fiscale dei dati relativi alle fatturazioni. Tale sistema consentirebbe di verificare automaticamente e in tempo reale le posizioni a debito e quelle a credito, consentendo di intervenire con efficacia nei casi di incongruenze. In riferimento a uno studio NENS, una stima prudenziale indica un recupero di gettito superiore ai 10 miliardi all'anno (in considerazione del recupero Iva e imposte sui redditi). Poiché l'introduzione della comunicazione telematica delle fatturazioni richiede tempo per essere generalizzata, nell'immediato va introdotta la trasmissione telematica dei dati delle fatture ai fornitori. Si tratta di una misura più circoscritta. L'obbligatorietà della comunicazione telematica dei dati delle fatture potrebbe inizialmente essere richiesta soltanto ad una parte dei contribuenti, come la grande distribuzione. In questo modo, senza ricorrere al reverse charge, la cui estensione alla grande distribuzione è stata bocciata dalla Commissione europea, se ne seguirebbe la logica. Infine, si propone di introdurre, nei settori a maggiore rischio di evasione, l'obbligo di pagamento elettronico. Gli effetti di gettito, già a partire dal primo anno, consentono di coprire le misure strutturali descritte nei punti 1-4;
   attuare la revisione della spesa riallocando i risparmi raggiungibili su programmi di spesa carenti, colpiti dai tagli orizzontali degli scorsi anni;
   indirizzare tale integrazione, in particolare: alla Sanità; al Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università; ai servizi sociali dei Comuni; al diritto allo studio; alla salvaguardia e promozione del patrimonio storico-artistico; alla riduzione dei costi energia per famiglia e imprese e Pag. 42alla accelerazione degli obiettivi della roadmap 2050 nel quadro di un aggiornamento della Strategia Energetica Nazionale; al potenziamento dell'Agenzia per la Coesione Territoriale;
   rilevato che, con particolare riguardo alle parti di competenza della Commissione:
   nella Relazione sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali, allegata alla Nota aggiuntiva al DEF (Doc. LVII, n. 3-bis, allegato I), in particolare, nella parte della Relazione in questione riguardante l'attuazione delle spese di investimento previste nell'ambito della Missione n. 5 (Sicurezza e difesa del territorio), nella parte relativa agli investimenti del Ministero dello sviluppo economico, si ricorda gli interventi attuati in relazione a diversi programmi di sviluppo e realizzazione per le Forze Armate di sistemi ad alta tecnologia funzionali alla sicurezza nazionale;
   la Relazione ricorda, in particolare, il contributo del Ministero dello sviluppo economico ai Programmi EFA (European Fighter), FREMM (Fregate europee multi-missione) e VBM (veicoli blindati medi 8X8 Freccia);
   con specifico riferimento al programma European Fighter la Relazione rende noto che sono state avviate tre tranches di produzione destinate all'Italia, di cui le prime due sono concluse, mentre la terza, che dovrebbe portare alla consegna di n. 21 velivoli entro il 2017, è in fase di realizzazione;
   per quanto concerne, invece, gli stanziamenti previsti per i programmi di acquisizione delle unità navali FREMM, la Relazione in questione segnala che per la prosecuzione e il completamento delle acquisizioni programmate occorreranno ulteriori finanziamenti già dalla prossima legge di stabilità. Siamo di fronte ad una richiesta generica della quale non viene indicata l'entità né viene specificato se si auspica un incremento per il solo 2016 o per più anni;
   la Relazione elenca poi una serie di ulteriori programmi di interesse della Difesa valutati dal Ministero della difesa come urgenti e prioritari e importanti sul piano tecnologico e produttivo. Si tratta, in particolare, dei programmi Forza NEC, SICRAL 2, M346, SICOTE e Combat SAR, in relazione ai quali la Difesa auspica un rifinanziamento in sede di prossima legge di stabilità sia attraverso stanziamenti quindicennali di 40 milioni a partire dal 2016, sia attraverso altri 40 milioni dal 2017, al fine di portare a termine i programmi già finanziati e di avviarne di nuovi strategicamente importanti;
   vale la pena osservare che queste richieste prefigurano due piani poliennali di risorse aggiuntive per una serie di sistemi d'arma senza indicarne la ripartizione per ciascuno dei sistemi indicati e comunque per un totale di 600 milioni nel periodo 2016-2031 e per altri 600 milioni nel periodo dal 2017-2032, per un totale complessivo, quindi, di 1.2 miliardi;
   la Relazione del Ministero dello sviluppo economico evidenzia che, in assenza di risorse aggiuntive, non potrebbero essere portati a termine nuovi progetti. Per evitarlo, la Relazione riferisce che sarebbe «sufficiente un rifinanziamento della legge n. 808 del 1985 attraverso uno stanziamento di 100 milioni di euro per anno a partire dal 2016 e fino al 2022 o, in alternativa due contributi decennali di 50 milioni, il primo dal 2016 e il al 2017. In questo modo» – riporta la relazione – «si assicurerebbe continuità ai progetti di ricerca e sviluppo delle imprese del settore che hanno grande rilievo sul piano tecnologico e quindi della competitività e della salvaguardia/incremento occupazionale»;
   non è noto al Parlamento quali siano questi nuovi progetti. Inoltre, anche in questo caso è bene chiarire che, in sostanza, viene ritenuto necessario un piano di investimenti poliennale, aggiuntivi a quelli già previsti, che nella prima ipotesi dal 2016-2022 ammonta a 700 milioni di euro, mentre nella seconda ipotesi dal 2016-2026 ammonta 500 milioni di euro, e dal 2017-2027 ammonta a 500 milioni di Pag. 43euro. La seconda ipotesi in totale ritiene necessario l'investimento di un miliardo di euro in un periodo più lungo;
   il Parlamento, e la stessa Commissione Difesa della Camera, sono già intervenuti più volte sul bilancio della Difesa. Da ultimo la scorsa settimana in sede di valutazione dell'assestamento del Bilancio per l'anno in corso. Ma prima ancora si è espressa con l'approvazione della legge 244 del 31 dicembre 2012 ed anche attraverso le conclusioni dell'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma e con l'approvazione di mozioni in Aula. In tutte queste situazioni la Commissione Difesa ha indicato la necessità di riequilibrare la spesa per i sistemi d'arma ritenendola eccessiva, ed ha più volte rilevato l'esigenza di incrementare le risorse per l'esercizio, ritenendo però che ciò sia possibile soltanto attraverso un ridimensionamento delle altre due principali fonti di spesa (personale e investimenti);
   occorrerebbe pertanto, per le parti di stretta competenza della Commissione, ridimensionare drasticamente le spese per i sistemi d'arma già programmate, e rifiutare ogni ipotesi di ulteriori investimenti, mentre vanno incrementate le spese per l'esercizio con i risparmi che ne deriverebbero,

  esprime

PARERE CONTRARIO.

Pag. 44

ALLEGATO 4

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis e Allegati).

PARERE APPROVATO

  La IV Commissione (Difesa),
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2015 con i relativi allegati;
   rilevato che la Nota conferma l'importanza della dismissione degli immobili non più utilizzati della Difesa, dalla cui vendita il Governo intende realizzare introiti non inferiori a 220 milioni nel 2015 e 100 milioni in ciascuno degli anni 2016 e 2017;
   sottolineato che, nella Relazione sulle spese di investimento (allegata alla Nota), il Ministero della difesa rappresenta che, al fine di porre in essere un parziale riequilibrio delle compressioni di bilancio subite dal Dicastero e non porre a rischio l'impalcatura funzionale di alcuni investimenti legati a programmi pluriennali, appare auspicabile un intervento incrementativo delle quote assegnate alla missione Difesa e Sicurezza del territorio nella misura di circa 300 milioni di euro l'anno per il triennio 2015-2017;
   evidenziato che, per quanto concerne, invece, gli investimenti finanziati a valere sul bilancio del Ministero dello sviluppo economico, la medesima Relazione elenca una serie di programmi di interesse della Difesa valutati urgenti e prioritari, in relazione ai quali viene rappresentato che occorrerà un rifinanziamento in sede di prossima legge di stabilità attraverso stanziamenti quindicennali di 40 milioni di euro, a partire dal 2016, e di altri 40 milioni dal 2017, al fine di portare a termine i programmi già finanziati e di avviarne di nuovi strategicamente importanti;
   evidenziato, altresì, che la stessa Relazione, con riferimento a taluni progetti di ricerca e sviluppo nei settori dell'aerospazio e dell'alta tecnologia – alcuni dei quali, peraltro, neppure definiti – stima necessario un rifinanziamento della legge n. 808 del 1985 attraverso uno stanziamento di 100 milioni di euro per anno a partire dal 2016 e fino al 2022 o, in alternativa, due contributi decennali di 50 milioni di euro il primo a decorrere dal 2016, ed il secondo a decorrere dal 2017;
   ricordato che nel corso della legislatura la Commissione Difesa è intervenuta più volte sul bilancio della Difesa – da ultimo in sede di valutazione dell'assestamento del Bilancio per l'anno in corso – ogni volta ribadendo al Governo, nello spirito della legge n. 244 del 2012, la necessità di riequilibrare la spesa per i sistemi d'arma, che risulta eccessiva, e di rimodulare la spesa complessiva per la difesa con l'obiettivo di arrivare a una ripartizione tra spese per personale, per l'esercizio e per gli investimenti nella proporzione, rispettivamente, del 50, 25 e 25 per cento dello stanziamento complessivo;
   tenuto conto che, nel parere espresso sul DEF nella seduta di mercoledì 22 aprile 2015, la Commissione ha confermato la necessità di assumere iniziative tali da garantire «in tempi certi il raggiungimento dell'obiettivo di riqualificazione della spesa» nelle proporzioni sopraindicate;Pag. 45
   evidenziato che la necessità di raggiungere questo obiettivo è stata ribadita da ultimo lo scorso 23 settembre in sede di esame del disegno di legge di assestamento del Bilancio della Difesa per l'anno in corso,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

   con le seguenti condizioni:
    1) sia perseguito l'obiettivo di un riequilibrio dei tre fattori principali di spesa del bilancio della Difesa secondo le percentuali tendenziali riferite all'attuazione della riforma di cui alla legge n. 244 del 2012 sin dal disegno di legge del bilancio pluriennale dello Stato 2016-2018, riequilibrio che verrebbe allontanato da un progressivo aumento delle spese per armamenti;
    2) il Governo chiarisca al Parlamento, in sede di discussione ed esame del disegno di legge di stabilità 2016, le ragioni delle richieste avanzate al Ministero dello sviluppo economico specificando i programmi da finanziare.

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ALLEGATO 5

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 25 luglio 2014 (C. 3239 Governo, approvato dal Senato).

PARERE APPROVATO

  La IV Commissione (Difesa),
   esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge C. 3239, Governo, recante «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Cile sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 25 luglio 2014»;
   preso atto che l'Accordo si prefigge di realizzare una cooperazione reciprocamente vantaggiosa nel settore della difesa, in conformità con le rispettive legislazioni nazionali, con gli impegni internazionali delle Parti e sulla base del principio di reciprocità;
   evidenziato che le modalità attraverso le quali la cooperazione potrà essere attuata sono disciplinate dal comma 3 dell'articolo 2 del citato Accordo, che tra le altre menziona espressamente le visite reciproche di delegazioni alle strutture, navi ed aeromobili militari, lo scambio di esperienze tra esperti delle due Parti, incontri tra le istituzioni della difesa, scambio di personale di formazione, nonché di studenti provenienti da istituzioni militari, partecipazione a corsi di orientamento, a seminari, conferenze, partecipazione a esercitazioni militari ed a operazioni umanitarie e di mantenimento della pace;
   rilevato che, con riferimento allo scambio di informazioni classificate, l'articolo 7 dell'Accordo prevede che la loro sicurezza sarà disciplinata dalla Convenzione relativa alla protezione delle informazioni classificate tra il Governo del Cile e il Governo dell'Italia, sottoscritta a Roma il 29 gennaio 1996 e a Santiago il 26 luglio 1996,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

Pag. 47

ALLEGATO 6

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Montenegro in materia di cooperazione nel campo della difesa, fatto a Roma il 14 settembre 2011 (C. 3240 Governo, approvato dal Senato).

PARERE APPROVATO

  La IV Commissione (Difesa),
   esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge C. 3240, recante «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro in materia di cooperazione nel campo della difesa, fatto a Roma il 14 settembre 2011»;
   preso atto che l'Accordo si prefigge di incoraggiare, facilitare e sviluppare la cooperazione nel campo della difesa, in conformità con i rispettivi ordinamenti giuridici, con gli impegni internazionali delle Parti e sulla base del principio di reciprocità;
   considerato che le forme attraverso le quali la cooperazione potrà essere attuata sono disciplinate dall'articolo 4 del citato Accordo, che – tra le altre – menziona gli incontri tra Ministri della difesa, Comandanti in Capo, loro vice ed altri funzionari autorizzati dalle Parti, lo scambio di esperienze fra esperti, l'organizzazione e la partecipazione ad attività addestrative, corsi ed esercitazioni militari, la partecipazione ad operazioni umanitarie e di mantenimento della pace, a conferenze e corsi, visite di navi aerei ed altre strutture militari, nonché lo scambio di informazioni e pubblicazioni didattiche;
   richiamato l'articolo 5 che prevede che le Parti stabiliranno e concorderanno direttamente sia i settori di cooperazione nel campo del controllo degli armamenti e delle attività relative agli armamenti, sia le categorie, i materiali e gli equipaggiamenti oggetto dell'attività di scambio;
   rilevato che, con riferimento allo scambio di informazioni classificate, l'articolo 9 chiarisce che le informazioni, i documenti e i materiali acquisiti in base all'Accordo potranno essere utilizzati solo per le finalità in esso delineate e non potranno essere fornite a terzi senza l'assenso scritto dell'autorità di sicurezza della Parte cedente, precisando altresì che ulteriori aspetti di sicurezza concernenti le informazioni classificate non contemplati dall'Accordo in esame saranno regolati da uno specifico accordo generale da stipularsi a cura delle rispettive autorità nazionali per la sicurezza;
   evidenziato, infine, come l'accordo con il Montenegro sia pienamente funzionale ad un rafforzamento di autentica amicizia e di buon vicinato fra il nostro Paese e lo Stato balcanico e confermi il pieno sostegno dell'Italia – che è il maggior investitore estero in questo Paese – alle aspirazioni europee ed euro-atlantiche di Podgorica,

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PARERE FAVOREVOLE.

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ALLEGATO 7

Ratifica ed esecuzione del Memorandum d'intesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri della Bosnia ed Erzegovina sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 30 gennaio 2013 (C. 3241 Governo, approvato dal Senato).

PARERE APPROVATO

  La IV Commissione (Difesa),
   esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge C. 3241, recante «Ratifica ed esecuzione del Memorandum d'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei Ministri della Bosnia ed Erzegovina sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 30 gennaio 2013»;
   rilevato, in particolare, che il Memorandum si prefigge di realizzare una cooperazione reciprocamente vantaggiosa nel settore militare, basata su principi di reciprocità, uguaglianza ed effettuata in conformità ai rispettivi ordinamenti giuridici ed agli impegni internazionali assunti, nonché, per la Parte italiana, alla normativa europea;
   evidenziato che, allo scopo di dare attuazione alla cooperazione in campo militare, le Parti potranno predisporre piani annuali e pluriennali di cooperazione bilaterale, volti a definirne le linee di sviluppo;
   richiamati l'articolo 3 e l'articolo 4 che definiscono – in linea con gli analoghi accordi stipulati nel settore della cooperazione militare – rispettivamente i campi e le forme della citata cooperazione verso Paesi terzi;
   considerato che, nel disciplinare la protezione e lo scambio di informazioni classificate, l'articolo 9 rinvia alle rispettive normative interne, precisando altresì che ulteriori aspetti di sicurezza concernenti le informazioni classificate non contemplati dall'Accordo in esame saranno regolati da uno specifico accordo generale da stipularsi a cura delle rispettive autorità nazionali per la sicurezza;
   evidenziato, infine, come l'intesa svolga un'importante funzione stabilizzatrice di un'area di particolare valore strategico e di alta valenza politica, considerati anche gli interessi nazionali e gli impegni internazionali assunti dall'Italia nella regione dei Balcani,

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PARERE FAVOREVOLE.